Con questo post voglio fare una piccola digressione rispetto
al tenore intimistico che ha preso ultimamente il blog. In fondo, spesso ho
parlato di libri, cinema o quant'altro
che non siano i deliri che giustamente definisco "inutili".
Nel nostro immaginario, e lo dobbiamo prevalentemente al cinema, il far west è popolato di pellerossa, di
coloni anglofoni, di cowboy rigorosamente ammerikani originals, di
"giacche blu" e cavalleggeri necessariamente di lingua inglese, dove
al massimo, tanto per concedere qualche cosa al concetto che gli USA sono una terra
di immigrati, troviamo qualche sergente O'Hara di origine Irlandese,
rigorosamente caratterizzato per non offendere e per far divertire gli WASP (White Anglo-Saxon Protestant) che sono notoriamente permalosi
ed egocentrici. E Mario Rossi? Ci sarà pure stato un Signor Rossi in mezzo a
tutto quel marasma. Vi pare possibile che gli Italiani siano stati così timidi
da non prendere parte all'epopea del west? Ma figuriamoci, che se ne sia
parlato poco o quasi mai è un conto, che non sia mai successo… bè, questa è
tutta un'altra storia. Sti ammerikani, tzè.
Senza la pretesa di volere fare un'analisi
storica dettagliata vi offro qualche notiziola, così, tanto per gradire.
Le
prime tracce del nostro Mario Rossi le abbiamo già ai tempi della guerra di
secessione americana, tanto per parlare di fatti stranoti e conosciuti ai più.
Alcuni esempi: negli archivi storici militari è documentata la presenza di
molti soldati e ufficiali di origine italiana, la gran parte appartenenti
all'ex esercito Borbonico disciolto, questo grazie all'amicizia del nostro Garibaldi
con il generale Wheat (un volontario garibaldino, un avventuriero ex capitano
dell'USA Army conosciuto durante le battaglie del Garigliano e l'assedio di Capua).
Con l'approssimarsi dei venti di guerra nella madre patria, Wheat chiese a
Garibaldi di poter arruolare prigionieri di guerra Borbonici da inviare nella
sua Virginia per sostenere lo sforzo bellico dei secessionisti, fazione cui
aveva aderito entusiasticamente. Posti di fronte all'alternativa di una lunga
detenzione nel famigerato campo di prigionia di Forte Fenestrelle o altri campi
altrettanto crudeli e abominevoli (si dovrebbe aprire un capitolo sulla sorte
dei prigionieri di guerra Borbonici e sui trattamenti riservati loro dalle
truppe sabaude, ma non è il momento, chissà in futuro), molti decisero di
partire e continuare a fare i soldati sotto un'altra bandiera. E così partì un
primo contingente di 189 veterani. Successivamente A partire dal dicembre del
1860, e per alcuni mesi del 1861, circa 1800 ex soldati borbonici furono
trasportati a New Orleans con le navi Elisabetta, Olyphant, Utile, Charles
& Jane, Washington e Franklin. Furono tutti inquadrati in battaglioni.
Senza farla tanto lunga, perché gli episodi e gli aneddoti sarebbero tantissimi,
voglio solo ricordare che si distinsero nella battaglia di Manassas (seconda
battaglia di Bull Run), vinta dai secessionisti, dove il battaglione italiano,
rimasto a corto di munizioni, combatté nelle ultime fasi tirando sassi e a
colpi di baionetta mettendo in fuga i nordisti. Ovvio che ci furono combattenti
anche tra i nordisti, citiamo tra tutti il 39° reggimento dei volontari di New
York, conosciuto come il Garibaldi Guards.
Ora alcuni nomi di liguri ricavati dagli
archivi storici militari, tanto per dare sfogo alla mia smania campanilista: Giovanni
Battista Vaccaro, origini genovesi,
appartenente alle truppe del Tennessee; Anatolio Placido Avegno, figlio di
immigrati di Recco (Ge), fondatore del battaglione Avegno’s Zouaves della
Louisiana, di cui divenne solo il comandante in seconda, per motivi razziali ovviamente,
pur avendolo organizzato lui.
Abbandoniamo
la guerra di secessione ed entriamo nel vivo dell'epopea del selvaggio west.
Uno degli episodi più famosi è quello della battaglia di Little Big Horn. Toro
seduto, il generale Custer, il settimo cavalleria, ricordate? Ebbene qui la trama
si infittisce. Come dicevamo … ma le giacche blu erano tutte alte bionde e con
gli occhi azzurri? Al massimo, se si vuole ammettere che ci fossero degli
stranieri, erano solo di origine irlandese come il vecchio buon sergente O'Hara
tanto amato negli innumerevoli film dell'altrettanto buon John Ford? Mah,
vediamo un po' alcuni nomi: Giovanni Martini, di Salerno, cavalleggero
formidabile, colui che Custer mandò a chiedere aiuto a Reno, scampando così al
massacro di Little Big Horn per opera dei guerrieri di Toro Seduto; il Conte
Carlo di Rudio, (qui ci vorrebbe un intero capitolo dedicato a lui, ma non c'è
spazio), piemontese, eroe del risorgimento, partecipò anche all'attentato
contro Napoleone III°, seguendo lo spirito avventuroso che lo caratterizzava
fini, dopo mille peripezie, come tenente del 7° cavalleggeri nelle squadre del
capitano Reno; Felice Vinatieri, torinese, trombettiere; Augusto DeVoto,
genovese, sepolto nel cimitero della cavalleria di Tacoma nello stato di
Washington; Giovanni Casella, di Roma; Francesco Lombardi, Napoli. E poi? E poi
centinaia di nomi di Italiani che si udirono nei territori di frontiera ma che
non sentirete mai in un film western.
Sarebbe bello continuare, forse ci sarà
un seguito se questo post riscuoterà gradimento, per ora mi fermo, credo che chi si sia cimentato nell'ardua
impresa di leggere questo articoletto abbia già il latte alle ginocchia.
Nevvero?
Questo Italiano era un aristocratico di Bergamo, tale
Giacomo Costantino Beltrami. Colpì così profondamente le coscienze americane
che quando il MInnesota divenne Stato, gli fu dedicata una contea. Se vi capita
di passare da quelle parti visitate la Beltrami County, vi garantisco che lì
non siamo conosciuti solo per la pizza e il mandolino.
Bene, la digressione
finisce qui, per ora, forse, chissà.
Spero
di avervi intrattenuto piacevolmente, come mi auguro che il mito della mia infanzia nella foto qui sotto non si sia arrabbiato troppo.