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martedì 15 dicembre 2020

Historica 98 - Caterina de' Medici 2: La regina maledetta

L’amarezza per le ultime novità mi ha fatto leggere quest’ultimo numero senza fretta, tanto più che ho anche altro materiale in attesa grazie al ritorno in zona gialla. Cominciamo male: la trovata di dividere tre episodi originali in due volumi da un capitolo e mezzo l’uno fa partire la storia in medias res: «Ora vedova»… Pessimo inizio, anche perché bisogna rifarsi l’orecchio, per così dire, allo stile di Delalande e della Mogavino. Questa seconda metà del secondo episodio si concentra sulla difficile convivenza della protagonista con i Guisa e i protestanti ed è estremamente didascalica. Laddove le didascalie non bastano a riassumere le vicende del contesto storico ci pensano alcuni personaggi di contorno che intervengono opportunamente. La prima parte di questo volume (che, ricordo, è la seconda parte del secondo episodio originale) mostra l’acume politico della protagonista e si conclude con le Nozze di Sangue, evento meglio noto come Notte di San Bartolomeo in cui i cattolici sterminarono gli ugonotti.

La seconda parte, terzo volume originale francese, si concentra ancora a lungo (metà episodio) sulla Notte di San Bartolomeo, che probabilmente è uno di quegli argomenti come Napoleone o la Comune che coi Francesi funzionano sempre – non a caso veniva ricordata anche ne Le Sette Vite dello Sparviero che è ambientato anni dopo. La corsa verso l’inevitabile massacro è ben orchestrata, con la tensione che viene fatta sapientemente crescere grazie al confronto tra Caterina e i suoi consiglieri, mentre gli sceneggiatori danno anche conto delle varie possibili interpretazioni dell’evento e delle personalità che potrebbero averlo fatto deflagrare. È probabile che il loro intento sia anche quello di scagionare la protagonista dalle accuse di aver progettato ella stessa il massacro come hanno sostenuto alcuni storici.

Dopo questa prima metà molto avvincente e ben architettata la narrazione subisce un brusco rallentamento: torniamo al “presente” (fino a prima la storia era narrata da Caterina anziana) quando la regina ormai quasi in fin di vita mangia con la servitù riassumendo frettolosamente il resto del suo regno. Delalande e la Mogavino sono stati sicuramente efficaci nel riallacciare certi fili risalenti addirittura all’infanzia della protagonista, ma inevitabilmente lo spazio ridotto ha costretto a sfiorare appena certi argomenti e a far entrare in scena alcuni personaggi (in particolare il principe Francesco) come se uscissero dal nulla. Le frequenti scene in cui i personaggi delirano sopraffatti dalla loro coscienza sono un po’ esagerate ma tutto sommato funzionano bene. Nel complesso Caterina de’ Medici è un buon fumetto, decisamente migliore dell’altra prova degli stessi autori.

Sfogliando il volume mi era sembrato che Gomez fosse sceso a più miti consigli e avesse diminuito i dettagli maniacali con cui ha riempito le sue tavole. In parte è vero, ma ci sono ancora delle vignette in cui bisogna usare una lente d’ingrandimento per cogliere tutti i dettagli, e che “stonano” col resto perché evidentemente realizzati a parte col computer e inseriti successivamente dentro tavole impostate su un’altra scala. Tutti questi dettagli, poi, servono fino a un certo punto visto che il punto forte di Gomez è la grandissima espressività dei suoi personaggi. C’è un avvicendamento ai colori: l’ultimo episodio è stato colorato da Salvo e non più da José Luis Rio, anche se non ho avvertito alcuna differenza rilevante. Di sicuro i disegni di Carlos Gomez si gustano di più in bianco e nero e con un formato più grande, come confermano i dietro le quinte sul suo lavoro posti in appendice.

Nelle ultime pagine del volume c’è anche un’intervista alla Mogavino, da cui si evince che in Francia gode di grande stima e ha mietuto premi su premi.

domenica 15 novembre 2020

Historica 97 - Caterina de' Medici 1: Da Firenze a Parigi

Ingoiato il rospo, ho finito di leggere questa nuova “Regina di Sangue”. L’inizio promette benissimo, si comincia in medias res con il Sacco di Roma, un contesto che Gomez conosce alla perfezione visti tutti gli episodi di Dago ambientati in quell’ambito. Ma poi la scena si sposta a Firenze per raccontare le origini della protagonista e vi ho ravvisato gli stessi difetti delle altre produzioni firmate Mogavino & Delalande. I personaggi parlano in modo un po’ artefatto (e retorico) in preda all’ansia di spiegare quello che succede, i loro sentimenti e in generale tutti i retroscena della storia. Qualora non fosse sufficiente, balloon di pensiero forniscono ulteriori dettagli del quadro generale in cui si muovono. Anche se l’impressione è quella di una certa innaturale ingessatura, non è che questo taglio sia di per sé “sbagliato”, solo che gli sceneggiatori non mantengono costante lo stile, adottando ogni tanto soluzioni più moderne o ricorrendo raramente anche all’umorismo: così si spezza l’equilibrio e il lettore può rimanere un po’ perplesso. Confesso poi che la sequenza a cavallo delle pagine 57 e 58 non l’ho capita e non comprendo a quale reazione fa riferimento Caterina con le sue dame di compagnia. Interessante comunque la testimonianza di come la rozza corte francese trasse beneficio dalla presenza di Caterina e dalle innovazioni della cucina e della profumeria italiane.

Nel primo dei due episodi qui raccolti assistiamo alla travagliata infanzia e alla tormentata giovinezza di Caterina de’ Medici, rinchiusa in uno spaventoso convento dopo una delle periodiche sollevazioni popolari fiorentine: come di consueto in questi casi, i deposti tornano presto a governare e quindi Caterina, liberata, cresce e diventa merce di scambio con cui i Medici (in particolare lo zio papa Clemente VII) possono creare una testa di ponte con la corte francese di Francesco I. Lei è perfettamente consapevole di questi giochi di potere e acconsente di buon grado in attesa che arrivi il suo momento, che però probabilmente non arriverà mai: è stata infatti data in sposa a Enrico II, figlio cadetto di Francesco I che quindi verrà succeduto dal primogenito Francesco. Se non fosse che quest’ultimo muore prematuramente spianando la strada del trono a Enrico e quindi anche a Caterina!

In realtà, esattamente come nei volumi dedicati a Eleonora, la protagonista non è sempre sotto i riflettori ed è quasi solo una scusa per ricostruire una storia molto più ampia con comparsate e citazioni eccellenti come quelle di Michelangelo Buonarroti e Niccolò Machiavelli.

Il secondo capitolo (di cui, ricordo, è presentata solo la prima metà) inizia con un flashforward vertiginoso nel 1589, quando una Caterina ormai anziana è preda di incubi e perciò ricorre all’occultismo (con qualche contrappunto dato da commenti clericali) per venire a capo dei simbolismi che popolano le sue notti, ripercorrendo così la sua vita dal 1559 fino alla morte del consorte Enrico II profetizzata da Nostradamus, che è uno dei vari personaggi storici di contorno. Siamo arrivati quindi a un punto di svolta, all’apice della “carriera” di Caterina che da adesso in poi governerà la Francia pure se per interposta persona dei suoi figli; solo dalla lettura del prossimo volume sapremo se il ritmo narrativo originale è stato spezzato o no.

Ai disegni Carlos Gomez (colorato da José Luis Rio) fa un lavoro eccellente, facendo recitare meravigliosamente i suoi personaggi e riempiendo le tavole di dettagli. Però ne ha messi anche troppi e per godersi appieno le vignette bisogna guardarle con la lente d’ingrandimento. Probabilmente, come si evince dal “making of” in appendice al volume, ciò è dovuto all’uso del computer con cui ha integrato le tavole di partenza di altri disegni dettagliatissimi realizzati a parte.

Appuntamento a chissà quando con il seguito, quindi.

venerdì 8 giugno 2018

Historica 68 - Fredegonda: La regina sanguinaria

Dopo Eleonora e Isabella questa nuova “Regina di Sangue” più che una protagonista è la burattinaia che dietro le quinte cerca di controllare le dinamiche di conquista e successione tra l’Austrasia e la Neustria, non occupando necessariamente il primo piano sulla scena. Nel primo episodio compare solo dopo l’entrata in scena della futura rivale Brunechilde (prima cognata e poi nuora), e nel secondo ha un ruolo ancora più defilato. Questo porta a tutta una passerella di re e principi franchi tra cui un lettore non esperto può avere qualche difficoltà a raccapezzarsi.
Fredegonda, di umili origini, mette a frutto le sue doti amatorie e alla fine riesce a farsi incoronare regina da Chilperico I, cosa inaudita in un mondo drasticamente diviso in caste. Per consolidare ed estendere il suo potere non si ferma davanti al tradimento, all’omicidio e alla magia nera. Alla fine, se effettivamente la serie finisce coi due episodi raccolti in questo volume, la vittoria e il dominio della Francia saranno suoi.
La sceneggiatrice Virginie Greiner (ma veramente ha scritto Cadavres Exquis per BoDoï? Io mi ricordavo che ogni disegnatore si scriveva la sua striscia) alterna nei dialoghi un registro moderno a un altro più desueto, e questa scelta stilistica non aiuta a seguire una trama già piuttosto complessa e frammentaria di suo.
I disegni di Alessia De Vincenzi non sono male, anche se non mi è sembrata ancora del tutto matura per il mercato franco-belga. Nel primo capitolo è inchiostrata da Luca Sotgiu: il suo tratto molto marcato rende un po’ legnosi i personaggi, statici e inespressivi per quanto si capisca che la De Vincenzi si sia impegnata a cercare le posture giuste per movimentare le vignette e far recitare i personaggi. Nel secondo ha fatto tutto il lavoro da sola, facendo emergere però altri limiti: il suo segno leggero e a tratti quasi evanescente si porta dietro un’atmosfera di eterea delicatezza ben poco indicata per narrare delle scene truculente o anche solo un po’ movimentate. Inoltre la lettura di entrambi gli episodi è penalizzata dal fatto che i volti di uomini e donne sono praticamente tutti uguali (anche quando sono invecchiati, con l’unica vaga eccezione di Chilperico), quindi bisogna far riferimento alle forme delle barbe o al colore dei capelli per distinguere i personaggi. E nel secondo capitolo gli sfondi e gli interni a volte sono anche un po’ spogli. Il secondo episodio mi è sembrato inoltre colorato (da Albertine Ralenti) in maniera schematica e poco fantasiosa, mentre per il primo José Luis Rio aveva elaborato delle belle tinte calde e pastose.
Fredegonda è un fumetto per così dire “fuori fuoco”, che si sarebbe potuto benissimo condensare in un unico volume se si fosse voluto veramente concentrarsi solo sulla protagonista, mentre per dare una panoramica esaustiva sull’epoca storica e sulle vicende dei Merovingi  sarebbero stati necessari un altro volume in apertura (certi dettagli del passato dei protagonisti vengono solo accennati nei dialoghi) e uno ancora dopo quello conclusivo, che in effetti non sembra affatto concludere definitivamente la vicenda.
Non si tratta di uno dei peggiori fumetti presentati su Historica, ma è ben distante dall’essere uno dei migliori.

venerdì 6 ottobre 2017

Historica 60 - Eleonora 2: Regina d'Inghilterra

Esattamente dopo 3 anni Historica ospita nuovamente Eleonora, di cui vengono proposti in questo volume gli ultimi 3 episodi. Rileggendo la recensione che feci del primo volume mi sono riscoperto particolarmente deluso dalla prima parte della saga e nemmeno questo secondo e conclusivo ciclo è proprio entusiasmante.
Le vicende terrene di Eleonora e della folta corte di personaggi che la attorniarono si articolano stavolta dal 1149 fino alla sua morte nel 1204, con parecchi flashback e un frenetico susseguirsi di personaggi ed eventi storici che rendono difficoltosa la comprensione ai non cultori della materia. Qualche didascalia avrebbe aiutato di più a seguire la storia, anche se le didascalie effettivamente non mancano: il problema è che sono le voice over di alcuni personaggi che commentano o anticipano certe scene, e non essendo sempre immediatamente associabili al personaggio che le pensa o le pronuncia finiscono a volte per aggiungere confusione al tutto.
Ma il problema principale di Eleonora risiede dei dialoghi, che risultano spesso artefatti e a volte indugiano nel melodrammatico. Mi è venuto spontaneo paragonarli a quelli di Robin Wood, che ancora oggi tendono a essere magniloquenti, e mi sono chiesto perché i suoi “funzionano” e quelli di Delalande & Mogavino no: probabilmente il nocciolo della questione sta nella mancanza di ironia e naturalezza in quelli di Eleonora, oltre a una certa inopportunità nel mettere in bocca ai personaggi sbagliati (o nei contesti meno adatti) parole che per ceto o situazione contingente risultano forzate.
Dei tre episodi qui raccolti mi sembra che il più riuscito sia il secondo, con i suoi accenti shakespeariani e una maggiore attenzione alla protagonista. Nel primo episodio Eleonora lascia infatti la luce della ribalta ad altri personaggi, come ad esempio il suo amante Vincenzo Damonte. Il terzo, invece, è una specie di compendio dei suoi ultimi quarantasei anni di vita (con una brusca accelerata nelle ultime pagine) che si stacca dal ritmo degli altri e avrebbe potuto anche essere autonomo.
Superbe le tavole di Carlos Gomez, che ha lavorato massicciamente col computer senza però che la cosa sia troppo manifesta, se non quasi esclusivamente in due casi: a pagina 26 la scalinata e l’edificio dell’ultima vignetta sono penalizzati dalle evidenti dentellature dello scanner, così come nell’ultima vignetta di pagina 35 si distinguono chiaramente le figure tra la folla che sono state copia/incollate. Credo che la particolare lavorazione che ha usato consista nel prendere da un archivio di immagini già elaborate quelle più indicate per le singole scene, e far così “recitare” i personaggi con le posture e le espressioni più adatte alle singole vignette. Il risultato non sembra affatto artificiale ma visto che alcune immagini finiscono per essere molto ridotte rispetto alle dimensioni originali (e considerata anche la consueta ricchezza di dettagli profusi da Gomez) queste tavole necessiterebbero di un formato grande il doppio per poter essere gustate appieno!
Molto validi i colori di José Luis Rio, che pur volendosi ritagliare un proprio spazio espressivo non coprono il lavoro di Gomez e anzi ne agevolano la lettura evidenziando gli elementi più importanti per la narrazione. Da rilevare come la qualità della stampa sia impeccabile.
Può darsi che 3 anni fa io sia stato un po’ troppo severo, ma comunque questo numero di Historica si gode molto di più per la parte grafica che non per quella testuale. Un consiglio: l’introduzione di Brancato leggetela dopo il fumetto, e non prima come ho fatto io…

giovedì 2 ottobre 2014

Historica 24 - Eleonora 1: Regina di Francia



Nuovo numero di Historica, nuova delusione. Niente di tragico, ma secondo me si sarebbe potuto fare molto meglio visto il ghiotto materiale di partenza e la possibilità di sfruttare le doti di un Carlos Gomez non più limitato a formati claustrofobici.
Aliénor/Eleonora di Aquitania sin da giovanissima, quando gli intrighi familiari la portano a sposare il debole Luigi VII, dà prova della sua ambizione e della sua indole manipolatrice. Il volume ripercorre gli anni dal 1137 al 1148 e mette in scena gli inganni, i tradimenti, le argute mosse della regina fino alla disfatta di Antiochia.
Che gli sceneggiatori siano ben documentati e appassionati alla materia è fuor di dubbio ma purtroppo la dimensione del fumetto storico-avventuroso non sembra essere nelle loro corde. Se la Mogavino si può giustificare con l’inesperienza (Eleonora è il suo esordio come sceneggiatrice), Arnaud Delalande ha già diversi altri fumetti nel suo curriculum, che però evidentemente non gli sono bastati come banco di prova per liberarsi di una certa ingessatura didascalica che credo derivante dalla sua attività principale di romanziere.
Eleonora è tesa tra due opposte pulsioni: da una parte c’è il gusto vagamente postmoderno per il distacco sarcastico, il cinismo divertito e una certa enfasi retorica che inevitabilmente mi ha ricordato Dago (e Gomez asseconda da par suo le scene più patemiche) ma dall’altra c’è la furiosa impellenza di spiegare tutti i passaggi, di fornire e ribadire tutte le motivazioni e i pensieri dei personaggi, di contestualizzare e approfondire con lunghi e a volte poco realistici dialoghi. E se i dialoghi non bastano ci sono anche i balloon coi pensieri a sottolineare ulteriormente quanto già detto o mostrato.
Il risultato offre senz’altro un tempo di lettura molto lungo, ma la narrazione sembra artefatta, poco scorrevole, a volte anche non molto chiara – tanto più che sembra che tutti i francesi si chiamino Jean. È anche vero che alla scena col vescovo di Châtre a pagina 72 ho riso di gusto, ma è stato un caso isolato.
Il marchio di fabbrica di Historica: i balloon invertiti
Più o meno consapevolmente, Eleonora si inserisce nel filone sfruttato tra gli altri da I Sentieri di Malefosse, quello del fumetto storico tagliato addosso ai lettori generalisti francesi in cui la sola presenza di un protagonista molto amato o comunque notissimo a livello nazionale (e mi pare che Eleonora rientri nella categoria) fa passare in secondo piano gli eventuali difetti per quanto evidenti a un lettore più critico.
Dal punto di vista grafico Carlos Gomez realizza delle sequenze spettacolari e grazie al formato maggiorato degli albi francesi ci offre delle splendide vedute cittadine, scene di massa e panoramiche impensabili nel formato di Lanciostory e di Tex. Apprendo con stupore da Bedetheque che queste tavole non sono interamente frutto del suo sacco perché i layout dei primi due volumi sono stati curati da Erwan Le Saëc.
Ma al netto dei bei disegni di Carlos Gomez e di un personaggio principale carico di carisma e di carattere, restano una storia molto frammentaria e dei colori coprenti che soffocano il tratto di Gomez, simili a quelli dei primissimi Euracomix: non propriamente brutti ma decisamente invasivi. E il problema riguarda entrambi i coloristi che si sono avvicendati, Claudia Chec(caglini) e José Luis Rio, anche se nel terzo e ultimo episodio di questo volume è visibile (ma inefficace) la volontà di cambiare registro. E magari le pecore verdi e viola volevano essere un omaggio a Kadishman.
Che la storia proceda per accumulo senza un fluire troppo armonico e immediatamente sequenziale lo dimostra anche l’interpretazione di un passaggio da parte di Sergio Brancato (che nell’introduzione praticamente racconta tutto quello che succede nel fumetto!): secondo me Eleonora e Marcabruno non hanno un contatto più che platonico, Brancato interpreta la situazione come un adulterio completamente consumato.
Mi rimane una curiosità: le copertine, almeno i volti di Eleonora, non sembrano opera di Gomez, ma chi sia questo misterioso disegnatore-assistente nemmeno Bedetheque lo dice.