Leggendo il post di
Marina Guarneri, che trovate QUI, mi sono sentito coinvolto. Ovvio, l'argomento
figli, scelte, prese di posizione, mi tocca.
La lettura, oltre ad
averla gradita, ha scatenato tutta una serie di considerazioni accessorie al
punto che mi è venuta voglia di buttare giù due righe 😄😄😄
Sempre
all'insegna dell'ironia, lungi da me prendere troppo sul serio le mie
elucubrazioni
Probabilmente l'unico
grande lascito che possiamo donare ai nostri figli è la forza morale di operare
delle scelte. Razionali, coraggiose, oneste.
Tutto ciò prevede un duro lavoro di sostegno per permettere alla personalità dei nostri "cuccioli" di evolversi, svilupparsi, esplodere. Lo stile di vita moderno non aiuta. I filtri, la mediazione, sono tutte cose affidate in massima parte a ciò che attiene al virtuale.
Tutto ciò prevede un duro lavoro di sostegno per permettere alla personalità dei nostri "cuccioli" di evolversi, svilupparsi, esplodere. Lo stile di vita moderno non aiuta. I filtri, la mediazione, sono tutte cose affidate in massima parte a ciò che attiene al virtuale.
Miliardi di immagini,
di situazioni, colpiscono la mente di quelli che vengono definiti i"nativi
digitali". Quando un concetto o un valore non è vissuto o elaborato
profondamente si trasforma in una delle tante informazioni che attengono all'immaginario
collettivo, ma senza sviluppo pratico. Oggi, più che mai, il lavoro del
genitore è difficile. Sopratutto per noi che abbiamo dai quarant'anni in su. Siamo la generazione
di mezzo tra coloro che sono usciti dalla seconda guerra mondiale e questo modo
virtuale dove tutto si muove così velocemente da aver creato il fenomeno
paradossale dell'immobilismo etico.
Mi vengono in mente le
masse di idioti sapienti che dietro la protezione di un monitor pontificano,
giudicano, colpiscono. Tutte persone istruite, addirittura colte, che spesso
hanno una vita fatta di relazioni sociali quasi inesistenti, frammentarie,
disorganizzate. Con orgasmi stimolati dalla digitopressione compulsiva sulla
tastiera. Ma questo è un altro discorso.
Cosa significa
scegliere? È soltanto formarsi delle opinioni scegliendo tra la grande massa di
informazioni che i media ci forniscono? È identificare tra ciò che la grande
informazione ci propone come più consono al nostro bagaglio di studi e di
letture e quindi attinente al nostro corpus culturale?
Sì, possiamo affermare
che spesso si tratta di questo. Dovrebbe bastare no? Sono cresciuto con dei
principi, ascolto, valuto, mi formo una mia opinione, la esprimo. Tutto a posto
no?
Un corno tutto a posto. Ci vuole, ci deve essere, una corrispondenza nella pratica
quotidiana. Il pensiero si deve trasformare in azione. Le scelte, come i
valori, devono rispecchiarsi nei nostri atti quotidiani. Ai nostri ragazzi va
data la possibilità di studiare, di accrescere il bagaglio culturale, di
sviluppare uno spirito critico, di essere in grado di riconoscere il barlume di
vero dalla grande massa di cose verosimili. Devono imparare a essere. Ma tutto deve trasformarsi in energia
cinetica. Tutto. A quel punto, della parola, preso atto dell'etimologia, mi
interessa che si trasformi in eziologia di una grave forma di malanno: libertà
e azione. Pratica quotidiana dello spirito indipendente, moto a luogo dei
principi. Partecipazione e coinvolgimento fattivo. Come? Con la condotta
quotidiana, con la costante capacità di ricercare il modo migliore di fare le
cose a scuola, nel lavoro, in famiglia.
Zzo me ne frega di
avere un figlio che si commuove per i terremotati se poi si comporta come uno
stronzo con gli amici o i vicini di casa. Che si attiva con post sui social
solidarizzando con gli immigrati se non aiuta la mamma a lavare i piatti. 'Nporta
una sega che sia sostenitore di tutte le associazioni animaliste del mondo se
quando incontra la vecchietta del terzo piano non la saluta nemmeno o non si
offre di portarle la borsa della spesa.
La butto sul ridere,
ovvio. Esagero. Chi mi legge spesso sa che non riesco ad essere serio per più
di due paragrafi.
Probabilmente ho
raccolto in poche righe una tale massa di luoghi comuni da bastare per una vita
intera.
Credo che un genitore
debba compiere un grosso lavoro per incrinare a picconate quello schermo, quella bolla virtuale fatta di avvenimenti vomitati a milioni ogni singolo giorno,
Avvenimenti che coinvolgono a livello percettivo, così pressanti e ripetuti da
diventare però ipnotici. Alla fine si rimane immobili, spettatori di un mondo che
incalza, ma noi fermi, passivi. Capaci di espressioni di sdegno o di
compiacimento con il tempo di andare a pisciare tra una pubblicità e un'altra,
con il tempo e la libertà di andarci a prendere un panino in attesa di una
risposta su un post di facebook o un commento su "uozzap".
Insegnare ai nostri
figli a coltivare i rapporti umani, a essere costruttivi in ambito scolastico e
lavorativo, a muovere ogni tanto il culo invece che stare a fare soltanto
chiacchiere. Ma i genitori devono esserci, non soltanto come procacciatori di vitto e alloggio, o compagni di gioco. Devono far sentire la presenza costante, anche a costo di sacrifici. Il dialogo deve essere continuo, significativo, aperto. Sopratutto ci vogliono gli esempi. Questa è la mission del
terzo millennio. Tutte cose che sino a qualche decennio fa erano la normalità.
Come diceva qualcuno
bisogna odiare gli indifferenti, è necessario essere partigiani. Ma un partigiano
muove le chiappette sante, dà il buon esempio, agisce, non si limita alle
attestazioni di principio. Non è possibile limitarsi a scrivere come schizofrenici editti sul giusto o l'ingiusto. Spacciatori di pensieri che ingannano con l'estensione per nascondere la mancanza di profondità.
La speranza è che i
nostri "figliuoli" possano
quindi utilizzare il grande dono della tecnologia e della rete con sapienza e
divertimento. Divertimento e consapevolezza.
Leggere le
declamazioni dei vari guru, con spirito leggero, le affermazioni dei nichilisti
della domenica con il sorriso, ascoltare le concioni dei pluri mega super
coltissimi et sapientissimi intellettuali da "circolo dei solitari avulsi
dalla vita vera" con tenerezza.
Adesso che vi ho
rosolato, oppure se siete vegani scaramellato, le palle, lascio a tutti voi un
segno della mia stima, siate certi che dopo la lettura di questo post non
dovrete mai più dare prova del vostro coraggio.
Qui sotto una bella canzone dei
tempi andati, di quando si digitava di meno e si parlava di più
© 2017 di Massimiliano Riccardi