giovedì 18 giugno 2009
Un beduino a Villa Pamphili (Otello)
lunedì 8 giugno 2009
Rapina con le maschere di Berlusconi e Dell'Utri (Otello)
martedì 5 maggio 2009
La ragazzina al telefono con il suo papi (Otello)
martedì 28 aprile 2009
Un milanese al servizio del cittadino meno abbiente (Otello)
lunedì 27 aprile 2009
La legge è uguale per tutti gli stranieri (Otello)
Per esempio, in provincia de Pordenone, ad Azzano Decimo, nun se po' gira' cor burqa. Fortuna che nun ce l'ho in guardarobba.
A Firenze e Venezia, mica paesotti, nun se po' trasportà merce in borzoni, sacchetti de plastica e simili; pare fatto apposta pe' complica' l'esistenza agli stranieri che fanno l'ambulanti e gireno coi borsoni pieni de robba, come facevano gli italiani magliari in Germania 'na cinquantina d'anni fa, ma me domanno se poi rompeno li cojoni anche alle signore che escono dal supermercato coi sacchetti de la spesa.
A Livraga, vicino Lodi, nun se po' usa' er camper in assetto d'abbitazione. E' fatto apposta pe' scoraggia' i rom a nun fa' bivacchi, ma se un padano ha bisogno de fermasse pe' fa 'n goccio d'acqua o pe' magnasse quarcosa all'aperto je fanno er mazzo puro a lui?
A Palermo invece è vietato qualunque bivacco, senza manco bisogno d'ave' er camper o la roulotte. Almeno so' più sbrigativi.
A Novara nun gradischeno l'assembramenti: se si sta in più de tre perzone in un parco o in un giardino pubblico è già na specie d'adunanza sediziosa, e nun se po' ffa'. Se i Ricchi e Poveri, che so' tre, dovessero 'ncrocià Pupo, che è quasi uno, se ponno parlà solo da lontano. Me sa che i Pooh se separeno per questo.
A Lucca addirittura, ner centro storico, nun se possono apri' locali pe' magna' cose diverse da quello che prevede la tradizione nostrana. E' fatto apposta pe' blocca' li kebbabbari, ma chissà se dicheno quarcosa anche alle pizzerie, che fanno alimenti della terrona zona napoletana, o le spaghetterie, che te servono stì cosi lunghi forse inventati dagli extracomunitari antichi cinesi!
A Rimini, e in tutta la costiera romagnola, è divennato vietato fasse fa' li massaggi in spiaggia. E' stato fatto pe' smorza' er commercio de sti' poveri ragazzi neri che pe' pochi spiccioli giraveno sotto ar sole pe' ddà cinque minuti de gioia a le tardone 'n vacanza. Però così magari le tardone er massaggino se lo ponno fa' fare in privato, e magara i regazzi ce guadagneno quarcosina 'n più.
A Vicenza invece li giovinotti nun se ponno manco sede' sulle panchine: hanno fatto n'ordinanza che permette de sedesse all'aperto solo dai 70 anni in su. E dar momento che in Italia difficilmente 'n extracomunitario arriva a quell'età, se la pija 'n saccoccia per tutta la vita.
A Trieste invece se te trovi senza un tetto e te scappa na pisciatina all'aperto te poi beccà 'na multa de 500 euri belli puliti. Che se li tenevi t'affittavi n'appartamento per un mese pe' piscià tutte le vorte che te scappava.
Inzomma, a pensà a tutte ste cose, l'artro giorno, 25 aprile, ho capito che pe' mme è stata quasi 'na libberazione stà chiuso in comunità, invece de sta' in giro a rischià la galera a ogni giardinetto!
Otello Scaccabarozzi
lunedì 20 aprile 2009
Prendi la cassa e scappa! (Otello)
mercoledì 8 aprile 2009
Un milanese all'estero (Otello)
"Senti questa, è na bomba!"
Me piazzo la cuffia sull'orecchi e arisento la voce der milanese, che è sempre quello dell'artra vorta. O almeno penso che sia lui, che per me le voci milanesi so' tutte eguali! Parla co uno che ci ha più o meno la stessa calata, forse un poco più veneta che lombarda.
"...e stiamo seguendo tutto dalla sede del partito. Ma la sento male, presidente, è in elicottero?" Domanda er veneto.
"No, sono in auto, stiamo andando a una cerimonia." Dice er milanese
"Quale?"
"E che ne so, una carnevalata su un fiume. Alla mia età vuoi che sappia tutti i cazzi? I ministri sono tutti al cesso e noi dobbiamo figurare in tutte le foto. Ma non farmi domande stupide, cribbio, che sto all'estero e fai pagare la chiamata anche me, che quest'anno ho guadagnato pochissimo... per le tasse!"
"Certo, eh eh, quei fannulloni dell'erario non se ne accorgeranno mai."
"E pure se se ne accorgessero, vuoi che dicano qualcosa proprio a me? Non sono mica una mortadella qualunque, io! Allora, rapidamente, cosa mi dici?"
"La manifestazione, maledetti loro, è riuscita. Ci sono centinaia di migliaia di partecipanti."
"Maledizione, questo non ci voleva! Questi comunisti perdigiorno invece di pensare a lavorare o a far spese alla Rinascente per far ripartire l'economia vanno a manifestare!"
"E' quello che dico anch'io."
"Qui bisogna subito... aspetta che devo scendere dall'auto... c'è la babbiona tedesca che mi aspetta... (ad alta voce:) Eine momenten, bitter, finisco la telefunken!! ... Le ho fatto elegantemente capire che concludo la telefonata col mio comodo e poi vado da lei. Non starò mica a trascurare le vicende interne per una tardona sfatta!"
"Non rischia di infrangere il protocollo?"
"Il protocollo è roba per parrucconi senza personalità, ed io ho non ho la parrucca ma un trapianto fatto da dio. Ci penso io con una battuta di spirito a sistemare tutto. Piuttosto, in quanti saranno lì, esattamente?"
"Nei cortei un paio di milioni c'erano, ovviamente al Circo Massimo non ci stanno tutti. Possiamo giocare su quelle cifre lì."
"Chiama la questura, è categorico che non ne contino più di 100-200 mila..."
"...200 mila proprio volendo esagerare."
"...E già che ci sei, potresti dire di arricchire un pò il numero dei partecipanti alla manifestazione dei camerati di domani."
"Ma quella è a Milano, non a Roma."
"Cribbio, me ne frego! Le questure potranno pure passarsi gli ordini tra di loro o non hanno più neanche un telefono? Li sostituisco tutti con le milizie, volevo dire con le ronde, questi fannulloni!"
"Sarà fatto."
"Piuttosto, il comunista che dice?"
"Il segretario? Ci butta addosso il solito letame da fannullone comunista. Dice che è colpa nostra se la gente perde il lavoro."
"Chi perde il lavoro se ne cercasse un altro. Che pretendono, che faccia da ufficio di collocamento? Che, mi invento i milioni di posti di lavoro così, come il mago Zurlì?"
"Poi dice che vuole un tavolo di trattativa col governo."
"Glielo rompo in testa, il tavolo, e poi glielo faccio mangiare accompagnato da un bel pò di olio di ricino, a questi comunisti! Andassero a lavorare!"
"Questa è l'Italia!"
"Senti un pò, bisogna che si minimizzi tutto. Tu potresti dire che si è trattata di una scampagnata utile giusto per vendere qualche panino. Dì poi a Maurizio di dirne qualcuna delle sue, lui è bravo a mandare tutto in vacca. Se tu evochi scampagnate pasquali lui potrebbe dire che sono carnevalate. Fai passare la linea ai tg, se qualcuno fa lo stronzo ricordagli che le riunioni per le nomine si fanno nel cesso di casa mia. Devono dare fiducia alla gente. L'importante è ripetere come una cantilena la parola d'ordine: noi non lasciamo indietro nessuno! Infatti, resti tra noi, devono essere tutti davanti per poterglielo mettere meglio nel culo... eh eh eh..."
"Eh eh eh..."
"...Insomma fate voi, non posso mica pensare a tutto io, dall'estero, poi, cribbio!"
"Ci pensiamo noi, non tema."
"Appunto. Tu sei intelligente, qualcosa ti verrà."
"Mi mancherà un pò d'altezza ma non l'intelligenza. Non ho vinto il Nobel giusto perchè mi sono buttato in politica, ma ho vinto il premio Rodolfo Valentino!"
"Se fai il bravo ti faccio avere anche un telegatto, così ci appoggi le giacche quando rientri a casa. Lo faccio anch'io."
"Grazie."
"Adesso devo proprio andare, sono arrivati tutti e mi hanno notato abbastanza. Potrò fare il mio ingresso trionfale da salvatore del mondo. Mi devo sbrigare, sennò mi ciulano il posto di fianco all'abbronzato. Se mi danno l'occasione racconto la barzelletta del kapò che manda nel forno il negro."
"La tengo aggiornata sulla manifestazione con qualche sms?"
"Lascia stare che già mi hai rovinato la giornata così. Ci sentiamo con comodo. A noi!"
"A noi!"
Richetto continua a dire che è robba forte, ma io continuo a nun capicce na mazza. Stò milanese ha sempre una voce conosciuta, ma proprio nun me viè chi pò essere. Pozzetto? No, troppo vecchio. Boh? Prima o poi me verrà 'n mente.
lunedì 6 aprile 2009
Il mio cane è felice e ride sempre (Otello)
Puro io ci ho avuto un canetto, anche se per poco. Se chiamava Mustafà, come er cane che aveva Totò ner film La Banda Degli Onesti, pellicola nella quale m'ariconosco pe la sfiga e l'incapacità de combina' quarcosa de serio e remuneroso. Mustafà me faceva mori' perchè pareva che rideva. A vorte stava serio serio a pensa' a li cavoli sua, ma quanno me guardava pareva proprio che rideva. La gente me diceva che nun era possibbile, che li cani nun ridono, che po' pare', ma che nun c'hanno er core o l'intelligenza pe ride. Io penzavo che se politici illustri stanno sempe a ride, e manco loro c'hanno er core o senzibbilità, e anzi più rideno e più te l'hanno messo ner bucio, lo poteva fa' anche Mustafà, che almeno nun rompeva li cojoni a nessuno e che voleva bene a tutto er monno.
Ne parlo al passato non perchè nun ce sia più, anzi ce seppellisce a tutti, ma perchè adesso ha messo sù famijia co na cagnotta corta de gamba come lui che je vuole bene, e stanno in una casa de persone che almeno se ponno permette de compra' tanta buona ciccia per tutti e due.
Io e Mustafà ce conoscemmo pe' strada, eravamo du' morti de fame senza arte ne parte, e ce capimmo subito ar volo. Era un cuccioletto piccolo così, avrà avuto quarche mese, e me s'attaccò subito senza mollamme mai. Nun ebbi er core de lasciallo pe strada, me lo portai nella camera ammobbiliata che tenevo affittata in quer periodo, dalle parti della stazione Tiburtina, e ce dovetti mettere der bono e der bello pe convince la padrona de casa a fammelo tene'. Alla padrona nun piaceva, lei aveva paura de li cani e manco quer batuffoletto de pelo con un soriso grosso così riuscì a smoverla. Quanno uscivo per qualche servizietto e lo lasciavo da solo in camera abbajava per la solitudine e la padrona me disse:
"Se quanno eschi er cane m'abbaja de novo te l'avveleno, quanto è vvero iddio!"
Io a iddio nun ce credo tanto, ma alle minacce de quella disgraziata ce credetti subito, così ogni vorta che uscivo me lo portavo sempre dietro, e per lui era 'na felicità ogni vorta che sortivamo dalla tana comune.
Una volta, ar Parco Nemorense, nel quartiere Salario, attaccò bottone co na bastardella, mezza volpina e mezza bassotta, che nun ce pensò du vorte prima de fasse snasare la patonza. Mustafà ormai era adulto e sbroccò de brutto: voleva fassela lì, sur posto, senza manco darle un fiore o un buonasera. Fortuna che la padrona della cagnoletta riuscì a portassela via e se giustificò dicenno che la sua Lilli era 'n calore, pe quello era così disponibbile e aperta, sennò manco morta se faceva palpeggia' dar primo che passava. Voj o nun voj, pure la padrona attaccò bottone co mme, come se er calore della cagnolotta se spandesse per l'aria e ce piàsse tutti. Era caruccia, un pò larga de fianco ma na bella pallocchetta, co du zinne che sembraveno un promontorio. Ci raccontai di me, abbellendo un po' la situazione socio-economico-culturale. Je dissi che ero na specie de affarologo tuttologo, che me occupavo de sgombra' cantine e solai, na specie de robivecchi, ma più scientifico. Je dissi pure indove abitavo. Lei era na commerciante, aveva un negozzietto da quelle parti e nun se la passava male.
Ma il destino infame, cinico e baro (un fijo de na mignotta, stò destino...) ha voluto che la cosa non avesse seguito. Na sera de un par de giorni dopo ero ridotto alla canna der gas, nun c'avevo manco la metà pe' paga' er mensile alla padrona della stanza e manco na piotta pe compra' na scatoletta a Mustafà. Io potevo pure digiuna' un par de giorni prima de vede' la Madonna der Divino Amore, ma nun avevo er core de lassa' Mustafà a stomaco voto, mentre me guardava co l'occhioni languidi come pe' di': allora, se magna o nun se magna?
"Attenzione che c'ho er cane criminale! Damme l'incasso, te!" Strillai, ma in meno di un secondo ariconobbi la tipa che stava dietro la cassa: era la pallocchetta dei giardinetti. Nun finii manco de di' la mia fesseria che da dietro er bancone sorti' la Lilli, e Mustafà le zompò addosso pe' ingroppassela!
La pallocchetta invece de spaventasse me guardò male, m'aveva riconosciuto subito dar cane.
"E' uno scherzo, è uno scherzo!" Cercai de di', ma la regazza m'aveva sgamato de brutto e reggeva sempre lo sguardo incazzato e offeso. Anzi prese er telefono e cominciò a fà un numero. "Annamo Mustafà, qua non è aria..." Ma er migliore amico dell'omo se scorda casa e padrone quanno sta in frega, e a me nun restò che scappare, lasciando Mustafà sur posto a fini' er servizietto.
Mortacci sua. Sua de lei. E anche mortacci mia, che le avevo dato indirizzo, telefono, nome e tutto. 'Na scheda segnaletica le avevo fatto! Feci 'na corza fino a casa ma all'ultimo decisi di nun salire: se la tabbaccara m'aveva soffiato ai caramba magari me li ritrovavo già a casa che m'aspettaveno, mentre la padrona je raccontava peste e corna der sottoscritto. No, meglio anna' a dormi' sotto Ponte Mirvio.
Mentre me dirigevo alla fermata della metro co la morte ner core, anche perchè ero preoccupato per Mustafà, me sono' er cellulare: sullo schermino me comparve er nome della tabbaccara.
"E mo questa che vole?" Penzai. "Se vorrà sfogà, me vorrà insultà." Risposi solo perchè er mio Mustafà era rimasto llà.
"Che voj?"
"Ho capito come fai gli sgomberi nelle cantine e nei solai, tu!" Me disse.
"Ognuno ci ha er modo suo!"
"Hai anche il coraggio di rispondere? Ma stai zitto, stai!"
"Aho, ma che voj, m'hai denunciato, no? E allora se vedemo in tribbunale!" Facevo er tosto ma stavo a fammela sotto dalla tensione.
"Per il momento non ti ho denunciato." Me rispose, tosta pure lei.
"Ah!" Me sentii rinascere. "L'hai capita allora che era uno scherzo, forse un pochetto de cattivo gusto, pero..."
"Ma che scherzo e scherzo! Tu sei un ladro ed io con te non ci voglio avere niente a che fare. Non ti denuncio ad una condizione."
Ecchila! Lo sapevo che m'avrebbe ammollato un ricatto. Lì pe lì pensai che avevo fatto colpo, che voleva er mio corpo, che m'avrebbe sfruttato, consumato e poi mollato come un pedalino, invece me disse: "Mi lasci il tuo cane."
"Come, er cane?" Sudavo freddo. "Voj Mustafà? Er mio Mustafà?"
"La mia Lilli ci va matta ed anche a me piace un sacco. Tu mi lasci il cane e facciamo finta di non esserci mai conosciuti. Pensaci un attimo. Se ti denuncio e vai dentro comunque ti ci devi separare, chi te lo tiene?"
"Ma se oggigiorno in galera nun ci va più nessuno!"
"Ma i disgraziati come te si, però."
E c'aveva ragione! "Ma è come se me levassi un fijio!" Protestai.
"Si, e tu vai a fare le rapine col figlio! Ma fammi il piacere. Pensa che se stasera al posto mio ci fosse stato mio padre minimo te lo sparava! Ha già sparato alle gambe un paio di tossici che volevano rubare, figurati se non ti sparava il cane. Almeno con me sta bene, ho una casa grande col giardino, mangerebbe come si deve, lo faccio seguire dal veterinario con regolarità, avrebbe una cagnetta con cui farsi compagnia..."
Co lei Mustafà sarebbe stato davero come un pascià! Quasi quasi le chiedevo se me se pijiava puro a mmè! Ero stato un padrone der cavolo, lo so, ma je volevo bbene, e lui me voleva bbene.
"Ma così pensa che l'ho abbandonato!" Ce provai ancora.
"In questo momento, ti assicuro, pensa a tutt'altro."
Insomma, un pò pe fallo stà mejo, un pò pe nun annà in galera, le lasciai er mio Mustafà.
Ma ogni tanto ce passo, quatto quatto, davanti alla tabbaccheria, pe vede' si c'è. E quanno c'è, sente l'odore mio e me vie' a saluta' fuori.
venerdì 3 aprile 2009
Il milanese che parla col prete (Otello)
I computer che ce fanno usa' qui hanno un sacco di limitazioni e protezioni ma Richetto riesce a facce tutto, anche guarda' i film zozzi o leggere le mail di gente che manco conosce.
Adesso è riuscito a mette su un giocattolo novo: sente le telefonate! Dice che se po' modifica' uno di quei programmi per fare le telefonate su internet, in modo da attaccasse alle linee telefoniche esterne, e se po' senti' qualunque cazzo d'artri. Ieri se semo spanciati a senti' le fregnacce che uno diceva alla su regazza, che nun è vero gnente che je mette le corna e che le amiche sue de lei nun le caga manco de striscio.
Oggi ne avemo sentita una che nun ho capito granchè, anche perchè co l'accento milanese e il gergo pretese nun ce ciancico tanto, ma me sembrava d'ave' sentito na voce conosciuta. Richetto dice che è robba forte, e si lo dice lui sarà vero.
Stì due parlaveno più o meno così:
"...Come sempre la sua è stata un'idea geniale, eminenza"
"Si figuri presidente. Nessuna idea è davvero geniale senza che vi sia il benefattore che possa metterla in pratica attraverso il suo interessamento."
"Macchè benefattore, il mio è solo un piccolo servizio al servizio della fede e della carità. Anche perchè, lasciatemelo dire, con questa crisi non si sa più dove aggrapparsi."
"Certo, certo..."
"Ed in quest'ottica è ovvio che ogni minimo aiuto è benvenuto. E quello che la chiesa offre è enorme."
"In cambio, ovviamente, lei penserà a quella orrenda questione del testamento biologico, come siamo d'accordo. Fare da garante per dei prestiti, esporsi per così tanti milioni di euro, non si fa a cuor leggero. Certo, è una goccia nel mare dei fondi che abbiamo la fortuna di gestire, ma sono cifre che stampate sui giornali fanno molta impressione. Sono soldi che raccoglieremo come offerta nelle parrocchie, non vengono mica fuori dai nostri appannaggi. Sarà la gente comune che offrirà soldi per la gente comune."
"Avremmo potuto raccoglierli noi come Stato attraverso le tasse ed offrirli come sussidio, ma la gente odia le tasse, così invece è molto più edificante. Lo stato avrebbe dovuto distribuirli a tutti i bisognosi, la chiesa al contrario è libera di darli a chi ritiene più giusto secondo i propri principi e le proprie convenienze, se così si può dire."
"Come le spiegavo, dopo le recenti polemiche sul preservativo, l'aids, l'Africa, non godiamo di grande popolarità. Siamo apparsi troppo distanti dalle reali esigenze della gente. Con questa iniziativa invece riconquisteremo di nuovo terreno con le famiglie, le persone che ultimamente ci hanno aspramente, e direi ingiustamente, criticato. Adesso dovranno fare tutti dietrofront."
"Come ho avuto il piacere di spiegarle in più occasioni, le ribadisco che basta indirizzare un poco l'opinione pubblica per far cambiare idea alla gente. Questa iniziativa le assicuro che avrà la copertura mediatica che serve, mi impegno personalmente per ottenere titoloni su giornali e telegiornali. Sceglierò personalmente le testate. La gente comune capirà che la Chiesa è il loro primo referente, oserei dire addirittura prima dello Stato."
"Per questo non è che ci voglia tanto, per la verità... (ride)"
"E' vero, la folla è femmina, mi scusi l'ardire... (ride)"
"Mi raccomando di porre l'accento sulla imprescindibile questione che il fondo di garanzia ovviamente sarà indirizzato alle famiglie, con figli a carico, magari con nonni al seguito. Che passi il messaggio che l'unica entità che deve essere salvaguardata è la famiglia tradizionale, regolare. I single, i conviventi, per non parlare di quelle ignobili coppie di invertiti, che facciano pure la fame."
"Assolutamente, lo dice proprio a me che detesto i finocchi, che come lei sa sono tutti a sinistra?"
"Qualcuno è anche tra di noi, il lupo si insinua laddove vi sono gli agnelli..."
"Ma sono molto più discreti, a parte l'ermellino (ride)"
"E' vero! (ride)"
"Mi sovviene proprio adesso una barzelletta sul prete culattone che..."
"Un'altra volta, la prego. Adesso purtroppo devo correre a riferire del nostro colloquio. Le rinnovo i nostri più fervidi ringraziamenti e le porgo il saluto personale del Santo Padre."
"Me lo saluti caramente e gli porga i sensi della nostra più affettuosa stima. Gli ricordi tutte le volte che può che sono un bravo cattolico e che, anche se sono divorziato, faccio la comunione tutte le volte che posso."
"Quest'ultima cosa magari sarà meglio ometterla."
"No, no, glielo dica, sarà contento, vedrà."
"Se lo dice lei. Pace e bene."
"Pace e bene anche a lei ed alla sua famiglia."
Click.
giovedì 2 aprile 2009
Il primo furto non si scorda mai (Otello)
Ero il palo.
Ciancone e Cianchetta avevano bisogno d'aiuto per sgombrare un magazzino di laterizi e così me vennero a cerca'. Me conoscevano perchè avevo cercato di vendere alla loro mamma un cane bastardo raccolto per strada che avevo accuratamente ritinto de bianco e de pallini neri pe fallo sembra' un dalmata de razza, ma loro anche se nun erano animalisti manco pè gnente se n'accorsero subito e me corcarono de botte, prendendosi anche il cane a gratis.
Me menarono talmente tanto che quanno arrivarono gli sbirri me sentii sollevato.
Amen.
mercoledì 1 aprile 2009
L'avvocato mio (Otello)
Diciamo che le nostre carriere sono ite di pari passo da nessuna parte. A volte penso che so' io che je porto rogna.
Nun me ricordo manco come si chiama, per me è solo "l'avvocato mio". Tanto, quanno m'aresteno, è lui che me trova subito, a me nun me costa neanche la fatica de cercallo.
martedì 31 marzo 2009
Saluti da Rebibbia (Otello)
Invece l'uniche svolte sò state tutte in cellulare verso Regina Coeli.
Adesso vengo da Rebibbia, me riabilitano. Me volevano fa' anche sona' la musica rock, che ci hanno fatto un programma in televisione, ma non so' bono per queste cose. Speriamo piuttosto che me trovino anche da lavora' quanno esco.
Quarcosa de bbono, però, pagato er giusto. Sennò, tanto vale tornà a rubba'.