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domenica 12 gennaio 2025

Letteratura di mare


Sesto volume della collana dedicata a Franco Caprioli e di gran lunga il più corposo. Nelle prime cento pagine Letteratura di mare raccoglie nove fumetti di ambiente marinaro transitati su Il Giornalino nei primi anni ’70 e scritti da vari sceneggiatori – principalmente Renata Gelardini e Mario Basari (che si firmava anche O. Saibari) ma in un paio di occasioni anche Alfredo Castelli e Raoul Traverso/Roudolph. Considerando il pubblico di riferimento originale e la vocazione della rivista che ospitò questi fumetti il motivo principale per l’acquisto sono come al solito le splendide tavole di Caprioli, ma qualche occasionale perla la si trova.

Un pugno di perle è sin troppo edificante ma piacevole.

Piacevole anche Lame incrociate, per quanto stereotipato.

Otto giorni su una zattera è tratto da Mark Twain e mal si adatta a una trasposizione a fumetti.

I corsari del Rio Grande del Sud ha come protagonista nientemeno che Giuseppe Garibaldi nelle poco conosciute vesti di corsaro. Molto interessante ma proprio per questo avrebbe meritato un maggiore approfondimento e più spazio senza comprimere così tanto la vicenda (ed è pure il fumetto più lungo, serializzato all’epoca su due numeri de Il Giornalino).

Una discesa nel Maelström è tratto da Poe e beneficia della spettacolare resa del mare di Caprioli.

Capitan Gambadilegno è una celebrazione della Società Marittima Tedesca di Salvataggio e forse è il pezzo migliore. L’argomento è interessante, i personaggi ben tratteggiati e il taglio è abbastanza moderno.

Niente male anche Il mozzo del Sant’Elia, originale e ben documentato ma con un finale troppo edificante per essere preso sul serio.

Allarme a Block Island fu forse ispirato a un fatto di cronaca e narra del salvataggio di un bambino e di un’adolescente in mare. Ahinoi, si respira un po’ l’atmosfera dei «fumetti della realtà» del Corriere dei Ragazzi.

Anche Balene d’assalto potrebbe essere stato ispirato dalla cronaca di quegli anni e anche questo è più che altro un resoconto: vede il salvataggio di una famiglia e di un loro amico sperduti in mare dopo l’inspiegabile attacco di un branco di balene.

La seconda parte del volume ospita una corposa ma incompiuta Storia della Navigazione iniziata su Il Vittorioso nel 1967 e dalla vita editoriale travagliata. Dopo la pubblicazione serrata delle prime 28 tavole, nel 1968 le successive 16 vennero pubblicate in maniera molto rarefatta e addirittura le ultime 28 hanno visto la luce solo nel 2016 grazie a un volume edito da Passenger Press su cui si è basata questa edizione che ne riprende il titolo – in origine l’operazione si intitolava Con Franco Caprioli nell’avventura del mare. Il fumetto è molto presente anche qui, ma subordinato alla natura enciclopedica dell’opera. Sia questo approccio che la natura un po’ sincopata del lavoro (che salta da una argomento all’altro e a volte torna un po’ indietro nel tempo per approfondire certi dettagli) rendono l’opera un po’ ostica da leggere. Inoltre le tavole rimaste inedite presentano come lettering quello elaborato da Caprioli solamente a matita, che così tende a essere evanescente soprattutto nelle vignette a colori. La lettura vale comunque tutto lo sforzo, sia per le nozioni non banali che Caprioli vi profuse sia ovviamente per la contestualizzazione dei suoi splendidi disegni. Dalla preistoria («Quando il mare era mistero e paura») il progetto arrivò solo sino alla morte di Cristoforo Colombo.

La cura è quella consueta profusa da Nicola Pesce Editore (a introdurre il volume c’è un testo di David Padovani) e la possibilità di partire dalle tavole originali ha permesso una buona qualità di stampa. Addirittura, nella terza vignetta di pagina 27 si vedono degli appunti a matita (alcuni sembrano più dei ghirigori, a dire il vero) mentre a pagina 29 è evidente la pecetta con cui venne apposta la parola «cacicco» in un balloon. La carta non è patinata ma questo è lo standard dell’editore e ormai mi sono rassegnato. In fondo anche questo contribuisce al fascino vintage di questi volumi.

25 euro per un volume di queste dimensioni e di questa qualità grafica mi sembrano un buon prezzo.

martedì 8 novembre 2022

La costellazione del cane

Questo fumetto di 44 tavole non è tanto lo sviluppo di un’unica storia quanto una raccolta di piccole vicende che si incrociano e si intrecciano. Forte della sua conoscenza dell’argomento (a cui dedicò la tesi, come apprendiamo dall’introduzione di David Padovani), Sergio Tisselli mostra l’impatto che un’epidemia di peste ha sulla vita degli abitanti di un borgo nel XVII secolo. Anticipata dalla previsione di Alessandro Righi che la profetizza con l’apparizione nel cielo della funesta Costellazione del Cane, la peste si manifesta con la figura di un untore che compie il suo sporco lavoro in una chiesa. Qui trova rifugio il soldato Otello che si asperge alla fonte corrotta per poi capitolare nell’acqua del fiume in piena dove un montanaro ha perso la legna, e per recuperarla dalle grinfie del vicino di casa lo ammazza portando alla reazione delle autorità uccidendo quindi una guardia il cui cadavere arriva col fiume in paese, dove una lavandaia ne raccoglierà la giubba ancora buona infettandosi a sua volta, richiamando quindi un cerusico che nel visitarla sin troppo accuratamente contrarrà la peste, ecc.

Non mancano deviazioni inaspettate e originali (la lavandaia creduta morta torna come uno zombi dal marito terrorizzato) ma in linea di massima la struttura dei vari passaggi viene mantenuta invariata mostrando come l’insorgere del morbo o la sua vicinanza porti a delle conseguenze anche morali, con i vari protagonisti preda di ira, lussuria, invidia, indifferenza verso il prossimo.

Nonostante fosse il primo lavoro di Tisselli, La costellazione del cane si presenta graficamente come un’opera già molto matura. Le sue vignette sono spettacolari, certo, con tutta la documentazione e la cura per i dettagli che vi ha profuso (e di cui l’introduzione rende conto) ma i suoi personaggi vengono anche fatti recitare con grande maestria. Dove la cura documentaristica dell’autore ha forse peccato di eccessiva solerzia è nel ricorso al proto-italiano dell’epoca, che può risultare farraginoso per quanto modulato sulla classe sociale di ogni personaggio.

Più che altrove ho avvertito che gli acquerelli lividi e scuri di Tisselli avrebbero meritato la carta patinata.

venerdì 24 luglio 2020

I giorni dell'Impero

Nicola Pesce Editore continua la meritoria riproposta dei lavori di Gianni De Luca, stavolta con un fumetto di cui nemmeno sapevo dell’esistenza. I giorni dell’Impero è rimasto incompleto a causa della morte del disegnatore (nell’introduzione David Padovani ricorda che nessun altro si sentì di assumersi il compito di concluderlo) ma fortunatamente è un’incompiutezza molto relativa. I primi quattro episodi di 12 tavole l’uno formano infatti un unico arco narrativo, che pone le basi per quello successivo ma è comunque leggibile a sé.
Il protagonista della storia è il giovane Fabio. Suo padre il centurione Strabone è stato giustiziato in Gallia per alto tradimento e appresa la notizia la madre è morta di crepacuore. Solo al mondo e convinto che il padre non possa avere veramente tradito l’Impero, Fabio lascia Roma alla volta dell’accampamento di Argentoratum per fare luce sull’accaduto. Per sua fortuna il capitano di una nave lo prende sotto la sua protezione; nel corso del viaggio fa la conoscenza di Elisa, una giovane galla, e dell’ebreo Nicodemo che si porta dietro in uno scrigno nientemeno che la Sacra Sindone.
Lo sceneggiatore Mauro Cominelli imbastisce una dignitosa trama investigativa con parecchia azione e spunti originali, anche se lo stratagemma con cui Fabio svela i traffici di Licio Vetulonio (e quindi il complotto contro suo padre) è un po’ artefatto. Conclusa questa prima parte Fabio può riposarsi prima di dedicarsi a una nuova avventura ambientata stavolta in Palestina, dove l’infido Vetulonio sta accompagnando Nicodemo.
Nonostante la matrice cattolica e la destinazione originaria la serie si legge con piacere per il fascino dell’attenta ricostruzione storica e per gli elementi investigativi. Ovviamente Fabio ribadisce che uccidere è sbagliato e quando lo fa è sempre “senza volerlo”, mentre la Sacra Sindone è una reliquia onnipotente che entra in gioco quando non ci sono altre vie d’uscita (poche volte, in realtà). Ma si tratta di concessioni accettabili che non pesano sul giudizio complessivo. I filatteri dei balloon di De Luca invece ogni tanto sono spiazzanti, visto che i dialoghi sembrano uscire dalla fronte dei personaggi e qualche rara volta l’ordine di lettura non è immediatamente chiaro. Ciò detto, i suoi disegni sono ovviamente eccezionali. In particolare, le architetture e gli ambienti desertici sono stupendi. Nell’introduzione viene detto che la versione apparsa su Il Giornalino era stata colorata dallo stesso De Luca, ma francamente non so come possa essere stato il risultato visto che queste tavole sono perfettamente complete così, in un bianco e nero pieno di effetti che, a seconda della necessità, donano loro un tocco di grottesco espressionismo oppure di realismo tridimensionale.
Oltre alle 84 pagine di fumetto completate questo volume offre anche 42 tavole ancora a matita: a parte le ultime, sono molto accurate e De Luca aveva già impostato anche il lettering, permettendoci così (ma con una certa fatica) di leggere il seguito della storia. Con la liberazione di Nicodemo si può dire che un secondo ciclo narrativo sia più o meno concluso e leggibile, mentre del seguito in cui comincia la predicazione del Cristianesimo in Giudea non restano che sei tavole.
Al di là della spettacolare parte grafica, I giorni dell’Impero è quindi soddisfacente anche dal punto di vista dei testi: le due trame principali sono perfettamente godibili.