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domenica 5 marzo 2023

A.D.D. Adolescent Demo Division

A volte il purgatorio del Tutto a tre euro riserva scoperte piacevoli, o perlomeno interessanti. Anche se poi magari alla fine non mantengono del tutto le promesse. E vabbè.

La NextGen è una ditta che “coltiva” l’A.D.D., un gruppo di ragazzini che vivono per testare videogame e altre novità tecnologiche chiusi nella torre d’avorio dell’azienda, senza contatti (se non sporadici) con il “realmondo” esterno. La loro origine è incerta: ufficialmente trovatelli, una giornalista investigativa ha diffuso immagini di un laboratorio per la clonazione all’interno della NextGen e per questo è stata rimossa dalla carta stampata dopo che l’azienda ha comprato il giornale per cui lavorava. I dubbi serpeggiano tra gli stessi ragazzi, che vengono periodicamente testati in sfide di gruppo per far “avanzare di livello” qualcuno di loro: si dice che come premio il vincitore potrà conoscere la sua madre biologica miracolosamente rintracciata, ma alcuni hanno delle teorie ben più cupe. Infatti della precedente generazione di A.D.D. non è rimasto che un “alpha” in forza alla NextGen e gli altri sono tutti spariti.

I protagonisti sono i “beta” della nuova generazione, spesso con qualche difetto congenito (chi muto, chi afefobico, ecc.) ma anche con delle abilità particolari, come la capacità di Lionel di “bridgiare” le informazioni e vedere oltre il velo di Maya che ricopre tutti gli strumenti di comunicazione di massa. Un’abilità fondamentale per cogliere il vero destino di Karl, capo della sua squadra che è stato appena fatto passare di livello e di cui verranno messe in produzione delle copie-robot da collegare alle consolle per migliorare l’abilità dei giocatori. Il cast è molto affollato e tra i vari personaggi satellitari emerge un ragazzo catatonico che cerca di contattare qualcuno.

Il canovaccio di partenza è quello di un’infinità di altre opere (persino Adriano Celentano ci fece un film), ma Douglas Rushkoff scrive in maniera accattivante e non risparmia qualche piccolo colpo di scena. L’invenzione di un linguaggio pieno di neologismi passa in secondo piano rispetto a dialoghi che spesso risultano molto realistici – dopotutto i protagonisti sono ragazzini in preda agli ormoni. Peccato che certi passaggi siano risolti in maniera troppo repentina (e quindi poco chiara) e che il finale New Age ricordi certe storie di Sergio Macedo.

I disegni di Goran Sudžuka (supportato dalle chine di José Marzan jr. da metà fumetto) sono semplici senza risultare scarni o affrettati. Di sicuro è espressivo, ma qualche tratteggio o ombra in più avrebbe dato maggior corpo alle sue tavole.