Pazzesco, non pensavo che lo producessero ancora, men che meno che avesse avuto tanto successo. Ma evidentemente in Francia c'è un pubblico anche per questi prodotti.
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mercoledì 4 settembre 2019
martedì 13 marzo 2018
lunedì 8 febbraio 2016
Historica 40 - U-47 1: La Battaglia dell'Atlantico
Che palle, un altro volume di Historica
di guerra. Ma vabbè, per evitare ritorsioni da parte della Mondadori,
visto che ho già marcato visita con il numero precedente,
ho abbozzato e l’ho preso comunque, magari alla fine il fumetto meritava. Non è
stato così.
La saga, di cui al momento sono stati presentati i primi 4 volumi (scelta
che ha imposto un timone strettissimo e la decurtazione dell’introduzione di
Brancato a sole due paginette), ruota attorno al sottomarino del titolo,
terrore delle flotte inglesi nel periodo che va dal 1939 al 1941. Intorno a
questo pezzo di metallo gravitano le vite di tantissimi personaggi, non solo quelle
del personale di bordo ma anche quelle di alcuni ufficiali inglesi, delle donne
della Resistenza francese, degli indipendentisti bretoni e di altre figure
effimere (come l’estemporaneo meteorologo del terzo episodio, Convogli nell’Artico) che si aggiungono
di volta in volta tanto per complicare ancora di più una trama già fittissima.
L’inizio è molto promettente e Mark Jennison sa far montare la tensione con
grande efficacia ma ben presto la storia portante si perde nei molteplici
rivoli da cui è composta, sicuramente affascinanti per chi ama il genere ma un
pochino difficili da seguire per chi come me fa fatica a distinguere le divise
e rimane perplesso davanti a ordini come «196 giri per 22 nodi!» o «azimut 280
per 5 miglia!».
Di carne al fuoco Jennison ne mette veramente tanta, immagino supportato da una
documentazione monumentale, e non faccio nemmeno finta di aver compreso tutto
quello che succede in questo fumetto con un sacco di storie parallele e di
personaggi che appaiono e riappaiono e occasionalmente cambiano pure bandiera. Sicuramente
qualche didascalia mi sarebbe stata utile per inquadrare correttamente molte
sequenze, tanto più che i disegni non aiutano: anzi, sono la parte più debole
di U-47.
Gerardo Balsa sfoggia uno stile terribilmente freddo e purtroppo anche
impreciso, nonostante sia palese l’utilizzo del computer. Non solo le anatomie
sono spesso sbilenche o imprecise, ma anche il pannello che si vede nella
seconda striscia di pagina 10 è abbozzato malamente. Negli episodi successivi anche
lui come tanti altri disegnatori moderni farà ricorso “fortunatamente” a
fotografie prese da internet e schiaffate nelle tavole senza curarsi di
armonizzarle col resto.
Vista l’età (è del 1974) è quasi giustificabile che di argentino questo
disegnatore non abbia nulla, se non qualche vaghissimo riferimento al primo
Juan Gimenez (a voler esser molto, ma proprio molto, magnanimi). Anche i
colori, ad opera di Nicolas Caniaux, sono quello che sono. Purtroppo questi
effettini ed effettacci con cui si cerca di simulare al computer la matericità
delle tempere o la trasparenza degli acquerelli alla fine rivelano tutta la
loro artificiosità, anche se probabilmente il peggio è quando si ricorre a
effetti iperrealisti.
Come avevo preventivato, U-47 è una
serie dedicata a chi gode nel farsi sciorinare date e fatti con cui ha già
confidenza e nel vedere che i dettagli tecnici sono riprodotti fedelmente senza
un bullone fuori posto e non è interessato ad altro, ad esempio a come sono
disegnate le donne – peraltro, oltre che talvolta anatomicamente discutibili
particolarmente inespressive. Decisamente non il mio genere.
Nessun balloon invertito, questa volta (cosa che avrebbe potuto ravvivare
un po’ la lettura), segnalo solo un «fato» invece di «fatto» e la probabile interpretazione
errata del termine “Lunette”, che non indica un’amica inesistente di una delle
protagoniste ma la piccola lente che frega al suo amante tedesco.
In ultima analisi è innegabile che un bel tomo cartonato come questo, che
contiene ben quattro volumi originali francesi stampati su ottima carta pesante,
offerto a 13 euro sia un affarone ma io lo vedo più come un “pizzo” da pagare
alla Mondadori affinché continui a rifornire ancora di Historica l’edicola dove prendo i volumi della collana.
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