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martedì 2 aprile 2024

Double M 1: Le Trésor des Chartreux

Ho già spiegato quanto sia vantaggioso avere amici scienziati che periodicamente vanno in missione in giro per il mondo. Questo volume è un altro bonus, che mi ha lasciato stupito. Come quando si vedono i primi fumetti di Milo Manara. Eh, già: anche Felix Meynet ha dovuto fare un po’ di gavetta e agli esordi aveva uno stile ben diverso rispetto a quello con cui è conosciuto e apprezzato oggi.

La storia è ambientata nel 1969 ma prende le mosse durante la Resistenza francese, quando un maquisard fuggendo a un agguato rinvenne il favoleggiato tesoro del titolo che i monaci nascosero sulle montagne dell’Alta Savoia alla fine del XVIII secolo. Ma questo lo scopriremo solo a un terzo abbondante del volume: prima Roman e Meynet ci presentano i protagonisti della serie.

Mel Dalvoz è un escursionista e un istruttore di sci con un certo talento artistico, adesso che è bassa stagione viene ingaggiato come guida dalla bella Mirabelle, imbranata e vanesia (all’inizio pensava di affrontare le pendici con i tacchi alti) che però alla fine riserverà qualche sorpresa. Si trovano coinvolti nella ricerca del tesoro, ma non è una situazione semplice perché l’antico monastero venne inghiottito nel terreno da una delle periodiche frane della zona e leggenda vuole che ci sia pure un enorme lupo a custodirlo. E qualcuno quel lupo lo ha anche visto.

Come intuibile dalla copertina, la vicenda per quanto solida passa spesso in secondo piano rispetto ai battibecchi della coppia di protagonisti, lui sportivo un po’ orso e lei modaiola estroversa. Con ogni probabilità la destinazione originaria era la serializzazione su rivista: certi misteri vengono risolti nell’arco di una pagina (aspettare una settimana o un mese dopo un cliffhanger dava una tensione che qui è assente) e l’azione procede spedita pur tra ellissi. Alcuni passaggi possono sembrare un po’ inverosimili o forse Pascal Roman procedeva senza avere ancora in mente l’esatto sviluppo della storia, comunque alla fine tout se tient: anche troppo, purtroppo, perché il finale risulta affrettato e viene risolto con un deus ex machina. Ma da una parte i protagonisti non sono degli eroi classici e dall’altra nel 1991 i volumi inseriti nelle collane consolidate (in questo caso Génération Dargaud) dovevano essere di 46 tavole, salvo poche eccezioni di certo non riservate agli esordienti. Un discreto rammarico, ma niente di drammatico, è l’uso occasionale dell’argot della zona, che probabilmente mi ha fatto perdere certe sfumature dei dialoghi – dialoghi peraltro molto divertenti.

È impressionante vedere questo sgorbietto sproporzionato sapendo che poi sarebbe diventato la bellissima Mirabelle, l’archetipo delle stupende donne di Felix Meynet – ma già dopo metà volume le sue gambe si allungheranno provvidenzialmente! Lo stile del disegnatore savoiardo presentava all’epoca dei contorni ben marcati e una grande cura per i dettagli, alternando un tratto morbido a un altro più squadrato ma sempre con uno stampo caricaturale. Un po’ Sandro Angiolini e un po’ Martin Veyron, se rendo l’idea. Una certa attenzione, sempre spostata sul caricaturale, viene riservata agli animali che popolano le montagne.

Che bello tornare a leggere una bella storia investigativa/avventurosa come si usava una volta, anche se virata sull’umoristico. E anche se Meynet avrebbe spiccato il volo alla grande solo dopo un altro po’ di rodaggio, era già gradevole all’epoca.

Se non sbaglio recentemente è uscita una ristampa di Le Trésor des Chartreux con una nuova copertina. Chissà se hanno anche modificato la rappresentazione di un infermiere di colore all’inizio dell’albo, ben poco politically correct.

giovedì 28 marzo 2024

Les Hautes Ténèbres

Il vantaggio di avere amici scienziati che vengono mandati in missione in giro per il mondo è che quando vanno nei paesi francofoni (il Belgio, nel caso specifico) magari passano per qualche fumetteria e mi portano dei volumi. Non che questo sia granché, ma a caval donato…

Pubblicato in volume extralarge nel 1985 Les Hautes Ténèbres si svolge agli inizi del XVI secolo, quando in Europa imperversano i contrasti religiosi. In una regione della Svizzera vengono individuati degli eretici e i Cattolici organizzano una squadra guidata da Jean De Corde, il suo amico Guido e un prevosto per far tornare sulla retta via i Luterani (o quello che sono) preferibilmente sterminandoli nel processo. La missione è dura perché i montanari padroneggiano il loro territorio impervio e sanno come far esplodere le montagne, ma grazie a un traditore i Cattolici potrebbero averne ragione. 56 tavole inframmezzate da vignettone di raccordo costituiscono la prima parte della storia.

Chiude il volume un episodio più breve, La Traque, di 43 tavole (anche queste inframmezzate da splash page) in cui si prepara l’ultimo assalto mentre Guido agonizza fino al frettoloso finale.

La storia non è malaccio, peccato che i disegni siano atroci. Non riesco veramente a trovare qualcosa a cui paragonare gli obbrobri di Gérald Crépel. Sembra un Muñoz o un Pratt a cui però manca qualsiasi base di disegno. Ignoro se in origine il fumetto fosse a colori, questa versione in volume presenta delle mezzetinte a volte molto scure che rendono ancora più ostica la lettura, anche perché il testo delle didascalie a volte è scritto proprio su un grigio molto scuro. E pure Glénat ci mise del suo invertendo l’ordine di due delle prime tavole e stampando Les Hautes Ténèbres su una carta assai porosa ma con la qualità tecnica di quella felice epoca pre-computer: in sostanza si intravedono ancora le matite usate per fare il lettering ma contemporaneamente il tratto è sbaffato.

Se ho capito bene questa collana “Grandes Chapitres” ospitò quelle serie pensate non tanto per la riproposizione nel classico volume di 48 o 64 pagine quanto per la serializzazione su rivista. Anche se numerati progressivamente in entrambe le parti, i singoli capitoli della prima hanno infatti un titolo proprio. L’elenco in quarta di copertina degli altri fumetti ospitati dalla collana contempla Rebecca di Brandoli e Queirolo, un integrale di Ernie Pike e Il Prigioniero delle Stelle di Font. Tutti altri pianeti rispetto agli sgorbi di Crépel. Il formato è inusitatamente grande per un fumetto che si basa su una struttura a sei vignette poco o nulla dettagliate, e che anzi proprio per le sue dimensioni sottolinea ancora di più le carenze del disegnatore. In appendice lo sceneggiatore Daniel Varenne approfondisce i temi trattati nel fumetto, esordendo curiosamente con considerazioni apparentabili a quelle che ho fatto io su Dago Nuova Ristampa 99.