VINCENZO
GOBBO
- EUGENIO
MARIN
- LUCA VENDRAME*
CONTINUITÀ E TRASFORMAZIONE NELLA
TOPONOMASTICA DI TEGLIO VENETO E GRUARO
«[ ...] in quell'Impero, l'Arte della Cartografia giunse a una tal Perfezione che la
Mappa di una sola Provincia occupava tutta una Città, e la mappa dell'Impero, tutta una Provincia. Col tempo, queste Mappe smisurate non bastarono più. I colleghi
dei Cartografi fecero una Mappa dell'Impero che aveva l'Immensità dell'Impero e
coincideva perfettamente con esso. Ma le Generazioni Seguenti, meno portate allo
studio della Cartografia, pensarono che questa Mappa enorme era inutile e, non
senza Empietà, la abbandonarono alle inclemenre del Sole e degli Inverni».
1. L. Borges, Storia universale dell'infamia
Fuor di metafora: non si vuole qui, nel modo più assoluto, dire che la conoscenza è un
doppione perfetto della realtà. La ricerca (e il suo risultato) non è più vera o più giusta o più
corretta a misura del suo totale identificarsi con l'oggetto della ricerca. Diverrebbe inutilizzabile come la perfetta cartografia descritta da Borges. Bisognainvece riuscire ad individuare
- correttamente - alcune caratteristiche della realtà (toponimica nel nostro caso) e costruirvi
attorno delle relazioni.
Lo scopo del presente intervento è verificare la conservazione e la continuità delle testimonianze toponimiche in una ristretta zona all'estremità nord-orientale della provincia di
Venezia, i comuni di Teglio Veneto e Gruaro, anche oltre i dati raccolti a cavallo degli anni
dieci del secolo XIX ed organizzati nei Sommarioni del Catasto Napoleonico. In parole povere
si è cercato di dimostrare, attraverso l'applicazione di un modello riproducibile 'per sommatoria' in aree molto più estese, l'impressione ormai diffusa tra chi si occupa di toponomastica
che la rilevantissima quantità di nomi ricava bili dalle carte napoleoniche, pur rappresentando
in assoluto molta parte del patrimonio toponimico, non è realmente esaustiva né dei nomi
La tesi
Si ringraziano per la cortese collaborazione i signori Domenico Argenton, Vincenzo Bortolussi, Giovanni
Colussi, Lionello Ius,Luigi Marin, Enrico Nosella, Delfina Schiava, Giovanni Stefanuto, Guerrino Tesolin,
Riccardo Tonin, Luigino Zanello, Giuseppe Zanon.
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PARTE
I
c:
in uso quasi due secoli fa, né di quelli attualmente ancora in uso (ed ovviamente attestati
ante Napoleone). Secondo questa proposta metodologica, per poter vantare un 'attestato' di
completezza uno studio dovrà tener conto anche della documentazione anteriore, medievale
e - per le nostre zone - d'epoca veneziana, in quanto i nomi ancora in uso rappresentano una .
percentuale non trascurabile fra quelli rintracciabili in fonti diverse dal Catasto Napoleonico
e non presenti in esso.
L'area considerata
Le fonti
Il comune di Teglio Veneto ha una superficie di 11,52 km2, quello di Gruaro di 17,24 km-;
l'area studiata assomma perciò a 28,76 km2• Teglio ha come frazione solo Cintello, Gruaro
invece comprende le località di Bagnara, Boldara e Giai. Morfologicamente la zona è interamente pianeggiante, solcata da alcuni corsi d'acqua, quasi tutti di modesta entità: da est a
ovest sono il Taglio, la roggia Lugugnana, il fiume Lèmene, la roggia del Battiferro, la Gazolla,
il rio Versiòla, il rio Cortina, il fiume Règhena. I due comuni appartengono amministrativamente alla provincia di Venezia, di cui rappresentano l'estremità nord-orientale. Confinano
a nord con i comuni friulani di Sesto al Règhena, Cordovado e Morsano al Tagliamento, ad
est, sud ed ovest con i comuni veneti di San Michele al Tagliamento, Fossalta di Portogruaro,
Portogruaro e Cinto Caomaggiore. I comuni interessati alla ricerca fecero parte della Patria
del Friuli fino al 1811, allorché Napoleone, per dare un entroterra alla città di Venezia, li incluse nella nuova provincia, alla quale tutt'ora appartengono.
La toponomastica dei comuni oggetto della presente relazione è stata studiata recentemente da due nostre pubblicazioni: Tra l'aquila e il leone. Uomini, luoghi ed eventi delle comunità di Teglio e Cintello (Latisana 1997) e Di terre e di acque. La toponomastica del Comune
di Gruaro (Gruaro 1998). A questi volumi si rimanda per la raccolta dei toponimi utilizzata
per elaborare questa relazione.
Le fonti adoperate per condurre una ricerca la più completa possibile per il Medioevo e
l'età moderna sono state quelle 'classiche' conservate presso gli Archivi di Stato di Venezia,
Pordenone, Udine e Treviso (in particolare protocolli notarili, atti di magistrature veneziane,
archivi privati di famiglie, fondi di enti ecclesiastici soppressi, ecc.), gli archivi parrocchiali e
quelli reperibili nell'Archivio della Curia Vescovile di Concordia-Pordenone, i manoscritti
della Biblioteca Marciana di Venezia e della Biblioteca Civica "v. Joppi" di Udine, ma non ci
dilungheremo su questo aspetto della ricerca perché non è l'esegesi di tali fonti lo scopo del
presente contributo.
Attenzione particolare è stata riservata al Catasto Napoleonico (di cui si sono riprodotte
le mappe nei due volumi di cui sopra) riportando tutti i toponimi presenti sia nell'ordine
originale del Sommarione che in ordine alfabetico. Per i secoli XIX e XX sono stati considerati
i tradizionali stradari, le varie mappe prodotte dalle autorità statuali succedutesi e anche
l'elenco telefonico, fonte quest'ultima dove si riscontra ancora l'innata volontà umana di 'battezzare' i luoghi in cui si vive e opera. Alla fine della ricerca, per i comuni di Teglio e Gruaro si
sono quindi complessivamente schedati circa mille toponirni dall'anno 996 ai giorni nostri.
VINCENZO \JOBBO - tUGENIO
lVlARIN - LUCA VENDRAME
Il centro abitato
di Teglio in una
mappa del 1765.
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PARTE
I
n metodo
Funzionali al nostro scopo sono ovviamente però solo i toponimi attestati in documenti
redatti fino alla compilazione del Catasto Napoleonico compreso (l'anno 1810 per Gruaro e il
1811 per Teglio)-.Dopo aver provveduto a eliminare le semplici varianti grafiche (riguardanti
un toponimo riferibile allo stesso luogo) per non intralciare la ricerca sul campo proponendo
un numero eccessivo di voci, il loro numero è risultato essere di 771. In questa fase di verifica, ad esempio, il toponimo Casal è risultato essere attestato sia per Teglio che per Cintello:
abbiamo mantenuto il lemma separato e indicato in entrambe le località, eliminando però
le varianti come Casali o Casale dalla lista. Per questo lavoro (la verifica dell'ubicazione del
toponimo) si è fatto ricorso alle mappe riportanti il numero catastale.
I 771 lemmi rimasti, per semplicità, sono stati definiti principali e ripartiti nelle diverse
frazioni che compongono i due comuni analizzati. Tale scelta si è resa necessaria perché le vicende storiche hanno fatto sì che in questi pochi ettari di territorio si siano incrociate diverse
giurisdizioni sia temporali che spirituali, separando dal punto di vista politico e religioso paesi tra loro vicinissimi e ora uniti amministrativamente, complicando notevolmente la ricerca.
Un esempio pregnante è rappresentato dal toponimo Comugna (indicante le terre un tempo
d'uso collettivo), presente in tutte le località studiate. Pare ovvio affermare che la Comugna
di Boldara non è quella di Cintello; le nominate due località sono tutt'ora finitime e godevano insieme dell'uso di terreni paludosi posti a cavallo dell'incerto (perché zona umida, non
delimitabile con precisione) limite territoriale. Questo caso è ancora semplice, infatti oggi
sussiste un confine certo su cui basare le ricerche e chiarire ciò che appartiene a un comune
piuttosto che all'altro. Ma situazioni del genere si moltiplicano e complicano se località un
tempo separate (Giai, Boldara e Gruaro ad esempio) si ritrovano ora unificate amministrativamente. Si è dovuto perciò stare ben attenti nel valutare se la testimonianza rintracciata
per il periodo posteriore al 1810-1811 fosse davvero attribuibile a una località piuttosto che
a un'altra. Fondamentale per la buona riuscita dello studio è stato proprio questo preliminare lavoro di setaccio, al fine di presentare ad un campione di residenti nelle zone in cui
abbiamo ripartito l'area soggetta all'analisi, una lista di lemmi sicuramente non attestati nei
Sommarioni napoleonici.
Il territorio è stato suddiviso in sei zone, corrispondenti alla divisione amministrativa tra
capoluoghi comunali e frazioni: Teglio e Cintello, Gruaro con Boldara, Bagnara e Giai. Le
persone intervistate si sono dichiarate nate e cresciute nel paese relativamente al quale hanno compilato il questionario (tutti tranne uno hanno dichiarato essere la famiglia "da sempre" residente, una volta addirittura specificando "dal 1567"), nella maggior parte dei casi il
grado d'istruzione posseduto è la licenza elementare, due possiedono la licenza media, uno
la maturità magistrale, uno la maturità tecnico-industriale. Tre hanno dichiarato di parlare
veneto, nove hanno dichiarato essere la variante locale del friulano la lingua parlata comunemente, non mancando comunque mai di evidenziare la propria specificità soprattutto nei
confronti dei paesi limitrofi anche appartenenti al medesimo comune. Due parlanti veneto
si situano nella parte ovest della zona indagata (vicino Portogruaro), l'altro venetofono è il
teste con maturità magistrale. L'età è compresa tra 50 e 86 anni. Le professioni esercitate
sono: coltivatore diretto 5, 'metalmezzadro' 1, impresario edile 1, artigiano 1, impiegato 1,
insegnante 1.
I toponimi principali attestati fino al 1811 (che per comodità definiremo antichi) sono risultati essere complessivamente 612. I toponimi principali, che da ora definiremo napoleonici,
rilevati nei Sommarioni di Gruaro e Teglio sono in tutto 400. Il confronto tra i due serbatoi
toponimici ha fornito indicazioni sorprendenti: solo 241 lemmi antichi su 612 risultavano
compresi nei 400 napoleonici.
-,
TOPONIMI
ANTICHI
(seccoX-XVIII)
TOPONIMI
DEL CATASTO
(1810-11)
n.612
n.400
TOPONIMI ANTICHI ATTESTATI ANCHE
NEL CATASTO NAPOLEONICO
(1810-11)
Parrebbe quindi cadere una delle certezze del cacciatore di toponimi: la sostanziale continuità storica nell'uso dei nomi. La cessazione nell'uso di un toponimo, a meno di eventi
eccezionali come il radicale mutamento di un sito (evento peraltro certificato nelle pubblicazioni da cui trae spunto questo intervento: si veda il caso di Paludo e Par: in Gobbo-MarinVendrame 1997) è un fatto attestato, ma non in maniera numericamente significativa.
Il dato - sotto alcuni aspetti - può essere considerato grossolano, infatti è la sommatoria
delle ricerche compiute per i due comuni, i quali possono aver avuto per i motivi più vari un
grado anche diversissimo di 'continuità toponimica' che il nostro risultato numerico potrebbe
tendere ad appiattire acriticamente, nascondendoci alcune fra le sopraddette caratteristiche
della realtà. Perciò non ci siamo fermati a tale dato numerico, ma da questo siamo partiti per
un 'ulteriore elaborazione.
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PARTE
I
I
J
I
I
J
Il centro abitato di
Gruaro in una
mapp a del 1829.
I
(~
Spieghiamo intanto la scelta del Catasto napoleonico come termine di paragone: lo
straordinario sforzo compiuto dall'amministrazione del Regno d'Italia coincide innanzitutto
con un momento storico - la fine dell' Antico Regime - caratterizzato da forti mutamenti
politici, economici e sociali. Il Catasto fissa sulla carta l'immagine di un mondo ormai finito attraverso uno strumento moderno, scientificamente affidabile. La storia del Catasto
Generale del Regno inizia con la legge 12 gennaio 1807; si trattava di un grande piano di
riforma fiscale, forse il fatto più importante del processo di modernizzazione amministrativa
attuato all'inizio dell'Ottocento. Per la redazione fu predisposto un notevole apparato burocratico: un Ispettore Censuario con funzioni di supervisore dirigeva una Commissione e una
Direzione del Censo, che operavano a livello dipartimentale, mentre uffici viavia più modesti
operavano a livello distrettuale, canto nale, comunale. Su tutto vigilava la Direzione Generale
del Censo con sede a Milano. I tecnici ebbero precise indicazioni su come dipanare sul foglio
bianco i complessi problemi posti dalla topografia del territorio e dalle sopravvivenze feudali, fu imposto il nuovo sistema metrico e i segni convenzionali. I1 comune doveva ospitare
il tecnico incaricato della rilevazione sul posto, fornir gli legna, lampade, candele e una casa
decente dove risiedere e disegnare alla sera le misurazioni compiute di giorno, aiutato da
residenti esperti dei luoghi. La sistematica raccolta dei microtoponimi creava seri problemi ai
tecnici; nel diario di un cartografo francese (forse un caso estremo, non frutto dell'esperienza
italiana, ma ad essa paragonabile per le problematiche affrontate) si può leggere uno sfogo
esemplificativo dello stato d'animo dei rileva tori: «[00'] raramente due abitanti sono concordi
sul nome di uno stesso villaggio. Anche riguardo ai miei appunti ho trovato luoghi con due o
tre nomi, o posti diversi portare lo stesso nome» (t.d.a.).
Per la prima volta nella storia d'Italia lo Stato misura sé stesso partendo dall'interno, dalla
più piccola particella poderale via via fino ai confini statuali ma, finalmente, non solo con lo
scopo di confrontarsi con il vicino. Si è trattato di una misurazione di tipo essenzialmente
fiscale, per cui l'oggettività e la precisione delle analisi è assoluta, anche secondo i moderni
parametri. L'intero territorio nazionale viene mappato sulla base di schemi uniformi studiati
a tavolino ed applicati da una foltissima schiera di periti istruiti appositamente. Ciascuna
particella catastale viene identificata da un numero e da un toponimo in quel meraviglioso
strumento che sono i Sommarioni. La sicurezza della sovrapposizione tra terreno e toponimo
è data dal metodo usato: il perito si recava materialmente in loco e, aiutato da gente del posto,
identificava l'appezzamento. Ogni metro quadrato del nostro territorio ha quindi un nome
ufficiale.
Ma non si era appena detto che i toponimi napoleonici non rappresentavano la totalità
dello scibile toponimico? Pur confermando le entusiastiche parole adoperate per descrivere
il Catasto come strumento di ricerca, cerchiamo di capire cosa si nasconde dietro questa apparente uniforme completezza.
Procediamo ad una comparazione tra la nostra raccolta di toponimi antichi ed i napoleonici. La 'continuità' è rappresentata dai 241 nomi antichi presenti anche tra i napoleonici.
La 'trasformazione' è rappresentata dai 159 toponimi napoleonici non' attestati prima e dai
251
PARTE
I
371 toponimi antichi non presenti nella raccolta napoleonica. Riassumendo numericamente:
complessivamente Teglio e Gruaro dalle origini al 1811 (dopo l'opera di setaccio e 'compattamento') possiedono 771 basi toponirniche (270 Teglio e 501 Gruaro), sono 159 i toponimi
nuovi, presenti solo nella documentazione napoleonica (67 Teglio e 92 Gruaro), 371 sono i
toponimi attestati antecedentemente alla raccolta napoleonica e non presenti in essa.
I dati scomposti sono rilevati nel grafico che segue:
800
700
600
500
400
300
200
100
o
TUTTI I
TOPONIMI
13TOTALI
• Teglio
13 Gruaro
Napoteonìco
NUOVI
771
270
501
159
67
92
Antichi "PERSI"
dal Nap
371
95
276
Totali
Teglio Veneto
Gmaro
tutti i toponimi
(dal x sec. al 1810)
771
270
501
toponirni secco x-xvm
612
203
409
toponimi del Catasto
159
67
92
241
108
133
Napoleonico (1810) !1Qll attestati
in precedenza
toponimi antichi {secco X..;XVIlI)
riportati anche dal Catasto
Napoleonico
Tabella riassuntiva.
VINCENZO GOBBO - EUGENIO MARfN - LUCA VENDRAME
I numeri sembrano quindi attestare una netta trasformazione in corrispondenza del,J'esperienza napoleonica e un'analisi superficiale potrebbe giustificarli con l'epocale trasformazione politica (la fine degli antichi regimi) ed economico-sociale (l'incipiente rivoluzione
. industriale) vissuta dalle nostre terre. In realtà il numero dei toponimi realmente nuovi non è
~:.poi così elevato se teniamo conto di alcuni fattori che indubbiamente contribuiscono ad au~··J11entarnel'apparente consistenza. Innanzi tutto non possiamo certamente considerare l'ana.' lisi delle fonti antiche assolutamente completa; qualche toponimo presente nei Sommarioni
ootrebbe benissimo essere rinvenuto in futuro nei documenti anteriori non ancora letti dai
ricercatori, I Sommarioni riportano poi varianti di nomi riconducibili a forme già attestate
&8010 apparentemente diverse. Ad esempio, i napoleonici Lungula e Longara di Cintello
. no varianti del ben più antico Langor (a. 1538), come Giai è un antenato di Galletta (per
,>glio e Cintello). Non mancano poi clamorose sviste ortografiche attribuibili al redattore
Sommarioni; come altrimenti spiegare un toponimo 'petrolifero' come Oronero (Teglio)
~pnon con un attimo di distrazione? Un confronto con i nomi attribuiti ai poderi confinanti,
. tti detti Ovaredo (collettivo di àvul "acero"), basta a spiegare il caso senza chiamare in
usa giacimenti di combustibili fossili. Il Rodelis napoleonico è riconducibile al tradizionale
.~()vedis ("roveti") attestato nella zona dal 1511 a tutto l'Ottocento. Anche una grafia quasi
uguale può nascondere un fraintendimento, come nel caso in cui il Sommarione riporta una
poetica Strada delle Viole dove nel 1692 c'era un campo detto sì Viola, ma nel senso di stradina, viuzza. Infine che dire di Eglefiar (Cintello) se non spiegarlo come il risultato di una in'" unprensione tra perito incaricato della rilevazione e informatore locale? Bisogna ricordare
. -be gran parte dei tecnici era di origine lombarda se non addirittura francese per cui un sito
'posto tra il Batifiar ed Eglisius (francesizzazione di glisiùt "ancona, tabernacolo, chiesiola")
non poteva che ricevere tale battesimo, o ancora Orelio a Bagnara (probabile resa grafica
Ìl)lperfetta di una pronuncia locale) che anteriormente era il chiarissimo antropotoponimo
4usale di Aurelio (XV1Il sec.), ma gli esempi qui possono davvero essere infiniti.
Alla luce di tali considerazioni i supposti 159 nuovi toponimi napoleonici si riducono
p~evolmente. Ma a cosa sono dovute queste voci davvero originali? Poche ad un effettivo
itamento. Ecco alcuni esempi:
a) mutamento dei confini: es. un prato antecedentemente al 1811 posto sotto Boldara si
;rorma - una volta divenuto territorio di Cintello - in Prà di Boldara;
p) mutamento delle produzioni 'industriali': es. il mulino detto del Nogaro lo, oltre che
are da Cintello a Boldara, diviene il Battiferro;
i) mutamento del paesaggio: Trattore delle Vigne (Teglio 1811) prima solo Trattor; Ponte
Tabacca (Cintello 18ll) prima ben più significativamente Ponte delle Forcate ("forche,
boli"); Paludi poi Pars (Teglio 1811) conseguenza dell'avvenuta ripartizione in appezzamli regolari di terre bonificate. Una preziosa testimonianza, recentemente rinvenuta e ine.a;indica come la memoria degli antichi nomi fosse già certamente scomparsa verso il 1862,
i{li"chéil comune di Teglio promosse una ricerca presso l'Archivio Generale di Venezia per
roogliere testimonianze sugli usi civici locali. Riportiamo alcuni passi di una lettera che l'in-
~~ri
PARTE
I
caricato inviò al Deputato politico Augusto Marin: «[... ] ispezionai i Volumi delle investiture.
Trovai quella di Teglio, ma nei fondi in essa descritti non si trova la denominazione di Parz;
Non so dunque se il documento rinvenuto faccia o no al caso nostro. Per saperlo, vi mando
l'elenco dei fondi su cui versa l'investitura affinché colla lista delle varie denominazioni mi
sappiate dire se si tratti o no delle Parzs ) Dal testo si evince chiaramente che i terreni noti
come Par; a metà dell'Ottocento, e sui quali la comunità tegliese da tempo immemorabile
esercitava il diritto di pascolo vago, avevano tanto radicalmente mutato aspetto e modalità di
sfruttamento da far perdere anche la memoria dell'originaria denominazione del sito.
Altri, la maggioranza, sono mutamenti non particolarmente significativi, come nuovi antroponimi probabilmente riferiti a nuovi proprietari; dei vecchi nomi 'intercambiabili' con i
nuovi come il Campo del Chiesiolo che diventa della Madonna nel 1810 (ovviamente la venerazione del tabernacolo di Boldara era a Maria); ancora nomi comunissimi come Pustota,
Coda, Panta, ecc.; indicazioni come Per andar a ... Alcuni nuovi toponimi napoleonici rimangono oscuri come Brugherosso e Biliera (Gruaro), ma non è davvero il caso di dilungarsi per
tale categoria.
Ma la trasformazione si misura anche valutando i toponimi antichi già scomparsi negli
anni della redazione del catasto. Anche in questo caso non bisogna fidarsi delle apparenze,
infatti i risultati dei questionari hanno fornito dati molto interessanti. Ricordiamo che lo scopo della ricerca era verificare se toponimi attestati anteriormente al 1811 e non presenti nei
Sommarioni napoleonici fossero tutt'ora in uso. Possiamo anticipare il dato di fondo emerso
dicendo che un altissimo - rispetto a quanto noi supponevamo - numero di toponimi antichi
non riportati dai Sommarioni è ancora noto.
L'analisi dei dati
Il risultato medio complessivo per i due comuni analizzati è sorprendente: il 21,24% dei
toponimi attestati prima del 1810-11 e non compresi nei Sommarioni del Catasto napoleonico sono ancora in uso (130 su 612). Definiremo d'ora in poi questo numero indice di continuità. Nella quasi totalità delle risposte 'positive' il testimone ha fornito volontariamente
anche l'ubicazione o il nome dell'attuale proprietario o episodi di vita legati al sito, quasi a
confermare il ricordo.
Ma se già importante appare il dato' grezzo', ancora più significativi appariranno i risultati
scomposti per località. L'indice di continuità per Giai va dal 43,18% (19 su 44) al 34% (15 su
44), per Teglio si va dal 10,7% al 12,5% al 16% (6,7,9 risposte su 56), per Cintello si va dal
31,5% al 39,4% (12 e 15 su 38), per Gruaro l'indice è del 20,9% (17 su 81), Boldara offre il
33,3% (20 su 60). I dati raccolti per Bagnara sono i più divergenti, passando da un minimo del
5,8% (5 su 86) a un massimo del 23,2% (20 su 86). Il caso di Bagnara è però spiegabile con le
caratteristiche del teste che ha fornito la percentuale minore: è l'unico che professionalmen-
Documento conservato presso l'Archivio comunale di Teglio Veneto, Sezione separata, b. 20 (collocazione provvisoria).
VINCENZO GOBBO - EUGENIO MARIN - LUCA VENDRAME
te non ha mai operato materialmente sul territorio avendo sempre svolto la professione di
maestro elementare e quindi le sue conoscenze sono sostanzialmente limitate alle proprietà
di famiglia (come da lui affermato durante l'incontro).
Ma come spiegare la mancata registrazione napoleonica di toponimi tutt'oggi usati, avendo già detto delle inevitabili incomprensioni ed errori che ci impediscono di riconoscere il
nome suggerito? Possiamo solo formulare delle ipotesi.
Senz'altro ha inciso il vario livello di conoscenza del territorio degli informatori interpellati dai periti napoleonici: per quanto esperti del territorio qualcosa può non essere stato
riportato correttamente dall'informatore o liberamente interpretato dallo scrivente, o piuttosto inglobato in macrotoponimi identificanti zone più ampie, ad esempio inglobato nei
Comunali c'è il Comunal detto Merie sive Pozzaihle (sic), o all'interno di Ponzanis esiste il
Campo dell'Arijs in Ponzanis, entrambi microtoponimi attestati precedentemente ma non
inclusi nei Sommarioni.
La stessa finalità della rilevazione ha inciso; infatti lo scopo era associare la proprietà al
numero catastale e quindi ampie possessioni, che magari alloro interno erano definite da più
nomi, per forza di cose nel Sommarione furono indicate con un unico toponimo, perdendo
così attestazioni importanti.
Qualcuno, tra i nomi ancora in uso, possiede un'antichità risalente al xv sec. come lnfraroies
e Purzit (Teglio) e non sono assolutamente generici, come potrebbe essere ritenuto il Paludo
(Cintello) attestato però fin dal XIV sec., o come Paludo di Rieghena (Giai 1685) poi riferito
ufficialmente solo al fiume ma ancora usato nella tradizione orale per indicare siti posti in .
prossimità del corso d'acqua omonimo. Moltissimi tra i toponimi 'vivi' hanno atte stazioni risalenti al XVIII sec., ma questa abbondanza si deve interpretare soprattutto con la quantità di
fonti disponibili rispetto a quelle relative ai secoli precedenti. Precisiamo, anche se superfluo,
che la prima attestazione riportata non è certamente la prima in senso assoluto, ma solo la più
antica da noi reperita e solo in tale senso va intesa. Significativa può essere l'effettiva scomparsa del toponimo Armentarezza nel territorio del comune di Gruaro (tranne a Boldara),
lemma invece ancora vitale nel comune di Teglio.
Si può perciò tranquillamente affermare che la trasformazione mostrata dai Sommarioni
è in gran parte solo apparente, essendo in realtà pochi i nomi davvero nuovi. Molti di quelli
ritenuti scomparsi risultano invece ancora vitali nella tradizione orale contemporanea. La
ricerca effettuata attesta per Teglio e Gruaro una netta tendenza alla continuità toponimica,
quindi il Catasto Napoleonico non rappresenta il cambiamento. Ne è però la chiave: dopo di
esso il toponimo diviene 'legalmente superfluo'; infatti negli atti ufficiali si richiamerà d'ora in
poi il numero di particella catastale e il toponimo - anche se presente - non avrà più l'esclusiva valenza identificatoria che prima gli spettava di diritto. La fine dell'economia basata sulla
pressoché totale occupazione nel settore primario (fase iniziata qui da noi nel secondo dopoguerra) portò al definitivo distacco dell'uomo dall'indispensabile conoscenza toponirnica dei
luoghi di appartenenza.
Conclnsioni
255
PARTE
I
Le caratteristiche evidenziate consentono di considerare ancora il Catasto Napoleonico
una fonte adeguata per la ricerca toponomastica in area veneto-friulana? Secondo noi il
Catasto Napoleonico è senza dubbio uno strumento valido per l'analisi del territorio, non
fosse altro perché ne rappresenta la prima mappatura completa e oggettiva. Bisogna però
integrare i suoi dati con un consistente numero di fonti, sia cronologicamente precedenti
(essenzialmente fonti d'archivio) che posteriori (dagli stradari, all'elenco telefonico, alle fonti
orali prima che scompaiano le persone nate prima della televisione), in modo tale da avere
un congruo numero di nomi per effettuare i confronti e studiare le mutazioni del territorio e
l'evoluzione della lingua.
VINCENZO(jOBBO- hUGENIO MARIN - LUCA VENDRAME
Bibliografia
TI presente elenco non ha alcuna pretesa di esaustività, vuole solo
proporre una breve carrellata di testi con lo scopo di fornire dei riferimenti generali per quanto riguarda lo studio della toponomastica
in area veneto-friulana e nel territorio del basso Friuli Concordiese,
con particolare riguardo alle fonti. Per maggiori approfondimenti si
rinvia ancora una volta agli studi Gobbo-Marin-Vendrarne
1997 e
Gobbo-Marin-Vendrame 1998.
DESINAN=: Cornelio Cesare Desinan, Agricoltura e vita rurale nella
toponomastica del Friuli- Venezia Giulia, Pordenone 1982.
DT =: Giuliano Gasca Queirazza - Carla Marcato - Giovan Battista
Pellegrini - Giulia Petracco Sicardi - Alda Rossebastiano,
AlMO =: Piero Aimo, L'amministrazione municipale durante il periodo napoleonico: il modello francese e il caso italiano,
«Amministrare», xxv, (1995), n.1, pp. 5-19.
ANTICO=: Mariavittoria Antico Gallina, Dall'immagine cartografica
alla ricostruzione storica, Milano 1994.
Atti =: Giovanni Frau (a cura di), Atti del primo convegno sulla toponomastica friulana (Udine 11-12 novembre 1988), Udine 1990.
BEGOITI=: Pier Carlo Begotti, La toponomastica del Friuli occidentale come fonte storica, «Ce fastu?», LXVI(1989), n. 2, pp. 107-114.
BERENGO=: Marino Berengo, L'agricoltura veneta dalla caduta della
Repubblica all'Unità, Milano 1963.
BIANCO =: Furio Bianco, Nobili castellani, comunità, sottani. Accumulazione ed espropriazione contadina in Friuli dalla caduta
della Repubblica alla Restaurazione, Udine 1983.
BOURGUET=: Marie Noélle Bourguet, Dal diverso all'uniforme: le
GOBBO-MARIN-VENDRAME
1997 =: Vincenzo Gobbo - Eugenio Marin
- Luca Vendrame, Tra l'aquila e il leone. Uomini, luoghi ed eventi
delle comunità di Teglio e Cintello, Teglio Veneto (VE)1997.
GOBBO-MARIN-VENDRAME
1998 =: Vincenzo Gobbo - Eugenio Marin
- Luca Vendrame, Di terre e di acque. La toponomastica del comune di Gruaro, Gruaro (VE) 1998.
.
MARCATO=: Carla Marcato, Toponimi e toponomastica nel comune di
San Michele al Tagliamento, in Giuseppe Bergamini - Giovanni
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= Carla Marcato - Pier Carlo Begotti, La topoMARCATO-BEGOITI
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CENTRO DI TOPONOMASTICA
FRIULANA
ATTI DEL SECONDO CONVEGNO DI
TOPONOMASTICAFRIULANA
a cura di Franco Finco
I parte
UDINE 2007