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mercoledì 4 settembre 2019

Questo mese risparmio.


Pazzesco, non pensavo che lo producessero ancora, men che meno che avesse avuto tanto successo. Ma evidentemente in Francia c'è un pubblico anche per questi prodotti.

lunedì 8 febbraio 2016

Historica 40 - U-47 1: La Battaglia dell'Atlantico

Che palle, un altro volume di Historica di guerra. Ma vabbè, per evitare ritorsioni da parte della Mondadori, visto che ho già marcato visita con il numero precedente, ho abbozzato e l’ho preso comunque, magari alla fine il fumetto meritava. Non è stato così.
La saga, di cui al momento sono stati presentati i primi 4 volumi (scelta che ha imposto un timone strettissimo e la decurtazione dell’introduzione di Brancato a sole due paginette), ruota attorno al sottomarino del titolo, terrore delle flotte inglesi nel periodo che va dal 1939 al 1941. Intorno a questo pezzo di metallo gravitano le vite di tantissimi personaggi, non solo quelle del personale di bordo ma anche quelle di alcuni ufficiali inglesi, delle donne della Resistenza francese, degli indipendentisti bretoni e di altre figure effimere (come l’estemporaneo meteorologo del terzo episodio, Convogli nell’Artico) che si aggiungono di volta in volta tanto per complicare ancora di più una trama già fittissima.
L’inizio è molto promettente e Mark Jennison sa far montare la tensione con grande efficacia ma ben presto la storia portante si perde nei molteplici rivoli da cui è composta, sicuramente affascinanti per chi ama il genere ma un pochino difficili da seguire per chi come me fa fatica a distinguere le divise e rimane perplesso davanti a ordini come «196 giri per 22 nodi!» o «azimut 280 per 5 miglia!». Di carne al fuoco Jennison ne mette veramente tanta, immagino supportato da una documentazione monumentale, e non faccio nemmeno finta di aver compreso tutto quello che succede in questo fumetto con un sacco di storie parallele e di personaggi che appaiono e riappaiono e occasionalmente cambiano pure bandiera. Sicuramente qualche didascalia mi sarebbe stata utile per inquadrare correttamente molte sequenze, tanto più che i disegni non aiutano: anzi, sono la parte più debole di U-47.
Gerardo Balsa sfoggia uno stile terribilmente freddo e purtroppo anche impreciso, nonostante sia palese l’utilizzo del computer. Non solo le anatomie sono spesso sbilenche o imprecise, ma anche il pannello che si vede nella seconda striscia di pagina 10 è abbozzato malamente. Negli episodi successivi anche lui come tanti altri disegnatori moderni farà ricorso “fortunatamente” a fotografie prese da internet e schiaffate nelle tavole senza curarsi di armonizzarle col resto.
Vista l’età (è del 1974) è quasi giustificabile che di argentino questo disegnatore non abbia nulla, se non qualche vaghissimo riferimento al primo Juan Gimenez (a voler esser molto, ma proprio molto, magnanimi). Anche i colori, ad opera di Nicolas Caniaux, sono quello che sono. Purtroppo questi effettini ed effettacci con cui si cerca di simulare al computer la matericità delle tempere o la trasparenza degli acquerelli alla fine rivelano tutta la loro artificiosità, anche se probabilmente il peggio è quando si ricorre a effetti iperrealisti.
Come avevo preventivato, U-47 è una serie dedicata a chi gode nel farsi sciorinare date e fatti con cui ha già confidenza e nel vedere che i dettagli tecnici sono riprodotti fedelmente senza un bullone fuori posto e non è interessato ad altro, ad esempio a come sono disegnate le donne – peraltro, oltre che talvolta anatomicamente discutibili particolarmente inespressive. Decisamente non il mio genere.
Nessun balloon invertito, questa volta (cosa che avrebbe potuto ravvivare un po’ la lettura), segnalo solo un «fato» invece di «fatto» e la probabile interpretazione errata del termine “Lunette”, che non indica un’amica inesistente di una delle protagoniste ma la piccola lente che frega al suo amante tedesco.
In ultima analisi è innegabile che un bel tomo cartonato come questo, che contiene ben quattro volumi originali francesi stampati su ottima carta pesante, offerto a 13 euro sia un affarone ma io lo vedo più come un “pizzo” da pagare alla Mondadori affinché continui a rifornire ancora di Historica l’edicola dove prendo i volumi della collana.