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scrivere per vivere vivere per scrivere

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La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM
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venerdì 9 giugno 2017

Accendere una candela è meglio che maledire l'oscurità. Scelte


Leggendo il post di Marina Guarneri, che trovate QUI, mi sono sentito coinvolto. Ovvio, l'argomento figli, scelte, prese di posizione, mi tocca.
La lettura, oltre ad averla gradita, ha scatenato tutta una serie di considerazioni accessorie al punto che mi è venuta voglia di buttare giù due righe 😄😄😄 
Sempre all'insegna dell'ironia, lungi da me prendere troppo sul serio le mie elucubrazioni
Probabilmente l'unico grande lascito che possiamo donare ai nostri figli è la forza morale di operare delle scelte. Razionali, coraggiose, oneste.
Tutto ciò prevede un duro lavoro di sostegno per permettere alla personalità dei nostri "cuccioli" di evolversi, svilupparsi, esplodere. Lo stile di vita moderno non aiuta. I filtri, la mediazione, sono tutte cose affidate in massima parte a ciò che attiene al virtuale.
Miliardi di immagini, di situazioni, colpiscono la mente di quelli che vengono definiti i"nativi digitali". Quando un concetto o un valore non è vissuto o elaborato profondamente si trasforma in una delle tante informazioni che attengono all'immaginario collettivo, ma senza sviluppo pratico. Oggi, più che mai, il lavoro del genitore è difficile. Sopratutto per noi che abbiamo dai quarant'anni in su. Siamo la generazione di mezzo tra coloro che sono usciti dalla seconda guerra mondiale e questo modo virtuale dove tutto si muove così velocemente da aver creato il fenomeno paradossale dell'immobilismo etico.
Mi vengono in mente le masse di idioti sapienti che dietro la protezione di un monitor pontificano, giudicano, colpiscono. Tutte persone istruite, addirittura colte, che spesso hanno una vita fatta di relazioni sociali quasi inesistenti, frammentarie, disorganizzate. Con orgasmi stimolati dalla digitopressione compulsiva sulla tastiera. Ma questo è un altro discorso.
Cosa significa scegliere? È soltanto formarsi delle opinioni scegliendo tra la grande massa di informazioni che i media ci forniscono? È identificare tra ciò che la grande informazione ci propone come più consono al nostro bagaglio di studi e di letture e quindi attinente al nostro corpus culturale?
Sì, possiamo affermare che spesso si tratta di questo. Dovrebbe bastare no? Sono cresciuto con dei principi, ascolto, valuto, mi formo una mia opinione, la esprimo. Tutto a posto no?
Un corno tutto a posto. Ci vuole, ci deve essere, una corrispondenza nella pratica quotidiana. Il pensiero si deve trasformare in azione. Le scelte, come i valori, devono rispecchiarsi nei nostri atti quotidiani. Ai nostri ragazzi va data la possibilità di studiare, di accrescere il bagaglio culturale, di sviluppare uno spirito critico, di essere in grado di riconoscere il barlume di vero dalla grande massa di cose verosimili. Devono imparare a essere. Ma tutto deve trasformarsi in energia cinetica. Tutto. A quel punto, della parola, preso atto dell'etimologia, mi interessa che si trasformi in eziologia di una grave forma di malanno: libertà e azione. Pratica quotidiana dello spirito indipendente, moto a luogo dei principi. Partecipazione e coinvolgimento fattivo. Come? Con la condotta quotidiana, con la costante capacità di ricercare il modo migliore di fare le cose a scuola, nel lavoro, in famiglia.
Zzo me ne frega di avere un figlio che si commuove per i terremotati se poi si comporta come uno stronzo con gli amici o i vicini di casa. Che si attiva con post sui social solidarizzando con gli immigrati se non aiuta la mamma a lavare i piatti. 'Nporta una sega che sia sostenitore di tutte le associazioni animaliste del mondo se quando incontra la vecchietta del terzo piano non la saluta nemmeno o non si offre di portarle la borsa della spesa. 

La butto sul ridere, ovvio. Esagero. Chi mi legge spesso sa che non riesco ad essere serio per più di due paragrafi.
Probabilmente ho raccolto in poche righe una tale massa di luoghi comuni da bastare per una vita intera.
Credo che un genitore debba compiere un grosso lavoro per incrinare a picconate quello schermo, quella bolla virtuale fatta di avvenimenti vomitati a milioni ogni singolo giorno, Avvenimenti che coinvolgono a livello percettivo, così pressanti e ripetuti da diventare però ipnotici. Alla fine si rimane immobili, spettatori di un mondo che incalza, ma noi fermi, passivi. Capaci di espressioni di sdegno o di compiacimento con il tempo di andare a pisciare tra una pubblicità e un'altra, con il tempo e la libertà di andarci a prendere un panino in attesa di una risposta su un post di facebook o un commento su "uozzap".
Insegnare ai nostri figli a coltivare i rapporti umani, a essere costruttivi in ambito scolastico e lavorativo, a muovere ogni tanto il culo invece che stare a fare soltanto chiacchiere. Ma i genitori devono esserci, non soltanto come procacciatori di vitto e alloggio, o compagni di gioco. Devono far sentire la presenza costante, anche a costo di sacrifici. Il dialogo deve essere continuo, significativo, aperto. Sopratutto ci vogliono gli esempi. Questa è la mission del terzo millennio. Tutte cose che sino a qualche decennio fa erano la normalità.
Come diceva qualcuno bisogna odiare gli indifferenti, è necessario essere partigiani. Ma un partigiano muove le chiappette sante, dà il buon esempio, agisce, non si limita alle attestazioni di principio. Non è possibile limitarsi a scrivere come schizofrenici editti sul giusto o l'ingiusto. Spacciatori di pensieri che ingannano con l'estensione per nascondere la mancanza di profondità.
La speranza è che i nostri "figliuoli" possano quindi utilizzare il grande dono della tecnologia e della rete con sapienza e divertimento. Divertimento e consapevolezza.
Leggere le declamazioni dei vari guru, con spirito leggero, le affermazioni dei nichilisti della domenica con il sorriso, ascoltare le concioni dei pluri mega super coltissimi et sapientissimi intellettuali da "circolo dei solitari avulsi dalla vita vera" con tenerezza. 


Adesso che vi ho rosolato, oppure se siete vegani scaramellato, le palle, lascio a tutti voi un segno della mia stima, siate certi che dopo la lettura di questo post non dovrete mai più dare prova del vostro coraggio. 
Qui sotto una bella canzone dei tempi andati, di quando si digitava di meno e si parlava di più


© 2017 di Massimiliano Riccardi