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scrivere per vivere vivere per scrivere

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La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM
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mercoledì 14 ottobre 2015

L'ennesimo post più inutile del mondo



Perché ho chiamato il mio blog infinitesimale? Forse perché mi riconosco in questa definizione. Amo gli aspetti apparentemente marginali, i chiaroscuri indefiniti e impalpabili piuttosto che l'abbacinante bianco o il nero più profondo. Le storie minute, i dettagli della vita più che i grandi eventi. Quando guardo un quadro rimango colpito da quel particolare che sfugge, che si perde nell'insieme, un viso, un gesto, un'ombra. Tutto ciò mi parla, mi racconta storie antiche.
Se guardo il mare mi immagino le singole particelle d'acqua, i miliardi di esseri viventi che lo rendono vivo e vitale. Colgo per deformazione professionale ciò che di infinitesimale compone l'essenza della vita. Le sfumature, il colpo d'occhio sfuggente e fuggevole che permette comunque di alimentare la mente di sensazioni, umori, stati d'animo.  
Ebbene sì, amo la fuggevolezza, l'eterno divenire. Odio le certezze assolute. Credo che il pensiero e la memoria ancestrale siano un insieme di infinitesimali tasselli fatti di esperienza personale, memoria genetica, tradizioni comuni e condivise. Dettagli apparentemente slegati che compongono il tutto. Infinitesimale, sì, anche perché infinitesimale è la differenza tra il vedere ed il guardare, la coscienza del momento e il presto con fuoco del vivere comune. Infinitesimale è l'uomo, infinitesimale il mondo e l'universo. Infinitesimale rispetto al grande mistero della vita.
Lascio volentieri ad altri la consapevolezza, la sicurezza, mi tengo i miei dubbi e i miei affanni. Sono un cercatore. Quando da ragazzo leggevo una pagina di storia, il grande scenario diventava secondario, ero con l'ultimo dei fantaccini che combatteva, mi facevo raccontare la sua storia, ero con l'operaio che trasportava massi mentre costruiva le piramidi, sentivo il suo odore forte, il puzzo di sudore, ascoltavo le sue imprecazioni in una lingua antica.
Infinitesimali attimi, cerco di mettere insieme infinitesimali attimi. Non voglio perdermi nulla,  voglio proprio vedere come va a finire. Tutto qui, cazzate. Non è forse come essere immortali non immaginare una meta e considerare l'inizio come un semplice dettaglio? Non è forse vero che le singole parti a volte sono più importanti del tutto? Perché tutto vuol dire finito, non c'è altro da aggiungere. Forse è per questo che sono un motociclista, mi interessa più il viaggio che raggiungere la meta.

Bene, fine di questa divagazione con implicazioni che attengono alla psichiatria, sono frutto di una notte in bianco. Perdonatemi … se potete.

© 2015 di Massimiliano Riccardi