Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

scrivere per vivere vivere per scrivere

scrivere per vivere vivere per scrivere
La lettura di tutti i buoni libri è come una conversazione con gli uomini migliori dei secoli andati. (René Descartes) ********************************************************************************************** USQUE AD FINEM
Visualizzazione post con etichetta mondo. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta mondo. Mostra tutti i post

lunedì 11 aprile 2016

Arzigogolando, inutilmente. Insomma, le solite facezie


Strano periodo questo, per me lo è sicuramente, più in generale sembra quasi che tutti siano necessariamente obbligati a vivere su piani sfalsati. Forse un tempo era tutto più semplice: necessità contingente; sopravvivenza; nemici riconoscibili; sentimenti di appartenenza forti e saldi.
Oggi appare tutto caotico, appare.
Piani sfalsati. A livello emozionale reagiamo al circostante con le poche armi che la nostra cultura ci fornisce, ma è tutto confuso e poco definito. Scampoli di tradizione, brandelli di valori formanti, sfilacciati riferimenti su ciò che è giusto. Già, il bene e il male, il giusto è l'ingiusto. Tutto opinabile, contestualizzato, adattato, ampiamente modificato in virtù di quello che ci interessa ORA, che ci serve ADESSO,  che ci riguarda da vicino.


Difficile, è tutto molto difficile.                                                   
Alle volte capita di osservare gli avvenimenti come si racconta vengano osservati da coloro che  descrivono le esperienze di pre-morte, fluttui in alto e guardi i corpi sottostanti che si affannano. Senza emozione, senza vera partecipazione, così, da semplice spettatore, e parti per la tangente.
I grandi avvenimenti, la lotta politica, le tragedie umanitarie, la guerra, tutto ci coinvolge nel tempo necessario che passa tra uno spot pubblicitario e l'altro. Nessuno neghi e nessuno si senta offeso, s'il vous plaît. Non basta il chiacchiericcio tra amici, la condivisione sui social di immagini, massime, motti, frasi memorabili a caratteri di scatola. I nostri vecchi per molto meno scendevano nelle piazze, imbracciavano un fucile, urlavano la loro rabbia nelle strade, dalle pagine dei giornali clandestini. Ora, pare che tutti noi occidentali si sia liberi, belli, alti e con gli occhi azzurri, si dice che viviamo tutti in Paesi democratici, assolutamente in grado di autodeterminarci. Pare … bah! 

Alla mia generazione hanno insegnato che parlare di Patria vuol dire essere fascisti, che chiedere più uguaglianza significa essere comunisti, che a parlare in funzione del buon senso comune si rischia di essere qualunquisti. Ci hanno bombardato talmente con categorizzazioni e schematismi che alla fine i concetti originari si sono persi, sono rimaste solo le parole. Lo vediamo tutti i giorni. Grandi accadimenti e rivoluzioni socio economiche ci passano sotto gli occhi, ma siamo prigionieri della routine fatta di scadenze, mutui, tasse, ricerca di benessere economico. Che possiamo farci, non è colpa di nessuno. Non è colpa mia se se mi commuovo di fronte all'ennesimo barcone che si rovescia mentre guardo il telegiornale con la bocca piena di pastasciutta. Eccheccazzo però, mettere il telegiornale all'ora dei pasti. Non è nemmeno colpa mia se i governi tutelano interessi sovra nazionali che nemmeno capisco.
Ti allontani un attimo, ti fai attrarre per un secondo da un altro piano ancestrale e tutto ti appare come un immenso formicaio, dove un gruppo di facoltosi gentlemen si divertono, di volta in volta, a cambiare i percorsi, a mettere ostacoli, a spianare la via, a creare percorsi obbligati. Miliardi di singole individualità che non contano più una mazza. Però libere, libere di farsi esplodere per un qualche Dio, libere di comprare, di consumare, di crepare. Senza troppo disturbare però, la vita va avanti e io oggi ho da fare mille cose.
Qualcuno potrebbe affermare che la nostra Storia, dall'età dei Titani si sia ridimensionata all'età dei nani e degli orchetti. Chi crede più nella via della tradizione, che è consapevolezza di chi siamo, non un dogma ma un punto di partenza per intraprendere nuove strade; chi segue la via dell'onore, che comprende il rispetto della parola data, il rispetto dell'altro anche se diverso da me, la via che ci impedisce di schiacciare il prossimo e di non vendere il culo per mille lire.
Forse bisognerebbe tornare alle radici, stiamo perdendo l'Europa. Il rinascimento, l'illuminismo, solo capitoli sui libri di storia per ragazzi.
Siamo in piena decadenza politica e culturale. Facciamo solo ciò che ci piace, mai più vedremo uomini che fanno ciò che conta e che costa per sete di giustizia e perché ciò renderà più forte e pura la VOLONTA' e più energico il possesso di sé.
La vita non è conservarsi, è lottare, non è essere privi di passioni ma possederle al massimo grado, senza esserne dominati ma dominandole, passare indenni attraverso a tutto ciò che è becero materialismo. La via del guerriero: l'amicizia, che è cosa sacra; l'onore, che è sopra ogni cosa; l'amore per la famiglia; l'amore per la tua Patria, che è semplicemente comunità, convivenza, casa, bene comune, senza accezioni scioviniste o di contrapposizione.
Elevazione dalle miserie umane.
Un poeta giapponese scrisse : " nella mia capanna non c'è nulla....eppure c'è tutto! "
Uffa, delirante, me ne rendo conto. Oggi mi ha preso così. Però, cazzo … però vorrei guardare mio figlio e dirgli che mi piacerebbe riuscire a stare in piedi in un mondo di rovine, che non voglio chinarmi ne mettermi seduto.

Tanto per parlare, nulla di che. Avevo avvisato già con il titolo che ero in vena di arzigogolare. Nessuna lezione da impartire, niente, solo banali osservazioni da crisi post-prandiale in attesa che la manovra di Valsalva aiuti a eliminare gli umori mefitici. La vita va avanti. 





© 2016 di Massimiliano Riccardi.

lunedì 6 luglio 2015

I grandi avvenimenti che hanno cambiato il mondo visti con gli occhi di bambino -- di Juan Segundo

Dal blog  " Osteria da Milone" di Juan Segundo  http://osteriadamilone.blogspot.it/2015/02/le-babbucce-di-neil-armstrong.html http://osteriadamilone.blogspot.it/ Le babbucce di Neil Armstrong
A quei tempi, d'inverno, a casa, avevamo le stufe ad olio, ma fino ad ottobre si facevano ancora i bagni a mare.
Nella mente di Stephen King non c'era ancora l'Overlook Hotel e Daniel Torrance non aveva a disposizione i corridoi vuoti per le sue scarrozzate, ma mio fratellogirava già col suo triciclo di ferro rosso sul balcone del quinto piano di una (allora) ridente cittadina del sud, con un remoto passato da VIP e un futuro da discarica abusiva di abominii politici e culturali. Parlo della cittadina, naturalmente.
... un remoto passato da VIP...
E portavamo le calze di lana per la notte, che faceva nostra madre.
Rigorosamente a maglia, stesso modello per tutti, stesso cordino intrecciato a chiuderle alla caviglia.
Erano fantastiche, calde, e davano alla notte l'odore dei sogni di bambino.
E quando faceva molto freddo, nostra madre accendeva il ferro da stiro e lo passava sulle calze, per renderle ancora più calde, più morbide, più rassicuranti sul fatto che se sei bambino nessun orco potrà venire di notte a prenderti.
Sapevo che il calcio erano gigiriva e mazzolaerivera; e che qualcuno diceva di essere andato sulla luna, e io l'avevo anche visto in TV, ma non capivo perché avevano fatto quel viaggio così lungo, gli astronauti.
Oggi gli esperti da bar si accapigliano per stabilire se su Marte arriveremo tra 3-5-10 anni, ma a quei tempi andare sulla luna era magico, era come vedere sullo schermo ancora in bianco e nero trasposte le illustrazioni del mio libro di Verne, quello che spero abbiate letto anche voi quando avevate la mia età.
Andare sulla luna era roba da grandi; le calze di lana erano cose da bambini.
Ma mi chiedo ancora adesso se Armstrong sotto quegli scarponi enormi aveva un paio di babucce come le mie. E se gliele aveva fatte a maglia e con amore la sua mamma.

Chiedo scusa per questo furto, ma per vari motivi, tutti legati ai miei ricordi di infanzia, sono rimasto molto colpito. Vai a capire i meccanismi della nostalgia...
Massimiliano Riccardi