Essendo uno dei primi lavori di Warren Ellis per la Marvel (forse proprio il primo?) il suo talento non risalta ancora e gli toccò accodarsi alla moda “horror” e allo stile “maturo” che in casa DC aveva baciato in fronte il Sandman di Neil Gaiman.
Nel primo ciclo di tre episodi il risorto Figlio di Satana deve scovare un serial killer di satanisti che lavora per conto di un demone che vuole dominare l’inferno, tracciando il suo sigillo su Manhattan (sì, banale, ma nel 1994 forse non lo era, soprattutto nel fumetto mainstream); dal quarto capitolo in poi le cose si fanno piuttosto confuse… Warren Ellis doveva riallacciarsi alle sottotrame lasciate in sospeso dalla precedente gestione e anche a quelle create da lui, il tutto imbastendo episodi autoconclusivi all’interno di una trama orizzontale che però deraglia anche a causa di episodi “fill in” messi a casaccio o spalmati su più numeri: e così, con un nuovo cast di personaggi sopra le righe tipico di Ellis, Hellstorm inizialmente dovrebbe avere a che fare con il ritorno della moglie dall’inferno e invece le sue avventure si concludono con la sua paternità a opera di un’altra donna (o quello che è). Non mi stupisce insomma che la testata andasse ancora male anche con Warren Ellis alle redini. In uno di quei tentativi patetici di salvare il salvabile che fanno negli Stati Uniti, cercando forse di abbagliare i lettori ritenuti gatti rincoglioniti davanti ai fari delle auto di notte, la Marvel a un certo punto affidò le copertine ad artisti di fama, ma se dopo Brian Bolland e P. Craig Russell assoldi Mark Buckingham (aaargh!) e Duncan Fegredo (che a me piace, ma non è Bolland) non puoi lamentarti che la testata chiude comunque.
Ad accompagnare le didascalie “introverse” (ah ah!) di moda a metà anni ’90 c’è una certa confusione e una netta sensazione che mancasse una direzione alla serie, ma qualche battuta divertente Ellis la mette giù con successo.
I disegni di Leonardo Manco sono rovinati da una colorazione piatta e satura a firma “Ariane” tipica dei trogloditi digitali anni ’90, ma pure lui ci mette del suo limitandosi a schizzare molti dettagli – forse su suggerimento dell’editor per non far sfigurare i suoi colleghi statunitensi. Gli episodi disegnati da Peter Gross non lo fanno rimpiangere troppo, insomma, men che meno la brevissima apparizione del bravo Martin Chaplin – Derek Yaniger, invece, non fa affatto una bella figura.
Il testimone di Hellstorm viene preso idealmente da Druid, miniserie con cui continua la collaborazione tra Warren Ellis e Leonardo Manco, ma con i colori un po’ migliori di D’Israeli. Hellstorm/Satana fa anche un’apparizione nella cornice della storia. In questa miniserie un personaggio meno che minore dell’universo Marvel prende una piega soprannaturale e diventa (o lo era sempre?) cattivello. La storia verterebbe sulla creazione di un finto dio a partire dalle spoglie di stupratori, assassini, ecc. ma in realtà è una scusa per una passerella di bizzarre figure à la Warren Ellis, che mantiene il suo humour ma si concede un po’ troppo bla bla bla, forse anche per far risplendere Leonardo Manco con le sue spash pages. La serie si vorrebbe dark ed “estrema” (ma guai a mostrare una tetta o uomini “nudi” senza mutande!) però indulge troppo in sequenze quasi supereroistiche – che Druid/Anthony Ludgate ammazzi coreograficamente i suoi nemici facendoli bruciare, seccare, trapassare da legni, ecc. è alla fine come se lo facesse con raggi laser et similia. Se non altro, Druid ha un finale simpatico.
In sostanza, si tratta di due lavori assolutamente prescindibili dello scrittore scozzese. Certo, il lavoro di Manco (soprattutto su Druid) non è male, e qualche battutina divertente spunta qua e là, ma credo siano consigliabili solo a quei lettori che vogliono trovare le radici di alcune idee di Ellis poi sviluppate meglio altrove (curioso notare come una maga si chiami Jakita Wegener, presaga della futura Jakita Wagner del meraviglioso Planetary) oppure che vogliono tuffarsi nella barbarie che furono gli anni ’90 fumettistici statunitensi. Ho come il timore che esistano veramente lettori del genere.