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venerdì 15 maggio 2009

La Chiesa difende i concubini famosi? (Joseph)

Familista Joseph,
Premesso che del divorzio del Presidente del Consiglio, e futuro Nobel, Silvio Berlusconi mi interessa poco e che della sua vita privata me ne sbatto i santissimi, almeno fino a quando non coinvolga le istituzioni e la res pubblica, Le scrivo per chiederle delucidazioni su quanto preveda il diritto canonico per i divorziati. Come è noto, Berlusconi ha sposato la signora Lario in seconde nozze con il solo rito civile, e quindi per la Chiesa non è altro che un concubino, essendo il primo matrimonio, regolarmente celebrato in chiesa, indissolubile. In sostanza, agli occhi della Chiesa, il loro matrimonio non solo è inesistente ma la loro unione è addirittura illecita, ed un eventuale divorzio sarebbe visto, sempre dalla Chiesa, in maniera addirittura positiva, in quanto farebbe cessare una condizione di grave illiceità. Se è vero tutto questo, per quale motivo Don Verzè, il sacerdote fondatore della mega azienda ospedaliera milanese San Raffaele, ha addirittura pubblicamente chiesto a Veronica Lario di tornare sui suoi passi e di riconciliarsi col suo concubino, di fatto incoraggiandoli a perseverare sulla via del peccato? Forse la Chiesa adopera due pesi e due misure in base a chi sono i concubini ed a quanto sono prestigiosi?
Fiducioso di un chiarimento, vostro
Incredulino


Komunisten Kretulinen,
Ton Ferzè est krante imprentitoren, et kvinti ci est krante solitarietà tra imprentitoren. Sia Ton Ferzè ke Perluskonen kominciatò attifità ti imprentitoren a ompra di kranti fikure: Nostro Signoren per Ton Ferzè, Kraxen per Perluskonen. Kvesto fa sì ke feelink tra imprentitoren si tratuce anke kon strappetten a rekola ti tiritten kanoniken, ke noi interpreta in pase anke a konfenienzen ti momenten. E poi, se a te poko importa ti matrimonien ti nostro amaten premier, perkè tu rompe kaiser kon kveste lettere e no va a laforaren?