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lunedì 30 gennaio 2017

Il Morto 26: Delitti di Paese

L’ultimo episodio de Il Morto ha un titolo veramente azzeccato: nel corso della lettura, soprattutto all’inizio, si avverte il torbido delle indagini che coinvolgono un paesello di provincia, mentre pian pianino la trama si disvela.
Un pescatore viene rinvenuto morto, probabilmente avvelenato, e nel corso delle indagini si scopre che l’omicidio ruota attorno alla casa della signora Cristina Bianchi: il morto non era chi diceva di essere e si trovava a pensione proprio dalla vecchia maestra, col proposito di comprarle la casa, per rinvenire il ricchissimo bottino frutto di una rapina. Uno dei rapinatori era, guarda caso, un vecchio commilitone di Peg che va dalla signora per ricostruire il suo passato e si trova così coinvolto nella vicenda. Ma probabilmente ci si sarebbe trovato coinvolto comunque, visto che in questo episodio fa coppia fissa con l’affascinante medico legale del luogo.
La storia è coinvolgente e ha un ottimo ritmo. Il Morto non si vede molto ma il fascino di Delitti di Paese sta principalmente nello sbrogliarsi della matassa e nella carrellata di personaggi ben delineati.
I disegni di questo episodio sono molto belli, e forse proprio questo costituisce il loro limite. Stavolta Boselli è stato inchiostrato da Leonardo Gagliano. Il risultato è eccellente: le sapienti pennellate di Gagliano sono nette e modulate e nell’insieme danno quasi un’impressione di ligne claire con derive pop art. Alcune vignette sembrano disegnate da Ted Benôit, e non siamo poi troppo distanti nemmeno da Roberto Baldazzini. Questo stile così elegante e ricercato, però, forse non è quello più giusto per narrare le vicende sporche e disperate de Il Morto. Ma forse basta solo farci l’abitudine.
In appendice c’è una breve storia di Blacky Mole, Ǿläff il Bruciato, ispirata ai miti norreni. Meglio di quanto visto in precedenza sempre a opera di Antonio Pannullo, ma la natura epica del racconto rende questo fumetto più simile a un racconto illustrato che a un fumetto vero e proprio.

domenica 21 giugno 2015

Il Morto 18: L'Occasione



Neanche delle cattive notizie ci si può fidare... E io furbo (=coglione) che ho declinato l’invito di un amico a prendermi il numero 17 de Il Morto in fiera a Reggio Emilia, tanto gli altri non si sarebbero comunque più visti in edicola.
E invece eccolo qua il numero 18, con la storia precedente ovviamente monca visto che come annunciato il 17 nelle edicole non è arrivato.
Comunque: il dottor Orbi, novello Pietro Chiocca (evidentemente in quarant’anni le cose sono cambiate poco o nulla), ha una florida attività di mercante d’armi. Una transazione non va a finire come desiderato e il pover’uomo si trova braccato da un’affascinante mercenaria. Creduto morto a causa del crollo dell’aereo che avrebbe dovuto prendere, si ritrova a ricominciare da capo la sua vita anche perché scopre delle spiacevoli verità sul suo ménage familiare. Il guaio è che in mancanza di fondi i suoi clienti lo hanno pagato in diamanti grezzi che fanno molto gola a un malintenzionato e alla sua compagna.
Con quella casualità di cui vivono i fumetti, incontra inaspettatamente Peg che ovviamente prenderà parte alla vicenda anche nei panni del Morto. Il fortuito incontro con Orbi sembra costituire un importante punto di svolta per la serie visto che in precedenza i due si erano già conosciuti e il mercante di morte può fornire degli indizi sul passato dello smemorato vendicatore.
La narrazione procede spedita e coinvolgente; come spesso accade in questo fumetto non mancano squarci iperrealisti sull’Italia contemporanea (i negozi Compro Oro...) e una certa carica di critica sociale. Molto bella la scena del treno. Purtroppo sul finale la storia accelera improvvisamente e si concede qualche digressione un po’ farsesca, comunque accettabile visto che alla fine il cattivo sembra redimersi e questo mi pare un tocco di originalità.
Ai disegni Marco Boselli (con chine di Leonardo Gagliano) compie un buon lavoro ma nelle ultime pagine pure lui sembra avere qualche cedimento forse dovuto alla fretta di consegnare in tempo l’episodio. Niente male le sue donnine.
A integrare questo numero 18 c’è la seconda parte de La Cassapanca, un “libero” iniziato nel numero scorso (ma proprio quel fottuto 17 dovevano saltare?!), in cui mi sembra che né lo sceneggiatore Roberto Anghinoni né tanto meno il disegnatore Ermete Librato siano molto ispirati. E l’impressione non è solo dovuta all’incazzatura di essermi perso il numero 17.