Unico volume che ho preso tra i
molti che sono usciti nell’ultimo periodo per omaggiare il geniale Massimo Mattioli.
Solo di Superwest non ero sicuro di
avere proprio tutto e in effetti alcune cose sono state inedite in Italia fino a
oggi (o così si evince dalla nota a pagina 2).
Superwest è piacevole sin da «Splat!», l’introduzione di Giorgio Lavagna
che, tra disquisizioni non banali su Postmoderno e Pop, scioglie finalmente un
mio vecchio dubbio: il Lavagna che occasionalmente pubblicava su Cannibale e Frigidaire è proprio lo stesso che poi ha scritto redazionali per i
supereroi Marvel.
Il fumetto in sé è l’esplosione
di follia e nonsense slapstick che
ricordavo. Il protagonista è un animale antropomorfo (un cane? Un topo? Boh)
che ingollando un “qualcosa” come la nocciolina di Superpippo diventa un
supereroe cazzone che risolve, quando risolve, i casi in virtù della sua
violenza. Il tutto filtrato attraverso la sensibilità anni ’80 di quando Superwest fu concepito, quindi un
attacco da parte di misteriosi scanner (i telepati, non le periferiche) provoca
un profluvio di falci e martelli insieme alle lacrime di disperazione. Ma c’è
anche spazio per inserti dipinti, collage e vari altri artifici grafici, tra
cui uno sviluppo più compiuto di quell’esperimento narrativo su tre strisce che
Mattioli aveva impostato su Cannibale
12.
La qualità della riproduzione è
buona ma curiosamente le varie fasi della stampa digitale hanno modificato la
resa rispetto alle pubblicazioni precedenti (almeno di quelle di cui ho potuto
effettuare una verifica): i colori sono meno brillanti, a volte un pochino
spenti e così un vecchio viola diventa un nuovo rosso, il che non sempre è un
male visto che in questa maniera il tratto nero sottostante è più leggibile. Il
giallo squillante delle vecchie edizioni (ripeto: di quelle che ho controllato
io) non segue però questa regola e sembra essere dannatamente difficile da
riprodurre, diventando alcune volte un verdolino e altre volte uno di quei
marroncini innaturali che solo il computer può generare. In alcuni casi i
colori più tenui sono spariti del tutto, al pari di certi effetti sfumati.
A voler guardare le tavole con la lente d’ingrandimento ci si accorge anche di alcune dentellature che un po’ intorbidiscono appena percettibilmente il tratto. Giuro, non avrei voluto evidenziarlo e mi sarei accontentato di com’è stampato il volume (che, ribadisco, non è affatto stampato male) ma la nota iniziale mi ha praticamente lanciato un guanto di sfida parlando della cura nella riproduzione e della ricerca delle tavole originali che laddove non sono state trovate hanno necessitato che si rifacesse il lettering. Solo che il lettering è stato rifatto sempre e non capisco perché: Mattioli ha una grafia molto bella (molti degli underground presentati sull’ultimo numero di Cannibale li aveva letterati lui, forse pure i fumetti piratati di Corben) come si può vedere nella prima storia, Panic in the city, che aveva la particolarità di presentare i dialoghi e le didascalie in inglese con traduzione a piè di vignetta. In questo caso sono state letterate ex novo solo le traduzioni, e la differenza con la piacevole e naturale grafia dell’autore si nota eccome. Visto che il lettering originale, quello delle parti in inglese, è perfettamente leggibile, a testimonianza della sua riproducibilità, non capisco proprio perché rifarlo completamente altrove, anche se mi sento di avanzare un’ipotesi. Questo volume è evidentemente la versione italiana dell’edizione statunitense a opera della Catalan Communications, visto che i riferimenti originari ad Albin Michel che ho su rivista (la casa di produzione sulla locandina del film, la casa editrice del libro sul culturismo…) sono stati sostituiti appunto da Catalan C. Pertanto la Panini potrebbe essere partita dagli impianti, o meglio file, di stampa dell’editore statunitense, di cui ha dovuto curare solo il lettering.
A voler guardare le tavole con la lente d’ingrandimento ci si accorge anche di alcune dentellature che un po’ intorbidiscono appena percettibilmente il tratto. Giuro, non avrei voluto evidenziarlo e mi sarei accontentato di com’è stampato il volume (che, ribadisco, non è affatto stampato male) ma la nota iniziale mi ha praticamente lanciato un guanto di sfida parlando della cura nella riproduzione e della ricerca delle tavole originali che laddove non sono state trovate hanno necessitato che si rifacesse il lettering. Solo che il lettering è stato rifatto sempre e non capisco perché: Mattioli ha una grafia molto bella (molti degli underground presentati sull’ultimo numero di Cannibale li aveva letterati lui, forse pure i fumetti piratati di Corben) come si può vedere nella prima storia, Panic in the city, che aveva la particolarità di presentare i dialoghi e le didascalie in inglese con traduzione a piè di vignetta. In questo caso sono state letterate ex novo solo le traduzioni, e la differenza con la piacevole e naturale grafia dell’autore si nota eccome. Visto che il lettering originale, quello delle parti in inglese, è perfettamente leggibile, a testimonianza della sua riproducibilità, non capisco proprio perché rifarlo completamente altrove, anche se mi sento di avanzare un’ipotesi. Questo volume è evidentemente la versione italiana dell’edizione statunitense a opera della Catalan Communications, visto che i riferimenti originari ad Albin Michel che ho su rivista (la casa di produzione sulla locandina del film, la casa editrice del libro sul culturismo…) sono stati sostituiti appunto da Catalan C. Pertanto la Panini potrebbe essere partita dagli impianti, o meglio file, di stampa dell’editore statunitense, di cui ha dovuto curare solo il lettering.
In appendice, ed è un’appendice
bella sostanziosa, viene riassunto il progetto di un cartoon su Superwest, con dei generosi interventi
dello stesso Mattioli che ci offre anche la sinossi dettagliata del primo
episodio. E per finire schizzi, layout e altro materiale d’archivio
dell’autore, oltre a una ricognizione sulle edizioni estere di Superwest. In pratica la ventina scarsa
di pagine degli “extra” richiede un tempo di lettura più lungo rispetto allo
scatenato e fulminante fumetto!
Il volume è cartonato, stampato
su carta patinata, sfoggia una gradevolissima grafica pop retinata e presenta
degli elementi tattili in rilievo sulla copertina e sul retro. Veramente un
bell’oggetto, insomma. Peccato per il lettering.