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domenica 19 gennaio 2025

Don Camillo a Fumetti: Litigare è necessario


Decisamente in ritardo mi è arrivato il settimo volumetto di questa testata parallela alla collana madre.

La storia che dà il titolo all’episodio non è tra le migliori e vede protagonista l’incallito bestemmiatore Biasca che dopo aver maltrattato per anni la moglie ammalata si ritrova ricco vedovo coi soldi che lei sottraeva alle cure per rimpolpare un libretto di risparmio intestato a lui. Anche così è sempre incazzato con gli uomini e con Dio. Certo, è divertente vedere che persino Peppone è imbarazzato dalla furia anticlericale del Biasca (Davide Barzi ne spiega le ragioni politiche nel commento al racconto originale) ma la trama si basa su un soggetto che mi sembra inverosimile: al di là del mistero sulla malattia che non viene mai nominata, visto che Celestina è comunque condannata, come ha fatto a metterci tutti quegli anni a soccombere senza neanche prendere le medicine? Sembra che Guareschi avesse voluto fare più che altro una parabola o un apologo, la cui morale però mi sfugge visto il finale sospeso. A proposito del trascorrere del tempo, è evidente che tra il primo incontro dei futuri sposi nel 1947 e il presente del racconto (1960) sono trascorsi 13 anni e non 23 come riportato in didascalia: una svista di Guareschi o del fumetto?

I disegni di Francesco Petronelli (autore della dédicace qui a lato all’ultima Lucca) sono senz’altro validi ma forse a causa del formato si evidenziano certe imprecisioni anatomiche che non gli avevo riscontrato nelle sue prove sulla collana principale. Ma magari Litigare è necessario è stato realizzato anni fa. A Petronelli è dedicata un’intervista a cura di Ivan PLZ Pelizzari.

Approfittando del riscontro internazionale di Roberto Dakar Meli, che lo ha portato addirittura a una candidatura all’Eisner Award, vengono proposte le sue matite opportunamente rimontate per l’episodio Il Cane pubblicato una dozzina d’anni fa sul numero 4. Anche a lui Ivan PLZ Pelizzari dedica un’intervista.

La collana torna quindi momentaneamente alla struttura delle prime tre uscite privilegiando la rassegna degli autori senza i redazionali degli ultimi numeri.

domenica 24 novembre 2024

Mio fratello Blek Macigno - Il Grande Blek 1: il rapitore di fanciulle

Andando per fiere è inevitabile ritrovarsi pieni di depliant, promo, gadget, shopper, cartoline, manifestini, flyer, brochure, adesivi, spillette, figurine, trading card, poster, santini, biglietti da visita, dobloni, sottobicchieri, fascette, polsiere, magliette, medagliette e quant’altro gli editori si inventano per promuovere i loro prodotti. Le Edizioni If hanno fatto le cose più in grande e all’interno di una delle borse di Lucca ho rinvenuto, oltre al classico depliant con le ultime novità dell’editore, uno spillatino con l’incipit di un libro per ragazzi su Blek Macigno e una striscia intera di una nuova miniserie sempre di Blek Macigno. Non pensavo che il personaggio godesse ancora di tanta popolarità.

Del primo si fa presto a parlare: si tratta delle pagine iniziali di un libro per ragazzi che fa(rà) parte di una collana dedicata alla rivisitazione di classici del fumetto in versione kid: oltre a Blek ci saranno le riletture o gli spin-off di Eva Kant, de Gli Aristocratici di Castelli e Tacconi e persino de Il Maestro di Milani e Di Gennaro. La storia (scritta da Davide Barzi) è narrata inizialmente dal punto di vista di Roddy Lassiter e il primo capitolo serve a introdurre i protagonisti, fermandosi però sul più bello. Belle le illustrazioni di Denise Alini, anche se non capisco perché debba colorare tutti i nasi di un colore più scuro.

Il rapitore di fanciulle è invece un fumetto completo, oltretutto in una versione variant fuori commercio (ci farò i miliardi in futuro!). Scritto da Nico Adami, ignoro se sia il remake di qualche vecchia storia come sarebbe legittimo o sia del tutto originale. Introduce il protagonista e l’ambientazione in cui si muove, catapultandolo in una situazione sgradevole in cui viene accusato di aver rapito la fidanzata di un tenentastro inglese (ma le «giubbe rosse» non sono canadesi?) che invece ha salvato dalle grinfie di un orso. Risolta momentaneamente la situazione, l’ultima didascalia rimanda al prossimo episodio, secondo di tre, per il seguito. La storia è gradevolmente demodé con tantissima azione e il protagonista praticamente invincibile. Per quel poco che conosco il personaggio, mi pare che Raffaele Della Monica abbia fatto un ottimo lavoro di mimetismo con lo stile dell’EsseGesse, senza rinunciare al dinamismo e alla cura nella costruzione delle vignette. Sicuramente anche le chine del veterano Manlio Truscia hanno contribuito al buon esito finale.

Progettato evidentemente come propedeutico alla promozione della riproduzione anastatica delle strisce originali che campeggia in quarta di copertina, questo albetto spillato non si limita a fornire un assaggio ma è quindi un fumetto pienamente godibile.

martedì 12 novembre 2024

Eros in Fabula

Probabilmente non leggerò mai il precedente volume che ha spianato la strada a questo, Colpo d’Osceno: Davide Barzi me ne propose l’acquisto alla Lucca del 2023 ma dovetti declinare l’invito perché l’avevo già ordinato in fumetteria. Solo che non è mai arrivato, quindi quest’anno mi sono messo alla sua ricerca rivolgendomi allo stesso Barzi che però mi ha informato che non essendoci la Cut-Up in fiera non c’era nemmeno il libro… forse però qualche copia del nuovo volume nato sulla stessa scia, cioè questo, sarebbe stato disponibile al PalaDediche. E infatti è là che l’ho trovato.

Come il suo predecessore, anche Eros in Fabula non è veramente un saggio organico appositamente confezionato: si tratta invece della raccolta dei redazionali che Davide Barzi scrisse per alcuni dei pornetti ristampati dalla Cosmo, nello specifico quelli di natura boccaccesca/favolistica, con una coda tratta dai primi tre numeri di Fan per approfondire la figura di Giuseppe Pederiali. Un’operazione legittima e anche abbastanza consueta, che in questo caso è pure conveniente considerando che i 24,90 euro che costa questo volume corrispondono circa al prezzo di soli tre dei “pornetti” della Cosmo.

Dopo un’introduzione in cui Andrea Rivi manifesta apertamente il suo disprezzo per il genere e si vanta di aver censurato un episodio di Yra, comincia la carrellata che contempla Biancaneve, Cappuccetto Rosso, Maghella, Pinocchio (in più versioni), Cenerentola e le varie Fiabe e Favole declinate in versione Sexy, Proibite ed Erotiche.

Data la provenienza è inevitabile una certa frammentarietà nella trattazione complessiva, che d’altra parte non era nemmeno prevista per essere tale, ma proprio per la stessa ragione la lettura scorre vivace e interessante. Al di là dello stile molto gradevole (e che non lesina sull’ironia), il lavoro di ricerca svolto da Barzi è encomiabile, descrivendo in dettaglio i contenuti dei singoli albetti, laddove rilevanti, e producendo prove delle probabili ispirazioni dei forzati del disegno di cui si servivano Barbieri e Cavedon, come gli inaspettati parallelismi tra Leone Frollo e i fumetti della Marvel. Ma soprattutto Barzi è andato a ripescare editoriali, articoli di giornale e atti giudiziari che coinvolsero queste testate, delineando un quadro pressoché unanime di condanna. Che belli i tempi in cui il fumetto era considerato merda e stravendeva. Anche se, come ricorda l’autore, la parabola di questo particolare sottogenere di pornetti fu breve esaurendosi nell’arco di circa quattro anni a partire dal 1972. Tra i tanti nomi citati, mi sembra che in particolare Gianni Cirelli sia stato molto attivo e importante per questo genere di pubblicazioni, e io manco conoscevo il suo nome.

I testi sono ricchi di gustose curiosità (non sapevo che persino Antonio Terenghi avesse disegnato dei pornetti!) e l’apparato iconografico è generosissimo, per quanto talvolta soggetto ai disperanti limiti di stampa di oggi. Passando quindi agli aspetti negativi, è un peccato che il testo pulluli di refusi ed errori vari (mancano ad esempio le didascalie alle pagine 193 e 198), comprensibili con la scelta o la necessità di risparmiare sulle revisioni, ma leggere in cauda… vevenum (!) non rende certo un buon servizio all’incolpevole Barzi.

martedì 30 gennaio 2024

Cosmo Serie Verde 81 - Fan 1: Nella foresta dei mostri

Ormai i fumetti li compreranno quasi esclusivamente gli ultraquarantenni e giustamente anche la Cosmo cerca di capitalizzare sulla nostalgia. Ecco quindi questa ristampa «Facsimile Edition» di un fumetto non certo misconosciuto (anche se sicuramente meno noto dei pornetti) ma assai sfortunato all’epoca della sua prima uscita.

Il principe Fan vive felice sul pianeta AS11824 dove conduce un’esistenza da contadino arando i campi con l’ausilio di un triceratopo. La sua vecchia conoscenza Ganoor gli fa visita informandolo del fatto che il suo vecchio amico Vaxx di Terragiovane è in procinto di diventare presidente intergalattico, solo che parrebbe essere diventato un tiranno dispotico. Fan decide di indagare e parte alla volta di Terragiovane insieme all’androide Sancho rimesso in funzione per l’occasione: l’accoglienza che ricevono non è quella sperata e vengono catapultati nella foresta vergine del pianeta lasciando che siano i mostri del titolo a fare il lavoro sporco. Ma grazie alla sua intraprendenza e all’aiuto di Sancho Fan riesce e salvarsi e scopre che Vaxx ha pure rapito la figlia di Ganoor, Ginf (sì, la scelta dei nomi è abbastanza ridicola).

I testi di Rubino Ventura/Giuseppe Pederiali sono scoppiettanti, rispettosi dei topoi dell’avventura e dei limiti di una pubblicazione per ragazzi ma anche dotati di una certa originalità e ricchi di trovate ben congegnate per far procedere la storia. La fantascienza si mischia col fantasy e anche un po’ col western, e quando serve c’è un pizzico di umorismo.

Non sono mai stato un estimatore del Frollo erotico, che comunque non conosco approfonditamente. Qui però il suo tratto sinuoso che ogni tanto cede al caricaturale è perfetto per il tipo di storia: le sue tavole sono dinamiche ed espressive e soprattutto è riuscito a creare senza nemmeno ricorrere a troppi dettagli una fauna e una flora molto personali e ben caratterizzate, stesso discorso si può fare per le astronavi, gli edifici e gli abiti, che oggi potremmo considerare retrofuturisti. Poi magari nella posa di qualche primitivo si è “ispirato” a Zanotto, ma vabbè.

Inizialmente mi sono stupito di come una serie così appassionante si fosse rivelata un insuccesso da sole sei uscite, ma si era a cavallo tra 1978 e 1979: la televisione stava già lottizzando il tempo libero dei giovani lettori, e inoltre esistevano ancora un sacco di testate concorrenti tra cui scegliere.

A proposito del contesto storico (ma anche delle fonti di ispirazione di Fan), il volumetto si conclude con un lungo e scrupoloso approfondimento di Davide Barzi, che tra le altre cose riporta anche i redazionali che Pederiali curò per l’edizione originale di Fan. All’epoca in appendice c’erano anche I Briganti di Magnus, prevedibilmente assenti da questa edizione “facsimile” per ovvi motivi di copyright (almeno credo, Barzi rimanda a qualche numero precedente della Serie Verde, il quarto de Lo Sconosciuto, per le spiegazioni).

La qualità di stampa mi sembra quantomeno dignitosa per non dire buona, pur se il tipo di carta scelto rema contro una resa ottimale al 100%.

Sicuramente una collana a cui augurare tutto il successo possibile, sperando che non sia tale da indurre la Cosmo a editare in formato pocket anche i fumetti francobelgi.

lunedì 13 novembre 2023

Intervista a Davide Barzi


Don Camillo a Fumetti è forse un’operazione vittima della sua stessa popolarità perché scoprite un sacco di disegnatori bravi che poi magari vanno verso altri lidi.

Noi siamo solo contenti quando riusciamo a intravedere il potenziale e siamo contenti di sapere (per fare un esempio) che Roberto Mele quest’anno è stato candidato all’Eisner Award e lui ha cominciato proprio con i nostri primissimi numeri. Ma dal nostro copertinista Ennio Bufi che oggi lavora per la Francia l’elenco è veramente nutrito e devo dire che in parallelo, a fianco di talenti che scopriamo, ci sono fior di disegnatori (ne cito due: Casertano e Villa) che invece già all’apice della loro carriera decidono scientemente di lavorare con noi anche loro per amore del personaggio.

Stesso discorso anche per Gabriele Dell’Otto che vi ha fatto una copertina.

Gabriele Dell’Otto è uno dei due supercopertinisti che abbiamo avuto; ci siamo fatti due regali: uno con il numero 10 con la variant cover di Villa e uno per il numero 20 con la copertina di Dell’Otto.

Mi hai anticipato che adesso tornerete a un regime più serrato con due uscite all’anno.

Sì: noi abbiamo 346 racconti da adattare e siamo poco oltre il 150 per cui è giusto che si torni un pochino a galoppare, il COVID purtroppo ci ha rallentati per cui dal 2020 siamo a regime con un volume all’anno che di solito esce in occasione di Lucca Comics: questo del 2023 è l’ultimo libro annuale perché dal 2024 torniamo ad avere un libro primaverile che presenteremo il 1 maggio in occasione del compleanno di Giovannino Guareschi e uno novembrino che è quello lucchese.

Notavo che la struttura è un po’ particolare per un fumetto in

questo formato, cioè il 17x24, perché è su quattro strisce. Voi pensavate anche a qualche edizione estera (penso ad esempio al mercato francese)?

Sì, noi abbiamo pensato a due cose a livello strutturale che ci potessero aiutare a esportare il prodotto perché chiaramente essendo i film di coproduzione italo-francese la Francia era il primo mercato a cui guardavamo. Quindi per prima cosa le quattro strisce, ma anche quel grigio che da un lato dà il gusto della pellicola cinematografica in bianco e nero, dall’altro è un livello a parte che noi pensavamo di togliere per poi colorare le tavole e quindi fare una cosa davvero alla francese, poi quando è stato pubblicato in Francia è stato pubblicato con i grigi proprio come in Italia. C’è stata poi un’edizione tedesca, che neanche avremmo immaginato, dove Don Camillo è molto popolare e persino in Corea del Sud, una cosa quasi inimmaginabile.

Rimanendo ai paesi asiatici, mi ha stupito molto l’aneddoto del plagio che venne fatto addirittura in Thailandia, riportato nell’ultimo albetto uscito per RiminiComix. Don Camillo ha avuto veramente un successo mondiale.

Sì, e devo dire che i plagi sono davvero uno dei segnali del successo. Come hai ricordato, Ivan Pelizzari nel sesto pocket ha fatto proprio un lungo trattato su questi raccontando anche di un romanzo italiano non ufficiale fatto da Frate Indovino!

Puoi anticiparci qualche nome nuovo fra i disegnatori?

Qui a Lucca oltre ad alcuni nostri autori storici (c’è la nuova copertinista Elena Pianta, c’è Tommaso Arzeno, c’è Petronelli che è giovane ma è già al terzo volume che fa per noi) abbiamo Francesco Mercoldi e Ricci che sono due disegnatori nuovi che esordiscono con noi e ne abbiamo altri che stanno facendo prove.

Sui nuovi numeri ci saranno almeno un paio di ulteriori nuovi disegnatori tanto che addirittura quest’anno a Lucca per la prima volta da qualche anno a questa parte saltiamo lo scouting perché abbiamo una serie di nuovi disegnatori da seguire e poi rischiamo che diventino troppi. E poi sappiamo che è possibile che anche questi nuovi collaboratori prendano altre strade ma noi cerchiamo sempre di seguirli bene e per questo non eccediamo con i nuovi in modo poterli seguire bene tutti passo dopo passo.

lunedì 9 ottobre 2023

Corrierino delle Famiglie 2: La Famiglia Guareschi a Venezia

Il primo volume non mi aveva entusiasmato, ma in attesa della nuova uscita della serie principale ho preso anche questo. La qualità mi è sembrata decisamente più elevata.

I racconti trasposti a fumetti sono sei, e si nota soprattutto la maggiore maturità raggiunta da Adriano Fruch ai disegni. Anche le mezzetinte, occasionalmente date da Alessandro Olivieri, sono più funzionali ad aggiungere corpo ed espressività alle tavole.

La storia meno riuscita mi è sembrata La danza delle ore: di per sé il soggetto (la scoperta del servizio telefonico dell’ora esatta da parte dei piccoli Guareschi mista a considerazioni esistenziali dei grandi) si sarebbe prestato a situazioni esilaranti, ma la struttura non lo ha valorizzato a dovere, probabilmente perché Barzi ha dovuto rimanere il più fedele possibile al testo originario che si prestava poco a essere “fumettato” così com’è – la supervisione è sempre curata da Alberto Guareschi.

In compenso, le altre storie sono tutte molto divertenti (in particolare Bononia dozziet e La signora ritornò un po’ alla volta) nonostante qualche elemento malinconico o persino tragico che fa capolino ogni tanto: nella prima, Ma il mio cuore è rimasto in Polonia, Guareschi ricorda il suo internamento nel lager e il figlio morto neonato. E stavolta la dabbenaggine della signora Guareschi assume contorni surreali che la elevano almeno un po’ da quella dimensione macchiettistica di minus habens entro cui la confinava il marito.

Ogni fumetto è corredato da due pagine di commento storico-critico che ne approfondisce alcuni aspetti e introduce altre curiosità, accompagnato da una ricca selezione iconografica: geniale la radio camuffata da quadro! Sorprendenti le esperienze musicali di Guareschi, terribili invece le sue vicissitudini giudiziarie.

domenica 24 settembre 2023

Don Camillo a fumetti: Giallissimo

Trovo paradossale che gli albi speciali editi da Cartoon Club mi arrivino tempestivamente mentre sto ancora aspettando l’ultimo parto della ReNoir, annunciato mesi fa, cioè il secondo volume del Corrierino delle Famiglie. Boh, forse vorranno presentarlo prima a Lucca.

Questo sesto speciale, comunque: la storia vede la sparizione di un bel pacco di soldi nascosti in una vecchia stufa che è stata regalata a Don Camillo da una contadina pitocca che nicchiava sul frumento da dargli per i bambini dell’asilo. I sospetti si concentrano quindi sul parroco e su Peppone, a cui era stato affidato il compito di rimettere in sesto la stufa. Senza alcuno scossone o colpo di scena, e dopo un’indagine non ufficiale assai sbrigativa, si arriverà alla frettolosa soluzione del caso. Forse la versione letteraria era più suggestiva, ma comunque Giovannino Guareschi non ha intessuto chissà quale trama e il fumetto si apprezza più che altro come testimonianza del clima sociale e della mentalità dell’epoca.

I disegni di Alessandro Gazzaneo sono sicuramente dignitosi anche se non ancora del tutto maturi. Solito discorso che da qualche anno riguarda la collana-madre e le sue propaggini: la ReNoir ha un buon occhio per trovare talenti, ma appena questi spiccano il volo vengono cooptati da altre realtà editoriali più grosse e allora tocca cercarne di nuovi per Don Camillo (forse è anche per questo che c’è stato un rallentamento nelle uscite, se non me lo sono solo immaginato). Provenendo da tutt’altro genere di fumetti Gazzaneo non ha sempre centrato le fattezze dei protagonisti come canonizzate dalla saga, mentre ha fatto un ottimo lavoro col Bradoni/Marlon Brandon.

Altra new entry (ma relativa: in precedenza aveva curato il lettering) è Luca Giorgi che ha realizzato la copertina.

Tutt’altro che un esordiente è invece il grande Luca Salvagno che ha realizzato una tavola “panoramica” interna e la quarta di copertina nel segno del Maestro Jacovitti.

Com’è consuetudine di questa collana di albetti pocket, la parte redazionale è molto ricca: Ivan Pelizzari scrive un interessantissimo pezzo su traduzioni, adattamenti e plagi di Don Camillo (anche Frate Indovino fece il furbo!), argomento che meriterebbe di essere ulteriormente sviscerato.

Silvia Riccò parla invece approfonditamente del noir padano, inframmezzando la sua disamina con brani di un’intervista a Carlo Lucarelli. E sì: ancora una volta viene incensato La Casa dalle Finestre che ridono; solo io penso che quel film sia sopravvalutato e che Pupi Avati renda molto di più nelle commedie?

Come di consueto, sono presentate anche interviste ai disegnatori.

domenica 2 maggio 2021

Lord Shark

La cosa che più mi ha colpito di questo fumetto del 1975 è che non si tratta di una serie a episodi strutturata come si usava all’epoca, con delle puntate autoconclusive o al massimo sviluppate in due o tre parti (come nel caso del coevo Il Maestro), ma di una storia organica con gli episodi in stretta continuity. Infatti il vero titolo non è il generico nome del protagonista ma L’Avventura di Lord Shark, a sottintendere un unico enorme arco narrativo; e a confermare l’impressione che Mino Milani l’avesse progettato come un tutt’uno coerente (magari riducendo un progetto di romanzo?) c’è il fatto che di Lord Shark non c’è traccia fino al sesto capitolo!

Nel 1880 il rampollo Philip Prescott raggiunge un distaccamento militare inglese in India, in un territorio di confine (il Sikkim) tormentato dalle scorrerie del ribelle Shiraz Nashri. Prescott nasconde un passato misterioso che ovviamente riaffiorerà nel corso della storia, e l’imbecillità dei militari (per cui Milani non sembra nutrire molto amore, almeno per quelli inglesi) lo porterà a passare per disertore. Ormai condannato a morte, fugge e assume l’identità di colui che vince in battaglia, il ribelle Shark (non credo ci siano molti squali negli altipiani del nord-orientali dell’India, ma forse è un nome comune). Visto che è pur sempre un nobile inglese decide di farsi chiamare Lord Shark. Giunti a questo punto, a metà della serie, Prescott diventa un incrocio tra Sandokan e Lawrence d’Arabia e, facendo buon viso a cattivo gioco, vive delle avventure esotiche pur sognando di tornare in patria con il suo grande amore.

Le radici di Lord Shark affondano insomma nel grande romanzo d’avventura per ragazzi, ma la serie si segnala per l’ambientazione abbastanza originale (manco sapevo che esistesse il Sikkim prima di leggere il fumetto) e per alcune belle trovate narrative che Milani si è inventato – o ha saputo rielaborare da quelle stesse fonti a cui si è ispirato. Per il resto, la serie paga ovviamente pegno alla sua destinazione originaria, cioè una rivista “per ragazzi”: la storia d’amore con Ortensia Osborne è talmente arzigogolata da sfiorare il ridicolo e Lord Shark, nonostante sia formalmente un bandito, non uccide né ruba mai. Tanto siamo in India, i templi nascosti e i fortini abbandonati rigurgitano di gemme e ori.

I disegni di Alessandrini sono stupendi, almeno fino a metà della serie. A 25 anni era riuscito a elaborare uno stile ricco, espressivo ed evocativo in cui mi è parso che abbia saputo fare proprie le lezioni di Jean Giraud, Milton Caniff e persino di maestri italiani come Toppi e Battaglia in alcuni particolari come le onomatopee. Nel corso della serie, però, il disegnatore si lascia andare a una progressiva semplificazione del tratto e a grandi campiture e pennellate: d’altra parte lui stesso aveva dichiarato su Fumo di China 20 (il vero numero 20, quello del 1984) che a un certo punto si era stufato della serie.

La riproduzione delle tavole è stata fatta evidentemente a partire dalle pagine delle riviste che le ospitarono. Vengono quindi mantenuti certi dettagli come le intestazioni originali e il lettering (con tanto di errori: a pagina 124 il primo «ma…» avrebbe dovuto essere un balloon, non una didascalia), ma la qualità della stampa è quella che è e i tratteggi ne escono spesso rosicchiati o impastati o scompaiono proprio. Per fortuna con l’inevitabile deterioramento della vista certe cose le noto di meno.

L’introduzione è firmata da un accorato Davide Barzi che, forse perché è uno sceneggiatore (e anche bravo), si fa prendere la mano sfoderando uno stile che vorrebbe essere coinvolgente ed evocativo ma risulta compiaciuto e confuso.

Il volume Nona Arte non è certo economico visto che per quasi 30 euro presenta meno di 200 pagine di fumetto in bianco e nero. Non penso inoltre che il protagonista abbia lo stesso appeal del mitico Horror, che ne giustificava il costo – oltre al fatto che aveva più pagine, inserti a colori e un sacco di redazionali. Lord Shark è comunque una lettura piacevole e soprattutto ci si può gustare il giovane e bravissimo Alessandrini. Certo, basandomi sulla qualità di stampa di questo primo volume non mi viene molta voglia di acquistare anche il seguito (se lo pubblicheranno) a opera del grande Enric Sió.

domenica 25 ottobre 2020

Don Camillo a fumetti: La Pecora Nera

Con questa siamo già alla terza uscita dello spin-off della serie principale, che di suo sta per toccare addirittura quota 20 volumi a testimonianza del grande successo che ha riscosso.

Coerentemente con il format della collana, la confezione simula un albo di Diabolik e la storia principale ha un elemento investigativo. La vicenda ruota attorno al mistero su chi stia imbrattando con svastiche e inni al fascismo i muri del paese, la soluzione non sarà affatto scontata. Ai disegni l’esordiente Lucia Gabbi, purtroppo ancora acerba.

Segue poi un adattamento da un episodio della rubrica Le Osservazioni di Uno Qualunque, antesignana del Corrierino delle Famiglie: Giovannino Guareschi si ricongiunge con moglie e figlio in quel di Igea Marina dove stavano trascorrendo la villeggiatura. Molto validi i disegni di Adriano Fruch il cui segno caricaturale si adatta alla perfezione al tono del racconto. Che siano lui e Barzi i due turisti che alla fine ascoltano l’ennesima castroneria di Margherita?

A integrare il volumetto, oltre alle schede relative ai racconti originali e ad altri redazionali, ci sono tre interviste (tutte a opera di Alex Novelli) ai due disegnatori e al copertinista Alberto Locatelli. Da quest’ultima apprendo che esiste un volume speciale “alla francese” di Don Camillo, ordinabile chissà come.

mercoledì 20 novembre 2019

Corrierino delle Famiglie

Primo volume (forse) di una versione a fumetti di un’opera meno famosa di Giovannino Guareschi rispetto al celeberrimo Don Camillo, il Corrierino delle Famiglie di cui si era già avuta traccia in alcuni volumi della serie madre – e infatti temevo di ritrovarmi con del materiale non inedito, ma così non è stato.
Per questa nuova pubblicazione la ReNoir ha scelto di partire con un formato più lussuoso: un cartonato con una parte redazionale molto ricca e nomi eccellenti a firmare le introduzioni (Enrico Beruschi, Giacomo Poretti e la moglie Daniela Cristofori), forse anche per provare a pescare tra quanti non comprerebbero il prodotto se sapessero che è una riduzione a fumetti. Il prezzo oltretutto non è nemmeno elevato considerate queste caratteristiche: 14,90 euro per 96 pagine.
Come per la serie madre, non si comincia in ordine cronologico ma da un episodio metanarrativo in cui Guareschi e famiglia incontrano i suoi personaggi. Dopodiché le storie vertono quasi esclusivamente sulla vita di Guareschi che d’estate deve barcamenarsi tra il lavoro di caporedattore a Milano e incontri sporadici con la famiglia in villeggiatura a Garessio.
L’impianto narrativo è diverso da quello di Don Camillo, qui Guareschi non voleva raccontare delle storie ma fare dei resoconti delle sue esperienze personali opportunamente esagerate dove necessario. Il risultato è che i fumetti “scorrono” meno bene rispetto alla saga principale: spesso si assiste semplicemente a una sfilata di personaggi o situazioni senza che ci sia alcun nodo da sciogliere ma solo un esile filo conduttore, eventualmente giustificato dalla gag finale. Certi dialoghi, sicuramente arguti in un racconto scritto, risultano artificiali in un fumetto. Ho poi provato una sensazione di disagio nel leggere i molti episodi in cui Guareschi descrive la moglie Ennia/Margherita come una minus habens.
Per i disegni, tutti a opera di Adriano Fruch (talvolta “colorato” in grigio da Francesco Bisaro o Francesca Carotenuto), si è optato per uno stile umoristico pur senza eccedere nel caricaturale. Lo stacco con la copertina realistica di Werner Maresta è netto. Anche questo è stato fatto evidentemente per distinguere il Corrierino delle Famiglie da Don Camillo a Fumetti, ma alcuni sfondi interamente bianchi fanno pensare più alla necessità di licenziare per tempo il volume piuttosto che a una scelta stilistica meditata.
I redazionali, come dicevo, sono molto corposi: oltre a una dichiarazione d’intenti che introduce il volume, a ogni storia a fumetti viene fatto seguire un ricordo di Alberto Guareschi corredato da fotografie, per un totale di due pagine, il che corrobora l’idea di una pubblicazione indirizzata più che altro agli appassionati di Giovannino Guareschi.
In definitiva, per me l’appeal di questo spin-off non è certo lo stesso di Don Camillo a Fumetti; se la periodicità dovesse essere più rilassata rispetto a quella della serie madre (che già di suo è un semestrale, almeno nominalmente) non escludo comunque di seguirlo, anche perché la confezione è molto buona.

domenica 29 settembre 2019

Don Camillo a fumetti: Il cadavere vivente

Nuovo episodio fuori collana della serie di Don Camillo dopo il crossover con Diabolik. La grafica del pocket viene ripresa anche stavolta, anche se è meno giustificata che in quell’altra occasione.
Il volumetto raccoglie due storie: la prima, che dà il titolo allo speciale, si sviluppa come un bel thriller di provincia, estremamente efficace nel costruire la tensione tra i due personaggi coinvolti. Ma purtroppo si conclude in maniera bonaria e moralista, con Don Camillo a fare da confessore del mancato doppio delitto mentre prega affinché i giovani d’oggi (cioè del 1954) riscoprano la pietà. Probabilmente per quegli anni Guareschi non poteva spingersi più in là, e comunque la morale della vicenda dovrebbe essere congruente con la sua di cui si fa alfiere.
La seconda storia, Il Campione, secondo me è molto più riuscita. Lo scemo del villaggio Giobà, che va a prendersi La Gazzetta dello Sport in città perché quella di paese non lo soddisfa (questo particolare l’ho già letto da qualche parte, che una versione dell’episodio sia già transitata per la serie regolare?) rifiuta di partecipare a Lascia o Raddoppia nonostante la sua conoscenza enciclopedia del ciclismo e le pressioni dei suoi compaesani, comprese le compagini politiche che invocano l’intervento di Don Camillo.
Francesco Bisaro disegna in maniera diversa le due vicende: nella prima è un po’ ingessato e non sempre espressivo come avrebbe dovuto essere, mentre ne Il Campione (realizzato qualche anno fa e rimaneggiato per questa pubblicazione) è molto più convincente potendo dare maggiore sfogo alla sua vena umoristica. In entrambi gli episodi trovo che i retini molto larghi con cui ha integrato i disegni penalizzino il suo tratto rendendolo meno leggibile.
Il pocket si conclude con una ricca appendice che comprende una presentazione di Bisaro a opera dello sceneggiatore (e coordinatore del progetto) Davide Barzi, i consueti riferimenti alla pubblicazione originale dei racconti di Guareschi, due interviste di Alex Novelli a Bisaro e al copertinista Alberto Locatelli e un interessante articolo di Nunziante Valoroso sui manifesti cinematografici della saga di Don Camillo, che avrebbe meritato un maggior supporto iconografico – ma considerato il formato va già più che bene così.

lunedì 27 agosto 2018

Don Camillo a fumetti: Un "Notturno" che non fa dormire

Albetto speciale fuori collana di Don Camillo a Fumetti che, apprendo dall’ultimo Fumo di China (che ospita la stessa intervista al figlio di Guareschi riportata qui), è la versione rimontata e ampliata di un precedente speciale. Il motivo dell’adattamento è evidente dal formato: è stato scelto di “mimetizzare” la storia da tascabile di Diabolik, con buoni e simpatici risultati (il ritratto in quarta di copertina è dedicato a Peppone).
Il nucleo centrale del volumetto è costituito dalle due parti del racconto di Guareschi che gli dà il titolo, racchiuse da una cornice inedita realizzata, se ho capito bene, per l’occasione. I riferimenti a Diabolik, sia come personaggio che come testata, sono molteplici a testimonianza dell’interesse che Giovannino Guareschi nutriva per il fumetto.
La vicenda comincia purtroppo in medias res e si inserisce nella sottotrama della nipote yéyé che va a stare dallo zio prete (e io che pensavo che se la fossero inventata apposta per il film con Terence Hill! – o era quello con Gastone Moschin?), ma pur non essendoci nessuna presentazione dei nuovi personaggi e delle circostanze che li hanno portati a questo punto, la storia risulta comunque godibile. Stanca della clausura coatta, la contestatrice Elisabetta detta Cat si mette a suonare le campane in piena notte togliendo il sonno a tutto il Borgo. Improvvisatosi emulo di Diabolik, il figlio di Peppone risolverà la situazione. Le loro vicissitudini ovviamente continueranno nei futuri racconti, che vedremo quando la collana regolare cronologica li raggiungerà, cioè immagino fra un bel po’ di anni visto che questi episodi sono datati 1966.
Le riduzioni come al solito sono di Davide Barzi, i disegni sono distribuiti tra Alberto Locatelli, Marco Villa e Tommaso Arzeno (che cura la cornice) e sono ottimi come da consuetudine della collana, la quale facendo incidentalmente da vivaio per giovani talenti è costretta a un continuo lavoro di scouting per sostituire i disegnatori che passano alla Bonelli. Il rimontaggio della versione precedente è abbastanza indolore, ma quelle che adesso sono diventate vignette a doppia pagina (poche per fortuna) sono fisiologicamente meno godibili in un albetto brossurato.
A integrare la parte a fumetti ci sono alcuni redazionali e interviste ad Alberto Guareschi e ai tre disegnatori coinvolti.

domenica 9 ottobre 2016

IT Comics: Regan 1 e Chi è Gomez? 1



Inaspettatamente (credevo uscissero tutti a Lucca) mi sono visto recapitare in casella i primi due numeri di IT Comics che avevo ordinato. O, per meglio dire, i rispettivi numero 1 delle due serie della collana/casa editrice IT Comics.
La prima cosa che colpisce è che a un prezzo tutto sommato basso (3 euro) corrisponde una buona qualità di materiali e cura editoriale: si tratta di volumetti 17x24 spillati di 28 pagine a colori su carta patinata stampati in maniera ineccepibile e abbelliti da una grafica semplice ma elegante che identifica subito l’appartenenza al progetto IT Comics senza essere invasiva e rubare spazio all’identità grafica dei singoli progetti. Anche di refusi se ne sono visti pochissimi.
La copertina che ho io è diversa.
Regan di Davide Barzi e Carolina Livio è un fumetto originale e un po’ spiazzante – il che è già una buona cosa. Il 25 dicembre 1984 degli adolescenti cercano di fare un rito satanico per invocare un demone. Il fatto che il testo dell’evocazione è la traduzione di Last Christmas degli Wham! dovrebbe far capire il tono della storia, eppure nel fumetto non mancano sequenze decisamente truci come lo sgozzamento di una capra in piena vista con la successiva perquisizione delle sue viscere.
Fermo restando che Regan è dichiaratamente una satira su miti e riti degli anni ’80, non è chiaro dove Barzi voglia andare a parare, se nell’umorismo tout-court, nella parodia grottesca o in uno splatter vero e proprio venato di ammiccamenti. Purtroppo la storia finisce con un cliffhanger, essendo appunto il primo numero di una (mini?)serie e la vera azione si comincerà a vedere nei prossimi episodi.
I disegni di Carolina Livio, di stampo umoristico, sono decisamente buoni ma vengono sacrificati dai colori di Federico Santagati: sicuramente è stata una scelta voluta e consapevole ma tutti gli effetti e i pattern con cui riempie le tavole (forse a simulare i retini dei vecchi comic book) finiscono per coprire e confondere il tratto della disegnatrice.
Poco sopra ho parlato dei refusi quasi inesistenti: in Regan non mi pare che ce ne siano ma il giorno in cui si svolge la storia passa dal 25 dicembre 1984 della didascalia iniziale al Natale del 1985 in un dialogo, e il riassunto nella presentazione/catalogo dei volumi in appendice colloca la storia nel gennaio 1985!
Chi è Gomez? lo avevo ordinato perché dalla descrizione mi sembrava una cosa sperimentale. In realtà è un noir che parte da un’idea molto originale: in una classica metropoli avvolta dalle ombre agisce un giustiziere totalmente nudo e privo di faccia. Fabio Folla scrive in maniera piacevole e coinvolgente e nonostante anche questo primo fascicolo sia solo la presentazione della serie mette un bel po’ di carne al fuoco e non si limita a fare l’introduzione di quello che succederà. D’altra parte, avendo per protagonista un personaggio privo di bocca che quindi non può parlare, i comprimari hanno un ruolo molto importante e l’autore ne ha creati di molto interessanti.
La parte più notevole di Chi è Gomez? è comunque quella grafica, in cui Folla realizza delle tavole molto raffinate che mi hanno ricordato certi speramentalismi di autori spagnoli. L’equilibrio tra realismo e caricatura e quello tra estetica ed espressività è comunque perfetto. Purtroppo il lettering scelto non mi pare al livello delle sue doti grafiche, così come la punteggiatura disinvolta e i “perchè” invece di “perché” (terribili poi gli “hei” al posto di “ehi”!) danno all’insieme un’impressione di dilettantismo assolutamente indegna dell’alta qualità di Chi è Gomez?.
Per quel che mi riguarda l’esperienza con IT Comics si apre nel migliore dei modi, d’altra parte i nomi di professionisti affermati tra gli autori dovevano già essere un segnale della qualità del progetto. Recentemente Fumo di China ha dedicato un pezzo all’etichetta editoriale con alcune interviste, a cui rimando per approfondimenti. Magari a Lucca prenderò qualche altro volumetto. Al momento il solo limite della collana/casa editrice è che pubblica serie e non one-shot, che avrebbero potuto essere più appaganti per il lettore invece che attendere i numeri successivi che probabilmente non usciranno a ritmo serrato (i professionisti già inseriti nell’ambiente privilegeranno i lavori più stabili e pagati, ci vorrà il tempo fisiologico per tirare le somme sul venduto, ecc.).