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venerdì 15 novembre 2024

Intervista a Laura Zuccheri

Credo che sia intuibile dal titolo, Kamasutra, ma puoi dirci di cosa parla il volume?

È una storia ambientata nell’antichità dell’India, ben prima della colonizzazione inglese e quando l’India nemmeno esisteva come tale ma era una serie di regni che si facevano guerra tra di loro.

La protagonista femminile è la regina di una banda di predoni, spietata ma con un punto debole. Il protagonista maschile è suo prigioniero. Un terzo protagonista è il compilatore del Kamasutra, che aiuta l’altro maschio mettendolo a parte dei suoi insegnamenti sull’arte amatoria per concupire la regina dei banditi e quindi ritardare il momento della sua esecuzione.

Detto così sembra più una specie di Mille e una Notte che un fumetto erotico.

Infatti non è un fumetto erotico, almeno non come prima cosa. Il titolo ci è stato imposto dall’editore francese, noi avevamo intenzione di intitolarlo La Storia della Regina Scarlatta [The Scarlet Queen’s Tale è infatti il titolo della presentazione che gli autori ne hanno fatto il 31 ottobre nella Chiesetta dell’Agorà, ndr]. L’erotismo non manca, ma c’è molto altro, anche Sergio Leone che è una delle passioni dello sceneggiatore Sudeep Menon.

Come è nato il progetto?

Risale al 2020. Io pratico yoga e ho sempre amato l’India che ho visitato varie volte. Proprio per diventare insegnante di yoga ci sono andata nel 2020, approfittando del viaggio per incontrare Sudeep Menon. È uno scrittore e lo avevo conosciuto perché mi aveva scritto su FaceBook commentando alcuni miei quadri che avevo postato. Poi c’è stato il lockdown e non ho potuto tornare a casa, così frequentando Menon abbiamo pensato di fare qualcosa insieme ed è nato il progetto del fumetto.

Questa è la mia opera migliore: c’è qualcosa che va al di là dell’aspetto tecnico, c’è tutta la mia passione per l’India.

Parlando dal punto di vista tecnico che strumenti hai utilizzato per realizzare le tavole?

È stato fatto tutto in analogico, non ho usato il computer. Per i colori ho usato gli acquerelli. Menon è stato indispensabile per trovare la giusta documentazione, all’epoca c’era una grandissima varietà di abiti e gioielli e non tutto è facile da ricostruire se non sei del posto.

La vostra è stata una collaborazione molto stretta, quindi.

Menon si è posto il problema di non scrivere cose che una donna avrebbe potuto non avere piacere di disegnare, quindi non ci sono stati affatto problemi. D’altra parte se avessi trovato certe scene troppo spinte o esagerate non le avrei nemmeno disegnate. È presente anche un’amicizia omosessuale tra la regina e una sua subalterna, ma tutto trattato con grande realismo.

L’approccio di Sudeep è stato sicuramente quello corretto: la prima recensione che è stata fatta in Francia era proprio di una donna ed è stata positiva.

Negli ultimi anni il mercato franco-belga si è indirizzato maggiormente verso one shot belli corposi piuttosto che le classiche serie divise nei canonici volumi da 46 o 62 tavole. Anche Kamasutra nasce così?

No, in effetti noi in origine avevamo pensato di farne due libri di 52 pagine l’uno ma come hai detto il mercato franco-belga adesso privilegia questo formato e ci siamo adeguati.

giovedì 14 novembre 2024

Intervista a Roberta "Sakka" Sacchi

Puoi presentarci questa nuova collana, che se ho ben capito segue quella con le copertine gialle dell’anno scorso?

Schizzo Presenta è una collana storica del Centro Fumetto Andrea Pazienza di Cremona e ogni anno si propone di promuovere il linguaggio del fumetto attraverso la promozione di autori sia esordienti o emergenti ma anche di professionisti che vogliono un po’ sperimentare con storie molto personali e autoriali.

Ogni anno proponiamo un tema diverso: quest’anno è stato “storie dall’invisibile” e quindi come di consueto è stato scelto anche un colore che unisse tutte le pubblicazioni in modo da proporle insieme, far capire che si tratta di un progetto comune. Ogni volume è molto diverso dall’altro, sia per linguaggio narrativo sia per lo stile di disegno perché appunto questi autori sono stati spinti a raccontare con molta originalità il loro modo di fare fumetto. Ci sono veramente fumetti di ogni tipo e vi invitiamo a scoprire questi autori e queste storie perché ognuna racconta qualcosa di molto prezioso.

Da quanti anni è in corso questo progetto?

Dal 2022. Ho preso in mano la curatela della collana e abbiamo pubblicato come prima infornata “storie senza tempo” e poi “storie del tempo perso”, e anche in quei casi avevamo scelto dei colori che unissero tutte le pubblicazioni, quindi come hai ricordato quello dell’anno scorso era il giallo che serviva appunto per dare l’idea dell’energia di queste storie, mentre invece quest’anno è il verde: un verde molto intenso, quasi color petrolio, scelto perché vuole raccontare la profondità delle tematiche trattate.

Venendo a te, ci ricordi quali sono i tuoi lavori?

Sono Roberta Sacchi in arte Sakka; sono un’autrice di graphic novel e pubblico con vari editori. Ho cominciato proprio con il Centro Fumetto Andrea Pazienza che ha pubblicato i miei primi fumetti che erano Elain e Il Sogno del Minotauro, due pubblicazioni che costituiscono proprio il mio esordio assoluto. Successivamente ho collaborato con diversi editori come Becco Giallo, Kleiner Flug, Star Comics, Barta Edizioni, Shockdom. Pubblico ancora con il Centro Fumetto e infatti abbiamo ristampato uno dei miei libri che è un fumetto sui tarocchi che ho fatto otto anni fa: Il Libro Nuovo, una pubblicazione che il Centro Fumetto ha realizzato anche per celebrare i suoi 35 anni. Esemplifica un po’ la mia cifra stilistica più personale perché rappresenta un po’ il tema del sogno e della metafora anche attraverso dei simboli, degli archetipi.

Il tuo ruolo nella collana Schizzo Presenta è stato quello di selezionatrice o ti sei occupata anche un po’ di editing?

Io mi occupo di un po’ di tutto consigliandomi sempre con Michele Ginevra che è il coordinatore del Centro Fumetto e che originariamente aveva la curatela di questa collana. Mi occupo proprio della selezione degli autori, cioè di invitare gli autori che magari nel corso di un anno noi individuiamo come interessanti, dopodiché dopo averli selezionati chiediamo loro di provare a proporci una storia e se ci colpisce cominciamo a lavorarci, io naturalmente mi occupo di seguire gli autori e di fare un po’ di editing soprattutto per i talenti emergenti e gli esordienti che possono aver bisogno di rafforzare la loro cifra stilistica. Come dicevo mi occupo un po’ di tutto e infatti anche la parte grafica di questa collana la curo io, in collaborazione con Valeria Corradi che è un’altra collaboratrice veramente molto preziosa.

mercoledì 13 novembre 2024

Intervista a Francesco Mercuri

Puoi presentarci TheSign Comics & Arts Academy e la sua struttura?

Siamo un’Accademia con diversi percorsi artistici a 360°. Ci troviamo a Firenze, nel centro della città, con più sedi. Oltre ai vari corsi di illustrazione abbiamo un dipartimento dedicato ai games, ma anche a fumetti e animazione: proprio quelli dedicati a fumetti, illustrazione e animazione sono quelli che hanno riscontrato maggiore curiosità e interesse, come stiamo vedendo anche qui in fiera. Ogni anno presentiamo un progetto che è un po’ un evento dedicato alla formazione, totalmente gratuito, che si svolge sempre a Firenze dove si possono vincere borse di studio partecipando con noi a dei contest, alcuni dei quali in collaborazione anche con Lucca Comics & Games ad esempio nell’area performer. Colgo l’occasione per invitare chi vuole a venire a trovarci: siamo tanti artisti che lavorano assieme in un ambiente comune.

A questo proposito, presentaci il tuo lavoro.

Sono Francesco Mercuri e sono anche io un artista, principalmente un illustratore e un concept artist. Mi occupo del mondo dei giochi in generale, sono principalmente un illustratore. Ho lavorato per riviste, giochi da tavolo, videogiochi, serie tv.

Puoi farci qualche nome?

Sono tutte produzione abbastanza indipendenti, probabilmente quelli più conosciuti sono quelli statunitensi. Ho lavorato ad esempio a un bel gioco da tavolo che si intitola The Horror Escape Game. Approfitto per spendere qualche parola in più: è un gioco dal sistema molto innovativo e invito tutti a provarlo perché è molto interessante.

Avete riscontrato un buon flusso di persone qui a Lucca?

Sì, spesso i ragazzi interessati al mondo del disegno appena ci vedono rimangono affascinati dai lavori che mostriamo come esempi. A noi piace sempre condividere, sin dai più giovani: qui a Lucca ci sono tanti giovanissimi che si interessano alle nostre offerte e noi siamo ben contenti di accogliere anche i giovanissimi con cui ci piace condividere la nostra passione che adesso è anche il nostro lavoro.

Dalla vostra esperienza esistono quindi sbocchi lavorativi significativi?

Da quello che si può vedere anche qui a Lucca direi proprio di sì. Nel mondo dell’intrattenimento si va sempre più avanti e ci sono sempre più professioni che vengono a crearsi con l’evoluzione delle tecnologie, soprattutto negli ultimi anni si sono venute a creare nuove figure creative. Si tratta di un mercato molto ambito e ricercato; si spazia tantissimo, quindi ogni tipo di artista e di professionista può trovare un suo spazio. Questo è quello che posso dire perché l’ho visto concretamente nel corso del tempo. Certo, per affermarsi bisogna avere la passione, l’impegno e la dedizione.

Forse anche guardare a un mercato internazionale?

Sì, devo dire che il mercato internazionale aiuta parecchio. Io ad esempio lavoro al 70% con l’estero, e molti altri artisti come me seguono lo stesso percorso. Però ti dirò che si tratta principalmente di una scelta: anche qui in Italia ci sono opportunità.

Io da quando ho cominciato a studiare ho puntato a quello: avere un indirizzo fin da giovane, che è quello che facciamo anche noi con l’Accademia. A seconda delle inclinazioni e delle aspirazioni siamo noi che indirizziamo gli studenti ai percorsi più giusti per loro. Avere qualcuno che ti segue aiuta tantissimo per maturare come professionista e trovare sbocchi lavorativi.

Da quale età indicativamente gli studenti possono iscriversi ai vostri corsi?

È un’Accademia post-diploma, quindi indicativamente dai 18 anni in su. Abbiamo tantissimi corsi ma non solo per chi ha già esperienza di disegno o ha fatto il Liceo Artistico: in ogni corso si parte dalle basi. Questa è una cosa importante perché chi non ha mai studiato Arte ha comunque l’opportunità di avere una formazione a 360°.

venerdì 8 novembre 2024

Intervista ad Antoine Beauclair


Posso chiederti di presentare il tuo lavoro e il nuovo Metal Hurlant?

Sono Antoine Beauclair, sales manager degli Umanoidi Associati, o meglio dei nuovi Umanoidi Associati: nel 2021 siamo tornati a pubblicare la rivista Metal Hurlant. Questo è il cinquantesimo anniversario della rivista e siamo veramente orgogliosi di lavorare alla rivista che fu l’inizio della nostra passione e che ebbe tanta importanza per il fumetto mondiale. Per questo siamo qui a Lucca anche con una mostra presso il Palazzo Ducale. Come dicevo, dalla ripresa delle pubblicazioni sono passati tre anni e abbiamo accumulato al momento 14 uscite che si possono comprare qui in fiera. 12 sono regolari e due sono speciali: uno di questi è stato redatto Jean-Pierre Dionnet in persona, il direttore della prima versione di Metal Hurlant, presente qui a Lucca come uno degli ospiti d’onore.

L’altro numero speciale è dedicato ad Ah!Nana che potremmo definire un po’ la sorella minore di Metal Hurlant perché fu una delle prime riviste a fumetti realizzate interamente da sole donne. Fu una cosa molto punk, molto femminista, una cosa incredibile per l’epoca. Vista con gli occhi di oggi si può dire che anticipasse i tempi.

Pure troppo, visto che cadde sotto l’accetta della censura.

Certo, fu un vero peccato. Tutto viene spiegato nello speciale.

Oltre alla nuova rivista abbiamo anche cominciato a ristampare i fumetti di quella originale come una forma di rispetto verso i nostri padri fondatori. Si tratta di quattro numeri “vintage” che costituiscono una selezione tra il meglio di quello che hanno prodotto i vari autori negli anni ’70 e ’80.

Quindi Gal, Nicollet…

Sì, anche Moebius, Druillet, Caza… autori che oggi sono giustamente celebrati come delle divinità.

Ma non ci sono solo i loro fumetti: presentiamo anche articoli e interviste agli autori. Abbiamo intervistato ad esempio Druillet, Nicollet, Serge Clerc, Manouvre. Tutte interviste molto lunghe e approfondite.

I nuovi numeri contano 300 pagine e costano 20 euro. Sono tutti autori nuovi e storie inedite, quello che vogliamo fare è lavorare attorno a tematiche comuni, per esempio l’ultimo numero uscito è dedicato a Lovecraft.

Ah, come quello che uscì a suo tempo anche in Italia.

Sì: quello fu un numero molto bello ma posso dirti che anche questo nuovo che abbiamo confezionato è altrettanto bello, con tutte storie inedite. Comunque Lovecraft è solo un esempio, abbiamo fatto degli speciali sui mostri o su tematiche più ampie come il numero “happy future”.

Semplicemente, quello che chiediamo ai nostri collaboratori è di pensare a una storia che sia coerente con il tema e di svilupparla in linea con Metal Hurlant, quindi in pratica sono totalmente liberi. Ci sono ovviamente dei limiti, ma possono inserirci tutta la violenza che serve e tutta la loro visione personale.

Come puoi vedere dai sommari dei singoli numeri ci piace avere una grande diversità: gli autori sono sia uomini che donne, ci sono autori dalla Francia ma anche dall’estero (tra cui anche l’Italia). Un collaboratore può venire da qualsiasi parte del mondo purché abbia talento. Anche l’assenza di un curriculum corposo non è un ostacolo alla pubblicazione: abbiamo ospitato i lavori di persone che erano al loro esordio nel fumetto. Ma se hanno talento vanno bene e siamo molto orgogliosi di averli fatti esordire noi.

In effetti volevo chiederti se siete aperti a collaborazioni ma hai già risposto.

Assolutamente sì: se hai una certa esperienza nei fumetti, o anche solo se hai una storia valida puoi contattare i nostri editor e vedere se si può sviluppare un progetto, siamo totalmente aperti a lavorare con gente nuova del settore. Siamo ben felici di tenere a battesimo nuovi autori bravi.

La risposta del pubblico è stata buona?

Sì, le vendite sono decisamente buone. D’altra parte accanto agli appassionati di fumetti che leggevano Metal Hurlant all’epoca ci sono molti giovani che sono curiosi nei confronti di questa nuova versione di una testata mitica. Il nostro pubblico è composto da persone anche molto diverse tra di loro. Ci sono quelli che rimpiangono il vecchio Metal Hurlant che leggevano a suo tempo e non amano molto questa nuova versione (cosa legittima) ma ce ne sono tanti che pur se lo leggevano negli anni ’70 apprezzano anche questa nuova versione. E poi abbiamo attratto molti nuovi lettori, cosa di cui siamo veramente orgogliosi.

Ci credo, non è facile vendere fumetti di questi tempi!

Sì, ma è qualcosa che fa parte del nostro DNA, è anche un tributo che dovevamo ai nostri padri fondatori Moebius, Druillet, Dionnet, che tanto hanno fatto per la diffusione della fantascienza e del fumetto. Se riusciamo ad attirare dei nuovi lettori a questi mostri sacri è veramente perfect.

mercoledì 19 giugno 2024

Intervista a Carlos Gomez (seconda parte)


Continua da qui.

Attualmente Dago viene pubblicato in Argentina? Qualche tempo fa Alejandro Aguado di La Duendes mi diceva che molti lettori argentini ignoravano che Dago proseguiva in Italia dopo il fallimento della Columba.

Afortunadamente Dago se ha vuelto a publicar en Argentina. Gracias a la generosa y valiente operación editorial de Tomás Coggiola de Comic.Ar.

Se están publicando en forma de libros de aproximadamente 100 páginas de aparición mensual. Hicimos con Robin una selección de las historias publicadas en Italia en estos 17 años. El criterio era el de dar un panorama de lo acontecido en la vida de Dago en todo ese tiempo de publicación. No ha sido fácil elegir entre 750 capítulos (más de 9200 páginas) una selección de cerca de 100 capítulos que se publicarán en un año aproximadamente.

Una curiosità: anni fa comparve su Lanciostory questa copertina, in cui è facile riconoscere Sergio Loss (che effettivamente canta – o cantava – in un coro alpino). Ho provato a risalire a chi possano essere gli altri individuando solo (e non ne sono nemmeno sicuro) Juan Zanotto in basso a sinistra. Se veramente gli altri personaggi sono ispirati a persone reali può svelarmi chi sono?

Ese dibujo fue una broma-homenaje que los amigos de Aurea decidieron valientemente publicar.

En eses dibujo están, de izquierda a derecha: Robin Wood, Juan Zanotto, Sergio Loss, Enzo Marino (detrás de Dago) y Alberto Salinas.

Lei è un disegnatore molto versatile che ha realizzato fumetti di generi diversi (guerra, storico, fantascienza, urbano contemporaneo, il western con Tex) sempre con ottimi risultati e non rinunciando mai alla Sua personalità. Tra i tanti, Lei ha un Suo genere preferito oppure uno che non ha ancora affrontato e a cui vorrebbe dedicarsi?

Gracias por el cumplido.

También he dibujado historias del género romántico para Columba.

Pienso que todo dibujante debe proponerse ser capaz de afrontar cualquier género que se le proponga hacer. Creo que es un error creer que hay que encasillarse en solo un género creyendo que de ese modo se logra una mayor eficiencia y resultados mejores al conocer muchos secretos de determinada época.

Lo que creo que sucede finalmente es que el dibujante se aburre.

En mi caso personal, cada género que abordé ha sido un desafío que afronté con método y humildad. Aceptando que debía aprender todo de nuevo. Al principio el flujo de trabajo es lento e interrumpido porque hay que buscar referencias continuamente. Luego, a medida que se van fijando datos en la cabeza, todo empieza a fluir con más soltura.

Todo lo que dije antes es para responderte que en realidad no tengo un género que me apasione más que otro. Todos son muy estimulantes si se afrontan con actitud de respeto sentido de la aventura.

Com’è stata l’esperienza con il nostro Tex?

Me he divertido mucho dibujando el Texone.

Obviamente al principio tuve mucho miedo de exponer al vastísimo público de Tex mi versión del personaje al que aman tanto.

Ha sido un trabajo arduo porque la calidad requerida es alta y yo debía dibujar una determinada cantidad de páginas mensuales para cumplir el plazo de entrega (que no lo cumplí) sin dejar de entregar las páginas de Dago.

Tengo que decir que trabajar con Gianfranco Manfredi ha sido un gusto verdaderamente.

Sia Garcia Seijas che Lito Fernández sono stati lettori appassionati di Tex, conosciuto in Argentina come Colt Miller. Questo però succedeva negli anni ’50: oggi in Argentina Tex è conosciuto dalle giovani generazioni? Il Suo Texone è stato pubblicato (o sarà pubblicato) in Argentina?

En Argentina no se publica Tex, lamentablemente.

Hay ediciones en el vecino país de Brasil. El texone que he dibujado yo ha sido republicado en idioma portugués en Brasil.

Ho visto su una rivista francese la pubblicità di un fumetto di fantascienza disegnato anche da Lei. Può anticiparci qualcosa?

È un progetto un po' particolare, sono due storie parallele che avranno due episodi l'una. Poi uscirà un quinto volume che unirà tutto. Sto disegnando il secondo volume della mia parte, l'altra linea è disegnata da Laura Zuccheri.

È da parecchio che vedo il nome Carlos Gomez anche su prodotti statunitensi. Non è Lei ma un omonimo, vero?

Sì, non sono io.

sabato 25 maggio 2024

Intervista a Francesca Baerald

Hai avuto una formazione specifica o sei autodidatta?

Ho sempre avuto la passione del disegno, la musica e tutto ciò che è creativo fin da bambina. Negli anni ho perso il contatto con il disegno finché un giorno ho sentito parlare della Scuola Internazionale Comics di Reggio Emilia. Ho deciso di riprendere in mano la matita e frequentare il corso di Illustrazione triennale. Inizialmente ho seguito il corso per passione, non pensando che l’avrei trasformata in un lavoro. Col passare dei mesi ho ritrovato la connessione con l’arte visiva e così, impegnandomi ogni giorno, ho avuto la fortuna di riuscire a far diventare l’illustrazione il mio lavoro quotidiano.

Se non sbaglio nasci professionalmente come illustratrice ma negli ultimi tempi ti sei concentrata nella realizzazione di mappe anche per realtà eccellenti come Dungeons & Dragons: quali tecniche usi?

Come accennavo ho studiato Illustrazione, però ho sempre avuto la passione per le mappe fin da ragazza, quando a scuola mi divertivo a disegnare piccoli labirinti pieni di segreti.

I miei primi lavori sono stati illustrazioni per giochi e libri, solo successivamente ho avuto l’occasione di disegnare la mia prima mappa. L’esperienza è stata così piacevole che ho deciso di realizzare altre mappe per il mio portfolio. Col passare del tempo i miei lavori sono stati notati e ora sono principalmente conosciuta per le mie mappe illustrate.

Tutte le mie illustrazioni sono realizzate con tecnica tradizionale; per le mappe nello specifico utilizzo acquerelli e inchiostri su carta.

Come è avvenuto il contatto con la Hasbro?

Poter lavorare per D&D o Magic è sempre stato il mio sogno, come per tanti artisti, ma non l’ho mai trasformato in un’ossessione. Il mio scopo principale è sempre stato di collaborare a progetti interessanti e variegati e condividere i miei lavori con gli appassionati.

Ho fatto del mio meglio per creare connessioni sui social con gli Art Director di Wizards, sperando che i miei lavori venissero notati. Quando possibile ho inviato anche il mio portfolio a Wizards, seguendo i canali ufficiali.

Col tempo le mie opere sono state apprezzate. Immagino che quando il progetto adatto al mio stile è giunto in mano ad uno degli Art Director Wizards, questo abbia deciso di contattarmi. Ricordo ancora ora con emozione quando ho ricevuto l’email che mi invitava a disegnare una mappa per D&D!

Tempo fa Umberto Pignatelli mi aveva parlato di un progetto di librogame realizzato con gli stessi criteri di quelli di Kata Kumbas, ispirato al ciclo del Planet Tschai di Vance. È stato poi realizzato? Che riscontri ha avuto?

Credo tu stia parlando di “Survivor of Arborea”, pubblicato se non sbaglio solamente in Inglese. È stato molto piacevole realizzare le illustrazioni e la copertina per questo librogame.

Per quanto riguarda i riscontri, ho principalmente letto qualche recensione positiva condivisa online, ma per dati più concreti credo che dovresti parlarne direttamente con Umberto o con il publisher.

Una curiosità: oltre che realizzare mappe per manuali di giochi di ruolo sei anche una giocatrice?

Certamente! Sono stata una giocatrice molto prima che un’illustratrice. Da ragazza ho passato centinaia di ore davanti a videogiochi di ogni genere, ma soprattutto RPG.

Crescendo ho imparato a conoscere anche tutte le altre sfumature del gioco di ruolo. Oggi quando ho tempo tra un lavoro e l’altro, mi piace molto leggere un librogame o provare un nuovo gioco da tavolo.

C’è un lavoro del quale sei particolarmente fiera?

Nella vita quotidiana non mi sembra che un lavoro sia più importante degli altri. Ogni volta che inizio un nuovo progetto, mi piace immergermi nell’ambientazione e trovare qualcosa di emozionante per ispirarmi. Quindi cerco sempre di collaborare a progetti di cui posso andare fiera, indipendentemente dal fatto che siano ambientazioni famose o di nicchia.

Ovviamente da grande appassionata di D&D e videogames, non posso negare che avere l’opportunità di lavorare su ambientazioni che ho amato fin da ragazza è veramente emozionante. Quando mi hanno chiesto di disegnare la mappa per la collector’s edition di DiabloIV, dipingere il Map Token per MtG o realizzare le nuove mappe per Dragonlance e Planescape, è stato incredibilmente emozionante.

Grazie per la disponibilità.

mercoledì 15 novembre 2023

Intervista a Matteo Pollone

Puoi presentare la casa editrice a chi non la conosce?

Allagalla si dedica principalmente alla ristampa dei classici, cercando di stamparli sempre a partire dalle tavole originali quando possibile. Quando invece non è possibile procediamo a restaurare digitalmente senza stravolgere.

Notavo infatti che la qualità di stampa di Allagalla è elevatissima rispetto a quella di molti altri editori della stessa nicchia di mercato. Mi confermi che partite da tavole originali.

Quando è possibile sì, naturalmente quasi nessun libro è composto al 100% di scansioni da tavole originali, perché può esserci sempre quella che si è persa o che non si trova per altri motivi, e allora procediamo a fare delle scansioni dalle pagine della rivista che la ospitava decolorandola. Si fa di necessità virtù, ma cerchiamo sempre di mantenere lo standard alto. E mi riferisco a uno standard alto sia per quel che riguarda la qualità di stampa che per quella delle storie e degli autori che proponiamo.

A posteriori vengono infatti anche realizzate delle modifiche decise dagli autori, penso ad esempio a Claudio Nizzi che è intervenuto su Larry Yuma e Capitan Erik.

Quasi sempre Nizzi ha scelto di modificare alcune battute, di snellire certi dialoghi che aveva scritto in passato. Un caso riguarda ad esempio una delle nostre ultime pubblicazioni che è Le Avventure di Ulisse: a suo tempo la redazione de Il Giornalino gli aveva chiesto di scrivere i nomi dei personaggi (degli dèi in particolare) rifacendosi alla mitologia romana e lui adesso li ha riportati in greco, come è più logico che sia. Io sarei per una linea puramente filologica, ma è giusto che abbia lui l’ultima parola essendo l’autore.

C’è una forte presenza western nel catalogo di Allagalla: lo fate principalmente perché è una vostra passione (so che Roberto Guarino ama molto il genere) o vi ha dato anche delle soddisfazioni commerciali?

Come sicuramente saprai per molti anni il fumetto italiano era sinonimo di western, ben prima degli Spaghetti Western e delle evoluzioni più moderne. Quindi andando a guardare al passato del fumetto italiano inevitabilmente il western lo si incontra molto più spesso di altri generi. E poi sì, è una nostra passione comune (anche a me piace il western) quindi per questo ci siamo spesso rivolti a quel genere. Anche per cose più particolari: ad esempio recentemente abbiamo pubblicato un libro di Luciano Bottaro, Fort Express, che non era mai stato ristampato in volume prima. Certo, Bottaro è più celebre per opere come Pepito, Ponpon, ecc. ma c’era anche l’idea di andare a recuperare qualcosa che non era mai stato ristampato prima. Ecco, questa è un’altra questione che spesso ci poniamo, cioè che va sicuramente bene produrre la versione definitiva di alcuni classici (come I Promessi Sposi di Nizzi e Piffarerio, che però ha già avuto diverse ristampe) però l’idea è di portare in volume qualcosa che non è mai stato raccolto prima.

Qualche perla.

Sì, qualche “chicca” che magari non è mai stata raccolta in volume a causa anche di una certa difficoltà. Il volume di Bottaro, per dire, ci ha preso un anno di lavoro, ci ha lavorato anche il compianto Luca Boschi, perché c’era un problema nel ricostruire tutti i passaggi di queste storie e di queste strisce che erano state pubblicate su innumerevoli riviste. Però devo dire che questa stessa difficoltà è anche una delle cose appassionanti di questo lavoro.

Per il momento avete accantonato il fumetto argentino?

Sì, anche per una questione di complicazioni legate ai contratti. L’idea però è sempre quella di rivolgerci anche all’estero quando possibile, e non sempre rimane solo un’intenzione. Ad esempio nel volume di Tacconi abbiamo pubblicato una storia che Tacconi aveva fatto per la Francia e non era mai stata pubblicata prima in Italia, quindi l’abbiamo tradotta noi per la prima volta e l’abbiamo inserita in un volume dedicato a un unico autore.

Non escludo che nei prossimi anni ci rivolgeremo anche all’estero, magari alla Bande Dessinée. In effetti avevamo già cercato di metterci in contatto per i diritti di una graphic novel francese su Orson Welles sulla lavorazione de Il Terzo Uomo, vediamo se riusciremo a portarla in Italia.

lunedì 13 novembre 2023

Intervista a Davide Barzi


Don Camillo a Fumetti è forse un’operazione vittima della sua stessa popolarità perché scoprite un sacco di disegnatori bravi che poi magari vanno verso altri lidi.

Noi siamo solo contenti quando riusciamo a intravedere il potenziale e siamo contenti di sapere (per fare un esempio) che Roberto Mele quest’anno è stato candidato all’Eisner Award e lui ha cominciato proprio con i nostri primissimi numeri. Ma dal nostro copertinista Ennio Bufi che oggi lavora per la Francia l’elenco è veramente nutrito e devo dire che in parallelo, a fianco di talenti che scopriamo, ci sono fior di disegnatori (ne cito due: Casertano e Villa) che invece già all’apice della loro carriera decidono scientemente di lavorare con noi anche loro per amore del personaggio.

Stesso discorso anche per Gabriele Dell’Otto che vi ha fatto una copertina.

Gabriele Dell’Otto è uno dei due supercopertinisti che abbiamo avuto; ci siamo fatti due regali: uno con il numero 10 con la variant cover di Villa e uno per il numero 20 con la copertina di Dell’Otto.

Mi hai anticipato che adesso tornerete a un regime più serrato con due uscite all’anno.

Sì: noi abbiamo 346 racconti da adattare e siamo poco oltre il 150 per cui è giusto che si torni un pochino a galoppare, il COVID purtroppo ci ha rallentati per cui dal 2020 siamo a regime con un volume all’anno che di solito esce in occasione di Lucca Comics: questo del 2023 è l’ultimo libro annuale perché dal 2024 torniamo ad avere un libro primaverile che presenteremo il 1 maggio in occasione del compleanno di Giovannino Guareschi e uno novembrino che è quello lucchese.

Notavo che la struttura è un po’ particolare per un fumetto in

questo formato, cioè il 17x24, perché è su quattro strisce. Voi pensavate anche a qualche edizione estera (penso ad esempio al mercato francese)?

Sì, noi abbiamo pensato a due cose a livello strutturale che ci potessero aiutare a esportare il prodotto perché chiaramente essendo i film di coproduzione italo-francese la Francia era il primo mercato a cui guardavamo. Quindi per prima cosa le quattro strisce, ma anche quel grigio che da un lato dà il gusto della pellicola cinematografica in bianco e nero, dall’altro è un livello a parte che noi pensavamo di togliere per poi colorare le tavole e quindi fare una cosa davvero alla francese, poi quando è stato pubblicato in Francia è stato pubblicato con i grigi proprio come in Italia. C’è stata poi un’edizione tedesca, che neanche avremmo immaginato, dove Don Camillo è molto popolare e persino in Corea del Sud, una cosa quasi inimmaginabile.

Rimanendo ai paesi asiatici, mi ha stupito molto l’aneddoto del plagio che venne fatto addirittura in Thailandia, riportato nell’ultimo albetto uscito per RiminiComix. Don Camillo ha avuto veramente un successo mondiale.

Sì, e devo dire che i plagi sono davvero uno dei segnali del successo. Come hai ricordato, Ivan Pelizzari nel sesto pocket ha fatto proprio un lungo trattato su questi raccontando anche di un romanzo italiano non ufficiale fatto da Frate Indovino!

Puoi anticiparci qualche nome nuovo fra i disegnatori?

Qui a Lucca oltre ad alcuni nostri autori storici (c’è la nuova copertinista Elena Pianta, c’è Tommaso Arzeno, c’è Petronelli che è giovane ma è già al terzo volume che fa per noi) abbiamo Francesco Mercoldi e Ricci che sono due disegnatori nuovi che esordiscono con noi e ne abbiamo altri che stanno facendo prove.

Sui nuovi numeri ci saranno almeno un paio di ulteriori nuovi disegnatori tanto che addirittura quest’anno a Lucca per la prima volta da qualche anno a questa parte saltiamo lo scouting perché abbiamo una serie di nuovi disegnatori da seguire e poi rischiamo che diventino troppi. E poi sappiamo che è possibile che anche questi nuovi collaboratori prendano altre strade ma noi cerchiamo sempre di seguirli bene e per questo non eccediamo con i nuovi in modo poterli seguire bene tutti passo dopo passo.

sabato 11 novembre 2023

Intervista a David Genchi

Ti conosco per Castrovalva e AnalWizards, che pur essendo molto particolari sono sempre dei fumetti. Ti sei dato ai giochi di ruolo?

In realtà è sempre stato un mio interesse, anche come ambiente mi è sempre piaciuto. In realtà prima di fare fumetti quando ero bambino mi piaceva un sacco Dungeons & Dragons, ma mi piacevano anche i videogame, quindi in realtà ho sempre avuto dentro questa spinta a fare i giochi. Inoltre le cose a cui lavoro le ho fatte insieme a mio fratello che è programmatore di videogame e abbiamo deciso di metterci assieme per creare qualcosa di nuovo e abbiamo iniziato a fare questi fumetti-game particolari con un sistema che fino a ora non era mai stato utilizzato. Mi pare che siamo stati proprio i primi al mondo ad adottare questo sistema di lettura.

Puoi spiegarci in cosa consiste?

A differenza del librogame classico non si salta di paragrafo in paragrafo, ma c’è un sistema di incastri di vignette che si susseguono e si fanno leggere tramite delle indicazioni come frecce o didascalie. Il fattore casuale è determinato dal lancio di una moneta. Questo sistema permette al gioco di essere meno “ragionato” come nel caso di quelli per pc in cui devi calcolare tutte le variabili, invece crea una situazione narrativa in cui il gioco diventa parte stessa della narrazione. Quindi non c’è una risoluzione in cui devi ragionare su come risolvere un enigma o buildarti per affrontare il mostro più potente di turno ma ti crea una situazione di lettura nella quale anche se perdi hai delle soddisfazioni narrative.

Cosa presenti a Lucca Games?

Quest’anno ho portato Mano Sinistra che ho realizzato insieme a Jacopo Frigerio e Jack Sansolini per cui ho curato l’artbook. Si tratta di un gioco di ruolo ambientato in un inferno ispirato alla briscola.

Un inferno ispirato alla briscola?!

Sì, proprio così. La particolarità di questo gioco è che invece di utilizzare lanci di dado si utilizzano le pescate delle carte di briscola che ho interpretato col mio stile. Insomma, c’è tutto un sistema particolare di cartomanzie, ad esempio quando si combatte la briscola diventa la spada e c’è tutto un sistema particolare per gestire il gioco.

Oltre a questo?

Abbiamo portato l’anteprima di un gioco da tavolo che uscirà l’anno prossimo di nome Cyberflesh che sarà un gioco di tipo “dungeon crawl”. E ovviamente anche alcune copie di AnalWizards.

venerdì 10 novembre 2023

Intervista ad Andrea Plazzi

La domanda sorge spontanea: come mai quest’anno Comics&Science si trova in una zona differente e sembra essersi staccata da Lucca Comics & Games?

Sono le crisi benedette della crescita. La nostra offerta è molto aumentata: serviva uno spazio apposito per valorizzare un programma che ormai è molto più ampio di quello che normalmente potevamo offrire in maniera adeguata nel contesto di Lucca Comics & Games. Parlo di una certa cura coreografica, un’illuminazione ad hoc, un arredo che renda giustizia alla qualità anche grafica dei nostri fumetti e dei nostri autori. Quindi Comics&Science Palace, in via della Zecca 41. Siamo molto contenti di questa collocazione: chi conosce un po’ Lucca sa come la logistica in questi giorni non sia affatto facile e gli spostamenti, anche a piedi, non sono semplici. Siamo in una strada centrale ma defilata dalle arterie di maggior scorrimento, che in realtà collega.

Pur con i lavori in corso, purtroppo.

Eh... dobbiamo convivere con questo piccolo cantiere esattamente davanti alla nostra entrata. Chiaro che viene da chiedersi se non sarebbe stato possibile finire i lavori in tempo, in vista di questo grandissimo evento... ma sono cose che capitano.

Così sapete che chi viene è veramente motivato.

Sì, però devo dire che anche il passaggio casuale, cioè quello obbligato di gente in transito, ci ha messo in contatto con persone che non ci conoscevano: hanno visto l’ambiente (che – tra l’altro – è a ingresso libero e dove chiunque può entrare) e in questi giorni in cui la pioggia ci accompagna può anche semplicemente fermarsi a rilassarsi un attimo.

E magari nel frattempo impara anche qualche cosa divertendosi.

Perché no! C’è l’area principale, dove abbiamo allestito il palco per gli incontri, poi c’è un ambiente per i laboratori-workshop, che si svolgono tutti i giorni tra le sei e le otto ore (divise in fasce mattutine e pomeridiane). Ieri [il 1 novembre, nda] per esempio si insegnava a crackare la storica Enigma, la famosa macchina per criptare messaggi “sconfitta” da Alan Turing, il primo grande hacker della Storia. Oggi si parlerà di orecchini.

Orecchini?!

Strutture matematiche, combinatoria, teoria dei gruppi. Non usiamo questi termini per non spaventare nessuno, ma sono alla base di raffinati disegni ornamentali riprodotti in orecchini indossabili.

Come nasce Comics&Science, dalla volontà del fumetto di entrare nella scienza o della scienza di venire divulgata tramite il fumetto?

Non vedo una gerarchia o una priorità tra i due aspetti, e forse non è nemmeno così importante personalizzare. Di fatto tutto nasce quando Roberto Natalini e io ci siamo conosciuti. Roberto è da oltre 30 anni un matematico applicato del CNR-Consiglio Nazionale delle Ricerche, oltre che un lettore di fumetti esperto e dispiaciuto per la mancanza di tempo per leggerli. Ha colto l’occasione di mettere insieme questa passione a livello professionale, aggiungendo alle sue attività anche quella della comunicazione scientifica col fumetto. Un’idea che lo ha galvanizzato: è così che siamo partiti lancia in resta, ormai una dozzina di anni fa.

venerdì 11 novembre 2022

Intervista ad Andrea Sfiligoi

Allora, come sta andando Four Against Darkness?

Sta andando molto bene, abbiamo avuto degli ottimi riscontri anche dalla Polonia dove è uscita da poco un’edizione. Stiamo parlando con l’editore polacco per fare supplementi che saranno in un formato grafico diverso che stanno curando loro.

In Italia continua a essere un prodotto di punta, va molto bene. In lingua inglese sta andando avanti dal 2016 e al momento ci sono più di 55 supplementi, poi adesso abbiamo la linea delle avventure-poster, i dungeon creabili con i mazzi di carte… c’è insomma un sacco di materiale che, ci tengo a sottolinearlo, è tutto giocabile: non facciamo prodotti che sono semplici gadget, tutti i prodotti hanno un’applicazione nel gioco. Possiamo dire che si tratta di un sistema per vendere delle avventure ma in formati sempre nuovi.

I poster sono questi che vedi allo stand, molto belli, fatti da un fan spagnolo che si chiama Jaime che poi ha accettato di diventare un collaboratore. Ci piaceva molto come disegnava, è un disegnatore vecchia scuola che lavora ancora in bianco e nero sul cartaceo, si diverte a fare questi dungeon molto elaborati e per questo ci siamo detti che era il caso di farli diventare delle avventure. Lui era semplicemente un giocatore che postava sul gruppo internazionale di Four Against Darkness i suoi dungeon, io l’ho notato e gli ho detto che il suo stile andava molto bene e quindi poteva fare delle cose professionali per noi. Così abbiamo fatto questa linea di tre poster e adesso vediamo come vanno, chiaramente in caso di buon riscontro si può espandere con altri poster. Lui è molto lento, perché come puoi vedere fa un tipo di lavoro molto elaborato e minuzioso, però se ci sarà domanda potrà sicuramente fare altri prodotti di questo genere.

Come hai detto Four Against Darkness esiste dal 2016… quando pubblicherete finalmente le regole per arrivare oltre il 9° livello? Ho dei personaggi fermi che aspettano…

In effetti quel supplemento sarebbe già dovuto uscire ma c’è stato il problema della guerra in Ucraina: io vivevo in Ucraina con mia moglie, a Charkiv, e inevitabilmente questa cosa ci ha fatto saltare tutti i piani. Più o meno abbiamo un anno di ritardo sulla tabella di marcia. Il libro è quasi pronto quindi io conto di farlo uscire in inglese per Natale e dopo lo darò all’editore italiano e vediamo quando lo traducono e lo faranno in italiano. Sono ragionevolmente sicuro che lo faranno perché è la continuazione naturale del gioco quindi sicuramente sarà fatto, a maggior ragione visto che i ragazzi di MS Edizioni hanno fatto da modelli per la copertina!

Altri progetti per il futuro?

Proprio in questi giorni, il 31 ottobre e il 1 novembre, a Lucca farò in zona demo delle dimostrazioni di Eldritch Wood, il mio nuovo gioco che è sempre solitario/cooperativo. Si tratta di un gioco con un’indole più narrativa rispetto a Four Against Darkness. La novità di questo gioco è che non si interpreta un gruppo di avventurieri oppure un unico personaggio come avviene in Alone Against Fear ma si interpreta un intero villaggio, cioè è un gioco di troupe dove c’è un cast di 36 personaggi e c’è una tecnica nel gioco che riproduce la macchina da presa di un serial televisivo che passa da un personaggio all’altro a seconda delle scene.

L’ambientazione è un villaggio medievale (parliamo di un Medio Evo “pop”, non è un Medio Evo storico) durante il periodo dell’Inquisizione in cui i personaggi, chiamati “Notabili” (cioè i personaggi più importanti del villaggio), dovranno affrontare una minaccia sovrannaturale che all’inizio del gioco non si sa cos’è ma si scopre pian piano nel corso del gioco. Il tutto si gioca con un calendario e un’agenda dove tu annoti le azioni che fai in ogni giorno. Meccanicamente è un gioco molto semplice. Tu puoi giocare ognuno dei 36 personaggi che sono nel gioco e anche alcuni png che temporaneamente possono passare sotto il tuo controllo. Non è un gioco di ruolo, è un ibrido, un adventure game un po’ come Four Against Darkness. Diciamo che la sensazione che procura quando ci giochi è la stessa del gioco di ruolo, in più c’è questa novità di gestire appunto una troupe di personaggi, quindi c’è proprio un gruppo di personaggi in cui ti sposti da uno all’altro a seconda di quelle che sono le situazioni del gioco. Spero che alla dimostrazione partecipino molti giocatori, così da interessare anche l’editore italiano.

mercoledì 9 novembre 2022

Intervista a Lee Bermejo

Mi scusi se comincio con una domanda stupida, ma per caso Lei è parente di Luis Bermejo?

No, non sono suo figlio. Io sono californiano, lui se non sbaglio era di origine filippina.

Sì, credo facesse parte del gruppo di Alex Niño, Afredo Alcala, ecc.

Quali sono stati i Suoi esordi?

A diciannove anni andai nello studio di Jim Lee, la WildStorm. È stato un periodo molto bello ma ovviamente a quell’età si lavora con dei ritmi da giovani. Mi svegliavo tardi e il lavoro cominciava solo nel pomeriggio per poi finire a notte fonda. Ovviamente eravamo ragazzi e si perdeva tempo cazzeggiando. Alla fine non è che si producesse poi molto, adesso non potrei più lavorare in quella maniera.

Adesso quali sono i Suoi ritmi di lavoro?

Sono molto metodico nel lavoro, non potrei più fare come agli esordi. Mi metto al tavolo da disegno presto la mattina e faccio degli orari quasi da impiegato. Una singola tavola mi impegna per tre o quattro giorni di lavoro: ogni progetto a fumetti mi impegna per due o tre anni di vita reale.

Forse sbaglio ma mi sembra che il Suo stile si discosti molto da quello classico statunitense dei comic book. Quali sono gli autori da cui si sente influenzato, se ce ne sono?

Tra i miei autori preferiti ci sono Tanino Liberatore, Richard Corben, Jorge Zaffino, Taksuyuki Tanaka ma anche pittori e fotografi.


Sempre parlando di stile, come realizza le sue tipiche tavole con quei grigi “pastosi”?

Con le matite o a mezzatinta, cioè diluendo l’inchiostro. Però ormai lavoro sempre meno con gli strumenti classici, faccio quasi tutto con il computer. Damned, ad esempio, l’ho cominciato in “analogico” e poi sono passato al digitale in corso d’opera. Ogni volta che faccio un fumetto voglio fare qualcosa di più, ho cominciato a inchiostrarmi da solo e poi anche a colorare le copertine per avere controllo totale sul lavoro.

A proposito di Damned, mi sembra che Batman sia un personaggio molto congegnale al Suo stile, c’è qualche altro personaggio che Le piacerebbe interpretare con le sue atmosfere dark?

Batman è un personaggio molto aperto alle interpretazioni, anche per questo ha tanto successo. Per fare un esempio, la mia interpretazione di Spiderman sarebbe troppo cupa, per me Peter Parker è un nerd, ma nel senso che è un tizio strano. E poi il mio stile è molto realistico, disegnerei ogni dettaglio, da bambino non mi piaceva che non si vedessero i lancia-ragnatela del costume nei disegni!

C’è un lavoro di cui è particolarmente fiero?

La mia cosa di cui sono più fiero è Suiciders, un fumetto di cui ho anche scritto i testi. Purtroppo non è stato un successo anche perché a un certo punto ho dovuto limitarmi a scrivere i testi e passare i disegni a un altro, a posteriori capisco che è stato un errore non disegnarlo tutto io come avrei dovuto. E poi il tono era molto cupo e anche questo può aver influito sulla sua accoglienza: Jim Lee diceva che c’era troppa tragedia per troppi lettori.

Con il recente interesse di Hollywood per i fumetti potrebbe diventare il soggetto per un film.

Francamente non vorrei vedere altre interpretazioni dei miei personaggi. Io comunque ho anche lavorato per il cinema, recentemente. Ho collaborato con Zack Snyder per il suo prossimo film, Rebel Moon, che avrebbe dovuto essere uno spin-off di Star Wars ma poi ha preso una direzione autonoma.

Ed è stata una bella esperienza?

Sinceramente preferisco fare fumetti, perché nel mondo del cinema ci sono un sacco di persone che devono decidere e dare l’ok a un progetto e a come realizzarlo. In quel contesto mi sono sentito come una semplice rotella dell’ingranaggio. Nel fumetto invece c’è molta più libertà. Come dicevo prima, ho cominciato a inchiostrarmi da solo e poi a fare anche i colori proprio per avere più controllo possibile sul lavoro.

martedì 8 novembre 2022

Intervista a Milo Manara

Lei ha una lunga frequentazione con Lucca…

In realtà ci sono tornato solo da qualche anno dopo parecchio tempo, perché la morte di Hugo Pratt mi aveva stordito, non me la sentivo di tornare in un posto che senza di lui non era più quello che conoscevo. Di Pratt avevo scoperto la sua  Ballata del Mare Salato su Sgt. Kirk, la rivista di Ivaldi, e fu una rivelazione. Lo conobbi a Lucca la prima volta che ci venni, nel 1969 (nel gennaio di quello stesso anno avevo pubblicato il mio primo fumetto).

A proposito di Lucca, successe una cosa particolare nel 1978. Quell’anno uno degli sponsor erano le Aerolineas Argentinas…

Anche perché quell’anno mi pare che ci fosse la delegazione di autori argentini.

Non ricordo se facessero proprio da sponsor, ma comunque parteciparono. Solo che all’epoca era in pieno corso la feroce dittatura argentina e tra noi autori decidemmo che per protesta avremmo boicottato il Salone, non avremmo ritirato i premi. Solo che quell’anno premiarono proprio me! Era il primo premio che mi davano in vita mia e non sapevo come comportarmi. Così mi rivolsi al pubblico del Teatro del Giglio e feci un rapido “sondaggio” chiedendo se dovessi accettarlo oppure no, e la risposta fu di sì[1].

Hugo Pratt mi disse che ero stato peggio di Mario Merola per la sceneggiata che feci!

Attualmente a cosa sta lavorando?

Alla riduzione a fumetti de Il Nome della Rosa di Umberto Eco. È un progetto che mi è stato proposto da Elisabetta Sgarbi. Si tratta di parlare di temi attuali ancora oggi: la povertà, che è il problema più grave di oggi, ma anche la capacità di ridere.

Mi rendo conto che possa sembrare un’opera diversa da quelle che realizzo di solito, ma Il Nome della Rosa è anche un romanzo di formazione perché parte dai ricordi del narratore Adso, quindi anche da quando era un ragazzo che scopriva molte cose tra cui il sesso. Nella parte del libro dedicata all’episodio dell’incontro con una ragazza Umberto Eco cita il Cantico dei Cantici: sono pagine di una levatura letteraria altissima, ma le metafore sono molto chiare.

Saranno due volumi: il primo avrà il culmine con la scena dell’incontro con la ragazza, nel secondo verrà dato molto spazio all’Inquisizione.

Al di là delle Sue doti conclamate Lei è ancora più ammirevole per il fatto che in un mondo in cui i fumettisti (soprattutto italiani) non leggono fumetti, Lei in più occasioni ha testimoniato di leggerne ancora e di apprezzarli. Cosa ha letto recentemente che L’ha colpita?

I primi nomi che mi vengono in mente sono Paolo Bacilieri e Zercalcare.

Zerocalcare è molto interessante perché ha una gamma di registri molto vari, nelle sue storie non c’è solo il comico ma anche il drammatico. Il primo libro suo che ho letto è Dimentica il mio nome e decisamente è toccante l’inizio con questo ragazzo, che solo superficialmente potrebbe sembrare un coatto, che ricorda la morte della nonna.

Di Bacilieri Lei fu anche il maestro.

Sì, infatti io e lui ci prendiamo in giro perché ricordiamo l’aneddoto di Giotto con Cimabue, quello che una volta veniva raffigurato anche sulle confezioni di matite colorate, l’episodio secondo cui Cimabue rimase colpito nel vedere questo pastorello che disegnava una pecora alla perfezione e lo prese a bottega. E allora anche noi ci chiediamo “l’allievo ha superato il maestro?”.

Bacilieri è stato mio allievo, ma già da ragazzino vidi che era un ottimo disegnatore. E non aveva certo bisogno delle mie raccomandazioni, nel fumetto può esserci un aiuto, spiegare come muoversi o a chi rivolgersi a seconda della personalità di un disegnatore, ma non ci possono essere raccomandazioni perché quello che fai si vede ed è sotto gli occhi di tutti. Insomma, non è come se devi presentare dei disegni a scuola e te li fai fare da tuo fratello maggiore.

Tra i fumettisti italiani mi piacciono anche Gipi e Fior, tanto per fare i primi nomi che mi vengono in mente, ma amo anche la “vecchia guardia” degli autori francesi (ma anche di altri Paesi), quelli che fanno ancora fumetto d’avventura e in cui il disegno non passa in secondo piano come invece mi sembra accada in altri contesti.



[1] Nel suo libro Il Fumetto Dario Fontana riporta un altro punto di vista sull’episodio.