Perché ho chiamato il mio blog
infinitesimale? Forse perché mi riconosco in questa definizione. Amo gli
aspetti apparentemente marginali, i chiaroscuri indefiniti e impalpabili
piuttosto che l'abbacinante bianco o il nero più profondo. Le storie minute, i
dettagli della vita più che i grandi eventi. Quando guardo un quadro rimango
colpito da quel particolare che sfugge, che si perde nell'insieme, un viso, un
gesto, un'ombra. Tutto ciò mi parla, mi racconta storie antiche.
Se guardo il mare mi immagino le
singole particelle d'acqua, i miliardi di esseri viventi che lo rendono vivo e
vitale. Colgo per deformazione professionale ciò che di infinitesimale compone
l'essenza della vita. Le sfumature, il colpo d'occhio sfuggente e fuggevole che
permette comunque di alimentare la mente di sensazioni, umori, stati d'animo.
Ebbene sì, amo la fuggevolezza,
l'eterno divenire. Odio le certezze assolute. Credo che il pensiero e la
memoria ancestrale siano un insieme di infinitesimali tasselli fatti di
esperienza personale, memoria genetica, tradizioni comuni e condivise. Dettagli
apparentemente slegati che compongono il tutto. Infinitesimale, sì, anche perché
infinitesimale è la differenza tra il vedere ed il guardare, la coscienza del
momento e il presto con fuoco del vivere comune. Infinitesimale è l'uomo,
infinitesimale il mondo e l'universo. Infinitesimale rispetto al grande mistero
della vita.
Lascio volentieri ad altri la
consapevolezza, la sicurezza, mi tengo i miei dubbi e i miei affanni. Sono un
cercatore. Quando da ragazzo leggevo una pagina di storia, il grande scenario
diventava secondario, ero con l'ultimo dei fantaccini che combatteva, mi facevo
raccontare la sua storia, ero con l'operaio che trasportava massi mentre
costruiva le piramidi, sentivo il suo odore forte, il puzzo di sudore,
ascoltavo le sue imprecazioni in una lingua antica.
Infinitesimali attimi, cerco di
mettere insieme infinitesimali attimi. Non voglio perdermi nulla, voglio proprio vedere come va a finire. Tutto
qui, cazzate. Non è forse come essere immortali non immaginare una meta e
considerare l'inizio come un semplice dettaglio? Non è forse vero che le
singole parti a volte sono più importanti del tutto? Perché tutto vuol dire
finito, non c'è altro da aggiungere. Forse è per questo che sono un
motociclista, mi interessa più il viaggio che raggiungere la meta.
Bene,
fine di questa divagazione con implicazioni che attengono alla psichiatria, sono
frutto di una notte in bianco. Perdonatemi … se potete.
© 2015 di Massimiliano Riccardi