«Erano altri tempi. [...] Era un mondo privo di iPhone e tablet,
digitale terrestre e TV al plasma e ADSL e playstation... Ma era anche un mondo
nel quale i bambini e i ragazzini leggevano tanto. Le edicole venivano sommerse
da una marea di fumetti [...]» Bastano queste parole in quarta di copertina per
evocare quell’epoca neanche troppo lontana in cui trovarono il loro spazio i
fumetti Bianconi e per riassaporare un po’ della nostra (cioè degli over 35)
infanzia.
Ma l’effetto nostalgia non è affatto il principale motivo di interesse di
questo saggio di Salvatore Giordano, che offre
ben di più. Da Braccio di Ferro a
Provolino è una scrupolosa ricognizione di TUTTE le testate prodotte
dall’editore Bianconi/Metro/Il Ponte, con una corposa appendice dedicata a quei
comprimari che non si videro dedicata una testata propria.
Dopo una prefazione e una breve (forse troppo) storia della casa editrice
Bianconi comincia la raffica di schede con cui Salvatore Giordano ha sviscerato
con rigore da entomologo i dettagli dei “giornalini”. La descrizione delle
serie ha dimensione e articolazione diverse a seconda dell’importanza e della
longevità dei protagonisti, e nel caso di star come Braccio di Ferro e Nonna
Abelarda viene divisa in ulteriori capitoli più approfonditi. Viene poi
offerta una selezione di letture consigliate e a conludere la trattazione ci
sono una cronologia (comprensiva di ristampe) e delle note collezionistiche sul
valore degli albetti e sulla loro reperibilità. Giordano ha saputo destreggiarsi
con equilibrio tra inevitabili considerazioni tecniche, slanci passionali e succulenta
aneddotica senza mai sbilanciare la trattazione in un verso piuttosto che in un
altro evitando quindi sia panegirici entusiasti che sarebbero sembrati stucchevoli
sia un freddo accademismo – ma quest’ultimo non ci sarebbe comunque stato viste
le arguzie che inanella occasionalmente, spesso esilaranti: «Immaginate un film
western interpretato da un giovane
Diego Abatantuono che si ritrova come madre Tina Pica, e avrete idea del tono
delle storie».
Verrebbe quasi da dire che la sola scheda di Geppo valga l’acquisto, ma non
mi spingo a tanto. A tal proposito, nei miei ricordi d’infanzia mi sembra di
aver letto delle origini diverse rispetto a quelle riportate: i diavoli (o il
solo Geppo) erano angeli caduti corrotti in qualche maniera. Boh.
La grafica della copertina è molto bella, soprattutto quella della quarta
di copertina, ma anche gli interni sono sobri ma invitanti e forse anche questo
ha contribuito a farmi divorare il libro.
Refusi ed errori sono pressoché inesistenti, segnalo solo che per diventare
Niko il buon Pierino deve aver subito una rinoplastica invece della mastoplastica attribuitagli: con ogni
evidenza gli hanno ridotto il naso, non le tette!
L’effetto richiamato nella prefazione («Madò, ma questo me lo ricordo!»)
non ha mancato di coinvolgere anche me, che sono incappato in più di una madeleine proustiana, anzi giordaniana:
il fumetto del tizio grasso con l’ombra magra esisteva veramente, allora! E se
avessi saputo che ne sarebbe stato pubblicato un unico esemplare l’avrei
fregato alla cugina da cui lo avevo visto da bambino.
Chiaramente Da Braccio di Ferro a
Provolino si rivolge idealmente agli appassionati di fumetto italiano per
bambini extra-Disney, sperando che esistano (dalle quotazioni irrisorie di
quasi tutti gli albi sembrerebbero comunque pochi al momento), ma può essere un
testo piacevole anche per un profano e sicuramente interessante per chi
aprrezza in generale i fumetti italiani. Alcune storie riportate, poi, sembrano
essere state inserite apposta per figurare tra i Fumettisti d’invenzione.
Ora, siccome par brutto parlare troppo bene di qualcosa che ha prodotto un
amico (per quanto amico virtuale di blog, magari se ci incontrassimo di persona
io e Salvatore ci prenderemmo a schiaffi, e chissà che non sia già successo) ho
cercato di trovare qualche difetto nel suo saggio. Visto che i refusi sono
veramente quasi inesistenti (Galeppini al posto di Galleppini, politically correct è aggettivo e non
sostantivo... bazzecole, insomma) ho provato a inventarmi qualcosa ma ho
trovato solo appigli ridicoli o proprio tirati per i capelli: da un editore che
si chiama SensoInverso mi sarei aspettato pubblicazioni bizarre, non saggi sui fumetti… una collana che si intitola
ItaliaNascosta dovrebbe trattare di P2 e SISMI, non di giornalini…
Per cui le mie critiche si limitano a una sola: io per leggere il libro ho
dovuto aspettare un paio di settimane, quei paraculi di Sbam-Comics
lo hanno letto un mese fa prima ancora che andasse in stampa! Spero che loro se
lo siano letti solo nelle prove di stampa in .pdf, io ce l’ho cartaceo con la
bella carta avoriata che contribuisce a creare un’atmosfera vintage. Tiè.