Tempo di
estate tempo di…
No, non di
estaté, piuttosto di svago, caxxeggio, leggerezza. Problemi personali, drammi
umanitari a parte.
Riprendo un
discorso iniziato con il post intitolato "Il signor Rossi nel Far West,
caxxeggio semiserio, pseudo storico" che trovate QUI. Voglio nuovamente
occuparmi della presenza storica di Italiani nei posti più impensati e resi
celebri dalla cinematografia americana. Presenza storica ignorata o citata
sommessamente dai cineasti americani. Ovviamente la parte frivola è quella
dedicata al film di cui vi parlerò, massimo rispetto invece per i veri
protagonisti della vicenda che combatterono e morirono in terre lontane.
Nel 1963
esce il film " 55 giorni a Pechino" un Kolossal dai toni epici con
attori del calibro di Charlton Heston, Ava Gardner, David Niven, John Ireland,
e molti altri. Le musiche furono composte da Dimitri Tiomkin, compositore con
all'attivo quattro premi oscar e almeno una decina di nominations.
Una piccola
curiosità che segnalo per gli amanti del mondo Nippo è la presenza nel cast di
un giovane attore e futuro regista: Juzo Itami, che sotto lo pseudonimo di Ichizo
Itami interpreta il colonnello Goro Shiba. Per gli amanti delle arti marziali
abbiamo il cinese Yuen Siu Tien maestro dei film di Kung Fu anni '70.
Il film,
sicuramente sensazionale per quei tempi, di grande presa emotiva per le scene
di massa e gli scontri cruenti e con l'immancabile intermezzo rosa dei
protagonisti principali, riscosse molto successo.
La storia prende il via da un
fatto realmente accaduto nel 1900 nella Cina dominata dalla decadente dinastia
Qing anche nota come dinastia Manciù: la rivolta dei Boxer.
L'influenza
straniera, espressa dal colonialismo più becero, rischiava di ridurre la Cina
come già erano ridotte l'africa e i restanti Paesi sotto il dominio delle nazioni
europee. Uno scenario che vede l'imperatrice vedova Ci-Xi intimorita dalla potenza militare
occidentale e resa debole dalle lotte intestine tra fazioni, totalmente succube
e inizialmente connivente. La totale
ingerenza negli appalti per la costruzione di infrastrutture, monopolio delle
miniere, richieste sempre più pressanti di vaste zone territoriali gestite
autonomamente dai Vari governi occidentali, disprezzo assoluto delle tradizioni
e della cultura cinese con autentiche invasioni di missionari cristiani che
addirittura pretendevano lo status attribuito ai cinesi di altissimo rango,
come ad esempio la richiesta del 1899 di
equiparazione dei vescovi cattolici ai Governatori Generali. La linfa vitale
della Cina, il commercio interno e l'esportazione poco a poco stava passando
nelle mani degli imperi e delle nazioni europee. Tutto ciò favorì il
malcontento e la nascita di movimenti che cercavano di contrastare l'arroganza
del "barbaro straniero".
La base
sociale di questa presa di coscienza avvenne nelle scuole di Kung Fu,
diffusissime e attive nella salvaguardia, tutela ed educazione del popolo. Le
prime organizzazioni si dettero il nome di Yihetuan, ovvero "Gruppi della
giustizia e dell'armonia". Questi gruppi di autodifesa, per altro già
attivi da tempo immemore, con un'azzardata traduzione dei cronisti e dei
missionari occidentali vennero assimilati a dei banali centri di addestramento
pugilistico, il passo per ridurre tutto alla denominazione di Boxer fu
semplice.
Il disagio
sociale e le rivendicazioni del popolo sfociarono in vere e proprie rivolte
armate con eccidi di europei, sabotaggi di industrie gestite da occidentali,
omicidi di cinesi convertiti al cristianesimo, sino ad arrivare all'uccisione
per le strade di Pechino del plenipotenziario tedesco barone Klemens Freiherr
von Ketteler e all'assalto e conseguente
assedio del quartiere delle ambasciate a sud della "Città Proibita"
centro nevralgico del potere Imperiale. Per la prima volta l'esercito
imperiale, con il tacito consenso dell'imperatrice, si schiera con i rivoltosi capeggiati dai temibili Boxer.
Battaglie
cruente e massacri fecero della capitale del "celeste impero" un
luogo di sangue e di morte. Questo è in buona sostanza l'antefatto di questo
kolossal.
Il film è comunque
godibile, seppur narrato dal punto di vista occidentale, dove i "bianchi",
come al solito sono i buoni.
Cosa c'entrano
gli Italiani? Perché sostengo che la cinematografia americana ci ha sempre
snobbato, per lo meno nei film prima degli anni '70? Perché cavoli, oserei dire
stracavoli, in quelle vicende storiche così lontane c'era anche il signor
Rossi, anzi, moltissimi signor Rossi. Nel film vediamo solo aitanti Marines,
gentiluomini inglesi, baronesse russe, granitici tedeschi, ecc.. E noi? Qualche
fugace apparizione, una fanfara dei bersaglieri alla fine sullo sfondo, come se
niente fosse … e sticazzi, direbbe un fine dicitore, non fummo solamente
comparse, oibò, perdinci e pure per Giove. Dati alla mano:
- un
battaglione di fanteria
-un
battaglione di Bersaglieri
-una
batteria di mitragliatrici
- un
ospedale da campo
-un
distaccamento del Genio Militare
-un
drappello di Carabinieri
- Forze di
marina sbarcate dalla Torpediniera "Calabria" e dall'incrociatore
"Elba"
Si stima che
i combattenti dei battaglioni a ranghi ridotti e delle altre forze ammontassero
a 83 ufficiali e a 1882 tra sottufficiali e truppa, queste le cifre del corpo di
spedizione inviato dal governo Italiano in soccorso alle Ambasciate.
Gli scontri
iniziali e l'immediato contatto con il nemico videro come protagonisti i marinai delle navi all'ancora e dirottati
velocemente a protezione degli europei.
Gli Italiani
si distinsero, oltre che nella tutela delle Legazioni straniere anche nella
difesa della cattedrale di Pe-Tang dove si erano rifugiati circa 3500 civili. Rimasta
isolata, lontana dal resto delle truppe europee e accerchiata da soverchianti
forze nemiche, 41 marinai resistettero, insieme a centinaia di civili abili
alle armi. Combatterono ferocemente, respingendo a più riprese gli attaccanti
sino all'arrivo dei soccorsi.
I caduti
furono: Vincenzo Rossi, sottocapo; Filippo Basso, cannoniere scelto; Cesare
Sandroni, cannoniere; Alberto Autuori, cannoniere; Ovidio Painelli,
trombettiere; Ermanno Carlotto, sottotenente di vascello; Leonardo Mazza,
marinaio; Francesco Zola, cannoniere; Giuseppe Boscarini, marinaio; Francesco Melluso,
cannoniere scelto; Antonio Milani, sottocapo cannoniere; Francesco Manfron,
cannoniere; Pietro Marielli, sottocapo cannoniere; Damiano Piacenza, cannoniere
scelto; Adeodato Roselli, cannoniere scelto; Luigi Fanciulli, cannoniere; (?)
Danese, marinaio; Giovanni Colombo, marinaio.
Bene, spero
che questo intermezzo storico cinematografico vi sia piaciuto.
Ovviamente ho
dovuto necessariamente condensare e riassumere. Confido di essere riuscito a
rendere interessante questo post coniugando un film finito quasi nel dimenticatoio e un fatto storico
oramai lontano nel tempo e riposto in un cantuccio remoto della memoria
collettiva del nostro Paese.
Buon
proseguimento e buona estate a tutti.
© 2016 di Massimiliano Riccardi