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Musulmani nel mirino, in Barometro dell'odio - Elezioni Europee 2019, Amnesty International, pg.37

2019, Barmometro dell'odio - Elezioni Europee

Quanto e come i leader politici contribuiscono alla propagazione dell’odio nella rete? Quali reazioni e sentimenti generano nel pubblico raggiunto sui social network? Quali temi e target scatenano più di altri l’hate speech? Sono alcuni dei quesiti ai quali Amnesty International Italia ha provato a dare una risposta monitorando i contenuti pubblicati dai candidati all’europarlamento, così come le risposte degli utenti. Dal 15 aprile al 24 maggio 2019, in occasione della campagna elettorale per l’elezione del Parlamento europeo, Amnesty Italia ha condotto un monitoraggio sull’hate speech online analizzando i contenuti pubblicati su pagine Facebook e account Twitter dei candidati ai seggi italiani e dei leader di partito, col coinvolgimento degli attivisti del territorio nel ruolo di valutatori.

BAROMETRO DELL’ODIO Elezioni europee 2019 Amnesty International è un movimento globale di oltre sette milioni di persone impegnate in campagne per un mondo dove tutti godano dei diritti umani. La nostra visione è che ogni persona possa godere dei diritti sanciti dalla Dichiarazione universale dei diritti umani e altri standard internazionali sui diritti umani. Siamo indipendenti da qualsiasi governo, ideologia politica, interesse economico o religione e ci finanziamo principalmente grazie ai nostri soci e a donazioni pubbliche. © Amnesty International Italia 2019 Per maggiori informazioni: info@amnesty.it www.amnesty.it BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 InDIcE Non lasciamo vincere l’intolleranza Gianni Rufini, Amnesty International Italia Un anno di odio: dalle politiche 2018 alle europee 2019 Federico Faloppa, Università di Reading 2 4 Prima parte RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI Elezioni europee 2019: ha vinto l'odio Come hanno comunicato i politici Raccomandazioni 11 15 28 seconda parte I fOcus La mappa delle parole Immigrazione e rom, la copertura dei temi divisivi a confronto su tv e carta stampata Odio e religione: musulmani nel mirino Donne sotto attacco Barometro dell’odio e Mappa dell’intolleranza, alcune considerazioni da una lettura congiunta L’aggravante discriminatoria del discorso d’odio nella giurisprudenza italiana La rete di esperti 30 32 37 39 41 45 51 1 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Non lasciamo vincere l’intolleranza A partire dal 2016, Amnesty International Italia ha deciso di lavorare sul problema dell’odio. Nel vortiginoso degrado del dibattito pubblico italiano, con un numero crescente di cittadini che, sui social media, danno sfogo a un’aggressività esasperata e razionalmente inspiegabile, con l’impossibilità di avviare un dialogo con le tante persone che fanno proprie e diffondono notizie platealmente false, abbiamo scelto di lavorare sull’ingrediente che genera paura e violenza verbale, anche nelle persone più miti e apparentemente ragionevoli. Che sia frutto di una “istintiva” paura dell’altro, o di una società che offre sempre meno sicurezze e speranze, l’odio è la tossina che rende impossibile il dialogo, il confronto civile, lo scambio d’idee. L’odio trasforma i fatti in menzogne, le opinioni in veleno, le persone in mostri da annientare, la solidarietà in crimine, l’umanità in un male da sconfiggere. Il primo atto è consistito nel creare una task force di attivisti, opportunamente formati e coordinati, che combattono contro l’odio online, sulle pagine social delle principali testate giornalistiche. Attualmente sono 160, ma ne recluteremo centinaia nuovi ogni anno, per aumentarne l’impatto. Dai primi mesi del 2018, abbiamo riunito università, think–tank, associazioni specializzate della società civile, istituzioni dedicate ed esperti indipendenti, creando una rete ampia e forte, per combattere quest’epidemia. Un anno di lavoro ci ha permesso di sviluppare strumenti e idee che hanno contribuito alla costruzione di un impressionante sistema di contrasto all’hate speech. Da questo, sono nati altri filoni di ricerca e sperimentazione, che stiamo sviluppando, con l’ambizione di diventare un centro di eccellenza su questa materia. Con le elezioni politiche del 2018, abbiamo cercato di capire quanta responsabilità portino i politici, per questa situazione. Abbiamo monitorato i loro discorsi d’odio in quella campagna elettorale e poi, affinati ulteriormente gli strumenti di monitoraggio e analisi, abbiamo monitorato l’impatto delle dichiarazioni dei candidati sul loro pubblico social, durante la ultima campagna per le elezioni europee (2019). 2 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 I risultati dimostrano, oltre ogni ragionevole dubbio, che moltissimi candidati legittimano, stimolano e danno spazio a violente espressioni d’odio. Non solo il linguaggio, ma le idee: xenofobia, razzismo, misoginia, discriminazione, negazione di diritti e dignità, incitazione alla violenza fisica, alla brutalità e perfino alla morte. Centinaia di migliaia di persone, incitate al disprezzo e alla violenza verso due terzi del genere umano, allo scopo di raccogliere consensi elettorali. Niente di più lontano dalla dignità e il senso di responsabilità che ci aspetteremmo da leader politici. Niente di più destabilizzante, per la fragile morale di tante persone confuse e incerte sul proprio futuro, che vedersi indicato un capro espiatorio debole e vulnerabile, su cui riversare la colpa del proprio malessere. Niente di più devastante, per una società, che veder abbattere quel recinto morale che tiene insieme il principio di giustizia e il diritto alla convivenza pacifica, proteggendoli dagli istinti ferini dell’uomo delle caverne. La Politica, oggi, è arrivata a negare il rispetto per l’essere umano, la pari dignità di tutti, i diritti universali inviolabili, ovvero i principi che ci legano e ci vincolano, essenziali per formare una comunità umana forte, felice e serena. Bisogna mettere fine a tutto questo. Ognuno può fare qualcosa. Gianni Rufini, Direttore di Amnesty International Italia 3 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Un anno di odio: dalle politiche 2018 alle europee 2019 Di Federico Faloppa, Università di Reading n egli ultimi anni, il monitoraggio dell’hate speech è cresciuto e si è affinato metodologicamente e tecnologicamente, in parallelo all’aumento dei contenuti discriminanti nei social network e alla loro visibilità e influenza online e offline. I dati a disposizione di ricercatori e opinione pubblica sono anche diventati statisticamente più rappresentativi e più coerenti, grazie a software per il detecting (rilevamento) automatico e per l’aggregazione. Benché efficaci nel fornire una visione d’insieme, gran parte dei monitoraggi finora condotti ha riguardato utenti generici o eterogenei e ha prodotto letture di tipo quantitativo, non sufficienti a far emergere nessi qualitativi importanti riguardo alla diffusione ed evoluzione dei discorsi d’odio. In questo contesto, la scelta di Amnesty International di monitorare i contenuti prodotti sui social media dai candidati alle elezioni rappresenta una novità. Il percorso di osservazione del dibattito politico online intrapreso da Amnesty International Italia è iniziato con il primo Barometro dell’odio, perno della campagna Conta fino a 10, che nel febbraio-marzo del 2018, in concomitanza della campagna elettorale per le politiche, mirava al “contrasto del discorso violento, aggressivo, discriminatorio e alla diffusione di un uso corretto delle parole”. Dall’8 febbraio al 2 marzo 2018, 600 attivisti, scelti attraverso la rete sul territorio e tra gli attivisti della Task Force Hate Speech di Amnesty (vedi box a pag. 8), hanno monitorato le dichiarazioni e i commenti postati sui loro profili social (Facebook e Twitter) da tutti i candidati dei collegi uninominali di Camera e Senato dei quattro principali partiti e coalizioni (Centrosinistra, Centrodestra, del Movimento 5 Stelle e di Liberi e uguali) e dai candidati alla presidenza delle regioni Lazio e Lombardia, allo scopo di verificare il livello d’odio contenuto nel discorso politico e indirizzato ad alcune categorie sensibili quali migranti, rom, persone lgbti, donne, membri delle comunità ebraiche e islamiche (www.amnesty.it/barometro-odio). La rilevazione, durata 23 giorni, ha permesso così di monitorare 1.419 candidati e di raccogliere 787 dichiarazioni e commenti offensivi, razzisti, e discriminatori provenienti da 129 candidati unici, di cui 77 risultati eletti. Di questi 787 commenti e dichiarazioni, il 91% ha avuto come oggetto migranti e immigrati (inclusi i temi della sicurezza e dell’accoglienza), mentre l’11% delle dichiarazioni ha riguardato minoranze religiose (soprattutto quella islamica), il 6% la comunità lgbti, il 4,8% i rom e l’1,8% le donne; sul piano lessicale è stato confermato – per migranti e immigrati – l’utilizzo di metafore militari e guerresche (“bomba sociale”, “scontro sociale”, “guerra in casa”), di analogie disumanizzanti (“bestie”, “vermi”) e di una terminologia imprecisa e generica (“clandestini”, “irregolari”, “profughi”, “stranieri”). Il primo Barometro ha così confermato alcune tendenze generali (l’odio verso i migranti, l’uso di alcuni stilemi linguistici ricorrenti), 4 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 evidenziandone il nesso con alcune formazioni politiche (in particolare, la Lega e Fratelli d’Italia) e l’emersione in presenza di specifici fatti di cronaca, utili a polarizzare il dibattito politico e la campagna elettorale (come gli attentati di Macerata del 3 febbraio 2018). Inoltre, ha – utilmente – ampliato l’esame dei materiali includendo oltre agli elementi puramente testuali (49,3%), anche quelli audiovisivi (38,4%) e fotografici (o fotomontaggi, 12,3%). L’approccio prevalentemente quantitativo ha però messo in luce anche alcune questioni metodologiche di fondo, come quelle sottese alla scheda di valutazione compilata dagli osservatori, basata su tre variabili (messaggio offensivo, grave, molto grave) che potevano essere interpretate in modo non omogeneo da parte dei compilatori, o come quelle inerenti la definizione di hate speech, fondata restrittivamente sulla presenza nei testi di un numero limitato di spie lessicali. un APPROccIO MuLTIDIscIPLInARE La risposta a un fenomeno complesso come quello dell’odio online, richiede una strategia che affronti il problema da diverse prospettive, combinando obiettivi e modalità di intervento tra loro diverse. La raccolta e l’analisi di dati, parte di un progetto ampio, fornisce gli elementi di studio necessari per lo sviluppo di risposte efficaci che coinvolgono, in modo trasversale, più campi d’intervento. Con questa ratio, l’iniziativa di Amnesty International Italia è stata messa in campo con le seguenti caratteristiche: • fin dal primo Barometro dell’odio del 2018, è stato scelto un focus specifico - la produzione di discorsi d’odio da parte di soggetti precisi, come i candidati alle elezioni i loro follower –, con l’obiettivo non di individuare le tendenze della rete, ma gli usi strumentali e le loro ricadute da parte di una categoria di influencer; • fin dal primo Barometro, la raccolta – e una prima valutazione dei materiali – si è basata sull’attivazione di un gruppo consistente di attivisti, cosa che ha richiesto – e permesso – eventi formativi propedeutici e valutazioni periodiche dei metodi di rilevazione e delle possibili applicazioni formative; • il monitoraggio non è mai disgiunto da un’attività di contro-narrazione, sia attraverso la normale attività dell’organizzazione in termini di campaigning, attivismo e comunicazione, sia per mezzo di progetti educativi specifici (SilenceHate) che rientrano nella stessa visione strategica; • il primo monitoraggio ha stimolato e si è avvalso della costituzione di un Tavolo nazionale per il contrasto ai discorsi d’odio (vedi il box a pag.6), il quale a sua volta ha contributo, attraverso il suo network, all’implementazione dei successivi monitoraggi; • tre monitoraggi in poco più di dodici mesi (febbraio 2018-maggio 2019) hanno permesso sia di raccogliere dati tipologicamente e contestualmente omogenei, sia di affinare reattivamente i metodi e gli strumenti di raccolta e di analisi; • il Barometro del 2018 e quello del 2019 sono stati accompagnati da un’azione di pressione e di advocacy, per chiedere ai candidati, se eletti, di impegnarsi a promuovere e proteggere i diritti umani dei gruppi di persone solitamente target di hate speech e hate crime, ovvero le minoranze ‘etniche’ e religiose, la comunità lgbti, i disabili; • in generale, il lavoro in parallelo sul tema dell’hate speech delle tre unità di Amnesty (Campagne, con il Barometro; Attivismo, con la Task Force Hate Speech, Educazione, con le attività nelle scuole e la partecipazione a progetti internazionali come SilenceHate) ha consentito all’organizzazione una continua riflessione input-feedback e un utilizzo di strumenti e dati che richiedono un costante aggiornamento. 5 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Il Barometro ha fornito una prima consistente base di dati che ha offerto una impressionante fotografia di insieme del fenomeno, richiamando l’urgenza di ulteriori e sempre più approfondite analisi. Proprio a partire dalla presentazione dei risultati si è aperta una fase di ampio confronto, sia all’interno dell’organizzazione – con l’inserimento di specifiche sessioni di approfondimento sull’hate speech nell’agenda dell’assemblea generale di Caserta dell’aprile 2018 –, sia con una estesa rete di soggetti esterni all’organizzazione. Dalla sentita esigenza di condurre un confronto tra esperti in materia di contrasto ai fenomeni d’odio online, quindi, a conclusione del primo monitoraggio realizzato nell’ambito del Barometro dell’odio nasce il Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio. Per proseguire l’analisi, ampliandone gli obiettivi, col contributo degli attori del Tavolo Amnesty International ha sviluppato altri strumenti e rivisto la metodologia, testandoli in un monitoraggio pilota a cui hanno preso parte decine di attivisti tra novembre 2018 e gennaio 2019. Il pilot è servito per testare i nuovi metodi di rilevazioni e di analisi (scheda valutativa ad uso dei compilatori; nuovi software di analisi quantitativa e semantica; cross- IL TAVOLO PER IL cOnTRAsTO AI DIscORsI D’ODIO Le evidenze emerse dal barometro dell’odio 2018 hanno portato alla convocazione del Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio, la cui prima convocazione è avvenuta nel maggio 2018. L’intento non era quello di dar vita a un generico coordinamento antirazzista o antidiscriminazione, ma di costruire un gruppo di lavoro nazionale che per la prima volta potesse far operare insieme centri di ricerca accademici (Università di Bologna, Università di Firenze, Università di Milano, Università di Reading, Università di Trento, Università di Verona), osservatori accreditati come Associazione Carta di Roma, Osservatorio di Pavia, Unar, Fondazione Bruno Kessler, progettualità innovative (Associazione “Vox Diritti”), associazioni giuridiche (ASGI, Consiglio Nazionale Forense, Rete Lenford), movimenti 6 nazionali e trasnazionali (No Hate Speech Movement), organizzazioni non governative con grande esperienza di intervento sul territorio (Action Aid, Cospe, Lunaria) e ricercatori da anni impegnati nello studio e nel contrasto dei discorsi d’odio. Riunitosi da maggio a ottobre 2018 intorno ad alcuni nuclei tematici (legislazione, attivismo, educazione, comunicazione), il Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio ha prodotto sinergie e collaborazioni che hanno permesso di approfondire alcuni aspetti teorici - quali la definizione giuridica e linguistica di hate speech, le sue dinamiche di produzione e ricezione online, le sue implicazioni etiche sul piano della contro-narrazione – e di sciogliere nodi metodologici come il rapporto tra analisi quantitativa e qualitativa e il confronto tra piattaforme diverse. Il Tavolo ha inoltre fornito expertise e strumenti di aggiornamento alla Task Force Hate Speech, il gruppo selezionato di 160 attivisti che dal 2017 interviene quotidianamente nelle pagine social dei quotidiani per contrastare il discorso per contrastare il linguaggio d’odio e produrre contro-narrazione. Infine, gli attori del Tavolo (data scientist, sociologi, linguisti, psicologi e giuristi) hanno contribuito allo sviluppo di una pilot survey, provvista di schede di rilevazione più accurate e di strumenti informatici adeguati a un’analisi multilivello su corpora estesi, che nel dicembre del 2018 – un periodo non ancora condizionato dalla campagna elettorale europea e quindi funzionale come “gruppo di controllo” – ha dato il via a una nuova fase di monitoraggio: quella che ha portato al secondo Barometro dell’odio in vista delle elezioni europee del maggio 2019. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 referencing tra post e commenti ecc.), per correggere eventuali distorsioni o parametri di disambiguazione, per la coerenza delle valutazioni. Soprattutto, è servito per ampliare il raggio d’azione della rilevazione, non soltanto più dedicata ai messaggi o alle dichiarazioni dei politici, ma anche alle risposte e ai commenti degli utenti. Si è consolidato così l’approccio che ha portato al Barometro di maggio 2019. Dal 15 aprile al 24 maggio Amnesty International Italia ha raccolto, attraverso appositi algoritmi, oltre 4 milioni di contenuti dai feed Facebook e Twitter dei candidati al Parlamento europeo delle principali liste. Circa 180 attivisti dell’associazione, appositamente istruiti, ne hanno valutati 100.000, con l’obiettivo di rilevare le eventuali correlazioni tra toni e messaggi veicolati dalla politica e sentimento degli utenti dei social rispetto a determinati temi e gruppi di persone. Non si conoscono, a oggi, rilevazioni – né in Italia né in altri paesi dell’Unione europea – così estese rispetto alla campagna elettorale delle scorse elezioni per il rinnovo del Parlamento europeo. E non si tratta solo delle quantità dei dati raccolti, ma anche delle copertura totale del periodo elettorale e per il campione ampio di candidati, nonché delle migliaia di commenti in risposta ai post e a i messaggi dei candidati stessi. Preliminarmente all’analisi dettagliata di numeri e tendenze, e all’individuazione di alcuni casi studio di particolare interesse quando si osservi non solo al Barometro, ma anche a quelli di Vox Diritti, Carta di Roma e dell’Osservatorio di Pavia (vedi la seconda parte di questo rapporto), potrebbe essere utile fare un’ultima considerazione di fondo, riguardo al contesto in cui il monitoraggio è stato effettuato. Se infatti il Barometro 2018 metteva in luce il ruolo quantitativamente centrale che, per la prima volta nella storia repubblicana, l’hate speech aveva avuto nella campagna elettorale per le elezioni politiche, rilevando che i discorsi d’odio nei confronti (soprattutto) dei migranti non erano solamente una delle tante possibili declinazioni di un linguaggio politico incattivito e sempre più “volgare”1, bensì il suo argomento principe, il Barometro 2019 fornisce un’articolazione ancora più allarmante del fenomeno. Negli ultimi 15 mesi, infatti, non solo il focus sui migranti non si è ridimensionato, ma si è normalizzato un attacco alla solidarietà e agli attori che se ne fanno carico (dalle ong che operavano e in parte operano ancora nel Mediterraneo, alle associazioni attive sul territorio, al sistema di accoglienza in generale), o se ne è polarizzata la discussione: non sottesa da ragionamenti o dati fattuali, ma da molte accuse generiche o poche difese di principio. Una polarizzazione che chiude un ciclo iniziato ormai un paio di anni fa sulla criminalizzazione della solidarietà e su un rovesciamento prospettico sul piano etico-morale (secondo cui si deve giustificare chi aiuta, non chi non muove un dito) e che sembra irredimibile e non facilmente ricomponibile. E il confronto su temi europei non aiuta: semmai polarizza ancora di più l’opinione di chi vede nell’Unione un terreno non di confronto ma di scontro su questo tema. Per una storia recente del linguaggio e del discorso politico, e per una sua evoluzione verso il turpiloquio, volgarità, e vacuità argomentativa, cfr. Giuseppe Antonelli, La volgar eloquenza, Roma-Bari, Laterza, 2017. 1 Si è consolidato, inoltre, l’odio verso le minoranze religiose, laddove religione potenzialmente significa ‘‘terrorismo” (islam). L’antislamismo assume facce per certi versi nuove: non solo basate sull’idea ormai radicata (a destra) che islam significhi ‘invasione’, ‘terrorismo’, ‘barbarie’, ma anche su quella che lo vede come possibile ostacolo alle istanze progressive dei movimenti femministi e lgbti. 7 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Ritornano stereotipi e pregiudizi carsicamente presenti da lungo tempo nella cultura e nel linguaggio maggioritari, riattivati dalla propaganda, affinché siano più presenti nel discorso pubblico. Da qui la facilità con cui si impenna l’odio verso gli “zingari”, anche quando sono vittime di crimini e non – come vorrebbe la vulgata – criminali. Da qui la difficoltà a opporre contro-narrazioni o narrazioni alternative, da parte dei candidati che vorrebbero proporre un linguaggio diverso. Si registra d’altronde, in tutti gli schieramenti, un maggiore ricorso al turpiloquio, all’acrimonia, all’affondo “ad personam”. In sintesi, l’intervallo tra i due Barometri (2018 e 2019) non si presenta soltanto come una differenza nei metodi di rilevazione e nella quantità e tipologia di dati raccolti, né soltanto come uno iato temporale, nel quale hanno giocato un ruolo, come è normale attendersi, i diversi eventi di cronaca e la loro notiziabilità. Si presenta anche e soprattutto come un fil rouge tra due appuntamenti elettorali ben distinti ma tenuti insieme da una costante: il discorso d’odio non è soltanto più uno strumento con cui capitalizzare il consenso politico, per alcune forze, o il sintomo di fratture sociali, culturali e politiche, profonde, ma è anzi il rumore di fondo di un modo di fare comunicazione (e discussione) politica, nel quale alcuni attori si trovano più a loro agio di altri, ma con cui tutti devono ormai fare i conti. LA TAsk fORcE HATE sPEEcH desiderio di attivarsi, in prima persona, contro la diffusione dell’odio. La Task Force Hate Speech è un gruppo di attiviste e attivisti di Amnesty International Italia che quotidianamente monitora il web intervenendo nei commenti online dove si accendono i discorsi d’odio. La Task Force Hate Speech rappresenta una delle proposte di Amnesty International Italia per far fronte alla diffusione delle nuove forme di discriminazione e intolleranza che si verificano nel nostro Paese, dando una risposta concreta, collettiva e incisiva che provenga, prima di tutto, dalla società civile. Attraverso la loro azione, utilizzando il potere della parola per contrastare i discorsi offensivi che possono incitare agli abusi e alla violenza, gli attivisti della Task Force partecipano al processo di cambiamento che l’Organizzazione vuole produrre nella società e nella vita delle persone, diventando gli attori e moltiplicatori di un modo di fare attivismo in grado di ampliare la comunità di difensori dei diritti umani. Il progetto nasce in seguito a una fase di sperimentazione avvenuta nel 2016, dove per la prima volta viene ideata una forma di attivismo organizzata e reattiva sul web per estendere la battaglia per la difesa dei diritti umani al mondo online. La crescita dell’importanza e dell’utilizzo dei social network come mezzi d’interazione e di diffusione dell’informazione nel nostro Paese ha portato la sezione italiana dell’Organizzazione ad allargare la base di attivismo impegnata in questa attività, che avvicina costantemente nuovi attivisti legati dal 8 Il terreno d’azione della Task Force sono i social network: l’attivazione è focalizzata sui commenti che esprimono odio e intolleranza nei confronti dei soggetti-bersaglio dell’hate speech. L’attività della Task Force è organizzata a partire dalla condivisione di strumenti di supporto, documentazione aggiornata e ore di formazione sulle tematiche di intervento, insieme ad approfondimenti sulle tecniche di comunicazione pacifica e a strategie di stress management, per evitare il burn-out. Gli attivisti, di ogni fascia di età e provenienza geografica, sono costantemente collegati tra loro da remoto e si supportano a vicenda durante le attivazioni, condividendo le proprie esperienze e buone pratiche: il legame del gruppo rappresenta la vera forza di questa forma di attivazione. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 social media monitorati: facebook e Twitter BAROMETRO DELL’ODIO Il discorso politico online sotto la lente degli attivisti di Amnesty ELEZIOnI POLITIcHE 2018 ELEZIOnI EuROPEE 2019 3 settimane di monitoraggio 6 settimane di monitoraggio 600 attivisti coinvolti 180 attivisti coinvolti, per un totale di circa 2.000 ore di attivazione I post e i tweet di 1.400 candidati I post e i tweet di 461 candidati + le risposte degli utenti Gli attivisti monitorano manualmente e in tempo reale i feed dei politici loro assegnati su base territoriale, valutando e archiviando i contenuti problematici. I contenuti pubblicati dai candidati delle principali liste e un campione delle risposte degli utenti sono raccolti mediante algoritmi e sottoposti, uno a uno, alla valutazione degli attivisti e al controllo finale di un gruppo di esperti. 800 segnalazioni pervenute 4.250.000 contenuti raccolti 100.000 contenuti valutati 9 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 cOnTRAsTO ALL’HATE sPEEcH Date e dati da ricordare 08 fEBBRAIO - 2 MARZO 2018 31 OTTOBRE 2018 - 07 GEnnAIO 2019 11 APRILE 2019 Barometro dell’odio Barometro dell’odio (test nuova metodologia, solo Twitter) simone Pillon condannato per dichiarazioni omofobe • Online più di 1 messaggio di odio all’ora tra i politici candidati ai seggi uninominali • Il 43,5% delle dichiarazioni segnalate sono pervenute dai leader • Il 91% delle dichiarazion i hanno avuto per bersaglio migranti e immigrati 3 MARZO 2018 ELEZIOnI POLITIcHE MAGGIO 2018 14 GEnnAIO 2019 Roberto calderoli condannato con aggravante razziale per gli insulti a cécile kyenge Il Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio promosso da Amnesty International Italia si riunisce per la prima volta, avviando un percorso che ha per obiettivo l’individuazione di risposte concrete all’hate speech Condannato in primo grado il vicepresidente del Senato (Lega) a un anno e sei mesi per diffamazione con aggravante razziale ai danni di Cécile Kyenge (PD). Nel 2013, riferendosi all’allora ministra per l'Integrazione, aveva dichiarato: “Quando la vedo non posso non pensare a un orango”. I giudici hanno riconosciuto l’aggravante razziale 26 GIuGnO 2018 15 GEnnAIO 2019 Avvio lavori del Tavolo per il contrasto ai discorsi d’odio Ddl s.362 - 18ma legislatura La senatrice a vita Liliana Segre presenta insieme a altri il ddl: Istituzione di una Commissione parlamentare di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza 11 LuGLIO 2018 Ddl s.634 - 18ma legislatura La senatrice Paola Boldrini (PD) presenta insieme a altri il ddl: Modifiche al codice penale e altre disposizioni in materia di contrasto dell’istigazione all’odio e alla discriminazione (hate speech) 4 OTTOBRE 2018 Mozioni su antisemitismo La Camera dei Deputati discute e approva le mozioni di vari gruppi parlamentari in materia di contrasto all’antisemitismo 10 • Il dibattito politico è dominato da pochissimi leader, che da soli generano la più alta incidenza di interazioni • I politici che odiano di più sono anche quelli che ricevono più odio Matteo camiciottoli condannato per offese a Laura Boldrini Condannato in primo grado il sindaco di Pontinvrea (Lega) per diffamazione ai danni di Laura Boldrini (LeU). Nel 2017, commentando un caso di violenza sessuale, aveva pubblicato su Facebook: “Dovevano essere mandati ai domiciliari a casa della Boldrini (allora presidente della Camera, ndr). Magari le mettono il sorriso”. Comminata una multa da 20mila euro con pena sospesa subordinata al risarcimento dei danni alle parti lese Condannato in primo grado il senatore (Lega) per diffamazione ai danni del circolo lgbti Omphalos. Commentava le iniziative di sensibilizzazione condotte dall’associazione distorcendone obiettivi e contenuto. Comminata una multa di 1.500 euro e la sospensione della pena condizionata al pagamento di una provvisionale di 30mila euro alle parti civili 2 APRILE 2019 Ddl “codice rosso” La Camera dei Deputati approva con 461 voti a favore e nessuno contrario un emendamento al disegno di legge “Codice rosso” che introduce il cosiddetto reato di revenge porn, cioè la pratica di diffondere immagini e video privati senza il consenso della persona interessata 15 APRILE 2019 Regolamento Agcom 15/04/19 L'Agcom approva le “Disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech” 15 APRILE - 24 MAGGIO 2019 Barometro dell’odio • Più di 1 contenuto su 10 è offensivo e/o discriminatorio • Incontriamo hate speech in 1 contenuto su 100 • L’odio è scatenato dai temi divisivi ed è ancora più forte laddove i politici toccano le corde giuste 26 MAGGIO 2019 ELEZIOnI EuROPEE 05 GIuGnO 2019 Mozione per la costituzione di una commissione La senatrice a vita Segre rilancia con una mozione l'impegno del Senato a costituire una commissione ad hoc per il contrasto all'intolleranza e al razzismo BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Prima parte RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI Elezioni europee 2019: ha vinto l’odio D 2 Con post e tweet ci riferiamo ai contenuti pubblicati dai politici sui rispettivi feed Facebook e Twitter. Con commenti ci riferiamo alle risposte degli utenti pubblicati in replica ai post/tweet appena citati. 3 I contenuti problematici, anche indicati come offensivi e/o discriminatori, comprendono tutti quei contenuti che vanno da un grado di offensione e/o discriminazione lieve a molto grave, superato il quale si colloca l’hate speech. Per ulteriori dettagli consulta la nota metodologica disponibile sul sito www.amnesty.it/ cosa-facciamo/elezioni-europee. 4 Includendo anche i contenuti con accezione negativa, valutati tuttavia come ambigui, arriviamo al 12,6%. 5 Con la definizione “contenuti” indichiamo l’insieme di post/tweet e commenti valutati. Utilizziamo, invece, la definizione “post/tweet” per i soli contenuti pubblicati dai politici e “commenti” per i soli contenuti pubblicati dagli utenti generici. Il tema “altro”, che copre da solo l’84% del dibattito politico, è utilizzato per contrassegnare tutti i contenuti che non rientrano in una delle altre categorie: donne, lgbti, immigrazione, minoranze religiose, rom, solidarietà, disabilità, povertà economicosociale, Europa, un altro politico (ossia il discorso riferito a un politico diverso da quello proprietario del feed dove il contenuto è pubblicato). 6 7 Il tema che raccoglie sotto di sé la maggiore incidenza di post/tweet dei politici offensivi e/o discriminatori è “rom”, con il 40% di post/tweet problematici. Nei quali rientrano, tra gli altri, la critica legittima, la satira ecc. 8 9 Tutte le cifre riportate nelle frase corrispondono al numero medio di like, condivisioni e commenti per post/tweet. 10 Il tema rom è presente nello 0,5% dei contenuti del dibattito. iffuso, ma selettivo. Spesso aizzato da un linguaggio al limite dell’incitamento all’odio e alla violenza. Queste le caratteristiche dell’odio online che ha pervaso la campagna elettorale 2019 per il Parlamento europeo. Più di 1 contenuto su 10 (il 11,5%) dei 100.000 post, tweet e commenti2 valutati nell’ambito di questo monitoraggio è risultato essere offensivo e/o discriminatorio3 o hate speech 4. Limitandoci al solo hate speech incontriamo circa 1 caso ogni 100 contenuti5. Molto presente, dunque, l’odio online - inteso come insieme di contenuti problematici e di discorsi d’odio, qui chiamato hate speech ma circoscritto: si scatena, infatti, in presenza di temi precisi o quando incontra determinati gruppi sociali. Per capirlo, osserviamo i numeri. Solo 7 post/tweet di politici su 100 etichettati sotto il gruppo tematico “altro”, che rappresenta la maggiore fetta del dibattito politico online6, generano commenti offensivi e/o discriminatori o hate speech con un’incidenza superiore al 20%. Se spostiamo la lente sull’immigrazione, presente nell’8% dei contenuti che compongono il dibattito, saliamo a 42 post/tweet di questo tipo su 100, poco meno della metà. Un’incidenza nettamente superiore a quella media dell’11,5%, è registrata anche nel caso dei post sul tema minoranze religiose, con 47,5 post/tweet su 100 che generano oltre il 20% di commenti offensivi. Questi corrispondono a due dei tre temi7 sui quali i politici si esprimono in modo più problematico, immigrazione col 21% di post/tweet problematici e minoranze religiose col 39,5%. I post/tweet dei politici offensivi e/o discriminatori, inoltre, generano una media di interazioni molto superiore rispetto a quella degli altri: 2.467 like, 595 condivisioni e 473 commenti, che scendono nel caso dei post negativi non problematici8 a 443, 152 e 90 e risultano ulteriormente bassi per quelli con accezione neutra o positiva (326, 79, 50)9. Se guardiamo ai temi con maggiore incidenza di post/tweet offensivi e/o discriminatori il risultato non cambia: solo il 10% dei post/tweet sul tema “altro”, genera 1.000 o più like, percentuale che sale al 26%” per immigrazione e al 33% per rom. In particolare quest’ultimo tema fornisce un esempio interessante: seppure poco presente10 ha la più alta incidenza di post/tweet offensivi e/o discriminatori (in media 1.647 like, 563 condivisioni e 338 commenti per post). Vi sono differenze tra le forme utilizzate per veicolare odio dai politici e dagli utenti? Sì. Sui 21.596 post/tweet valutati solo 1 è stato etichettato come hate speech, perché contente un richiamo esplicito a un’azione, la “bonifica sociale e culturale” di un gruppo di persone rom. Tuttavia ben 415 post/tweet (quasi 2 su 100) sono stati ritenuti offensivi e/o discriminatori e tra questi sono molti quelli al limite dell’hate speech: alcuni dei politici si muovono lungo questo labile confine, esprimendo talvolta grave intolleranza senza sfociare in forme 11 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Prima parte esplicite di incitamento all’odio o alla violenza immediatamente riconoscibili come tali. RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI Nel caso degli utenti generici incontriamo invece 1 caso di hate speech su 100 e 12 commenti offensivi e/o discriminatori su 100. Temi e target Come anticipato, la fetta principale del dibattito online osservato è occupata dal tema “altro” (84%). Segue quella dedicata a parlare e sparlare di esponenti politici differenti da quelli proprietari del feed (12%). Troviamo poi immigrazione (8%), solidarietà (3%), Europa (2,5%), minoranze religiose (2%) e povertà socio-economica (1%) e donne (1%). Quasi assenti lgbti e disabilità. Oltre a quanto già emerso dalla prima parte di questa sintesi, è significativo osservare che il tema donne, sul quale i politici non si esprimono in modo problematico, è il terzo tema tra i commenti degli utenti (dopo immigrazione e minoranze religiose) per incidenza di commenti offensivi e/o problematici col 37% (vedi “Donne sotto attacco” pag 39). L’Europa è il terzo tema più presente nei post/tweet dei politici (con il 21% di post/tweet, dopo “altro” col 67% e “un altro politico” col 17%), nella maggior parte, tuttavia, si tratta di messaggi elettorali relativi a incontri sul territorio, interviste e simili. L’accezione prevalente è neutra o positiva. Nel 6% dei post/tweet dei politici il tema Europa si sovrappone al tema immigrazione, nel 5% a solidarietà e donne, nel 4,5% a povertà socioeconomica nell’1% a religioni. Tra gli utenti, invece, l’incidenza del tema scende al 2,2% e cresce la percentuale di commenti con accezione negativa, problematici e non (29% contro il 12,5% dei politici). Infine, uno sguardo alle categorie sociali (o target)11 più spesso bersagliate da offese, discriminazione e hate speech. Anche in questo a prevalere, tra i gruppi soggetti a discriminazione, è “migranti, rifugiati e persone con background migratorio” con un’incidenza di contenuti offensivi e/o discriminatori del 5%, seguito da singoli individui o gruppi impegnati in attività solidaristica o di tipo umanitario (1%), poi da musulmani, donne e rom. Se ci focalizziamo sui soli casi di hate speech i musulmani sono la categoria più presa di mira con un’incidenza del 19% (sul totale dei contenuti offensivi e/o discriminatori per questa categoria), poi vengono migranti e rifugiati 15,5% e donne 8%. (Su quest’ultimo gruppo vi è un’importante differenza tra politici e utenti, infatti i contenuti problematici sono quasi totalmente nei commenti). Per approfondimenti visita il nostro sito www.amnesty.it/cosa-facciamo/elezioni-europee 11 Gruppo/categoria sociale. Nell’ambito del monitoraggio: donne, lgbti, musulmani, rom, ebrei, persone con disabilità, persone in condizione di povertà socio-economica, singoli individui e/o gruppi attaccati per l’attività solidaristica e/o umanitaria svolta, altro/nessuna categoria. 12 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 cATEGORIE sOTTO ATTAccO I GRUPPI SOCIALI PIù COLPITI DALL’ODIO ONLINE IncIDEnZA ATTAccHI suL DIBATTITO (%) 0,6% 1,1% Donne Ong 4,6% 0,9% Migranti e rifugiati 0,2% Musulmani cATEGORIA ATTAccATA Donne Ong Migranti e rifugiati Musulmani Rom Altro nuMERO ATTAccHI DEI POLITIcI 2 74 222 78 43 84 DI cuI PROBLEMATIcI 1 70 212 76 42 78 6,8% Rom POsT E TWEET DEI POLITIcI Più di 1 contenuto su 10 è offensivo,discriminatorio o hate speech. Migranti, musulmani e donne i target principali dell’odio Altro RIsPOsTE DEGLI uTEnTI DI cuI HATE sPEEcH 0 0 0 0 1 0 IncIDEnZA ATTAccHI DEGLI uTEnTI (%) 0,6 1,1 4,7 0,9 0,2 6,9 DI cuI OffEnsIVI (%) 80,4 87,9 87,4 77,6 90,8 94,2 DI cuI HATE sPEEcH (%) 7,7 1,4 15,5 19,5 2,2 5,6 TARGET DI ODIO DOnnE nEL MIRInO LENEIDONNE COMMENTI DEGLI UTENTI IncIDEnZA ATTAccHI ALLE DOnnE nEL DIBATTITO suI sInGOLI TEMI 53,9% Donne 62,2% Offensivi 9,2% Hate speech 18,1% 9,3% Immigrazione Minoranze religiose 7,1% Offensivi 13,5% Hate speech 67,8% Offensivi 3,1% Hate speech 23% 33,1% 74,6 Offensivi 11% Hate speech 92,6% Offensivi 1,6% Hate speech un altro politico Altro I 5 cAnDIDATI cHE RIcEVOnO PIù ATTAccHI PERsOnALI: 4 sOnO DOnnE Le donne in politica ricevono più del doppio degli attacchi dei colleghi, oltre 1 su 4 è di tipo sessista. Qui a fianco incidenza degli attacchi personali. PInA PIcIERnO sIMOnA BOnAfè cORRADInO MInEO cécILE kyEnGE DAnIELA sAnTAncHè 7,3% 6,2% 5,8% 5,8% 5,5% 13 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 PRESENzA E L’ACCEzIONE DEI TEMI QuAnTO E cOME sI PARLA DI DIRITTI LALEGATI AI DIRITTI NEL DIBATTITO ONLINE IMMIGRAZIOnE, sOLIDARIETà E MInORAnZE I TEMI PIù PREsEnTI IncIDEnZA TEMA suL TOTALE DEI cOnTEnuTI (%) 0,8 Donne 2,7 solidarietà 8,7 Immigrazione 1,6 Minoranze religiose 0,5 Rom 1,1 Povertà socio-economica 11,4 un altro politico 2,5 Europa 84,2 Altro Immigrazione ancora protagonista del dibattito, tanto anche lo spazio dedicato a parlare (e sparlare) di avversari politici e candidati amici. I temi che generano più like, condivisioni e commenti da parte degli utenti sono quelli che raccolgono il maggiore livello di problematicità POsT E TWEET DEI POLITIcI TEMA Donne solidarietà Immigrazione Minoranze religiose Rom Povertà socio-economica un altro politico Europa Altro nuMERO POsT/TWEET DEI POLITIcI suL TEMA 623 750 1.223 215 94 565 3.581 4.614 14.477 nuMERO POsT/TWEET OffEnsIVI suL TEMA 0 74 255 85 38 2 60 65 73 nuMERO POsT/TWEET HATE sPEEcH suL TEMA 0 0 0 0 1 0 0 0 0 cOMMEnTI DEGLI uTEnTI TEMA Donne solidarietà Immigrazione Minoranze religiose Rom Povertà socio-economica un altro politico Europa Altro 14 IncIDEnZA DELLE RIsPOsTE DEGLI uTEnTI suI cOnTEnuTI TOTALI suL TEMA (%) 36,9 31,9 50,2 47,5 33,3 11,6 13 4,3 7,5 IncIDEnZA HATE sPEEcH suL TOTALE DELLE RIsPOsTE nEGATIVE suL TEMA (%) 4,5 1,3 8,3 9,7 0,9 0 0,8 0 0,5 LIkE 47,5 731 1.357 763 1.647 411 318 178 585 RIsPOsTE 8 127 253 158,5 338 80 57 29 94 cOnDIVIsIOnI 30 170 345 300 563 118 108 120 109 Note per la lettura dei grafici: 1. Con "attacchi" indichiamo i contenuti offensivi e/o discriminatori e/o hate speech, comprensivi sia dei contenuti dei politici che delle risposte degli utenti. 2. Quando la somma di contenuti problematici e hate speech non raggiunge il 100%, significa che vi sono alcuni commenti valutati come “ambigui”, non riportati nelle tabelle. "In generale, quando la somma non corrisponde al 100% la ragione è da individuare nell'alto numero di dati, che comporta molteplici arrotondamenti”. Le categorie “lgbti”, “persone con disabilità”, “ebrei”, “persone in condizione di povertà socio-economica” non sono state inserite nel “grafico Categorie sotto attacco” poiché le occorrenze sono troppo basse per fornire indicazioni statistiche nel grafico. I temi “lgbti”, “disabilità", “solidarietà”, “rom”, “povertà”, “Europa” non sono state inserite nel “grafico Donne nel mirino” per la stessa ragione. 3. Il totale può essere superiore al 100% poiché per lo stesso contenuto è stato possibile selezionare più di un tema o di una categoria. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Prima parte DATI E RAccOMAnDAZIOnI Come hanno comunicato i politici n elle prossime tabelle sono mostrati alcuni dati relativi alla comunicazione dei candidati/leader monitorati. Nella prima tabella abbiamo isolato il candidato/leader che ha registrato il maggior numero di interazioni12 per ognuna delle 8 principali liste: +Europa, Europa Verde, Forza Italia, Fratelli d’Italia, La Lega, La Sinistra, Movimento 5 Stelle, Siamo Europei. Nella successiva, invece, è possibile osservare un campione più esteso13. Oltre il 51,5%14 di interazioni ricade sotto un unico nome, quello di Matteo Salvini. Gli altri esponenti seguono ad ampissima distanza e solo sei tra loro superano la soglia dell’1% di interazioni: Luigi Di Maio (14,5%), Giorgia Meloni (8,3%), Silvio Berlusconi (3,6%), Silvia Sardone (2,7%) Carlo Calenda (1,7%), Nicola Zingaretti (1,3%). Il risultato consiste in un dibattito politico online gravemente sbilanciato, in cui i temi prevalenti e l’accezione con cui sono trattati sono determinati da pochi. In relazione alla presenza dei temi sui feed osservati prevale, senza eccezioni, la categoria “altro” per tutti, non riportata nelle tabelle che seguono. I temi indicati, dunque, sono da considerarsi come il secondo, terzo, quarto e quinto15 più presenti sul feed. Con numero di interazioni intendiamo il numero totale di contenuti pubblicati sul feed del politico, inclusivo dei post/tweet del politico e dei commenti degli utenti. 12 Il campione qui citato include 48 politici, suddivisi tra le 8 principali liste e scelti perché registrano la maggiore quantità di interazioni dopo gli 8 candidati/leader. 13 I colori utilizzati indicano l’accezione prevalente del tema: verde quando i contenuti con accezione negativa16 sono inferiori o uguali al 25%, giallo quando rientrano tra il 26% e il 50%, arancione tra il 51% e il 75%, rosso tra il 75% e il 100%. Le colonne “post/tweet offensivi e/o discriminatori” e “commenti offensivi e/o discriminatori” mostrano l’incidenza di contenuti problematici operando una distinzione tra quelli pubblicati dai politici e quelli degli utenti. Tale incidenza fa riferimento a un campione di 461 candidati delle 8 principali liste per i quali è stato raccolto il dato relativo alle interazioni. 14 Nel caso di Silvio Berluscono (prima tabella) e Piernicola Pedicini (seconda tabella) il numero di temi indicati è superiore poiché più temi hanno registrato la stessa incidenza. 15 Come nel capitolo precedente per “accezione negativa” si intendono tutti quei contenuti con accezione negativa, ma non necessariamente problematici. I contenuti etichettati come “negativi”, infatti, includono: “non problematici”, “problematici” e “hate speech”. 16 15 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 I LEADER cOn PIù InTERAZIOnI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) MATTEO sALVInI Rifugiati 12,2 41,6 52,6 Lega Religioni 1,7 63,2 45,3 Interazioni: 2.188.168 Europa 1,7 9,2 1,8 un altro politico 8,7 1,1 19,3 LuIGI DI MAIO solidarietà 2,4 0 2,6 M5S Rifugiati 2,4 0 27,9 Interazioni: 615.297 Povertà 3,2 0 1 un altro politico 13,6 0 5,7 GIORGIA MELOnI Donne 0,2 0 32,8 FDI Religioni 4,4 71,4 50,4 Interazioni: 352.841 Europa 1,6 11,5 31,6 un altro politico 10,3 9,5 11,7 sILVIO BERLuscOnI Donne 0,2 0 32,8 FI solidarietà 0,2 0 0,9 Interazioni: 151.322 Religioni 0,2 0 58,1 Povertà 1,6 0 1,6 Europa 3,5 0 0,2 un altro politico 8,3 0 4,4 cARLO cALEnDA un altro politico 24,3 1,6 7,6 Siamo Europei Europa 3,4 0 2,2 Interazioni: 71.333 Rifugiati 1,3 0 29,4 Povertà 0,8 0 0 nIcOLA fRATOIAnnI solidarietà 3,5 0 15,2 La Sinistra Povertà 1,5 0 1,7 Interazioni: 14.885 Europa 4,9 0 2,5 un altro politico 18,5 0,4 4,7 PIPPO cIVATI solidarietà 1,4 0 4,4 Europa Verde Rifugiati 0,6 0 14,7 Interazioni: 13.197 Europa 2 0 0,7 un altro politico 11 0 3,6 fEDERIcO PIZZAROTTI Donne 2 0 2,6 + Europa LGBTI 1,9 0 3 Interazioni: 12.699 Europa 5,6 0 0 un altro politico 15 0 2,7 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% 16 TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) ALEssAnDRA cAPPELLARI Rifugiati 17,3 20 55,6 Lega Religioni 7,2 0 55,5 solidarietà 5,5 10 31,3 un altro politico 8,8 3,1 8,1 ALEssAnDRA MORETTI Donne 1,4 0 37, Siamo Europei Religioni 2,6 0 21,1 Europa 3,8 0 1 un altro politico 15 0 2,8 ALEssAnDRA MussOLInI Religioni 0,5 0 49,8 FI DRifugiati 2,1 0 22,2 Europa 3,9 0 8,3 un altro politico 10,2 0 7,4 AnGELO cIOccA Rifugiati 11,1 42,9 57,9 Lega Religioni 4,5 80 69 Europa 7,9 4,5 10,4 un altro politico 16,2 0 28,3 AnTOnIO TAJAnI Rifugiati 3,3 0 25,3 FI Religioni 1,2 0 57,2 Europa 10,4 0 2,2 un altro politico 15,2 0 4,9 BEATRIcE BRIGnOnE Donne 10,4 0 6,9 Europa Verde Rifugiati 5,7 0 12,2 Europa 2,5 0 0 un altro politico 27,1 1,3 13,9 BEnEDETTO DELLA VEDOVA Rifugiati 2,7 0 24,6 + Europa Povertà 1,3 0 0 Europa 17,5 0 5,6 un altro politico 27,7 0 11,9 BRAnDO BEnIfEI Rifugiati 1,4 0 36,4 Siamo Europei Povertà 0,7 0 0 Europa 10,1 0 4,8 un altro politico 8,6 0 11,2 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% 17 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI(%) cAIO GIuLIO cEsARE MussOLInI Rifugiati 2 19,5 41,9 FDI Religioni 0,7 0 48,5 Europa 5,2 2,7 15,6 un altro politico 13,2 1,2 22,8 cARLO cALEnDA Rifugiati 1,3 0 29,4 Siamo Europei Povertà 0,8 0 0 Europa 3,4 0 2,2 un altro politico 24,3 1,6 7,6 cécILE kyEnGE Donne 6,9 0 7,3 Siamo Europei Rifugiati 14,2 0 27,1 Europa 3,4 0 7,9 un altro politico 13,6 0 17,2 cORRADInO MInEO Rifugiati 3,5 0 38,3 La Sinistra Religioni 1,7 0 70,5 Europa 1,3 0 0 un altro politico 38,1 0 9,9 DAnIELA AIuTO Donne 12,3 0 13,4 + Europa Rifugiati 1,1 0 54,1 Europa 2 0 0 un altro politico 26,7 0 7,8 DAnIELA sAnTAncHé Rifugiati 8,3 51,3 49 FDI Religioni 7,2 53,1 45,9 Europa 3,8 4,9 13,1 un altro politico 7,6 3,5 12,7 DAnTE cATTAnEO Rifugiati 5,4 52,2 55,7 Lega solidarietà 5,6 20 2,8 Europa 4 1,7 6,3 un altro politico 12,7 3,9 15,3 DAVID sAssOLI Donne 17,5 0 0 Siamo Europei solidarietà 1 0 0 Europa 1,3 0 0 un altro politico 11,7 0 5,7 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% 18 TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) DInO GIARRussO Donne 0,3 0 59,5 M5S Povertà 1,3 0 2,4 Europa 6,7 0 0 un altro politico 9,7 0 12,3 ELIsABETTA GARDInI Disabilità 4,2 0 0 FDI Religioni 2,7 44,8 26,5 Europa 7,5 2,3 17,6 un altro politico 10,1 0 2,1 fABIO MAssIMO cAsTALDO Rifugiati 0,3 0 55,8 M5S Povertà 1,4 0 0 Europa 4,4 0 0 un altro politico 15,3 0 8,3 fABRIZIO fERRAnDELLI Disabilità 0,3 0 0 + Europa Povertà 0,7 0 0 Europa 2,7 0 0 un altro politico 5,6 0 14 fILIPPO nOGARIn solidarietà 0,3 0 0 M5S Povertà 0,4 0 0 Europa 2,2 0 0 un altro politico 19,8 0 11,8 GIAnnA GAncIA Rifugiati 1,3 0 85,3 Lega Religioni 1,2 0 33,2 Europa 2,3 0 0 un altro politico 18,1 0 6,6 GIOsI fERRAnDInO Rifugiati 3,7 0 30,1 Siamo Europei solidarietà 0,9 0 18,3 Europa 1,2 0 7,5 un altro politico 20 0 5,9 GIuLIAnO PIsAPIA solidarietà 1,7 0 0 Siamo Europei Povertà 3,4 0 0 Europa 2,6 0 0 un altro politico 19,4 0 4,7 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% 19 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) IGnAZIO cORRAO Donne 0,3 0 97,9 M5S Povertà 0,3 0 0 Europa 1,6 0 0 un altro politico 15,2 0 7,5 IGOR GELARDA Rifugiati 4,5 35,7 50,5 Lega Religioni 1,5 100 74,6 solidarietà 1,7 40 3,7 un altro politico 46 1,6 16,3 IREnE TInAGLI Donne 0,8 0 65,5 Siamo Europei Povertà 1,1 0 0 Europa 6,8 0 0 un altro politico 21,1 0 3,5 IsABELLA TOVAGLIERI Rifugiati 4,9 46,6 32,9 Lega Religioni 7,2 40 49,3 Europa 6,1 7,1 17,9 un altro politico 10,1 0 13,6 LARA cOMI Rifugiati 2,3 0 3,5 FI solidarietà 4,2 0 1,2 Europa 7,1 0 6 un altro politico 8,7 0 16,7 LAuRA fERRARA Rifugiati 2,4 0 55 M5S Povertà 0,4 0 20,7 Europa 5,2 0 5,7 un altro politico 28,3 0 15,5 LOREnZO TOsA Donne 3,5 0 0 + Europa Rifugiati 7,4 0 14,6 solidarietà 2,5 0 2,9 un altro politico 33 0 9,5 MARA BIZZOTTO Rifugiati 18,8 73,5 37,8 Lega Religioni 0,4 100 94,8 Europa 6,4 20,8 6,4 un altro politico 15,1 9,2 4,6 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% 20 TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) MARcELLO GEMMATO Rifugiati 3,2 33,3 60,8 FDI Religioni 8,7 50 74,7 Europa 6 2,6 0 un altro politico 15,4 0 22 MARcO TARADAsH Rifugiati 0,6 0 0 + Europa Religioni 1 0 27,7 Europa 1,9 0 0 un altro politico 27,7 0 5,6 MARcO ZAnn Rifugiati 3 14,3 27,4 Lega Povertà 1 0 0 Europa 32,5 0 4 un altro politico 17,6 1,3 1,4 MATTEO GAZZInI Rifugiati 12,4 62,5 39,2 Lega Religioni 1,3 100 56,4 Europa 7,8 0 9,2 un altro politico 27,8 28,6 4,7 MIA sPIcOLA Rifugiati 1,1 0 0 Siamo Europei Povertà 2,9 0 0 Europa 7 0 3,9 un altro politico 16,6 0 11,9 nIcOLA DAnTI Rifugiati 4 0 52,8 Siamo Europei Religioni 1,5 0 0,7 Europa 4,9 0 0,7 un altro politico 19,9 0 4,4 nIcOLA ZInGARETTI Rifugiati 2,9 0 27,1 Siamo Europei Povertà 0,9 0 0 Europa 3,2 0 0,9 un altro politico 12 0 5,4 PAOLO fERRERO Donne 2,2 0 22,2 La Sinistra solidarietà 2,4 0 10,4 Europa 3,4 0 0 un altro politico 11,5 0 6,1 Segretario PD non candidato accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% 21 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 unO sGuARDO PIù EsTEsO AGLI EsPOnEnTI POLITIcI I 4 TEMI PIù PRESENTI SUL FEED DEL POLITICO INCIDENzA SUL TOTALE (%) POST/TWEET OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) COMMENTI OFFENSIVI E/O DISCRIMINATORI (%) PIERfRAncEscO MAJORInO Rifugiati 4,1 0 40 Siamo Europei Povertà 0,7 0 0 Europa 2,6 0 0 un altro politico 25 0 3,3 PIERnIcOLA PEDIcInI Rifugiati 0,2 0 40,9 M5S solidarietà 0,2 0 0 Povertà 0,3 0 0 Europa 5,7 0 0 un altro politico 15,2 0 8,1 PInA PIcIERnO Disabili 0,6 0 99,3 Siamo Europei Rifugiati 2,1 0 29,6 Europa 3 0 8 un altro politico 18,5 0 10,4 RAffAELE fITTO solidarietà 8,4 0 0 FDI Povertà 6,1 0 0 Europa 5 0 1,6 un altro politico 9,3 0 3,3 sILVIA sARDOnE Rifugiati 23,2 44,6 52,9 Lega Religioni 3,3 53,9 52,6 solidarietà 2,3 68,5 35,3 un altro politico 15,5 39,8 18,4 sIMOnA BOnAfè Rifugiati 1,3 0 10,3 Siamo Europei Povertà 0,8 0 7,2 Europa 2,4 0 3,9 un altro politico 33 0 7,5 susAnnA cEccARDI Rifugiati 8,6 47,1 29,6 Lega solidarietà 2,3 60 88,6 Europa 2,8 0 5,8 un altro politico 12,4 0 11,8 TIZIAnA BEGHIn Donne 3,2 0 10,5 M5S Rifugiati 0,3 0 0 Europa 2,2 0 0 un altro politico 14,8 0 13,2 accEziOnE PREvalEnTE DEl TEma CONTENUTI CON ACCEZIONE NEGATIVA INFERIORI O UGUALI AL 25% 22 TRA IL 26% E IL 50% TRA IL 51% E IL 75% TRA IL 75% E IL 100% BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Quanto spendono? Facebook ha introdotto uno strumento che consente di conoscere gli investimenti pubblicitari operati dagli inserzionisti, includendo anche inserzioni su temi sociali, elezioni o politica (“Report della Libreria inserzioni”): in questo modo è possibile sapere quanto è stato speso dai singoli inserzionisti e, soprattutto, quali contenuti sono stati promossi in questo modo. Due sviluppatori di software, Francesco Malatesta e Daniele D’Angeli, hanno analizzato i dati pubblicandoli sul sito www.quantospendono.it, progetto indipendente e, come dichiarano gli autori, non orientato politicamente, dal quale abbiamo tratto l’idea per riportare, di seguito, i dati relativi ai leader con più interazioni delle 8 principali liste (ricerca delle inserzioni 1/3/19-24/6/19). Troviamo in vetta la pagina ufficiale di matteo Salvini (@salviniofficial), che ha investito tra il 26/4 e il 10/6 (gli ultimi post sponsorizzati risalgono all’intervallo 24/510/6) 128.782 € per 58 post. Numerosi tra i post sponsorizzati dalla pagina ufficiale di Matteo Salvini sono problematici e tra questi la maggior parte riguarda il tema immigrazione. Troviamo, per esempio, il video che mostra parte di una discussione tra un capotreno e un passeggero salito a bordo senza biglietto, che sfocia in una lite violenta; il passeggero in questione è di origine straniera. Il post, sul quale è stato investito un budget stimato tra i 10mila e i 50mila euro, proprio a ridosso dell’appuntamento alle urne (inserzione attiva dal 10/5 al 24/5), è stato visualizzato da oltre un 1 milione di persone, prevalentemente da utenti di sesso maschile tra i 25 e i 34 anni e soprattutto in Campania, Lombardia e Sicilia. Il video ha ottenuto oltre 80.000 like e reazioni e ha generato più di 22.000 commenti. € € Sono molti i messaggi di odio come questi: “L’invasione africana e islamica che ci imporrà l’Unione Europea sarà la fine del mondo Occidentale” “Dobbiamo finire questa invasione africana e islamica... devono stare in Africa... non abbiamo bisogno di loro. Sono un pericolo per noi è tutta l’Europa” “ Un augurio a tutti i buonisti, che vi capiti quello giusto a tutti” “Queste sono le persone che ci portano la civiltà....voglio essere incivile.... Non li voglio a casa mia....”. La promozione di singoli post, tuttavia, è stata utilizzata da Matteo Salvini non solo per catalizzare l’attenzione, in modo negativo, su un gruppo sociale, ma anche sugli avversari politici. Ne è un esempio l’estratto di un intervento di Alessandra Moretti, Siamo Europei, in una trasmissione televisiva (attivo tra il 30/4 e il 10/5, investimento stimato 5.000-10.000 euro). Il video, decontestualizzato, riporta le parole in cui la candidata cita il progetto di un comune che prevede la copertura dei simboli religiosi, all’interno dei cimiteri, in occorrenza di cerimonie laiche. Ad accompagnarlo questo testo: “C’è un progetto per mettere delle TENDINE nei cimiteri per coprire i simboli religiosi”. Pazzesco...a quelli del Pd ci sono o ci fanno??? E poi si chiedono perché nessuno li vota...”. Il video, condiviso oltre 24mila volte, ha generato oltre 51mila like e reazioni e altrettanti commenti. Le parole d’odio, non sono state pubblicate solo come commento al post che le ha originate: tanti sono gli hater che si sono riversati direttamente sulla pagina della candidata, attaccandola. 23 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Guardando alla portata dell’investimento troviamo, dopo Salvini, Silvio Berlusconi (@SilvioBerlusconi): 90.925 € per 482 inserzioni tra il 21 aprile e il 24 maggio. I post, messaggi elettorali classici, non sono problematici. € Scendendo ancora ecco Giorgia meloni (@giorgiameloni. paginaufficiale), la quale ha sostenuto una spesa di 36.554 € per 70 post (13 dei quali successivi all’appuntamento elettorale) tra il 7/5 e il 22/6. Su questi, 12 sono offensivi e/o discriminatori, la maggior parte focalizzati su immigrazione, ma anche su minoranze religiose e rom. € Per esempio, attivo dal 15/5 al 26/5, il post con immagine “No all’islamizzazione dell’Europa”, che con un investimento stimato di 1.000 € - 5.000 € ha raggiunto un pubblico che va da 500mila persone a 1 milione, è stato condiviso più di 7mila volte, ha generato oltre 53.000 like e reazioni e oltre 2.000 commenti. Numerose le risposte di questo tono: “Vengono qui per dominarci con l’ausilio della sinistra che vuole la globalizzazione” “PORTI CHIUSI E NO ISLAM !” 24 “Il problema è che ne abbiamo già troppi in Italia e continuano a figliare come le coniglie.Prima di riuscire a fermare gli arrivi, ci ritroveremo in minoranza etnica e l’italia diventerà islamica.Basta guardare le scuole per capire che loro piano piano ci stanno fregando” “ISLAM DA VIETARE PER LEGGE !!!” € € “Questi sono terroristi e nn guardano in faccia a nessuno sono bestie perciò devono andare via tutti” Scorrendo ancora verso il basso questa mini-classifica, individuiamo carlo calenda (@ccalenda) con un investimento di 20.557 € per 21 post tra il 25/4 e il 24/6 (solo due sono stati sponsorizzati dopo la campagna elettorale). I suoi sono messaggi elettorali, spesso proposti in un format video nel quale si rivolge direttamente al pubblico. Non vi sono post problematici. € € € Poi Federico Pizzarotti (@f.pizzarotti) con 462 € per 8 post tra il 22 e il 24 maggio, anche in questo caso non problematici. La pagina di Pippo civati (@giuseppecivati) ha sostenuto una spesa di 376 € per 3 post tra il 29/4 e il 24/5. Non problematici. Infine nessuna spesa per luigi Di maio (@luigidimaio); quest’ultimo - è bene ricordarlo non era candidato. € Più giù c’è nicola Fratoianni (@Fratoianni): 3.430 € euro per 25 post, tutti attivi tra il 15 aprile e il 26 maggio; nessuno è problematico. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 i 3 post… cHE HAnnO GEnERATO PIù cOMMEnTI OffEnsIVI Autore Post Incidenza commenti offensivi e/o discriminatori AnGELO cIOccA Lega TOLLERANZA ZERO per chi, in nome di una religione, vuole portare MORTE nel #NostroPaese meritano di non uscire più di GALERA !!! Complimenti all’intelligence e alle Forze dell’ordine, grazie per il vostro impegno !!! 88% AnGELO cIOccA Lega Ecco i commenti di chi GIOISCE di fronte all’incendio di un simbolo della CRISTIANITÀ e dell’OCCIDENTE, ah ovviamente sono scritti in Arabo da islamisti !!! Come li giustificheranno stavolta i #RadicalChic ??? 85% ALEssAnDRA cAPPELLARI Lega Controllore aggredito a Trieste da una donna senza biglietto, che si é rifiutata di scendere, bloccando l'autobus ed i passeggeri a bordo 74% cHE HAnnO GEnERATO PIù hate speech Autore Post Incidenza commenti hate speech AnGELO cIOccA Lega TOLLERANZA ZERO per chi, in nome di una religione, vuole portare MORTE nel #NostroPaese meritano di non uscire più di GALERA !!! Complimenti all’intelligence e alle Forze dell’ordine, grazie per il vostro impegno !!! 64% ALEssAnDRA cAPPELLARI Lega Controllore aggredito a Trieste da una donna senza biglietto, che si é rifiutata di scendere, bloccando l'autobus ed i passeggeri a bordo 54% sILVIA sARDOnE Lega Una povera ragazza costretta ad ore di incubo e violentata da stupratori stranieri. Questi vermi meritano solo carcere duro a lungo. Inoltre per quanto mi riguarda bisogna aumentare le pene per gli stupri 32% 25 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 i 3 post… PIù cOMMEnTATI Autore Post numero di commenti MATTEO sALVInI Lega Ebbene sì, finalmente è tornato il... VINCI SALVINI!!! Come funziona? Fa più punti chi mette più velocemente "Mi piace" ai miei post su Facebook e, da quest'anno, anche su TWITTER e INSTAGRAM. Cosa si vince? Ogni giorno la tua foto diffusa sui miei canali social a 6 milioni di amici, una telefonata con me e, ogni settimana, un caffè di persona (pensa che fortuna!). Anche questo video avrà tutti contro? Giornaloni, intellettualoni, professoroni, analisti, sociologi... Pazienza! Ai rosiconi diciamo: finché ce la lasciano LIBERA, la rete la useremo il più possibile. Iscriviti subito su: www.vincisalvini.it Oggi vinciamo online, il 26 maggio con li voto alla Lega vinciamo in tutta Europa! 28.987 Regolamento: https://www.vincisalvini.it/files/regolamento.pdf MATTEO sALVInI Lega "C'è un progetto per mettere delle TENDINE nei cimiteri per coprire i simboli religiosi". Pazzesco... Ma quelli del Pd ci sono o ci fanno??? E poi si chiedono perché nessuno li vota... 26.511 MATTEO sALVInI Lega "Basta basta Salvini!". "Casa per tutti, lavoro per tutti!". "Condannare a Salvini, ASSASSINI!". Che bello il modello di integrazione della sinistra: accogliere tutti senza limiti, riaprire i porti, avanti c'è posto! Il Decreto Sicurezza Bis colpisce ancora più duramente il traffico di esseri umani e il business dell'immigrazione clandestina. Tutti ci attaccano perché abbiamo fermato la MANGIATOIA, se ho il vostro sostegno io NON MOLLO! 23.536 26 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 i 3 post… PIù cOnDIVIsI Autore Post numero di condivisioni MATTEO sALVInI Lega AIUTAMI A FAR GIRARE almeno in rete! Silenzio di quasi tutte le televisioni, titoli vergognosi dei giornaloni, diffusione di foto di piazza Duomo a manifestazione ancora non iniziata. Hanno paura di noi, mentono e nascondono, ma il 26 maggio è vicino!!! #domenicavotoLega #stavoltavotoLega 36.845 MATTEO sALVInI Lega Bagheria (Palermo), SPETTACOLARE!!! Fate girare voi queste foto perché tivù e giornaloni faranno di tutto per nasconderle. Avanti tutta! 34.034 MATTEO sALVInI Lega Stiamo preparando una legge per raddoppiare le pene a chi maltratta gli animali. Giù le mani da loro, e guai a chi li abbandona! 32.692 cOn PIù like Autore Post numero di like MATTEO sALVInI Lega È ora di far sentire la voce dei cittadini. Per PEDOFILI e STUPRATORI galera e CASTRAZIONE CHIMICA! Questo fine settimana vieni a firmare la proposta di legge della Lega nelle piazze di tutta italia, così il Parlamento non potrà far finta di nulla! 97.444 MATTEO sALVInI Lega Quasi il 60% degli italiani è favorevole alla castrazione chimica per pedofili e stupratori, una legge di civiltà presente in molti Paesi. Oggi e domani la Lega raccoglie le firme nelle piazze di tutta Italia, il Parlamento non potrà più far finta di niente! 96.798 MATTEO sALVInI Lega Arrestato giovane immigrato nordafricano per il rogo che ha devastato la sede della Polizia locale di Mirandola: due morti, decine di feriti e intossicati. Una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle vittime. Altro che aprire i porti! Azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: A CASA tutti! 87.457 27 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Prima parte RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI Raccomandazioni L a risposta a un fenomeno complesso come quello dell’odio online richiede un approccio che affronti il problema da diverse prospettive, combinando obiettivi e modalità di intervento diverse tra loro. Amnesty International Italia è in prima linea al contrasto del discorso violento, aggressivo e discriminatorio, utilizzato prevalentemente per colpire le categorie più vulnerabili, come migranti e rifugiati, rom, minoranze religiose, donne e comunità lgbti. In particolare, alla luce delle evidenze illustrate nel presente rapporto, Amnesty International Italia avanza le seguenti raccomandazioni: alle piattaforme dei social media – Twitter e Facebook: • migliorare i meccanismi di segnalazione, anche in coordinamento con le autorità di pubblica sicurezza competenti per la rilevazione delle violazioni; • migliorare i meccanismi di rimozione dei contenuti sensibili condividendo con gli utenti linee guida e informazioni su come agire e reagire in caso di violazioni e abusi; • investire in campagne di sensibilizzazione pubbliche promuovendo il contrasto al ricorso a un linguaggio offensivo, discriminatorio e di odio e incoraggiando gli utenti a utilizzare i meccanismi di segnalazione di violazioni e abusi; • condividere e rendere pubblici i rapporti sulle segnalazioni ricevute, disaggregate per tema e categoria bersaglio; • rendere pubblici i dati sulle comunità di moderatori impiegate per rispondere alle segnalazioni di violazioni e abusi, insieme ai dettagli della loro formazione su tematiche relative al rispetto dei diritti umani e alla parità di genere; • migliorare gli standard di sicurezza e privacy, offrendo informazioni personalizzate agli utenti sulla base delle attività riscontrate sulle piattaforme e sulla tipologia di abuso riscontrato. agli stati membri e alle istituzioni dell’Unione europea: • impegnarsi a individuare e contrastare le condizioni che possono favorire il fenomeno del discorso di odio online e assumere misure per prevenirlo e scoraggiarne l’uso; • promulgare e rendere esecutiva una legislazione adeguata, che includa, quando rilevante, sanzioni penali in linea con la legislazione e gli standard internazionali in materia di diritti umani, in special modo in relazione a violazioni e abusi nei confronti di categorie vulnerabili (migranti e rifugiati, rom, minoranze religiose, donne e comunità lgbti) e alla violenza di genere; • investire in maniera prioritaria sullo sviluppo delle capacità e la formazione degli organismi preposti all’applicazione della legislazione pertinente in materia di abusi online, discriminazione e parità di genere, investendo parimenti sul sostegno alle vittime di violenze e abusi online; • investire in campagne di sensibilizzazione pubbliche su violenza e abusi 28 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 Prima parte RIsuLTATI E RAccOMAnDAZIOnI online, combattendo gli stereotipi basati sull’appartenenza a gruppi etnici, sesso e genere e promuovendo concretamente politiche per l’uguaglianza di genere. in particolare alle autorità italiane (in aggiunta a quanto sopra): • appoggiare la creazione di meccanismi specifici a sostegno della riduzione del linguaggio discriminatorio e di odio anche relativamente ai casi di discriminazione riconducibili all’omo/transfobia, riaprendo la discussione sul possibile ampliamento della Legge Mancino-Reale; • impegnarsi alla costituzione di una Commissione di indirizzo e controllo sui fenomeni di intolleranza, razzismo, antisemitismo e istigazione all’odio e alla violenza e di una sua pronta calendarizzazione al fine di renderla effettiva, sostenendo altresì ogni iniziativa parlamentare ed extra parlamentare sul tema; • impegnarsi alla riduzione del ricorso a un linguaggio offensivo e discriminatorio nei confronti di gruppi e categorie vulnerabili, anche monitorandone e sanzionandone il ricorso da parte degli esponenti politici ai fini propagandistici; • avviare programmi di formazione specifica sul personale docente in materia di contrasto alla discriminazione e al ricorso al discorso di odio promuovendo un utilizzo corretto delle piattaforme social. 29 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus La mappa delle parole Di Federico Faloppa, Università di Reading I l corpus di dati raccolto è piuttosto grande, in termini di parole (o token, come vengono chiamati dalla linguistica dei corpora). In questa breve analisi, ci si soffermerà su un campione esemplificativo costituito da circa un milione di parole per quanto riguarda i testi prodotti dai candidati e di circa 550 mila parole, per il corpus di commenti. Una prima sommaria analisi di questi corpora per mezzo del software di lexical computing “Sketchengine” (www.sketchengine.eu) permette di ricavare alcune informazioni, non solo numeriche e quantitative, che possono aiutare a descrivere e interpretare i dati, nel tentativo di giungere ad alcune ipotesi od osservazioni generali. Sul piano lessicale, è interessante per esempio notare che le liste di frequenza assoluta di entrambi i corpora indicano in “Salvini” e in “italia” i due sostantivi più frequenti, con “lega” ed “Europa” a seguire. Pur in assenza di ulteriori (necessari) dettagli sulla frequenza relativa dei lemmi nei vari subcorpora (divisi per i vari candidati, per esempio), si può ipotizzare quali fossero i focus del dibattito che ha attraversato tutta la campagna elettorale, che ha avuto un indiscusso protagonista e che in Italia si è probabilmente concentrata di più su questioni di politica interna che europea. Non sembrerebbe un caso, per esempio, che l’aggettivo “europeo” compaia solo molto dopo nella lista di frequenze (al 176° posto dei lemmi più frequenti nei commenti e addirittura 226° posto dei lemmi più frequenti nei testi prodotti dai candidati, con appena 574 per 1.000.000). “Salvini” è protagonista nel bene e nel male: frequentissimo è il titolo di “capitano”, che gli viene attribuito con connotazione positiva, ma frequente è anche l’apposizione “bastardo”, con cui viene apostrofato dai suoi oppositori e dai loro follower. Tra i “buonisti” (con la loro “retorica” o “narrazione”) Laura Boldrini, pur non essendo candidata, la fa ancora da padrona. Riguardo a termini astratti dalla forte pregnanza politica, si parla molto di “sicurezza” e molto meno di “economia” e “crisi”, come se i temi economici fossero meno centrali rispetto a quelli di ordine pubblico. “Razza” è più frequente di “etnia/etnico”, ma si tratta di una manciata di occorrenze. Si parla più di “immigrazione” (811 occorrenze) che di “immigrato/i” (meno di 500 occorrenze”), che viene superato dal lemma “migrante”, fortemente polarizzato (in negativo, in associazione con “sbarchi/sbarcare”, “irregolare”, “business” (“business dei migranti”); con connotazione positiva, utilizzato come aggettivo di “bambini”. L’uso di migrante/i, un termine cui generalmente attribuiamo un significato più neutro di immigrato, ci spiega in realtà quanto occorra analizzare i termini nel loro contesto, che in questo caso infatti rivelano molte connotazioni negative e una semantica articolata. In termini di associazioni di binomi lessicali, forse non stupisce che i cluster più frequenti per l’aggettivo islamico, nel corpus di testi prodotti dai candidati, siano “estremismo islamico”, “terrorismo islamico”, “fondamentalismo islamico”, “integralismo islamico”. “Problema”, 30 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus “immigrazione”, “fenomeno”, “pericolo” sono altri sostantivi che fungono spesso come modificatori dell’aggettivo. “Cultura” o “culturale”, tanto per fare un esempio di segno opposto, compaiono solo in un caso: nel caso di una visita di un candidato a un “centro culturale islamico”. Di contro, anche se meno ricorrenti, sono le associazioni tra “cristiano” e “popolo” od “orgoglio”. In contesto di forti polarizzazioni, vale la pena di vedere come è utilizzato l’aggettivo “nostro”, piuttosto frequente nel corpus di testi prodotti dai candidati (circa un’occorrenza su mille parole). Si trova ed era immaginabile - in co-collocazione con “candidato” (“nostro candidato”), “compito”, “dovere” (“nostro dovere”), ma anche frequentissimamente con “capitano” (“nostro capitano”, in riferimento a Salvini, a cui va spesso “il nostro sostegno”), “casa” (“casa nostra”), “civiltà” e “cultura”, “città” (dove serve “più sicurezza”), “confini” (frequente la combinazione “nostri confini”, sottointendendo “italiani”), “donne” (frequente e indicativa la collocazione “nostre donne”), “futuro” – di italiani prima ancora che di europei (“Torniamo padroni del nostro futuro!”) -, “gente”, “identità”, “interessi” (“nostri interessi nazionali”), “Italia” (la “nostra amata Italia”), “mercato del lavoro”, “paese” e “popolo” (e “nostro popolo” è non di rado in co-collocazione col verbo “difendere”), “porti” (“nostri porti”, una collocazione che non si sarebbe trovata in passato), “problema” (“... governi che se ne fregano e ci lasciano soli di fronte a un problema che non è certo nostro, ma di tutta l’Europa...”), “radici” (“cristiane”), “simboli” (“nostri simboli cristiani”), “storia” (“svenduta” e “cancellata”), “terra” e “territorio” (anch’esso da “difendere”). La semantica del lemma “nostro” ha tratti sempre positivi, benché non sempre definiti (non sempre è facile capire a quale “noi” si riferisca ed è questa ambiguità a risultare altamente produttiva) e mostra tutta la sua ricchezza soprattutto nel campo sovranista, come se la costruzione del “noi” e di un soggetto plurale forte e fortemente identitario fosse appannaggio soprattutto di una sola parte politica. Il problema non sembra, quindi, soltanto quello di una presenza massiccia di discorsi d’odio, ma anche la compattezza, a destra, di stilemi, lessici, retoriche solide e riconoscibili: un linguaggio che si è fatto egemone anche grazie all’hate speech, ma molto oltre l’hate speech. 31 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Immigrazione e rom, la copertura dei temi divisivi a confronto su tv e carta stampata I n che modo i temi che scatenano maggiore odio sui social media sono stati rappresentati dai media tradizionali, in particolare nei telegiornali e sulle prime pagine dei quotidiani, nel periodo di monitoraggio? Abbiamo deciso di soffermarci su due casi che in rete hanno scatenato polemiche e contenuti offensivi e/o discriminatori. Il primo è inerente al tema rom, poco presente nel dibattito, ma capace di generare la maggiore incidenza di interazioni e un’alta ricorrenza di contenuti problematici. È, inoltre, il tema con la più elevata incidenza di post/tweet dei politici offensivi e/o discriminatori. Il caso è quello delle vicende che hanno avuto luogo nel quartiere romano di casal Bruciato, dove il 6 maggio hanno inizio le proteste dei residenti contro l’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia di etnia rom. Il secondo case study è relativo al tema immigrazione, quello che ha avuto il maggior peso nel dibattito online, tra i temi legati ai diritti osservati nell’ambito del monitoraggio e corrisponde a un episodio che vede protagonista, a partire dal 15 maggio, la nave Sea Watch, impegnata in operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo. casal Bruciato LA cOPERTuRA MEDIATIcA nEI TELEGIORnALI 17 a cura dell’Osservatorio di Pavia Il caso delle tensioni scoppiate in occasione dell’assegnazione di un alloggio popolare a una famiglia rom di origini bosniache diventa notizia nelle edizioni principali di quattro dei sette tg delle reti generaliste nella sera del 7 maggio. I tg che ne parlano raccontano con parole e immagini le tensioni tra gruppi antagonisti, attivisti dei movimenti per la casa da un lato e residenti affiancati da CasaPound dall’altro. Si parla delle minacce e degli insulti, “Insulti shock” li definisce il Tg1, che riporta la minaccia ‘ti stupro’ rivolta alla mamma della famiglia rom. 17 Si tratta delle edizioni del prime time delle tre reti RAI, delle tre reti Mediaset e del Tg La7. I tg analizzati sono quelli del mese di maggio (2019). 32 Nei telegiornali del 7 maggio che danno notizia delle tensioni vengono intervistati il padre della famiglia in questione, Imer (nel Tg3 e nel Tg4) e alcuni abitanti si lamentano dell’assegnazione della casa ai rom (per esempio nel Tg4 un uomo dichiara: “ma io compro casa per avere gli zingari a fianco. Se li mettesse a casa la Raggi” e nel Tg3 una donna lamenta che il valore degli immobili si svaluterebbe con l’assegnazione a questa famiglia), mentre in un’altra intervista un uomo smorza i toni ricordando quando a essere sgradite erano le famiglie di origine calabrese con le quali poi è nata un’amicizia (Tg3). BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus La sera successiva, l’8 maggio, la vicenda di Casal Bruciato è in tutti i tg della sera. I servizi informano sulla visita di Virginia Raggi, la quale si è recata a incontrare la famiglia e che per questo viene contestata. I telegiornali riportano le parole della Raggi, la quale afferma che chi insulta i bambini e chi minaccia di stuprare le donne dovrebbe fare un esame di coscienza e invita a rispettare la legge. Oltre alle parole della Raggi e a dichiarazioni di Imer e della moglie, le interviste in onda sono a esponenti e simpatizzanti di Casa Pound, a cittadini che protestano contro l’assegnazione, ma anche a esponenti di movimenti per il diritto alla casa e al vescovo vicario di Roma che, in una dichiarazione in onda sul Tg3, dice “è una brava famiglia rom, bosniaca, che lavora e che manda i figli a scuola. L’odio nasce perché sono rom e questo è inaccettabile”. Sempre nello stesso tg due donne intervistate dichiarano: “anche io se mi metto a fare 14 figli passo sopra tutte le graduatorie” e “agli zingari sì, e noi che ci stiamo dentro da 45 anni ce stanno a buttare fuori perché siamo morosi”. I giornalisti in più di un tg ribadiscono che la famiglia è legittima assegnataria della casa popolare. Il 9 maggio l’attenzione dei tg è rivolta all’incontro di Papa Francesco con il popolo rom e sinti in Vaticano e del colloquio privato di Bergoglio con la famiglia bosniaca tenutosi a San Giovanni in Laterano. Trovano qui spazio le parole di solidarietà ma anche di condanna del Pontefice. Nella stessa giornata i tg danno notizia dei primi passi della magistratura, dell’informativa consegnata in procura dalla Digos e delle persone denunciate per minacce con l’aggravante dell’odio razziale. Tra gli intervistati Imer e la moglie Senada e alcuni abitanti di Casal Bruciato. Un uomo afferma davanti al microfono: “se diamo la preferenza a chi ha più figli, noi saremo sempre ultimi, loro sempre primi”(Tg5 e Tg1), un altro dice: “perché qua dentro solo gli italiani ce devono stare” (Tg3), mentre due donne del quartiere intervistate dal Tg2 si lamentano così: “dice non vogliono i rom, prima ci sistemassero e poi mettiamo i rom, o no?” e “ma damme una roulotte e vado a fa la zingara, io so contenta de fa la zingara, guarda”. Nei giorni successivi la copertura giornalistica della vicenda cala. Il 10 maggio i due tg che ritornano sulla vicenda parlano dell’indagine aperta per istigazione a delinquere per motivi di discriminazione razziale. Si dice di un ritorno alla normalità per la famiglia. L’11 maggio il Tg3 dedica un servizio alla staffetta di solidarietà dei volontari dell’Associazione Nonna Roma, che hanno raccolto e donato mobili e giocattoli e che sostengono la famiglia rom che la giornalista del Tg3, in apertura di servizio, ribadisce essere legittima assegnataria della casa popolare. La vicenda ridiventa notiziabile il 16 maggio quando i tg informano sul numero di persone indagate dalla procura di Roma per i disordini conto i rom di Torre Maura e Casal Bruciato, appartenenti a movimenti di estrema destra e indagati per violenza e minacce aggravate dall’odio razziale. Si dice che l’indagine è estesa anche ad antagonisti e movimenti per la casa per corteo non autorizzato. Infine di Casal Bruciato si torna a parlare marginalmente in alcuni tg del 20 Maggio in occasione di alcuni servizi sulla campagna elettorale, quando il segretario PD Zingaretti riapre a Casal Bruciato la sezione del partito. 33 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte LA cOPERTuRA MEDIATIcA nELLA sTAMPA I fOcus a cura dell’associazione carta di Roma 18 L’attenzione alla vicenda avvenuta il 7 maggio del 2019 nel quartiere romano Casal Bruciato è presente, ma non centrale nei quotidiani nazionali. 28 sono le notizie nel mese di maggio dedicate alla vicenda: un picco iniziale, l’8 maggio, in corrispondenza della protesta nel quartiere e degli insulti nei confronti della mamma rom “Vattene dal quartiere o ti stupro”; e pochi giorni dopo, il 10 maggio, i quotidiani raccontano dell’incontro di Papa Francesco con la famiglia di origine bosniaca “Resistete, il populismo cresce seminando la paura”. Complessivamente i toni e gli sguardi alla vicenda sono pacati e accurati. In molti articoli si sottolinea l’origine bosniaca della famiglia e la cittadinanza italiana per 11 dei dodici figli della coppia. Prevalgono le voci di condanna dei comportamenti dei manifestanti e di stigmatizzazione delle frasi di odio pronunciate da alcuni esponenti di Casa Pound. L’uso della parola “zingaro” quando impiegato negli articoli dei quotidiani (per riportare le frasi pronunciate dai manifestanti) è inserito nel virgolettato, nel rispetto delle linee guida della Carta di Roma e, in particolare del primo principio “Usare termini giuridicamente appropriati sempre al fine di restituire al lettore e all’utente la massima aderenza alla realtà dei fatti, evitando l’uso di termini impropri”. Infatti, il termine “zingari” è percepito dalle comunità rom e sinti perlopiù come offensivo; è un eteronimo imposto dalla società maggioritaria a un gruppo che non si autodefinisce così. Spesso l’uso di questo termine si accompagna a quello dei “campi nomadi”, che fa pensare a luoghi adatti a gruppi umani che si spostano continuamente e quindi a una forma di insediamento tipica di quelle popolazioni e in qualche modo necessaria. Non è proprio così dal momento che solo una piccola parte dei sinti e dei rom residenti in Italia (il 3%) non è sedentaria, e perlopiù per via dell’occupazione in lavori stagionali. I quotidiani, inoltre, si caratterizzano per la completezza dell’informazione sulla vicenda: dati relativi alla presenza dei rom e dei sinti in Italia, resoconti della complessità nella gestione delle politiche abitative, questione annosa e presente da lungo tempo nella Capitale, ipotesi per l’accoglienza delle famiglie indigenti e per una collocazione tra i diversi municipi. Sea Watch 18 I quotidiani inseriti nella rassegna quotidiana della Associazione Carta di Roma comprendono le principali testate nazionali e locali. Delle seguenti testate sono inserite anche le prime pagine: Avvenire, Corriere della Sera, Il Fatto Quotidiano, Il Giornale, Il Sole 24 Ore, La Stampa, La Repubblica, Libero. La base complessiva dal 1° maggio al 23 maggio 2019 è di 837 articoli. 34 LA cOPERTuRA MEDIATIcA nEI TELEGIORnALI a cura dell’Osservatorio di Pavia L’attenzione dei tg della sera nei confronti del soccorso prestato dalla nave dell’ong tedesca Sea Watch a 65 migranti a bordo di un gommone si snoda a partire dal 15 maggio, quando il Tg3 delle 19:00 informa sull’avvenuto salvataggio, per poi proseguire nei giorni successivi anche negli altri notiziari, diventando spesso oggetto di dibattito politico, in connessione anche con la discussione sul decreto sicurezza bis. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Due giorni dopo, il 17 maggio, i tg che si occupano della Sea Watch, informano sulla posizione della nave al largo di Lampedusa, sull’autorizzazione allo sbarco delle famiglie con bambini e di un disabile, dell’inchiesta aperta dalla Procura di Agrigento per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, ma a dominare l’attenzione giornalistica sono soprattutto le dichiarazioni di Salvini che in un video messaggio dichiara: “e non c’è Presidente del Consiglio che tenga, e non c’è Ministro dei 5 Stelle che tenga, no in Italia i trafficanti di esseri umani non arrivano più” e anche: “ancora in queste ore c’è l’ennesima nave di una ong straniera che vorrebbe avvicinarsi a un porto italiano. No, nisba, chiuso” e ancora: “nessuno pensi di riaprire i porti, nessun ministro ad esempio pensi, o anche il Presidente del Consiglio pensi di ordinare a me di fare entrare la nave che illegalmente ha raccolto immigrati e vorrebbe arrivare in Italia no. Se qualcuno pensa di riaprire i porti ha trovato il ministro sbagliato e il partito politico sbagliato”. Il 18 maggio i tg informano che la Sea Watch è in rada a Lampedusa. Alcuni notiziari sottolineano la situazione di salute critica dei migranti, attraverso le parole del medico di bordo (come, per esempio, il Tg1). Il Tg7 dà la parola a Giorgia Linardi, la portavoce dell’ong, la quale parla delle cattive condizioni del tempo e dello stato di salute dei migranti a bordo, mentre il Tg3 riporta le parole di una donna a bordo che racconta della sua esperienza nelle carceri libiche dove “se non hai i soldi ti picchiano”. A fare notizia è anche il ‘braccio di ferro’ (così viene definito dalla sintesi giornalistica) tra il comandante della nave e il Viminale, che continua a negare l’attracco. Sul versante della cronaca politica, il Tg1 riporta le dichiarazioni della Meloni, che in un tweet chiede di trasbordare i passeggeri della Sea Watch e poi affondare la nave della ong, aggiungendo che questo dovrebbe fare un governo che intende difendere i propri confini e il Tg2 informa che Salvini, in un comizio elettorale a Milano, ribadisce: “quella nave in un porto italiano non entra”. Il giorno successivo, il 19 maggio, l’attenzione dei tg è alta, con un duplice focus. A servizi che narrano la cronaca degli eventi riguardanti la nave e il suo equipaggio - nave sequestrata dalla Guardia di Finanza, equipaggio denunciato, il PM che ordina lo sbarco dei 47 migranti, i magistrati di Agrigento che indagano per favoreggiamento di immigrazione clandestina, i migranti che verranno ospitati nel centro di accoglienza dell’isola – si alternano servizi di cronaca politica con il focus sulle dichiarazioni di Salvini e di Di Maio e sul decreto sicurezza. Di Salvini si racconta la volontà a tenere i porti chiusi e il no ribadito agli sbarchi e di Di Maio si dice che chiede all’Europa la garanzia che si prenda carico dei migranti, non lasciano l’onere solo all’Italia. Nella stessa giornata i servizi che parlano della Sea Watch in chiave politica puntano l’attenzione anche sui rilievi mossi dall’Onu al decreto sicurezza. Oltre alla voce di Di Maio e Salvini, intervistati sono anche la portavoce della Sea Watch (in un servizio del Tg2) e un esponente delle Chiese Evangeliche che sottolinea come loro si rendano disponibili all’accoglienza (Tg3). Il 20 maggio l’attenzione dei tg è principalmente sull’indagine in corso, sul sequestro della nave, sulle procedure d’identificazione dei migranti sbarcati. Due tg mandano in onda una dichiarazione di Giorgia Linardi. 35 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte A proposito della Sea Watch sequestrata si riporta il commento di Salvini che si auspica che la procura vada fino in fondo con le indagini. I fOcus Il 21 maggio l’attenzione scema, con due brevi servizi del Tg1 e del Tg3 che parlano dell’interrogatorio di Arturo Centore, comandante della Sea Watch, indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Si dice che la nave rimane sotto sequestro. Prima delle elezioni, nel mese di maggio, si parlerà ancora della ong Sea Watch quando il 23 maggio alcuni tg daranno la notizia della segnalazione, da parte dell’organizzazione, della presenza di un gommone in avaria davanti a una nave militare italiana. LA cOPERTuRA MEDIATIcA nELLA sTAMPA a cura dell’associazione carta di Roma Dal 13 fino al 23 maggio, le operazioni di ricerca e soccorso nel Mediterraneo Centrale occupano le prime pagine dei quotidiani: 149 notizie (di cui 13 sulle prime pagine) in poco più di dieci giorni. Al centro le vicende della nave Sea Watch in attesa di approdo in un porto italiano e le relative prese di posizione politica. “Mai lo sbarco”, “La Sea Watch in rotta verso Nord: porti chiusi, noi soli un’altra volta. Alla cronaca degli arrivi, realizzati e mancati, fa da contraltare la politica presente nel 75% degli articoli. Due sono i focus prevalenti: il dibattito politico all’interno del Governo (e quello tra maggioranza e opposizione) e la polemica a distanza tra il Ministro degli Interni e il pubblico ministero di Agrigento, e la relativa polemica circa l’indipendenza della magistratura in Italia. La politica dunque è la protagonista delle vicende legate alla ricerca e al soccorso in mare, alimentando essa stessa racconti di polemiche e accuse. I protagonisti – migranti e rifugiati – rimangono sullo sfondo, ai margini della narrazione, incentrata appunto sullo scontro politico e istituzionale. La contestualizzazione dei paesi di origine, gli approfondimenti sulle migrazioni forzate, gli aspetti normativi si perdono nel flusso mediatico, anche in quello della carta stampata. Seppur presenti alcuni articoli che collocano la questione nel quadro più ampio della gestione europea del fenomeno migratorio, prevale nel complesso una narrazione che insiste sulla dimensione “securitaria” (controllo delle frontiere, la distanza in miglia dalla costa, i continui arrivi, anche se in calo significativo) anziché su quella umanitaria. 36 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Odio e religione: musulmani nel mirino Di alessandra vitullo, Fondazione Bruno Kessler L a seconda edizione del Barometro dell’odio, dedicato alle Elezioni Europee 2019, conferma e in alcuni casi rafforza le tendenze già registrate dal monitoraggio online, condotto da Amnesty, nel 2018, durante il periodo di campagna elettorale in Italia. In crescita quei discorsi di incitamento all’odio dei politici italiani che vanno a colpire in particolar modo determinate minoranze religiose in Italia e in Europa. Anche se rispetto ai loro follower i politici sembrano mantenere toni più moderati, i candidati alle ultime elezioni europee monitorati hanno scritto quasi 1 post/tweet negativo su 5, contenente un argomento discriminatorio contro gruppi religiosi minoritari in Europa. In linea con il Barometro dell’odio 2018, la comunità musulmana si conferma come il gruppo religioso maggiormente bersagliato dal discorso politico italiano. Come avviene anche per altre tipologie di messaggi d’odio, per esempio quelle che riguardano rifugiati e migranti, i membri della comunità musulmana vengono solitamente indicati dai politici come ontologicamente possessori di qualità indesiderabili. In particolare, in occasione delle elezioni europee 2019 i messaggi anti-musulmani sembrano aver voluto rievocare il vecchio refrain dello scontro di civiltà, dove la rappresentazione dell’islam si basa sostanzialmente sulla descrizione di una religione incompatibile con i valori occidentali e che prevede il solo ricorso alla violenza come strumento per far avanzare la fede. I due partiti che maggiormente pongono l’accento sulla pericolosità dell’islam sono risultati essere Lega e Fratelli d’Italia; allo stesso tempo, però, i loro leader e candidati sono stati anche i più attivi online durante tutto il periodo di monitoraggio. Inoltre, la tecnica maggiormente utilizzata dai candidati dei due partiti per veicolare messaggi anti-musulmani ha previsto il ricorso al commento di notizie di cronaca internazionale e nazionale dove i musulmani erano protagonisti di atti di violenza. Le notizie servivano normalmente per incitare il disprezzo verso la specifica tradizione religiosa, nel tentativo di assimilare e identificare tutti coloro che vi appartengono come un gruppo potenzialmente pericoloso, violento e criminale. Le minoranze religiose, e nello specifico l’islam, è risultato essere, insieme a “rom” e “donne”, il secondo gruppo tematico che ha suscitato più hate speech sui social media, dopo la categoria “migrazione”. Del resto, un inevitabile effetto di cassa di risonanza del discorso contro la comunità musulmana è stato veicolato dalla stessa crisi migratoria che sta attraversando il Paese. Non a caso nel discorso politico i temi legati alla migrazione e alle comunità islamiche, sono quelli che hanno generato la maggiore incidenza. Questa congiunzione ha fortemente contribuito a consolidare anche nel discorso e senso comune il sillogismo che sovrappone termini come immigrato/arabo/musulmano/terrorista, che si possono ritrovare utilizzati con inconsapevole intercambiabilità anche in numerosi commenti dei follower. 37 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 QuALcHE EsEMPIO i post/tweet offensivi e/o discriminatori dei politici Ecco i commenti di chi GIOISCE di fronte all’incendio di un simbolo della CRISTIANITÀ e dell’OCCIDENTE, ah ovviamente sono scritti in Arabo da islamisti !!! Come li giustificheranno stavolta i #RadicalChic ??? Se i musulmani pensano di portare la guerra santa in Italia, non resta che bloccare l’immigrazione islamica finché non si saranno chiariti le idee. Difenderemo le nostre radici cristiane dall’islamizzazione dell’Europa, se ne facciano una ragione buonisti e sultani di mezzo mondo angelo ciocca (Lega) Giorgia meloni (Fratelli d’Italia) QuALcHE EsEMPIO commenti offensivi e/o discriminatori degli utenti La nostra Europa e non la tua, e ti rammento che i porci islamici, ieri a Parigi ridevano nel guardare un simbolo cristiano andare a fuoco. Espulsione di tutti gli islamici dall’Europa! Islam fuori legge. Punto non se ne può più. Cominciamo a fare pulizia, cominciando dagli islamici. Ma vai a fanculo buffone islamico di merda tu e tutta la tua razza. Spero che non tutti siete così. 38 Ricordiamoci che l’islamico è ns nemico e dobbiamo cercare di combatterlo in tutte le maniere, prima con le parole ma non hanno effetto e dopo con le espulsioni e in crescendo. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Donne sotto attacco Un tema trattato poco (presente nello 0,8% dei contenuti, inclusivi di post/tweet e commenti) e che stimola poche reazioni (in media solo 47,5 like, 7,8 commenti e 30 condivisioni per post/tweet di politici sul tema donne), ma che riesce a scatenare tanto odio tra gli utenti: è il terzo, infatti, dopo immigrazione e minoranze religiose, per incidenza di casi di hate speech tra i commenti, con il 4,5%. La classifica resta la stessa se allontaniamo la lente per osservare il più ampio bacino di commenti offensivi e/o discriminatori: donne si colloca di nuovo al terzo posto, dopo immigrazione e minoranze religiose, col 36,9%. Oltre un terzo dei commenti online che tratta il tema donne, dunque, è problematico. Un dato che si discosta da quelli relativi agli altri temi, i quali ci suggeriscono che gli argomenti sui quali i politici si esprimono con toni problematici (come nel caso di immigrazione e minoranze religiose) sono anche quelli che generano più parole d’odio tra gli utenti. I politici, che affrontano o richiamano questo tema nel 2,9% dei post/tweet valutati, ricorrono a un’accezione prevalentemente neutra o positiva (579,5 post/tweet su 623 sono neutri e/o positivi, mentre solo 43 hanno un’accezione negativa – ma nessuno è offensivo e/o discriminatorio). Ben diverso l’atteggiamento degli utenti, che ne parlano solo nello 0,7% dei commenti, in modo negativo quasi nella metà dei casi (46,9%), coi risvolti relativi a commenti offensivi e/o discriminatori e all’hate speech citati sopra. Guardando da una prospettiva diversa – spostando lo sguardo dal tema donne, alle donne in quanto target – gli attacchi che bersagliano questa categoria sociale rappresentano lo 0,6% sul totale del dibattito politico online. Vale a dire che quasi 1 commento su 100 tra i 100.000 analizzati, consiste in un commento offensivo e/o discriminatorio o hate speech contro le donne (o contro una donna in particolare). L’hate speech ricorre nel 7,7% degli attacchi alle donne. A parlare di diritti delle donne sono, prevalentemente, le candidate: scopriamo, inoltre, che i cinque politici che dedicano più spazio al tema donne sono Daniela Poggio (+Europa), Beatrice Brignone (Europa verde), annalisa corrado (Europa verde), Pina Picierno (Siamo Europei), Beatrice covassi (Siamo Europei). Un dato interessante è relativo agli attacchi personali subiti dai politici: 4 dei 5 esponenti con la maggiore incidenza di attacchi personali sono donne. Si tratta di Pina Picierno, Simona Bonafè, Corradino Mineo, Cécile Kyenge, Daniela Santanchè. I candidati e leader uomini hanno registrato un’incidenza19 media di attacchi personali pari all’1,2%, mentre nel caso delle colleghe donne sale al 2,5%. Oltre 1 su 4 consiste in un insulto di tipo sessista. Si intende l’incidenza di attacchi (commenti offensivi e/o discriminatori o hate speech) personalmente diretta al politico sul totale di commenti offensivi e/o discriminatori pubblicati sul feed del politico. 19 Alla luce di quanto rilevato nell’ambito di questo monitoraggio, l’odio nei confronti delle donne sembra seguire un percorso proprio rispetto alle altre tematiche e agli altri target: ad alimentarlo non servono casi di cronaca polarizzanti, né le parole offensive e/o discriminatorie o le provocazioni dei politici. È un’intolleranza di tipo latente, costante, frutto di un retaggio culturale antico. 39 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Spesso le si dà sfogo attraverso assunti e stereotipi sessisti e/o volgari: Gran bel fisico ma zero cervello, adesso capisco meglio la mazzata quando si è candidata evidentemente gli elettori del nord est la conoscevano bene 6 scopabilissima , ma non capisci un cazzo di politica cessa stai zitta Il suo cervello è rimasto dall’estetista e parrucchiera...Non pretendere che le pdiote ragionino. Povere depresse...Matteo Salvini è fin troppo signore, altrochè. Mica quel Pinocchio mi vergogno che tu sia della mia città. Non ti sei ancora stancata di fare figure di MERDA in giro? Pensa ad andare dall’estetista che è quello che conta per te. Al resto ci pensiamo noi gente che lavora veramente Meglio piccolo uomo che una pseudo pdiota filoislamica-integralista. Vai dall’estetista e dalla parrucchiera che è il tuo hobby. Credimi fai più bella figura. Poi vi stupite perchè gli italiani vi odiano Ma vai affanculo te e la maiala di tu ma troia Rossetto rosso Troia ummmmm e che si rivela con ancora maggiore veemenza quando il target donna si sovrappone ad altre categorie sociali, come quella migranti/rifugiati/persone con background migratorio. 40 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Barometro dell’odio e mappa dell’intolleranza, alcune considerazioni da una lettura congiunta unO sGuARDO ALLE DuE RILEVAZIOnI: PunTI D’IncOnTRO E DIffEREnZE Di Barbara lucini, Itstime, Dipartimento Sociologia, Università Cattolica, Milano L a lettura e l’analisi congiunte dei dati provenienti dai progetti Barometro dell’Odio e Mappa dell’Intolleranza 2019 20, consentono di condurre alcune considerazioni generali a livello sociologico. In termini di dinamiche socio–comunicative e di utilizzo dei social, per esempio, entrambi i progetti mettono in evidenza caratteristiche comuni nell’utilizzo di Twitter. In primo luogo il tono generale molto negativo è in linea con quanto rilevato anche per la Mappa dell’Intolleranza 2019 e, in particolare, con la tendenza evidenziata dall’introduzione della scala di aggressività. Ciò permette quindi da un lato di poter comparare questi tweet con quelli della Mappa e dall’altro di meglio comprendere le sfumature di aggressività e i diversi toni utilizzati, comprensione quanto mai necessaria soprattutto considerando i cambiamenti in corso nell’ambito dell’odio online. 20 La Mappa dell’Intolleranza è un progetto di Vox- Osservatorio Italiano sui Diritti in collaborazione con le università Statale di Milano, Sapienza, università di Roma, Aldo Moro di Bari e dipartimento di sociologia università Cattolica di Milano. Giunta alla sua quarta edizione, la Mappa dell’Intolleranza è stato il primo tentativo di monitorare l’odio sui social. Fotografa e geolocalizza i tweet contro migranti, donne, musulmani, ebrei, gay e disabili. www.voxdiritti.it. L’accentramento di pochi profili, ma con un numero elevato di interazioni, è un’altra somiglianza fra il Barometro dell’odio e la Mappa dell’Intolleranza; segno questo di una concentrazione di profili e quindi di una polarizzazione rispetto agli utenti che poi visualizzano tali profili. Tale accentramento conferma che i retweet rappresentano una dinamica comunicativa importante, andando a enfatizzare la circolarità di quella che potrebbe essere definita come la “spirale d’odio”. Una distinzione importante in questo contesto, riguarda l’utilizzo di hate speech da parte dei politici e da parte degli utenti: i primi lo utilizzano di rado, mentre i secondi sistematizzano la dinamica di accentramento, considerata come una delle caratteristiche dell’odio online (pochi utenti con linguaggi più violenti; focus su specifiche tematiche o gruppi sociali). Lo sbilanciamento fra livello di aggressività dei politici e quello degli utenti è indice di dinamiche e fini comunicativi differenti, a seconda dei profili di chi comunica. I temi di discussione scelti sono quelli che alimentano più polarizzazione e che hanno un impatto maggiore sulla percezione dell’opinione pubblica. La scelta anche di temi poco presenti nell’agenda pubblica, ma di grande impatto mediatico ha generato molte interazioni fra gli utenti. Per esempio, contenuti riguardanti i rom. 41 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Le stesse tendenze vengono anche confermate per quanto concerne le categorie considerate come target dell’hate speech via Twitter e in particolare immigrati/immigrazione e donne. Si nota una concentrazione su alcuni temi specifici, come l’immigrazione, contenuto protagonista dei tweet raccolti. Le dinamiche social e sociali hanno messo in evidenza come per le notizie legate a questo argomento vi sia stata un’attenzione specifica più alta rispetto ad altre notizie o eventi. La categoria sociale rappresentata dalle donne rimane quella con una grande percentuale di tweet negativi, nonostante una diminuzione rispetto allo scorso anno. Una differenza di genere la si trova nei tweet più aggressivi rivolti alle donne in politica, rispetto ai loro colleghi uomini. Risulta invece assente nella rilevazione del Barometro dell’odio, ed è un dato interessante, la questione dell’antisemitismo. Questione, che invece ha un ruolo decisamente di primo piano nella Mappa dell’Intolleranza. Una discrepanza che forse è possibile meglio comprendere se si guarda alla storia della politica italiana e al modo con il quale tale argomento è stato affrontato in modo pubblico. Anche il tema Europa è in linea con la più generale percezione di distanza rispetto all’argomento, che si riscontra su base nazionale. È stato affrontato e comunicato in termini generali e distanti, i toni sono stati per lo più neutri e comunque non hanno denotato una particolare sfumatura né in positivo né in negativo. Il rapporto fra comunicazione politica e hate speech merita attenzione, per meglio comprendere le dinamiche online di comunicazione e di interazione fra politici e utenti, siano essi loro sostenitori o meno. Da una lettura iniziale, al momento è difficile stabilire una correlazione netta tra comunicazione politica e diffusione di hate speech, anche se ci sono tendenze che si muovono in tale direzione e che sicuramente andrebbero monitorate nel tempo, per consentire analisi più approfondite. Il monitoraggio nel tempo, con la comparazione dei due strumenti (Mappa e Barometro) potrebbe infatti confermare le tendenze già intraviste o evidenziare il loro legame con il periodo elettorale. Interessante, sarebbe anche allargare la ricerca ad altri paesi europei. cATTIVI GEnITORI ALLA GuIDA DI un POPOLO-fIGLIO a cura di vox - Osservatorio italiano sui Diritti L’ evidenza dei dati riportati da Barometro dell’odio e Mappa dell’Intolleranza 2019 dimostra che il vero cambiamento è stato il passaggio dalla dimensione anonima e nascosta dell’hater alla sua dimensione “pubblica”, visibile. Uno “sdoganamento”. Quando, quattro anni fa, abbiamo iniziato a lavorare al progetto Mappa dell’Intolleranza, l’Italia cui ci trovammo di fronte era molto diversa dall’attuale. Gli odiatori via social esistevano, certo, ma erano nascosti, protetti e fortificati dall’anonimato che la rete garantiva loro. Si accanivano soprattutto contro le donne e le persone omosessuali. Oggi la fotografia che emerge dalla Mappa 4.0 racconta di un’Italia furiosa e rabbiosa, che si accanisce soprattutto contro migranti, ebrei, musulmani. E ancora contro le donne. 42 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte Una schiera di hater quasi orgogliosi del proprio odiare, cui una certa politica ha inoculato il veleno della intolleranza. I fOcus «L’odiatore non è più l’anonimo leone da tastiera, quello che lancia il sasso di un tweet e poi nasconde la mano. Oggi si fa riconoscere. Vuole farsi riconoscere! Ha il petto in fuori e rivendica la ribalta. Non si sente più solo, ma legittimato. Si tratta di un cambiamento radicale e preoccupante. I bersagli dell’offesa, invece, sono sempre gli stessi. Silenziose o rumorose che siano, infatti, le maggioranze (vere o presunte) hanno bisogno di confermare se stesse attraverso un capro espiatorio. Lo scelgono nei mondi che non capiscono, e inconsciamente temono, oppure che considerano “deboli” e di poco conto: di volta in volta le donne, le persone non eterosessuali, disabili, oppure quelle che appartengono a culture, religioni ed etnie “diverse” per non dire “impure”», spiega Vittorio Lingiardi, psichiatra e psicoanalista, ordinario di Psicologia Dinamica alla Sapienza Università di Roma. La politica, da questo punto di vista, sembra legittimare l’azione dell’hater. Studiando i tweet dell’hate speech, abbiamo riscontrato alcuni elementi che dimostrerebbero la loro parentela con un certo twittare del mondo politico. Un elemento, questo, che si chiarisce se osserviamo i picchi di odio registrati dalla Mappa dell’Intolleranza in occasione di specifici avvenimenti politici o di cronaca. È vero che i politici, anche i più “istigatori”, di solito non ricorrono agli insulti e all’hate speech propriamente detto, ma il messaggio è lo stesso. L’elemento aggressivo di alcuni messaggi, pur se “confezionato” senza includere insulti veri e propri, tradisce inequivocabilmente sentimenti di disprezzo o di ostilità. Più di una volta abbiamo riscontrato che i politici che accendono l’hate speech online lo fanno attaccando la persona. Si tratta a volte di una linguaggio tribale, pre-politico, che segue le “regole” del branco, le sue logiche di bullismo e maschilismo. È un fenomeno che vediamo anche in famiglia: il ragazzino bullo spesso è legittimato dai discorsi dei genitori spesso venati di intolleranza nei confronti dei cosiddetti “diversi”. Così i politici che, anche senza volerlo, “promuovono” l’hate speech in cittadini impauriti e confusi da un contesto che non capiscono e di cui si sentono vittime, potrebbero essere paragonati a “cattivi genitori”. Ma altre epoche storiche ci hanno ben mostrato i danni che un “popolo figlio” può fare. Per questo, sarebbe necessaria un’azione educativa e formativa verso certa politica. Una cosa è il politico che intercetta e persino “cavalca” il clima di scontento, un’altra cosa è soffiare sul fuoco per trasformare il malcontento in rabbia e violenza. Perché si urla oggi? Si grida di più perché si è in qualche modo “consapevoli” di essere di fronte a fenomeni storici e sociali che annunciano trasformazioni epocali che spaventano. Si grida contro le donne, perché oggi non sono più soggetti passivi, ma soggetti attivi e protagonisti della vita sociale e lavorativa: un cambiamento, che incute timore al maschio dominante. Si grida contro i migranti, perché diversi per definizione, stranieri “contaminanti” e “pericolosi” per la nostra integrità. Ci si infuria e ci si accanisce per proteggere la terra che, si pensa, ci stia franando sotto i piedi. Si grida per paura. 43 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus «Oggi il senso della comunicazione sociale è cambiato in peggio e, sempre più spesso, porta con sé un ridimensionamento, se non una sopraffazione, persino un’eliminazione, dell’altro», prosegue Vittorio Lingiardi. «La ricerca forsennata di popolarità e consenso ha stravolto le regole del confronto e del dialogo. Siamo di fronte a una vera e propria “subcultura” che annuncia la propria neo-identità attraverso uno strumento di espansione (il web) che assume velocemente forme pandemiche e cronicizza in forme aggressive l’insofferenza e il disagio quotidiano. Si crea così una condivisione di significati basata sulla combinazione di elementi discorsivi pre-esistenti (etnia, genere, religione ecc.), l’innesto di elementi contingenti (paure, ansie, fastidi), il suggello argomentativo dei fatti di cronaca (rapine, violenze ecc.), che, volontariamente o no, finiscono per degradare e disumanizzare l’altro». «Come reagire?», si chiede Francesca Bergamo, psicologa di VoxDiritti che da anni si occupa di prevenzione dei fenomeni di cyberbullismo nelle scuole. «Il fattore educazione è fondamentale. Occorre sensibilizzare i ragazzi, accompagnarli in un percorso che li renda consapevoli dell’uso del linguaggio. Progetti peer-to-peer di educazione a combattere lo hate speech online sono molto efficaci. Perché i più giovani, oltre che essere le prime vittime dei discorsi di odio, sono anche dei formidabili ambasciatori di buone pratiche e di contronarrazioni. E poi è necessario che i social stessi attuino policy di maggior controllo. Bene, in questo senso, la recente iniziativa di Twitter, che ha annunciato di voler eliminare i messaggi di politici e figure pubbliche che infrangono le linee guida della piattaforma». 44 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus L’aggravante discriminatoria del discorso d’odio nella giurisprudenza italiana Di Francesco miraglia, Consiglio Nazionale Forense n ell’ambito della giurisprudenza nazionale, i casi decisi hanno riguardato innanzitutto l’applicazione al reato di ingiuria o con protagonisti soggetti che, per carisma o notorietà, influenzano negativamente con i loro discorsi di odio, valorizzando lo schema del pericolo concreto rispetto a quello del pericolo presunto, pur nella difficoltà d’ipotizzare preventivamente la concreta offensività di ogni atto, in quanto non ogni manifestazione di idee, anche di odio, può essere reato. Si è valutata l’idoneità del comportamento a produrre un certo risultato a seconda del contesto in cui la diffusione e l’incitamento si palesano, per riequilibrare lo scarto tra pericolo presunto e pericolo concreto (la norma delinea la fattispecie delittuosa in termini di pericolo astratto) interpretandolo con la lente del “clear and present danger”, elaborata nella dottrina americana, ponendosi in una prospettiva anticipata, sì da stabilire come «a nulla rilevi che nell’immediatezza del fatto, quell’incitamento e quella provocazione siano raccolti dai presenti, non essendo il conseguimento di tali effetti richiesto dalla norma incriminatrice che si limita a prevedere un reato di pura condotta e di pericolo astratto» (Cass. Pen., sez. I, 26.11.1997, n. 724). Poiché la legge Mancino n. 245/1993 sanziona la diffusione e l’incitamento all’odio quale delitto contro l’essere umano - e non contro la personalità dello Stato, come è invece per tutti gli altri reati d’opinione - l’idoneità offensiva della condotta è verificata non sulla base del pericolo materiale che provochi disordini sociali, ma rispetto al pericolo presunto che la dignità umana sia violata. Nei primi anni 2000, la Cassazione si è mostrata oscillante nel verificare l’applicabilità dell’aggravante al reato di ingiuria per finalità di discriminazione razziale, a volte valorizzando il profilo soggettivo della condotta offensiva (“l’ingiuria si connota di chiaro intento di discriminazione razziale, rendendola così più riprovevole”) altre volte l’oggettiva tutela dell’eguaglianza sociale e giuridica, tale per cui «la discriminazione consiste nello stesso disconoscimento di uguaglianza, ovvero nell’affermazione di inferiorità sociale o giuridica altrui», così da far vacillare anche il criterio del pericolo presunto, che da punto di riferimento diviene mero elemento accessorio in sentenze che trascurano l’elemento soggettivo a favore di una generalizzazione punitiva. Di qui il rischio di criminalizzare il pensiero solo in ragione della sua capacità di creare un ambiente ostile, indipendentemente dalle modalità con cui esso integri un comportamento concretamente idoneo a provocare un atto criminoso, pericolo ancora più evidente nello spazio virtuale, dove i concetti di azione e di evento, per effetto della compressione delle coordinate spazio-temporali e della natura internazionale del web, sono 45 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus messi a dura verifica nella valutazione della concreta pericolosità delle condotte poste in essere. Le complicazioni di competenza giurisdizionale e litispendenza, di cooperazione investigativa e giudiziaria, hanno fatto parlare di “tempesta digitale” (Luca Luparìa, Le scienze penalistiche nella “tempesta” digitale. Quali approdi? in Archivio Penale, 2013, pp. 879–882) che può facilmente condurre a uno scostamento dalle garanzie intangibili del nostro modello di diritto, per venire incontro a una prassi che fatica a sostenere il passo dell’evoluzione tecnologica: sarebbero utili a tal proposito norme che ne tenessero il debito conto. La giurisprudenza più equilibrata tra i due orientamenti sostiene che la condotta dell’agente va valutata nel complesso, sia dal punto di vista oggettivo che soggettivo, al fine di individuare la vera finalità ispiratrice della discriminazione ed escludere il reato quando essa non sia stata determinata da superiorità razziale o da odio: «Quando la discriminazione non si manifesta all’esterno per mezzo di un’esplicita dichiarazione di superiorità razziale o di odio nel significato letterale del termine, ma è frutto di un pregiudizio, devono essere valutate tutte le circostanze temporali ed ambientali nelle quali quel pregiudizio è stato espresso, al fine di verificare l’effettiva sussistenza di un’idea discriminatoria fondata sulla diversità e non sul comportamento. Si deve cioè stabilire se nella medesima situazione un altro soggetto appartenente a diversa religione, etnia, razza sarebbe stato trattato in maniera diversa e se il diverso trattamento sarebbe stato determinato da un’idea di superiorità razziale o di odio etnico religioso, e non da altre ragioni eventualmente anche censurabili.» (Cass. Pen., Sez. III, 13.12.2008, n. 13234). Sono manifestamente infondate le questioni di legittimità costituzionale che si richiamano all’art. 21 della Carta Fondamentale, perché “la libertà di manifestazione del pensiero e quella di ricerca storica cessano quando travalicano in istigazione alla discriminazione ed alla violenza di tipo razzista” (Cass. pen., sez. III, sent. n. 37581/2008). La fattispecie di cui all’art. 604 bis comma 1 lett. b) c.p. (Violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi), così come quella di compimento di atti di provocazione alla violenza per i medesimi motivi, configura un delitto a dolo specifico, nel quale l’agente “opera con coscienza e volontà di offendere la dignità e la incolumità della vittima in considerazione di fattori etnici, religiosi o razziali” (Cass. Pen., sez. III, sent. n. 7421/2002 e n. 37581/2008). Il delitto è integrato “quando la condotta posta in essere si manifesta come consapevole esteriorizzazione, immediatamente percepibile, di un sentimento connotato dalla volontà di escludere condizioni di parità per ragioni fondate sulla appartenenza della vittima ad una etnia, razza, nazionalità o religione” (Cass. Pen., sez. F., sent. n. 38877/2015, con riferimento a “fatti di violenza commessi per allontanare un gruppo di persone di etnia filippina da un parco pubblico, ritenuto dagli aggressori di loro esclusiva pertinenza, in considerazione delle frasi pronunciate, delle modalità della condotta e della dinamica dell’aggressione”). La giurisprudenza che per risolvere in concreto i casi di hate speech prende in considerazione il criterio soggettivo, considera più “il chi” che “il cosa” offende e discrimina, per contemperare l’esigenza di rispettare la dignità di gruppi emarginati con il pericolo di criminalizzare fuori misura la libertà di espressione. Sul punto esemplificativa è la c.d. sentenza Gentilini (Trib. Venezia, sez. Gip, 26.10.2009) con cui - respingendo la tesi 46 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus difensiva che si basava sull’esercizio di critica politica - l’ex sindaco di Treviso era condannato per il reato di istigazione a commettere atti di discriminazione e a fare pulizia etnica degli extracomunitari durante un comizio. Vi si puntualizza come «il tono, l’impostazione oratoria, la tecnica dimostrativa e la perorazione sono espressioni sì di passione politica, volta peraltro, nell’occasione a scatenare la passione della folla, la condivisione delle idee marcatamente discriminatorie, l’estensione del consenso a questo programma di sostanziale pulizia etnica, razziale e religiosa. […] Il contesto è quello di un grande raduno politico, davanti ad una folla plaudente, coesa, adesiva e pertanto suggestionabile, pronta all’accoglienza di un siffatto verbo non certo in metafora ma in concretezza e consequenzialità». Ecco perché la norma sanziona più gravemente il politico, prevedendo tra le pene anche la sospensione dai comizi, per un periodo massimo di 3 anni. Con sentenza n. 47894/2012, la prima sezione della Corte di Cassazione, con riferimento a un consigliere comunale di Trento che nell’ambito di una seduta consigliare aveva fatto un intervento con determinate affermazioni nei confronti delle comunità rom e sinti – ove fra l’altro figuravano frasi secondo le quali le persone di etnia rom sarebbero delinquenti, canaglie, aguzzini, molte di loro assassini e comunque animate da pigrizia, furore e vanità, senza fare riferimento a casi specifici ma esprimendosi in via generale - e si affermava la necessità di sottrarre loro i figli con un “sequestro di Stato”, non essendovi altro modo per salvarli dalla sedicente cultura e dalle discutibili tradizioni di quei popoli – ha affermato non solo che “in una simile condotta vi è senz’altro il connotato, richiesto dalla norma, dell’idea della netta inferiorità di una etnia”, ma anche che “non manca nemmeno quello della propaganda: perché l’intervento ha avuto luogo in un’assemblea pubblica con partecipazione di cittadini; perché i lavori di un’assemblea comunale sono ordinariamente oggetto di diffusione ad opera dei mezzi di informazione; perché il ruolo rivestito dall’imputato non gli forniva alcuna particolare legittimazione in grado di costituire una deroga rispetto all’applicazione della norme penale bensì, al contrario, legittimava la circostanza aggravante di cui all’art. 61 n. 9) c.p.; e perché ben può costituire “propaganda” anche una sola ed isolata manifestazione a connotazione razzista”. Rilevanti pure altre sentenze della Corte di Cassazione sulla circostanza aggravante ex art.3 Legge Mancino. Per quanto riguarda le nozioni di “odio” e di “discriminazione” nella giurisprudenza si trovano due indirizzi diversi. Secondo il primo, più restrittivo, per sentimento di “odio” non si deve intendere “qualsiasi sentimento o manifestazione di generica antipatia, intolleranza o rifiuto, pur se riconducibile a motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità, all’etnia o alla religione”, mentre per quanto riguarda il concetto di “discriminazione” non si deve intendere “qualsivoglia condotta che sia o possa apparire contrastante con un ideale di assoluta e perfetta integrazione, non solo nei diritti ma anche nella pratica dei rapporti quotidiani, tra soggetti di diversa razza, etnia, nazionalità o religione,”, ma si deve fare riferimento alla definizione contenuta nell’art. 1 della Convenzione di new York del 7 marzo 1966, resa esecutiva in Italia con l’anzidetta l. n. 654/1975 (Cass. pen., sez. n. V, sent. n. 44295/2005 e n. 42258/2006). Vi è invece un altro indirizzo, che appare compatibile con una applicazione più ampia della circostanza in parola, secondo il quale “integra gli estremi dell’aggravante della finalità di discriminazione e di odio etnico, nazionale, 47 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus razziale o religioso (…) l’espressione ingiuriosa «va via di qua, sporca negra», rivolta a persona di pelle scura, in quanto essa si rapporta nell’accezione corrente a un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola razza, né a tal riguardo ha rilievo la mozione soggettiva dell’agente, considerato che l’accertamento sulla idoneità potenziale dell’azione a conseguire lo scopo discriminatorio deve essere parametrato, non già all’idoneità occasionale del fatto a conseguire ulteriore disvalore, ma al dato culturale che lo connota” (Cass. pen., sez. V, sent. n. 9381/22006). il dato culturale, ovvero del “comune sentire”, è essenziale, tant’è vero che l’aggravante in discorso non è applicabile in relazione all’espressione “italiano di m….da”, perché essa non può essere correlata “ad una situazione di inferiorità suscettibile di essere discriminata e dare, quindi, luogo ad un pregiudizio corrente di inferiorità” (Cass. pen., sez. V, sent. n. 11590/2010). Per un certo periodo la Cassazione ha ritenuto che per la configurabilità di questa circostanza non potesse “considerarsi sufficiente una semplice motivazione interiore dell’azione” ma occorresse che questa, “per le sue intrinseche caratteristiche e per il contesto nel quale si colloca, si presenti come intenzionalmente diretta e almeno potenzialmente idonea a rendere percepibile all’esterno ed a suscitare in altri il suddetto sentimento di odio o comunque dar luogo, in futuro o nell’immediato, al concreto pericolo di comportamenti discriminatori” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 44295/2005 e n. 42258/2006). Analogamente: “Il reato di violenza privata è aggravato dalla finalità di discriminazione o di odio etnico, nazionale, razziale o religioso qualora sia motivato esclusivamente dalla considerazione della vittima come appartenente ad una razza diversa e sia posto in essere pronunciando un’espressione – nel caso di specie, <<schiaccio il negro>> – costituente manifestazione di disprezzo e avversione nei confronti di una persona di colore, idonea a far sorgere nei presenti identici sentimenti” (Cass. pen., sez. V, sent. n. 38217/2008). A questo indirizzo se ne è affiancato un altro, secondo il quale “non è necessario che la condotta incriminata sia destinata o, quanto meno, potenzialmente idonea a rendere percepibile all’esterno ed a suscitare il riprovevole sentimento o, comunque, il pericolo di comportamenti discriminatori o di atti emulatori, giacché ciò varrebbe ad escludere l’aggravante in questione in tutti i casi in cui l’azione lesiva si svolga in assenza di terze persone” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 37609/2006 e n. 49694/2009; v. anche n. 563/2001, in relazione a minacce poste in essere per telefono e n. 7859/2017 in relazione a una diffamazione pubblicata su Facebook): ciò che interessa è che l’azione “si rapporti, nell’accezione corrente, ad un pregiudizio manifesto di inferiorità di una sola razza”, non avendo evidentemente “rilievo la mozione soggettiva dell’agente” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 38591/2008, n. 38597/2009, n. 43488/2015 e n. 13530/2017; sull’irrilevanza del movente, v. anche n. 30525/2013). Non è controverso il fatto che “tra le finalità la cui presenza rende configurabile la circostanza aggravante” in discorso non vi sia quella “costituita dall’intolleranza politica o dall’odio motivato da ragioni politiche” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 42258/2006, in relazione ad una “spedizione punitiva” in un luogo di ritrovo frequentato da persone di opposto orientamento politico). 48 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 seconda parte I fOcus Non rileva il fatto che il soggetto passivo della condotta appartenga al gruppo oggetto dell’odio o della discriminazione. Si è infatti riconosciuta la circostanza aggravante ex art.3 Legge Mancino anche verso soggetto minacciato che non sia membro di un gruppo etnico discriminato (caso di minacce telefoniche ai danni di un’insegnante di storia per i suoi studi sull’Olocausto): “Integra il reato di minaccia aggravato dalla circostanza della finalità di discriminazione o di odio (…) la condotta di colui che effettui telefonate all’indirizzo della persona offesa prospettandole alcuni mali ingiusti, rientranti nel genere di quelli praticati in un lager nazista (stupro etnico razziale), e manifesti odio nei confronti del popolo ebraico ed esultanza per le persecuzioni di cui è stato vittima, considerato che la finalità di odio razziale e religioso – integrante l’aggravante in questione – sussiste non solo quando il reato (…) sia rivolto ad un appartenente al popolo ebraico, in quanto tale, ma anche quando sia indirizzato a coloro che, per le più diverse ragioni, siano accomunati dall’agente alla essenza e ai destini del detto popolo” (Cass. Pen., sez. V, sent. n. 563/2011). La sentenza n. 4879/2013 ha confermato le misure cautelari per il crimine di apologia di fascismo ex art. 4 Legge 645/1952, e per propaganda razzista come parte del gruppo Milizia, avente tra i suoi scopi quello di istigare alla violenza e alla discriminazione razziale ed etnica. La sentenza n. 39860, 25.9.2013, ha confermato la pena pecuniaria (€ 2.280) inflitta per aver indossato, in occasione di un incontro di hockey, una maglietta con l’immagine richiamante il partito fascista: qui il reato sussiste per il solo elemento oggettivo della fattispecie, ovvero l’esibizione dei simboli del partito fascista. Si è ritenuto sussistere un concorso, di un gruppo di estrema destra, nella promozione e diffusione online di idee fondate sull’odio etnico-razziale. Nonostante il dominio del sito web fosse americano, si è ritenuta la giurisdizione italiana per l’effetto delle attività promosse sul nostro territorio: “La fattispecie di associazione a delinquere finalizzata all’incitamento e alla violenza per motivi razziali, etnici e religiosi (art. 604 bis c.p. commi 2 e 3) può essere integrata anche da una struttura che utilizzi il blog per tenere i contatti tra gli aderenti, fare proselitismo, anche mediante la diffusione di documenti e testi inneggianti al razzismo, programmare azioni dimostrative o violente, raccogliere elargizioni economiche a favore del forum, censire episodi o persone responsabili di aver operato a favore dell’uguaglianza e dell’integrazione degli immigrati” (Cass. pen., sez. III, sent. n. 33179/2013). Un diverso indirizzo, subentrato di recente, per il quale anche in questo caso saremmo al cospetto di un reato di pericolo concreto: la propaganda “consiste nella divulgazione di opinioni finalizzata ad influenzare il comportamento o la psicologia di un vasto pubblico ed a raccogliere adesioni”, sicché l’odio razziale o etnico “è integrato non da qualsiasi sentimento di generica antipatia, insofferenza o rifiuto riconducibile a motivazioni attinenti alla razza, alla nazionalità o alla religione, ma solo da un sentimento idoneo a determinare il concreto pericolo di comportamenti discriminatori”, perciò il giudice deve tenere “conto del contesto in cui si colloca la singola condotta, in modo da assicurare il contemperamento dei principi di pari dignità e di non discriminazione con quello di libertà di espressione, e da valorizzare perciò l’esigenza di accertare la concreta pericolosità del fatto” (Cass. Pen, sez. III, sent n. 36906/2015). 49 BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 LA nORMATIVA VIGEnTE legge 13.10.1975, n. 654 (ratifica ed esecuzione convenzione internazionale sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione raziale – icERD - adottata dall’O.n.U. a new York 21.12.1965): l’art. 3 punisce con la reclusione fino a 1 anno e 6 mesi o con la multa fino a 6.000€ chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi e con la reclusione da 6 mesi a 4 anni chi, in qualsiasi modo, istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. D.l. 26.4.1993, n. 122 (misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa) convertito, con modif.ni, con legge 25.6.1993, n. 205 (cd. legge mancino): l’art. 2 punisce con la reclusione fino a 3 anni (oltre che con una multa) chiunque, in pubbliche riunioni, compia manifestazioni esteriori od ostenti emblemi o simboli propri o usuali delle organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi; la stessa norma punisce come contravvenzione (arresto da 3 mesi a 1 anno) l’accesso ai luoghi dove si svolgono competizioni agonistiche alle persone che vi si recano con gli stessi emblemi o simboli. 50 D.lgsl.vo 25.7.1998, n. 286 (T.U. sull’immigrazione e sulla condizione dello straniero): l’art. 43 definisce puntualmente la condotta discriminatoria per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi, individuando 5 categorie di comportamenti perseguibili, mentre l’art. 44 introduce l’azione civile contro le discriminazioni. D.ti lgsl.vi 31.2005, n. 177 (T.U. della radiotelevisione) e 6.9.2005, n. 206 (codice del consumo) vietano trasmissioni che contengano incitamenti all’odio comunque motivato o che inducano ad atteggiamenti di intolleranza basati su differenze di razza, sesso, religione o nazionalità, nonché le trasmissioni pubblicitarie e le televendite che comportino discriminazioni di razza, sesso o nazionalità. D. lgsl.vo 01.3.2018 n.21 (introduzione artt. 604 bis e 604 ter cod.penale) l’art. 604 bis punisce qualsiasi condotta di propaganda di idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, nonché l’istigazione a commettere (o la diretta commissione di) atti di violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi. Sancisce inoltre il divieto di organizzazioni, associazioni, movimenti o gruppi aventi tra i propri scopi l’incitamento alla discriminazione o alla violenza per i suddetti motivi. Chi partecipa a tali enti o presta assistenza alla loro attività, è punito, per il solo fatto della partecipazione o dell’assistenza, con la reclusione da 6 mesi a 4 anni. La reclusione è da 2 a 6 anni se la propaganda ovvero l’istigazione e l’incitamento, commessi in modo che derivi concreto pericolo di diffusione, si fondano in tutto o in parte sulla negazione, sulla minimizzazione in modo grave o sull’apologia della Shoah o dei crimini di genocidio, dei crimini contro l’umanità e dei crimini di guerra, come definiti dagli articoli 6, 7 e 8 dello statuto della Corte penale internazionale. l’art. 604 ter prevede una circostanza aggravante generica, applicabile a tutti i reati commessi con le suddette finalità (di discriminazione etnica, razziale e religiosa, ovvero per agevolare le associazioni destinate al medesimo scopo) se non già punibili con l’ergastolo. BAROMETRO DELL’ODIO - Elezioni europee 2019 La rete di esperti Hanno partecipato ai lavori del Tavolo per il contrasto ai discorsi di odio: associazioni e movimenti nazionali e transnazionali Action Aid https://www.actionaid.it/ Amnesty International Italia https://www.amnesty.it/ Associazione per gli Studi Giuridici sull’Immigrazione (ASGI) https://www.asgi.it/ Consiglio Nazionale Forense (CNF) https://www.consiglionazionaleforense.it/ Cospe https://www.cospe.org/ Lunaria https://www.lunaria.org/ No Hate Speech Movement http://www.nohatespeech.it/ Rete Lenford https://www.retelenford.it/ Osservatori Associazione Carta di Roma https://www.cartadiroma.org/ Fondazione Bruno Kessler https://www.fbk.eu/it/ Osservatorio di Pavia https://www.osservatorio.it/ Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali (UNAR) http://www.unar.it/ Vox Diritti http://www.voxdiritti.it/ Ricercatori e docenti universitari Pierluigi Musarò Università di Bologna Giovanni Scotto Università di Firenze Costanza Nardocci Università di Milano Federico Faloppa Università di Reading Elisa Martini Università di Trento Margherita Brondino Università di Verona Un ringraziamento speciale va a Rania Wazir (Data4Good), data scientist che ha sviluppato gli algoritmi necessari per lo svolgimento del monitoraggio. 51 amnesty international italia 52 Via Magenta 5 - 00185 Roma Tel: (+39) 06 44.90210 Fax: (+39) 06 44.90.243 info@amnesty.it www.amnesty.it