Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Academia.eduAcademia.edu

Mondo Ladino 44/2020 Fassa, Ladinia e oltre. Studi in onore di Fabio Chiocchetti

Mondo Ladino 44/2020 Fassa, Ladinia e oltre. Studi in onore di Fabio Chiocchetti Dés fora da Gabriele Iannàccaro, Paul Videsott, Vittorio Dell’Aquila, Cesare Poppi © 2020 Istitut Cultural Ladin Sèn Jan / Sèn Jan di Fassa Duc i derc resservés MONDO LADINO ann XLIV (2020) ISSN 1121-1121 Coordenament Evelyn Bortolotti Projet grafich Giancarlo Stefanati FASSA, LADINIA E OLTRE STUDI IN ONORE DI FABIO CHIOCCHETTI a cura di Gabriele Iannàccaro, Paul Videsott, Vittorio Dell’Aquila, Cesare Poppi Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” Contegnù Paroles dantfora: A Fabio Chiocchetti del Goti L salut de la Presidenta Lara Battisti La vera storia di Piere dal Polver (Ulrike Kindl) Bibliografia di Fabio Chiocchetti Contribuc N 27 Heidi Siller-Runggaldier, Strutture sintattiche a confronto: le frasi presentative nel fassano e nel gardenese 43 Patrizia Cordin e Atsushi Dohi, Particelle modali. Un confronto tra dialetti trentini e ladino fassano 69 Brigitte Rührlinger, La negazione frasale nei dialetti lombardi nord-orientali 79 Guido Borghi, Vittorio Dell’Aquila e Gabriele Iannàccaro, Far baldi. Accoppiamento dei batraci 95 Ruth Videsott, Il ladino di fronte ai forestierismi: tra accettabilità e adattamenti 127 Federico Vicario, Vini e vivande da antiche carte friulane 149 Guntram Plangg, Archaische rätoromanische Komposita mit gamp im Walgau (Vorarlberg) 165 Guido Borghi, Ladinia indoeuropea, onde celtica e venetica 207 Paul Videsott, I “Sonetti per la recita del catechismo” di Janmatî Declara. Un genere particolare di poesia d’occasione ladina dell’Ottocento 243 Hans Goebl e Pavel Smečka, Il ruolo della polinimia nelle ricerche dialettometriche di tipo salisburghese. Con esempi tratti dall’AIS 283 Ulrike Kindl, Nicht nur Kasperltheater. Zur Figur des Berlíkete im Volkstheater des Fassatales um 1900 309 Renato Morelli, Dall’antifonario di Soraga all’amante frigida. Tradizione orale e fonti scritte nel canto dei Trei Rees, dalla Controriforma alla globalizzazione 347 Cesare Poppi, “Signorina! Guidarello Guidarelli non si bacia!”. “Mi scusi, ma neanche con la mascherina?”. Emica ed etica nei regimi visive e ostentativi 359 Angela Mura, Documenti per lo studio delle regole della Valle di Fassa. Le carte di regola di Vigo (1587) e di Pera (1701) e i “Nuovi regolamenti” dei pascoli della comunità (1776) Ladinia indoeuropea, onde celtica e venetica Guido Borghi* 1. Il celtico locale risale all’indoeuropeo (sul posto) Il più sicuro indizio per riconoscere l’affiliazione linguistica del sostrato preromanzo della Val di Fassa è rappresentato dall’idronimo Duron1 < celtico *Dŏrōnŏ- < *Dŏrŏŏnŏ- < *Dŏrŏɸŏnŏ- < indoeuropeo *Dʱŏ-rŏpŏn-ŏ- ‘Acqua del fiume’ ← *dʱŏ-rŏ- ‘fiume’ ← √*dʱĕ‘correre, scorrere’2 → *Dʱ·r-ă‧h₂₄ ‘Fiume’ (> *Dʱrā > celtico *Dŭrā > Dora) + indoeuropeo *pŏn-ŏ- ÷ *pŏn-ă‧h₂₄3 > celtico*ɸŏnŏ‘acqua’, *ɸŏnā ‘fiume’4. Si tratta di un’agnizione di capitale importanza, perché unisce l’ancoraggio dell’idronimo al territorio (tutto il bacino idrografico è compreso in Val di Fassa) all’inequivocabilità dell’attribuzione linguistica, dal momento che la resa sonora modale */d/ dell’occlusiva sonora fiatata / mormorata iniziale */dʱ/ esclude sia il venetico sia il latino, lasciando – dati i confronti * Carissimo Fabio, di solito in questa nota iniziale si ringraziano coloro che hanno dato un aiuto all’autore, il quale al contempo si assume da solo la responsabilità di ciò che scrive. In questo caso sei, oltre che il Festeggiato, anche il Maestro e l’amico che devo più ringraziare per avermi fatto conoscere le questioni qui affrontate, fornito molti dati e incoraggiato a cercare prospettive alternative confrontando punti di vista di discipline diverse. Alcuni capoversi sono tratti dalla corrispondenza epistolare che abbiamo intrattenuto in parecchi anni. È evidente, adesso come allora, che – laddove non mi sono limitato a riportare nozioni scontate – quanto scrivo è una proposta nel complesso idiosincratica, intesa a rappresentare il quadro che risulta se si sfrutta tutto ciò che la Glottologia Indoeuropea può offrire senza aggiungere altre entità postulate; fin dall’inizio ritenevo ovvio e convenuto di esprimermi a titolo esclusivamente personale. Apprendo però, con riconoscente stupore per la benevolenza, che una parte del Comitato Scientifico si dichiara d’accordo di condividere la responsabilità di alcune idee esposte; resta chiaro e pacifico che tutti gli altri ne sono completamente esenti e trovo simpatico che questa occasione permetta di ribadire l’amicizia di una vita nella differenza di opinioni e postulati. 1 Plangg (1997/2011: 100-101), Plangg (2001/2011: 117), Plangg (2008/2011: 126-127); l’autorevolezza del riferimento scongiura qualsiasi dubbio in proposito. 2 Pokorny (1959: 259-260, 262), Mallory – Adams (1997: 491), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 147-148); cfr. il celebre idronimo Dviná (Düna, Daugava) < *Dʱĕ-nă‧h₂₄. 3 Pokorny (1959: 807-808), Mallory – Adams (1997: 370-371), Anreiter (2001: 110). 4 Koch (2002: 101), cfr. *ŏnnŏ- ‘fiume’ (Delamarre 2003²: 242); Pokorny (1959: 807). 165 con gli altri idronimi come Dora – solo il celtico quale possibile sostrato di origine, e di conseguenza rende massimamente verosimile l’intepretazione della vocale lunga */ō/ come esito celtico (con dileguo di */p/) della sequenza *°-ŏɸŏ-° < *°-ŏpŏ-° (riscontrabile nei composti in -óne < gallico *-ōnŏ-s < celtico *-ŏɸŏnŏ-s = *-ŏ vocale composizionale + *ɸŏnŏ-s ‘acqua’), giacché in celtico il fonema indoeuropeo preistorico */ō/ è diventato */ā/ in ogni contesto non finale di parola e l’eventualità alternativa di un suffisso in nasale *-n(generalizzatosi in celtico con la vocale breve e sostituito in latino dall’allomorfo in vocale lunga analogicamente esteso a tutto il paradigma) è meno diretta su entrambi i piani morfologico e motivazionale. Basterebbe la sola etimologia di Duron a provare la celticità del sostrato prelatino della Val di Fassa e non ci sono elementi altrettanto forti di prova in direzione di altre tradizioni linguistiche sul posto; frèl ‘arnese per battere le biade, correggiato’ (che, siccome a Predazzo coesiste con fièl, unica forma a Cavalese 5, potrebbe non averne lo stesso etimo FLĂGĔLLŬ- per dissimilazione 6, ma *FRĂGĔLLŬ- latino sommerso – presupposto anche dal livornese sfragellarsi ‘sfracellarsi’ – o sostratema retovenetico *frăgĕllŏ-) < indoeuropeo *bʱʼ-nĕ-lŏ- ← √*bʱrĕ- ‘rompere’ 7, essendo comune al fiamazzo (il cui sostrato sembra appunto piuttosto retovenetico), può, in quanto appellativo, essere arrivato per effetto di diffusione areale del singolo lessema (non accompagnato nel resto del lessico dall’intera fonetica storica che ne ha determinato la forma) in fase (neo)latina. Il (relativamente) più vicino macrotoponimo di sostrato di abbastanza consensuale attribuzione al celtico è Prags / Braies < 965 Pragas8 < celtico *Brăkās < tardoindoeuropeo*Bʱs < indoeuropeo *Bʱhₓă‧h₂₄-ăs ‘paludi’ ← *bʱhₓ-ŏ- (← *bʱĕrhₓ- ‘brillare, essere chiaro’) > celtico *brăkŏ- (> braco, brago) > gallese brag- ‘palude’ 9 (nei fitonimi bragwair e bragwellt ← gwair¹ ‘fieno’, gwellt ‘erba, paglia’10). Frèl (plurale frèi) in Mazzel (1976: 98), le forme fiamazze in Heilmann (1955: 123). Elwert (1943: 102). È strano che FLĂGĔLLŬ- dia sia fièl sia frèl nello stesso punto. 7 Pokorny (1959: 165), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 91-92); cfr. *bʱrĕ-ŏ-nŏ-m > brechen. 8 Kühebacher (1995²: 336), Schürr (2001: 138); è ovvia una fase ‘protoladina’ *Bragas. A scanso di equivoci, Praga = ceco Praha < protoslavo *Prāgā è invece dall’indoeuropeo *(S)prōgā < *(S)prh₁‧g-ă‧h₂₄ ‘(Luogo) Dissodato‘ ← √*sprĕh₁‧g- ‘bruciare’ (da cui anche *sprh₁‧g-ă‧h₂₄ ‘fiammeggiante’ > *sprēgā > germanico *sprǣkō > Sprache). 9 Plangg (1999/2011: 79); per la radice indoeuropea cfr. Pokorny (1959: 141-142). 10 Bolelli (1941: 162-163), Thomas (1950-1967: 307), Thomas – Bevan (19681987: 1563, 1632-1633); cfr. Holder (1896: 510; 1907: 924). Va notato che il lessema greco (verosimilmente di adstrato) βράγος <brgŏs> ‘palude’ ed eventualmente anche brago (ove non sia mutuato da varietà cisalpine) < gallico/paleoligure, celti5 6 166 Allo stesso etimo è stato ricondotto l’idronimo Broglesbach (Prooglspåch [Villnöß/Funés11], 1900 Brogles Bach, 1770 Pragls12), cfr. Broglesalm, Brogleshütte, Broglessattel, corrispondenti al ladino Utia de Bredles risp. Ëur de Bredles. In alternativa, si può istituire un confronto col germanico *Brăkŭlō (> Brakel [Sint-Martens-Latem, Gent]) ← germanico *brăkō f. ‘felce’ (> inglese brake), *brăkōⁿ m. ‘cespuglio, boschetto’ (> medionederlandese brake ‘ramo’, sassone brake ‘saliceto’, inglese brake ‘cespuglio, boschetto’) < indoeuropeo *bʱrŏ-ă·h₂₄, *bʱrŏ-ōⁿ ← ¹√*bʱrĕ- ‘far rumore’ < ‘rompere’ (o, con iconimo forse migliore, dall’omofona radice ²√*bʱrĕ- ‘ergersi’?)13: *Brăkŭlō < indoeuropeo *Bʱrŏ-ŭlă·h₂₄ → *Bʱrō-ŭlă·h₂₄-ăs ‘(acque) rumorose’ o ‘relative a cespugli/boschetti’ > *Bʱrōŭls > celtico *Brāgŭlās > protoladino *Braglas > (tirolese Brogles,) gardenese Bredles. Quest’ultima possibilità permette, fra l’altro, di recuperare una connessione etimologica con la radice di brédl ‘strillo’ (÷ bradlé, livignasco brèar, bréar < protoromanzo *brāgĕrĕ → latino *brāgīrĕ, *brāgĭtārĕ [→ *ĕx-brāgĭtārĕ > sbraitare] celtico *brāgĭ-, *brāgĭtā < indoeuropeo *bʱrōĭ-, *bʱrōĭtā < *bʱrō-ĭ- ‘insieme di rumori’, *bʱrō-ĭ-tă‧h₂₄ ← √*bʱrĕ- ‘far rumore’) e – soprattutto nel caso di un’analisi Bredles < celtico *Brāgŏlās < indoeuropeo *Bʱrō[ŏ]ŏls < *Bʱrō-ŏ h₁ŏlh₂₍₄₎-ă‧h₂₄-ăs ‘pieghe dei cespugli’ – con i Bràgiola (folletti della Val co *brăgŏ-s continuano un diverso antecedente indoeuropeo *bʱh₁-ŏ-s ‘putrido’ ← √*bʱrĕh₁- ‘odorare’ (Pokorny 1959: 163); *bʱhₓ-ŏ-s connoterebbe la palude in quanto realtà geografica che, in un ambiente altrimenti boschivo, risulta aperto e riflette più luce solare, mentre *bʱh₁-ŏ-s sarebbe motivato dal senso dell’olfatto. 11 Villnöß/Funés < retovenetico (cfr. īnfrā, § 2) *Fĕlōnĕssā < indoeuropeo *Bʱĕlh₁-ŏhₓnĕdʱ-săh₂₄ / *Bʱĕlh₁-ŏhₓnĕdʱ-tăh₂₄ ‘(insieme di territorî) più vicini splendenti o gonfi’ ← *bʱĕlh₁-ŏ-s (> celtico *bĕlŏ-s) ‘chiaro, brillante’ ← ¹√*bʱĕlh₁- ‘splendente, bianco’ (Pokorny 1959: 118-120, Mallory – Adams 1997: 641; etimologia leggermente diversa – ma incompatibile con la fonetica storica venetica – in Gasca Queirazza ĕt ăl. 1990: 289-290, Kühebacher 1995²: 521, *Fŏlnĭssā < indoeuropeo *Bʱŏl[h₁]-n-ĭdʱ-s-ăh₂₄ ‘insieme di territori forniti di splendore o gonfiore’ ← ¹√*bʱĕlh₁‘splendente’ o dall’omofona ³√*bʱĕl- = √*bʱĕlh₁- ‘gonfiar[si], sgorgare, rigurgitare’, Pokorny 1959: 120-122, cfr. 154-155, Mallory – Adams 1997: 71 √*bʱĕl-, cfr. 70 √*bʱlĕh₁-, Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 87 + *hₓnĕdʱ-sŏ-s / *hₓnĕdʱ-tŏ-s (← *hₓnĕdʱ- ‘legare’, Matasović 2009: 290) > *nĕdzʱŏ-s / *nĕd zdʱŏ-s > celtico *nĕssŏ-s / *nĕdsŏ-s > *nĕssŏ-s ‘più vicino’ (> antico e medio gallese, cornico, bretone nes; cfr. cornico, antico irlandese nessa comparativo, gallico nĕđđămŏ-s* ‘prŏxĭmŭs’) > Nesso (Como, 992 Nessum). 12 V. Kühebacher 1995: 41 («Nach der Broglesalm und den Brogleswäldern benannt. [...] Vielleicht aus gall. braca im Sinne von ,Talgabelung‘ oder kelt. BRACU- ,Morast‘ [...]»). 13 V. Gysseling (1960: 181), Udolph (1994: 130) e cfr. Holder (1907: 923) per Brakel, Falk – Torp (1909⁴: 277) per l’etimologia germanica (iconimo ‘fare un rumore, crepitare’), Pokorny (1959: 165-166), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 91-92) per le radici. 167 Cavargna, «simili a piccole scimmie, tozzi, scuri, pelosi, con braccia lunghe e dal volto rugoso con occhi infossati, piccoli e brillanti come braci, dai capelli ricci ed arruffati e vestiti di stracci» e che, «quando vedevano un viandante su un sentiero, lo raggiungevano rotolando velocissimi come palle sui pendii della montagna», Pensa 1988) < celtico *brāgŏlā ‘che rotola e fa rumori’ < indoeuropeo *bʱrōĭŏlā < *bʱrōĭh₁ŏlh₂₍₄₎-ă‧h₂₄, col medesimo *bʱrō-ĭ- ‘insieme di rumori’ come primo elemento di composizione e come secondo il celtico *ŏlā ‘rotolo, curva, svolta, piega, torsione, spira(le)’ (> irlandese ⁷ol) < indoeuropeo *lā < *h₁ŏlh₂₍₄₎-ă‧h₂₄ (se non *h₁lh₂₍₄₎-ŏ- > *lŏ- > celtico *ŏlŏ-) ← ⁶√*h₁ĕlh₂₍₄₎- ‘spingere in una direzione, muoversi, andare’14. Adiacente alla Ladinia è anche Brembach/Premesa di Kastelruth /Castelrotto (< 1504 Premach 15), che, se di origine preromana e non tedesca, potrebbe continuare un aggettivo celtico *Brĕmākŏ-n (> gallese brefog ‘che bela, muggisce’) < *Bʱrĕm-ăh₂₄kŏ-m (o ‘della sporgenza’ /‘del(l’acqua) fremente’ ← ¹√*bʱrĕm- ‘sporgere’ / ²√*bʱrĕm- ‘fremere’16). Vistosamente probabile è la celticità di Kardaun (1190-96 Kardun), che Greule (2014: 262) interpreta come *Kărŏdūnŏ-n < indoeuropeo *Krŏdʱūnŏ-m < *K₂₍₄₎-rŏdʱŭh₍₁₎₂-nŏ-m ‘recinto del (fiume) pietroso’ ← *k₂₍₄₎-r- (> *kărŏ-s ‘duro, pietra’17) + indoeuropeo *dʱŭh₍₁₎₂-nŏ-m, *dʱŭh₍₁₎₂-nŏs- (> celtico *dūnŏ-n18 / *dūnŏs- ‘recinto’), ma che, se – in accordo con la fonetica storica che caratterizza la toponomastica circostante – viene ricostruito come *CARDŌNĔ, risulta altrettanto celtico (addirittura con un fenomeno peculiare, il dileguo di */p/) nell’analisi *Kărdnŏ- < celtico *Kărdɸŏnŏ- ‘acqua dell’insieme di tribù’ (o ‘relativo all’acqua della tribù) < *Kārdɸŏnŏ- < indoeuropeo *ōrdʱ-ŏpŏn-ŏ- ← celtico *kŏrdā ‘banda, tribù, clan, famiglia; moltitudine, truppa’ 19 (< *ŏrdʱ-ă‧h₂₄20) + celtico *ɸŏnŏ- ‘acqua’ (< indoeuPer l’irlandese ⁷ol v. Quin (1983²: 489 = O 131), la radice indoeuropea in Pokorny (1959: 306-307), Rix – Kümmel ĕt ălĭī (2001²: 235); cfr. *H₁ōl[h₂₍₄₎]-nă‧h₂₄ ‘insieme dei (territorî) relativi alla *H₁ŏl[h₂₍₄₎]-nă‧h₂₄ (‘ciò che si muove in una direzione’: l’Adige?)’ > celtico *Ăllā > Alla ( 812/814, Gasca Queirazza ĕt ăl. 1990: 13) > Ala. 15 Kühebacher (1995²: 63). L’ovvio confronto alternativo sarebbe lo svevo di Baviera Premach (Ursberg [Günzburg]), XIV s. Bremach, forse collegato al medio altotedesco brâmach, breme ‘rovo’ (von Reitzenstein 2013: 312); questo toponimo (da un lato) e il gallese brefog (dall’altro) rappresentano comparazioni ugualmente verosimili. 16 Pokorny (1959: 142-143); la prima è la radice di brâmach, breme cit. alla nota precedente e del sassone brëmo ‘bordo’ → Bremen (dat. pl. locativale, Niemeyer 2012: 90). 17 In Pokorny (1959: 531-532) *k₂₍₄₎-r- è fuso con la (diversa) radice √*kăr- ‘duro’. 18 Neutro in -ŏ- o -ŏs-, v. de Bernardo Stempel (1999: 149-150), Falileyev (2007: 16). 19 In gallese cordd, Stokes (1900: 254), Pokorny (1959: 579), Koch (2002: 45); cŏntrā, Thomas (1950-1967: 557), Schrijver (1995: 282). La ricostruzione alternativa è *kŏrā. 14 168 ropeo *pŏn-ŏ-)21, cfr. Gordona (Sondrio) < 1406 de… Gordona, 1212 Cordona, 1211 de Cordona < gallico *Kŏrdnā < celtico *Kŏrdɸŏnā ‘fiume della tribù’ < indoeuropeo *ŏrdʱ-ŏpŏn-ă‧h₂₄ con secondo elemento indoeuropeo *pŏn-ă‧h₂₄ > celtico *ɸŏnā ‘fiume’ 22. Il toponimo più significativo è tuttavia Breien/Brié (dial. Praidn) < 1446 im Preyen23 < (austrobavarese *Bréjed(e)n <) protoladino *Brẹjæ�� < latino *BRĮGÁTŲ < *Brĭgātŭs < gallico *Brĭgātŭ-s < celtico *Brĭgāātŭ-s < tardoindoeuropeo *Bʱʱōātŭ-s < indoeuropeo *Bʱʱ-ŏh₁ăh₂₄-tŭ-s ‘passaggio fra i monti’ (← √*bʱĕrʱ- ‘essere elevato’ 24 + *h₁ăh₂₄-t-s > celtico *ātŭ-s > antico irlandese áth ‘guado’ = antico indiano yāt-� ‘che va; viaggiatore; aggressione, attacco; sortilegio; spirito maligno, demone; vento; tempo; rapina’ 25), che appartiene alla serie di toponimi (con addensamento fra Sesia e Adige) in -à(te), -àto, -ò (provenzale e occitanico -at, francese -é, irlanPokorny (1959: 579), Mann (1984-1987: 635); √*ĕrdʱ-→ *ĕrdʱ-ă‧h₂₄ > ted. Herde. Koch (2002: 101), *ŏnnŏ- ‘fiume’ (Delamarre 2003²: 242); Pokorny (1959: 807-808). 22 Pokorny (1959: 807), cfr. irlandese ²an, en ‘acqua’ (Quin 1983²: 40 = A 313, 272 = E 122) < celtico *anā, *ĕnŏ-s (> ��ος <�nŏ-s> > Inn) < indoeuropeo *pĕn-ă‧h₂₄, *pĕnŏ-s. 23 Kühebacher (1995²: 62), che propone l’ardito etimo romanzo * PĮRÁRJŲ ‘pereto’. 24 Pokorny (1959: 145); è la radice più diffusa fra le classi linguistiche indoeuropee. 25 Il significato di ‘guado’ per i toponimi in -ate (a parte quelli in -rate < celtico *rātĭ-s < *ɸrātĭ-s ‘muro di terra, argine, forte’ < indoeuropeo *prăh₂₄-tĭ-s, quelli in -nàte < celtico *nātĭ- < indoeuropeo *nh�t-ĭ-s femminile ‘dosso’ – cfr. Ternate [Varese]/ Ternaa [terˈnɑː], XII s. locus Trinate < *Trĭnātĭ- < *Trĭnŏh�t-ĭ- ‘tre dossi’, effettivamente su tre dossi disposti a ferro di cavallo – e quelli in -iàte [con un’occlusiva prima di °i°, ma -biàte < *blātŏ-n ‘fiore’] dal celtico *lātŏ- ‘pianura’ o *lātĭ- < *ɸlātĭ- ÷ *ɸlātā ‘piatto della bilancia’ se non da *lātĭ- < *(ɸ)lātĭ-s ÷ *(ɸ)lātŏ-s ‘guerriero’) è suggerito dalle corrispondenze transpadano-iberniche Bobbiate = Áth Bó, Carate = Áth Carr, Cenate = Áth Caoin, Cugliate = Áth Cúile, Garbagnate = Áth Garbháin, Locate = Áth Lóich, Malnate = Áth Malain, Novate = Áth Nó, Vernate = Áth Fearna &c. (i sintagmi gaelici equivalgono regolarmente a composti; altri toponimi composti col medesimo elemento finale sono Cloínad > Claona e Cromad > Croma), forse Cedate = Ath Cliath (Dublino), con áth ‘guado, spazio aperto o cavo fra due oggetti’ (Quin 1983²: 56 = A 445-446, Irslinger 2002: 82, 169, 174), ed è confermato dalla topografia dei toponimi in -àte che hanno come base determinante il nome (o il primo elemento del composto in -óne < gallico *-ōnŏ-s < celtico *-ŏɸŏnŏ-s = *-ŏ vocale composizionale + *ɸŏnŏ-s ‘acqua’) del fiume su cui sorge il referente topografico (non un punto qualsiasi, bensì l’attraversamento del fiume da parte dell’itinerario fra i centri preistorici di Lecco, Bergamo, Milano &c.): Agognate, Terdobbiate (sul Terdoppio), Arnate, Velate (sul Vellone), Lonate (sull’Olona), Lurate, Olate (Volate, sul Volone), Beverate, Lambrate, due Brembate, Seriate, anche Acquate (854 Coade) sul Caldone (Lecco). Vespolate (Novara), a. 902 Vespelado coincide col tedesco renano Wispelt (Treviri) < *Wispelet < *Wispeled < galloromanzo mosellano *V�spe�læ�� < gallolatino *Vĕsŭpēllātŭs < gallico *�ĕsŭpēllātŭ-s < celtico *�ĕsŭk�ĕslāātŭ-s ‘guado del buon discernimento’ < indoeuropeo *��sŭk�ĕ(t)slōātŭ-s < *H₁�s-ŭk�ĕ‧(t-)s-lŏh₁ăh₂₄-tŭ-s. 20 21 169 dese -ad) di dimostrabile antichità indoeuropea preistorica (attraverso il celtico antico), come ĕ. g. Carate/Caraa [kaˈrɑː] (Monza – Brianza; Como), latino ecclesiastico Caratum = francese Charray (Eureet-Loire, ca. 1250 Cerretum, 1370 Charré26) = irlandese Áth Carr27 (cfr. Áth Leathan etimologicamente identico al composto medioirlandese Lethnad*) ← celtico *kărrŏ- ‘carro’ 28 < indoeuropeo *�s-ŏ-29: per arrivare al gallico *Brĭgātŭ-s (> latino *Brĭgātŭs > *BRĮGÁTŲ > protoladino *Brẹjæ�� > ladino Brié, tedesco Breien, Praidn) e *Kărrātŭ-s (> latino *Cărrātŭ-s > Carate, Caraa) è indispensabile partire da un composto indoeuropeo prìstino *Bʱʱ-ŏh₁ăh₂₄-tŭ-s ‘passaggio fra i monti’ (> tardoindoeuropeo *Bʱʱōātŭ-s > celtico *Brĭgāātŭ-s > gallico *Brĭgātŭ-s) risp. *�sŏh₁ăh₂₄-tŭ-s ‘guado dei carri’ (> tardoindoeuropeo *�sōātŭ-s) o, in alternativa, *Ksŏh₁ăh₂₄-tŭ-s ‘guado dei sassi’ (← *(s)k·s-·h₂₄ > preromano [celtico] *kărrā ‘pietra’ 30) > tardoindoeuropeo *Ksōātŭ-s, entrambi divenuti in celtico *Kărrāātŭ-s > gallico *Kărrātŭ-s (se l’antecedente di Brié fosse stato coniato ĕx nŏō in celtico come *Brĭgŏātŭ-s e quello di Carate come *Kărrŏātŭ-s ‘guado dei carri/dei sassi’ o perfino già in tardoindoeuropeo come *Bʱʱŏātŭ-s e *�sŏātŭ-s, sarebbero pervenuti al latino come *Brĭgŏātŭs e *Cărrŏātŭs e sarebbero diventati ± †*Prayedn / †*Brio(j)é e †*Caroggiate / †*Caroggiaa per il mancato dileguo di [j]). La serie si estende nel Mediterraneo da Adrado (nelle Asturie) < latino *Ătrātŭ-s < celtico *Ătrātŭ-s < *�ătrā[]ātŭ-s < tardoindoeuropeo *P₂₄trātŭ-s < indoeuropeo *P₂₄tr-h₁ăh₂₄-tŭ-s ‘guado dei padri’ > tardoindoeuropeo *P₂₄trātŭ-s > *Pătr[]ātŭ-s > greco *Pătrtŭ-s > *Pătrsŭ-s > *Ptrāsŭ-s > �ά�ρ���ς <*Ptrās�s> (città nel Ponto, Hĕcăt. ăp. Stĕph. Bȳz. π <p> 70 [512.15]) fino al crenonimo eteo TÚLú-e-ri-a-du-u� < indoeuropeo *H₄�r-h₁(-ĭ(h₂₄))h₁ăh₂₄-tŭ-s ± ‘che va / guado nell’acqua’ (← √*h₄ĕr-h₁- ‘innaffiare, aspergere, inumidire, bagnare’ ← √*h₄ĕ- = ⁹√*ă(ĕ)-, √*ăĕd-, √*ăĕr-31), inclu26 Per Dauzat – Rostaing (1963: 176) «prob.» da *Cărrācŭm; l’esito è indistinguibile, ma l’attestazione Cerretum (se basata su di una forma orale ± [ʧa(r)ˈræːð̞(ɵ)] e non ± [ʧa(r)ˈre]) rende più verosimile un antecedente con -t-, appunto *Cărrātŭ-s o simili. 27 Confine della Diocesi di Glendalough, Ó Riain – Ó Murchada – Murray (2003: 117). 28 Anche gallico, Stokes – Bezzenberger (1894: 72), Holder (1896: 810-813), Holder (1907: 1121-1123), de Bernardo Stempel 1987: 95, cfr. 24, 50), Falileyev (2007: 12-13). 29 Pokorny (1959: 583-584), Mann (1984-1987: 477-478, cfr. 1635), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 355); √*�ĕrs- ‘correre’ → *�s-‧h₂ (> latino cŭrrō), *��s-ŏ-m > *hŭrsă-n > horse. 30 Cfr. Pokorny (1959: 531-532), Schrijver (1991: 208, 428, cfr. 217, 434); non anario. 31 Pokorny (1959: 78-81, 1165), cfr. *H₄ăr-h₁-ă‧h₂₄ > *Ărā > Auer e √*h₄ă-k‘scorrere’ (in idronimi), √*h₁ĕrs- ‘piovere’, Mallory – Adams (1997: 477) = √*h₂ĕrs-, Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 291), Wodtko – Irslinger – Schneider (2008: 356-357). 170 dendo i decompositi in -����ς <-āsss>, -����ς <-ǣsss>, -����ς <-ǣtts> come �����ρ�����ς <Hălĭkărnǣsss> (�����ρ�����ς <Hălĭkărnāsss>) < *Sh₂ăl-ĭk-nŏh₁ăh₂₄-t--s ‘che ha un passaggio di pietre fra il sale’. Si tratta dunque di una vasta area fra l’Irlanda, la Penisola Iberica, l’Anatolia Orientale e le Alpi, dove con la Val di Tiers/ Dier raggiunge lo spartiacque del Catinaccio e il confine della Val di Duron. A valle si trova Kardaun < celtico *Kărdōnŏ- < *Kărdŏɸŏnŏ< indoeuropeo *ōrdʱ-ŏpŏn-ŏ- ‘acqua dell’insieme di tribù’, formato come Duron < celtico *Dŏrōnŏ- < *Dŏrŏɸŏnŏ- < indoeuropeo *Dʱŏ-rŏpŏn-ŏ- ‘acqua del fiume’ e con la medesime trasformazioni fonistoriche: la conclusione più economica è che la Val di Fassa facesse parte (insieme a tutta l’Europa occidentale, alpina e mediterranea e fino all’Anatolia orientale) dell’Indoeuropa preistorica, che, in prosieguo di tempo e limitatamente all’Europa alpina (Busse 2007) e occidentale (Wodtko 2013), è divenuta celtica (non c’è ragione di cercare tracce archeologiche di un’inesistente immigrazione celtica). 2. Flam, Fanes e la toponimia retovenetica Accertata la celticità del sostrato preromano della Val di Fassa e la continuità ĭn sĭtū di tale strato linguistico con l’indoeuropeo preistorico, si osserva che il resto della Ladinia presenta invece un sostrato venetico (contraddistinto dall’esito /#f-/ di */#bʱ-/) anziché celtico. Il Col de Flam (a Est di Ortisei e caratterizzato da insediamenti stabili a partire dal II millennio a.C. fra il Bronzo Medio e Recente 32), come ’s Flåm (Flammspitz, al confine fra Tirolo e Vorarlberg33), continua un antecedente preromano *Flmā < indoeuropeo *Bʱ�h₁�mă‧h₂₄ ‘splendore’ / ‘fioritura’ 34, ambiguo fra le due radici ¹√*bʱĕlh₁‘splendente, bianco’ 35 e √*bʱlĕh�- ‘fiorire’36 ← √*bʱĕlh�- = ⁴√*bʱĕl‘foglia, fioritura; fiorire, crescere rigogliosamente’ 37, al grado allun32 V. Prinoth – Tecchiati – Parnigotto (2006), Tecchiati ĕt ăl. (2011), Tecchiati ĕt ăl. (2015); sull’etimologia del nome: Anreiter (1997a: 140, cfr. Fiames frazione del Sestiere di Chiave di Cortina), Schürr (2001: 141), Schürr (2002: 42), Schürr (2006: 172). 33 Anreiter (1997a: 140-141; in origine sarebbe stato un terreno ai piedi del monte). 34 Ölberg (1971: 54); così Fiames (Cortina) < *Bʱ�h₁�-măh₂₄-ăs ± ‘solatie’ o ‘fioriture’. 35 Pokorny (1959: 118-120), Mallory – Adams (1997: 641); cfr. *bʱ�[h₁]-ŏ- ‘luce’ > celtico *bălŏ- in *ad-bălŏ- ‘molta luce’ (< indoeuropeo *h₂₄ădbʱ�[h₁]-ŏ-) > abbaglio e in *ĕ�s-bălŏ- ‘senza [= fuori dalla] luce’ (< indoeuropeo *h₁ĕʱzbʱ�[h₁]-ŏ) > sbaglio. 36 Pokorny (1959: 122); cfr. *bʱlĕh�-mōⁿ f. > *blōmōⁿ > Blume e *bʱlĕh�-ōs > flōs > fiore. 37 Pokorny (1959: 122), Mallory – Adams (1997: 207, 348 √*bʱĕl-, √*bʱlĕhₓ-), cfr. Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 88); cfr. *bʱŏl[h₁]-ŏ-m > fŏlĭŭm > foglio (foglia < *bʱŏl[h₁]-ă‧h₂₄). 171 gato *Bʱlēh₁�-(s-)mĭ-s > 1110 Fleme, 1185 Flemme38, Flem > Fiemme39, il cui etnico fiamazzo ne continua un derivato (abbastanza arcaico?) con radice al grado apofonico ridotto (*Bʱ�h₁�-s-m-ăh₂₄k-ŏ-s) identico a quello della formazione primaria *Bʱ�h₁�-mă‧h₂₄ > *Flmā > Flam. Una variante *Bʱlēh₁�-mŏ- (eventualmente anche come forma composizionale di *Bʱlēh₁�-mă‧h₂₄) sembra celarsi nell’idronimo Flemadur (= Faggenbach o Fötschenbach, affluenti di sinistra del[lo] Eggentalerbach40), analizzabile – se accentato Flemàdur (in alternativa alla preferenza di Plangg 1997/2011: 98) – come venetico *Flēmătŭrŏ-s < indoeuropeo *Bʱlēm[ŏ]ătŭrŏ-s < *Bʱlēh₁�-mŏh₂₄ăt(h₁)-ŭ-rŏ-s ‘(fiume) che corre e splendente’ (o ‘da Fiemme’?), con secondo elemento idronimico indoeuropeo *H₂₄ăt(h₁)--rŏ-s ‘(Fiume) che va’ (← ¹√*h₂₄ăt(h₁)‘andare, viaggiare; anno’41) > *Ătrŏ-s > tracio ���ρ�ς <*Ăt�răs> (meglio che da √*dʱĕ- ‘correre, scorrere’42) e galloromanzo Adour (Pyrénées-Atlantiques) < Ătŭrŭs, cfr. Arroux (Seine-et-Loire) < Aturavus 922 e, se da *Ătŭră, Yères (Yerre, Eure-et-Loire, 1045 Edera; Seine-et-Marne, 1384 Erre < Edera43). Se si preferisce postulare l’accentazione Flemadùr, il composto sarebbe ricostruibile come *FLĒMĂTŪRŬS < venetico *Flēmătūrŏ-s < indoeuropeo *Bʱlēm[ŏ]ăt[ŏ]ūrŏ-s < *Bʱlēh₁�-mŏh₂₄ăt(h₁)-ŏh₂₍₄₎ŭh₂₍₄₎-rŏ-s o *Bʱlēh₁�-mŏh₂₄ăt(h₁)-ŏhₓŭh₁-rŏ-s ‘acqua che corre e splendente’ (o ‘da Fiemme’?), con terzo elemento indoeuropeo *ūrŏ-s < *h₂₍₄₎ŭh₂₍₄₎-rŏ-s ← √*h₂₍₄₎ăh₂₍₄₎- ‘acqua’ → *h₂₍₄₎ăh₂₍₄₎rŏ-s (/ *[h ₂₍₄₎]ŏh₂₍₄₎-r-ŏ-s) ‘fiume’44 (→ *H₂₍₄₎ăh₂₍₄₎-ĕnă‧h₂₄ > Varena) > *ārŏ-s (/ *ōrŏ-s) > celtico *ārŏ-s45 o indoeuropeo *ūrŏ-s < *hₓŭh₁rŏ-s ← √*hₓĕh₁-r- ‘acqua’ → *[hₓ]ŏh₁-r-ŏ-s > *ōrŏ-s > celtico *ārŏ-s46. 38 Flemme potrebbe anche suggerire un antecedente *Flĕmmĕn- ‘Rossore’ (nome preromano dell’enro�adirå?) < indoeuropeo *Bʱl�ʼg-mĕn- (← √*bʱlĕʼ�- ‘bruciare, splendere’, Pokorny 1959: 124-125, Mallory – Adams 1997: 513, Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 8687) > greco ���γµ� <p�l�gmă> ‘vampa, infiammazione’, cfr. lat. flămmă < *bʱ�ʼ-mă‧h₂₄. 39 Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 272; cfr. Fiamói [a N di Belluno] < Flamoyum, Flamono < *Flmŏnŏ-n < *Bʱ�h₁�-m-ŏn-ŏ-m ‘[territorio] della luce o fioritura’), Schürr (2010: 400). 40 V. Plangg (1997/2011: 98-99), Plangg (2001/2011: 117); confine dell’isoglossa F-? 41 Pokorny (1959: 69), Mallory – Adams (1997: 228, cfr. 654), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 273). Cfr. *h₂₄t-nŏ-s > latino ănnŭs e *H₂₄ăt-ĕs-ĭ-s ‘andante’ > Ătĕsĭs > Adige. 42 Pokorny (1959: 259-260, 262), Mallory – Adams (1997: 491), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 147-148), come in *Dʱŏ-rŏpŏn-ŏ- ‘acqua del fiume’ > Duron (cfr. sŭprā, § 1). 43 Per tutti v. Dauzat – Deslandes – Rostaing (1978: 17, 22, 100); Adour = basco Aturri. 44 Pokorny (1959: [78-]80[-81]), cfr. Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 291-292), Wodtko – Irslinger – Schneider (2008: 356-357); diverso da √*h₂ĕr- (Mallory – Adams 1997: 64). 45 Holder (1907: 111-114, cfr. 109?), Delamarre (2003²: 301, cfr. 307) v. anche Monard (2000 / 2001: 271, cfr. 272); non è in Stokes – Bezzenberger (1894), Quin (²1983), de Bernardo Stempel (1999), Koch (2002). Cfr. *H₂₍₄₎ăh₂₍₄₎-ră‧h₂₄ > *�ārā. 46 Falileyev (2007: 30 con bibliografia). *�ōrŏ-s > *ārŏ-s è caratteristico del celtico. 172 A non grande distanza, ma con l’interposizione degli emblemi celtici Kardaun < *Kărdōnŏ- < *Kărdŏɸŏnŏ- ‘acqua dell’insieme di tribù’ < *Kārdŏɸŏnŏ- < indoeuropeo *ōrdʱ-ŏpŏn-ŏ- e Breien/Brié < *Brĭgātŭ-s < *Brĭgāātŭ-s < indoeuropeo *Bʱʱōātŭ-s < *Bʱʱ-ŏh₁ăh₂₄-tŭ-s ‘passaggio fra i monti’ (cfr. sŭprā, § 1), si ritrova un esito retovenetico in #F-, *Fĕlĭsā o *Fălĭsā < indoeuropeo *Bʱ(ĕ)lh₁-ĭs-ă‧h₂₄ ± ‘(insieme di territorî) più luminosi’, in Völs am Schlern/Fiè allo Sciliar47 e in Völs (appena a Ovest di Innsbruck48) < 1312 Velles, 1150 Velse < indoeuropeo *Bʱ�h₁-ĭs-ăh₂₄ ‘splendente’, con diverso grado apofonico della radice in *Bʱĕlh₁-ĭs-ăh₂₄ ‘splendente’ 49 > 1200 in Filis > Vils (nell’estremo Nord del Tirolo [Außerfern], al confine con la Baviera50). Una perspicua etimologia indoeuropea attraverso la fonetica storica venetica è possibile per l’Alpe Fanes (1434 Pfannes51) < retovenetico *Fănnā < italoceltico *Bʱndʱnā < indoeuropeo *Bʱ��dʱ-nă‧h₂₄ ± ‘(alpe) del nutrimento’ (> greco �ά���, �ά��� ‘mangiatoia, truogolo, greppia’52) ← √*bʱĕndʱ- ‘legare’53 (*bʱĕndʱ-nă‧h₂₄ > piem. bèna ‘tugurio’). Come mostrato altrove, lo strato toponimico caratterizzato dall’esito venetico /#F-/ < */#Bʱ-/ si spinge, a Ovest, nel Bacino dell’Adige fino alla Fersina e alla Val di Fiemme (con una propaggine nordoccidentale lungo la sinistra idrografica del †Kardaunbach = Eggertalerbach, cfr. Flemadur), a Est lungo la valle del(la) Piave e del Cordevole, donde, attraverso un restringimento dal Cadore alla Val Gardena, si espande da un lato nella media Valle Isarco (fino a Völs /Fié) e dall’altro, a Nord, si dirama per due direttrici oltre le Alpi, attraverso Pfulters, Pfunders (?) e il Pfitscherjoch, Floite e Finsing fino a Fügen, Vomp, Fritzens, Volders e Vill, attraverso Pflersch, Pfelders e il Timmelsjoch fino a Vent, Fließ, Faldösens, Fimba, Füssen, Vils e Völs. 47 Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 272), Kühebacher (1995²: 524-525), Anreiter (1997a: 142-145), Schürr (2005-2006: 390), Schürr (2006: 172); per Anreiter, Chapman, Rampl (2009: 228) dal germanico *fălĭs()ă-z ‘parete rocciosa’ < *pĕl-�-s-()ŏ-s ← *pĕl(-ĭ)-s. 48 Anreiter (1997a: 144-145 nota 939), Schürr (2005-2006: 390, 396), Schürr (2014: 211); per Anreiter, Chapman, Rampl (2009: 226-228) come Völs am Schlern (sŭprā). 49 Ölberg (1971: 55). Pare il punto più settentrionale raggiunto da */#*bʱ-/ > /f-/. 50 Anreiter (1997a: 142-144), Anreiter (1997b: 95); in Anreiter, Chapman, Rampl (2009: 535-537) ritenuto primario l’omofono idronimo locale comparato agli altri idronimi bavaresi Vils [affluente di destra del Danubio presso Vilshofen, Passau, e della Naab presso Kallmünz nel Palatinato Superiore, Regensburg/Ratisbona], dal germanico *Fĕlĭsō < paleoeuropeo *Pĕl�sā < indoeuropeo *Pĕlh₁-�să‧h₂₄ ← *pĕlh₁‘scorrere’ (Pokorny 1959: 798-801, Mallory – Adams 1997: 201, 443) ÷ *plĕh₁- ‘riempire’. 51 Kühebacher (2000: 62-63), cfr. Kühebacher (1995²: 102): germ. *fănă-n ‘palude’. 52 Pācĕ Beekes – van Beek (2010, II: 1558), che propendono per un’origine pregreca. 53 Pokorny (1959: 127), cfr. *bʱĕndʱ-ŏ-nŏ-m > germanico *bĭndănă-n > tedesco binden. 173 3. Nomi ambigui: Gherdëina, Corvara, Èores, Cèores, Anèores Gherdëina, 1151, ca. 1100 Gradena, ca. 999 Gredine54 < preromano *Gret-ēna55, ha pochissimi confronti possibili in àmbito indoeuropeo, l’anglosassone cradol m. ‘culla’ < germanico *krăđŭlă-z ‘intrecciato’ 56 < indoeuropeo*grŏt���-lŏ-s o *grŏt���-ŭl-s (← √*gr-ĕt���- ← √*gĕr- ‘girare, volgere, torcere, attorcigliare, cingere’57) e l’anglosassone grǣd m. ‘erba’, tedesco Grat ‘cresta, cima di monte’58 < germanico *grǣđĭ-z 59 o *grǣđă-z (il vocalismo radicale non è diagnostico60) < indoeuropeo *gʱrēt-�-s / *gʱrēt--s (se corradicale di *gʱrŏt-ŏ-s > slavo *grot� ‘punta di lancia’61) o *gʱrĕh₁-t�-s / *gʱrĕh₁-t-s62 ← √*gʱrĕh₁- ‘crescere, verdeggiare’ (→ *gʱrŏh₁-ŏ‧h₂ ‘cresco’, *gʱrŏh₁-nĭ-s ‘verde’63), cfr. Gras ‘erba’ < germanico *grăsă-z64, che implica *gʱrs-ŏ-s da una base diversamente ampliata √*gʱrĕ-s- ← ³√*gʱĕr(-h₁)- ‘sporgere in fuori’, di gemme o spine di piante, setole, rilievi del terreno, spigoli &c. 65; in tal caso, anche √*gʱrĕ-t- di *gʱrŏt-ŏ-s (> slavo *grot� ‘punta di lancia’) potrebbe – come √*gr-ĕt���- (di *grŏt���-lŏ-s / *grŏt���-ŭl-s > germanico *krăđŭlă-z ‘intrecciato’) rispetto a √*gĕr- – rappresentare un ampliamento di ³√*gʱĕr(-h₁)‘sporgere in fuori’, di modo che il tedesco Grat ‘cresta, cima di mon54 Morandini (1943: 375-378), Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 297); cfr. la lunga discussione di Alinei (2000: 50-56; dallo sloveno gradína ‘castelliere’ nel III millennio a.C.). 55 Craffonara (1979: 165, cfr. 164). Il suffisso *-ēnā dall’indoeuropeo *-ē(hₓ)nă‧h₂₄ o *-h₁nă‧h₂₄ è venetico: il celtico *-ēnā continua l’appertinentivo indoeuropeo *-ĕnă‧h₂₄. 56 Pokorny (1959: 386). *Gr‧ĕt���-ē(h₁)nă‧h₂₄ (*Gr‧ĕt���-ĕnă‧h₂₄?) ‘culla’/‘cinta’/‘curvata’? 57 Pokorny (1959: 385-390); in parte è √*h₁gĕr- (Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 245-246). 58 Kluge – Seebold (2002²⁴: 370), Pfeifer (2004⁷: 471). Schorta (1985: I 419) annovera fra i rappresentanti di Grat nella toponimia grigionese anche Grad di Luzein (Prättigau/Partenz-Davos/Tavau), che tuttavia, a motivo della lenizione -d- < *-t-, potrebbe essere un relitto prealemannico e in tal caso forse preromanzo, l’eventuale equabile celtico *Grātŏ-s (< indoeuropeo *Gʱrōt-ŏ-s) di *gʱrēt--s > tedesco Grat. 59 Falk – Torp (1909⁴: 138, 143). L’oronimo Gridone (confine fra Ticino e Verbano-Cusio-Ossola), dal caratteristico profilo a cresta, potrebbe continuare un celtico *Grītū (< *Gʱrēt-ⁿ ‘la Cresta’) o *Grītnnŏs < *Gʱrēt-ŏ(hₓ�)ŏnd-ŏs- / *Gʱrēt-ŏpŏnd-ŏs‘Roccia crestata’ (col gallico *ŏnnŏs < celtico *(ɸ)ŏndŏs- ‘pietra, roccia’ < indoeuropeo *(hₓ�)ŏnd-ŏs- / *(s)pŏnd-ŏs- [> latino pŏndŭs ‘peso’] ← ¹√*(s)pĕn-(d-) ‘tirare, tendere’). 60 L’esito anglosassone del germanico */ǣ/ è infatti invariato (/ǣ/) sia che nella sillaba finale si trovasse *-ă- sia con metafonia da *-ĭ- seguente (Brunner 1965³: 46-47). 61 Trubačev (1980: 140); √*gʱrĕt-, in quanto ha un attacco */#*gʱr-/, non viola (al contrario di, ĕ. g., ‡√*�ʱĕt-) i (discutibili) vincoli sulla struttura della radice indoeuropea. 62 Kroonen (2013: 191); derivati v�ddʱĭ- di *gʱh₁-t�-s ‘crescita’ / *gʱh₁-t-s ‘cresciuto’? 63 Walde – Pokorny (1930: 645-646), Pokorny (1959: 454), de Vaan (2008: 269-270); assente in Mallory – Adams (1997) e Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²). *Gʱrŏh₁-nĭ-s > grün. 64 Falk – Torp (1909⁴: 143), Kroonen (2013: 187); da √*gʱrĕh₁- non deriva *gʱr��� ₁-s-ŏ-s. 65 Walde – Pokorny (1930: 606), Pokorny (1959: 440); Ăquīs Grăn(n)ī < *Gʱh₁-snŏ-s? 174 te’ < *gʱrēt-�-s / *gʱrēt--s continuerebbe tale base √*gʱrĕ-t- ± ‘sporgere in fuori’ (→ *gʱrŏt-ŏ-s > slavo *grot� ‘punta di lancia’) e invece l’anglosassone grǣd m. ‘erba’ continuerebbe *gʱrĕh₁-t�-s / *gʱrĕh₁-t-s ← √*gʱrĕh₁- ‘crescere, verdeggiare’. L’aulonimo Gherdëina < retovenetico *Grēt-ēnā (che invece in celtico sarebbe †*Grīt-īnā) può rappresentare sia l’esito di *Gʱrētēnā < *Gʱrēt-ĕh₁nă‧h₂₄ ± ‘caratterizzata da punte, creste, cime di monte’ (← √*gʱrĕ-t- ‘sporgere in fuori’, verosimilmente in riferimento al Gruppo di Sella e al Sasso Lungo, possibile già nell’Epipaleolitico allorché era attivo l’eccezionale sito di Cionstoan [Seiser Alm / Alpe di Siusi, 1750 m]66) sia di *Gʱr�tēnā / *Gʱrēt�nā < *Gʱr�h₁-t-ĕh₁nă‧h₂₄ / *Gʱrĕh₁-t-�h₁nă‧h₂₄ ± ‘erbosa’ (← √*gʱrĕh₁‘crescere, verdeggiare’, in tal caso dal Mesolitico in poi67), la cui variante apofonica *Gʱh₁-t-�h₁nă‧h₂₄ (> *Gʱh₁-t-�h₁nă‧h₂₄ > *Gʱt�nā > retovenetico *Grātēnā) giustificherebbe la forma Gradena dell’XI secolo. Può essere interessante notare che questa duplice etimologia (*Gʱrēt-ĕh₁nă‧h₂₄ ± ‘caratterizzata da punte, creste, cime di monte’ > *Grētēnā; *Gʱr(ĕ)h₁-t-ĕh₁nă‧h₂₄ ‘erbosa’ > *Grētēnā e *Grātēnā) è riferita alla medesima cronologia di tutta la presenza dell’indoeuropeo preistorico nell’area (ossia pressoché di certo dal Neolitico, verosimilmente dal Mesolitico o addirittura dall’Epipaleolitico) quindi si colloca a una quota temporale anche di molto precedente a quella ipotizzata nella Teoria Alineiana dell’Etnogenesi Slava dei Ladini (Alinei 2000), rispetto alla quale d’altronde è del tutto in accordo con la datazione assoluta dei mutamenti fonistorici elaborata dalla Glottologia Indoeuropea e la Linguistica Romanza, Germanica e Slava. Rispetto al pressoché omofono (e dunque né più né meno regolare) latino *Cŏrārĭă, l’alternativo etimo di Corvara suggerito da Gsell (2004: 270-274) col richiamo al lombardo alpino corva ‘mucchio di sassi’ 68 < prelatino *kŏrā < indoeuropeo *kŏrā < *kŏră‧h₂₄ (collettivo di una formazione indoeuropea primaria in *-ŏcon selezione della modalità stativa della radice aggettivale 69) � ³√*kăr- ‘essere duro’70 – cfr., per la motivazione, Innerebner (1953) e Lunz (1979: 152-153) – si configura come un regolare composto indoeuropeo *Kŏr-ŏh₄ăr-ă‧h₂₄ > *Kŏr[ŏ]ărā ‘insieme di territorî favorevoli (eccellenti) per/con i mucchi di sassi’ > *Kŏrărā (invariato in celtico e venetico e comune a entrambi); il secondo eV. Lanzinger (1993: 29-31), Prinoth-Fornwagner (2000: 91); il più antico nell’area. Cfr. Prinoth-Fornwagner (2000: 91-95): stazioni di Cacciatori dall’Adige-Isarco. 68 Gsell (2004: 271); l’etimologia indoeuro-sostratistica vale quella latino-romanza. 69 V. Ronzitti (2001: 179-200, 208-213). È indoeuropea, non solo celtica o venetica. 70 Pokorny (1959: 531-532). √*kăr- → *kăr-t-s / *kŏr-t-s > *hărđŭ-z > tedesco hart. 66 67 175 lemento *ărā < *h₄ăr-ă‧h₂₄ ‘insieme di entità inanimate (= territorî) favorevoli, eccellenti’ è il neutro plurale di *h₄ăr-ŏ-s > celtico *ărŏ-s ‘nobile, uomo libero’ 71, antico indiano ryă- ‘favorevole, eccellente’72. Craffonara (1979: 165-166) ha valorizzato come emblema di preromanità la triade toponimica Afers/Èores-Cèores-Anèores, la cui attribuzione a una precisa classe linguistica indoeuropea dipende dalla ricostruzione della consonante radicale e dunque dall’etimologia. Presumibilmente Cristian Kollmann (all’indirizzo telematico <www.tiroul.info/index.php/Afers_(Fraktion_/_Brixen)>, consultato sabato 18 aprile 2020) ipotizza un antecedente indoeuropeo alpino orientale B (v. īnfrā, § 4) *pĕrŏ- ‘(territorio / valle o sim.) posteriore’ (con conservazione di */p/) ← indoeuropeo *ăpŏ ‘da’ (< *h₄ăpŏ) 73 + suffisso di avverbio locale *-ĕrŏ-; benché per quanto riguarda l’esito delle sonore fiatate / mormorate aspirate iniziali l’indoeuropeo alpino orientale (che le rende con sonore modali) coincida col trattamento celtico, in questo caso l’etimologia proposta può essere ascritta solo al venetico fra le lingue indipendentemente attestate nell’area, a meno di postulare, apposta per Èores, un filone celtico arcaico con conservazione di */p/ indoeuropea come nell’orobico *Plār �ŭ-s (> Piario [ˈpjeːr] in Val Seriana) < indoeuropeo *Plār�ŭ-s < *Pl(ă)h₁₂-r-�ŭ-s ‘fondo di valle o di mare’ o *plīnŏ-s (→ Plīnĭŭs Călŏs) < indoeuropeo *plĭhₓ-nŏ-s > lituano pl�nas ‘calvo’ e nel paleoligure �*�Pŏrkŏbĕrā (> *Pŏrcĭfĕră > Polcévera) / �*�Prŏkŏbĕrā (sulla ‘Tavola di Polcevera’ / Sĕntĕntĭă Mĭnūcĭōrŭm, CĪL V, 7749 = I², 584) < indoeuropeo *Pŏr-ŏbʱĕr-ă‧h₂₄, *Prŏ-ŏbʱĕr-ă‧h₂₄ ‘portatore di salmoni / trote’ o zolle’ (← √*pĕr-, √*prĕ- ‘variopinto’ + √*bʱĕr‘portare’) o Cicagna (Genova; 1034 Plicanio) se da *Plĭkkănā (> gallese llechan ‘ardesia’) < indoeuropeo *P�k-n-��-ă‧h₂₄ (← √*plĕk- ‘piatto’). Il vocalismo di Èores sarebbe forse meglio spiegato da *Ăpŭrās < *H₄ăp-ŭ-răh₂₄-ăs ← *h₄ăp-ŭ-rŏ-s (> lettone apurs ‘luogo pieno d’acqua’) ← *h₂ăp- ‘acqua, fiume’74 (≠ √*h₂₄ăb�ʱ�- ‘ĭd.’ in *H₂₄ăb�ʱ�-ă‧h₂₄ [> ispanoceltico *Ăbā ‘acqua viva’]75 ÷ *H₄ăb�ʱ�-ŭ-răh₂₄-ăs > celtico *Ăbŭrās > Èores?); altrimenti cfr. l’idronimo gallico *Ăărā (> Yèvre [841 A71 Delamarre (2003²: 55), Falileyev (2007: 7); l’esito romanzo è omofono ad -ārĭŭs. L’equato indoario ryă- ‘favorevole’ (īnfrā) è innegabilmente vicino al vēdico prēmn m./n. ‘amore, gentilezza, favore’ (Monier-Williams 1899: 711) < *prŏ[hₓ]-m�n- (Pokorny (1959: 844) → *Prĭhₓ-m[n-]ŏh₄ăr-ŏ-ĕs ± ‘Ospitali’ > *Prīm[ŏ]ărōs > Primiero? 72 Monier-Williams (1899: 93, cfr. 152 �ryă-� ‘signore’ → plur. �ryā� < *H₄�r-ŏ-ĕs). 73 Pokorny (1959: 53), Mallory – Adams (1997: 42, 637), cfr. germanico *ă�ă > ab. 74 Mühlenbach – Endzelīns (1923-1925: 132); Pokorny (1959: 51-52, 1149), Mallory – Adams (1997: 486, 636), Wodtko – Irslinger – Schneider (2008: 311-317). 75 Cfr. Pokorny (1959: 1), Villar (2000: 162, 170, 171, 441), Monard (2000 / 2001: 2). 176 vera, → Cher; → Aisne], Evre → Loira; → *Ăăr-ĭkŏ-n > Ăărĭcŭm/ Bourges) < indoeuropeo *Ăĕrā < *H₄ă-ĕră‧h₂₄ ‘(fiume) scorrente’ o ± ‘(casa) distante, separata’ ← √*h₄ă- ‘scorrere’ o ³*h₄ă ‘via da’ 76. L’adiacente Cèores si configura come retovenetico (dove caso anche celtico, arcaico o meno) *Kĭăpĕrās risp. *Kĭăpŭrās / *Kĭ ăbŭrās / *Kĭăărās < indoeuropeo *ĭăpĕrās / *ĭăpŭrās / *ĭ ăbŭrās / *ĭăărās < *ĭh₄pĕră‧h₂₄-ăs / *ĭh₄ăp-ŭ-ră‧h₂₄-ăs / *ĭ h₂₄ăb�ʱ�-ŭră‧h₂₄-ăs / *ĭh₄ă-ĕră‧h₂₄-ăs ‘davanti / al di qua di Èores’ (con *kĭ ‘al di qua, da questa parte, davanti’ [anche celtico continentale] < indoeuropeo *ĭ 77) e dall’altra parte del rio Ćiastlins Anèores < retovenetico o celtico (arcaico) *Ănăpĕrās / *Ănăpŭrās / *Ănăbŭrās / *Ănăărās ‘non Èores’ < indoeuropeo *�ăpĕrās / *�ăpŭrās / *�ăbŭrās / *�ăărās < *�h₄pĕră‧h₂₄-ăs ‘dei (territorî / valli o simili) non posteriori’ / *�h₄ăp-ŭră‧h₂₄-ăs / *� h₂₄ăb�ʱ�-ŭră‧h₂₄-ăs ‘(quelle) che non hanno acque’ / *�h₄ă-ĕră·h₂₄-ăs ‘(acque) non scorrenti’ / ‘(case) non distanti/separate’ (non è Èores). 4. Celtico e venetico come trasformazioni locali dell’indoeuropeo L’etnonimo Frīnĭāts (Lī. XXXIX, 2, 1 e 9, XLI, 19, 178) = Brīnĭāts (Lī. XLI, 19) < paleoligure *Brīn(ĭ)ātēs < indoeuropeo *Bʱrĭhₓ‧n-(ĭ)ăh₂₄-tĕ-ĕs ‘(Quelli) della costa di monte’ ← *bʱrĭhₓ‧n-�ă‧h₂₄ ‘costa’ (> paleoligure *brīn�ā) presenta una pressoché certa allotropia B-/ F- per un unico nome (fra paleoligure e italico). In area retica, uno dei casi più sicuri è quello del fiume e della Val Fèrsina [ˈfɛrsena] di Trento 79, mòcheno Bersen ([ˈpɛʀzn̩]), dall’indoeuropeo *Bʱĕrs-ĭ-nă‧h₂₄ 76 Holder (1896: 306-307, 1907: 768), Carnoy (1955: 90-91), Delamarre (2007: 65), Falileyev (2010: 7, 9, 60, 65); radici in Pokorny (1959: 78-81 risp. [72-]73) e Mallory – Adams (1997: 37), cfr. antico indiano vără- ‘posteriore; inferiore; vicino; precedente’ (Monier-Williams 1899: 102, Mayrhofer 1956: 56, 58, 1986-1992: 129, 132). 77 Pokorny (1959: 609), Delamarre (2003²: 115-116). Ciò rafforza l’etimologia di cianta, fassano [ˈʦãŋta] ‘gonna’ < *kăntā < indoeuropeo *ĭăntā < *ĭh₂ăntă·h₂₄ ‘che ha la divisione da questa parte (sul davanti) > grembiule avvolto ai fianchi e chiuso sul davanti’ ← celtico *ăntā, *ăntŏ- ‘confine (< fronte)’ (Pokorny 1959: 48, de Bernardo Stempel 1999: 256, 450, Monard 2000 / 2001: 22, Delamarre 2003²: 4950, cfr. Stokes – Bezzenberger 1894: 15, Quin 1983²: 284 = E 212, Falileyev 2007: 47; diversamente Holder 1896: 161, 1907: 633, 636) < indoeuropeo *h₂(ă)nt-ă‧h₂₄ ← *h₂ănt-ŏ- ‘limite, termine’ (cfr. Pokorny 1959: 48) ← √*h₂ănt- ‘fronte, parte anteriore’ (Pokorny 1959: 48-50, Mallory – Adams 1997: 17, 18, 209, cfr. 4, 32, 399). 78 V. Petracco Sicardi (1981: 41, 51), Olivieri (2013 [1972]: 133); per gli aspetti etnico-storici, più di recente del Ponte (2016: 23-30) con bibliografia. /#F-/ ‘umbra’? 79 Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 271, cfr. Fĕlsĭnă [< *Bʱĕls-ĭ-(h₁�)n-‧h₂₄ ‘risonante’?]). 177 (o *Bʱĕrsĭn� < *Bʱĕrs�n� < *Bʱĕrs-ĭ-h₁�n-‧h₂₄) ‘(valle) ferrosa’ (aggettivo di √*bʱĕrsŏ-m [o simili] ‘ferro’ 80) del fiume *Bʱĕrs-ĭnă‧h₂₄ (*Bʱĕrs-ĭh₁�n-‧h₂₄) ‘veloce’ (← √*bʱĕrs- ‘correre’81). A conferma che Bersen non può riflettere F-, sulla sinistra idrografica si trova Falésina (tridentino Falésna, 1215 Falesina82), in tedesco Falisen (non †*Balisen!) < *Fălĭsĭnā < *Bʱ�h₁�-ĭs-ĭ-năh₂₄ / *Bʱ�h₁�-ĭs-ĭ-h₁�n-h₂₄ (*Bʱ�h₁�-ĭs-ĭ-(h₁�)n--s > Fălĕrnŭs83), connesso con Fălĕrĭī84 < *Bʱ�h₁�-ĭs-ĕŏ-ĕs ← ¹√*bʱĕlh₁‘splendente, bianco’ 85 o √*bʱlĕh�- ‘fiorire’86 ← √*bʱĕlh�- = ⁴√*bʱĕl- ‘foglia, fioritura; fiorire, crescere rigogliosamente’87 (su cui v. sŭprā, § 2). In distribuzione analogamente complementare fra #B- e #F-, anche se nello specifico opposta a quella di Fèrsina/Bersen, si trovano Brentònico (Brentònech) e il suo esonimo tedesco Frenten88 < celtico *Brĕntŏnĭkŏ-n < indoeuropeo *Bʱrĕntŏn-ĭkŏ-m ‘(altopiano) della valle (della Sorna)’ ← *bʱrĕnt-ō�ⁿ� ‘il bacino per antonomasia’, geomorfologicamente ‘conca valliva’, derivato secondario dell’indoeuropeo *bʱrĕntŏ- ‘corn[ut]o’ (> preromano *brĕntŏ-) → *bʱrĕntăh₂₄ ‘cornuta’ (> tardoindoeuropeo *bʱrĕntā > celtico *brĕntā ± ‘anfora’ > romanzo brenta ‘secchia’) in oronimi come *Bʱrĕnt-ăh₂₄, *Bʱrĕnt-ŏ-s ‘corno’ 80 Cfr. Walde – Hofmann (1938³: I, 486). A sua volta, *bʱĕrs-ŏ-m ‘ferro’ (in origine meteorico, come tale già in indoeuropeo) rappresenta la probabile confluenza di *bʱĕrs-ŏ-m ‘rigido’ (← √*bʱĕrs- ‘fissare’, Pokorny 1959: 108–110, Mallory – Adams 1997: 439), *bʱĕr-s-ŏ-m ‘(materiale) per ferire’ (← ³√*bʱĕr- ‘lavorare con un attrezzo aguzzo, incidere, tagliare, (s)fregare, cancellare, spaccare’, Pokorny 1959: 133-135, Mallory – Adams 1997: 549, cfr. √*bʱĕr-hₓ- ‘lavorare con un attrezzo aguzzo’, Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 80), *bʱĕrhₓ-s-ŏ-m ‘(metallo) nero lucido’ (← ⁵√*bʱĕr-hₓ- ‘brillante, nero lucido’, Pokorny 1959: 136), *bʱĕrs-ŏ-m ‘frammento’ (< ‘sbriciolato’ ← √*bʱĕrs-, √*bʱrĕs- ‘scoppiare, frantumare; esplodere, crepitare’, Pokorny 1959: 169). 81 Pokorny (1959: 143; ☞ idronimo ligure padano Bĕrsŭlă < *Bĕrsĕlā < *Bʱĕrs-ĕ-lă‧h₂₄). 82 Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 702) s. . Vignola - Falèsina (è per l’origine prelatina). 83 Cfr. Leumann (1977⁶: 321-322)? Con rotacismo, a differenza di Frŭsĭnō < indoeuropeo *Bʱrŭsnăh₂₄-ōⁿ (← *bʱrŭs-nă‧h₂₄ > celtico *brŭsnā > bretone bron(n) ‘collina’). 84 Schürr (2006: 170), Schürr (2012: 446); il tema Fălĭs- rimane nell’etnico Fălĭs-cŭs. 85 Pokorny (1959: 118-120), Mallory – Adams (1997: 641); cfr. sŭprā (§ 1 n. 11 e § 2). 86 Pokorny (1959: 122); cfr. sŭprā (§ 2, Fiemme < *Bʱlēh�-(s-)mĭ-s, *Bʱlēh�-mŏ- in Flemadur). 87 Pokorny (1959: 122), Mallory – Adams (1997: 207, 348 √*bʱĕl-, √*bʱlĕhₓ-), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 88); cfr. sŭprā (ĭbīd. ĕăd., *Bʱ�h�-mă‧h₂₄(-ăs) > (’s) Fla�åm, Fiames). 88 I toponimi slavi in /#�*�B-/ mutuati in bavarese fra l’800 e il 1100 ca. presentano /#F-/ (cfr. Kranzmayer 1956: § 27a4, Wiesinger 1986: 26, Mader 1986: 119, Bergermayer 2005: 25-51). In Tirolo non risulta altrettanto – nemmeno per il periodo specifico – con quelli romanzi o di mediazione (neo)latina, per cui è lecito ipotizzare per Frenten (antico perché presenta ritrazione dell’accento), almeno come eventualità verosimile, che rappresenti in effetti *FRĔNTŌNĔ (con /#F-/ iniziale) ← *Frĕntō, dal corrispondente venetico *Frĕntŏn- < *Bʱrĕntŏn- di *Bʱrĕntŏn-ĭkŏ-m ‘(altopiano) della valle (della Sorna)’ > celtico *Brĕntŏnĭkŏ-n > Brentònico / Brentònech. 178 (metaforico in senso geomorfologico) > celtico *Brĕntā, *Brĕntŏ-s > Dolomiti di Brenta, Monte Brento e forse anche – data la sopravvivenza di brènta ‘bacino’ – in un eventuale nome preromano tradotto con Catinaccio 89. Nella Rēgĭō X (Vĕnĕtĭă ĕt Hĭstrĭă), Brénta90 < Brĭntă91 < prelatino �*�Brĭntā è il più affidabile relitto onomastico celtico se esito del tardoindoeuropeo *Bʱrēntā < *Bʱrēntă‧h₂₄ ‘(acqua) relativa al margine (del territorio)’ (← *bʱrĕnt-ă‧h₂₄ ‘margine’?) ← √*bʱrĕn-t← √*bʱrĕn- ‘sporgere, spigolo’ 92 o *Bʱrēntă‧h₂₄ ‘della nebbia’ (romancio brenta ‘nebbia bassa’ < *bʱrĕn-tă‧h₂₄ / *bʱrĕm-tă‧h₂₄ ‘che può emergere’ ← √*bʱrĕn- / √*bʱrĕm- ‘sporgere > emergere’?); in alternativa (subordinata), indoeuropeo *Bʱrĕntă‧h₂₄ ‘(divinità fluviale) cornuta’ > *Bʱrĕntā > ‘euganeo’ (inteso come strato indoeuropeo con esiti */b/, */d/, */g���/ dei fonemi preistorici */bʱ/, */dʱ/, */g�ʱ/ e */g/ < */�ʱ/, dunque indistinguibile dal celtico) *Brĕntā > �*�Brĭntā > Brenta. Le coppie Fèrsina = mòcheno Bersen < *Bʱĕrs-ĭ-(h₁�)n-‧h₂₄ ‘(valle) ferrosa’ o ‘(del fiume) veloce’ e Brentonico < *Bʱrĕntŏn-ĭkŏ-m ‘(altopiano) della valle’ ÷ *Bʱrĕntŏn- > venetico *Frĕntŏn- > tedesco Frenten provano che le trasformazioni */#bʱ-/ > /#b-/ risp. /#f-/ sono avvenute sul posto: è infatti più verosimile che un nome indoeuropeo preistorico sia stato differentemente trasformato a seconda della fonologia diacronica di lingue diverse adiacenti (in pratica, dando origine a un endonimo e a un esonimo distinti) rispetto al caso teorico di una sostituzione fonologica da parte di una delle due lingue coinvolte (opzione non necessaria, in quanto ciascuna varietà possedeva i fonemi rilevanti dell’altra, sia /b/ sia /f/). Dal momento che lo strato celtico risale direttamente a quello indoeuropeo preistorico locale, altrettanto si deve concludere per il venetico. Fra le due trasformazioni fonistoriche */#bʱ-/ > */#b-/ (celtica) e */#bʱ-/ > */#f-/ (venetica), quest’ultima è più profonda, perché muta quattro tratti (da occlusiva a soluzione aspirata [mormorata] bilabiale sonora [fiatata] a fricativa labiodentale sorda) anziché uno solo (da mormorata aspirata [fiatata] a sonora modale). L’innovazione è dunque quella venetica e ciò significa che, se i toponimi (in 89 Rosengarten potrebbe rappresentare un esito paretimologico (v. dossografia in Pallabazzer 1999: 39) di *r�ssnă- (> romancio sopraselvano ruosna ‘buco’) < celtico *�rŭssnā < indoeuropeo *prŭs-snă‧h₂₄ ‘bocca’ ← √*prĕs- ‘spruzzar fuori’ (Pokorny 1959: 809-810); l’etimo riportato in Bernardi ĕt ăl. (1994: [II] 682, preromanzo *rossna � *ros ‘ghiacciaio’, ‘alveo di fiume’) farebbe pensare all’omofona radice indoeuropea √*prĕs- ‘gelare’ (Pokorny 1959: 846; *Prŭsă‧h₂₄ > gall. *Rŭsā > M. te Ro(i)sa). 90 Olivieri (1961² [1962]: 147), Gasca Queirazza ĕt ăl. (1990: 98-99): [ˈbrẽːŋta] (/ẹ/)! 91 Karg (1941/1942: 106, 176, 193, 195), Fogolari – Prosdocimi (1988: 392); ☞ <ĭ>. 92 Pokorny (1959: 167); brènta < *bʱrĕnt-ă‧h₂₄ ÷ *Bʱrēntă‧h₂₄ > Brénta giustifica [ɛ ≠ e]. 179 quanto conî indoeuropei) le preesistevano, si è diffusa con modalità sociolinguistiche (verosimilmente entro il Bronzo Finale) in un diasistema di Comunità collegate da solidarietà ‘etniche’ delineatesi al più tardi nel II millennio a.C. entro il cŏntĭnŭŭm tardoindoeuropeo da cui sono emersi il celtico da un lato e il venetico dall’altro. Che tale diasistema includa l’Alpe di *Bʱ��dʱ-năh₂₄ ‘mangiatoia, truogolo, greppia’ > italoceltico *Bʱndʱnā > retovenetico *Fănnā > Fanes (v. sŭprā, § 2) è un dato di fatto, perciò l’ipotesi glotto-pal(eo)etnologica sulla natura sociolinguistica dell’innovazione */#bʱ-/ > */#f-/ caratteristica dei toponimi come Fanes non richiede di scomodare alcuna interpretazione evemeristica ăd hŏc delle leggende delle Dolomiti (ove possono essere confluite narrazioni di miti o fatti di molte epoche, dalle Migrazioni dei Popoli alla Romanizzazione, alla Neolitizzazione, alla Colonizzazione Postglaciale, fino alla Prima Antropizzazione; cfr. Kindl 1983, 1997, Birkhan 2000). La diffusione e fissazione delle isoglosse presuppone infatti l’esistenza di correnti non tanto colonizzatrici, quanto – più normalmente, come si osserva in Dialettologia – di prestigio sociolinguistico fra Comunità ormai stanziali sul territorio, come in generale si assume per i terrazzi orografici di media quota (ca. 600-900 m) nel Neolitico (VI-V millennio a.C., cfr. Tecchiati – Di Pillo 2005: 9), ma in alcuni àmbiti – ĕ. g. il Col de Flam (Urtijëi/St. Ulrich/Ortisei) < *Bʱ�h₁�-mŏ- ‘splendore’ / ‘fioritura’– sembra definitivo solo nel II millennio a.C., fra Bronzo Medio e Recente (Prinoth – Tecchiati – Parnigotto 2006: 41-42). Prima di questa continuità dall’indoeuropeo al celtico e al venetico non risultano altri strati né toponomastici né lessicali. I relitti attribuiti a un ipotetico sostrato ‘mediterraneo’ preindoeuropeo ricevono una regolare etimologia indoeuropea secondo la fonologia diacronica dell’asse genetico delle lingue indoeuropee storicamente attestate nelle aree mediterranee (nel caso dei sostrati preromanzi soprattutto le lingue italiche e celtiche): *kălā / *gālā ‘sasso’ < *kl-� / *gōl-ā < *k�l-�h₂₄ / *gōl-ăh₂₄ < *kh�ōl-ăh₂₄ ← √*kh�ĕl- (√*kăl-) ‘duro’ 93; *kărrā ‘sasso’ < *(s)ks-� < *(s)ks-�h₂₄ ← √*(s)kĕrs- ‘esser duro’94, senza alternanza fra /l/ e /r/. Il vocalismo /a/ risulta dovuto alle laringali indoeuropee (*ăsā ‘fonte, fiume corto, affluente’ < *h₂s-ăh₂₄ ← √*h₂ă(hₓ)s- ‘attingere’ 95) o alla loro combinazione con le sonanti (*krăppā ‘sasso’ < *k�p-n� < *kh₁p-n�h₂₄ ← √*krĕh₁pPokorny (1959: 523-524); si noti che /g/ < */kh�/ spiega l’‘alternanza’ /k/÷/g/. Pokorny (1959: 531-532 ³√*kăr-, con rimando a ⁴√*(s)kĕr(hₓ)- ‘tagliare’ 938-947). 95 Pokorny (1959: 90), Mallory – Adams (1997: 169), Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 275-276), ma lat. hăstŭs < *ʱŏ-ĭs-tŏ-s (← √*ʱĕ- ‘versare’, īnfrā), non *h₂ă(hₓ)s-tŏ-s. 93 94 180 = √*krĕ�p- ‘saldo’96; *mălā ‘altura’ < *m��-� < *m�h�-�h₂₄ ← √*mĕlh�= √*mĕl�- ‘risaltare; altura’ 97); quando si tratta di lessemi attestati in area a sostrato gallico, entra in gioco anche il trattamento celtico delle sonanti: *găndā ‘luogo ghiaioso’ < *gʱ�dʱ-� < *gʱ�dʱ-�h₂₄ ← √*gʱĕndʱ- ‘macinare; qualcosa di piccolo, un pezzettino’98, *gărrā ‘sasso’ < *ʱs-� < *ʱs-�h₂₄ ← √*ʱĕrs- ‘essere duro’99. Come nei due ultimi esempi, le sonore fiatate / mormorate aspirate indoeuropee presentano esito celtico in *gāā ‘fossato’ < *ʱō-ā < *ʱō-ăh₂₄ ← √*ʱĕ- ‘versare’ 100 oppure *ʱ�-ā < *ʱ�h₂(/₄)-ăh₂₄ ← √*ʱĕh₂(/₄)(√*ʱă-) ‘spalancarsi’101 (dal corrispondente tema in *-ŏ- indoeuropeo *ʱō-ŏ- > celtico *gāŏ- si ha l’appellativo giaf ‘alveo, vallone torrentizio’ conosciuto anche nella toponomastica fassana, cfr. Ghetta 1990) e *grāā ‘greto’ < *ʱr�-ā < *ʱr�h₂₄-ăh₂₄ ← √*ʱrĕh₂₄- (√*ʱră-) ‘sfregare su qualcosa, strofinare’ 102 (allora ‘mediterraneo’ = celtico). Etimologie indoeuropee alternative all’Ipotesi Mediterraneista sono state avanzate nella prospettiva di un (sub)sostrato ‘indoeuropeo centro-occidentale tardo’ qualificato dapprima come ‘(veneto-)illirico’ o ‘paleoeuropeo’/alteuropäisch (v. Ölberg 1971) e negli ultimi decenni, soprattutto nell’àmbito della Scuola Toponomastica Tirolese, come ‘indoeuropeo alpino orientale’ (Ostalpenblock o Ostalpenindogermanisch), distinguibile in ‘indoeuropeo alpino orientale A’ e ‘indoeuropeo alpino orientale B’ 103. Dato che lo strato celtico104 è attestato – dalle iscrizioni oltre che dal lessico di sostrato – anche al di fuori della toponomastica, mentre l’indoeuropeo alpino orientale B (Ostalpenindogermanisch B) no – né da iscrizioni né da lessico di sostrato (almeno finora) – e i toponimi in /#B-/ < */#Bʱ-/ presentaPokorny (1959: 620), cfr. *krĕh₁p-ŏs-tĭ-s > russo �������� <krépost’> ‘fortezza’. Pokorny (1959: 721-722), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 433-434); *Mĕlh�-ŏ-s > Mele. 98 Pokorny (1959: 436[-437]); cfr. *gʱnŏdʱ-n-s > germ. *gnăttă-z > ted. Gnatz ‘crosta’. 99 Pokorny (1959: 445-446); *ʱŏrs-ĭdʱh₁-ŏ-s ‘che provoca ruvidità’ > latino hŏrrĭdŭs. 100 Pokorny (1959: 447-448), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 179); *ʱĕ-tĭ-lĭ-s > fūtĭlĭ-s. 101 Pokorny (1959: 449), *ʱ�h₂(/₄)-ŏs- > greco �άος <k��ŏs>; *ʱ ă�ŏ[h₂(/₄)]-ŏ-m > Gau? 102 Pokorny (1959: 460-462), cfr. *ʱrh₂₄-(ŏ-)m� > greco �ρ�µ� <k�r�mă> ‘colore’? 103 Ostalpenindogermanisch A o f-Schicht (= venetico [Schürr 2005], con mantenimento di /*ŏ/ indoeuropeo ed esito /*#bʱ-/ > /*#f-/, Kollmann 1997, 1998; /-ĭr-/ < /-ĕr-/ venetico prima di consonante [meglio che vedervi un peculiare esito di *//] in Virgl /Virgolo < *Fĭrgŏlŏ- < indoeuropeo *Bʱĕrʱ-ŏ-lŏ- ‘piccolo monte’ anziché *Bʱʱ-ŏ-lŏ-) e OAidg. B (gruppo ‘retico’ di varietà indoeuropee cĕntŭm – ‘breonico’, ‘genaunico’, ‘focunatico’, ‘venostano’, ‘isarchico’, ‘anaunico’ &c. – in gran parte del Tirolo, con esito /*#bʱ-/ > /*#b-/ e /*ŏ/ > /*ă/, Ölberg 1963: 355-356, Anreiter 1997a, 2001: 10-13). 104 Comunque presente nella toponimia tirolese (Anreiter 2016²): portato di migrazioni relativamente recenti (per quanto pur sempre nell’Antichità) o persistenze dalla fase indoeuropea comune come nella toponomastica cisalpina (v. sŭprā, § 1)? 96 97 181 no sempre una regolare fonetica storica celtica105, le differenze dell’indoeuropeo alpino orientale B rispetto al celtico a livello lessicale e morfologico-derivazionale non sono maggiori di quelle fra i diversi rami dello stesso celtico; il criterio decisivo è costituito dal trattamento fonistorico di *//, */ē/, */ĕ/, delle sonanti */�/, *//, */�/, */�/ e dell’occlusiva */g�/ 106. Le discrepanze per *//, */ē/, */ĕ/ e le sonanti richiederebbero di conoscere l’esatta quantità vocalica in epoca antica (pressoché nella totalità dei casi inattingibile) – altrimenti si neutralizzano nella postulazione di un grado apofonico o un altro – e la conservazione o meno di */p/, */k�/ e */g�/ deve essere osservata in sequenze che non possano essere attribuite, in alternativa, all’indoeuropeo alpino orientale A (il retovenetico); poiché sono sempre possibili etimologie concorrenti107, se l’intero cŏrpŭs dell’indoeuropeo alpino orientale B (costituito da soli toponimi) può essere interpretato anche con la Fonetica Storica celtica antica (per intero e senza ulteriori postulati) oppure ascritto in alternativa all’indoeuropeo alpino orientale A ossia, in pratica, al venetico108, allora bisogna se non altro tenere in considerazione la possibilità che l’indoeuropeo alpino orientale B sia una lingua celtica antica, salvo il residuo da attribuire all’indoeuropeo alpino orientale A = (reto)venetico. 5. Conseguenze per l’etimologia di Bregostan(a) Il quadro che emerge dalla Toponomastica è che i sostrati celtico e venetico si siano differenziati ĭn lŏcō, secondo dinamiche geolinguistiche, dal comune antecedente indoeuropeo preistorico, senza precedenti subsostrati anarî. Poiché la prima antropizzazione umana moderna delle Valli, almeno a livello di conoscenza dei luoghi, si colloca al più tardi nel Mesolitico (v. Lunz 1979, Ghetta – Pa105 I casi di */ă/ < */ŏ/ sono sempre reinterpretabili come */ā/ celtica < */ō/ (o */ă/ in *ăn < *�); */p/ si conservava in aree celtiche marginali (ĕ. g. Piario [Bergamo] < orobico *Plār�ŭ-s < indoeuropeo *P�h₁₂-r-�-ŭ-s > celtico *Lār�ŭ-s [> Lārĭŭs > Lario] > gallese llawr¹ ‘fondo di valle o di mare’) e comunque nella toponimia ‘alpina orientale B’ può altrettanto essere il regolare esito celtico centrale di */k�/. 106 Gli altri principali mutamenti riscontrabili con sufficiente frequenza nel cŏrpŭs toponomastico sono comuni al celtico e all’indoeuropeo alpino orientale B, che per il resto condividono la conservazione della fonologia indoeuropea preistorica. 107 Una con */p/ indoeuropeo e una con */k�/ per una forma che presenti */p/; una con */g�/ indoeuropeo e una con */g�ʱ/ per una forma che presenti */g�/. 108 Il venetico è l’altra classe linguistica indoeuropea, insieme al celtico (v. sŭprā), indipendentemente attestabile nell’area (a differenza dell’ipotetico ‘illirico cĕntŭm’). 182 squali 1987, Lanzinger 1991) e nel per molti versi parallelo contesto dell’Alta Valtellina risulta (dalle attuali indagini paleoidrologiche e paleogeologiche, v. Dei Cas 2002) che si sia mantenuto fino al XIX secolo il ricordo esatto dell’esistenza e della formazione del Lago di Sóndalo (Sondrio) da 8000 a 5000 anni orsono, è d’obbligo l’ipotesi – del tutto compatibile coi dati della Genetica delle Popolazioni – che la continuità linguistica locale dall’indoeuropeo preistorico ai sostrati preromani celtico e venetico risalga almeno al Mesolitico (e che quindi la lingua parlata dall’Uomo di Villabruna, dal Cacciatore di Mondeval e da Ötzi fosse l’indoeuropeo preistorico da cui si sono poi sviluppati il [reto]venetico e il celtico locali; di ciò altrove [dalla prima versione, più estesa, di questo contributo]). Nel quadro di una continuità celtica dall’indoeuropeo in Val di Fassa, si dànno le condizioni per un’etimologia di bregostán ‘uomo selvatico, di indole malvagia’ / bregostana ‘donna selvatica, di indole malvagia’ (de Rossi 1914/1999: 37) che faccia riferimento alla Preistoria, superando la pur già alta cronologia di Alinei (1985) e Alinei (1999: 170-173), ma d’altronde senza retroproiezioni del latino a prima dei Romani. In assenza di un’evidente etimotesi (neo)latina, in prospettiva indoeuropea non italica (per /*#bʱ-/ > /*#b-/) è facilmente ricostruibile un composto possessivo aggettivale prelatino (v. īnfrā per l’attribuzione) *brĕkŏstānŏ-s, *brĕkŏstānā < indoeuropeo *bʱrĕk-stā-n-ŏ-s, *bʱrĕk-stā-n-ā < *bʱrĕk-stăh₂-n-ŏ-s, *bʱrĕk-stăh₂n-ă‧h₂₄ ‘che ha dimora fra gli alberi’ (composto exocentrico accentato sul primo elemento109) � *bʱrĕk-ŏ- ± ‘albero’ (� *bʱrēk-ă‧h₂₄ ‘fatto di albero’ > *bʱrēk-ā > protoslavo *br��a ‘succo d’albero [liquido sporco, brodaglia]’110) + *sth₂-nŏ-m ‘luogo, dimora’ (� √*stăh₂‘stare’111; cfr. la possibile etimologia Bauzanum < gallico *Băgŏ�ānŏ-n V. Wackernagel (1905: 291-293), per l’antico indiano ma anche per l’indoeuropeo. Trubačev (1976: 15-16); *bʱrēk-ă‧h₂₄ è un derivato v�ddʱĭ-, *bʱrĕk-ŏ- ne è la materia. 111 Pokorny (1959: 1004-1008), Mallory – Adams (1997: 542), Rix ĕt ăl. (20012: 590-592). Il lessema indoeuropeo preistorico *stăh₂-nŏ-m > tardoindoeuropeo *stānŏ-m doveva essere rimasto anche in celtico antico nella forma *stānŏ-m (>*stānŏ-n), al plurale *stānā, come fa supporre il nome di luogo Stānācŭs* (o Stānācŭm*: Stanaco, �tĭnĕrārĭŭm Ăntŏnīnī Ăugŭstī 249, 4) e localizzabile nella zona dell’attuale Engelhartszell presso Schärding (Alta Austria): Stānācŭs* (o Stānācŭm*), con caratteristico suffisso gallico *-ākŏ-n (de Bernardo Stempel 1999: 327-330), presuppone un lessema celtico *stā-nā (Holder 1904: 1634-1635). Il corrispondente aggettivo verbale sostantivato maschile *stānŏ-s (in accezione attiva: ‘che sta, che dimora’) o addirittura il medesimo neutro *stānŏ-m ‘territorio’ incorporato in un composto possessivo maschile (‘che ha il territorio…’), al plurale, si può riconoscere nel nome del popolo paleoispanico dei Bĕrgĭstānī (Lī. XXXIV 16, 9; 17, 5; 21, 2 e 6, cfr. 21, 109 110 183 < *Băgŏstānŏ-m < indoeuropeo *Bʱăg-ŏsth₂-nŏ-m ‘luogo degli Dèi’, cui in questo caso si può forse aggiungere Bregazzana [frazione montana di Varese] se è da *Bʱrĕk-ŏsth₂-nă·h₂₄ ‘dimore fra gli alberi’, equabile o quasi equato – in quanto composto endocentrico anziché exocentrico – di bregostana). La variante bregosta, se non rappresenta un composto con secondo elemento radicale (atematico *bʱrĕk-ŏstăh₂ > *bʱrĕk-ŏstā o tematico *bʱrĕk-ŏsth₂-ă‧h₂₄ > *bʱrĕk-ŏst�ā, entrambi > *brĕkŏstā)112, potrebbe continuare un equabile *brĭdŭkŏstĭ-s (< *bʱrĭd�ʱ�‧ŭ-k-ŏs‧tĭ-s) o addirittura un equato (celtico *brēdŭkŏstĭ-s < indoeuropeo *bʱrĕ-d�ʱ�·ŭ-k-ŏs·tĭ-s; meglio ancora, *bʱrĕ-d�ʱ�‧ŭ-k-ŏs‧tă‧h₂₄ > celtico *brēdŭkŏstā non richiederebbe neppure un metaplasmo [neo]latino) del protoslavo *brid�kost� f. ‘severità’ 113 < *bʱrĕ-d�ʱ�‧ŭ-k-ŏs‧tĭ-s 1 Căstrŭm Bĕrgĭŭm, identificato con l’attuale Berga, capoluogo della comarca catalana di Berguedà, nell’alta Valle del Llobregat, chiusa a Nord da passi sopra i 2000 metri di altezza), a meno che si tratti di un etnico (nome di abitanti) formato per mezzo del suffisso -ānī dal nome di luogo Bĕrgĭstŭm, a sua volta interpretabile come composto indoeuropeo (celtico) con lo stesso primo elemento *Bĕrgĭ(< indoeuropeo *bʱĕrʱ-ĭ- ‘monte’ ← √*bʱĕrʱ- ‘essere alto; alzarsi’, Mallory – Adams 1997: 269, Wodtko – Irslinger – Schneider 2008: 30-34) e un secondo elemento di composizione *stŏ- ‘luogo’ sinonimo e corradicale di *stānŏ-m (v. nota seguente) oppure come, invece, un aggettivo superlativo (sostantivato) *bĕrgĭstŏ- dall’indoeuropeo preistorico *bʱ�rʱ-ĭsth₂ŏ- (> indoeuropeo tardo *bʱ�rʱĭst�ŏ- > antico indiano brhĭ��hă- ‘molto forte, molto alto, molto sonoro’, avestico recente b�r�zĭ�tă- ‘altissimo’, Wodtko – Irslinger – Schneider 2008: 31). In tedesco esiste Bergistan (scherzoso). 112 Per una possibile alternanza fra *stăh₂-nŏ-s > *stānŏ-s ‘che sta, che dimora’ e *stŏ‘luogo’ (< indoeuropeo *sth₂-ŏ- ← √*stĕh₂-‘stare’, Pokorny 1959: 1004-1010) cfr. la coppia Bĕrgĭstānī ÷ Bĕrgĭstŭm menzionata alla nota precedente. Un sostantivo celtico *stŏ- ‘luogo, posto’ ricorre sicuramente come secondo elemento di composizione *stŏ- ‘luogo’ nel composto *bŏstŏ-m ‘luogo dei buoi, stalla’ (< indoeuropeo *g�ŏsth₂-ŏ-, v. Hubschmid 1964), attestato in celtiberico (alla quarta riga della facciata A della prima tavola di bronzo scoperta nel sito archeologico di Contrebia Belaisca, sull’altura oggi detta Cabezo de las Minas presso Botorrita, 20 chilometri a SudOvest di Sarragoza, in Aragona, Untermann – Wodtko 1997: 561-574) nella resa grafica trascritta come <Pou�Tom> (Untermann – Wodtko 1997: 572); lo stesso composto celtico *bŏstŏ-m ‘luogo dei buoi, stalla’ si ritrova, attraverso il latino arcaico *Boustum > latino classico *Būstŭm, in Busto Arsìzio (Varese) e Busto Garolfo (Milano). 113 Trubačev (1976: 27-28). I due confronti con il lessico slavo, in particolare quello con *brid�kost�, che implica un’identità quasi totale di formazione della parola, richiamano sia la teoria alineiana dell’etnogenesi ladina da Slavi Alpini in epoca preromana (Alinei 2000, su cui cfr. Birkhan 2000: 347-348) sia l’ipotesi sviluppata da Jokl (1946) secondo cui all’interno del retico prelatino (specialmente nell’alto bacino dell’Adda e del[lo] Inn) si può individuare una componente affine all’albanese e alle lingue slave; a tal proposito è opportuno aggiungere un paio di precisazioni. Anzitutto, sia lo slavo alpino della Teoria della Continuità alineiana (per definizione) sia il ‘retico’ albano-slavo di Jokl sono ricostruiti nella forma di lingue 184 � *bʱrĕ-d�ʱ�‧ŭ-kŏ-s ‘aspro, pungente’ � *bʱrĕ-d�ʱ�-ŭ-s ‘ĭd.’ � √*bʱrĕ(-d�ʱ�)‘tagliare’114 (‘malvagia’ sarebbe così la bregosta; la bregostana ‘selvatica’). Un suggestivo parallelo per l’etimologia di bregostana < celtico115 *brĕkŏstānā < indoeuropeo *bʱrĕk-stăh₂-n-ă‧h₂₄ ‘che ha diindoeuropee di tipo săt��m (quindi – fra l’altro – con affricazione del fonema preistorico /*/), mentre l’etimotesi *brĕkŏstŏlā < *bʱrĕ-ŏstŏl-ă·h₂₄ (cfr. īnfrā) implica un trattamento cĕntŭm (/*k/ < /*/). Inoltre, la selezione del lessico locale è assegnata, nel quadro in cui opera il presente lavoro, alla fase indoeuropea preistorica, allorché i varî dialetti indoeuropei regionali dell’area partecipavano a isoglosse lessicali con altri, fra cui quelli confluiti nell’insieme baltoslavo o nei ling uemi paleobalcanici (così come i dialetti indoeuropei ‘mediterranei’ partecipano a isoglosse lessicali col celtico e in parte sono confluiti nel celtico, alcuni forse addirittura fin da [prima de]lla nascita di quest’ultimo come fase distinta dall’indoeuropeo preprotoceltico), mentre in séguito, all’epoca delle trasformazioni storico-fonetiche postindoeuropee, sono stati separati da isoglosse diverse (in particolare da un lato */#bʱ-/ > */#b-/, dall’altro */#bʱ-/ > */#f-/, come visto sŭprā), pur in un generale mantenimento del fonema indoeuropeo */ŏ/ e con trattamento cĕntŭm delle occlusive palatali indoeuropee. Che britola &c. ‘coltello a serramanico, temperino’ (romancio e bregagliotto bricla) sia una mutuazione (Meyer-Lübke 1935³: 118 № 1317 con bibliografia, Kramer 1971: 25, Alinei 2000: 43-44) dallo slavo – in particolare sloveno o croato – britva ‘rasoio’ (Trubačev 1976: 32) implica la mediazione di un derivato *brit�la (non continuato nelle lingue slave) dell’equabile *brit� ‘punta; lama, filo’ (Trubačev 1976: 32) < indoeuropeo *bʱrĭhₓ-tŭ-s ← √*bʱrĕ-hₓ- ‘tagliare con uno strumento aguzzo’ (Pokorny 1959: 166-167, Rix – Kümmel ĕt ăl. 2001²: 92-93): tanto vale postulare – data l’area – un celtismo altrettanto ricostruito (la medesima radice è anche celtica), *brītŭlā < *bʱrītŭlā < *bʱrĭhₓ-tŭ-lă‧h₂₄ ← *bʱrĭhₓ-tŭ-s ← √*bʱrĕ-hₓ- (in ossequio al Rasoio – letteralmente – del britannico Ockham...). 114 Pokorny (1959: 166-167). Altro etimo, nonostante la somiglianza fonica (che suggerirebbe l’interpretazione sincronologica ‘strega ereditaria’), avrebbe bregóstola da ciandeile(s) ‘goccia di candela’ (de Rossi 1999 [1914]: 37, Grzega 2005: 96; su gentile indicazione di Vittorio Dell’Aquila, 11 febbraio 2006) < preromano *brĕkŏstŏlā < indoeuropeo *bʱrĕ-ŏstŏl-ā < *bʱrĕ-ŏstŏl-ă‧h₂₄ � √*bʱrĕ- ‘cadere a gocce, infrangersi’ (Mann 1984-1987: 101-102, Mayrhofer 1986-1992: 276-277), cfr. antico indiano bʱră��yă- tĭ + √*stĕl- ‘porre, eretto, immobile, rigido, supporto, palo, ceppo, gambo, stelo’ (Pokorny 1959: 1019-1020), cfr. latino stŏlō m. ‘germoglio, pollone (dell’albero) che sottrae nutrimento al tronco’ (Walde – Hofmann 31938: II, 599-600); *bʱrĕ-ŏstŏl-ă‧h₂₄ sarebbe la goccia che esce dall’albero (‘pollone che gocciola’) e quindi richiede la specificazione quando è detta della candela (bregóstola da ciandeile(s)). L’esito /k/ < *// precisa che la lingua preromana locale ha preso parte all’isoglossa cĕntŭm (quindi non è né illirica propria né baltoslava, cfr. sŭprā); /#b-/ < */#bʱ-/ e la conservazione di */ŏ/ la identificano come celtica. 115 Birkhan (2000: 340 nota 51) propone timidamente un confronto di Bregostan con brego ‘erica’ (= bré�g� celtema, v. Elwert 1943: 215-216: cazét brégå, Mazzel 1976: 23, brega Grzega 2005: 96; moenàt brög, Dell’Antonio 1972: 27) < *BRǪKỌ, che Hubschmid (1968: 330-332) riconduce, insieme alle più diffuse varianti *BRỌKỌ e *BRỤKỌ (< *BRŪCŬ-), a riflessi del celtico *rŏkŏ-s, benché di *brūkŏ-s ‘erica’ 185 mora fra gli alberi’ è il pressoché sinonimo – con identico secondo elemento di composizione – fiamazzo craostana (Alinei 1999: 171) < celtico *krāŏstānā116 < indoeuropeo *krōstān-ā < *krōh₂₄- stăh₂-n-ă‧h₂₄ ‘che ha dimora in un tugurio / una tana’, con primo elemento identico al gallese crau ‘tugurio, porcile, tana’ < *krāŏ-s 117 < *krōh₂₄-ŏ-s ← √*krĕh₂₄- ‘rappreso, coagulato; sangue denso, < ‘nero’ (Hubschmied 1933: 258 nota 2) sia possibile, sempre attraverso il gallico, una specifica etimologia indoeuropea, *bʱrŭhₓ-kŏ-s ← √*bʱrĕhₓ- ← ⁵√*bʱĕrhₓ- ‘brillante, nero lucido’ (Pokorny 1959: 136-137; diverso da √*bʱĕrhₓ- di Mallory – Adams 1997: 539), a meno di ricostruire √*bʱrĕ- (senza ŭltĭmă lăr�ngālĭs), che spiegherebbe sia * BRŪCŬ- < latino arcaico *brŏcŭs < celtico *brŏkŏ-s < indoeuropeo *bʱrŏ-kŏ-s (che sarebbe anche l’esito indoeuropeo comune di *bʱrŏ[hₓ]-kŏ-s) sia *BRŬCŬ- < celtico *brŭkŏ-s < indoeuropeo *bʱrŭ-kŏ-s; soprattutto, *BRǪKỌ si può retroproiettare (attraverso *BRŎCŬ-) come celtico *brŏkŏ-s (femminile *brŏkā > latino volgare *BRỌCA > *bröga > bré�g�) < indoeuropeo *bʱrŏ-ŏ-s, *bʱrŏā < *bʱrŏ-ă‧h₂₄ ← √*bʱrĕ- → *bʱrŏ-n-s > celtico, gallico *brŏkkŏ-s > brocco ‘difettoso’ (MeyerLübke 1935³: 118 № 1319) ÷ *bʱ-ŏ·h₂ (> latino fărcĭō), cfr. īnfrā *bʱrō-n-s / *bʱrōkŏ-s > celtico *brākkŏ-s > brach (oppure *bʱrō-ŏ- > celtico *brākŏ- > irlandese brách ‘giudizio’, cfr. ĭbīd., eventualmente nel primo elemento di *Bʱrō-ŏh₂ărh�-ŏs- / *Bʱrō-ŏh₂ărh�-ŏ-m ‘campo del giudizio’ o ‘campo splendente’ [← √*bʱrĕ- ‘splendere’, Pokorny 1959: 141-142] > ispanoceltico Brācărēs / Brācărī, [Ăugŭstă] Brācără, Holder 1896: 505-508, cfr. Holder 1907: 922), altrimenti da indoeuropeo *bʱrŏk-ŏ-s, *bʱrŏkā < *bʱrŏk-ă‧h₂₄ ← √*bʱrĕk- → *bʱrĕk-ŏ- ± ‘albero’ (appunto nel composto *bʱrĕk-stăh₂-n-ŏ-s, *bʱrĕk-stăh₂-n-ă·h₂₄ ‘che ha dimora fra gli alberi’ > bregostan, bregostana) � *bʱrēk-ă·h₂₄ ‘fatto di albero’ > *bʱrēk-ā > protoslavo *br��a ‘succo d’albero (liquido sporco, brodaglia)’ (Trubačev 1976: 15-16), v. sŭprā. Birkhan l. c. ritira la propria proposta di fronte a un derivato (*pră�pŏsĭtānŭs?) di pră�pŏsĭtŭs per cui rimanda a Plangg 1995: 116-118, ma in Plangg 1998/2011: 90 si legge «un PRAEPOSITUS, proposto da Schneller, non convince» e Bregostan(a) viene confrontato (come in Plangg 2008/2011: 130) col gallese brag- ‘palude’ (v. anche più diffusamente Plangg 1999/2011: 78-79) < *bʱhₓŏ- o *bʱhₓăh₂₄ già visto per *Bʱhₓăh₂₄-ăs ‘paludi’ > Prags/Braies (sŭprā, § 3; cfr. Plangg 1999/2011: 79), anche se in tal caso ci si potrebbe attendere †*Bragostan(a). Lo stesso Plangg (1997/2011: 100-101; 2001/2011: 117; 2008/2011: 126-127) ha individuato l’argomento più forte a favore della celticità del sostrato nell’idronimo Duron < *Dūrōnŭm < latino arcaico *Dŏrōnŭm < celtico *Dŏrōnŏ-n < *Dŏrŏŏnŏ-m < *Dŏrŏɸŏnŏ-m < indoeuropeo *Dʱŏ-rŏpŏn-ŏ-m ‘Acqua del fiume’ (v. sŭprā, § 1), con esito sonoro modale della sonora fiatata / mormorata aspirata iniziale e dileguo di */p/, entrambe trasformazioni celtiche (e non venetiche); due acutissime spie celtiche – la medesima defonologizzazione di */p/ indoeuropeo e la trasformazione celtica centrale di */k�/ in un nuovo fonema */p/ – si trovano nel lessico ladino di sostrato: orcena ‘schifezza, porcheria’ < *ŏrkĭnā ← celtico *ŏrkŏ-s < indoeuropeo *pŏrŏ-s, petorcena ‘malattia’ < celtico *pĕttŏ[ɸ]ŏrkĭnā < ‘schifezza di condizioni’ (gallese peth ‘condizioni, caratteristica’ < celtico centrale *pĕttŏ-s < indoeuropeo *k�ĕt-n-s) < *k�ĕt-npŏr-ĭnă‧h₂₄. 116 Per il dileguo (sporadico) di -v- intervocalica cfr. Heilmann (1955: 177-178). 117 Thomas (1950-1967: 582); *Krōh₂₄-ŏ-dă‧h₂₄ ‘che ha tugurî’ > Craveggia (VCO)? 186 rappreso, carne cruda, sanguinolenta’118. Anche l’agordino kavestrana (Alinei 1999: 171) è passibile, fra le altre, di un’etimologia prelatina: venetico *kăpĭstrānā < indoeuropeo *kăpĭstnā < *kăp-ĭ sth₁-nă‧h₂₄ ‘che ruba afferrando’ ← *kăp-ĭ (come primo elemento di composto in Morfologia ‘Caland’ 119) = *kăp-rŏ- ‘che afferra’ (← √*kăp- ‘prendere, afferrare’120) + *sth₁-nŏ- ← √*stĕrh₁- ‘rubare’121. Perfino il mocheno grausteina (Alinei 1999: 171) potrebe rappresentare un relitto di (sub)sostrato, se da confrontare col lituano graustìn�, griaustìn� ‘tuono’ 122, griaustìnis, griaustin�s ‘tuono’, griaustìnis, f. griaustìn� ‘relativo al temporale, al tuono’ (cfr. gria�stis ‘lamentarsi’, gria�smas ‘tuono, baccano, frastuono’, griaudìmas ‘il tuonare’ &c. 123) < *gʱrŏh₁-d-s-tĭ-n-ă·h₂₄ ÷ *gʱrĕh₁-d-s-tĭ-n-ă·h₂₄ ← *gʱrĕh₁-d-s-tĭ-n-ŏ-s ← √*gʱrĕh₁-d- ← √*gʱrĕh₁- ‘cadere, precipitarsi’ 124 → *gʱrōh₁-d-s-tĕn-ă·h₂₄ ‘relativa al temporale, al tuono’ > *gʱrōdstĕnā > celtico *grā[s]stēnā > ladino �*�graustéina (la pertinenza dell’iconimo per una gigantessa può essere variamente giudicata; in ogni caso non sembra peggiore, dal punto di vista motivazionale, che Grabstein di Alinei 1999: 172 e sul piano della forma è almeno altrettanto regolare). 6. Appendice (abibliografica): leggende fassane, iscrizioni retiche e testi indoeuropei125 La narrazione riportata col titolo Bregostane da de Rossi (1912/1984: 196) presenta alcune qualifiche («Le era salvarie e kative e le vivea da l robar e rabiar») che coincidono o quasi con tre degli etimi proposti sŭprā (§ 5) per bregostana e bregosta (< *bʱrĕk-stăh₂-n-ă·h₂₄ risp. Pokorny (1959: 621-622), Mallory – Adams (1997: 71); *krŏh₂₄-ŏdʱh₁-ŏ-s > crūdŭs. Nussbaum (1976); *-rŏ-/*-ĭ-, ĕ. g. *bʱʱ-rŏ-s (> tocario B parkre ‘alto’) ÷ *bʱʱ-ĭ pōd-ŏ-s > avestico b�r�zi.pā�ō (Yt. 15. 54) ‘dal piede alto (incurvato)’ / ‘con alti stivali’. 120 Pokorny (1959: 527-528). È uno dei casi certi di fonema indoeuropeo preistorico */ă/ non dovuto a colorazione da laringale, v. Mayrhofer (1986: 170). 121 Pokorny (1959: 1028), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 599); anche ‘essere derubato’. 122 Il sinonimo ladino zondra ‘tuono’ < *stŏn[h₂₄]-dʱrăh₂₄ ‘insieme di ciò con cui si fa rumore’ oppure *stŏn[h₂₄]-răh₂₄ ‘tuono’ risulta (secondariamente?) omofono di zondra ‘rododendro’, di etimologia dibattuta (preromano ĕ. g. per Elwert 1943: 205 e 212-213 [nel caso, indoeuropeo *stŏm[hₓ]-dʱrăh₂₄ ‘insieme di luoghi di ostacolamento’?], altrimenti dal bavarese zunder ‘esca per il fuoco’, v. Hubschmid 1950: 84-86). 123 Kurschat (1968: 635, 643-644 [di perkúnija ‘tuono’]), cfr. Fraenkel (1962: 168). 124 Pokorny (1959: 460), Rix – Kümmel ĕt ăl. (2001²: 202), Derksen (2015: 187). 125 Sono qui riassunte le parti essenziali di alcuni paragrafi da una precedente versione, molto più estesa, di questo contributo. Le ragioni di spazio che hanno imposto il taglio impediscono di riportare le argomentazioni glottologiche e la relativa bibliografia, per le quali si rimanda a una o più prossime pubblicazioni. 118 119 187 *bʱrĕk-ŏsth₂-ă·h₂₄ ‘che ha dimora fra gli alberi’ = salvaria e *bʱrĕ-d�ʱ�·ŭk-ŏs·t·h₂₄ ± ‘che ha severità’ ÷ cativa) e per l’agordino kavestrana (< *kăp-ĭsth₁-nă·h₂₄ ‘che ruba afferrando’ = le vivea da l robar e rabiar). Poiché bregostana e bregosta implicano una mediazione fonistorica celtica e kavestrana venetica, l’unico nodo genealogico comune (prima del latino volgare) in cui i loro antecedenti potevano coesistere è l’indoeuropeo preistorico (eventualmente fino alla sua più tarda continuazione centro-occidentale come italoceltico, in questo caso celtovenetico). È quindi del tutto lecito ricostruire in indoeuropeo preistorico – da cui si sarebbe tramandata di generazione in generazione (spontaneamente adattata alle trasformazioni fonologico-diacroniche e attraverso una traduzione dal basiletto celtico preromano al latino nel momento della sostituzione di lingua) – la descrizione delle Bregostane, che in de Rossi (1912/ 1984: 196) inizia così: L era zenza religion. Le era salvarie e kative e le vivea da l robar e rabiar. Le era burte, sece e pelouse. Le aea n ciaf gran deske na cialvia, ejes gregn, oreje longe, bocia grana e nveze de man le aea ciate kon sgrife spize. La traduzione equifunzionale in indoeuropeo ricostruito, con i tre etimi citati e per il resto con celtemi – dato che il sostrato della Val di Fassa è celtico – di sicura attestazione (anche come composti) retroproiettati in fonologia e morfosintassi indoeuropee, suonerebbe: *Tŏ ��dĕ-ă·h₂₄-ăs bʱrĕk-stăh₂-n-ă·h₂₄-ăs [Na uta] zenza religion salvarie bʱrĕ-d�ʱ�·ŭ-k-ŏs·tĕ-ĕs -k�ĕ h₁�tĭk�ĕ kăp-ĭsth₁-nă·h₂₄-ăs kative , e le vivea da l robar e rabiar nŭ s₂₍₄₎k-rŏg�ĕnh₂₍₄₎-ăs kŏ[hₓ]‧l-ă‧h₂₄-ăs -k�ĕ [mben] burte sece , h₁�tĭk�ĕ pŭ‧l-ăh₂₄-tă·h₂₄-ăs e pelouse tŭ �t-pĕd-ŏk�ĕ�g-nă·h₂₄-ăs dĕr-ŏmŏh₁-ră·h₂₄-ăs -k�ĕ [O] le aea n ciaf gran deske na cialvia ejes gregn , h₁�tĭk�ĕ lŏs-tŏsh₁-ră·h₂₄-ăs bĕk-lŏ(p)rĕm-ră·h₂₄-ăs -k�ĕ oreje longe bocia grana , e bʱrŏ-nb�ʱ�r���-ă·h₂₄-bʱĭ-s h₁s-�nt kon ciate kon sgrife spize le era Che l’indoeuropeo fosse l’unica tradizione linguistica nella Preistoria locale è notoriamente revocato in dubbio dall’attestazione del retico epigrafico, la cui ermeneutica è d’altronde quanto mai controversa (compresa la lettura del segno ↿ come <p> o <t₃>). Qui si 188 può soltanto segnalare che per almeno quattro iscrizioni è formalizzabile (grazie a confronti indoeuropei) un’interpretazione celtica: (VN-11) <lumene �a �i�iiii>126 = /lŭmmĕnē k� k�ĭtī ĭī/ ‘(sott. *ăstn(ĭ)ī ‘[i pezzi di] ossa’) attraverso la perforazione per la corda sono stati spaccati’ (BZ-3) <paniun �a�anuale | upiku perunies s�aispala>127 /bănn�ūⁿ ăssānŏălē ŭbīkū bĕrŏn�ĕs sk���ăsplā/ ‘attingitoio delle gocce, da colei che porta, con (scritta?) da entrambi i lati sul (= del) manico di accostamento’ (BZ-4) <peva�ni� esiu pikutiuti (i)sa�vili piperisnati>128 /Bĕā ă�nī-k ĕsŏ bĭkkŏdū-dī (ĭ)săkkŭīlī bĭbĕrĭsn(n)tĭ (o bĭbĕrī snătī)/ ‘l’essere e (insieme) le ossa sue dal basso del sacro strumento passa(no) (collettivamente) allo stato di particolato (= si polverizza[no] in forma) portabile (o ‘nel tempio del castoro’)’ (BZ-10.1) <pnake vitamu|late>129 = �*�Bĕn(n)ākĕ �ĭndămŏlātĕ ‘O (Dio) Benaco dai guerrieri massimamente cospicui!’ Ciò non pregiudica, naturalmente, che altre iscrizioni negli Alfabeti di Sanzeno (o Bolzano) e di Magré (dal momento che non è garantito che siano tutte redatte in un unico codice) siano invece in una lingua non celtica e più in generale non indoeuropea (e magari, piuttosto, affine all’etrusco, in misura tale da giustificare la teoria del nesso retotirrenico [anatolico o meno]); non si vuole infatti proporre una nuova classificazione del retico, ma soltanto far presente che gli strumenti dell’Indoeuropeistica e della Celtologia sono in grado di fornire una lettura glottologicamente corretta e accettabile di alcune iscrizioni in Alfabeto di Sanzeno (o di Bolzano)130. 126 III-I sec. a.C.; punta di osso, perforato (in séguito rotto) con foro passante, da Ganglegg [Schluderns/Sluderno], rinvenuta nel 1997. Viene ritenuta di significato sconosciuto; la sequenza �i�iiii non rappresenterebbe uno o più segni linguistici (!). 127 V-IV sec. a.C.; simpŭlŭm di bronzo da Siebeneich/Settequerce (Terlan/Terlano), rinvenuto nel 1888. L’interepretazione corrente vi riconosce un “Dono/sacrificio (t�aniun) a/da/per La�anu (offerente?) donato (ut�iku) di T�erunie (ricevente?)…”. 128 In scrīptĭō cŏntĭnŭă; frammento di recipiente di bronzo da Moritzing/San Maurizio di Bolzano, scoperto nel 1858/1860. Generalmente viene tradotta “…a/da/ per T�eva�ni�e- donato (ut�iku) come dono (a�vil) a/di �iu�i pubblico (t�erisna-)…”. 129 V-II sec. a.C.; stele da Pfatten/Vàdena, rinvenuta nel 1853. L’interpretazione più diffusa è quasi identica, «(Dio) Benaco dai guerrieri massimamente cospicui», con morfologia etruscoide (anziché celtica), tutto il resto celtico (v. Markey 1997). 130 Così Markey – Mees (2004: 92-93) riconoscono nell’iscrizione ‘retica’ di Castaneda <UECEZUSEZT:ASTSTAZ:XUSUS> un testo leponzio «wege�o-se�t : aststa� : Gusos», 189 Se alcune epigrafi ‘retiche’ sono interpretabili come celtiche, quelle dello Steinberg 1-3 (scrīptĭō cŏntĭnŭă) sono in un linguaggio riconoscibilmente formulare, tale da poter essere retroproiettate in indoeuropeo ricostruito (al pari delle notizie sulle Bregostane), come indiziato anche dal fatto che le comparazioni lessicali sono in maggioranza non celtiche 131 (nonostante la fonetica storica sia tutta celtica): <kastri esi etu nin lape> = celtico /kāstrī ĕsĭ ēt(ŏ)u, nĭn lăbĕ/ < indoeuropeo *ŏh₁str�h₂₄ h₁�s-[s]ĭ p�hₓtŭ (-ŏ), n�-m l₂₄g�-� ‘della scienza sei (nel) territorio, afferralo/a’; <ritali esi kastri mi apet> = celtico /rĭdălī ĕsĭ kāstrī, m� ăb ēt/ < indoeuropeo *pd�[hₓ]-ĭh₂₄ h₁�s-[s]ĭ ŏh₁str�h₂₄, m�(h₁) h₂₄ăp h₁�-t(ĭ) ‘sei (nel territorio) della fiorita scienza, non va(da) via’; <esi mnesi kastri ni aupe> = celtico /ĕsĭ mnĕsĭ kāstrī nī ăbĕ/ < indoeuropeo *h₁�s-[s]ĭ mn�s-ĭ ŏh₁str�h₂₄ n� h₂₄ăbʱh₂-ĕ ‘sei nella mente della conoscenza, non essere assente’. Tutti questi in appendice sono tentativi ancora acerbi (le stesse letture epigrafiche sono incerte), per quanto molto meglio documentati in una versione più estesa del presente lavoro, ma nel complesso convergono verso il medesimo risultato delle etimologie dei paragrafi precedenti: l’area retica faceva parte dell’Indoeuropa preistorica e i sostrati prelatini (celtico e venetico) sono la trasformazione sul posto (nell’Età del Bronzo) dell’indoeuropeo locale, che sicuramente era la lingua dei Pastori calcolitici – come riconosciuto pressoché da tutti – e, con ogni verosimiglianza, degli Agricoltori neolitici come Ötzi e dei Cacciatori-Raccoglitori epipaleoliticomesolitici come l’Uomo di Mondeval e quello di Villabruna. cui si possono aggiungere quella in ‘Alfabeto (nordetrusco / nord-italico) di Sondrio’ da Tresivio «¹uelauiau- |²z :: esia.u» = /�ĕllā�ā ŭss ēsā-ŭ/ ‘(I) due Superiori (sono) verso l’alto, ma (le) loro cose?’ e la consimile iscrizione di S. Maria di Montagna «]i :: iasaziz :: esiaeau» = /-]ī (oppure m]ĭ o ]ī) ās ssīss, ēsā; ĕ[]ā-ŭ/ ‘-]a (forse nome di persona; altrimenti *mĭ ‘io’ o *ī ‘del quale’) della quale (le) ossa (complemento oggetto), le sue cose (sottinteso ‘vedete’?), ma lei?’; tutti sono testi celtici. 131 *ŏh₁str-m > antico indiano �āstrm ‘scienza’, *h₁�s-[s]ĭ > antico indiano sĭ ‘sei’, *p�hₓ-tŭ -s > antico irlandese ¹íath ‘territorio’, *n�-m > greco ��� <n�n> ‘lo’, *l₂₄g�-� > greco ��β� <lăb�> ‘prendi!’; *pd�[hₓ]-ŏ- > gallese rhyddail ‘fiorito’, *m�(h₁) > greco µ� <m�> ‘non’, *h₂₄ăp h₁�-mĭ > latino ăbĕō ‘vado via’; *m�n-ŏs > antico indiano mnă� ‘mente’, *n� > antico irlandese ní ‘non’, *h₂₄ăbʱh₂ŏ-h₂ă > latino ăfŭī ← ăbsŭm ‘sono assente’ (tre confronti – *h₁�s-[s]ĭ, *m�(h₁) e *m�n-ŏs – sono indoeuropei in senso lato, estesi a più classi; un altro è in particolare con l’antico indiano, due col greco, due col latino, tre col celtico, con cui è comune la fonologia diacronica). 190 Bibliografia ALINEI, MARIO 1985 «Silvani» latini e «Aquane» ladine: dalla linguistica all’antropologia, in “Mondo Ladino” IX: 49-78. 1999 Prime osservazioni al «Ladinisches Wörterbuch» di De Rossi, in Convegno dell’Istitut Cultural Ladin (Vigo di Fassa), “Mondo Ladino” XXIII: 157-177. 2000 L’etnogenesi ladina alla luce delle nuove teorie sulle origini dei popoli indoeuropei, in Comploi ĕt ăl. 2000: 23-64. ANREITER, PETER P. 1997a Breonen, Genaunen und Fokunaten. Vorrömisches Namengut in den Tiroler Alpen (Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft, Sonderheft 95. Gemeinschaftsausgabe mit Archaeolingua ‧ Series Minor 9, Budapest). Innsbruck, Institut für Sprachwissenschaft der Universität Innsbruck / Budapest, Archaeolingua. 1997b Zur Methodik der Namendeutung ‧ Mit Beispielen aus dem Tiroler Raum (Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft, Sonderheft 101.). Innsbruck, Verlag des Instituts für Sprachwissenschaft der Universität Innsbruck. 2001 Die vorrömischen Namen Pannoniens (Archaeolingua, Series Minor 16 ‧ Publiziert in Kooperation mit Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft). Budapest, Archaeolingua. 2016² Nordtiroler Namen keltischer Herkunft. Wien, Praesens. ANREITER, PETER P. – CHAPMAN, CHRISTIAN – RAMPL, GERHARD 2009 Die Gemeindenamen Tirols. Herkunft und Bedeutung (Veröffentlichungen des Tiroler Landesarchivs, Band 17.). Innsbruck, Universitätsverlag Wagner. BEEKES, R[OBERT] S[TEPHEN] P[AUL] – VAN BEEK, LUCIEN 2010 Etymological Dictionary of the Greek Inherited Lexicon (Leiden IndoEuropean Etymological Dictionary Series, vol. 10/1-2). LeidenBoston, Brill. BERGERMAYER, A NGELA 2005 Glossar der Etyma der eingedeutschten Namen slavischer Herkunft in Niederösterreich (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-Historische Klasse. Schriften der Balkankommission, 44). Wien, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften. 191 BERNARDI, R UT – DECURTINS, ALEXI – EICHENHOFER, WOLFGANG – SALUZ, URSINA – VÖGELI, MORITZ 1994 Handwörterbuch des Rätoromanischen. Wortschatz aller Schriftsprachen, einschliesslich Rumantsch Grischun, mit Angaben zur Verbreitung und Herkunft. Erarbeitet auf Initiative von Hans Stricker. Herausgegeben von der Società Retorumantscha und dem Verein für Bündner Kulturforschung. Zürich, Offizin Verlag. BIRKHAN, HELMUT 2000 Tradition und Deutung der Sagen vom Volk der Fànes, in Comploi ĕt ăl. 2000: 325-358. BOLELLI, TRISTANO 1941 Le voci di origine gallica del Romanisches Etymologisches Wörterbuch di W. Meyer-Lübke [1. – 148.], in “L’Italia Dialettale” XVII: 133-194. BRUNNER, KARL 1965³ Altenglische Grammatik. Nach der Angelsächsischen Grammatik von Eduard Sievers. Dritte, neubearbeitete Auflage (Sammlung kurzer Grammatiken germanischer Dialekte, A. Hauptreihe Nr. 3). Tübingen, Niemeyer. BUSSE, PETER 2007 Hydronymie und Urheimat: Ein neuer Ansatz zur Lokalisierung der Urheimat der Kelten?, in Birkhan, Helmut (Hrsg.), Kelten-Einfälle an der Donau. Akten des Vierten Symposiums deutschsprachiger Keltologinnen und Keltologen; philologische, historische, archäologische Evidenzen. Konrad Spindler (1939-2005) zum Gedenken (Linz/Donau, 17.-21. Juli 2005) (Denkschriften. Österreichische Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-Historische Klasse / 345). Wien, Österreichische Akademie der Wissenschaften, pp. 89-98. CARNOY, ALBERT 1955 Dictionnaire étymologique du proto-indo-européen (Université de Louvain ‧ Institut Orientaliste / Universiteit te Leuven ‧ Instituut voor Oriëntalisme. Bibliothèque du Muséon – Volume 39), Louvain, Publications Universitaires & Institut Orientaliste. COMPLOI, EMMA – LIOTTO, SILVIA – A NVIDALFAREI, PAOLO – MORODER, LEANDER (a cura di) 2000 Ad Gredine forestum 999 – 1999. L nridlamënt de na valeda – Das Werden einer Talschaft – Il costituirsi di una vallata, 23. 9. – 25. 9. 1999 Urtijëi, Cësa di cungresc – St. Ulrilch, Kongresshaus – Ortisei, Palazzo dei congressi. Referac y discuscions dl cunvëni / Tagungsbeiträge / Atti del convegno. San Martin de Tor, Istitut Ladin „Micurá de Rü“. 192 CRAFFONARA, LOIS 1979 Vorromanische Elemente in der Gadertaler Toponomastik (briefliche Mitteilung), in “Ladinia” III: 164-167 [Anhang a Lunz 1979]. DAUZAT, A[LBERT] – ROSTAING, CH[ARLES] 1963 Dictionnaire étymologique des noms de lieux en France. Paris, Larousse. DAUZAT, A[LBERT] – DESLANDES, G[ASTON] – ROSTAING, CH[ARLES] 1978 Dictionnaire étymologique des noms de rivières et de montagnes en France, Paris, Klincksieck. DE BERNARDO S TEMPEL, 1987 1999 PATRIZIA Die Vertretung der indogermanischen liquiden und nasalen Sonanten im Keltischen (Innsbrucker Beiträge zur Sprachwissenschaft, 54). Innsbruck, Institut für vergleichende Sprachwissenschaft der Universität. Nominale Wortbildung des älteren Irischen: Stammbildung und Derivation (Buchreihe der Zeitschrift für celtische Philologie, Band 15) [Zugl.: Bonn, Univ., Habil.-Schr. 1998 unter dem Titel Sprachhistorische Grundlagen der nominalen Wortbildung im älteren Irischen]. Tübingen, Niemeyer. DEI CAS, LUCA 2002 Quando a Sondalo c’era il lago, in “Bollettino Storico Alta Valtellina” 5: 275-286. DELAMARRE, X AVIER 2003² Dictionnaire de la langue gauloise. Une approche linguistique du vieux-celtique continental. Préface de Pierre-Yves Lambert (Collection des Hespérides). 2e édition revue et augmentée. Paris, Errance. 2012 Noms de lieux celtiques de l’Europe ancienne (-500 / +500) – Dictionnaire (“Collection des Hespérides”). Arles, Errance, Actes Sud. DELL’ANTONIO, GIUSEPPE [1972] Vocabolario Ladino moenese - Italiano. Edito per cura del Gröp de Moena dell’Union di Ladins di Fassa e Moena. DEL PONTE, RENATO 2016 Apuani e Friniates · i Popoli Liguri dell’area orientale con in Appendice un articolo ed un’intervista (I Quaderni di Giano n. 2). Treviso, Edizioni del Tridente. DERKSEN, RICK 2015 Etymological Dictionary of the Baltic Inherited Lexicon (Leiden Indo-European Etymological Dictionary Series · Edited by Alexander Lubotsky · Volume 13). Leiden – Boston, Brill. 193 DE ROSSI [VON ROSSI], HUGO 1912/1984 Märchen und Sagen aus dem Fassatale, gesammelt von Hugo de Rossi, I. Teil, Innsbruck 1912, Aus dem Nachlaß herausgegeben von Ulrike Kindl / Fiabe e leggende della Val di Fassa di Hugo de Rossi, prima parte, a cura di Ulrike Kindl. San Giovanni, Vich/Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fashegn”: 1-284. 1914/1999 Ladinisches Wörterbuch. Vocabolario ladino (brach)-tedesco con traduzione italiana, a cura di Ulrike Kindl e Fabio Chiocchetti. Vich / Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn”. DE V AAN, MICHIEL 2008 Etymological Dictionary of Latin and the other Italic Languages (Leiden Indo-European Etymological Dictionary Series, Volume 7). Leiden – Boston, Brill. ELWERT, THEODOR W[ILHELM] 1943 Die Mundart der Fassa-Tals. Mit 6 Karten (“Wörter und Sachen. Zeitschrift für indogermanische Sprachwissenschaft, Volksforschung und Kulturgeschichte”, Der Neuen Folge Beiheft 2). Heidelberg, Winter. FALILEYEV [FALILEEV], ALEXANDER [ALEKSANDR IGOREVIČ] 2007 Dictionary of Continental Celtic Place-Names (Enwau Celtaidd / Celtic Names), http://hdl.handle.net/2160/282. 2010 Dictionary of Continental Celtic Place-Names: A Celtic Companion to the Barrington Atlas of the Greek and Roman World (in collaboration with Ashwin E. Gohil & Naomi Ward). Preface by Patrick SimsWilliams. Aberystwyth, CMCS Publications, Department of Welsh, Aberystwyth University. FALK, HJALMAR [SEJERSTED] – TORP, ALF 1909⁴ Wortschatz der Germanischen Spracheinheit (Vergleichendes Wörterbuch der Indogermanischen Sprachen, 3). Göttingen, Vandenhoeck und Ruprecht. FOGOLARI, GIULIA – PROSDOCIMI, ALDO LUIGI 1988 I Veneti antichi. Lingua e cultura con il contributo di Mariolina Gamba, Anna Marinetti. Padova, Studio Editoriale Programma. FRAENKEL, ERNST 1962 Litauisches etymologisches Wörterbuch. Band I: A – privekiúoti; Band II: Privik�ti – �volgai. Nachträge – Wortregister – Berichtigungen – Nachwort (Indogermanische Bibliothek II. Reihe: Wörterbücher). Heidelberg, Winter / Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht. 194 GASCA QUEIRAZZA, GIULIANO – MARCATO, CARLA – PELLEGRINI, GIOVAN BATTISTA – PETRACCO, SICARDI GIULIA; R OSSEBASTIANO, ALDA (con il contributo di ELENA PAPA) 1990 Dizionario di toponomastica. Storia e significato dei nomi geografici italiani. Torino, Unione Tipografico-Editrice Torinese. GHETTA, FRANCO – PASQUALI, TULLIO 1987 Recenti ritrovamenti mesolitici in Val di Fassa, in “Mondo Ladino” XI, n. 3-4: 261-271. GHETTA, p. FRUMENZIO 1990 Il toponimo Giaf in Val di Fassa e il consorzio dal Gief da Ronch a Gries di Canazei, in “Mondo Ladino” XVI, 3-4: 365-374. GREULE, ALBERT 2014 Deutsches Gewässernamenbuch. Etymologie der Gewässernamen und der dazugehörigen Gebiets-, Siedlungs- und Flurnamen. Unter Mitarbeit von Sabine Hackl-Rößler. Berlin – Boston, de Gruyter. GRZEGA, JOACHIM 2005 Materialien zu einem etymologischen Wörterbuch des Dolomitenladinischen (MEWD). Eichstätt, Katholische Universität Eichstätt-Ingolstadt, http://www1.ku-eichstaett.de/SLF/EngluVglSW/MEWD.pdf. GSELL, OTTO 2004 Probleme der zentralladinischen Toponomastik, in “Ladinia” XXVIII: 255-278. GYSSELING, MAURITS 1960 Toponymisch woordenboek van België, Nederland, Luxemburg, NoordFrankrijk en West-Duitsland (vóór 1226) (Bouwstoffen en studiën voor de geschiedenis en de lexicografie ven het Nederlands, Band VI. 1-2), Deel I A-M. [Tongeren], Belgisch Interuniversitair Centrum voor Neerlandistiek. HEILMANN, LUIGI 1955 La parlata di Moena nei suoi rapporti con Fiemme e con Fassa · Saggio fonetico e fonematico (Università degli Studi di Bologna · Facoltà di Lettere e Filosofia, Studi e Ricerche N.S. I). Bologna, Zanichelli. HOLDER, ALFRED [THEOPHIL] 1896 Alt-celtischer Sprachschatz. Erster Band: A-H. Leipzig, Teubner. 1904 Alt-celtischer Sprachschatz. Zweiter Band: I-T. Leipzig, Teubner. 1907 Alt-celtischer Sprachschatz. Dritter Band: U-Z; Nachträge zum I. Bande. Leipzig, Teubner. 195 HUBSCHMID, JOHANNES [JOHANNES HUBSCHMIED jun.] 1950 Vorindogermanische und jüngere Wortschichten in den romanischen Mundarten der Ostalpen, mit Berücksichtigung der ladinisch-bayrisch-slowenischen Lehnbeziehungen», in “Zeitschrift für romanische Philologie” 66: 194. 1964 Aspan., agaliz. busto ‛Weideland’ und spätlat. bustar ‛Ochsenstall’, in “Zeitschrift für romanische Philologie” 80, 1-2: 102-119. 1968 Bezeichnungen für Erika und andere Sträucher, Gestrüpp und Auswüchse, in “Vox Romanica” 27: 318-359. HUBSCHMIED, JOHANN ULRICH 1933 *Bâgâko-, *Bâgon(o)- ‘forêt de hêtres’. Étude de toponymie suisse, in “Revue Celtique” L: 254-271. INNEREBNER, GEORG 1953 Der »Burgstall« in der Fanes-Gruppe, in “Der Schlern” 27: 292-295. IRSLINGER, BRITTA SOFIE 2002 Abstrakta mit Dentalsuffixen im Altirischen (Indogermanische Bibliothek, Dritte Reihe). Heidelberg, Winter. JOKL, NORBERT 1946 Zur Frage der vorrömischen Bestandteile der alpinlombardischen und rätoromanischen Mundarten, in “Vox Romanica” 8: 147-215 [+ pp. 216219 JAKOB J UD, Bemerkungen zum Aufsatz von Norbert Jokl]. KARG, ANNA 1941/1942 Die Ortsnamen des antiken Venetien und Istrien auf Grund der Quellen gesammelt und sprachlich geordnet, in “Wörter und Sachen” N. F. IV (22): 100-128, 166-207. KINDL, ULRIKE 1983 Kritische Lektüre der Dolomitensagen von Karl Felix Wolff, vol. 1: Einzelsagen. San Martin de Tor, Istitut Ladin „Micurà de Rü“. 1997 Kritische Lektüre der Dolomitensagen von Karl Felix Wolff, vol. 2: Sagenzyklen – Die Erzählungen vom Reich der Fanes. San Martin de Tor, Istitut Ladin „Micurà de Rü“. KLUGE, FRIEDRICH – SEEBOLD, ELMAR 2002²⁴ Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache. 24., durchgesehene und erweiterte Auflage. Berlin · New York, de Gruyter. KOCH, JOHN [THOMAS] – HUGHES, MARIAN B. – KARL, R AIMUND – LÖFFLER, MARION – MINARD, A NTONE 2002 Celtic Lexicon: a Proto-Celtic--English wordlist, and an English--ProtoCeltic wordlist (University of Wales Centre for Advanced Welsh & 196 Celtic Studies ‧ Project 5: The Celtic Languages and Cultural Identity), http://www.aber.ac.uk/ ~awcwww/s/p5_lexicon.html. KOLLMANN, CRISTIAN 1997 «Welschnonsberger und Sulzberger Orte im Munde der Deutschnonsberger». Vortrag gehalten an der 25. Österreichischen Linguistentagung (Innsbruck, 23.-25. Oktober 1997). 1998 «Einsilbige Ortsnamen auf -r� und -t� in Südtirol». Vortrag gehalten an der 26. Österreichischen Linguistentagung (Salzburg, 5.-7. Dezember 1998). KRAMER, JOHANNES 1971 Etymologisches Wörterbuch des Gadertalislchen, Fasz. 2, B. Köln, [Hundt]. KRANZMAYER, EBERHARD 1956 Historische Lautgeographie des gesamtbairischen Dialektraumes. Mit 27 Laut- und 4 Hilfskarten in besonderer Mappe. Wien, in Kommission bei Böhlaus Graz – Köln. KROONEN, GUUS 2013 Etymological Dictionary of Proto-Germanic (Leiden Indo-European Etymological Dictionary Series, Volume 11), Leiden – Boston, Brill. KÜHEBACHER, EGON 1995² Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte. Zweite, überarbeitete Auflage (Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs · Herausgegeben von der Südtiroler Archivverwaltung im Auftrag des Südtiroler Landesdenkmalamtes · Band 1). Bozen, Athesia. 1995 Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte. Zweite, überarbeitete Auflage (Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs · Herausgegeben von der Südtiroler Archivverwaltung im Auftrag des Südtiroler Landesdenkmalamtes · Band 2), Die geschichtlich gewachsenen Namen der Täler, Flüsse, Bäche und Seen. Bozen, Athesia. 2000 Die Ortsnamen Südtirols und ihre Geschichte (Veröffentlichungen des Südtiroler Landesarchivs. Herausgegeben von der Südtiroler Archivverwaltung im Auftrag des Südtiroler Landesdenkmalamtes). Zweite, überarbeitete Auflage, Band 3. Die Namen der Gebirgszüge, Gipfelgruppen und Einzelgipfel Südtirols. Gesamtregister. Bozen, Athesia. KURSCHAT, ALEXANDER [THEODOR] [KURŠAITIS, ALEKSANDRAS TEODORAS] 1968 Lietuvi�kai -Voki�kas Žodynas. Thesaurus Linguae Lituanicae Tomas I. Redakcinė Kolegija: Wilhelm Wissmann / Erich Hofmann – Bendradarbiaujant Arminui Kuršaičiu ir Hertai Krick / Litauisch-Deutsches Wörterbuch. Thesaurus Linguae Lituanicae Band I. Herausgege197 ben von Wilhelm Wissmann und Erich Hofmann – Unter Mitwirkung von Armin Kurschat und Hertha Krick. Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht. LANZINGER, MICHELE 1991 Popolamento e strategie di caccia nella preistoria delle Dolomiti ladine, in “Mondo Ladino” XV, n. 3-4: 273-307. 1993 Le più antiche presenze umane nel territorio dolomitico, in Archeologia nelle Dolomiti. Ricerche e ritrovamenti nelle valli del Sella dall’età della pietra alla romanità. A cura della Cooperativa scavi e restauri di Bolzano. Vich/Vigo di Fassa – San Martin de Tor/San Martino in Badia, Istitut Cultural Ladin «Majon di Fashegn» / Istitut Cultural Ladin «Micurà de Rü»: 25-45. LUNZ, REIMO 1979 Zur Vor- und Frühgeschichte von Abtei und Enneberg mit Ausblicken auf Gröden, in “Ladinia” III: 147-167. MADER, BRIGITTA 1986 Die Alpenslawen in der Steiermark. Eine toponomastisch-archäologische Untersuchung (Österreichische Akademie der Wissenschaften, Philosophisch-Historische Klasse. Schriften der Balkankommission, Linguistische Abteilung, 31). Wien, Verlag der Österreichischen Akademie der Wissenschaften. MALLORY, JAMES P[ATRICK] – ADAMS, DOUGLAS Q[UENTIN] (editors) 1997 Encyclopedia of Indo-European Culture. London – Chicago, Fitzroy Dearborn. MANN, S TUART E[DWARD] 1984-1987 An Indo-European Comparative Dictionary. Hamburg, Buske. MARKEY, T[H]OM[AS LLOYD] 1997 Rheto-Celtic Pnake-Vitamulate = *Ben(n)acos Windamolatos, in “General Linguistics” 37: 37-40. MARKEY, T[H]OM[AS LLOYD] – MEES, BERNARD 2004 A Celtic Orphan from Castaneda, in “Zeitschrift für celtische Philologie” 54: 54-120. MAYRHOFER, MANFRED 1956 Kurzgefaßtes etymologisches Wörterbuch des Altindischen / A concise etymological Sanskrit dictionary (Indogermanische Bibliothek. Zweite Reihe, Wörterbücher), Band 1: A-TH, Heidelberg, Winter. 1986 Indogermanische Grammatik. Begründet von J[erzy] Kuryłowicz, Herausgegeben von M[anfred] Mayrhofer Band I, Zweiter Halb198 band [pp. 73-216]: Lautlehre (Segmentale Phonologie des Indogermanischen) (Indogermanische Bibliothek, Erste Reihe, Lehr- und Handbücher). Heidelberg, Winter. 1986-1992 Etymologisches Wörterbuch des Altindoarischen (Indogermanische Bibliothek. 2. Reihe, Wörterbücher). Erster Teil: Ältere Sprache, Band I (= Lieferungen 1-10): A-DH; Nachträge und Berichtigungen zu Band I. Heidelberg, Winter. MAZZEL, Sac. MASSIMILIANO 1976 Dizionario Ladino fassano (cazét) ~ Italiano con indice Italiano - Ladino. Vigo di Fassa, Istituto Culturale Ladino. MEYER-LÜBKE, WILHELM 1935³ Romanisches etymologisches Wörterbuch (Sammlung romanischer Elementar- und Handbücher, dritte Reihe: Wörterbücher). Dritte, vollständig neubearbeitete Auflage. Heidelberg, Winter. MONARD, J[OSEPH] 2000 / 2001 Ancient Celtic Dictionary. Lexical contributions by J.M. Ricolfis, R. Vaillant, A. Le Goff, notably, with minimal english [sīc] editing by Kaledon Naddair for this Keltia Publication. Dūn Eidheann (Edinburgh), Keltia Publications. MONIER-WILLIAMS, MONIER, Sir 1899 A Sanskrit-English Dictionary Etymologically and Philologically Arranged with Special Reference to Cognate Indo-European Languages. New Edition, Greatly Enlarged and Improved with the collaboration of Professor Ernst Leumann of the University of Strassburg [sīc], Professor [Carl] Cappeller of the University of Jena, And Other Scholars. Oxford, Oxford University Press. MORANDINI, FRANCESCA 1943 I nomi locali della Gardena. in Battisti, Carlo – Gerola, Berengario – Morandini, Francesca, Dizionario Toponomastico Atesino. Volume 5, I nomi locali del Basso Isarco, Parte 2, Dal Rivo di Eores al Rivo di Gardena. Firenze, Istituto di Studi per l’Alto Adige / Roma, Rinascimento del Libro: 357-513. MÜHLENBACH, KARL – ENDZELĪNS, JĀNIS 1923-1925 K. Mǖlenbacha Latvie�u valodas vārdnīca. Rediġējis, papildinājis, turpinājis J. Endzelīns. I. sējums. Rīgā, izdevusi izglītības ministrija / K. Mühlenbachs Lettisch-deutsches Wörterbuch. Redigiert, ergänzt und fortgesetzt von J. Endzelin. I. Band. Riga, herausgegeben vom lettischen Bildungsministerium. 199 NIEMEYER, MANFRED (Hrsg.) 2012 Deutsches Ortsnamenbuch. Berlin – Boston, de Gruyter. NUSSBAUM, ALAN J[ERRY] 1976 Caland’s “Laws” and the Caland System. Diss. Harvard, prō mănūscrīptō. ÖLBERG, HERMANN MARIA 1963 Die Erforschung der vorrömischen Sprachen Tirols auf Grund der Toponomastik, in Dirk Peter Blok (a cura di), Proceedings of the Eighth International Congress of Onomastic Sciences (Amsterdam, August 26th-31th [sīc] 1963). The Hague-Paris, Mouton: 352-357. 1971 Illyrisch, Alteuropäisch, Breonisch, in Meid, Wolfgang – Ölberg, Hermann M[aria] – Schmeja, Hans (Hrsg.), Studien zur Namenkunde und Sprachgeographie. Festschrift für Karl Finsterwalder zum 70. Geburtstag (Innsbrucker Beiträge zur Kulturwissenschaft, Band 16). Innsbruck, Sprachwissenschaftliches Institut der Leopold-FranzensUniversität: 47-59. OLIVIERI, D ANTE 1961² [1962] Toponomastica veneta, 2ª ed., riveduta e aggiornata dall’Autore, corredata di 4 tavole topografiche, del Saggio di una illustrazione generale della Toponomastica Veneta (Città di Castello 1914). Venezia-Roma, Istituto per la collaborazione culturale (Fondazione Giorgio Cini, Centro di Cultura e Civiltà, Scuola di S. Giorgio per lo studio della Civiltà Veneziana, Istituto di Lettere, Musica e Teatro). OLIVIERI, RENZO 2013 [1972] Relitti lessicali e onomastici liguri negli Autori e nei documenti classici, a cura di LUCA BUSETTO (Quaderni di Lingua e Storia · 5). Milano, Qu.A.S.A.R. [Qualità, Ambiente, Sicurezza: Analisi e Ricerche]. Ó RIAIN, PÁDRAIG – Ó MURCHADA, DIARMUD – MURRAY, KEVIN 2003 Historical Dictionary of Gaelic Placenames / Foclóir Stairiúil Áitainmneacha na Gaeilge — Fascicle 1 (Names in A-) / Fascúl 1 (Ainmneacha in A-) (Locus Project: Historical Dictionary of Gaelic Placenames / Foclóir Stairiúil Áitainmneacha na Gaeilge, Department of Early and Medieval Irish / Roinn na Sean- agus na Meán-Ghaelige, University College Cork / Coláiste na hOllscoile, Corcaigh). [London], Irish Texts Society / Cumann na Scríbheann nGaedhilge, © The Irish Texts Society c/o Royal Bank of Scotland, Drummonds Branch, London. PALLABAZZER, VITO 1999 Nota toponomastica in margine al Rosengarten, in “Mondo Ladino” XXIII: 37-40. 200 PENSA, PIETRO 1988 Il diavolo di casa nostra, in “Broletto” 13: 12-21. PETRACCO SICARDI, GIULIA 1981 La toponomastica preromana e romana della Liguria, in Petracco Sicardi, Giulia – Caprini, Rita (a cura di), Toponomastica storica della Liguria. Genova, Sagep: 7-82. PFEIFER, WOLFGANG 2004⁷ Etymologisches Wörterbuch der deutschen Sprache, München, Deutscher Taschenbuch Verlag. PLANGG, GUNTRAM A. 1995 Ladinische Namen in den Dolomitensagen, in Petzoldt, Leander – de Rachelwitz, Siegfried – Streng, Petra (Hrsg.), Studien zur Stoff- und Motivgeschichte der Volkserzählung: Berichte und Referate des 8. bis 10. Symposions zur Volkserzählung, Brunnenburg/Südtirol, 1991-1993 (Beiträge zur Europäischen Ethnologie und Folklore, Reihe B: Tagungsberichte und Materialien. Forschungen zur Literatur- und Kulturgeschichte, Band 6). Frankfurt/Main – Bern – New York – Paris, Lang: 115-124. 1997 Idronimia fassana, in “Studi trentini di Scienze storiche” 76, 1: 355368 [ripubblicato in Plangg 2011: 98-113]. 1998 Illustrazione della Val di Fassa in base ai suoi toponimi, in Valeruz, Nadia – Chiocchetti, Fabio (a cura di), L’unità ladina dolomitica - Etnogenesi e identità. Atti del Convegno interdisciplinare (Vigo di Fassa, 11-14 settembre 1996). Vich/Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn” = “Mondo Ladino” 22: 241-249 [ripubblicato in Plangg 2011: 115-122]. 1999 Ortsnamen als Personenbezeichnungen in Tiroler Sagen, in Schneider, Ingo (a cura di), Europäische Ethnologie und Folklore im internationalen Kontext. Festschrift für Leander Petzoldt zum 65. Geburtstag. Frankfurt/Main – Bern – New York – Paris, Peter Lang: 231-218 [ripubblicato col titolo Nomi di luogo come antroponimi nelle leggende tirolesi (traduzione it. di Olimpia Rasom) in Plangg 2011: 73-82]. 2001 Nomi ladini e toponimi nelle leggende dolomitiche, in Fondazione Giovanni Angelini (a cura di), Studi linguistici alpini in onore di Giovan Battista Pellegrini. Firenze, Istituto di Studi per l’Alto Adige: 53-64 [ripubblicato in Plangg 2011: 83-93]. 2008 Caratteristica e profilo della toponimia fassana, in Chiocchetti, Fabio, I nomi locali della Val di Fassa (Dizionario Toponomastico Trentino – Ricerca geografica 10). Trento – Vich/Vigo di Fassa, Provincia Autonoma di Trento, Soprintendenza per i Beni librari e archivistici / 201 2011 Istitut Cultural Ladin “majon di fascegn”, 2008, I: 41-52 [ripubblicato in Plangg 2011: 123-144]. Studi di toponomastica ladina, a cura di Evelyn Bortolotti e Paul Videsott. Vich/Vigo di Fassa, Istitut Cultural Ladin “Majon di Fascegn”. POKORNY, J ULIUS 1959 Indogermanisches etymologisches Wörterbuch. Bern – München, Francke. PRINOTH, HERWIG – TECCHIATI, UMBERTO – PARNIGOTTO, IRENE 2006 Risultati delle ricerche archeologiche nel sito preistorico e protostorico di Ortisei, Stufan (Villa Runggaldier) e considerazioni sulla formazione dei sistemi insediativi in Val Gardena, in “Ladinia” XXX: 17-32. PRINOTH-FORNWAGNER, ROMANA 2000 Gröden im Spiegel der Archäologie, in Comploi ĕt ăl. 2000: 91-107. QUIN, E[DGAR] G[ORDON] (General Editor, 1953-1975) 1983² Dictionary of the Irish Language Based Mainly on Old and Middle Irish Materials. Compact Edition. Dublin, Royal Irish Academy. RIX, HELMUT – KÜMMEL, MARTIN – ZEHNDER, THOMAS – LIPP, REINER – SCHIRMER, BRIGITTE 2001² Lexikon der indogermanischen Verben. LIV: Die Wurzeln und ihre Primärstammbildungen. Zweite, erweiterte und verbesserte Auflage. Wiesbaden, Reichert. RONZITTI, ROSA 2001 Ai. pakvá- “cotto”: riflessioni sulla funzione del suffisso *-wo- primario nelle lingue indoeuropee (con particolare riferimento al vedico), in “Indologica Taurinensia” XXVII: 179-213. SCHORTA, A NDREA 1985 Rätisches Namenbuch begründet von Robert von Planta, Band II. Etymologien. Bearbeitet und herausgegeben von Andrea Schorta. Zweite Auflage (Romanica Helvetica Vol. 63). Bern, Francke. SCHRIJVER, PETER 1991 The Reflexes of the Proto-Indo-European Laryngeals in Latin (Leiden Studies in Indo-European 2). Amsterdam - Atlanta (Georgia), Rodopi. 1995 Studies in British Celtic Historical Phonology (Leiden Studies in Indo-European, 5). Amsterdam - Atlanta (Georgia), Rodopi. SCHÜRR, DIETHER 2001 Tagusens und so weiter, in “Der Schlern” 75: 135-145. 202 2002 Weiteres zu Burgeis, vorrömischen Ortsnamen und ihrer Herkunft, in “Der Schlern” 76/4: 39-49. 2005 Tiroler Toponyme und das Zeugnis venetischer Inschriften, in “Beiträge zur Namenforschung” N. F. 40: 425-451. 2005-2006 Feltre, Pfelders, Feldthurns und das Zeugnis rätischer Inschriften, in “Archivio per l’Alto Adige” 99-100: 381-403. 2006 Namen am Nordrand der Alpen. Die ältesten literarischen Zeugnisse zur Sprachengeschichte des Tiroler Raumes und überlebende Toponyme, in “Ladinia” 30: 145-184. 2010 Von Nauders und womöglich verwandten Namen, in “Beiträge zur Namenforschung” N. F. 45: 389-403. 2012 Aus welcher Sprache stammt der Ortsname Brixen?, in Giampaolo Borghello – Vincenzo Orioles (a cura di), Per Roberto Gusmani 1. Linguaggi, culture, letterature; 2. Linguistica storica e teorica. Studi in ricordo. Udine, Forum Editrice Universitaria Udinese: 435-450. 2014 Etymologische Bemühungen um Fritzens (Nordtirol), in “Beiträge zur Namenforschung” N. F. 49: 193-219. STOKES, WHITLEY 1900 Fifty Irish Etymologies, in “Beiträge zur kunde der indogermanischen sprachen” [sīc] 25, 3-4: 252-258. STOKES, WHITLEY – BEZZENBERGER, ADALBERT 1894 Urkeltischer Sprachschatz (Vergleichendes Wörterbuch der Indogermanischen Sprachen von August Fick. Vierte Auflage bearbeitet von Adalb. Bezzenberger, Aug. Fick und Whitley Stokes. Zweiter Theil. Wortschatz der Keltischen Spracheinheit). Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht. TECCHIATI, UMBERTO – BASSETTI, MICHELE – CASTIGLIONI, ELISABETTA – DEGASPERI, NICOLA – FONTANA, ALEX – MARRAZZO, DANIELA – MAZZUCCHI, ALESSANDRA – MICHELI, R OBERTO – SPINETTI, ALESSANDRA – ROTTOLI, MAURO 2011 Principali risultati delle ricerche archeologiche nei siti della recente età del Ferro di Ortisei (Ciamp da Mauriz, Via Roma, Col de Flam), in “Ladinia” XXXV: 11-80. TECCHIATI, UMBERTO – DEGASPERI, NICOLA – FONTANA, ALEX – MAZZUCCHI, ALESSANDRA – CHIAPELLO, BARBARA – MASCOTTO , MARIKA – ZANA, MICHELA 2015 Il luogo di culto della seconda età del Ferro di Ortisei Col de Flam (2005). Contributo alla ricostruzione di un “paesaggio ideologico”, in “Ladinia” XXXIX: 15-61. 203 TECCHIATI, UMBERTO – DI PILLO, MASSIMO 2005 Sistemi insediativi ed organizzazinoe del territorio nel Bronzo recente dell’Alto Adige, in “Ladinia” XXIX: 7-23. THOMAS, R[ICHARD] J[AMES] (golygydd) 1950-1967 Geiriadur Prifysgol Cymru / A Dictionary of the Welsh Language. Cyfrol I: A—Ffysur, Cyhoeddwyd ar ran Bwrdd Gwybodau Celtaidd Prifysgol Cymru. Caerdydd, Gwasg Prifysgol Cymru. THOMAS, R[ICHARD] J[AMES]; BEVAN, G ARETH A[LFORD] (golygyddion) 1968-1987 Geiriadur Prifysgol Cymru / A Dictionary of the Welsh Language. Cyfrol II: G—Llyys, Cyhoeddwyd ar ran Bwrdd Gwybodau Celtaidd Prifysgol Cymru. Caerdydd, Gwasg Prifysgol Cymru. [TRUBAČEV, OLEG NIKOLAEVIČ] ТРУБАЧЕВ, ОЛЕГ НИКОЛАЕВИЧ 1976 [Ėtimologi�eskij slovar’ slavjanskix jazykov. Praslavjanskij leksi�eskij fond. Vypusk 3 (*bratrьcь — *cьrky) (Akademija Nauk SSSR Institut russkogo jazyka). Moskva, «Nauka»] Э�им�л�гич���ий �л�ва�� �лавян��их язы��в. П�а�лавян��ий л���ич���ий ф�нд. Выпуск 3 (*bratrьcь — *cьrky) (Академия Наук СССР – Институт русского языка). Москва, «Наука». 1980 [Ėtimologi�eskij slovar’ slavjanskix jazykov. Praslavjanskij leksi�eskij fond. Vypusk 7 (*golvačь — *gyžati) (Akademija Nauk SSSR Institut russkogo jazyka). Moskva, «Nauka»] Э�им�л�гич���ий �л�ва�� �лавян��их язы��в. П�а�лавян��ий л���ич���ий ф�нд. Выпуск 7 (*golvačь — *gyžati) (Академия Наук СССР – Институт русского языка). Москва, «Наука». UDOLPH, JÜRGEN 1994 Namenkundliche Studien zum Germanenproblem (Ergänzungsbände zum Reallexikon der Germanischen Altertumskunde herausgegeben von Heinrich Beck, Heiko Steuer, Dieter Timpe, Band 9). Berlin – New York, de Gruyter. UNTERMANN, JÜRGEN – WODTKO, D AGMAR 1997 Monumenta Linguarum Hispanicarum. Band IV: Die tartessischen, keltiberischen und lusitanischen Inschriften. Wiesbaden, Reichert. VILLAR [LIÉBANA], FRANCISCO 2000 Indoeuropeos y no indoeuropeos en la Hispania Prerromana. Las poblaciones y las lenguas prerromanas de Andalucía, Cataluña y Aragón según la información que nos proporciona la toponimia (Acta Salmanticensia. Estudios filológicos ‧ 277). Salamanca, Ediciones Universidad de Salamanca. 204 VON 2013 REITZENSTEIN, WOLF-ARMIN (Freiherr) Lexikon schwäbischer Ortsnamen. Herkunft und Bedeutung. BayerischSchwaben. München, Beck. WACKERNAGEL, J ACOB 1905 Altindische Grammatik II, 1. Einleitung zur Wortlehre. Nominalkomposition. Göttingen, Vandenhoeck & Ruprecht. WALDE, ALOIS – HOFMANN J[OHANN] B[APTIST] 1938³ Lateinisches etymologisches Wörterbuch. Heidelberg, Winter. WALDE, ALOIS – POKORNY, J ULIUS 1930 Vergleichendes Wörterbuch der indogermanischen Sprachen herausgegeben und bearbeitet von Julius Pokorny, I. Band. Berlin und Leipzig, de Gruyter. WIESINGER, PETER 1986 Zur Eindeutschung slavischer Gewässer- und Siedlungsnamen in Niederösterreich. Grundsätzliche Überlegungen und ausgewählte Beispiele, in Feigl, Helmuth (a cura di), Siedlungsnamen und Siedlungsformen als Quellen zur Besiedlungsgeschichte Niederösterreichs. Vorträge und Diskussionen, abgehalten auf dem 5. Symposion des Niederösterreichischen Instituts für Landeskunde auf Schloß Rosenau bei Zwettl vom 2. 4. Juli 1984 (Studien und Forschungen aus dem Niederösterreichischen Institut für Landeskunde, Band 8). Wien, Niederösterreichisches Institut für Landeskunde: 18-28. WODTKO, D AGMAR 2013 Models of language spread and language development in prehistoric Europe, in Koch, John T[homas] – Cunliffe, Barry (eds.), Celtic from the West 2: rethinking the Bronze Age and the arrival of Indo-European in Atlantic Europe (Celtic Studies Publications 16), Oxford (Oakville, CT), Oxbow Books, 2013, pp. 185–206. WODTKO, D AGMAR S. – IRSLINGER, BRITTA [SOFIE] – S CHNEIDER, CAROLIN 2008 Nomina im Indogermanischen Lexikon Heidelberg, Winter. 205 Ressumé L substrat prelatin de Fascia (por ejëmpl ti inoms sciöche Duron – magari ince Ciadenac sce traduziun de *Brenta – o tles parores y i inoms mitologics sciöche Bregostan(a)), l retich (‘tirrenich’) dles iscriziuns dla pert plü alta dla Fopa dl Adesc y l Bloch dles Alpes Orientales (Ostalpenblock) dla Scora de Despruch di inoms de lüch va a üna danter ëi y cun l substrat celtich dl rest dl raiun alpin, zisalpin y transalpin, stlüt fora l venetich, che rüva tres Fanes y Gherdëna (ël instës n relit de substrat, sciöche ince magari Corvara) incina (pert d)l Tirol dl Nord (ince la renomeda triada Èores-Cèores-Anèores abina na dret bela spligaziun indogermanistica). I inoms de lüch te B- de substrat celtich y i corespognënc venetics te F- (por ejëmpl Bers(e)n/Fersina) án vegnü metü adüm canche i â düc l prezedënt deburiada *Bʱ- sciöche fonem inizial y i inoms zisalpins te -a(t) o -é (sciöche Brié) de traversamënc de rüsc (che i corespogn a chi gaelics te Áth) i desmostra che i ê nasciü almanco tla fasa linguistica indogermanica preistorica, zënzater tl IV. milenar dan Geju Crist y ince danfora: de conseguënza, Ötzi – l’Om dla Dlacia – baiâ tröp probabilmënter l lingaz indogermanich preistorich. At least the longest – allegedly Tyrrhenian – ‘Rhaetic’ inscriptions from the upper basin of the Etsch River can be revisited as Old (Continental) Celtic evidence. This layer, along with the Illyrian-like linguistic notion of Ostalpenblock by the Innsbruck School of Place-Name Studies, coincides with the Pre-Romance substrate of Fassa Valley, as names of rivers (Duron) and of legendary or mythological fellows (Bregostan(a)) – maybe Ciadenac (Rosengarten) as well if it is a loan-translation of Pre-Roman mountain name Brenta – converge to prove. Gröden/Val Gardena, Kurfar/Corvara, Fanes, and even the locally renowned place-name triad Èores, Cèores, Anèores can be ascribed to Pre-Latin (either Celtic or Venetic) substrates, too. Toponymic Celtic/Venetic B-/F-pairs for one and the same object (e.g. Bers(e)n/Fersina) strongly suggest common descent from names with *Bʱanlaut; Breien/Brié, in Tiers (→ Eisack) valley, and Cisalpine matches of Gaelic ford-names with Áth were demonstrably coined in Proto-IndoEuropean age. Such a local-rooted diachronic continuity from Proto-IndoEuropean prehistory through Rhaetic inscriptions to Celtic and Venetic substrate names throws a fresh insight into the language spoken by Ötzi the Iceman Mummy of Similaun (IVth millennium BC) or even earlier, which accordingly should quite likely be Proto-Indo-European itself. 206