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martedì 27 febbraio 2024

Examen: Dio perdona

Nessuna novità in fumetteria, quindi un nuovo socio si è aggiunto al club del -50%.

Uscito nel 2019, questo volume celebrava il venticinquennale dell’uscita della miniserie originale e un po’ tutta l’operazione che ci stava dietro, cioè la costituzione di un universo supereroistico italiano interconnesso. Ricordo ancora le pubblicità degli albi, che però non vidi mai. Probabilmente venivano venduti solo alle fiere, anche se il prezzo dell’epoca (1.800 lire) non era certo proibitivo, per quanto fossero smilzi e in bianco e nero i fascicoletti originali.

Examen narra le vicende di Paolo Catena (omaggio a Paul Chain?) nella Nova Roma del XXII secolo. Il contesto viene svelato gradualmente nel corso dei quattro capitoli (più un breve inserto firmato Giuseppe Palumbo) che compongono la miniserie: il governo ha finanziato un progetto per creare dei supereroi da opporre a criminali e terroristi, ma l’esperimento è sfuggito di mano e gli “eroi” hanno sviluppato un lato perverso che li porta ad agire con eccessivo zelo provocando delle carneficine peggiori di quelle che avrebbero causato i “cattivi”. Examen è a sua volta uno di questi superumani, ma si è dato il compito di frenare l’irruenza degli altri mutati a cui dà la caccia. Per capire se ci sia una possibilità di redenzione nell’animo dei degenerati utilizza un aggeggio che ne rivela l’essenza: l’examen del titolo. Purtroppo per frenare i suoi istinti omicidi e addormentare i suoi poteri deve ricorrere a delle iniezioni di eroina. Ma forse ancor più drammatica è la sua vita “in borghese”, dove svolge il lavoro di impiegato agli Archivi di Stato perennemente in ritardo e sottopagato e quindi con la costante spada di Damocle dello sfratto. Dopo aver sconfitto un mutato pedofilo e tal Protos l’arcinemico di Examen sarà Il Genio, che rapirà nientemeno che il papa.

Al di là del divertimento nell’elaborare un universo così originale e iconoclasta, credo che Daniele Brolli avesse voluto giocare con il lettore instillandogli il dubbio se quello che leggeva fosse realmente un tentativo di capitalizzare su un genere che era la moda del momento (l’onda lunga della Image si riflette nei superpoteri dei personaggi che passano in secondo piano rispetto alle armature e ai pistoloni) oppure se volesse esserne la parodia, con tanto di volti digrignanti, pose ipertrofiche e dialoghi ostentatamente scemi durante gli scontri. Il risultato è comunque divertente e l’ambientazione caratterizzata molto bene – chissà se questa edizione presenta degli ammodernamenti nei testi, scritti quando internet e molte tecnologie contemporanee non erano diffuse. Nonostante il progetto si mostrasse suscettibile di ulteriori sviluppi (Protos viene rigenerato e Il Genio fugge pregustando la vendetta), la miniserie di Examen è perfettamente fruibile anche così. Più che altro, credo che vi fossero dei rimandi alle altre serie dell’universo di Italia XXII Secolo, altrimenti non mi spiego ad esempio il particolare piuttosto marcato del personaggio che fugge in metropolitana all’inizio. E probabilmente la ragazza che seduce Paolo Catena è membro di qualche supergruppo, così come le motivazioni del perché la squadra “papale” non possa intervenire saranno state l’oggetto di un episodio di un’altra serie. Ma magari sono solo impressione prive di fondamento.

I disegni sono di un giovane ma già bravissimo Carmine Di Giandomenico, che per compensare le fisiologiche incertezze anatomiche degli esordi (che però già ne fanno intravedere lo stile) riempie le tavole fino all’orlo di dettagli e personaggi.

Questa edizione Star Comics è piuttosto lussuosa: vanta un’introduzione di Roberto Recchioni, carta patinata, ottimi colori realizzati da Chiara Di Francia di Arancia Studio. È un cartonato con sovraccoperta stampata su entrambi i lati in modo da permettere all’acquirente di mantenere l’illustrazione di copertina originale o preferirgli quella realizzata da Davide Fabbri. Poche ma interessanti le pagine di contenuti extra: la riproduzione di una copertina dell’epoca realizzata da Fabbri, la cronologia illustrata della serie e un’interessante curiosità sugli schizzi preliminari di Di Giandomenico.

Un fumetto molto interessante, che con ogni probabilità qui ha beneficiato di una confezione migliore rispetto a quella con cui vide la luce.

mercoledì 16 novembre 2022

Iconoclasta!

Laslo è il sagrestano della chiesa di Santa Jennifer, dove venne abbandonato da bambino dal padre. Nonostante la “professione” non è affatto uno stinco di santo e si divide tra ozio, sesso, droghe e frequentazioni discutibili. La parrocchia di Santa Jennifer aderisce con convinzione ai nuovi dettami della Chiesa, rifiutando l’esposizione sia delle statue e dei simulacri dei vecchi santi che quella dei nuovi. Una notte avviene un’incursione nella chiesa: un malvivente rompe una delle statue coperte da teloni ma viene intercettato dal parroco don Ardito e non riesce a recuperare la vecchia vhs che si celava nel marmo cavo – ma come scopriremo non era quello il suo obiettivo. Nel frattempo Laslo comincia ad avere allucinazioni in cui gli appaiono tre nuovi pittoreschi santi canonizzati, probabile frutto della sua ossessione per un libro di immagini sacre che costituisce l’unica eredità di suo padre. Ma in realtà queste entità (un uccello culturista, una diva pop latinoamericana e un tizio con una tuta anti-radiazioni) esistono veramente e sono un tramite con la divinità.

Insomma, la situazione è molto complessa e vi hanno un ruolo anche dei giocatori di ruolo dal vivo travestiti da vampiri e sovvenzionati dalla Chiesa (!), una misteriosa donna con poteri sulla vegetazione che potrebbe essere la madre di uno di loro (quello che ha fatto la sortita in chiesa), un’artista contemporanea ricalcata su Marina Abramovic, l’intellettuale Valdo Brigliadoro che teorizza il “vuoto armonico” nelle chiese.

La vicenda si sviluppa in 300 dense pagine e nonostante il forte impianto mistico la natura umoristica è quella che emerge con più forza, con battute e scenette spesso esilaranti. La soluzione del “mistero” non è poi questa gran cosa, ma sicuramente lo scopo dell’autore non era quello di concentrarsi sull’aspetto investigativo. E c’è anche un’importante storia d’amore di mezzo.

Coerentemente con il tono della vicenda i disegni sono di stampo grottesco, ma sempre dettagliati e rispettosi dell’anatomia: uno spettacolo. A supportare Paolo Martinello nelle mezzetinte c’è Martina Pignedoli, così come il soggetto è stato elaborato insieme a Luca Ballico. Curioso come oggi che tanti fumetti si fregiano del titolo di “graphic novel” questo lo sia veramente, perché ha realmente le dimensioni e la densità di scrittura di un romanzo. Per apprezzarlo compiutamente bisogna leggerlo e coglierne tutte le sfumature godendosi nel mentre quelle sequenze che l’autore ha usato come divagazioni, che siano disquisizioni religiose o scenette umoristiche come un’estenuante partita di calcio tra vecchietti.

Uniche pecche, delle virgole messe un po’ a caso (o assenti dove invece avrebbero dovuto esserci) e in generale il lettering, curato da Stella Cassinese e Gianluca Grasso dello Studio Arancia: oltre al fatto che testi e contorni delle nuvolette sono pixellati, a volte il posizionamento dei balloon è sbagliato e bisogna capire chi è che parla – o accettare il fatto che qualcuno “parla” con gli occhi o lo stomaco.

Nei ringraziamenti finali Martinello spiega quanto sia stata lunga la gestazione di Iconoclasta!, che d’altronde è evidente dalla grandissima cura profusa. Ma al di là del piacere di vedere tavole tanto belle ed elaborate c’è anche quello di ridere di gusto e soprattutto la consapevolezza di aver letto uno dei fumetti più originali degli ultimi anni – e a un prezzo (20 euro) decisamente onesto vista la mole di pagine e la qualità di carta e rilegatura. E io che pensavo che non avrei messo niente nel Meglio del 2022!

sabato 15 febbraio 2020

Historica Biografie 34: Stalin

Un flashforward ambientato nel 1934 anticipa la storia, che prende le mosse nel 1922 mostrandoci il protagonista mentre “accudisce” da par suo Lenin cercando contemporaneamente di sveltirne il trapasso e di farsi legittimare come suo successore. Ma i propositi di Stalin sembrano essere disperati: in una lettera che viene letta agli alti papaveri del Comitato Centrale, tra cui lo stesso Stalin, Lenin chiede esplicitamente la sua destituzione. Alla morte di Lenin inizia quindi il piano mefistofelico di Stalin per accentrare su di sé tutto il potere: un progetto che sembra destinato al fallimento sia per l’ostilità conclamata degli altri dirigenti sia per l’oggettiva rozzezza di Stalin, paranoico e privo della cultura dei suoi rivali. Vincent Delmas sviluppa quindi la sceneggiatura come un thriller, e benché l’esito sia conosciuto riesce a creare la giusta tensione nel lettore, addentrandosi nei vari rivoli della vicenda portante. Purtroppo però il volume si conclude con il consolidamento definitivo di Stalin (più una “coda” di mezza pagina ambientata nel 1940 che svela il destino di Trockij) e copre quindi solo metà della sua vita politica. Credo sia l’unico volume di Historica Biografie che non si conclude con la morte, o comunque con le ultime gesta, del protagonista. Anche se il fumetto è stato pensato per essere concluso così (come da splash page finale) sono rimasto un po’ interdetto, anche perché della vita di Iosif Vissiaronovic Dzhugashvili si sarebbe potuto parlare anche di quanto successo prima del 1922.
I disegni di Fernando Proietti, su storyboard di Christophe Regnault, sono sicuramente validi ma li ho trovati poco adatti a questo fumetto: il suo stile è espressionista, un po’ Milazzo e un po’ Zaffino, e un maggiore realismo avrebbe reso meglio l’atmosfera di Stalin, tanto più che essendo ambientato in Russia e ponendo anche l’accento sulla propaganda un po’ di monumentalismo non sarebbe stato male. Sicuramente è lodevole come Proietti riesca a far trasparire le emozioni dei personaggi con le pieghe delle loro bocche, il gioco degli sguardi e la tensione dei pugni chiusi, ma in fondo gli stessi effetti si sarebbero avuti anche con uno stile più realistico e dettagliato. I colori sono dell’Arancia Studio, habitué di questa collana.
L’apparato storiografico è firmato da Nicolas Werth e integra bene la lettura del fumetto, precisando ad esempio che Lenin venne colpito da un ictus (io non l’avevo capito) e spiegando come certe parti siano frutto di una scelta operata tra varie congetture avanzate dagli storici. Il “making of” invece è molto povero e non spiega nulla delle scelte stilistiche degli autori.

venerdì 14 giugno 2019

Historica Biografie 26: Lincoln

Un fumetto dedicato al più iconico dei Presidenti degli Stati Uniti d’America probabilmente non poteva che essere agiografico, e in effetti questo Lincoln lo è, tratteggiando una figura di self-made man intelligentissimo e colto nonostante le umili origini, inarrestabile davanti a qualsiasi difficoltà, sempre fedele ai proprio ideali e incapace di cedere alla recriminazione nemmeno quando dei criminali di colore tentano di rapinarlo, giustificando anzi le loro derive malavitose. E aveva dalla sua anche una forza erculea e un buon senso dell’umorismo.
Lo stile di Fred Duval è oltretutto molto didascalico, e con l’artificio narrativo della preparazione del discorso di Gettysburg in treno Abraham Lincoln ripercorrerà i punti salienti della sua vita fino al 1863 rintuzzato all’occorrenza dei suoi compagni di viaggio e collaboratori Seward e Hay. Nonostante questo approccio la lettura procede spedita e coinvolgente, forse a causa del carisma intrinseco del protagonista o forse per il ritmo che lo sceneggiatore è riuscito comunque a imprimere al racconto. Quasi a volersi far perdonare lo stile un po’ ingessato Duval inserisce alla fine un paio di tavole di delirio onirico, gradevoli ma non necessarie a movimentare un flusso narrativo perfettamente riuscito. Il rovescio della medaglia è che, avendo rappresentato tutti gli episodi più significativi della vita di Lincoln nel fumetto e avendo pure inserito nei dialoghi qualche disquisizione sul suo pensiero, l’appendice storiografica di Farid Ameur non offre nessuna informazione suppletiva.
I disegni di Roberto “Dakar” Meli mi sembrano i migliori che abbia mai realizzato, almeno tra quelli che ho visto. È vero che la sua inchiostrazione è molto pastosa e modulata tanto da diventare quasi caricaturale in alcuni frangenti, ma le sue figure sono molto espressive e dettagliate (forse anche grazie alla ricchezza iconografica di cui gode il protagonista), così come gli sfondi, soprattutto quelli naturali, sono tratteggiati con grande perizia. Che il giornalista di pagina 45 sia un autoritratto dello stesso Meli?
I colori sono stati realizzati da Chiara Zeppegno e da Arancia Studio.

martedì 16 ottobre 2018

Historica Biografie 18: Alessandro Magno

La splendida copertina non delude le aspettative: anche le tavole interne sono dello stesso altissimo livello. Alessandro Magno prende le mosse dall’incontro, dopo decenni dalla morte dell’imperatore, di un oplita e di uno scriba che lo avevano seguito nelle sue campagne di conquista. Chiacchierando, i due rievocano il passato e quindi i punti salienti delle imprese militari e politiche di Alessandro Magno, che riuscì a coronare il suo sogno di unire Grecia e Persia.
Quello che emerge da questi frammenti non sono solo il carisma, l’acume politico e il genio strategico del Macedone, ma anche la sua cinica accortezza nel crearsi un’immagine mitica da tramandare ai posteri, “suggerendo” ai suoi biografi cosa scrivere nei loro resoconti. E d’altra parte dal “making of” risulta che avesse ingaggiato tre artisti per perpetuare l’immagine che lui voleva dare.
L’espediente di far narrare la vita di Alessandro Magno da due persone diverse permette agli sceneggiatori David Goy e Luca Blengino di farli divergere nell’interpretazione di alcuni fatti, fornendo così al lettore una panoramica più esaustiva sulle ipotesi storiografiche degli eventi narrati.
È curioso constatare come lo stesso espediente narrativo usato il mese scorso abbia portato in questo caso allo sviluppo di una storia coinvolgente e per nulla didascalica o noiosa.
Come dicevo in apertura, i disegni di Antonio Palma sono stupendi: fortemente realistici, sono anche molto espressivi. Le tavole sono poi strutturate nella maniera più funzionale alla narrazione, ma il lettore più esteta potrà bearsi perdendosi nei dettagli della battaglia alle pagine 10 e 11 o della presa di Persepoli di pagina 15. La recitazione dei personaggi è comunque il punto di forte di Palma, che evidentemente avrà fatto posare qualche amico o si sarà ispirato ad alcuni attori (mi pare che lo scriba sia un po’ Ben Kingsley). I colori di Flavio Dispenza e Arancia Studio si sposano alla perfezione coi disegni, arrivando in alcuni frangenti ad aggiungere fascino alle tavole.
Unici limiti della parte grafica: l’uso del computer per moltiplicare le “comparse” è troppo evidente e fa a pugni con gli splendidi disegni di Palma; il lettering usato per le onomatopee è manifestamente digitale e nemmeno questo si sposa bene con i disegni.
Come nel caso degli altri volumi della collana, l’appendice storiografica è fondamentale per avere una panoramica più ampia sul protagonista e per approfondire alcune vicende solo riassunte nel fumetto, ma in questo volume specifico è stato interessante leggere un’ulteriore interpretazione di Paulin Ismard della scena narrata a pagina 37.
Un altro bel fumetto di Historica Biografie, superiore anche a Cleopatra.
Permane però il mistero sul perché la Mondadori distribuisca i suoi volumi in ritardo, almeno dalle mie parti: Alessandro Magno è arrivato in edicola solo oggi anche se ufficialmente dovrebbe essere uscito venerdì scorso.

sabato 15 settembre 2018

Historica Biografie 17: l'imperatore Meiji

Che palla micidiale l’ultimo volume di Historica Biografie. La storia dell’imperatore Meiji non viene raccontata, ma riassunta da due personaggi (manco si capisce bene chi sono, per fortuna arriva in soccorso il “making of” in appendice) che parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano parlano.
La narrazione è poi puntellata di flashback che saltano da un anno all’altro, di dialoghi a volte artefatti (per farci stare dentro tutte le informazioni necessarie) e da repentini cambi di scena come quello a pagina 33, che dovrebbero probabilmente suscitare un effetto sarcastico ma che finiscono per confondere il lettore. Una prova indegna di Mathieu Mariolle, che ha scritto ben di meglio.
A fare da contraltare alla parte scritta ci sono i disegni di Ennio Bufi che, per quanto sintetici e a volte scarni (o forse proprio per questo) sono eleganti e molto espressivi. In pratica costituiscono il principale motivo d’interesse di questo volume ancor più dell’appendice storica curata da Guillaume Carré, il quale a sua volta parla molto poco dell’imperatore Meiji per concentrarsi sulla storia del Giappone. Buoni anche i colori affidati a Gabriela S. Hamilton e Arancia Studio, ed evidentemente realizzati con cognizione di causa visto che hanno corretto la forma di un berretto militare a pagina 10.

giovedì 15 marzo 2018

Historica Biografie 11: Saladino

La collana Historica Biografie prosegue il suo cammino mantenendo alta la qualità dell’offerta. In Saladino sfilano la vita e le imprese politiche e militari di Salah al-Din, in cui curiosamente le lotte contro i Crociati rivestono un ruolo quasi marginale essendo concentrate nella seconda metà del volume. Il fumetto si concentra infatti nella prima parte sulla lotta interna all’Islam tra corrente sunnita (quella di Saladino) e sciita. Le battaglie vengono relegate sullo sfondo, nei dialoghi dei personaggi, tanto che diventa liberatoria, e probabilmente è un effetto voluto, la prima raffigurazione di uno scontro titanico che a metà del volume occupa addirittura una doppia tavola.
Lo sceneggiatore Mathieu Mariolle è molto bravo a inserire con naturalezza negli scambi di battute tra i protagonisti tutte le informazione di cui ha bisogno il lettore, e fa saggiamente ricorso all’espediente della storia narrata dal segretario/biografo di Saladino per mantenere l’ambiguità su certi episodi della vita di Saladino di cui è impossibile verificare la veridicità. Il meccanismo tende però a ingolfarsi proprio dopo la citata doppia tavola del 25 novembre 1177, quando si susseguiranno tanti altri avvenimenti da far pensare che forse sarebbe stato meglio sviluppare questa biografia in due volumi.
Ai disegni Roberto “Dakar” Meli, già autore di Robespierre propone un valido lavoro, con un tratto realistico ed espressivo. La sua particolare cifra stilistica per cui abbonda di segni molto modulati, che lo apparentano un po’ a certi disegnatori nordamericani deformed (beninteso, Meli è mille volte meglio di questi imbrattacarte statunitensi), rendono alcune delle immagini vagamente grottesche, effetto comunque non disprezzabile. I colori digitali dell’Arancia Studio sono senz’altro suggestivi, ma purtroppo tendono a soffocare il lavoro del disegnatore.
L’appendice storica curata da Julien Loiseau non aiuta a chiarire gli aspetti della vita di Saladino solo accennati nel fumetto, tanto più che per buona metà si occupa delle situazione precedente all’ascesa e alla nascita stessa del condottiero. E anche il “making of” stavolta offre poco materiale aggiuntivo, limitandosi a constatare l’impossibilità di ricostruire il vero pensiero del Saladino, di cui non si hanno nemmeno testimonianze attendibili sulle vere fattezze!

venerdì 16 febbraio 2018

Historica Biografie 10: Elisabetta I

La collana Historica Biografie procede nel solco ormai consolidato di fumetti storici di qualità, rigorosi ma appassionanti e per nulla (o molto poco) didascalici.
Elisabetta I segue la vicenda della “regina vergine” dalla reclusione, ventunenne, nella Torre di Londra fino alla morte, sottolineando quanto l’aspra battaglia contro sua cugina Maria Stuarda (dopo quella meno lunga ma altrettanto combattuta contro la sorellastra Maria Tudor) fosse un conflitto tra Cattolicesimo, promosso dalle due Marie, e Protestantesimo, restaurato e supportato da Elisabetta.
Vincent Delmas fa emergere una figura femminile determinata e volitiva, ma al contempo vezzosa e talvolta vittima di slanci e passioni estemporanei. Lo sceneggiatore riserva un ruolo di rilievo anche ai consiglieri della regina, in particolare William Burghley, ossessionati dalla vita sentimentale di Elisabetta I e dalla conseguente discendenza al trono. Questo offre l’occasione di intavolare scambi di battute che, rimanendo sempre molto castigati, spingono a più di un sorriso.
L’epoca elisabettiana viene evocata con poche ma sapienti pennellate, spiegando ad esempio con grande chiarezza il piano per la svalutazione della sterlina di Thomas Gresham e ricorrendo alle comparsate di personaggi storici famosissimi come Francis Drake.
Elisabetta I si legge tutto d’un fiato fino alla fine, ma d’altronde una protagonista così forte e atipica è già affascinante di suo, così come gli acquitrini ingarbugliati della diplomazia e delle corti rinascimentali offrono da soli uno spettacolo intrigante.
Ai disegni Andrea Meloni offre una buona prova, per quanto discontinua. Discontinua non a livello qualitativo ma proprio stilistico: a volte si profonde in dettagli, altre risolve rapidamente gli sfondi o le comparse, con meno tratteggi e pennellate più grosse e decise. Certi particolari vengono solo abbozzati in alcune vignette, mentre in altre la ricerca grafica è quasi esagerata: a pagina 8 l’abbazia di Westminster rivela impietosamente che il suo colonnato è frutto degli stessi elementi riprodotti più volte col computer. Certi volti sono poi molto realistici, altri sono quasi caricaturali. Poco male, comunque, perché il risultato finale è buono in ogni caso e Meloni, supportato da Giulia Priori con cui condivide l’Arancia Studio, è un disegnatore molto espressivo. Peccato per le nuvolette scontornate a forma di parallelepipedo che finiscono per mortificare un po’ la resa grafica delle tavole nel loro complesso.
La parte storico-didattica, affidata a Michel Duchein, è quanto mai utile per approfondire certi aspetti che nel fumetto sono stati fisiologicamente appena accennati, e mi sembra che in questo volume l’integrazione tra l’appendice saggistica e la parte narrativa sia la migliore vista finora.
Da notare che in copertina campeggia un altro nome oltre a quelli citati qui, ovvero Regnault, ma nelle gerenze non ne viene fatta menzione.