E così, dopo anni (decenni?)
dall’uscita del primo volumetto edito dalla mai abbastanza rimpianta Planeta
DeAgostini scopro come va a finire questa balzana storia di un Grant Morrison
particolarmente flippato.
Il protagonista è un volenteroso
ragazzone che si accompagna a un tonno volante ed è vestito con una muta da
sub, da cui il nome. Vorrebbe vivere un’avventura, ma da quando un gruppo di
(super?)eroi ha eliminato l’ultima minaccia globale non ci sono più pericoli e
quindi passa il suo tempo a giocare a scacchi con la morte daltonica e a
spasimare dietro una guerriera barbuta e inavvicinabile. E come il resto della
popolazione anche lui visita regolarmente il parco giochi di Mickey Eye, dove
la disperazione e l’orrore hanno sostituito il divertimento. Poi però sulla
Terra cominciano a cadere dei pezzi di luna con iscritti dei geroglifici egizi,
mentre viene lanciato sul mercato un nuovo cibo simil-Spam, lo Xoo, che si
rivela essere una forma di vita senziente. Per aiutare la creaturina, Seaguy si
imbarca finalmente in un’avventura: visiterà Atlantide e poi la luna.
Il gioco di Morrison (oltre a
buttare lì situazioni grottesche) è quello di corrompere progressivamente
questo mondo di apparente innocenza infantile con situazioni sempre più inquietanti
se non proprio drammatiche. Cameron Stewart ai disegni asseconda questa scelta
rendendo progressivamente più realistico e dettagliato il suo stile,
inizialmente più morbido.
A suo tempo il “finale” mi aveva
lasciato un po’ di amaro in bocca, sia perché il povero Seaguy ne usciva male,
sia perché la storia non era proprio del tutto conclusa lasciando aperta la
possibilità di un seguito che poi non so se la Planeta DeAgostini
effettivamente pubblicò. Quindi l’ho letto adesso: è una seconda miniserie di
tre numeri come la precedente.
Seaguy non riesce ad adattarsi
alla sua vita e al nuovo animale di compagnia che gli è stato affibbiato e che
lo spia per conto di Mickey Eye. Finisce in manicomio dove viene salvato da un
gruppo di nuovi eroi che si ispirano a lui e che per proteggerlo gli danno una
nuova surreale identità spagnoleggiante. Ma (come poi si vedrà in The Filth, Nameless,
Seven Soldiers of Victory e come d’altra
parte era già successo in The Mystery
Play) le cose non sono come sembrano. Finale prevedibile pur con una vaga
punta di cinismo che gli evita la banalità più totale.
Difficile dire quale sia migliore
(o peggiore), se la prima parte ostentatamente bizzarra e inconcludente o la
seconda sin troppo lineare e con la spada di Damocle del supereroismo che si
affaccia sin dall’inizio.
A deludere sono di certo i
disegni di Cameron Stewart, decisamente virati sul caricaturale con
un’inchiostrazione rozza e affrettata e semplificazioni anatomiche indegne
della miniserie precedente, di soli 5 anni prima. Il suo cognonimo Dave ai
colori rincara la dose con una certa pacchianeria (Peter Doherty aveva fatto un
lavoro meno invasivo, pur se anche lui pagava pegno all’entusiasmo per gli
effettacci della colorazione digitale di inizio anni 2000).
Nel complesso Seaguy mi pare un lavoro decisamente
minore nel corpus delle opere di
Grant Morrison, anche se va riconosciuto un certo coraggio nel parodiare in
maniera così truce l’industria Disney colpevole di seguire il profitto a ogni
costo e “rincritinere i bimbi” per dirla col Pippo di Andrea Pazienza.