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FOTOGRAFIA/Sala1 Riassumere tutta l’esperienza della Sala 1 con il mondo della fotografia è un’impresa impegnativa. La mostra FOTOGRAFIA/Sala 1 non ha la presunzione di sintetizzare quaranta anni d’attività in questo ambito, ma vuole piuttosto rendere omaggio con una selezione recente di artisti e opere della collezione. Sala 1 fin dai suoi albori ha colto l’importanza del mezzo fotografico. Tito Amodei, artista e fondatore della galleria, capì da subito l’importanza di una sezione apposita. Chiese allora al suo amico Stefano Fontebasso De Martino di dare inizio ad un laboratorio di fotografia, la sezione venne chiamata “Laboratorio dello sguardo” e sebbene abbia avuto una vita breve, dal 1983 al 1984, ha avuto il merito di segnare per sempre l’attivita della galleria. Fu solo un inizio. Seguirono con costanza mostre personali e collettive di fotografi. Sulle pareti in mattoni di Sala 1 ognuno portò la propria visione e la propria esperienza. Mary Angela Schroth, direttrice della galleria, ricorda nel libro Memoires come l’attività di Sala 1 in quest’ambito si sia sempre divisa tra il fotoreportage e la più sperimentale fotografia contemporanea. F. Capriccioli, M.A. Schroth (a cura di), “Memoires, cronistorie d’arte contemporanea. 1967-2007”, Gangemi editore, Roma, 2008., p.55. Il 1986 segnò una svolta: Fabrizio Crisafulli, architetto, critico e artista, riunisce in una collettiva dal titolo Guardare il corpo, nove fotografi (G.Brogna, M. Cardena, F.Delebecque, Gruppo Fase, K. Mack, A.Poupel, L.Ujvary, H.Villager, A.Werblwosky): “In nessuna delle foto presentate si legge una direzione ideologica, un intento didascalico, una finalità dimostrativa. (...) Questi fotografi sono estranei ad ogni interesse per la bella immagine in se o per la resa eccezionale di un evento. (...) Il banale diventa importante, i particolari si avvicinano, una quantita di piccoli episodi acquista rilievo e offre nuovi aspetti alle emozioni Ibid. p.68.” La mostra fu un gran successo e diede una spinta ancor più decisiva all’attività espositiva. Seguirono una serie di esposizioni di rilevanza internazionale, citiamo tra le più importanti in questi anni quella organizzata con l’agenzia televisiva sovietica TASS in cui in anteprima mondiale furono esposte fuori dal territorio dell’ex-URSS le suggestive immagini delle chiese di culto ortodosso. Un evento concepito nel 1989 collaterale alla mostra Mosca: Terza Roma Cfr. Mosca: Terza Roma, a cura di Viktor Misiamo. Con le opere di: Anrdeij Filippov, Gregori Litichevskij, Boris Orlov, Dimitrij Prigov, Andreij Roiter, Vadim Zacharov, Konstentin Zvezdociotov. Catalogo mostra: E.Crispolti, G.Gori (testi di ), Mosca: Terza Roma, 24 maggio-30 luglio 1989, edizione Sala 1, Roma, 1989, pp.48 colore.. Qualche anno dopo fu la volta del noto fotoreporter Elliott Erwitt che, grazie alla collaborazione con Benedetta Toso e all’aiuto organizzativo dei Fratelli Alinari, espose nella mostra Dedicato al cane circa centoventi immagini in bianco e nero dei nostri amici a quattro zampe ripresi in giro per il mondo dal noto fotoreporter Dedicato al cane, catalogo mostra, 16 settembre – 15 novembre 1994, catalogo Alinari, Firenze, 1994, pp.148.. La collaborazione con Crisafulli riprese poi nel 1990 con Ghost Photography: l’illusione dell’invisibile Ghost Photography: l’illusione dell’invisibile, a cura di Giuseppe Cannilla, Paolo Musu e Stella Santacaterina e con opere di: David Newman, Simon Larbalestier, Barry Ryan, Nick Gheorghiou, Simon Marsden, James Wedge, Nigel Coke, Lol Sargeant, Deborah Samuel, Jill Stinchcombre, Gary Woods, Ron O’Donnell, Patrick Gorman, Brian Griffin, David Godbold, Matt Collishaw, Graham Budgett, Byod Webb, Joel Peter Witkin., una collettiva con diciannove artisti inglesi contemporanei accomunati dall’utilizzo delle potenzialità tecniche illusionistiche del mezzo fotografico: “Ghost è quindi piuttosto qualcosa che attiene il mondo interiore di ognuno dei fotografi, alla singola ossessione d’artista, anche se non si può trascurare il fatto che l’immagine fantasmatica e quella fotografica abbiano qualcosa di costitutivo in comune: innanzitutto l’incorporeità; ed il loro stesso prodursi attraverso l’apparizione dell’ectoplasma, dell’immagine sulla carta sensibile in camera oscura. Cfr. F.Crisafulli, Un clic che sa cogliere il nostro mondo interiore in “La Sicilia”, 15 ottobre 1990 in F. Capriccioli, M.A. Schroth (a cura di), “Memoires, cronistorie d’arte contemporanea. 1967-2007”, Gangemi editore, Roma, 2008, p. 102.” Nel 1996 fu invece la volta dei fotografi contemporanei olandesi delle collezioni Rijiksmuseum e Stedelijk di Amsterdan. In occasione della seconda edizione di Fotodiffusione, la manifestazione ideata dalla Fondazione Italiana per la Fotografia, venne scelta Sala 1 come sede per la mostra FOTODIFUSSIONE ’96: Olanda – La fotografia contemporanea in Olanda Cfr. L. D’Alessandro (testi di), Fotodiffusione’96: Olanda, catalogo mostra, 3 – 28 ottobre 1996, Sala 1, edizioni Fondazione Italiana per la Fotografia, Torino, 1996, pp.52 colore.. I curatori Cees Steeman e Daniela Trunfio scelsero per la rassegna romana un centinaio di immagini che spaziano dal paesaggio urbano, il fotoreportage, la fotografia costruita, il ritratto. Un anno dopo Sala 1 ospitò per la prima volta a Roma (sempre con Benedetta Toso e Alessandra Mauri di Contrasto) World Press Photo – Rassegna di fotogiornalismo internazionale Cfr. World Press Photo – Rassegna di fotogiornalismo internazionale, catalogo mostra, gennaio 1997, Sala 1, edizioni Contrasto, 1997, pp. 98, colore. e nel 2000, dopo la rassegna Transafricana Opere di Kwesi O. Owusu-AnKomah, Sally Arnold, Renée Cox, Theo Eshetu, Claire Gavronsky, Fathi Hassan, Ali Kichou, Victor Matthews, Ouattara, Rosemarie Shakinosky, George Zogo. Cfr. G. Baiocchi, S.Federici, R. Barilli (testi di), Transafricana, catalogo mostra, 15 gennaio- 24 febbraio 2000, Sala 1, edizioni Lai-Momo, Bologna, 2000, pp. 77, colore. sull’arte contemporanea africana in collaborazione con la rivista specializzata “Africa e Mediterraneo”, venne dedicata una mostra personale al fotografo sudafricano Al Kumalo. L’artista, formatosi con la rivista “Drum”, è uno delle tanti voci di una generazione di intellettuali oppressa dalle discriminazioni razziali dell’apartheid: “Le immagini di Al Kumalo raccontano la storia di un popolo, la lunga vicenda del Sudafrica e definiscono un percorso visivo di grande impatto narrativo. F. Capriccioli, M.A. Schroth (a cura di), “Memoires, cronistorie d’arte contemporanea. 1967-2007”, Gangemi editore, Roma, 2008, p.185.” Mary Angela Schroth ed il suo team di professionisti hanno sempre saputo cogliere lo spirito dei tempi sapendo portare al centro del discorso artistico i grandi temi sociali e politici. Lo conferma nuovamente la mostra organizzata nel 2002: After September 11: Images from Ground Zero. Vennero esposte per l’occasione ventisette fotografie commissionate a Joel Meyerowitz. Gli scatti furono eseguiti appena due giorni dopo la strage grazie ad un permesso speciale di cui il fotografo era uno dei pochi possessori. Joel Meyerowitz, artefice dell’unico archivio fotografico ufficiale su Ground Zero, produsse questa rassegna per undici paesi, chiedendo alle gallerie di coordinarsi per inaugurare contemporaneamente. Mary Angela e Sala 1 furono fieri di collaborare con l’Ambasciata degli Stati Uniti a Roma per un’iniziativa così importante che, con la presenza di Meyerowitz, iniziava il tour mondiale da Roma. L’attività della sezione fotografica della galleria non cessò mai di proporre mostre e rassegna di respiro internazionale, ma fu solamente nel 2002 che la fotografia a Sala 1 divenne un appuntamento annuale. Nacque in quest’anno FOTOGRAFIA – Festival Internazionale di Roma da un’idea di Marco Delogu con il supporto del Comune di Roma e del suo sindaco Walter Veltroni che apriva il Festival con i migliori auspici. Sala 1 partecipò e promosse quest’iniziativa partecipando a tutte le edizioni, dalla prima con Stefano Fontebasso De Martino all’ultima nel 2016 con il fotoreporter Heinz Stephan Tesarek. Ogni anno un appuntamento fisso con la fotografia, sempre nuovi artisti, nuove storie da raccontare. Guidati dalla scelta del tema del Festival, Sala 1 ha così continuato ad esporre fotografi nazionali ed internazionali, collaborando con critici, curatori ed istituzione. Ci ricordiamo la prima mostra in Italia di Guy Tillim (South Africa) insieme con la mostra Dieci Anni Dieci Voci con i giovani fotografi sudafricani per celebrare i primi dieci anni dopo la fine dell’apartheid; i luoghi ceremoniali abbandonati dell’artista cinese Mu Chen; i sogni spirituale di Peter Mettler e i paesaggi del spagnolo George Basas (queste curate da Piero Pala); Cristiani Berti che ha percorso con le sue foto i paesaggi inoccui che nascondivano i crimini, e Thomas Jorian con i suoi siti abbandonati (tutte e due a cura di Emanuela Termine). Aggiungiamo il progetto folle dell’fotografo Francesco Ambrosino, FOTOX1000, che ha esposto mille artisti in galleria. FOTOGRAFIA/Sala 1 è tutto questo. Un racconto attraverso le immagini di anni di sodalizio con gli artisti fotografi. Un’unione che lega la galleria a Francesco Amorosino, Ali Assaf, Stefano Fontebasso De Martino, Tatsumi Orimoto, Guido Orsini, Rax Rinnekangas, Thomas Rousset, Susana Serpas Soriano, Chantal Stoman, Heinz Stephan Tesarek testimoni dell’attività artistica della galleria romana in quest’ambito. Così diverse fra loro le fotografie raccontano in un bizzarro fil rouge il rapporto tra l’obiettivo e l’Oggetto, alla volte caricato da propri ricordi personale come per Francesco Amorosino, il vissuto in maniera “religiosa” nelle foto di Chantal Stoman o rappresentato nel suo puro valore estetico da Guido Orsini, Stefano Fontebasso De Martino, Susana Serpas Soriano. L’Oggetto è vissuto anche con ironia, denaturalizzato e rimontato in visioni ai limiti del reale come per le opere di Thomas Rousset. Le letture variano seguendo la visione di Ali Assaf, Rax Rinnekangas, Heinz Stephan Tesarek che hanno colto il rapporto di reciprocità tra la natura e l’uomo. Un’ultima visione è quella di Tatsumi Orimoto, noto performer che della fotografia ha fatto un uso ben più complesso del semplice documento. La mostra ripercorrere i passi fatti nel passato con il proprio team e collaboratori per tracciare insieme una nuova via per la FOTOGRAFIA, che tenga conto dei cambiamenti sociali e culturali che stiamo vivendo. Ringraziamento come sempre tutti i fotografi e artisti che hanno contributo alla rassegna, che dimostrano con affetto il loro supporto all’attività di Sala 1. Grazie anche a tutti i collaboratori: Emily Barr, Susanna Mancini, Paolo Ronzoni, Karmele Ugalde. Un ringraziamento particolare a Tito e la sua Fondazione Tito Amodei che ha reso possibile la partecipazione artistica della Sala 1. Sara Esposito Roma, 2017