Nebula è un fumetto sicuramente originale ma anche un po’ spiazzante. Accanto a un cinico realismo (il commendator Fagà non solo ritiene normale pagare il pizzo ma si vanta di farlo regolarmente, i rapimenti sembrano una cosa tanto comune in Calabria che non serve approfondire moventi e mandanti) propone delle situazioni brillanti che a volte sembrano un po’ ingenuamente demodé, come i battibecchi tra Aiace e Veronica e le molteplici declinazioni della maremma a seconda delle situazioni in cui Aiace si trova. Tutto sommato questa ambivalenza contribuisce all’originalità e alla piacevolezza del fumetto, come anche il fatto che il “caso” venga risolto senza svelare l’identità e le motivazioni dei rapitori.
Dove gli sceneggiatori Lucio Staiano e Marco Di Grazia hanno un po’ “imbrogliato” è invece nel ricorso al sovrannaturale per sciogliere i nodi, anche se in fondo un detective improvvisato che risolve la situazione senza brillare per acume e senza conoscere i luoghi della vicenda sarebbe sembrato ancora meno realistico.
Pur se la lettura di Nebula è interessante e divertente, la parte migliore sono i disegni di Umberto Giampà, dal tratto rigorosamente realistico, ricco ma pulito e leggibile. Grazie a un uso intelligente della documentazione fotografica (Aiace è Robert Downey Jr. ma ci sono altre comparsate eccellenti tra cui Lino Banfi) è riuscito a rendere espressivi e dinamici i personaggi; inoltre abbondano scorci della Calabria a cui Nebula rende omaggio: d’altra parte due autori su tre sono appunto calabresi.
La copertina è stata realizzata da Giuseppe Di Bernardo (coi colori di Claudia SG Ianniciello), che nel 2000 aveva realizzato la prima avventura di Nebula.
Questo volume è stato pubblicato ancora nel 2018, ma è ordinabile solo a partire da pochissime Anteprima fa. Per questo mi sono permesso di anticipare alcuni snodi della trama visto che in molti l’avranno già letto.