Macchè piano complicato alla Hickman… semplicemente si è trattato dell’ennesimo universo alternativo della Marvel, preludio del nuovo crossover o linea editoriale o quello che sarà – se ci sarà.
Il Reed Richards malvagio si è costruito un mondo su misura senza supereroi, che però mi sembra ci siano ancora – limitati alle elite mondiali ma ci sono. Qui ha instaurato un governo distopico più che dispotico in cui i rappresentanti delle sette superpotenze mondiali scelgono a turno a ogni generazione una di loro come nemica fittizia per far concentrare la popolazione sugli inesistenti problemi esteri invece che sul malgoverno locale. Nulla di nuovo, insomma. Periodicamente dal futuro remoto arrivano degli attacchi da parte di vagonate di supereroi (sempre versioni diverse degli stessi cinque o sei). Tony Stark in visita diplomatica sopravvive a uno di questi attacchi e viene cooptato dal Creatore per aiutarlo a ricostruire una macchina del tempo che lui mutilato in uno scontro nel passato/futuro non ha più memoria di come riparare. Seppur riluttante Stark collabora ma ha un suo piano per liberare il mondo da questa pace artefatta. Una storia semplice e lineare viene un po’ smossa dal discorso dei viaggi nel tempo che più che spiegare alcune cose giustificano se Hickman si è perso qualche pezzo per strada. Poco importa: è un fumetto di supereroi e quello che conta sono le mazzate finali. Oltre alla pochezza della trama quello che infastidisce è il fatto che teoricamente questa lunga carrellata di personaggi è solo il preludio di storie future.
Neanche Bryan Hitch scherza in quanto a promesse non mantenute. Si fa quasi fatica a riconoscere il grande artista di Ultimates in queste tavole in cui volti e corporature di plastilina cambiano di vignetta in vignetta. Sarà colpa dell’inchiostratore Andrew Currie?