BAROMETRO
DELL’ODIO
Elezioni europee 2019
Amnesty International è un
movimento globale di oltre
sette milioni di persone impegnate
in campagne per un mondo
dove tutti godano dei diritti umani.
La nostra visione è che ogni
persona possa godere dei diritti
sanciti dalla Dichiarazione
universale dei diritti umani e
altri standard internazionali
sui diritti umani.
Siamo indipendenti da qualsiasi
governo, ideologia politica,
interesse economico o religione
e ci finanziamo principalmente
grazie ai nostri soci e a
donazioni pubbliche.
© Amnesty International Italia 2019
Per maggiori informazioni:
info@amnesty.it
www.amnesty.it
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
InDIcE
Non lasciamo vincere l’intolleranza
Gianni Rufini, Amnesty International Italia
Un anno di odio: dalle politiche 2018
alle europee 2019
Federico Faloppa, Università di Reading
2
4
Prima parte
RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI
Elezioni europee 2019: ha vinto l'odio
Come hanno comunicato i politici
Raccomandazioni
11
15
28
seconda parte
I fOcus
La mappa delle parole
Immigrazione e rom, la copertura dei temi
divisivi a confronto su tv e carta stampata
Odio e religione: musulmani nel mirino
Donne sotto attacco
Barometro dell’odio e Mappa dell’intolleranza,
alcune considerazioni da una lettura congiunta
L’aggravante discriminatoria del discorso
d’odio nella giurisprudenza italiana
La rete di esperti
30
32
37
39
41
45
51
1
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Non lasciamo vincere
l’intolleranza
A
partire dal 2016, Amnesty International Italia ha deciso
di lavorare sul problema dell’odio. Nel vortiginoso degrado del
dibattito pubblico italiano, con un numero crescente di cittadini
che, sui social media, danno sfogo a un’aggressività esasperata e
razionalmente inspiegabile, con l’impossibilità di avviare un dialogo
con le tante persone che fanno proprie e diffondono notizie
platealmente false, abbiamo scelto di lavorare sull’ingrediente che
genera paura e violenza verbale, anche nelle persone più miti e
apparentemente ragionevoli.
Che sia frutto di una “istintiva” paura dell’altro, o di una società che
offre sempre meno sicurezze e speranze, l’odio è la tossina che rende
impossibile il dialogo, il confronto civile, lo scambio d’idee.
L’odio trasforma i fatti in menzogne, le opinioni in veleno, le persone
in mostri da annientare, la solidarietà in crimine, l’umanità in un male
da sconfiggere.
Il primo atto è consistito nel creare una task force di attivisti,
opportunamente formati e coordinati, che combattono contro l’odio
online, sulle pagine social delle principali testate giornalistiche.
Attualmente sono 160, ma ne recluteremo centinaia nuovi ogni anno,
per aumentarne l’impatto. Dai primi mesi del 2018, abbiamo riunito
università, think–tank, associazioni specializzate della società civile,
istituzioni dedicate ed esperti indipendenti, creando una rete ampia e
forte, per combattere quest’epidemia. Un anno di lavoro ci ha
permesso di sviluppare strumenti e idee che hanno contribuito alla
costruzione di un impressionante sistema di contrasto all’hate speech.
Da questo, sono nati altri filoni di ricerca e sperimentazione, che stiamo
sviluppando, con l’ambizione di diventare un centro di eccellenza su
questa materia.
Con le elezioni politiche del 2018, abbiamo cercato di capire
quanta responsabilità portino i politici, per questa situazione. Abbiamo
monitorato i loro discorsi d’odio in quella campagna elettorale e poi,
affinati ulteriormente gli strumenti di monitoraggio e analisi, abbiamo
monitorato l’impatto delle dichiarazioni dei candidati sul loro pubblico
social, durante la ultima campagna per le elezioni europee (2019).
2
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
I risultati dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che moltissimi
candidati legittimano, stimolano e danno spazio a violente espressioni
d’odio. Non solo il linguaggio, ma le idee: xenofobia, razzismo,
misoginia, discriminazione, negazione di diritti e dignità, incitazione alla
violenza fisica, alla brutalità e perfino alla morte. Centinaia di migliaia di
persone, incitate al disprezzo e alla violenza verso due terzi del genere
umano, allo scopo di raccogliere consensi elettorali. Niente di più
lontano dalla dignità e il senso di responsabilità che ci aspetteremmo
da leader politici. Niente di più destabilizzante, per la fragile morale di
tante persone confuse e incerte sul proprio futuro, che vedersi indicato
un capro espiatorio debole e vulnerabile, su cui riversare la colpa del
proprio malessere. Niente di più devastante, per una società, che veder
abbattere quel recinto morale che tiene insieme il principio di giustizia
e il diritto alla convivenza pacifica, proteggendoli dagli istinti ferini
dell’uomo delle caverne.
La Politica, oggi, è arrivata a negare il rispetto per l’essere umano, la
pari dignità di tutti, i diritti universali inviolabili, ovvero i principi che ci
legano e ci vincolano, essenziali per formare una comunità umana
forte, felice e serena.
Bisogna mettere fine a tutto questo.
Ognuno può fare qualcosa.
Gianni Rufini,
Direttore di Amnesty International Italia
3
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Un anno di odio: dalle politiche
2018 alle europee 2019
Di Federico Faloppa,
Università di Reading
n
egli ultimi anni, il monitoraggio dell’hate speech è cresciuto e si è
affinato metodologicamente e tecnologicamente, in parallelo
all’aumento dei contenuti discriminanti nei social network e alla loro
visibilità e influenza online e offline. I dati a disposizione di ricercatori e
opinione pubblica sono anche diventati statisticamente più rappresentativi
e più coerenti, grazie a software per il detecting (rilevamento) automatico
e per l’aggregazione. Benché efficaci nel fornire una visione d’insieme,
gran parte dei monitoraggi finora condotti ha riguardato utenti generici o
eterogenei e ha prodotto letture di tipo quantitativo, non sufficienti a far
emergere nessi qualitativi importanti riguardo alla diffusione ed evoluzione
dei discorsi d’odio. In questo contesto, la scelta di Amnesty International
di monitorare i contenuti prodotti sui social media dai candidati alle
elezioni rappresenta una novità.
Il percorso di osservazione del dibattito politico online intrapreso da
Amnesty International Italia è iniziato con il primo Barometro dell’odio,
perno della campagna Conta fino a 10, che nel febbraio-marzo del 2018,
in concomitanza della campagna elettorale per le politiche, mirava al
“contrasto del discorso violento, aggressivo, discriminatorio e alla
diffusione di un uso corretto delle parole”. Dall’8 febbraio al 2 marzo
2018, 600 attivisti, scelti attraverso la rete sul territorio e tra gli attivisti
della Task Force Hate Speech di Amnesty (vedi box a pag. 8), hanno
monitorato le dichiarazioni e i commenti postati sui loro profili social
(Facebook e Twitter) da tutti i candidati dei collegi uninominali di Camera
e Senato dei quattro principali partiti e coalizioni (Centrosinistra,
Centrodestra, del Movimento 5 Stelle e di Liberi e uguali) e dai candidati
alla presidenza delle regioni Lazio e Lombardia, allo scopo di verificare il
livello d’odio contenuto nel discorso politico e indirizzato ad alcune
categorie sensibili quali migranti, rom, persone lgbti, donne, membri delle
comunità ebraiche e islamiche (www.amnesty.it/barometro-odio).
La rilevazione, durata 23 giorni, ha permesso così di monitorare 1.419
candidati e di raccogliere 787 dichiarazioni e commenti offensivi,
razzisti, e discriminatori provenienti da 129 candidati unici, di cui 77
risultati eletti.
Di questi 787 commenti e dichiarazioni, il 91% ha avuto come oggetto
migranti e immigrati (inclusi i temi della sicurezza e dell’accoglienza),
mentre l’11% delle dichiarazioni ha riguardato minoranze religiose
(soprattutto quella islamica), il 6% la comunità lgbti, il 4,8% i rom e l’1,8%
le donne; sul piano lessicale è stato confermato – per migranti e immigrati
– l’utilizzo di metafore militari e guerresche (“bomba sociale”, “scontro
sociale”, “guerra in casa”), di analogie disumanizzanti (“bestie”, “vermi”)
e di una terminologia imprecisa e generica (“clandestini”, “irregolari”,
“profughi”, “stranieri”).
Il primo Barometro ha così confermato alcune tendenze generali (l’odio
verso i migranti, l’uso di alcuni stilemi linguistici ricorrenti),
4
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
evidenziandone il nesso con alcune formazioni politiche (in particolare, la
Lega e Fratelli d’Italia) e l’emersione in presenza di specifici fatti di
cronaca, utili a polarizzare il dibattito politico e la campagna elettorale
(come gli attentati di Macerata del 3 febbraio 2018). Inoltre, ha –
utilmente – ampliato l’esame dei materiali includendo oltre agli
elementi puramente testuali (49,3%), anche quelli audiovisivi (38,4%)
e fotografici (o fotomontaggi, 12,3%). L’approccio prevalentemente
quantitativo ha però messo in luce anche alcune questioni
metodologiche di fondo, come quelle sottese alla scheda di valutazione
compilata dagli osservatori, basata su tre variabili (messaggio offensivo,
grave, molto grave) che potevano essere interpretate in modo non
omogeneo da parte dei compilatori, o come quelle inerenti la
definizione di hate speech, fondata restrittivamente sulla presenza nei
testi di un numero limitato di spie lessicali.
un APPROccIO
MuLTIDIscIPLInARE
La risposta a un fenomeno
complesso come quello
dell’odio online, richiede una
strategia che affronti il
problema da diverse
prospettive, combinando
obiettivi e modalità di
intervento tra loro diverse.
La raccolta e l’analisi di dati,
parte di un progetto ampio,
fornisce gli elementi di studio
necessari per lo sviluppo di
risposte efficaci che
coinvolgono, in modo
trasversale, più campi
d’intervento. Con questa
ratio, l’iniziativa di Amnesty
International Italia è stata
messa in campo con le
seguenti caratteristiche:
• fin dal primo Barometro
dell’odio del 2018, è
stato scelto un focus
specifico - la produzione di
discorsi d’odio da parte di
soggetti precisi, come i
candidati alle elezioni i loro
follower –, con l’obiettivo
non di individuare le
tendenze della rete, ma
gli usi strumentali e le loro
ricadute da parte di una
categoria di influencer;
• fin dal primo Barometro, la
raccolta – e una prima
valutazione dei materiali – si
è basata sull’attivazione di
un gruppo consistente di
attivisti, cosa che ha
richiesto – e permesso –
eventi formativi propedeutici
e valutazioni periodiche dei
metodi di rilevazione e delle
possibili applicazioni
formative;
• il monitoraggio non è mai
disgiunto da un’attività di
contro-narrazione, sia
attraverso la normale attività
dell’organizzazione in
termini di campaigning,
attivismo e comunicazione,
sia per mezzo di progetti
educativi specifici
(SilenceHate) che rientrano
nella stessa visione
strategica;
• il primo monitoraggio ha
stimolato e si è avvalso della
costituzione di un Tavolo
nazionale per il contrasto ai
discorsi d’odio (vedi il box a
pag.6), il quale a sua volta ha
contributo, attraverso il suo
network, all’implementazione
dei successivi monitoraggi;
• tre monitoraggi in poco più
di dodici mesi (febbraio
2018-maggio 2019) hanno
permesso sia di raccogliere
dati tipologicamente e
contestualmente omogenei,
sia di affinare reattivamente
i metodi e gli strumenti di
raccolta e di analisi;
• il Barometro del 2018 e
quello del 2019 sono stati
accompagnati da un’azione
di pressione e di advocacy,
per chiedere ai candidati,
se eletti, di impegnarsi a
promuovere e proteggere i
diritti umani dei gruppi di
persone solitamente target
di hate speech e hate
crime, ovvero le minoranze
‘etniche’ e religiose, la
comunità lgbti, i disabili;
• in generale, il lavoro in
parallelo sul tema
dell’hate speech delle tre
unità di Amnesty
(Campagne, con il
Barometro; Attivismo, con
la Task Force Hate
Speech, Educazione, con
le attività nelle scuole e la
partecipazione a progetti
internazionali come
SilenceHate) ha consentito
all’organizzazione una
continua riflessione
input-feedback e un
utilizzo di strumenti e dati
che richiedono un
costante aggiornamento.
5
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Il Barometro ha fornito una prima consistente base di dati che ha offerto
una impressionante fotografia di insieme del fenomeno, richiamando
l’urgenza di ulteriori e sempre più approfondite analisi. Proprio a partire
dalla presentazione dei risultati si è aperta una fase di ampio confronto,
sia all’interno dell’organizzazione – con l’inserimento di specifiche sessioni
di approfondimento sull’hate speech nell’agenda dell’assemblea generale
di Caserta dell’aprile 2018 –, sia con una estesa rete di soggetti esterni
all’organizzazione. Dalla sentita esigenza di condurre un confronto tra
esperti in materia di contrasto ai fenomeni d’odio online, quindi, a
conclusione del primo monitoraggio realizzato nell’ambito del Barometro
dell’odio nasce il Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio.
Per proseguire l’analisi, ampliandone gli obiettivi, col contributo degli attori
del Tavolo Amnesty International ha sviluppato altri strumenti e rivisto la
metodologia, testandoli in un monitoraggio pilota a cui hanno preso parte
decine di attivisti tra novembre 2018 e gennaio 2019. Il pilot è servito per
testare i nuovi metodi di rilevazioni e di analisi (scheda valutativa ad uso
dei compilatori; nuovi software di analisi quantitativa e semantica; cross-
IL TAVOLO PER
IL cOnTRAsTO
AI DIscORsI D’ODIO
Le evidenze emerse dal
barometro dell’odio 2018
hanno portato alla
convocazione del Tavolo per il
contrasto ai discorsi d’odio, la
cui prima convocazione è
avvenuta nel maggio 2018.
L’intento non era quello di dar
vita a un generico
coordinamento antirazzista o
antidiscriminazione, ma di
costruire un gruppo di lavoro
nazionale che per la prima
volta potesse far operare
insieme centri di ricerca
accademici (Università di
Bologna, Università di Firenze,
Università di Milano,
Università di Reading,
Università di Trento,
Università di Verona),
osservatori accreditati come
Associazione Carta di Roma,
Osservatorio di Pavia, Unar,
Fondazione Bruno Kessler,
progettualità innovative
(Associazione “Vox Diritti”),
associazioni giuridiche (ASGI,
Consiglio Nazionale Forense,
Rete Lenford), movimenti
6
nazionali e trasnazionali (No
Hate Speech Movement),
organizzazioni non governative
con grande esperienza di
intervento sul territorio (Action
Aid, Cospe, Lunaria) e
ricercatori da anni impegnati
nello studio e nel contrasto dei
discorsi d’odio.
Riunitosi da maggio a ottobre
2018 intorno ad alcuni nuclei
tematici (legislazione,
attivismo, educazione,
comunicazione), il Tavolo per
il contrasto ai discorsi d’odio
ha prodotto sinergie e
collaborazioni che hanno
permesso di approfondire
alcuni aspetti teorici - quali la
definizione giuridica e
linguistica di hate speech, le
sue dinamiche di produzione
e ricezione online, le sue
implicazioni etiche sul piano
della contro-narrazione – e di
sciogliere nodi metodologici
come il rapporto tra analisi
quantitativa e qualitativa e il
confronto tra piattaforme
diverse.
Il Tavolo ha inoltre fornito
expertise e strumenti di
aggiornamento alla Task Force
Hate Speech, il gruppo
selezionato di 160 attivisti che
dal 2017 interviene
quotidianamente nelle pagine
social dei quotidiani per
contrastare il discorso per
contrastare il linguaggio d’odio
e produrre contro-narrazione.
Infine, gli attori del Tavolo
(data scientist, sociologi,
linguisti, psicologi e giuristi)
hanno contribuito allo sviluppo
di una pilot survey, provvista
di schede di rilevazione più
accurate e di strumenti
informatici adeguati a
un’analisi multilivello su
corpora estesi, che nel
dicembre del 2018 – un
periodo non ancora
condizionato dalla campagna
elettorale europea e quindi
funzionale come “gruppo di
controllo” – ha dato il via a
una nuova fase di
monitoraggio: quella che ha
portato al secondo Barometro
dell’odio in vista delle elezioni
europee del maggio 2019.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
referencing tra post e commenti ecc.), per correggere eventuali
distorsioni o parametri di disambiguazione, per la coerenza delle
valutazioni. Soprattutto, è servito per ampliare il raggio d’azione della
rilevazione, non soltanto più dedicata ai messaggi o alle dichiarazioni
dei politici, ma anche alle risposte e ai commenti degli utenti.
Si è consolidato così l’approccio che ha portato al Barometro di maggio
2019. Dal 15 aprile al 24 maggio Amnesty International Italia ha
raccolto, attraverso appositi algoritmi, oltre 4 milioni di contenuti dai
feed Facebook e Twitter dei candidati al Parlamento europeo delle
principali liste. Circa 180 attivisti dell’associazione, appositamente
istruiti, ne hanno valutati 100.000, con l’obiettivo di rilevare le eventuali
correlazioni tra toni e messaggi veicolati dalla politica e sentimento
degli utenti dei social rispetto a determinati temi e gruppi di persone.
Non si conoscono, a oggi, rilevazioni – né in Italia né in altri paesi
dell’Unione europea – così estese rispetto alla campagna elettorale
delle scorse elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. E non si
tratta solo delle quantità dei dati raccolti, ma anche delle copertura
totale del periodo elettorale e per il campione ampio di candidati,
nonché delle migliaia di commenti in risposta ai post e a i messaggi dei
candidati stessi. Preliminarmente all’analisi dettagliata di numeri e
tendenze, e all’individuazione di alcuni casi studio di particolare
interesse quando si osservi non solo al Barometro, ma anche a quelli di
Vox Diritti, Carta di Roma e dell’Osservatorio di Pavia (vedi la seconda
parte di questo rapporto), potrebbe essere utile fare un’ultima
considerazione di fondo, riguardo al contesto in cui il monitoraggio è
stato effettuato.
Se infatti il Barometro 2018 metteva in luce il ruolo quantitativamente
centrale che, per la prima volta nella storia repubblicana, l’hate speech
aveva avuto nella campagna elettorale per le elezioni politiche,
rilevando che i discorsi d’odio nei confronti (soprattutto) dei migranti
non erano solamente una delle tante possibili declinazioni di un
linguaggio politico incattivito e sempre più “volgare”1, bensì il suo
argomento principe, il Barometro 2019 fornisce un’articolazione ancora
più allarmante del fenomeno. Negli ultimi 15 mesi, infatti, non solo il
focus sui migranti non si è ridimensionato, ma si è normalizzato un
attacco alla solidarietà e agli attori che se ne fanno carico (dalle ong
che operavano e in parte operano ancora nel Mediterraneo, alle
associazioni attive sul territorio, al sistema di accoglienza in generale), o
se ne è polarizzata la discussione: non sottesa da ragionamenti o dati
fattuali, ma da molte accuse generiche o poche difese di principio.
Una polarizzazione che chiude un ciclo iniziato ormai un paio di anni fa
sulla criminalizzazione della solidarietà e su un rovesciamento
prospettico sul piano etico-morale (secondo cui si deve giustificare chi
aiuta, non chi non muove un dito) e che sembra irredimibile e non
facilmente ricomponibile. E il confronto su temi europei non aiuta:
semmai polarizza ancora di più l’opinione di chi vede nell’Unione un
terreno non di confronto ma di scontro su questo tema.
Per una storia recente del
linguaggio e del discorso politico,
e per una sua evoluzione verso il
turpiloquio, volgarità, e vacuità
argomentativa, cfr. Giuseppe
Antonelli, La volgar eloquenza,
Roma-Bari, Laterza, 2017.
1
Si è consolidato, inoltre, l’odio verso le minoranze religiose, laddove
religione potenzialmente significa ‘‘terrorismo” (islam). L’antislamismo
assume facce per certi versi nuove: non solo basate sull’idea ormai
radicata (a destra) che islam significhi ‘invasione’, ‘terrorismo’,
‘barbarie’, ma anche su quella che lo vede come possibile ostacolo alle
istanze progressive dei movimenti femministi e lgbti.
7
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Ritornano stereotipi e pregiudizi carsicamente presenti da lungo tempo
nella cultura e nel linguaggio maggioritari, riattivati dalla propaganda,
affinché siano più presenti nel discorso pubblico. Da qui la facilità con cui
si impenna l’odio verso gli “zingari”, anche quando sono vittime di crimini
e non – come vorrebbe la vulgata – criminali. Da qui la difficoltà a opporre
contro-narrazioni o narrazioni alternative, da parte dei candidati che
vorrebbero proporre un linguaggio diverso.
Si registra d’altronde, in tutti gli schieramenti, un maggiore ricorso al
turpiloquio, all’acrimonia, all’affondo “ad personam”.
In sintesi, l’intervallo tra i due Barometri (2018 e 2019) non si presenta
soltanto come una differenza nei metodi di rilevazione e nella quantità
e tipologia di dati raccolti, né soltanto come uno iato temporale, nel
quale hanno giocato un ruolo, come è normale attendersi, i diversi
eventi di cronaca e la loro notiziabilità. Si presenta anche e soprattutto
come un fil rouge tra due appuntamenti elettorali ben distinti ma tenuti
insieme da una costante: il discorso d’odio non è soltanto più uno
strumento con cui capitalizzare il consenso politico, per alcune forze, o
il sintomo di fratture sociali, culturali e politiche, profonde, ma è anzi il
rumore di fondo di un modo di fare comunicazione (e discussione)
politica, nel quale alcuni attori si trovano più a loro agio di altri, ma con
cui tutti devono ormai fare i conti.
LA TAsk fORcE
HATE sPEEcH
desiderio di attivarsi, in prima
persona, contro la diffusione
dell’odio.
La Task Force Hate Speech è
un gruppo di attiviste e attivisti
di Amnesty International Italia
che quotidianamente
monitora il web intervenendo
nei commenti online dove si
accendono i discorsi d’odio.
La Task Force Hate Speech
rappresenta una delle proposte
di Amnesty International Italia
per far fronte alla diffusione
delle nuove forme di
discriminazione e intolleranza
che si verificano nel nostro
Paese, dando una risposta
concreta, collettiva e incisiva
che provenga, prima di tutto,
dalla società civile. Attraverso
la loro azione, utilizzando il
potere della parola per
contrastare i discorsi offensivi
che possono incitare agli
abusi e alla violenza, gli
attivisti della Task Force
partecipano al processo di
cambiamento che
l’Organizzazione vuole
produrre nella società e nella
vita delle persone, diventando
gli attori e moltiplicatori di un
modo di fare attivismo in
grado di ampliare la comunità
di difensori dei diritti umani.
Il progetto nasce in seguito a
una fase di sperimentazione
avvenuta nel 2016, dove per
la prima volta viene ideata una
forma di attivismo organizzata
e reattiva sul web per
estendere la battaglia per la
difesa dei diritti umani al
mondo online. La crescita
dell’importanza e dell’utilizzo
dei social network come mezzi
d’interazione e di diffusione
dell’informazione nel nostro
Paese ha portato la sezione
italiana dell’Organizzazione ad
allargare la base di attivismo
impegnata in questa attività,
che avvicina costantemente
nuovi attivisti legati dal
8
Il terreno d’azione della Task
Force sono i social network:
l’attivazione è focalizzata sui
commenti che esprimono odio
e intolleranza nei confronti dei
soggetti-bersaglio dell’hate
speech. L’attività della Task
Force è organizzata a partire
dalla condivisione di strumenti
di supporto, documentazione
aggiornata e ore di formazione
sulle tematiche di intervento,
insieme ad approfondimenti
sulle tecniche di
comunicazione pacifica e a
strategie di stress
management, per evitare il
burn-out.
Gli attivisti, di ogni fascia di età
e provenienza geografica,
sono costantemente collegati
tra loro da remoto e si
supportano a vicenda durante
le attivazioni, condividendo le
proprie esperienze e buone
pratiche: il legame del gruppo
rappresenta la vera forza di
questa forma di attivazione.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
social media monitorati:
facebook e Twitter
BAROMETRO
DELL’ODIO
Il discorso politico online
sotto la lente degli attivisti di Amnesty
ELEZIOnI
POLITIcHE 2018
ELEZIOnI
EuROPEE 2019
3 settimane
di monitoraggio
6 settimane
di monitoraggio
600 attivisti
coinvolti
180 attivisti
coinvolti, per un
totale di circa 2.000
ore di attivazione
I post e i tweet
di 1.400 candidati
I post e i tweet
di 461 candidati
+ le risposte
degli utenti
Gli attivisti monitorano
manualmente e in tempo
reale i feed dei politici loro
assegnati su base territoriale,
valutando e archiviando i
contenuti problematici.
I contenuti pubblicati dai
candidati delle principali liste e
un campione delle risposte degli
utenti sono raccolti mediante
algoritmi e sottoposti, uno a
uno, alla valutazione degli
attivisti e al controllo finale di
un gruppo di esperti.
800 segnalazioni pervenute
4.250.000 contenuti raccolti
100.000 contenuti valutati
9
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
cOnTRAsTO
ALL’HATE sPEEcH
Date e dati da ricordare
08 fEBBRAIO - 2 MARZO 2018
31 OTTOBRE 2018 - 07 GEnnAIO 2019
11 APRILE 2019
Barometro dell’odio
Barometro dell’odio
(test nuova metodologia,
solo Twitter)
simone Pillon condannato
per dichiarazioni omofobe
• Online più di 1 messaggio
di odio all’ora tra i politici
candidati ai seggi uninominali
• Il 43,5% delle dichiarazioni
segnalate sono pervenute
dai leader
• Il 91% delle dichiarazion i
hanno avuto per bersaglio
migranti e immigrati
3 MARZO 2018
ELEZIOnI POLITIcHE
MAGGIO 2018
14 GEnnAIO 2019
Roberto calderoli
condannato con aggravante
razziale per gli insulti a
cécile kyenge
Il Tavolo per il contrasto ai discorsi
d’odio promosso da Amnesty
International Italia si riunisce per
la prima volta, avviando un percorso
che ha per obiettivo l’individuazione
di risposte concrete all’hate
speech
Condannato in primo grado il
vicepresidente del Senato
(Lega) a un anno e sei mesi per
diffamazione con aggravante
razziale ai danni di Cécile Kyenge
(PD). Nel 2013, riferendosi all’allora
ministra per l'Integrazione,
aveva dichiarato: “Quando la vedo
non posso non pensare a un orango”.
I giudici hanno riconosciuto
l’aggravante razziale
26 GIuGnO 2018
15 GEnnAIO 2019
Avvio lavori del Tavolo per il
contrasto ai discorsi d’odio
Ddl s.362 - 18ma legislatura
La senatrice a vita Liliana Segre
presenta insieme a altri il ddl:
Istituzione di una Commissione
parlamentare di indirizzo e controllo
sui fenomeni di intolleranza,
razzismo, antisemitismo e istigazione
all’odio e alla violenza
11 LuGLIO 2018
Ddl s.634 - 18ma legislatura
La senatrice Paola Boldrini (PD)
presenta insieme a altri il ddl:
Modifiche al codice penale e altre
disposizioni in materia di
contrasto dell’istigazione all’odio e
alla discriminazione (hate speech)
4 OTTOBRE 2018
Mozioni su antisemitismo
La Camera dei Deputati
discute e approva le mozioni di vari
gruppi parlamentari in materia di
contrasto all’antisemitismo
10
• Il dibattito politico è dominato
da pochissimi leader, che da
soli generano la più alta incidenza
di interazioni
• I politici che odiano di più sono
anche quelli che ricevono più odio
Matteo camiciottoli
condannato per
offese a Laura Boldrini
Condannato in primo grado il
sindaco di Pontinvrea (Lega) per
diffamazione ai danni di Laura
Boldrini (LeU). Nel 2017,
commentando un caso di violenza
sessuale, aveva pubblicato su
Facebook: “Dovevano essere
mandati ai domiciliari a casa
della Boldrini (allora presidente
della Camera, ndr). Magari le
mettono il sorriso”.
Comminata una multa da
20mila euro con pena sospesa
subordinata al risarcimento dei
danni alle parti lese
Condannato in primo grado il
senatore (Lega) per diffamazione
ai danni del circolo lgbti Omphalos.
Commentava le iniziative di
sensibilizzazione condotte
dall’associazione distorcendone
obiettivi e contenuto. Comminata
una multa di 1.500 euro e la
sospensione della pena condizionata
al pagamento di una provvisionale di
30mila euro alle parti civili
2 APRILE 2019
Ddl “codice rosso”
La Camera dei Deputati approva con
461 voti a favore e nessuno contrario
un emendamento al disegno di legge
“Codice rosso” che introduce il
cosiddetto reato di revenge porn, cioè
la pratica di diffondere immagini e
video privati senza il consenso della
persona interessata
15 APRILE 2019
Regolamento Agcom
15/04/19
L'Agcom approva le “Disposizioni
in materia di rispetto della dignità
umana e del principio di non
discriminazione e di contrasto
all’hate speech”
15 APRILE - 24 MAGGIO 2019
Barometro dell’odio
• Più di 1 contenuto su 10 è
offensivo e/o discriminatorio
• Incontriamo hate speech
in 1 contenuto su 100
• L’odio è scatenato dai temi divisivi
ed è ancora più forte laddove i
politici toccano le corde giuste
26 MAGGIO 2019
ELEZIOnI EuROPEE
05 GIuGnO 2019
Mozione per la costituzione
di una commissione
La senatrice a vita Segre rilancia
con una mozione l'impegno del
Senato a costituire una commissione
ad hoc per il contrasto all'intolleranza
e al razzismo
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Prima parte
RIsuLTATI E
RAccOMAnDAZIOnI
Elezioni europee 2019:
ha vinto l’odio
D
2 Con post e tweet ci riferiamo ai
contenuti pubblicati dai politici sui
rispettivi feed Facebook e Twitter.
Con commenti ci riferiamo alle
risposte degli utenti pubblicati in
replica ai post/tweet appena citati.
3 I contenuti problematici, anche
indicati come offensivi e/o
discriminatori, comprendono tutti
quei contenuti che vanno da un
grado di offensione e/o
discriminazione lieve a molto
grave, superato il quale si colloca
l’hate speech. Per ulteriori dettagli
consulta la nota metodologica
disponibile sul sito
www.amnesty.it/
cosa-facciamo/elezioni-europee.
4 Includendo anche i contenuti
con accezione negativa, valutati
tuttavia come ambigui, arriviamo
al 12,6%.
5 Con la definizione “contenuti”
indichiamo l’insieme di post/tweet
e commenti valutati. Utilizziamo,
invece, la definizione “post/tweet”
per i soli contenuti pubblicati dai
politici e “commenti” per i soli
contenuti pubblicati dagli utenti
generici.
Il tema “altro”, che copre da solo
l’84% del dibattito politico, è
utilizzato per contrassegnare tutti i
contenuti che non rientrano in
una delle altre categorie: donne,
lgbti, immigrazione, minoranze
religiose, rom, solidarietà,
disabilità, povertà economicosociale, Europa, un altro politico
(ossia il discorso riferito a un
politico diverso da quello
proprietario del feed dove il
contenuto è pubblicato).
6
7 Il tema che raccoglie sotto di sé
la maggiore incidenza di
post/tweet dei politici offensivi e/o
discriminatori è “rom”, con il
40% di post/tweet problematici.
Nei quali rientrano, tra gli altri, la
critica legittima, la satira ecc.
8
9 Tutte le cifre riportate nelle frase
corrispondono al numero medio
di like, condivisioni e commenti
per post/tweet.
10 Il tema rom è presente nello
0,5% dei contenuti del dibattito.
iffuso, ma selettivo. Spesso aizzato da un linguaggio al limite
dell’incitamento all’odio e alla violenza. Queste le caratteristiche
dell’odio online che ha pervaso la campagna elettorale 2019 per il
Parlamento europeo.
Più di 1 contenuto su 10 (il 11,5%) dei 100.000 post, tweet e
commenti2 valutati nell’ambito di questo monitoraggio è risultato
essere offensivo e/o discriminatorio3 o hate speech 4. Limitandoci al
solo hate speech incontriamo circa 1 caso ogni 100 contenuti5.
Molto presente, dunque, l’odio online - inteso come insieme di
contenuti problematici e di discorsi d’odio, qui chiamato hate speech ma circoscritto: si scatena, infatti, in presenza di temi precisi o quando
incontra determinati gruppi sociali. Per capirlo, osserviamo i numeri.
Solo 7 post/tweet di politici su 100 etichettati sotto il gruppo tematico
“altro”, che rappresenta la maggiore fetta del dibattito politico online6,
generano commenti offensivi e/o discriminatori o hate speech con
un’incidenza superiore al 20%. Se spostiamo la lente
sull’immigrazione, presente nell’8% dei contenuti che compongono
il dibattito, saliamo a 42 post/tweet di questo tipo su 100, poco meno
della metà. Un’incidenza nettamente superiore a quella media
dell’11,5%, è registrata anche nel caso dei post sul tema minoranze
religiose, con 47,5 post/tweet su 100 che generano oltre il 20% di
commenti offensivi.
Questi corrispondono a due dei tre temi7 sui quali i politici si esprimono
in modo più problematico, immigrazione col 21% di post/tweet
problematici e minoranze religiose col 39,5%.
I post/tweet dei politici offensivi e/o discriminatori, inoltre, generano
una media di interazioni molto superiore rispetto a quella degli altri:
2.467 like, 595 condivisioni e 473 commenti, che scendono nel caso
dei post negativi non problematici8 a 443, 152 e 90 e risultano
ulteriormente bassi per quelli con accezione neutra o positiva (326, 79,
50)9. Se guardiamo ai temi con maggiore incidenza di post/tweet
offensivi e/o discriminatori il risultato non cambia: solo il 10% dei
post/tweet sul tema “altro”, genera 1.000 o più like, percentuale che
sale al 26%” per immigrazione e al 33% per rom. In particolare
quest’ultimo tema fornisce un esempio interessante: seppure poco
presente10 ha la più alta incidenza di post/tweet offensivi e/o
discriminatori (in media 1.647 like, 563 condivisioni e 338 commenti
per post).
Vi sono differenze tra le forme utilizzate per veicolare odio dai politici e
dagli utenti? Sì. Sui 21.596 post/tweet valutati solo 1 è stato
etichettato come hate speech, perché contente un richiamo esplicito a
un’azione, la “bonifica sociale e culturale” di un gruppo di persone
rom. Tuttavia ben 415 post/tweet (quasi 2 su 100) sono stati ritenuti
offensivi e/o discriminatori e tra questi sono molti quelli al limite
dell’hate speech: alcuni dei politici si muovono lungo questo labile
confine, esprimendo talvolta grave intolleranza senza sfociare in forme
11
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Prima parte
esplicite di incitamento all’odio o alla violenza immediatamente
riconoscibili come tali.
RIsuLTATI E
RAccOMAnDAZIOnI
Nel caso degli utenti generici incontriamo invece 1 caso di hate speech su
100 e 12 commenti offensivi e/o discriminatori su 100.
Temi e target
Come anticipato, la fetta principale del dibattito online osservato è
occupata dal tema “altro” (84%). Segue quella dedicata a parlare e
sparlare di esponenti politici differenti da quelli proprietari del feed (12%).
Troviamo poi immigrazione (8%), solidarietà (3%), Europa (2,5%),
minoranze religiose (2%) e povertà socio-economica (1%) e donne (1%).
Quasi assenti lgbti e disabilità.
Oltre a quanto già emerso dalla prima parte di questa sintesi, è
significativo osservare che il tema donne, sul quale i politici non si
esprimono in modo problematico, è il terzo tema tra i commenti degli
utenti (dopo immigrazione e minoranze religiose) per incidenza di
commenti offensivi e/o problematici col 37% (vedi “Donne sotto attacco”
pag 39).
L’Europa è il terzo tema più presente nei post/tweet dei politici (con il 21%
di post/tweet, dopo “altro” col 67% e “un altro politico” col 17%), nella
maggior parte, tuttavia, si tratta di messaggi elettorali relativi a incontri sul
territorio, interviste e simili. L’accezione prevalente è neutra o positiva.
Nel 6% dei post/tweet dei politici il tema Europa si sovrappone al tema
immigrazione, nel 5% a solidarietà e donne, nel 4,5% a povertà socioeconomica nell’1% a religioni. Tra gli utenti, invece, l’incidenza del tema
scende al 2,2% e cresce la percentuale di commenti con accezione
negativa, problematici e non (29% contro il 12,5% dei politici).
Infine, uno sguardo alle categorie sociali (o target)11 più spesso bersagliate
da offese, discriminazione e hate speech. Anche in questo a prevalere, tra
i gruppi soggetti a discriminazione, è “migranti, rifugiati e persone con
background migratorio” con un’incidenza di contenuti offensivi e/o
discriminatori del 5%, seguito da singoli individui o gruppi impegnati in
attività solidaristica o di tipo umanitario (1%), poi da musulmani, donne
e rom. Se ci focalizziamo sui soli casi di hate speech i musulmani sono
la categoria più presa di mira con un’incidenza del 19% (sul totale dei
contenuti offensivi e/o discriminatori per questa categoria), poi vengono
migranti e rifugiati 15,5% e donne 8%. (Su quest’ultimo gruppo vi è
un’importante differenza tra politici e utenti, infatti i contenuti problematici
sono quasi totalmente nei commenti).
Per approfondimenti visita il nostro sito
www.amnesty.it/cosa-facciamo/elezioni-europee
11 Gruppo/categoria sociale.
Nell’ambito del monitoraggio:
donne, lgbti, musulmani, rom,
ebrei, persone con disabilità,
persone in condizione di povertà
socio-economica, singoli individui
e/o gruppi attaccati per l’attività
solidaristica e/o umanitaria svolta,
altro/nessuna categoria.
12
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
cATEGORIE sOTTO ATTAccO
I GRUPPI SOCIALI PIù COLPITI
DALL’ODIO ONLINE
IncIDEnZA ATTAccHI suL DIBATTITO (%)
0,6% 1,1%
Donne
Ong
4,6%
0,9%
Migranti e rifugiati
0,2%
Musulmani
cATEGORIA
ATTAccATA
Donne
Ong
Migranti e rifugiati
Musulmani
Rom
Altro
nuMERO ATTAccHI
DEI POLITIcI
2
74
222
78
43
84
DI cuI
PROBLEMATIcI
1
70
212
76
42
78
6,8%
Rom
POsT E TWEET DEI POLITIcI
Più di 1 contenuto su 10
è offensivo,discriminatorio
o hate speech. Migranti,
musulmani e donne i
target principali dell’odio
Altro
RIsPOsTE DEGLI uTEnTI
DI cuI
HATE sPEEcH
0
0
0
0
1
0
IncIDEnZA ATTAccHI
DEGLI uTEnTI (%)
0,6
1,1
4,7
0,9
0,2
6,9
DI cuI
OffEnsIVI (%)
80,4
87,9
87,4
77,6
90,8
94,2
DI cuI
HATE sPEEcH (%)
7,7
1,4
15,5
19,5
2,2
5,6
TARGET DI ODIO
DOnnE nEL MIRInO LENEIDONNE
COMMENTI DEGLI UTENTI
IncIDEnZA ATTAccHI ALLE DOnnE nEL DIBATTITO suI sInGOLI TEMI
53,9%
Donne
62,2% Offensivi
9,2% Hate speech
18,1%
9,3%
Immigrazione
Minoranze religiose
7,1% Offensivi
13,5% Hate speech
67,8% Offensivi
3,1% Hate speech
23%
33,1%
74,6 Offensivi
11% Hate speech
92,6% Offensivi
1,6% Hate speech
un altro politico
Altro
I 5 cAnDIDATI cHE RIcEVOnO PIù ATTAccHI PERsOnALI: 4 sOnO DOnnE
Le donne in politica ricevono più
del doppio degli attacchi dei colleghi,
oltre 1 su 4 è di tipo sessista.
Qui a fianco incidenza degli
attacchi personali.
PInA
PIcIERnO
sIMOnA
BOnAfè
cORRADInO
MInEO
cécILE
kyEnGE
DAnIELA
sAnTAncHè
7,3%
6,2%
5,8%
5,8%
5,5%
13
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
PRESENzA E L’ACCEzIONE DEI TEMI
QuAnTO E cOME sI PARLA DI DIRITTI LALEGATI
AI DIRITTI NEL DIBATTITO ONLINE
IMMIGRAZIOnE, sOLIDARIETà E MInORAnZE I TEMI PIù PREsEnTI
IncIDEnZA TEMA
suL TOTALE DEI cOnTEnuTI (%)
0,8 Donne
2,7 solidarietà
8,7 Immigrazione
1,6 Minoranze religiose
0,5 Rom
1,1 Povertà socio-economica
11,4 un altro politico
2,5 Europa
84,2 Altro
Immigrazione
ancora protagonista del dibattito,
tanto anche lo spazio dedicato
a parlare (e sparlare) di avversari
politici e candidati amici.
I temi che generano più like,
condivisioni e commenti da parte
degli utenti sono quelli che
raccolgono il maggiore livello
di problematicità
POsT E TWEET DEI POLITIcI
TEMA
Donne
solidarietà
Immigrazione
Minoranze religiose
Rom
Povertà socio-economica
un altro politico
Europa
Altro
nuMERO
POsT/TWEET
DEI POLITIcI
suL TEMA
623
750
1.223
215
94
565
3.581
4.614
14.477
nuMERO
POsT/TWEET
OffEnsIVI
suL TEMA
0
74
255
85
38
2
60
65
73
nuMERO
POsT/TWEET
HATE sPEEcH
suL TEMA
0
0
0
0
1
0
0
0
0
cOMMEnTI DEGLI uTEnTI
TEMA
Donne
solidarietà
Immigrazione
Minoranze religiose
Rom
Povertà socio-economica
un altro politico
Europa
Altro
14
IncIDEnZA DELLE RIsPOsTE
DEGLI uTEnTI suI cOnTEnuTI
TOTALI suL TEMA (%)
36,9
31,9
50,2
47,5
33,3
11,6
13
4,3
7,5
IncIDEnZA HATE sPEEcH
suL TOTALE DELLE RIsPOsTE
nEGATIVE suL TEMA (%)
4,5
1,3
8,3
9,7
0,9
0
0,8
0
0,5
LIkE
47,5
731
1.357
763
1.647
411
318
178
585
RIsPOsTE
8
127
253
158,5
338
80
57
29
94
cOnDIVIsIOnI
30
170
345
300
563
118
108
120
109
Note per la lettura dei grafici:
1. Con "attacchi" indichiamo i contenuti offensivi e/o
discriminatori e/o hate speech, comprensivi sia dei
contenuti dei politici che delle risposte degli utenti.
2. Quando la somma di contenuti problematici e hate
speech non raggiunge il 100%, significa che vi sono alcuni
commenti valutati come “ambigui”, non riportati nelle
tabelle. "In generale, quando la somma non corrisponde al
100% la ragione è da individuare nell'alto numero di dati,
che comporta molteplici arrotondamenti”. Le categorie
“lgbti”, “persone con disabilità”, “ebrei”, “persone in
condizione di povertà socio-economica” non sono state
inserite nel “grafico Categorie sotto attacco” poiché le
occorrenze sono troppo basse per fornire indicazioni
statistiche nel grafico. I temi “lgbti”, “disabilità",
“solidarietà”, “rom”, “povertà”, “Europa” non sono state
inserite nel “grafico Donne nel mirino” per la stessa
ragione.
3. Il totale può essere superiore al 100% poiché per lo
stesso contenuto è stato possibile selezionare più di un
tema o di una categoria.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Prima parte
DATI E RAccOMAnDAZIOnI
Come hanno
comunicato i politici
n
elle prossime tabelle sono mostrati alcuni dati relativi alla
comunicazione dei candidati/leader monitorati. Nella prima
tabella abbiamo isolato il candidato/leader che ha registrato il
maggior numero di interazioni12 per ognuna delle 8 principali liste:
+Europa, Europa Verde, Forza Italia, Fratelli d’Italia, La Lega,
La Sinistra, Movimento 5 Stelle, Siamo Europei.
Nella successiva, invece, è possibile osservare un campione più
esteso13.
Oltre il 51,5%14 di interazioni ricade sotto un unico nome, quello di
Matteo Salvini. Gli altri esponenti seguono ad ampissima distanza e
solo sei tra loro superano la soglia dell’1% di interazioni: Luigi Di Maio
(14,5%), Giorgia Meloni (8,3%), Silvio Berlusconi (3,6%), Silvia
Sardone (2,7%) Carlo Calenda (1,7%), Nicola Zingaretti (1,3%).
Il risultato consiste in un dibattito politico online gravemente
sbilanciato, in cui i temi prevalenti e l’accezione con cui sono trattati
sono determinati da pochi.
In relazione alla presenza dei temi sui feed osservati prevale, senza
eccezioni, la categoria “altro” per tutti, non riportata nelle tabelle che
seguono. I temi indicati, dunque, sono da considerarsi come il
secondo, terzo, quarto e quinto15 più presenti sul feed.
Con numero di interazioni
intendiamo il numero totale di
contenuti pubblicati sul feed
del politico, inclusivo dei
post/tweet del politico e dei
commenti degli utenti.
12
Il campione qui citato include
48 politici, suddivisi tra le 8
principali liste e scelti perché
registrano la maggiore quantità
di interazioni dopo gli 8
candidati/leader.
13
I colori utilizzati indicano l’accezione prevalente del tema: verde
quando i contenuti con accezione negativa16 sono inferiori o uguali
al 25%, giallo quando rientrano tra il 26% e il 50%, arancione tra
il 51% e il 75%, rosso tra il 75% e il 100%.
Le colonne “post/tweet offensivi e/o discriminatori” e “commenti
offensivi e/o discriminatori” mostrano l’incidenza di contenuti
problematici operando una distinzione tra quelli pubblicati dai politici
e quelli degli utenti.
Tale incidenza fa riferimento
a un campione di 461 candidati
delle 8 principali liste per i quali
è stato raccolto il dato relativo
alle interazioni.
14
Nel caso di Silvio Berluscono
(prima tabella) e Piernicola
Pedicini (seconda tabella) il
numero di temi indicati è
superiore poiché più temi hanno
registrato la stessa incidenza.
15
Come nel capitolo precedente
per “accezione negativa” si
intendono tutti quei contenuti
con accezione negativa, ma non
necessariamente problematici.
I contenuti etichettati come
“negativi”, infatti, includono:
“non problematici”,
“problematici” e “hate speech”.
16
15
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
I LEADER cOn PIù InTERAZIOnI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
MATTEO sALVInI
Rifugiati
12,2
41,6
52,6
Lega
Religioni
1,7
63,2
45,3
Interazioni: 2.188.168
Europa
1,7
9,2
1,8
un altro politico
8,7
1,1
19,3
LuIGI DI MAIO
solidarietà
2,4
0
2,6
M5S
Rifugiati
2,4
0
27,9
Interazioni: 615.297
Povertà
3,2
0
1
un altro politico
13,6
0
5,7
GIORGIA MELOnI
Donne
0,2
0
32,8
FDI
Religioni
4,4
71,4
50,4
Interazioni: 352.841
Europa
1,6
11,5
31,6
un altro politico
10,3
9,5
11,7
sILVIO BERLuscOnI
Donne
0,2
0
32,8
FI
solidarietà
0,2
0
0,9
Interazioni: 151.322
Religioni
0,2
0
58,1
Povertà
1,6
0
1,6
Europa
3,5
0
0,2
un altro politico
8,3
0
4,4
cARLO cALEnDA
un altro politico
24,3
1,6
7,6
Siamo Europei
Europa
3,4
0
2,2
Interazioni: 71.333
Rifugiati
1,3
0
29,4
Povertà
0,8
0
0
nIcOLA fRATOIAnnI
solidarietà
3,5
0
15,2
La Sinistra
Povertà
1,5
0
1,7
Interazioni: 14.885
Europa
4,9
0
2,5
un altro politico
18,5
0,4
4,7
PIPPO cIVATI
solidarietà
1,4
0
4,4
Europa Verde
Rifugiati
0,6
0
14,7
Interazioni: 13.197
Europa
2
0
0,7
un altro politico
11
0
3,6
fEDERIcO PIZZAROTTI
Donne
2
0
2,6
+ Europa
LGBTI
1,9
0
3
Interazioni: 12.699
Europa
5,6
0
0
un altro politico
15
0
2,7
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
16
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
ALEssAnDRA cAPPELLARI
Rifugiati
17,3
20
55,6
Lega
Religioni
7,2
0
55,5
solidarietà
5,5
10
31,3
un altro politico
8,8
3,1
8,1
ALEssAnDRA MORETTI
Donne
1,4
0
37,
Siamo Europei
Religioni
2,6
0
21,1
Europa
3,8
0
1
un altro politico
15
0
2,8
ALEssAnDRA MussOLInI
Religioni
0,5
0
49,8
FI
DRifugiati
2,1
0
22,2
Europa
3,9
0
8,3
un altro politico
10,2
0
7,4
AnGELO cIOccA
Rifugiati
11,1
42,9
57,9
Lega
Religioni
4,5
80
69
Europa
7,9
4,5
10,4
un altro politico
16,2
0
28,3
AnTOnIO TAJAnI
Rifugiati
3,3
0
25,3
FI
Religioni
1,2
0
57,2
Europa
10,4
0
2,2
un altro politico
15,2
0
4,9
BEATRIcE BRIGnOnE
Donne
10,4
0
6,9
Europa Verde
Rifugiati
5,7
0
12,2
Europa
2,5
0
0
un altro politico
27,1
1,3
13,9
BEnEDETTO DELLA VEDOVA
Rifugiati
2,7
0
24,6
+ Europa
Povertà
1,3
0
0
Europa
17,5
0
5,6
un altro politico
27,7
0
11,9
BRAnDO BEnIfEI
Rifugiati
1,4
0
36,4
Siamo Europei
Povertà
0,7
0
0
Europa
10,1
0
4,8
un altro politico
8,6
0
11,2
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
17
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI(%)
cAIO GIuLIO cEsARE MussOLInI
Rifugiati
2
19,5
41,9
FDI
Religioni
0,7
0
48,5
Europa
5,2
2,7
15,6
un altro politico
13,2
1,2
22,8
cARLO cALEnDA
Rifugiati
1,3
0
29,4
Siamo Europei
Povertà
0,8
0
0
Europa
3,4
0
2,2
un altro politico
24,3
1,6
7,6
cécILE kyEnGE
Donne
6,9
0
7,3
Siamo Europei
Rifugiati
14,2
0
27,1
Europa
3,4
0
7,9
un altro politico
13,6
0
17,2
cORRADInO MInEO
Rifugiati
3,5
0
38,3
La Sinistra
Religioni
1,7
0
70,5
Europa
1,3
0
0
un altro politico
38,1
0
9,9
DAnIELA AIuTO
Donne
12,3
0
13,4
+ Europa
Rifugiati
1,1
0
54,1
Europa
2
0
0
un altro politico
26,7
0
7,8
DAnIELA sAnTAncHé
Rifugiati
8,3
51,3
49
FDI
Religioni
7,2
53,1
45,9
Europa
3,8
4,9
13,1
un altro politico
7,6
3,5
12,7
DAnTE cATTAnEO
Rifugiati
5,4
52,2
55,7
Lega
solidarietà
5,6
20
2,8
Europa
4
1,7
6,3
un altro politico
12,7
3,9
15,3
DAVID sAssOLI
Donne
17,5
0
0
Siamo Europei
solidarietà
1
0
0
Europa
1,3
0
0
un altro politico
11,7
0
5,7
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
18
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
DInO GIARRussO
Donne
0,3
0
59,5
M5S
Povertà
1,3
0
2,4
Europa
6,7
0
0
un altro politico
9,7
0
12,3
ELIsABETTA GARDInI
Disabilità
4,2
0
0
FDI
Religioni
2,7
44,8
26,5
Europa
7,5
2,3
17,6
un altro politico
10,1
0
2,1
fABIO MAssIMO cAsTALDO
Rifugiati
0,3
0
55,8
M5S
Povertà
1,4
0
0
Europa
4,4
0
0
un altro politico
15,3
0
8,3
fABRIZIO fERRAnDELLI
Disabilità
0,3
0
0
+ Europa
Povertà
0,7
0
0
Europa
2,7
0
0
un altro politico
5,6
0
14
fILIPPO nOGARIn
solidarietà
0,3
0
0
M5S
Povertà
0,4
0
0
Europa
2,2
0
0
un altro politico
19,8
0
11,8
GIAnnA GAncIA
Rifugiati
1,3
0
85,3
Lega
Religioni
1,2
0
33,2
Europa
2,3
0
0
un altro politico
18,1
0
6,6
GIOsI fERRAnDInO
Rifugiati
3,7
0
30,1
Siamo Europei
solidarietà
0,9
0
18,3
Europa
1,2
0
7,5
un altro politico
20
0
5,9
GIuLIAnO PIsAPIA
solidarietà
1,7
0
0
Siamo Europei
Povertà
3,4
0
0
Europa
2,6
0
0
un altro politico
19,4
0
4,7
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
19
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
IGnAZIO cORRAO
Donne
0,3
0
97,9
M5S
Povertà
0,3
0
0
Europa
1,6
0
0
un altro politico
15,2
0
7,5
IGOR GELARDA
Rifugiati
4,5
35,7
50,5
Lega
Religioni
1,5
100
74,6
solidarietà
1,7
40
3,7
un altro politico
46
1,6
16,3
IREnE TInAGLI
Donne
0,8
0
65,5
Siamo Europei
Povertà
1,1
0
0
Europa
6,8
0
0
un altro politico
21,1
0
3,5
IsABELLA TOVAGLIERI
Rifugiati
4,9
46,6
32,9
Lega
Religioni
7,2
40
49,3
Europa
6,1
7,1
17,9
un altro politico
10,1
0
13,6
LARA cOMI
Rifugiati
2,3
0
3,5
FI
solidarietà
4,2
0
1,2
Europa
7,1
0
6
un altro politico
8,7
0
16,7
LAuRA fERRARA
Rifugiati
2,4
0
55
M5S
Povertà
0,4
0
20,7
Europa
5,2
0
5,7
un altro politico
28,3
0
15,5
LOREnZO TOsA
Donne
3,5
0
0
+ Europa
Rifugiati
7,4
0
14,6
solidarietà
2,5
0
2,9
un altro politico
33
0
9,5
MARA BIZZOTTO
Rifugiati
18,8
73,5
37,8
Lega
Religioni
0,4
100
94,8
Europa
6,4
20,8
6,4
un altro politico
15,1
9,2
4,6
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
20
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
MARcELLO GEMMATO
Rifugiati
3,2
33,3
60,8
FDI
Religioni
8,7
50
74,7
Europa
6
2,6
0
un altro politico
15,4
0
22
MARcO TARADAsH
Rifugiati
0,6
0
0
+ Europa
Religioni
1
0
27,7
Europa
1,9
0
0
un altro politico
27,7
0
5,6
MARcO ZAnn
Rifugiati
3
14,3
27,4
Lega
Povertà
1
0
0
Europa
32,5
0
4
un altro politico
17,6
1,3
1,4
MATTEO GAZZInI
Rifugiati
12,4
62,5
39,2
Lega
Religioni
1,3
100
56,4
Europa
7,8
0
9,2
un altro politico
27,8
28,6
4,7
MIA sPIcOLA
Rifugiati
1,1
0
0
Siamo Europei
Povertà
2,9
0
0
Europa
7
0
3,9
un altro politico
16,6
0
11,9
nIcOLA DAnTI
Rifugiati
4
0
52,8
Siamo Europei
Religioni
1,5
0
0,7
Europa
4,9
0
0,7
un altro politico
19,9
0
4,4
nIcOLA ZInGARETTI
Rifugiati
2,9
0
27,1
Siamo Europei
Povertà
0,9
0
0
Europa
3,2
0
0,9
un altro politico
12
0
5,4
PAOLO fERRERO
Donne
2,2
0
22,2
La Sinistra
solidarietà
2,4
0
10,4
Europa
3,4
0
0
un altro politico
11,5
0
6,1
Segretario PD non candidato
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
21
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI
I 4 TEMI PIù PRESENTI
SUL FEED DEL POLITICO
INCIDENzA
SUL TOTALE (%)
POST/TWEET OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
COMMENTI OFFENSIVI
E/O DISCRIMINATORI (%)
PIERfRAncEscO MAJORInO
Rifugiati
4,1
0
40
Siamo Europei
Povertà
0,7
0
0
Europa
2,6
0
0
un altro politico
25
0
3,3
PIERnIcOLA PEDIcInI
Rifugiati
0,2
0
40,9
M5S
solidarietà
0,2
0
0
Povertà
0,3
0
0
Europa
5,7
0
0
un altro politico
15,2
0
8,1
PInA PIcIERnO
Disabili
0,6
0
99,3
Siamo Europei
Rifugiati
2,1
0
29,6
Europa
3
0
8
un altro politico
18,5
0
10,4
RAffAELE fITTO
solidarietà
8,4
0
0
FDI
Povertà
6,1
0
0
Europa
5
0
1,6
un altro politico
9,3
0
3,3
sILVIA sARDOnE
Rifugiati
23,2
44,6
52,9
Lega
Religioni
3,3
53,9
52,6
solidarietà
2,3
68,5
35,3
un altro politico
15,5
39,8
18,4
sIMOnA BOnAfè
Rifugiati
1,3
0
10,3
Siamo Europei
Povertà
0,8
0
7,2
Europa
2,4
0
3,9
un altro politico
33
0
7,5
susAnnA cEccARDI
Rifugiati
8,6
47,1
29,6
Lega
solidarietà
2,3
60
88,6
Europa
2,8
0
5,8
un altro politico
12,4
0
11,8
TIZIAnA BEGHIn
Donne
3,2
0
10,5
M5S
Rifugiati
0,3
0
0
Europa
2,2
0
0
un altro politico
14,8
0
13,2
accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA
INFERIORI O
UGUALI AL 25%
22
TRA IL 26%
E IL 50%
TRA IL 51%
E IL 75%
TRA IL 75%
E IL 100%
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Quanto
spendono?
Facebook ha introdotto
uno strumento che consente
di conoscere gli investimenti
pubblicitari operati dagli
inserzionisti, includendo
anche inserzioni su temi
sociali, elezioni o
politica (“Report della Libreria
inserzioni”): in questo modo
è possibile sapere quanto è
stato speso dai singoli
inserzionisti e, soprattutto,
quali contenuti sono stati
promossi in questo modo.
Due sviluppatori di
software, Francesco
Malatesta e Daniele
D’Angeli, hanno analizzato i
dati pubblicandoli sul
sito www.quantospendono.it,
progetto indipendente e, come
dichiarano gli autori, non
orientato politicamente,
dal quale abbiamo tratto
l’idea per riportare, di seguito,
i dati relativi ai leader con
più interazioni delle 8
principali liste (ricerca delle
inserzioni 1/3/19-24/6/19).
Troviamo
in vetta
la pagina ufficiale
di matteo Salvini
(@salviniofficial),
che ha investito tra
il 26/4 e il 10/6
(gli ultimi post
sponsorizzati
risalgono all’intervallo 24/510/6) 128.782 € per 58 post.
Numerosi tra i post
sponsorizzati dalla pagina
ufficiale di Matteo Salvini sono
problematici e tra questi la
maggior parte riguarda il tema
immigrazione. Troviamo, per
esempio, il video che mostra
parte di una discussione tra un
capotreno e un passeggero
salito a bordo senza biglietto,
che sfocia in una lite violenta;
il passeggero in questione è di
origine straniera. Il post, sul
quale è stato investito un
budget stimato tra i 10mila
e i 50mila euro, proprio a
ridosso dell’appuntamento alle
urne (inserzione attiva dal 10/5
al 24/5), è stato visualizzato da
oltre un 1 milione di persone,
prevalentemente da utenti di
sesso maschile tra i 25 e i 34
anni e soprattutto in Campania,
Lombardia e Sicilia. Il video ha
ottenuto oltre 80.000 like e
reazioni e ha generato più di
22.000 commenti.
€
€
Sono molti i messaggi di odio
come questi:
“L’invasione africana e
islamica che ci imporrà
l’Unione Europea sarà la fine
del mondo Occidentale”
“Dobbiamo finire questa
invasione africana e islamica...
devono stare in Africa...
non abbiamo bisogno di loro.
Sono un pericolo per noi è
tutta l’Europa”
“ Un augurio a tutti i
buonisti, che vi capiti
quello giusto a tutti”
“Queste sono le persone
che ci portano la
civiltà....voglio essere
incivile.... Non li voglio
a casa mia....”.
La promozione di singoli post,
tuttavia, è stata utilizzata da
Matteo Salvini non solo per
catalizzare l’attenzione, in
modo negativo, su un gruppo
sociale, ma anche sugli
avversari politici. Ne è un
esempio l’estratto di un
intervento di Alessandra
Moretti, Siamo Europei, in
una trasmissione televisiva
(attivo tra il 30/4 e il 10/5,
investimento stimato
5.000-10.000 euro).
Il video, decontestualizzato,
riporta le parole in cui la
candidata cita il progetto di
un comune che prevede la
copertura dei simboli
religiosi, all’interno dei
cimiteri, in occorrenza di
cerimonie laiche.
Ad accompagnarlo
questo testo:
“C’è un progetto per mettere
delle TENDINE nei cimiteri
per coprire i simboli
religiosi”. Pazzesco...a quelli
del Pd ci sono o ci fanno???
E poi si chiedono perché
nessuno li vota...”.
Il video, condiviso oltre
24mila volte, ha generato oltre
51mila like e reazioni e
altrettanti commenti.
Le parole d’odio, non sono
state pubblicate solo come
commento al post che le ha
originate: tanti sono gli hater
che si sono riversati
direttamente sulla pagina della
candidata, attaccandola.
23
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Guardando
alla portata
dell’investimento
troviamo, dopo
Salvini, Silvio
Berlusconi
(@SilvioBerlusconi):
90.925 € per
482 inserzioni tra
il 21 aprile e il 24 maggio.
I post, messaggi elettorali
classici, non sono
problematici.
€
Scendendo
ancora ecco
Giorgia meloni
(@giorgiameloni.
paginaufficiale),
la quale ha
sostenuto una
spesa di 36.554 €
per 70 post (13
dei quali successivi
all’appuntamento elettorale)
tra il 7/5 e il 22/6. Su questi,
12 sono offensivi e/o
discriminatori, la maggior
parte focalizzati su
immigrazione, ma anche su
minoranze religiose e rom.
€
Per esempio, attivo dal 15/5
al 26/5, il post con immagine
“No all’islamizzazione
dell’Europa”, che con un
investimento stimato di 1.000
€ - 5.000 € ha raggiunto un
pubblico che va da 500mila
persone a 1 milione, è stato
condiviso più di 7mila volte,
ha generato oltre 53.000 like
e reazioni e oltre 2.000
commenti. Numerose le
risposte di questo tono:
“Vengono qui per dominarci
con l’ausilio della sinistra che
vuole la globalizzazione”
“PORTI CHIUSI E NO ISLAM !”
24
“Il problema è che ne
abbiamo già troppi in Italia e
continuano a figliare come le
coniglie.Prima di riuscire a
fermare gli arrivi, ci
ritroveremo in minoranza
etnica e l’italia diventerà
islamica.Basta guardare le
scuole per capire che loro
piano piano ci stanno
fregando”
“ISLAM DA VIETARE
PER LEGGE !!!”
€
€
“Questi sono terroristi e nn
guardano in faccia a nessuno
sono bestie perciò devono
andare via tutti”
Scorrendo ancora
verso il basso questa
mini-classifica,
individuiamo
carlo calenda
(@ccalenda) con un
investimento di
20.557 € per 21
post tra il 25/4 e il
24/6 (solo due sono stati
sponsorizzati dopo la
campagna elettorale). I suoi
sono messaggi elettorali,
spesso proposti in un format
video nel quale si rivolge
direttamente al pubblico.
Non vi sono post problematici.
€
€
€
Poi Federico
Pizzarotti
(@f.pizzarotti) con
462 € per 8 post
tra il 22 e il 24
maggio, anche in
questo caso non
problematici.
La pagina di
Pippo civati
(@giuseppecivati)
ha sostenuto una
spesa di 376 € per
3 post tra il 29/4
e il 24/5. Non
problematici.
Infine nessuna
spesa per
luigi Di maio
(@luigidimaio);
quest’ultimo - è
bene ricordarlo non era candidato.
€
Più giù c’è
nicola Fratoianni
(@Fratoianni):
3.430 € euro per
25 post, tutti attivi
tra il 15 aprile e il 26
maggio; nessuno è
problematico.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
i 3 post…
cHE HAnnO GEnERATO
PIù cOMMEnTI OffEnsIVI
Autore
Post
Incidenza commenti
offensivi e/o
discriminatori
AnGELO cIOccA
Lega
TOLLERANZA ZERO per chi, in nome di una religione,
vuole portare MORTE nel #NostroPaese meritano di
non uscire più di GALERA !!! Complimenti
all’intelligence e alle Forze dell’ordine, grazie per il
vostro impegno !!!
88%
AnGELO cIOccA
Lega
Ecco i commenti di chi GIOISCE di fronte all’incendio di
un simbolo della CRISTIANITÀ e dell’OCCIDENTE, ah
ovviamente sono scritti in Arabo da islamisti !!! Come li
giustificheranno stavolta i #RadicalChic ???
85%
ALEssAnDRA cAPPELLARI
Lega
Controllore aggredito a Trieste da una donna senza
biglietto, che si é rifiutata di scendere, bloccando
l'autobus ed i passeggeri a bordo
74%
cHE HAnnO GEnERATO
PIù hate speech
Autore
Post
Incidenza commenti
hate speech
AnGELO cIOccA
Lega
TOLLERANZA ZERO per chi, in nome di una religione,
vuole portare MORTE nel #NostroPaese meritano di
non uscire più di GALERA !!! Complimenti
all’intelligence e alle Forze dell’ordine, grazie per il
vostro impegno !!!
64%
ALEssAnDRA cAPPELLARI
Lega
Controllore aggredito a Trieste da una donna
senza biglietto, che si é rifiutata di scendere,
bloccando l'autobus ed i passeggeri a bordo
54%
sILVIA sARDOnE
Lega
Una povera ragazza costretta ad ore di incubo e
violentata da stupratori stranieri. Questi vermi meritano
solo carcere duro a lungo. Inoltre per quanto mi riguarda
bisogna aumentare le pene per gli stupri
32%
25
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
i 3 post…
PIù cOMMEnTATI
Autore
Post
numero di commenti
MATTEO sALVInI
Lega
Ebbene sì, finalmente è tornato il... VINCI SALVINI!!!
Come funziona? Fa più punti chi mette più
velocemente "Mi piace" ai miei post su Facebook e, da
quest'anno, anche su TWITTER e INSTAGRAM.
Cosa si vince?
Ogni giorno la tua foto diffusa sui miei canali social
a 6 milioni di amici, una telefonata con me e, ogni
settimana, un caffè di persona (pensa che fortuna!).
Anche questo video avrà tutti contro? Giornaloni,
intellettualoni, professoroni, analisti, sociologi...
Pazienza!
Ai rosiconi diciamo: finché ce la lasciano LIBERA,
la rete la useremo il più possibile.
Iscriviti subito su: www.vincisalvini.it
Oggi vinciamo online, il 26 maggio con li voto alla Lega
vinciamo in tutta Europa!
28.987
Regolamento:
https://www.vincisalvini.it/files/regolamento.pdf
MATTEO sALVInI
Lega
"C'è un progetto per mettere delle TENDINE
nei cimiteri per coprire i simboli religiosi".
Pazzesco...
Ma quelli del Pd ci sono o ci fanno???
E poi si chiedono perché nessuno li vota...
26.511
MATTEO sALVInI
Lega
"Basta basta Salvini!".
"Casa per tutti, lavoro per tutti!".
"Condannare a Salvini, ASSASSINI!".
Che bello il modello di integrazione della sinistra:
accogliere tutti senza limiti, riaprire i porti,
avanti c'è posto!
Il Decreto Sicurezza Bis colpisce ancora più duramente
il traffico di esseri umani e il business dell'immigrazione
clandestina.
Tutti ci attaccano perché abbiamo fermato la
MANGIATOIA, se ho il vostro sostegno io NON MOLLO!
23.536
26
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
i 3 post…
PIù cOnDIVIsI
Autore
Post
numero di condivisioni
MATTEO sALVInI
Lega
AIUTAMI A FAR GIRARE almeno in rete!
Silenzio di quasi tutte le televisioni, titoli vergognosi
dei giornaloni, diffusione di foto di piazza Duomo a
manifestazione ancora non iniziata.
Hanno paura di noi, mentono e nascondono,
ma il 26 maggio è vicino!!!
#domenicavotoLega #stavoltavotoLega
36.845
MATTEO sALVInI
Lega
Bagheria (Palermo), SPETTACOLARE!!!
Fate girare voi queste foto perché tivù e giornaloni
faranno di tutto per nasconderle. Avanti tutta!
34.034
MATTEO sALVInI
Lega
Stiamo preparando una legge per raddoppiare le pene
a chi maltratta gli animali. Giù le mani da loro, e guai a
chi li abbandona!
32.692
cOn PIù like
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MATTEO sALVInI
Lega
È ora di far sentire la voce dei cittadini.
Per PEDOFILI e STUPRATORI galera e CASTRAZIONE
CHIMICA! Questo fine settimana vieni a firmare la
proposta di legge della Lega nelle piazze di tutta italia,
così il Parlamento non potrà far finta di nulla!
97.444
MATTEO sALVInI
Lega
Quasi il 60% degli italiani è favorevole alla castrazione
chimica per pedofili e stupratori, una legge di civiltà
presente in molti Paesi.
Oggi e domani la Lega raccoglie le firme nelle piazze di
tutta Italia, il Parlamento non potrà più far finta di niente!
96.798
MATTEO sALVInI
Lega
Arrestato giovane immigrato nordafricano per il
rogo che ha devastato la sede della Polizia locale
di Mirandola: due morti, decine di feriti e intossicati.
Una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle
vittime.
Altro che aprire i porti!
Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in
Europa, è un dovere morale: A CASA tutti!
87.457
27
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Prima parte
RIsuLTATI E
RAccOMAnDAZIOnI
Raccomandazioni
L
a risposta a un fenomeno complesso come quello dell’odio online
richiede un approccio che affronti il problema da diverse prospettive,
combinando obiettivi e modalità di intervento diverse tra loro. Amnesty
International Italia è in prima linea al contrasto del discorso violento,
aggressivo e discriminatorio, utilizzato prevalentemente per colpire le
categorie più vulnerabili, come migranti e rifugiati, rom, minoranze
religiose, donne e comunità lgbti.
In particolare, alla luce delle evidenze illustrate nel presente rapporto,
Amnesty International Italia avanza le seguenti raccomandazioni:
alle piattaforme dei social media – Twitter e Facebook:
• migliorare i meccanismi di segnalazione, anche in coordinamento con
le autorità di pubblica sicurezza competenti per la rilevazione delle
violazioni;
• migliorare i meccanismi di rimozione dei contenuti sensibili
condividendo con gli utenti linee guida e informazioni su come agire e
reagire in caso di violazioni e abusi;
• investire in campagne di sensibilizzazione pubbliche promuovendo il
contrasto al ricorso a un linguaggio offensivo, discriminatorio e di odio e
incoraggiando gli utenti a utilizzare i meccanismi di segnalazione di
violazioni e abusi;
• condividere e rendere pubblici i rapporti sulle segnalazioni ricevute,
disaggregate per tema e categoria bersaglio;
• rendere pubblici i dati sulle comunità di moderatori impiegate per
rispondere alle segnalazioni di violazioni e abusi, insieme ai dettagli
della loro formazione su tematiche relative al rispetto dei diritti umani e
alla parità di genere;
• migliorare gli standard di sicurezza e privacy, offrendo informazioni
personalizzate agli utenti sulla base delle attività riscontrate sulle
piattaforme e sulla tipologia di abuso riscontrato.
agli stati membri e alle istituzioni dell’Unione europea:
• impegnarsi a individuare e contrastare le condizioni che possono
favorire il fenomeno del discorso di odio online e assumere misure per
prevenirlo e scoraggiarne l’uso;
• promulgare e rendere esecutiva una legislazione adeguata, che includa,
quando rilevante, sanzioni penali in linea con la legislazione e gli
standard internazionali in materia di diritti umani, in special modo in
relazione a violazioni e abusi nei confronti di categorie vulnerabili
(migranti e rifugiati, rom, minoranze religiose, donne e comunità lgbti) e
alla violenza di genere;
• investire in maniera prioritaria sullo sviluppo delle capacità e la
formazione degli organismi preposti all’applicazione della legislazione
pertinente in materia di abusi online, discriminazione e parità di genere,
investendo parimenti sul sostegno alle vittime di violenze e abusi online;
• investire in campagne di sensibilizzazione pubbliche su violenza e abusi
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
Prima parte
RIsuLTATI E
RAccOMAnDAZIOnI
online, combattendo gli stereotipi basati sull’appartenenza a gruppi
etnici, sesso e genere e promuovendo concretamente politiche per
l’uguaglianza di genere.
in particolare alle autorità italiane (in aggiunta a quanto sopra):
• appoggiare la creazione di meccanismi specifici a sostegno della
riduzione del linguaggio discriminatorio e di odio anche relativamente ai
casi di discriminazione riconducibili all’omo/transfobia, riaprendo la
discussione sul possibile ampliamento della Legge Mancino-Reale;
• impegnarsi alla costituzione di una Commissione di indirizzo e controllo
sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione
all’odio e alla violenza e di una sua pronta calendarizzazione al fine di
renderla effettiva, sostenendo altresì ogni iniziativa parlamentare ed
extra parlamentare sul tema;
• impegnarsi alla riduzione del ricorso a un linguaggio offensivo e
discriminatorio nei confronti di gruppi e categorie vulnerabili, anche
monitorandone e sanzionandone il ricorso da parte degli esponenti
politici ai fini propagandistici;
• avviare programmi di formazione specifica sul personale docente in
materia di contrasto alla discriminazione e al ricorso al discorso di odio
promuovendo un utilizzo corretto delle piattaforme social.
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
La mappa delle parole
Di Federico Faloppa,
Università di Reading
I
l corpus di dati raccolto è piuttosto grande, in termini di parole (o
token, come vengono chiamati dalla linguistica dei corpora). In questa
breve analisi, ci si soffermerà su un campione esemplificativo costituito
da circa un milione di parole per quanto riguarda i testi prodotti dai
candidati e di circa 550 mila parole, per il corpus di commenti. Una prima
sommaria analisi di questi corpora per mezzo del software di lexical
computing “Sketchengine” (www.sketchengine.eu) permette di ricavare
alcune informazioni, non solo numeriche e quantitative, che possono
aiutare a descrivere e interpretare i dati, nel tentativo di giungere ad
alcune ipotesi od osservazioni generali.
Sul piano lessicale, è interessante per esempio notare che le liste di
frequenza assoluta di entrambi i corpora indicano in “Salvini” e in “italia”
i due sostantivi più frequenti, con “lega” ed “Europa” a seguire. Pur in
assenza di ulteriori (necessari) dettagli sulla frequenza relativa dei lemmi
nei vari subcorpora (divisi per i vari candidati, per esempio), si può
ipotizzare quali fossero i focus del dibattito che ha attraversato tutta la
campagna elettorale, che ha avuto un indiscusso protagonista e che in
Italia si è probabilmente concentrata di più su questioni di politica interna
che europea. Non sembrerebbe un caso, per esempio, che l’aggettivo
“europeo” compaia solo molto dopo nella lista di frequenze (al 176° posto
dei lemmi più frequenti nei commenti e addirittura 226° posto dei lemmi
più frequenti nei testi prodotti dai candidati, con appena 574 per
1.000.000).
“Salvini” è protagonista nel bene e nel male: frequentissimo è il titolo di
“capitano”, che gli viene attribuito con connotazione positiva, ma
frequente è anche l’apposizione “bastardo”, con cui viene apostrofato dai
suoi oppositori e dai loro follower. Tra i “buonisti” (con la loro “retorica” o
“narrazione”) Laura Boldrini, pur non essendo candidata, la fa ancora da
padrona.
Riguardo a termini astratti dalla forte pregnanza politica, si parla molto
di “sicurezza” e molto meno di “economia” e “crisi”, come se i temi
economici fossero meno centrali rispetto a quelli di ordine pubblico.
“Razza” è più frequente di “etnia/etnico”, ma si tratta di una manciata di
occorrenze. Si parla più di “immigrazione” (811 occorrenze) che di
“immigrato/i” (meno di 500 occorrenze”), che viene superato dal lemma
“migrante”, fortemente polarizzato (in negativo, in associazione con
“sbarchi/sbarcare”, “irregolare”, “business” (“business dei migranti”); con
connotazione positiva, utilizzato come aggettivo di “bambini”. L’uso di
migrante/i, un termine cui generalmente attribuiamo un significato più
neutro di immigrato, ci spiega in realtà quanto occorra analizzare i termini
nel loro contesto, che in questo caso infatti rivelano molte connotazioni
negative e una semantica articolata.
In termini di associazioni di binomi lessicali, forse non stupisce che i
cluster più frequenti per l’aggettivo islamico, nel corpus di testi prodotti dai
candidati, siano “estremismo islamico”, “terrorismo islamico”,
“fondamentalismo islamico”, “integralismo islamico”. “Problema”,
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
“immigrazione”, “fenomeno”, “pericolo” sono altri sostantivi che fungono
spesso come modificatori dell’aggettivo. “Cultura” o “culturale”, tanto per
fare un esempio di segno opposto, compaiono solo in un caso: nel caso di
una visita di un candidato a un “centro culturale islamico”. Di contro,
anche se meno ricorrenti, sono le associazioni tra “cristiano” e “popolo”
od “orgoglio”.
In contesto di forti polarizzazioni, vale la pena di vedere come è
utilizzato l’aggettivo “nostro”, piuttosto frequente nel corpus di testi
prodotti dai candidati (circa un’occorrenza su mille parole). Si trova ed era immaginabile - in co-collocazione con “candidato” (“nostro
candidato”), “compito”, “dovere” (“nostro dovere”), ma anche
frequentissimamente con “capitano” (“nostro capitano”, in riferimento
a Salvini, a cui va spesso “il nostro sostegno”), “casa” (“casa nostra”),
“civiltà” e “cultura”, “città” (dove serve “più sicurezza”), “confini”
(frequente la combinazione “nostri confini”, sottointendendo “italiani”),
“donne” (frequente e indicativa la collocazione “nostre donne”),
“futuro” – di italiani prima ancora che di europei (“Torniamo padroni
del nostro futuro!”) -, “gente”, “identità”, “interessi” (“nostri interessi
nazionali”), “Italia” (la “nostra amata Italia”), “mercato del lavoro”,
“paese” e “popolo” (e “nostro popolo” è non di rado in co-collocazione
col verbo “difendere”), “porti” (“nostri porti”, una collocazione che non
si sarebbe trovata in passato), “problema” (“... governi che se ne
fregano e ci lasciano soli di fronte a un problema che non è certo
nostro, ma di tutta l’Europa...”), “radici” (“cristiane”), “simboli” (“nostri
simboli cristiani”), “storia” (“svenduta” e “cancellata”), “terra” e
“territorio” (anch’esso da “difendere”). La semantica del lemma
“nostro” ha tratti sempre positivi, benché non sempre definiti (non
sempre è facile capire a quale “noi” si riferisca ed è questa ambiguità a
risultare altamente produttiva) e mostra tutta la sua ricchezza
soprattutto nel campo sovranista, come se la costruzione del “noi” e di
un soggetto plurale forte e fortemente identitario fosse appannaggio
soprattutto di una sola parte politica. Il problema non sembra, quindi,
soltanto quello di una presenza massiccia di discorsi d’odio, ma anche
la compattezza, a destra, di stilemi, lessici, retoriche solide e
riconoscibili: un linguaggio che si è fatto egemone anche grazie
all’hate speech, ma molto oltre l’hate speech.
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Immigrazione e rom,
la copertura dei temi divisivi a
confronto su tv e carta stampata
I
n che modo i temi che scatenano maggiore odio sui social media sono
stati rappresentati dai media tradizionali, in particolare nei telegiornali e
sulle prime pagine dei quotidiani, nel periodo di monitoraggio?
Abbiamo deciso di soffermarci su due casi che in rete hanno scatenato
polemiche e contenuti offensivi e/o discriminatori.
Il primo è inerente al tema rom, poco presente nel dibattito, ma capace di
generare la maggiore incidenza di interazioni e un’alta ricorrenza di
contenuti problematici. È, inoltre, il tema con la più elevata incidenza di
post/tweet dei politici offensivi e/o discriminatori. Il caso è quello delle
vicende che hanno avuto luogo nel quartiere romano di casal Bruciato,
dove il 6 maggio hanno inizio le proteste dei residenti contro
l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di etnia rom.
Il secondo case study è relativo al tema immigrazione, quello che ha avuto
il maggior peso nel dibattito online, tra i temi legati ai diritti osservati
nell’ambito del monitoraggio e corrisponde a un episodio che vede
protagonista, a partire dal 15 maggio, la nave Sea Watch, impegnata in
operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo.
casal Bruciato
LA cOPERTuRA MEDIATIcA nEI TELEGIORnALI
17
a cura dell’Osservatorio di Pavia
Il caso delle tensioni scoppiate in occasione dell’assegnazione di un
alloggio popolare a una famiglia rom di origini bosniache diventa notizia
nelle edizioni principali di quattro dei sette tg delle reti generaliste nella
sera del 7 maggio. I tg che ne parlano raccontano con parole e immagini
le tensioni tra gruppi antagonisti, attivisti dei movimenti per la casa da un
lato e residenti affiancati da CasaPound dall’altro. Si parla delle minacce e
degli insulti, “Insulti shock” li definisce il Tg1, che riporta la minaccia ‘ti
stupro’ rivolta alla mamma della famiglia rom.
17 Si tratta delle edizioni del prime
time delle tre reti RAI, delle tre reti
Mediaset e del Tg La7. I tg
analizzati sono quelli del mese di
maggio (2019).
32
Nei telegiornali del 7 maggio che danno notizia delle tensioni vengono
intervistati il padre della famiglia in questione, Imer (nel Tg3 e nel Tg4) e
alcuni abitanti si lamentano dell’assegnazione della casa ai rom (per
esempio nel Tg4 un uomo dichiara: “ma io compro casa per avere gli
zingari a fianco. Se li mettesse a casa la Raggi” e nel Tg3 una donna
lamenta che il valore degli immobili si svaluterebbe con l’assegnazione a
questa famiglia), mentre in un’altra intervista un uomo smorza i toni
ricordando quando a essere sgradite erano le famiglie di origine calabrese
con le quali poi è nata un’amicizia (Tg3).
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
La sera successiva, l’8 maggio, la vicenda di Casal Bruciato è in tutti i
tg della sera. I servizi informano sulla visita di Virginia Raggi, la quale si
è recata a incontrare la famiglia e che per questo viene contestata. I
telegiornali riportano le parole della Raggi, la quale afferma che chi
insulta i bambini e chi minaccia di stuprare le donne dovrebbe fare un
esame di coscienza e invita a rispettare la legge. Oltre alle parole della
Raggi e a dichiarazioni di Imer e della moglie, le interviste in onda sono
a esponenti e simpatizzanti di Casa Pound, a cittadini che protestano
contro l’assegnazione, ma anche a esponenti di movimenti per il diritto
alla casa e al vescovo vicario di Roma che, in una dichiarazione in
onda sul Tg3, dice “è una brava famiglia rom, bosniaca, che lavora e
che manda i figli a scuola. L’odio nasce perché sono rom e questo è
inaccettabile”. Sempre nello stesso tg due donne intervistate
dichiarano: “anche io se mi metto a fare 14 figli passo sopra tutte le
graduatorie” e “agli zingari sì, e noi che ci stiamo dentro da 45 anni ce
stanno a buttare fuori perché siamo morosi”. I giornalisti in più di un tg
ribadiscono che la famiglia è legittima assegnataria della casa popolare.
Il 9 maggio l’attenzione dei tg è rivolta all’incontro di Papa Francesco
con il popolo rom e sinti in Vaticano e del colloquio privato di Bergoglio
con la famiglia bosniaca tenutosi a San Giovanni in Laterano. Trovano
qui spazio le parole di solidarietà ma anche di condanna del Pontefice.
Nella stessa giornata i tg danno notizia dei primi passi della
magistratura, dell’informativa consegnata in procura dalla Digos e delle
persone denunciate per minacce con l’aggravante dell’odio razziale.
Tra gli intervistati Imer e la moglie Senada e alcuni abitanti di Casal
Bruciato. Un uomo afferma davanti al microfono: “se diamo la
preferenza a chi ha più figli, noi saremo sempre ultimi, loro sempre
primi”(Tg5 e Tg1), un altro dice: “perché qua dentro solo gli italiani ce
devono stare” (Tg3), mentre due donne del quartiere intervistate dal
Tg2 si lamentano così: “dice non vogliono i rom, prima ci sistemassero
e poi mettiamo i rom, o no?” e “ma damme una roulotte e vado a fa la
zingara, io so contenta de fa la zingara, guarda”.
Nei giorni successivi la copertura giornalistica della vicenda cala.
Il 10 maggio i due tg che ritornano sulla vicenda parlano dell’indagine
aperta per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione
razziale. Si dice di un ritorno alla normalità per la famiglia.
L’11 maggio il Tg3 dedica un servizio alla staffetta di solidarietà dei
volontari dell’Associazione Nonna Roma, che hanno raccolto e donato
mobili e giocattoli e che sostengono la famiglia rom che la giornalista
del Tg3, in apertura di servizio, ribadisce essere legittima assegnataria
della casa popolare.
La vicenda ridiventa notiziabile il 16 maggio quando i tg informano sul
numero di persone indagate dalla procura di Roma per i disordini conto
i rom di Torre Maura e Casal Bruciato, appartenenti a movimenti di
estrema destra e indagati per violenza e minacce aggravate dall’odio
razziale. Si dice che l’indagine è estesa anche ad antagonisti e
movimenti per la casa per corteo non autorizzato.
Infine di Casal Bruciato si torna a parlare marginalmente in alcuni tg
del 20 Maggio in occasione di alcuni servizi sulla campagna elettorale,
quando il segretario PD Zingaretti riapre a Casal Bruciato la sezione
del partito.
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
LA cOPERTuRA MEDIATIcA nELLA sTAMPA
I fOcus
a cura dell’associazione carta di Roma
18
L’attenzione alla vicenda avvenuta il 7 maggio del 2019 nel quartiere
romano Casal Bruciato è presente, ma non centrale nei quotidiani nazionali.
28 sono le notizie nel mese di maggio dedicate alla vicenda: un picco
iniziale, l’8 maggio, in corrispondenza della protesta nel quartiere e degli
insulti nei confronti della mamma rom “Vattene dal quartiere o ti stupro”;
e pochi giorni dopo, il 10 maggio, i quotidiani raccontano dell’incontro di
Papa Francesco con la famiglia di origine bosniaca “Resistete, il
populismo cresce seminando la paura”.
Complessivamente i toni e gli sguardi alla vicenda sono pacati e accurati.
In molti articoli si sottolinea l’origine bosniaca della famiglia e la
cittadinanza italiana per 11 dei dodici figli della coppia.
Prevalgono le voci di condanna dei comportamenti dei manifestanti e di
stigmatizzazione delle frasi di odio pronunciate da alcuni esponenti di
Casa Pound.
L’uso della parola “zingaro” quando impiegato negli articoli dei quotidiani
(per riportare le frasi pronunciate dai manifestanti) è inserito nel virgolettato,
nel rispetto delle linee guida della Carta di Roma e, in particolare del primo
principio “Usare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di
restituire al lettore e all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti,
evitando l’uso di termini impropri”. Infatti, il termine “zingari” è percepito
dalle comunità rom e sinti perlopiù come offensivo; è un eteronimo imposto
dalla società maggioritaria a un gruppo che non si autodefinisce così.
Spesso l’uso di questo termine si accompagna a quello dei “campi nomadi”,
che fa pensare a luoghi adatti a gruppi umani che si spostano
continuamente e quindi a una forma di insediamento tipica di quelle
popolazioni e in qualche modo necessaria. Non è proprio così dal momento
che solo una piccola parte dei sinti e dei rom residenti in Italia (il 3%) non è
sedentaria, e perlopiù per via dell’occupazione in lavori stagionali.
I quotidiani, inoltre, si caratterizzano per la completezza dell’informazione
sulla vicenda: dati relativi alla presenza dei rom e dei sinti in Italia, resoconti
della complessità nella gestione delle politiche abitative, questione annosa e
presente da lungo tempo nella Capitale, ipotesi per l’accoglienza delle
famiglie indigenti e per una collocazione tra i diversi municipi.
Sea Watch
18 I quotidiani inseriti nella
rassegna quotidiana della
Associazione Carta di Roma
comprendono le principali testate
nazionali e locali. Delle seguenti
testate sono inserite anche le
prime pagine: Avvenire, Corriere
della Sera, Il Fatto Quotidiano,
Il Giornale, Il Sole 24 Ore, La
Stampa, La Repubblica, Libero.
La base complessiva dal 1°
maggio al 23 maggio 2019 è di
837 articoli.
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LA cOPERTuRA MEDIATIcA nEI TELEGIORnALI
a cura dell’Osservatorio di Pavia
L’attenzione dei tg della sera nei confronti del soccorso prestato dalla nave
dell’ong tedesca Sea Watch a 65 migranti a bordo di un gommone si
snoda a partire dal 15 maggio, quando il Tg3 delle 19:00 informa
sull’avvenuto salvataggio, per poi proseguire nei giorni successivi anche
negli altri notiziari, diventando spesso oggetto di dibattito politico, in
connessione anche con la discussione sul decreto sicurezza bis.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Due giorni dopo, il 17 maggio, i tg che si occupano della Sea Watch,
informano sulla posizione della nave al largo di Lampedusa,
sull’autorizzazione allo sbarco delle famiglie con bambini e di un
disabile, dell’inchiesta aperta dalla Procura di Agrigento per
favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma a dominare
l’attenzione giornalistica sono soprattutto le dichiarazioni di Salvini che
in un video messaggio dichiara: “e non c’è Presidente del Consiglio che
tenga, e non c’è Ministro dei 5 Stelle che tenga, no in Italia i trafficanti
di esseri umani non arrivano più” e anche: “ancora in queste ore c’è
l’ennesima nave di una ong straniera che vorrebbe avvicinarsi a un
porto italiano. No, nisba, chiuso” e ancora: “nessuno pensi di riaprire i
porti, nessun ministro ad esempio pensi, o anche il Presidente del
Consiglio pensi di ordinare a me di fare entrare la nave che illegalmente
ha raccolto immigrati e vorrebbe arrivare in Italia no. Se qualcuno
pensa di riaprire i porti ha trovato il ministro sbagliato e il partito politico
sbagliato”.
Il 18 maggio i tg informano che la Sea Watch è in rada a Lampedusa.
Alcuni notiziari sottolineano la situazione di salute critica dei migranti,
attraverso le parole del medico di bordo (come, per esempio, il Tg1).
Il Tg7 dà la parola a Giorgia Linardi, la portavoce dell’ong, la quale
parla delle cattive condizioni del tempo e dello stato di salute dei
migranti a bordo, mentre il Tg3 riporta le parole di una donna a bordo
che racconta della sua esperienza nelle carceri libiche dove “se non
hai i soldi ti picchiano”.
A fare notizia è anche il ‘braccio di ferro’ (così viene definito dalla
sintesi giornalistica) tra il comandante della nave e il Viminale, che
continua a negare l’attracco.
Sul versante della cronaca politica, il Tg1 riporta le dichiarazioni della
Meloni, che in un tweet chiede di trasbordare i passeggeri della Sea
Watch e poi affondare la nave della ong, aggiungendo che questo
dovrebbe fare un governo che intende difendere i propri confini e il Tg2
informa che Salvini, in un comizio elettorale a Milano, ribadisce: “quella
nave in un porto italiano non entra”.
Il giorno successivo, il 19 maggio, l’attenzione dei tg è alta, con un
duplice focus. A servizi che narrano la cronaca degli eventi riguardanti
la nave e il suo equipaggio - nave sequestrata dalla Guardia di Finanza,
equipaggio denunciato, il PM che ordina lo sbarco dei 47 migranti, i
magistrati di Agrigento che indagano per favoreggiamento di
immigrazione clandestina, i migranti che verranno ospitati nel centro di
accoglienza dell’isola – si alternano servizi di cronaca politica con il
focus sulle dichiarazioni di Salvini e di Di Maio e sul decreto sicurezza.
Di Salvini si racconta la volontà a tenere i porti chiusi e il no ribadito agli
sbarchi e di Di Maio si dice che chiede all’Europa la garanzia che si
prenda carico dei migranti, non lasciano l’onere solo all’Italia. Nella
stessa giornata i servizi che parlano della Sea Watch in chiave politica
puntano l’attenzione anche sui rilievi mossi dall’Onu al decreto
sicurezza. Oltre alla voce di Di Maio e Salvini, intervistati sono anche la
portavoce della Sea Watch (in un servizio del Tg2) e un esponente delle
Chiese Evangeliche che sottolinea come loro si rendano disponibili
all’accoglienza (Tg3).
Il 20 maggio l’attenzione dei tg è principalmente sull’indagine in corso, sul
sequestro della nave, sulle procedure d’identificazione dei migranti
sbarcati. Due tg mandano in onda una dichiarazione di Giorgia Linardi.
35
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
A proposito della Sea Watch sequestrata si riporta il commento di Salvini
che si auspica che la procura vada fino in fondo con le indagini.
I fOcus
Il 21 maggio l’attenzione scema, con due brevi servizi del Tg1 e del Tg3
che parlano dell’interrogatorio di Arturo Centore, comandante della Sea
Watch, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si
dice che la nave rimane sotto sequestro.
Prima delle elezioni, nel mese di maggio, si parlerà ancora della ong Sea
Watch quando il 23 maggio alcuni tg daranno la notizia della
segnalazione, da parte dell’organizzazione, della presenza di un gommone
in avaria davanti a una nave militare italiana.
LA cOPERTuRA MEDIATIcA nELLA sTAMPA
a cura dell’associazione carta di Roma
Dal 13 fino al 23 maggio, le operazioni di ricerca e soccorso nel
Mediterraneo Centrale occupano le prime pagine dei quotidiani: 149
notizie (di cui 13 sulle prime pagine) in poco più di dieci giorni. Al
centro le vicende della nave Sea Watch in attesa di approdo in un porto
italiano e le relative prese di posizione politica. “Mai lo sbarco”, “La Sea
Watch in rotta verso Nord: porti chiusi, noi soli un’altra volta. Alla
cronaca degli arrivi, realizzati e mancati, fa da contraltare la politica
presente nel 75% degli articoli. Due sono i focus prevalenti: il dibattito
politico all’interno del Governo (e quello tra maggioranza e opposizione)
e la polemica a distanza tra il Ministro degli Interni e il pubblico
ministero di Agrigento, e la relativa polemica circa l’indipendenza della
magistratura in Italia. La politica dunque è la protagonista delle vicende
legate alla ricerca e al soccorso in mare, alimentando essa stessa
racconti di polemiche e accuse. I protagonisti – migranti e rifugiati –
rimangono sullo sfondo, ai margini della narrazione, incentrata appunto
sullo scontro politico e istituzionale. La contestualizzazione dei paesi di
origine, gli approfondimenti sulle migrazioni forzate, gli aspetti normativi
si perdono nel flusso mediatico, anche in quello della carta stampata.
Seppur presenti alcuni articoli che collocano la questione nel quadro
più ampio della gestione europea del fenomeno migratorio, prevale nel
complesso una narrazione che insiste sulla dimensione “securitaria”
(controllo delle frontiere, la distanza in miglia dalla costa, i continui
arrivi, anche se in calo significativo) anziché su quella umanitaria.
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Odio e religione:
musulmani nel mirino
Di alessandra vitullo,
Fondazione Bruno Kessler
L
a seconda edizione del Barometro dell’odio, dedicato alle Elezioni
Europee 2019, conferma e in alcuni casi rafforza le tendenze già
registrate dal monitoraggio online, condotto da Amnesty, nel 2018,
durante il periodo di campagna elettorale in Italia. In crescita quei discorsi
di incitamento all’odio dei politici italiani che vanno a colpire in particolar
modo determinate minoranze religiose in Italia e in Europa. Anche se
rispetto ai loro follower i politici sembrano mantenere toni più moderati, i
candidati alle ultime elezioni europee monitorati hanno scritto quasi 1
post/tweet negativo su 5, contenente un argomento discriminatorio
contro gruppi religiosi minoritari in Europa. In linea con il Barometro
dell’odio 2018, la comunità musulmana si conferma come il gruppo
religioso maggiormente bersagliato dal discorso politico italiano.
Come avviene anche per altre tipologie di messaggi d’odio, per esempio
quelle che riguardano rifugiati e migranti, i membri della comunità
musulmana vengono solitamente indicati dai politici come
ontologicamente possessori di qualità indesiderabili. In particolare, in
occasione delle elezioni europee 2019 i messaggi anti-musulmani
sembrano aver voluto rievocare il vecchio refrain dello scontro di civiltà,
dove la rappresentazione dell’islam si basa sostanzialmente sulla
descrizione di una religione incompatibile con i valori occidentali e che
prevede il solo ricorso alla violenza come strumento per far avanzare la
fede. I due partiti che maggiormente pongono l’accento sulla pericolosità
dell’islam sono risultati essere Lega e Fratelli d’Italia; allo stesso tempo,
però, i loro leader e candidati sono stati anche i più attivi online durante
tutto il periodo di monitoraggio.
Inoltre, la tecnica maggiormente utilizzata dai candidati dei due partiti per
veicolare messaggi anti-musulmani ha previsto il ricorso al commento di
notizie di cronaca internazionale e nazionale dove i musulmani erano
protagonisti di atti di violenza. Le notizie servivano normalmente per
incitare il disprezzo verso la specifica tradizione religiosa, nel tentativo di
assimilare e identificare tutti coloro che vi appartengono come un gruppo
potenzialmente pericoloso, violento e criminale.
Le minoranze religiose, e nello specifico l’islam, è risultato essere, insieme
a “rom” e “donne”, il secondo gruppo tematico che ha suscitato più hate
speech sui social media, dopo la categoria “migrazione”.
Del resto, un inevitabile effetto di cassa di risonanza del discorso contro la
comunità musulmana è stato veicolato dalla stessa crisi migratoria che sta
attraversando il Paese. Non a caso nel discorso politico i temi legati alla
migrazione e alle comunità islamiche, sono quelli che hanno generato la
maggiore incidenza. Questa congiunzione ha fortemente contribuito a
consolidare anche nel discorso e senso comune il sillogismo che
sovrappone termini come immigrato/arabo/musulmano/terrorista, che si
possono ritrovare utilizzati con inconsapevole intercambiabilità anche in
numerosi commenti dei follower.
37
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
QuALcHE EsEMPIO
i post/tweet offensivi
e/o discriminatori dei politici
Ecco i commenti di chi GIOISCE
di fronte all’incendio di un simbolo della
CRISTIANITÀ e dell’OCCIDENTE,
ah ovviamente sono
scritti in Arabo da islamisti !!!
Come li giustificheranno stavolta i
#RadicalChic ???
Se i musulmani pensano di portare la
guerra santa in Italia, non resta che bloccare
l’immigrazione islamica finché non si saranno
chiariti le idee. Difenderemo le nostre radici
cristiane dall’islamizzazione dell’Europa,
se ne facciano una ragione buonisti e sultani
di mezzo mondo
angelo ciocca (Lega)
Giorgia meloni (Fratelli d’Italia)
QuALcHE
EsEMPIO
commenti offensivi e/o
discriminatori degli utenti
La nostra Europa e non la tua, e ti
rammento che i porci islamici, ieri a Parigi
ridevano nel guardare un simbolo cristiano
andare a fuoco.
Espulsione di tutti gli islamici dall’Europa!
Islam fuori legge. Punto non se ne può più.
Cominciamo a fare pulizia, cominciando
dagli islamici.
Ma vai a fanculo buffone islamico
di merda tu e tutta la tua razza. Spero
che non tutti siete così.
38
Ricordiamoci che l’islamico è ns nemico e
dobbiamo cercare di combatterlo
in tutte le maniere, prima con le parole ma
non hanno effetto e dopo con le espulsioni
e in crescendo.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Donne sotto attacco
Un tema trattato poco (presente nello 0,8% dei contenuti, inclusivi di
post/tweet e commenti) e che stimola poche reazioni (in media solo
47,5 like, 7,8 commenti e 30 condivisioni per post/tweet di politici sul
tema donne), ma che riesce a scatenare tanto odio tra gli utenti: è il
terzo, infatti, dopo immigrazione e minoranze religiose, per incidenza di
casi di hate speech tra i commenti, con il 4,5%. La classifica resta la
stessa se allontaniamo la lente per osservare il più ampio bacino di
commenti offensivi e/o discriminatori: donne si colloca di nuovo al terzo
posto, dopo immigrazione e minoranze religiose, col 36,9%. Oltre un
terzo dei commenti online che tratta il tema donne, dunque, è
problematico.
Un dato che si discosta da quelli relativi agli altri temi, i quali ci
suggeriscono che gli argomenti sui quali i politici si esprimono con toni
problematici (come nel caso di immigrazione e minoranze religiose)
sono anche quelli che generano più parole d’odio tra gli utenti. I politici,
che affrontano o richiamano questo tema nel 2,9% dei post/tweet
valutati, ricorrono a un’accezione prevalentemente neutra o positiva
(579,5 post/tweet su 623 sono neutri e/o positivi, mentre solo 43 hanno
un’accezione negativa – ma nessuno è offensivo e/o discriminatorio).
Ben diverso l’atteggiamento degli utenti, che ne parlano solo nello
0,7% dei commenti, in modo negativo quasi nella metà dei casi
(46,9%), coi risvolti relativi a commenti offensivi e/o discriminatori e
all’hate speech citati sopra.
Guardando da una prospettiva diversa – spostando lo sguardo dal tema
donne, alle donne in quanto target – gli attacchi che bersagliano questa
categoria sociale rappresentano lo 0,6% sul totale del dibattito politico
online. Vale a dire che quasi 1 commento su 100 tra i 100.000
analizzati, consiste in un commento offensivo e/o discriminatorio o
hate speech contro le donne (o contro una donna in particolare).
L’hate speech ricorre nel 7,7% degli attacchi alle donne.
A parlare di diritti delle donne sono, prevalentemente, le candidate:
scopriamo, inoltre, che i cinque politici che dedicano più spazio al
tema donne sono Daniela Poggio (+Europa), Beatrice Brignone
(Europa verde), annalisa corrado (Europa verde), Pina Picierno
(Siamo Europei), Beatrice covassi (Siamo Europei).
Un dato interessante è relativo agli attacchi personali subiti dai politici:
4 dei 5 esponenti con la maggiore incidenza di attacchi personali
sono donne. Si tratta di Pina Picierno, Simona Bonafè, Corradino
Mineo, Cécile Kyenge, Daniela Santanchè. I candidati e leader uomini
hanno registrato un’incidenza19 media di attacchi personali pari
all’1,2%, mentre nel caso delle colleghe donne sale al 2,5%. Oltre 1 su
4 consiste in un insulto di tipo sessista.
Si intende l’incidenza di attacchi
(commenti offensivi e/o
discriminatori o hate speech)
personalmente diretta al politico
sul totale di commenti offensivi
e/o discriminatori pubblicati sul
feed del politico.
19
Alla luce di quanto rilevato nell’ambito di questo monitoraggio, l’odio
nei confronti delle donne sembra seguire un percorso proprio rispetto
alle altre tematiche e agli altri target: ad alimentarlo non servono casi di
cronaca polarizzanti, né le parole offensive e/o discriminatorie o le
provocazioni dei politici. È un’intolleranza di tipo latente, costante,
frutto di un retaggio culturale antico.
39
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Spesso le si dà sfogo attraverso assunti e stereotipi sessisti e/o volgari:
Gran bel fisico ma zero cervello, adesso capisco meglio la mazzata
quando si è candidata evidentemente gli elettori del nord est la
conoscevano bene
6 scopabilissima , ma non capisci un cazzo di politica
cessa stai zitta
Il suo cervello è rimasto dall’estetista e parrucchiera...Non pretendere
che le pdiote ragionino. Povere depresse...Matteo Salvini è fin troppo
signore, altrochè. Mica quel Pinocchio
mi vergogno che tu sia della mia città. Non ti sei ancora stancata di fare
figure di MERDA in giro? Pensa ad andare dall’estetista che è quello
che conta per te. Al resto ci pensiamo noi gente che lavora veramente
Meglio piccolo uomo che una pseudo pdiota filoislamica-integralista.
Vai dall’estetista e dalla parrucchiera che è il tuo hobby. Credimi fai più
bella figura. Poi vi stupite perchè gli italiani vi odiano
Ma vai affanculo te e la maiala di tu ma troia
Rossetto rosso Troia ummmmm
e che si rivela con ancora maggiore veemenza quando il target donna
si sovrappone ad altre categorie sociali, come quella
migranti/rifugiati/persone con background migratorio.
40
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Barometro dell’odio
e mappa dell’intolleranza,
alcune considerazioni
da una lettura congiunta
unO sGuARDO ALLE DuE RILEVAZIOnI:
PunTI D’IncOnTRO E DIffEREnZE
Di Barbara lucini,
Itstime, Dipartimento Sociologia,
Università Cattolica, Milano
L
a lettura e l’analisi congiunte dei dati provenienti dai progetti
Barometro dell’Odio e Mappa dell’Intolleranza 2019 20, consentono
di condurre alcune considerazioni generali a livello sociologico.
In termini di dinamiche socio–comunicative e di utilizzo dei social, per
esempio, entrambi i progetti mettono in evidenza caratteristiche comuni
nell’utilizzo di Twitter.
In primo luogo il tono generale molto negativo è in linea con quanto
rilevato anche per la Mappa dell’Intolleranza 2019 e, in particolare, con la
tendenza evidenziata dall’introduzione della scala di aggressività. Ciò
permette quindi da un lato di poter comparare questi tweet con quelli
della Mappa e dall’altro di meglio comprendere le sfumature di
aggressività e i diversi toni utilizzati, comprensione quanto mai necessaria
soprattutto considerando i cambiamenti in corso nell’ambito dell’odio
online.
20 La Mappa dell’Intolleranza è un
progetto di Vox- Osservatorio
Italiano sui Diritti in collaborazione
con le università Statale di Milano,
Sapienza, università di Roma,
Aldo Moro di Bari e dipartimento
di sociologia università Cattolica di
Milano. Giunta alla sua quarta
edizione, la Mappa
dell’Intolleranza è stato il primo
tentativo di monitorare l’odio sui
social. Fotografa e geolocalizza i
tweet contro migranti, donne,
musulmani, ebrei, gay e disabili.
www.voxdiritti.it.
L’accentramento di pochi profili, ma con un numero elevato di
interazioni, è un’altra somiglianza fra il Barometro dell’odio e la Mappa
dell’Intolleranza; segno questo di una concentrazione di profili e quindi di
una polarizzazione rispetto agli utenti che poi visualizzano tali profili. Tale
accentramento conferma che i retweet rappresentano una dinamica
comunicativa importante, andando a enfatizzare la circolarità di quella che
potrebbe essere definita come la “spirale d’odio”. Una distinzione
importante in questo contesto, riguarda l’utilizzo di hate speech da parte
dei politici e da parte degli utenti: i primi lo utilizzano di rado, mentre i
secondi sistematizzano la dinamica di accentramento, considerata come
una delle caratteristiche dell’odio online (pochi utenti con linguaggi più
violenti; focus su specifiche tematiche o gruppi sociali). Lo sbilanciamento
fra livello di aggressività dei politici e quello degli utenti è indice di
dinamiche e fini comunicativi differenti, a seconda dei profili di chi
comunica.
I temi di discussione scelti sono quelli che alimentano più polarizzazione e
che hanno un impatto maggiore sulla percezione dell’opinione pubblica.
La scelta anche di temi poco presenti nell’agenda pubblica, ma di grande
impatto mediatico ha generato molte interazioni fra gli utenti. Per esempio,
contenuti riguardanti i rom.
41
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Le stesse tendenze vengono anche confermate per quanto concerne le
categorie considerate come target dell’hate speech via Twitter e in
particolare immigrati/immigrazione e donne.
Si nota una concentrazione su alcuni temi specifici, come l’immigrazione,
contenuto protagonista dei tweet raccolti. Le dinamiche social e sociali
hanno messo in evidenza come per le notizie legate a questo argomento vi
sia stata un’attenzione specifica più alta rispetto ad altre notizie o eventi.
La categoria sociale rappresentata dalle donne rimane quella con una
grande percentuale di tweet negativi, nonostante una diminuzione rispetto
allo scorso anno. Una differenza di genere la si trova nei tweet più
aggressivi rivolti alle donne in politica, rispetto ai loro colleghi uomini.
Risulta invece assente nella rilevazione del Barometro dell’odio, ed è un
dato interessante, la questione dell’antisemitismo. Questione, che invece
ha un ruolo decisamente di primo piano nella Mappa dell’Intolleranza.
Una discrepanza che forse è possibile meglio comprendere se si guarda
alla storia della politica italiana e al modo con il quale tale argomento è
stato affrontato in modo pubblico.
Anche il tema Europa è in linea con la più generale percezione di distanza
rispetto all’argomento, che si riscontra su base nazionale. È stato
affrontato e comunicato in termini generali e distanti, i toni sono stati per lo
più neutri e comunque non hanno denotato una particolare sfumatura né
in positivo né in negativo.
Il rapporto fra comunicazione politica e hate speech merita attenzione, per
meglio comprendere le dinamiche online di comunicazione e di
interazione fra politici e utenti, siano essi loro sostenitori o meno. Da una
lettura iniziale, al momento è difficile stabilire una correlazione netta tra
comunicazione politica e diffusione di hate speech, anche se ci sono
tendenze che si muovono in tale direzione e che sicuramente andrebbero
monitorate nel tempo, per consentire analisi più approfondite. Il
monitoraggio nel tempo, con la comparazione dei due strumenti (Mappa e
Barometro) potrebbe infatti confermare le tendenze già intraviste o
evidenziare il loro legame con il periodo elettorale. Interessante, sarebbe
anche allargare la ricerca ad altri paesi europei.
cATTIVI GEnITORI ALLA GuIDA
DI un POPOLO-fIGLIO
a cura di vox - Osservatorio italiano sui Diritti
L’
evidenza dei dati riportati da Barometro dell’odio e Mappa
dell’Intolleranza 2019 dimostra che il vero cambiamento è stato il
passaggio dalla dimensione anonima e nascosta dell’hater alla sua
dimensione “pubblica”, visibile. Uno “sdoganamento”.
Quando, quattro anni fa, abbiamo iniziato a lavorare al progetto Mappa
dell’Intolleranza, l’Italia cui ci trovammo di fronte era molto diversa
dall’attuale. Gli odiatori via social esistevano, certo, ma erano nascosti, protetti
e fortificati dall’anonimato che la rete garantiva loro. Si accanivano soprattutto
contro le donne e le persone omosessuali. Oggi la fotografia che emerge dalla
Mappa 4.0 racconta di un’Italia furiosa e rabbiosa, che si accanisce
soprattutto contro migranti, ebrei, musulmani. E ancora contro le donne.
42
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
Una schiera di hater quasi orgogliosi del proprio odiare, cui una certa politica
ha inoculato il veleno della intolleranza.
I fOcus
«L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di
un tweet e poi nasconde la mano. Oggi si fa riconoscere. Vuole farsi
riconoscere! Ha il petto in fuori e rivendica la ribalta. Non si sente più solo,
ma legittimato. Si tratta di un cambiamento radicale e preoccupante. I
bersagli dell’offesa, invece, sono sempre gli stessi. Silenziose o rumorose che
siano, infatti, le maggioranze (vere o presunte) hanno bisogno di confermare
se stesse attraverso un capro espiatorio. Lo scelgono nei mondi che non
capiscono, e inconsciamente temono, oppure che considerano “deboli” e di
poco conto: di volta in volta le donne, le persone non eterosessuali, disabili,
oppure quelle che appartengono a culture, religioni ed etnie “diverse” per
non dire “impure”», spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista,
ordinario di Psicologia Dinamica alla Sapienza Università di Roma.
La politica, da questo punto di vista, sembra legittimare l’azione dell’hater.
Studiando i tweet dell’hate speech, abbiamo riscontrato alcuni elementi che
dimostrerebbero la loro parentela con un certo twittare del mondo politico. Un
elemento, questo, che si chiarisce se osserviamo i picchi di odio registrati
dalla Mappa dell’Intolleranza in occasione di specifici avvenimenti politici o di
cronaca.
È vero che i politici, anche i più “istigatori”, di solito non ricorrono agli insulti e
all’hate speech propriamente detto, ma il messaggio è lo stesso. L’elemento
aggressivo di alcuni messaggi, pur se “confezionato” senza includere insulti
veri e propri, tradisce inequivocabilmente sentimenti di disprezzo o di ostilità.
Più di una volta abbiamo riscontrato che i politici che accendono l’hate
speech online lo fanno attaccando la persona. Si tratta a volte di una
linguaggio tribale, pre-politico, che segue le “regole” del branco, le sue
logiche di bullismo e maschilismo.
È un fenomeno che vediamo anche in famiglia: il ragazzino bullo spesso è
legittimato dai discorsi dei genitori spesso venati di intolleranza nei confronti
dei cosiddetti “diversi”. Così i politici che, anche senza volerlo, “promuovono”
l’hate speech in cittadini impauriti e confusi da un contesto che non
capiscono e di cui si sentono vittime, potrebbero essere paragonati a “cattivi
genitori”. Ma altre epoche storiche ci hanno ben mostrato i danni che un
“popolo figlio” può fare.
Per questo, sarebbe necessaria un’azione educativa e formativa verso certa
politica. Una cosa è il politico che intercetta e persino “cavalca” il clima di
scontento, un’altra cosa è soffiare sul fuoco per trasformare il malcontento in
rabbia e violenza.
Perché si urla oggi?
Si grida di più perché si è in qualche modo “consapevoli” di essere di fronte a
fenomeni storici e sociali che annunciano trasformazioni epocali che
spaventano.
Si grida contro le donne, perché oggi non sono più soggetti passivi, ma
soggetti attivi e protagonisti della vita sociale e lavorativa: un cambiamento,
che incute timore al maschio dominante.
Si grida contro i migranti, perché diversi per definizione, stranieri
“contaminanti” e “pericolosi” per la nostra integrità.
Ci si infuria e ci si accanisce per proteggere la terra che, si pensa, ci stia
franando sotto i piedi.
Si grida per paura.
43
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
«Oggi il senso della comunicazione sociale è cambiato in peggio e, sempre
più spesso, porta con sé un ridimensionamento, se non una sopraffazione,
persino un’eliminazione, dell’altro», prosegue Vittorio Lingiardi. «La ricerca
forsennata di popolarità e consenso ha stravolto le regole del confronto e del
dialogo. Siamo di fronte a una vera e propria “subcultura” che annuncia la
propria neo-identità attraverso uno strumento di espansione (il web) che
assume velocemente forme pandemiche e cronicizza in forme aggressive
l’insofferenza e il disagio quotidiano. Si crea così una condivisione di
significati basata sulla combinazione di elementi discorsivi pre-esistenti (etnia,
genere, religione ecc.), l’innesto di elementi contingenti (paure, ansie, fastidi),
il suggello argomentativo dei fatti di cronaca (rapine, violenze ecc.), che,
volontariamente o no, finiscono per degradare e disumanizzare l’altro».
«Come reagire?», si chiede Francesca Bergamo, psicologa di VoxDiritti che
da anni si occupa di prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo nelle scuole.
«Il fattore educazione è fondamentale. Occorre sensibilizzare i ragazzi,
accompagnarli in un percorso che li renda consapevoli dell’uso del
linguaggio. Progetti peer-to-peer di educazione a combattere lo hate speech
online sono molto efficaci. Perché i più giovani, oltre che essere le prime
vittime dei discorsi di odio, sono anche dei formidabili ambasciatori di buone
pratiche e di contronarrazioni. E poi è necessario che i social stessi attuino
policy di maggior controllo. Bene, in questo senso, la recente iniziativa di
Twitter, che ha annunciato di voler eliminare i messaggi di politici e figure
pubbliche che infrangono le linee guida della piattaforma».
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BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
L’aggravante discriminatoria
del discorso d’odio nella
giurisprudenza italiana
Di Francesco miraglia,
Consiglio Nazionale Forense
n
ell’ambito della giurisprudenza nazionale, i casi decisi hanno
riguardato innanzitutto l’applicazione al reato di ingiuria o con
protagonisti soggetti che, per carisma o notorietà, influenzano
negativamente con i loro discorsi di odio, valorizzando lo schema del
pericolo concreto rispetto a quello del pericolo presunto, pur nella difficoltà
d’ipotizzare preventivamente la concreta offensività di ogni atto, in quanto
non ogni manifestazione di idee, anche di odio, può essere reato.
Si è valutata l’idoneità del comportamento a produrre un certo risultato a
seconda del contesto in cui la diffusione e l’incitamento si palesano, per
riequilibrare lo scarto tra pericolo presunto e pericolo concreto (la norma
delinea la fattispecie delittuosa in termini di pericolo astratto)
interpretandolo con la lente del “clear and present danger”, elaborata nella
dottrina americana, ponendosi in una prospettiva anticipata, sì da stabilire
come «a nulla rilevi che nell’immediatezza del fatto, quell’incitamento e
quella provocazione siano raccolti dai presenti, non essendo il
conseguimento di tali effetti richiesto dalla norma incriminatrice che si
limita a prevedere un reato di pura condotta e di pericolo astratto» (Cass.
Pen., sez. I, 26.11.1997, n. 724).
Poiché la legge Mancino n. 245/1993 sanziona la diffusione e l’incitamento
all’odio quale delitto contro l’essere umano - e non contro la personalità
dello Stato, come è invece per tutti gli altri reati d’opinione - l’idoneità
offensiva della condotta è verificata non sulla base del pericolo materiale
che provochi disordini sociali, ma rispetto al pericolo presunto che la
dignità umana sia violata.
Nei primi anni 2000, la Cassazione si è mostrata oscillante nel verificare
l’applicabilità dell’aggravante al reato di ingiuria per finalità di
discriminazione razziale, a volte valorizzando il profilo soggettivo della
condotta offensiva (“l’ingiuria si connota di chiaro intento di discriminazione
razziale, rendendola così più riprovevole”) altre volte l’oggettiva tutela
dell’eguaglianza sociale e giuridica, tale per cui «la discriminazione consiste
nello stesso disconoscimento di uguaglianza, ovvero nell’affermazione di
inferiorità sociale o giuridica altrui», così da far vacillare anche il criterio del
pericolo presunto, che da punto di riferimento diviene mero elemento
accessorio in sentenze che trascurano l’elemento soggettivo a favore di una
generalizzazione punitiva.
Di qui il rischio di criminalizzare il pensiero solo in ragione della sua
capacità di creare un ambiente ostile, indipendentemente dalle modalità
con cui esso integri un comportamento concretamente idoneo a provocare
un atto criminoso, pericolo ancora più evidente nello spazio virtuale, dove i
concetti di azione e di evento, per effetto della compressione delle
coordinate spazio-temporali e della natura internazionale del web, sono
45
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
messi a dura verifica nella valutazione della concreta pericolosità delle
condotte poste in essere. Le complicazioni di competenza giurisdizionale e
litispendenza, di cooperazione investigativa e giudiziaria, hanno fatto
parlare di “tempesta digitale” (Luca Luparìa, Le scienze penalistiche nella
“tempesta” digitale. Quali approdi? in Archivio Penale, 2013, pp. 879–882)
che può facilmente condurre a uno scostamento dalle garanzie intangibili
del nostro modello di diritto, per venire incontro a una prassi che fatica a
sostenere il passo dell’evoluzione tecnologica: sarebbero utili a tal
proposito norme che ne tenessero il debito conto.
La giurisprudenza più equilibrata tra i due orientamenti sostiene che la
condotta dell’agente va valutata nel complesso, sia dal punto di vista
oggettivo che soggettivo, al fine di individuare la vera finalità ispiratrice della
discriminazione ed escludere il reato quando essa non sia stata
determinata da superiorità razziale o da odio:
«Quando la discriminazione non si manifesta all’esterno per mezzo di
un’esplicita dichiarazione di superiorità razziale o di odio nel significato
letterale del termine, ma è frutto di un pregiudizio, devono essere valutate
tutte le circostanze temporali ed ambientali nelle quali quel pregiudizio è
stato espresso, al fine di verificare l’effettiva sussistenza di un’idea
discriminatoria fondata sulla diversità e non sul comportamento. Si deve
cioè stabilire se nella medesima situazione un altro soggetto appartenente a
diversa religione, etnia, razza sarebbe stato trattato in maniera diversa e se
il diverso trattamento sarebbe stato determinato da un’idea di superiorità
razziale o di odio etnico religioso, e non da altre ragioni eventualmente
anche censurabili.» (Cass. Pen., Sez. III, 13.12.2008, n. 13234).
Sono manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale che
si richiamano all’art. 21 della Carta Fondamentale, perché “la libertà di
manifestazione del pensiero e quella di ricerca storica cessano quando
travalicano in istigazione alla discriminazione ed alla violenza di tipo
razzista” (Cass. pen., sez. III, sent. n. 37581/2008).
La fattispecie di cui all’art. 604 bis comma 1 lett. b) c.p. (Violenza per
motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi), così come quella di compimento
di atti di provocazione alla violenza per i medesimi motivi, configura un
delitto a dolo specifico, nel quale l’agente “opera con coscienza e volontà di
offendere la dignità e la incolumità della vittima in considerazione di fattori
etnici, religiosi o razziali” (Cass. Pen., sez. III, sent. n. 7421/2002 e n.
37581/2008). Il delitto è integrato “quando la condotta posta in essere si
manifesta come consapevole esteriorizzazione, immediatamente
percepibile, di un sentimento connotato dalla volontà di escludere
condizioni di parità per ragioni fondate sulla appartenenza della vittima
ad una etnia, razza, nazionalità o religione” (Cass. Pen., sez. F., sent. n.
38877/2015, con riferimento a “fatti di violenza commessi per allontanare
un gruppo di persone di etnia filippina da un parco pubblico, ritenuto dagli
aggressori di loro esclusiva pertinenza, in considerazione delle frasi
pronunciate, delle modalità della condotta e della dinamica
dell’aggressione”).
La giurisprudenza che per risolvere in concreto i casi di hate speech
prende in considerazione il criterio soggettivo, considera più “il chi” che “il
cosa” offende e discrimina, per contemperare l’esigenza di rispettare la
dignità di gruppi emarginati con il pericolo di criminalizzare fuori misura la
libertà di espressione. Sul punto esemplificativa è la c.d. sentenza Gentilini
(Trib. Venezia, sez. Gip, 26.10.2009) con cui - respingendo la tesi
46
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
difensiva che si basava sull’esercizio di critica politica - l’ex sindaco di
Treviso era condannato per il reato di istigazione a commettere atti di
discriminazione e a fare pulizia etnica degli extracomunitari durante un
comizio. Vi si puntualizza come «il tono, l’impostazione oratoria, la tecnica
dimostrativa e la perorazione sono espressioni sì di passione politica, volta
peraltro, nell’occasione a scatenare la passione della folla, la condivisione
delle idee marcatamente discriminatorie, l’estensione del consenso a
questo programma di sostanziale pulizia etnica, razziale e religiosa. […] Il
contesto è quello di un grande raduno politico, davanti ad una folla
plaudente, coesa, adesiva e pertanto suggestionabile, pronta
all’accoglienza di un siffatto verbo non certo in metafora ma in concretezza
e consequenzialità». Ecco perché la norma sanziona più gravemente il
politico, prevedendo tra le pene anche la sospensione dai comizi, per un
periodo massimo di 3 anni.
Con sentenza n. 47894/2012, la prima sezione della Corte di Cassazione,
con riferimento a un consigliere comunale di Trento che nell’ambito di una
seduta consigliare aveva fatto un intervento con determinate affermazioni
nei confronti delle comunità rom e sinti – ove fra l’altro figuravano frasi
secondo le quali le persone di etnia rom sarebbero delinquenti, canaglie,
aguzzini, molte di loro assassini e comunque animate da pigrizia, furore e
vanità, senza fare riferimento a casi specifici ma esprimendosi in via
generale - e si affermava la necessità di sottrarre loro i figli con un
“sequestro di Stato”, non essendovi altro modo per salvarli dalla sedicente
cultura e dalle discutibili tradizioni di quei popoli – ha affermato non solo
che “in una simile condotta vi è senz’altro il connotato, richiesto dalla
norma, dell’idea della netta inferiorità di una etnia”, ma anche che “non
manca nemmeno quello della propaganda: perché l’intervento ha avuto
luogo in un’assemblea pubblica con partecipazione di cittadini; perché i
lavori di un’assemblea comunale sono ordinariamente oggetto di diffusione
ad opera dei mezzi di informazione; perché il ruolo rivestito dall’imputato
non gli forniva alcuna particolare legittimazione in grado di costituire una
deroga rispetto all’applicazione della norme penale bensì, al contrario,
legittimava la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 9) c.p.; e perché
ben può costituire “propaganda” anche una sola ed isolata manifestazione
a connotazione razzista”.
Rilevanti pure altre sentenze della Corte di Cassazione sulla circostanza
aggravante ex art.3 Legge Mancino.
Per quanto riguarda le nozioni di “odio” e di “discriminazione” nella
giurisprudenza si trovano due indirizzi diversi. Secondo il primo, più
restrittivo, per sentimento di “odio” non si deve intendere “qualsiasi
sentimento o manifestazione di generica antipatia, intolleranza o rifiuto, pur
se riconducibile a motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità, all’etnia o
alla religione”, mentre per quanto riguarda il concetto di “discriminazione”
non si deve intendere “qualsivoglia condotta che sia o possa apparire
contrastante con un ideale di assoluta e perfetta integrazione, non solo nei
diritti ma anche nella pratica dei rapporti quotidiani, tra soggetti di diversa
razza, etnia, nazionalità o religione,”, ma si deve fare riferimento alla
definizione contenuta nell’art. 1 della Convenzione di new York del 7 marzo
1966, resa esecutiva in Italia con l’anzidetta l. n. 654/1975 (Cass. pen.,
sez. n. V, sent. n. 44295/2005 e n. 42258/2006).
Vi è invece un altro indirizzo, che appare compatibile con una applicazione
più ampia della circostanza in parola, secondo il quale “integra gli estremi
dell’aggravante della finalità di discriminazione e di odio etnico, nazionale,
47
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
razziale o religioso (…) l’espressione ingiuriosa «va via di qua, sporca
negra», rivolta a persona di pelle scura, in quanto essa si rapporta
nell’accezione corrente a un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola
razza, né a tal riguardo ha rilievo la mozione soggettiva dell’agente,
considerato che l’accertamento sulla idoneità potenziale dell’azione a
conseguire lo scopo discriminatorio deve essere parametrato, non già
all’idoneità occasionale del fatto a conseguire ulteriore disvalore, ma al dato
culturale che lo connota” (Cass. pen., sez. V, sent. n. 9381/22006).
il dato culturale, ovvero del “comune sentire”, è essenziale, tant’è vero
che l’aggravante in discorso non è applicabile in relazione all’espressione
“italiano di m….da”, perché essa non può essere correlata “ad una
situazione di inferiorità suscettibile di essere discriminata e dare, quindi,
luogo ad un pregiudizio corrente di inferiorità” (Cass. pen., sez. V, sent. n.
11590/2010).
Per un certo periodo la Cassazione ha ritenuto che per la configurabilità di
questa circostanza non potesse “considerarsi sufficiente una semplice
motivazione interiore dell’azione” ma occorresse che questa, “per le sue
intrinseche caratteristiche e per il contesto nel quale si colloca, si presenti
come intenzionalmente diretta e almeno potenzialmente idonea a rendere
percepibile all’esterno ed a suscitare in altri il suddetto sentimento di odio
o comunque dar luogo, in futuro o nell’immediato, al concreto pericolo di
comportamenti discriminatori” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 44295/2005 e
n. 42258/2006).
Analogamente: “Il reato di violenza privata è aggravato dalla finalità di
discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso qualora sia
motivato esclusivamente dalla considerazione della vittima come
appartenente ad una razza diversa e sia posto in essere pronunciando
un’espressione – nel caso di specie, <<schiaccio il negro>> – costituente
manifestazione di disprezzo e avversione nei confronti di una persona di
colore, idonea a far sorgere nei presenti identici sentimenti” (Cass. pen.,
sez. V, sent. n. 38217/2008).
A questo indirizzo se ne è affiancato un altro, secondo il quale “non è
necessario che la condotta incriminata sia destinata o, quanto meno,
potenzialmente idonea a rendere percepibile all’esterno ed a suscitare il
riprovevole sentimento o, comunque, il pericolo di comportamenti
discriminatori o di atti emulatori, giacché ciò varrebbe ad escludere
l’aggravante in questione in tutti i casi in cui l’azione lesiva si svolga in
assenza di terze persone” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 37609/2006 e n.
49694/2009; v. anche n. 563/2001, in relazione a minacce poste in
essere per telefono e n. 7859/2017 in relazione a una diffamazione
pubblicata su Facebook): ciò che interessa è che l’azione “si rapporti,
nell’accezione corrente, ad un pregiudizio manifesto di inferiorità di una
sola razza”, non avendo evidentemente “rilievo la mozione soggettiva
dell’agente” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 38591/2008, n. 38597/2009, n.
43488/2015 e n. 13530/2017; sull’irrilevanza del movente, v. anche n.
30525/2013).
Non è controverso il fatto che “tra le finalità la cui presenza rende
configurabile la circostanza aggravante” in discorso non vi sia quella
“costituita dall’intolleranza politica o dall’odio motivato da ragioni politiche”
(Cass. Pen., sez. V, sent. n. 42258/2006, in relazione ad una “spedizione
punitiva” in un luogo di ritrovo frequentato da persone di opposto
orientamento politico).
48
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
seconda parte
I fOcus
Non rileva il fatto che il soggetto passivo della condotta appartenga al
gruppo oggetto dell’odio o della discriminazione. Si è infatti riconosciuta la
circostanza aggravante ex art.3 Legge Mancino anche verso soggetto
minacciato che non sia membro di un gruppo etnico discriminato (caso di
minacce telefoniche ai danni di un’insegnante di storia per i suoi studi
sull’Olocausto): “Integra il reato di minaccia aggravato dalla circostanza
della finalità di discriminazione o di odio (…) la condotta di colui che
effettui telefonate all’indirizzo della persona offesa prospettandole alcuni
mali ingiusti, rientranti nel genere di quelli praticati in un lager nazista
(stupro etnico razziale), e manifesti odio nei confronti del popolo ebraico ed
esultanza per le persecuzioni di cui è stato vittima, considerato che la
finalità di odio razziale e religioso – integrante l’aggravante in questione –
sussiste non solo quando il reato (…) sia rivolto ad un appartenente al
popolo ebraico, in quanto tale, ma anche quando sia indirizzato a coloro
che, per le più diverse ragioni, siano accomunati dall’agente alla essenza e
ai destini del detto popolo” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 563/2011).
La sentenza n. 4879/2013 ha confermato le misure cautelari per il crimine
di apologia di fascismo ex art. 4 Legge 645/1952, e per propaganda
razzista come parte del gruppo Milizia, avente tra i suoi scopi quello di
istigare alla violenza e alla discriminazione razziale ed etnica.
La sentenza n. 39860, 25.9.2013, ha confermato la pena pecuniaria (€
2.280) inflitta per aver indossato, in occasione di un incontro di hockey,
una maglietta con l’immagine richiamante il partito fascista: qui il reato
sussiste per il solo elemento oggettivo della fattispecie, ovvero l’esibizione
dei simboli del partito fascista.
Si è ritenuto sussistere un concorso, di un gruppo di estrema destra, nella
promozione e diffusione online di idee fondate sull’odio etnico-razziale.
Nonostante il dominio del sito web fosse americano, si è ritenuta la
giurisdizione italiana per l’effetto delle attività promosse sul nostro territorio:
“La fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all’incitamento e alla
violenza per motivi razziali, etnici e religiosi (art. 604 bis c.p. commi 2 e 3)
può essere integrata anche da una struttura che utilizzi il blog per tenere i
contatti tra gli aderenti, fare proselitismo, anche mediante la diffusione di
documenti e testi inneggianti al razzismo, programmare azioni dimostrative
o violente, raccogliere elargizioni economiche a favore del forum, censire
episodi o persone responsabili di aver operato a favore dell’uguaglianza e
dell’integrazione degli immigrati” (Cass. pen., sez. III, sent. n.
33179/2013).
Un diverso indirizzo, subentrato di recente, per il quale anche in questo
caso saremmo al cospetto di un reato di pericolo concreto: la propaganda
“consiste nella divulgazione di opinioni finalizzata ad influenzare il
comportamento o la psicologia di un vasto pubblico ed a raccogliere
adesioni”, sicché l’odio razziale o etnico “è integrato non da qualsiasi
sentimento di generica antipatia, insofferenza o rifiuto riconducibile a
motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità o alla religione, ma solo da
un sentimento idoneo a determinare il concreto pericolo di
comportamenti discriminatori”, perciò il giudice deve tenere “conto del
contesto in cui si colloca la singola condotta, in modo da assicurare il
contemperamento dei principi di pari dignità e di non discriminazione
con quello di libertà di espressione, e da valorizzare perciò l’esigenza di
accertare la concreta pericolosità del fatto” (Cass. Pen, sez. III, sent n.
36906/2015).
49
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
LA nORMATIVA
VIGEnTE
legge 13.10.1975, n. 654
(ratifica ed esecuzione
convenzione internazionale
sull’eliminazione di ogni
forma di discriminazione
raziale – icERD - adottata
dall’O.n.U. a new York
21.12.1965): l’art. 3 punisce
con la reclusione fino a 1
anno e 6 mesi o con la multa
fino a 6.000€ chi propaganda
idee fondate sulla superiorità o
sull’odio razziale o etnico,
ovvero istiga a commettere o
commette atti di
discriminazione per motivi
razziali, etnici, nazionali o
religiosi e con la reclusione
da 6 mesi a 4 anni chi, in
qualsiasi modo, istiga a
commettere o commette
violenza o atti di provocazione
alla violenza per motivi razziali,
etnici, nazionali o religiosi.
D.l. 26.4.1993, n. 122
(misure urgenti in materia di
discriminazione razziale,
etnica e religiosa) convertito,
con modif.ni, con legge
25.6.1993, n. 205 (cd.
legge mancino): l’art. 2
punisce con la reclusione fino
a 3 anni (oltre che con una
multa) chiunque, in pubbliche
riunioni, compia
manifestazioni esteriori od
ostenti emblemi o simboli
propri o usuali delle
organizzazioni, associazioni,
movimenti o gruppi aventi tra i
propri scopi l’incitamento alla
discriminazione o alla violenza
per motivi razziali, etnici,
nazionali o religiosi; la stessa
norma punisce come
contravvenzione (arresto da
3 mesi a 1 anno) l’accesso ai
luoghi dove si svolgono
competizioni agonistiche alle
persone che vi si recano con
gli stessi emblemi o simboli.
50
D.lgsl.vo 25.7.1998, n. 286
(T.U. sull’immigrazione e
sulla condizione dello
straniero): l’art. 43 definisce
puntualmente la condotta
discriminatoria per motivi
razziali, etnici, nazionali o
religiosi, individuando 5
categorie di comportamenti
perseguibili, mentre l’art. 44
introduce l’azione civile contro
le discriminazioni.
D.ti lgsl.vi 31.2005, n. 177
(T.U. della radiotelevisione) e
6.9.2005, n. 206 (codice
del consumo) vietano
trasmissioni che contengano
incitamenti all’odio
comunque motivato o che
inducano ad atteggiamenti di
intolleranza basati su
differenze di razza, sesso,
religione o nazionalità, nonché
le trasmissioni pubblicitarie e
le televendite che comportino
discriminazioni di razza, sesso
o nazionalità.
D. lgsl.vo 01.3.2018 n.21
(introduzione artt. 604 bis e
604 ter cod.penale) l’art.
604 bis punisce qualsiasi
condotta di propaganda di
idee fondate sulla superiorità
o sull’odio razziale o etnico,
nonché l’istigazione a
commettere (o la diretta
commissione di) atti di
violenza per motivi razziali,
etnici, nazionali o religiosi.
Sancisce inoltre il divieto di
organizzazioni, associazioni,
movimenti o gruppi aventi tra i
propri scopi l’incitamento alla
discriminazione o alla violenza
per i suddetti motivi.
Chi partecipa a tali enti o
presta assistenza alla loro
attività, è punito, per il solo
fatto della partecipazione o
dell’assistenza, con la
reclusione da 6 mesi a 4 anni.
La reclusione è da 2 a 6 anni
se la propaganda ovvero
l’istigazione e l’incitamento,
commessi in modo che derivi
concreto pericolo di
diffusione, si fondano in tutto
o in parte sulla negazione,
sulla minimizzazione in modo
grave o sull’apologia della
Shoah o dei crimini di
genocidio, dei crimini contro
l’umanità e dei crimini di
guerra, come definiti dagli
articoli 6, 7 e 8 dello statuto
della Corte penale
internazionale. l’art. 604 ter
prevede una circostanza
aggravante generica,
applicabile a tutti i reati
commessi con le suddette
finalità (di discriminazione
etnica, razziale e religiosa,
ovvero per agevolare le
associazioni destinate al
medesimo scopo) se non già
punibili con l’ergastolo.
BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019
La rete di esperti
Hanno partecipato ai lavori del Tavolo
per il contrasto ai discorsi di odio:
associazioni e movimenti nazionali e transnazionali
Action Aid
https://www.actionaid.it/
Amnesty International Italia
https://www.amnesty.it/
Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI)
https://www.asgi.it/
Consiglio Nazionale Forense (CNF)
https://www.consiglionazionaleforense.it/
Cospe
https://www.cospe.org/
Lunaria
https://www.lunaria.org/
No Hate Speech Movement
http://www.nohatespeech.it/
Rete Lenford
https://www.retelenford.it/
Osservatori
Associazione Carta di Roma
https://www.cartadiroma.org/
Fondazione Bruno Kessler
https://www.fbk.eu/it/
Osservatorio di Pavia
https://www.osservatorio.it/
Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR)
http://www.unar.it/
Vox Diritti
http://www.voxdiritti.it/
Ricercatori e docenti universitari
Pierluigi Musarò
Università di Bologna
Giovanni Scotto
Università di Firenze
Costanza Nardocci
Università di Milano
Federico Faloppa
Università di Reading
Elisa Martini
Università di Trento
Margherita Brondino
Università di Verona
Un ringraziamento speciale va a Rania Wazir (Data4Good),
data scientist che ha sviluppato gli algoritmi necessari
per lo svolgimento del monitoraggio.
51
amnesty international italia
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Via Magenta 5 - 00185 Roma
Tel: (+39) 06 44.90210
Fax: (+39) 06 44.90.243
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