Fotografia (reportage Sociale)

"Politica della fotografia" di David Levi Strauss – introduzione di John Berger – postmedia books 2007 – isbn 9788874900367
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A che punto è la fotografia oggi? A cosa serve nell'epoca di Internet? Come la usano gli artisti e come la sfruttano i media? All'uscita di questo libro per i tipi di Aperture i paragoni della critica si sono spinti fino ad elencare titoli che ormai fanno parte della biblioteca di ogni amante dell'immagine: Sulla fotografia di Susan Sontag e Camera chiara di Roland Bartes.
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"Il titolo di questo brillante libro di David Levi Strauss è Politica della fotografia. Eppure, una volta letti i saggi che lo compongono, è chiaro che riguardano anche qualcos’altro: il dolore, il dolore del mondo."
John Berger (introduzione)

In the 20s  photography stands out an international level in the illustrated press and – particularly in Germany, France and in the USA – as both popular and avant-garde art. More generally speaking, we are now in front of a turning point in the visual cultur ( it is enough to remember the success of the exhibition «Film und Foto» in  Stuttgart in1929) where photography, just like cinema, proposes itself as information source of pictures story as well as aesthetic and experimental experience. Also in Italy, even if different degrees, it  can be pointed out a similar turning in the use of photography in some magazines printed by rotogravure  and published by Rizzoli, such as «L’Illustrazione» which remember similar international experiences just like, to quote the best known example, the french magazine «Vu» with its reportages. «L’Illustrazione» shows on one side two important items about the trends in progress in photography, respectively by Antonello Gerbi (Ritratto delle cose di Germania. La Mostra “Film e Foto”) and by Mario Serandrei (Intorno alla fotografia. Primi appunti);  and on the other side, quite a number of topical stories (reportages), supplied with photos, signed by young writers such as, among the others, Giovanni Battista Angioletti, Antonio Aniante (pen name of Antonio Rapisarda), Massimo Bontempelli, Mario Bonfantini, Paolo Buzzi, Mario Buzzichini, Mario Casalino, Umberto Vittorio Cavassa, Enrico Emanuelli, Enrico Falqui, Piero Gadda, Carlo Otto Guglielmino, Arturo Loria, Guido Mazzali, Lavinia Mazzucchetti, Gian Gaspare Napolitano, Lino Pesaro. The analysis of some topical stories leads us to conclude how the experience of «L’Illustrazione» can be compared in a photographic environment to similar european contemporary experiences, particularly french, definable  with the term «social phantastic»; and how Rizzoli’s magazine advances, in some respects, the future photojournalism, which will be successful during the 40s and 50s.

Capítulo de e-book sobre jornalismo ambiental, voltado a estudantes de comunicação.
SANDRI, Sinara. Fotografia e ambiente – o que pode uma imagem? In: GIRARDI, Ilza (org). Jornalismo Ambiental – Teoria e Prática. Metamorfose, Porto Alegre, 2018.

La Cina e gli sguardi. Impressioni d'Oriente ed Occidente. All'inizio è una nuova apparizione, fondata sul passato e poi, via via, si precisa e si impiega per molteplici usi: ricerca interiore ed esterna, mappatura del mondo, luogo di relazione e di confronto, all'interno della propria cultura e con le altre. Per la prima volta viene qui fornito un contributo italiano al dibattito internazionale: una proposta d'indagine storica, condotta secondo un innovativo metodo critico, sulla nascita e sul divenire della fotografia in Cina fino al 1979, sia dal punto di vista orientale che da quello occidentale. Si partecipa così a quel dialogo ininterrotto che ha contribuito a generare una visione comune, tra culture : così lontane e così vicine

El archivo de Ángel Betoré.
Enrique Galé Casajús.-

Intervención de la monarquía en los asuntos municipales de gobierno en tiempos de crisis: sobre las ordenanzas de la Villa y las obras del Canal de Tauste a principios del siglo XVII.
Miguel Ángel Pallarés Jiménez.-

Las ganaderías de reses bravas en Tauste en los siglos XIX y XX.
Armando Sancho Recaj.-

Origenes de la residencia de Tauste.
Mosén Desiderio Celma Lou.-

El monasterio de San Juan de la Peña y el Priorato de Santa María de Tauste.
Ana Isabel Lapeña Paul.-

A nivel mundial, la casuística ovni vio un repunte en el año 1965. El británico Gordon Creighton, escribiendo sobre la fenomenología ovni en el continente sudamericano en 1965, la calificó de "vasta oleada". Pero la información actual nos da una perspectiva diferente.

Il testo della dottoressa Claudia Stritof è incentrato sull'analisi delle inchieste fotografiche svolte da Carla Cerati in un arco di tempo piuttosto breve della sua carriera, dal 1962 al 1974, anni durante i quali essa ha collaborato con importanti riviste italiane come "L'illustrazione Italiana", "Leader", "Vie Nuove" o "L'Espresso". Un periodo importante per la fotografa perché è in questi anni che la sua poetica inizia a definirsi e il suo archivio a formarsi, due fattori determinanti per comprendere il poliedrico percorso da lei svolto nel corso della sua lunga carriera.

Il Fenianismo
Home Rule maggiorenne
L’Irlanda alla sbarra
Oscar Wilde: il poeta di «Salomé»
La battaglia fra Bernard Shaw e la censura
La Cometa dell’«Home Rule»
L’ombra di Parnell
La città delle tribù
Il miraggio del pescatore di Aran
e 27 fotografie di Giancarlo Mauri

Ernest Hemingway, James Joyce, Sylvia Beach, Anne Berthier, Cristina di Belgiojoso, Alfred Dreyfus, Balzac, Picasso, Max Jacob, Gertrude Stein, Suzanne Valadon, Utrillo, Camille Claudel …e altro ancora - Una raccolta di scritti pubblicati sul blog
https://lenonrecensioni.blogspot.com/

Ensaio sobre a obra da fotógrafa Paula Sampaio para seu catálogo Embarque publicado no projeto Arte Pará 2012.

Essay on the work of photographer Paula Sampaio for her catalog called Embarque published in the Arte Pará 2012 project.

Há ainda textos de:
Armando Queiroz, Cláudia Leão, Ernani Chaves, Marisa Mokarzel, Roberta Maiorana e Rose Silveira.

Lo que comenzó con acciones de evasión masivas al Metro de Santiago por parte de estudiantes secundarios devino en el ciclo de protestas más relevante de la historia reciente de Chile. La denominada Revuelta Popular ha traído, durante su desarrollo, maneras de movilización novedosas para la realidad chilena, comenzando a visualizar en las calles del país formas de acción colectiva propios de este ciclo de protesta, que para efecto de esta investigación serán denominados como “repertorios de la resistencia”. A partir de un estudio descriptivo-exploratorio, el presente artículo tiene como objetivo conocer –desde fotografías– estas nuevas formas de acción colectiva como método de protesta. Para lograr este objetivo comenzaremos por describir y reflexionar desde lo visto y fotografiado por el investigador durante el desarrollo de la revuelta, señalando primeramente que estos repertorios surgen de manera espontánea como una táctica de autodefensa y de resistencia de masas ante la represión ejercida por las fuerzas de orden y seguridad en su premura de resguardar el orden público. Indicando, además, que estas acciones colectivas con el transcurrir del tiempo se han ritualizado bajo diversas formas, alcanzando algunas de ellas un carácter de heroísmo popular

Dentro de la cobertura fotográfica en la Revolución Mexicana, se encuentra el personaje de Abraham Lupercio, fotorreportero que trabajó para "La Ilustración Semanal" y que cubrió fotográficamente durante mas de dos años de existencia de dicha revista, los principales acontecimientos de la guerra civil que se desató en México.

Noi le conosciamo le fotografie della Comune di Parigi. Silhouette in divisa, uomini e donne in chiaroscuro, quasi fantasmi tra rami di munizioni e assemblaggi d’armi, posano accanto ai cannoni sottratti ai prussiani, punto di fuga nella prospettiva dell’autogoverno. E poi il ministero delle Finanze raso al suolo, l’Hôtel de Ville, la colonna Vendôme nelle fasi della sua caduta, e sullo sfondo le giovani abitazioni haussmanniane che quasi svaniscono – a causa della scarsa profondità di campo concessa all’epoca, potremmo dire, se una foto mostrasse solo le sue (im)possibilità tecniche. In un testo puntuale e quasi onnisciente, la Comune fu detta «una rivoluzione senza immagini», eppure quanto le abbiamo amate quelle esili icone in bianco e nero, sparse sulla rete quasi sempre senza didascalia. D’istinto, per parte presa, senza sapere.

Este libro es resultado del proyecto Revelando Barrios promovido por la Corporación para la Comunicación Ciudad Comuna en la ciudad de Medellín entre los años 2014 y 2016. Esta publicación es resultado de la sistematización de las experiencias de diálogo de saberes generadas con niñas y niños de la Comuna 8 de la ciudad, que a través de la fotografía social permitieron construir una imagen y un relato distinto de los territorios y de quienes los habitan, proyectando desde la mirada sensible de las niñas y los niños un relato sincero y transparente de la vida cotidiana de los barrios de las periferias que son invisibles a los ojos del mundo.

Breve descripción de una fotografía tomada a un regimiento federal en ixtlán de Juárez, Oaxaca, durante el período gobernado por el huertismo. La fotografía forma parte de otras 40 imágenes seleccionadas para conmemorar los 40 años de la Fototeca del INAH (México)

La fotografia sollecita gli storici a fare i conti con essa, con i problemi che innesca e per quel
portato di ambiguità che si tira dietro e che non può mai del tutto essere eliminato. Al tempo
stesso però li stuzzica con la sua forza, da una parte in quanto fonte, dall’altra per le vastissime
possibilità che apre nel campo della scrittura storica – la storiografia – così come nell’ampio
paesaggio di pratiche che oggi definiamo di public history.

Assumere l’ambiguità delle “immagini di conflitto”, così come dell’immagine in generale, è un compito che s’impone sin dalla nascita del mezzo fotografico, nonché un’urgenza che in quest’ultimo anno di lotte è riemersa a più riprese. Un’urgenza e un compito che coinvolgono oramai non soltanto artisti e produttori d’immagini, ma anche chi tali immagini semplicemente veicola, o suo malgrado “incarna”: curatori, manipolatori, “condivisori”, photoeditor, giornalisti e followers, e infine i militanti, quel popolo e quegli individui in lotta ritratti e raccontati da immagini sempre potenziale e incontrollabile strumento nelle mani di chi le diffonde.
Mentre le sommosse e i movimenti del 2016 sembrano esser stati violentemente sopiti dalla legge, i cent’anni che presto ci separeranno dalla Rivoluzione Russa preannunciano una valanga di immagini d’archivio offerte ad innumerevoli decontestualizzazioni possibili, o nuovamente pubblicizzate per ricordare, per ricordarci guerriglieri.
Dall’immediato presente alle icone delle rivoluzioni già compiute, vorremmo quindi indagare alcuni usi e recuperi delle immagini di lotta, ripercorrendo in particolare il dibattito francese, affiorato prima in contesti militanti (su riviste di controinformazione o in seminari autogestiti) e poi nelle sedi istituzionali dell’arte, specialmente a seguito della mostra più attesa e discussa dell’anno: Soulèvements, curata dal filosofo e storico dell’arte Georges Didi Huberman (al Jeu de Paume dal 18 ottobre 2016 al 15 gennaio 2017). La mostra in questione sarà recensita e ripercorsa nel dettaglio, cercando di restare il più possibile all’interno della polemica, ancora in corso, che oppone “il museo” e “la strada” (polemica che a Parigi, oseremmo dire, è stata più accesa che altrove, almeno negli ultimi mesi).
Se è ancor vero l’antico proposito situazionista in base al quale “ciò che cambia il nostro modo di vedere la strada è più importante di ciò che cambia il nostro modo di vedere la pittura”, nella società dell’immagine e della sorveglianza (e della sorveglianza attraverso l’immagine, come pure dell’autocelebrazione attraverso l’immagine), tali trasformazioni non si concederanno probabilmente mai più l’una senza l’altra. Tentare di rielaborare e trasformare la nostra maniera di concepire sia la strada che la produzione di immagini ci obbliga innanzitutto a soffermarci sulle coincidenze e sulle divergenze possibili nei nostri usi dell’una e dell’altra cosa, per cercare di comprendere le affinità elettive tra l’artista e il militante come pure le false corrispondenze, le dissonanze malcelate.

Un Igorrr delirante in sottofondo, la neve alta oltre la finestra, i freddi resti di una carbonade flamade attenuano il dolore di Max. Ha trascorso tutta la notte in strada a catturare visi solcati e tranci di vita. Art Ch’ti Texture.
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Un Igorrr délirant en fond, la neige haute hors de la fênetre, les froids restes d’une carbonade flamade attenuent la douleur de Max. Il a passé la nuit dans la rue à capturer visages sillonnés et tranches de vie. Art Ch’ti Texture.

Tierra de paradojas y contrastes, la República Dominicana no tan solo ofrece maravillosas playas y bellos parajes caribeños, atracciones que cautivan a miles de turistas de todo el mundo. Otra cara de la misma moneda es la enorme cantidad de basura que el mismo desarrollo turístico genera. En las afueras de San Pedro de Macorís, rodeado por una naturaleza exuberante, un inmenso vertedero a cielo abierto almacena miles de toneladas de desechos urbanos procedentes de todo el entorno.

Breve descripción de una fotografía tomada a un regimiento federal en ixtlán de Juárez, Oaxaca, durante el período gobernado por el huertismo. La fotografía forma parte de otras 40 imágenes seleccionadas para conmemorar los 40 años de la Fototeca del INAH (México)

Sangue d’Europa era un titolo che il quotidiano “Il Manifesto” usò durante i bombardamenti sulla Serbia di quest’anno.
Lo stesso titolo in questa sede parte dalle stesse considerazioni che fece allora la direzione del Manifesto, e cioè che le vicende terribili che insanguinano la regione dei Balcani sono patrimonio drammatico delle carenze diplomatiche della costituenda Europa.

Questa non è solo la storia di quella guerra, ma anche un reportage attraverso tutta la Serbia e il Kosovo - in 60 fotografie.
...per ricordare una guerra che ormai abbiamo dimenticato, in un tempo in cui qualcuno trasformò la nostra penisola in una grande portaerei al centro del Mediterraneo.

El prestigioso certamen World Press Photo falla sus premios anuales. El vencedor resulta ser Ronaldo Schmeidt con la obra "Venezuela Crisis". Parafraseando a W. J. T. Mitchell: “¿qué quieren estas imágenes?”.

Al semiólogo se le presupone la capacidad de decir cosas complejas –que no complicadas– sobre lo simple. Así pues, en este breve e impresionista análisis, véase la respuesta a una necesidad urgente de no quedarse en la superficie, en los datos o en los hechos que nos vienen dados.

Varias son las preguntas que conviene formularse ante esta fotografía si no queremos caer en reduccionismos ni en banalidades:

1. ¿Qué nos dice la imagen?
2. ¿Cómo hace la imagen para decir lo que creemos que nos dice?
3. Llegados a este punto: ¿qué (puñetas) es una imagen?