Modern and Contemporary Art History by Katharina Holderegger
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Kunstbulletin, 2024
Die Malerei von Omar Ba, erlernt an der Nationalen Kunstschule
in Senegal, war von Anfang an Meta... more Die Malerei von Omar Ba, erlernt an der Nationalen Kunstschule
in Senegal, war von Anfang an Metamorphose. Ihr einziges
Motiv war zunächst ein Lebensbaum, der auf dunklem Grund in
leuchtenden Farben an der Grenze des Erkennbaren wuchs und
trieb. Nach einer Kooperation in Dakar mit dem Schweizer Maler
Claude Sandoz lockte dieser ihn an die Kunsthochschule in
Genf, doch dort verstand niemand sein Informel. Omar Ba blieb
sich dennoch treu. Er begann, den Hintergrund seines Schaffens
motivisch in die Bilder einzuflechten, um Interpretationsansätze
zu liefern und sein stets gegenwärtiges Hoffnungsbild
weiterzugeben. Nun ist es eine Stärke seiner Kunst, dass in sie
alles einfliessen kann.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Kunstbulletin, 2023
Die Atmosphäre gleicht jener in einem Horrorfilm: Anita Muçolli lässt in ihrer Soloschau ‹Purity›... more Die Atmosphäre gleicht jener in einem Horrorfilm: Anita Muçolli lässt in ihrer Soloschau ‹Purity› im Centre d'art contemporain Yverdon-les-Bains minimalistische Setzungen aus Stahl und Keramik durch Lichtregie und Klangkulisse eine erstaunliche Erzählkraft entfalten. Nicht Unterhaltung ist jedoch angesagt. Die dreissigjährige Schweizer Künstlerin kosovarischer Herkunft nimmt mit diesem bislang wohl gewichtigsten Auftritt vielmehr an tiefgreifenden Betrachtungen über das Schicksal der Menschheit teil.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Reflets sur une tombe: Marc-Antoine Fehr: Ausgewählte Werke / Selected Works: 1973–2023, exhibition catalogue, Museum Franz Gertsch, September 23, 2023–3 March, 2024, ed. by Anna Wesle with texts by Katharina Holderegger, Beat Wismer and Anna Wesle, Freiburg im Brausgau: Olms, 2023, 2023
"Marc-Antoine Fehr's work is distinguished by his choice of a personal motif that is open to ever... more "Marc-Antoine Fehr's work is distinguished by his choice of a personal motif that is open to everyday events and coincidences. With powerful imagery he explores its existential and current conditions, while the latter have increasingly become questions of life or even survival. Born in Zurich in 1953, the artist, who has been living and working in rural Burgundy for about fifty years, also sees his figurative approach as a homage to his only teachers, his grandfather Charles Clément (1889, Rolle/Vaud–1972, Lausanne), and above all, to his mother, the painter and graphic artist Marie-Hélène Fehr-Clément (1918, Lausanne–2012, ibid.). He also dedicated his most recent 'Tombeau' to his mother. Like Mallarmé's eponymous endeavours, these works he has been developing since 1989, aim to raise awareness and provide an examination of conscience in the face of a still relevant past. 'Le Tombeau de M.-H. C.' from 2012/22 (Ill. pp. 122/123) is no exception. Fehr created this painting in the same manner as many of his recent pieces by applying multiple layers of oils with a palette knife and then scratching of the paint, thereby achieving the effect of an 'affiche lacérée', a torn poster in the style of the Nouveaux Réalistes.
This picture is by non means harmless: ..."
Bookmarks Related papers MentionsView impact
.perf (Translation in Italian), 2016
Studio #2 Orchestra.
Studio #2 Orchestra di Valentina Vetturi (*1979, Bari) è concepito come un ... more Studio #2 Orchestra.
Studio #2 Orchestra di Valentina Vetturi (*1979, Bari) è concepito come un elegante montaggio di realtà possibili, condensate tutte nella creazione artistica di un individuo. L'italiana del sud, che ha studiato legge ed è arrivata all'arte collaborando con un collettivo d'arte urbana, prevede nella sceneggiatura della performance che sette direttori d'orchestra appaiano di fronte a una cerchia di leggii e trasferiscano ripetutamente in gesti ed espressioni facciali l'Introduzione e Allegro di Maurice Ravel per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi del 1905, come se questi bastassero, a ciascuno dei membri dell'Ensemble, a trasmettere la dimensione sonora associata all'opera. Vedere i direttori d'orchestra in azione da soli, potrebbe essere uno spettacolo insolito per la maggior parte di noi, ma non diverso da come se si stessero preparando per le prove o per un concerto. Da qui il sottotitolo della performance. Per la prima performance del 2012 al Museo d'Arte Contemporanea di Roma/MACRO della durata di due ore, cinque uomini e due donne erano stati suggeriti tra gli allievi italiani del direttore d'orchestra Marco Angius, che per l'occasione aveva consigliato Valentina Vetturi durante i preparativi della performance. Per la seconda esecuzione dell'opera a Ginevra nel 2016, prodotta da Madeleine Amsler e Marie-Ève Knoerle di .perf, l'artista, che nel frattempo ha cominciato ad esporre a livello internazionale, ha selezionato il Casting da sola. Per l'esecuzione, che è durata circa quattro ore e si è tenuta nel tardo pomeriggio del 3 settembre 2016 sotto il mercato coperto di Saint-Jean, si è riunito un gruppo un po' più variegato: quattro direttori e tre direttrici di età compresa tra i trenta e i quaranta anni provenienti da Spagna, Italia, Francia, Germania e persino Giappone. La performance ha avuto inizio in modo così improvviso, da non volersi immergere subito negli affascinanti carismi di ciascun esecutore. Piuttosto si era ansiosi di tenere d'occhio tutti i protagonisti allo stesso tempo. Forse non si è trattato di una coincidenza, che nessuno di questi venisse all'occhio, né che se ne fosse sopraffatti. Sette è un numero culturalmente carico di significato. Nella maggior parte delle tradizioni è legato al materiale, al corpo umano e alla fisica del cosmo. Nelle fiabe, il Sette non si trova soltanto tra i nani dietro le montagne, ma anche tra i fratelli e più recentemente tra i significati più conosciuti legati al numero Sette, c'è quello per cui siamo in grado di memorizzare spontaneamente solo fino a sette cose diverse, mentre con un numero più grande diventerebbe difficile. Chi prenderà il comando nel primo passaggio del brano di Maurice Ravel caratterizzato da diversi tempi e un lungo assolo di arpa? Dove si svolgerà il testa a testa? Chi arriverà alla fine della corsa? Così come dopo l'inizio di una gara automobilistica o di una corsa a ostacoli, ci si pone domande piuttosto banali. Se i sette direttori alla ventottesima battuta, in cui inizia l'assolo di arpa, erano ancora uno dietro l'altro, alla fine del pezzo della durata media di undici minuti la loro disgregazione era così evidente, che più della metà aveva già iniziato il secondo passaggio, quando il conduttore più lento ha eseguito uno stacco per la prima volta. Ma ancora più sorprendente è stata la simultaneità quasi perfetta con cui due dei conduttori hanno completato il primo passaggio. Presto si è persa la visione d'insieme dello schieramento e solo per tali sporadiche coincidenze Orchestra. Studio #2 è stata nelle ore successive similmente drammatica. Nel frattempo anche chiacchierando, mangiando e bevendo, l'attenzione del pubblico veniva sempre attirata quando più di un direttore o una direttrice d'orchestra improvvisamente facevano un movimento più impetuoso. È stata mozzafiato la cesura magica apertasi in prima serata, quando al calar del sole il sottotetto del mercato coperto ha iniziato a brillare di rosso-dorato: i conduttori sono rimasti immobili per pochi secondi, tra l'assolo di arpa e la pausa. Come si poteva ascoltare dai sussurri del pubblico, Orchestra. Studio #2 include referenze a due opere di John Cage, una delle quali ruota attorno al fattore del tempo, l'altra sulla differenza tra il rumore amorfo e il brillante mondo del suono. La performance di Valentina Vetturi ricorda ad esempio Thirty Pieces for Five Orchestras (1981) del compositore americano, in cui cinque orchestre intraprendono lo stesso programma di brevi brani musicali, proprio come spesso fanno i treni alla Stazione Centrale di New York quando in un sol colpo partono per le diverse direzioni. Ma Orchestra. Studio #2 include anche aspetti di 4'33 '(1952), in cui un pianista apre il coperchio del piano e lo richiude dopo la classica durata di un singolo in vinile senza aver suonato nulla.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Gilgian Gelzer, 2019
Catalogue de l'exposition Gilgian Gelzer au Musée des Beaux-Arts de Caen, 2019, avec un texte de ... more Catalogue de l'exposition Gilgian Gelzer au Musée des Beaux-Arts de Caen, 2019, avec un texte de l'artiste et un essai de Katharina Holderegger, éd. par Caroline Joubert-
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Karim Noureldin, Aire, Exhibition Catalogue, Kunstmuseum Winterthur, 2004, Mamco Genève, 2005
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Kimber Smith - Malerei 1956-1980, Exhibition Catalogue, Kunstmuseum Winterthur, 2004
Bookmarks Related papers MentionsView impact
100/125. Cent ans de la Société suisse de gravure, 2018
En 1918, un groupe de collectionneurs dévoués fonde la Société Graphique Suisse, avec pour object... more En 1918, un groupe de collectionneurs dévoués fonde la Société Graphique Suisse, avec pour objectif la promotion de l´estampe contemporaine à travers de nouvelles commandes. Dès le début, la Société a prescrit que les œuvres achetées ne pouvaient être vendues, persuadant ainsi d´importants artistes, y compris des artistes internationaux, de concevoir des œuvres indépendamment des contraintes du marché et d´expérimenter librement. En un siècle, la SGG a publié près de 400 ouvrages, dont des œuvres d'Otto Meyer-Amden, Cuno Amiet, Meret Oppenheim, Ernst Ludwig Kirchner, Paul Klee, Alberto Giacometti, Silvia Bächli, John M. Armleder, Markus Raetz, Georg Baselitz et bien d´autres. Cette publication reproduit et décrit l´intégralité des œuvres éditées par la Société.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Les collections Barbier-Mueller: 110 ans de passions, 2017
Le livre rend hommage à la collection d'art entamée par Josef Mueller, continuée par sa fille Mon... more Le livre rend hommage à la collection d'art entamée par Josef Mueller, continuée par sa fille Monique et son gendre Jean-Paul Barbier-Mueller et poursuivie aujourd'hui par leurs enfants et petits-enfants. Elle rassemble de nombreux chefs-d'oeuvre des civilisations du monde entier (art antique et tribal, peinture moderne et contemporaine, bibliophilie, numismatique).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
CACY [kaki], n. m., 2013-2017. edited by Karine Tissot, 2018
«Le cap était ambitieux: il est tenu! D'abord tout le monde a compris désormais que CACY se prono... more «Le cap était ambitieux: il est tenu! D'abord tout le monde a compris désormais que CACY se prononce kaki et non pas cassi. Et compris surtout que dans la capitale du Nord vaudois, l'art du présent a le vent en poupe. Yverdon-les-Bains est aussi Yverdon-les-Arts. En 2013, en nommant Karine Tissot à la tête de sa Galerie de l'hôtel de ville pour en faire le premier Centre d'art contemporain institutionnel du canton, Yverdon a senti avec une belle audace que, plutôt que Lausanne où les énergies se focalisent autour de Plateforme 10 et plutôt que la région lémanique qui concentre déjà beaucoup d'institutions et d'événements, elle était en pole position pour relever ce beau défi. Bien joué!
Quatre ans et demi plus tard, avec 20 expositions en ses murs et plus de 40 dans son orbite, le CACY lui donne magnifiquement raison: il rayonne bien au-delà des frontières municipales et cantonales, sans perdre de vue le territoire dans lequel il est ancré. Sa directrice a mis la barre qualitative très haut, avec le souci constant de bien transmettre et communiquer avec son public. Pas question pour elle de se draper dans un élitisme qui exclurait les non inités: elle n'a de cesse, au contraire, de jouer la carte participative, inclusive, ludique et même festive, multipliant les collaborations fertiles et les invitations à partager des expériences inédites et stimulantes.» [Françoise Jaunin].
Cette publication rétrospective met en lumière le premier chapitre de cette institution dans cette région de la Suisse où l'art contemporain s'est progressivement installé, et avec succès peut-on affirmer aujourd'hui. 16 auteur-e-s portent leur regard éclairé et critique sur les projets d'expositions dont l'univers se révèle à chaque fois sui generis.
Avec les contributions de Françoise Jaunin, Katharina Holderegger, Petra Krausz, Mayte Garcia, Olivier Chow, Christian Rümelin, Raphaël Muriset, Fabienne Xavière Sturm, Céline Yvon, Anna Corda, Samuel Schellenberg, Laurence Schmidlin, Emil J. Sennewald, Hervé Laurent, Florence Millioud-Henriques, Karine Tissot.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Art Position, Wien, Ausstellungstext, 2002
Bookmarks Related papers MentionsView impact
O. T. Raum für aktuelle Kunst, Ausstellungstext, 2018
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Skopia Art Contemporain, Texte d'exposition , 2017
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Vaclav Pozarek, Exhibition Catalogue, Kunstmuseum Winterthur, Jan 1, 2005
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Code Southway #4 - Neomedieval, 2017
Bookmarks Related papers MentionsView impact
SIK-ISEA Lexikon, 2018
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Medieval and Early Modern History and Art History by Katharina Holderegger
L* plaisir du texte, 2023
Dans L* plaisir du texte, Catalogue d'exposition, Musée des Beaux-Arts du Locle, 25 mars–18 septe... more Dans L* plaisir du texte, Catalogue d'exposition, Musée des Beaux-Arts du Locle, 25 mars–18 septembre 2023, éd. Federica Chiocchetti (Collection TEL QUEL dirigée par Philippe Sollers), La Chaux-de-Fonds: Musée des Beaux-Arts du Locle, 2023.
"Ce livre est étrange, je sais. Ce qui peut sembler être un amalgame de fautes typographiques critiques est en fait un dialogue entre une invasion délicate et un résistance irrésistible, ainsi que quelques coïncidences fortuites. Une bataille entre deux livres qui se transforme en une danse. Et ce n'est que le début." Federica Chiocchetti
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Tanzend ins Jenseits - Darstellungen, Vorstellungen und Erfahrungen zu Tod und Sterben im Mittelalter und der Gegenwart, 1998
„Papst“, „Königin“, „Handwerker“ und „Mädchen,“ in: Tanzend ins Jenseits: Darstellungen, Vorstel-... more „Papst“, „Königin“, „Handwerker“ und „Mädchen,“ in: Tanzend ins Jenseits: Darstellungen, Vorstel-lungen und Erfahrungen zu Tod und Sterben im Mittelalter und der Gegenwart, Catalogue oft he exhibition, Solothurn, Protestant Church, November 1–21, 1998, Ilanz, St. Margarethen Kirche, November 7-21, 1999, Zürich, City-Kirche Offener St. Jakob am Stauffacher, January 21-February 16, 2000, Konolfingen, Protestant Church, October 28-November 2001, ed. by Theo Bächtold, Lorenz E. Baumer and Barbara Enderli, Zürich: City Kirche Offener St. Jakob am Stauf-facher, 2002; 2. ed. 2002, pp. 10-17 und 22-33.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Modern and Contemporary Art History by Katharina Holderegger
in Senegal, war von Anfang an Metamorphose. Ihr einziges
Motiv war zunächst ein Lebensbaum, der auf dunklem Grund in
leuchtenden Farben an der Grenze des Erkennbaren wuchs und
trieb. Nach einer Kooperation in Dakar mit dem Schweizer Maler
Claude Sandoz lockte dieser ihn an die Kunsthochschule in
Genf, doch dort verstand niemand sein Informel. Omar Ba blieb
sich dennoch treu. Er begann, den Hintergrund seines Schaffens
motivisch in die Bilder einzuflechten, um Interpretationsansätze
zu liefern und sein stets gegenwärtiges Hoffnungsbild
weiterzugeben. Nun ist es eine Stärke seiner Kunst, dass in sie
alles einfliessen kann.
This picture is by non means harmless: ..."
Studio #2 Orchestra di Valentina Vetturi (*1979, Bari) è concepito come un elegante montaggio di realtà possibili, condensate tutte nella creazione artistica di un individuo. L'italiana del sud, che ha studiato legge ed è arrivata all'arte collaborando con un collettivo d'arte urbana, prevede nella sceneggiatura della performance che sette direttori d'orchestra appaiano di fronte a una cerchia di leggii e trasferiscano ripetutamente in gesti ed espressioni facciali l'Introduzione e Allegro di Maurice Ravel per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi del 1905, come se questi bastassero, a ciascuno dei membri dell'Ensemble, a trasmettere la dimensione sonora associata all'opera. Vedere i direttori d'orchestra in azione da soli, potrebbe essere uno spettacolo insolito per la maggior parte di noi, ma non diverso da come se si stessero preparando per le prove o per un concerto. Da qui il sottotitolo della performance. Per la prima performance del 2012 al Museo d'Arte Contemporanea di Roma/MACRO della durata di due ore, cinque uomini e due donne erano stati suggeriti tra gli allievi italiani del direttore d'orchestra Marco Angius, che per l'occasione aveva consigliato Valentina Vetturi durante i preparativi della performance. Per la seconda esecuzione dell'opera a Ginevra nel 2016, prodotta da Madeleine Amsler e Marie-Ève Knoerle di .perf, l'artista, che nel frattempo ha cominciato ad esporre a livello internazionale, ha selezionato il Casting da sola. Per l'esecuzione, che è durata circa quattro ore e si è tenuta nel tardo pomeriggio del 3 settembre 2016 sotto il mercato coperto di Saint-Jean, si è riunito un gruppo un po' più variegato: quattro direttori e tre direttrici di età compresa tra i trenta e i quaranta anni provenienti da Spagna, Italia, Francia, Germania e persino Giappone. La performance ha avuto inizio in modo così improvviso, da non volersi immergere subito negli affascinanti carismi di ciascun esecutore. Piuttosto si era ansiosi di tenere d'occhio tutti i protagonisti allo stesso tempo. Forse non si è trattato di una coincidenza, che nessuno di questi venisse all'occhio, né che se ne fosse sopraffatti. Sette è un numero culturalmente carico di significato. Nella maggior parte delle tradizioni è legato al materiale, al corpo umano e alla fisica del cosmo. Nelle fiabe, il Sette non si trova soltanto tra i nani dietro le montagne, ma anche tra i fratelli e più recentemente tra i significati più conosciuti legati al numero Sette, c'è quello per cui siamo in grado di memorizzare spontaneamente solo fino a sette cose diverse, mentre con un numero più grande diventerebbe difficile. Chi prenderà il comando nel primo passaggio del brano di Maurice Ravel caratterizzato da diversi tempi e un lungo assolo di arpa? Dove si svolgerà il testa a testa? Chi arriverà alla fine della corsa? Così come dopo l'inizio di una gara automobilistica o di una corsa a ostacoli, ci si pone domande piuttosto banali. Se i sette direttori alla ventottesima battuta, in cui inizia l'assolo di arpa, erano ancora uno dietro l'altro, alla fine del pezzo della durata media di undici minuti la loro disgregazione era così evidente, che più della metà aveva già iniziato il secondo passaggio, quando il conduttore più lento ha eseguito uno stacco per la prima volta. Ma ancora più sorprendente è stata la simultaneità quasi perfetta con cui due dei conduttori hanno completato il primo passaggio. Presto si è persa la visione d'insieme dello schieramento e solo per tali sporadiche coincidenze Orchestra. Studio #2 è stata nelle ore successive similmente drammatica. Nel frattempo anche chiacchierando, mangiando e bevendo, l'attenzione del pubblico veniva sempre attirata quando più di un direttore o una direttrice d'orchestra improvvisamente facevano un movimento più impetuoso. È stata mozzafiato la cesura magica apertasi in prima serata, quando al calar del sole il sottotetto del mercato coperto ha iniziato a brillare di rosso-dorato: i conduttori sono rimasti immobili per pochi secondi, tra l'assolo di arpa e la pausa. Come si poteva ascoltare dai sussurri del pubblico, Orchestra. Studio #2 include referenze a due opere di John Cage, una delle quali ruota attorno al fattore del tempo, l'altra sulla differenza tra il rumore amorfo e il brillante mondo del suono. La performance di Valentina Vetturi ricorda ad esempio Thirty Pieces for Five Orchestras (1981) del compositore americano, in cui cinque orchestre intraprendono lo stesso programma di brevi brani musicali, proprio come spesso fanno i treni alla Stazione Centrale di New York quando in un sol colpo partono per le diverse direzioni. Ma Orchestra. Studio #2 include anche aspetti di 4'33 '(1952), in cui un pianista apre il coperchio del piano e lo richiude dopo la classica durata di un singolo in vinile senza aver suonato nulla.
Quatre ans et demi plus tard, avec 20 expositions en ses murs et plus de 40 dans son orbite, le CACY lui donne magnifiquement raison: il rayonne bien au-delà des frontières municipales et cantonales, sans perdre de vue le territoire dans lequel il est ancré. Sa directrice a mis la barre qualitative très haut, avec le souci constant de bien transmettre et communiquer avec son public. Pas question pour elle de se draper dans un élitisme qui exclurait les non inités: elle n'a de cesse, au contraire, de jouer la carte participative, inclusive, ludique et même festive, multipliant les collaborations fertiles et les invitations à partager des expériences inédites et stimulantes.» [Françoise Jaunin].
Cette publication rétrospective met en lumière le premier chapitre de cette institution dans cette région de la Suisse où l'art contemporain s'est progressivement installé, et avec succès peut-on affirmer aujourd'hui. 16 auteur-e-s portent leur regard éclairé et critique sur les projets d'expositions dont l'univers se révèle à chaque fois sui generis.
Avec les contributions de Françoise Jaunin, Katharina Holderegger, Petra Krausz, Mayte Garcia, Olivier Chow, Christian Rümelin, Raphaël Muriset, Fabienne Xavière Sturm, Céline Yvon, Anna Corda, Samuel Schellenberg, Laurence Schmidlin, Emil J. Sennewald, Hervé Laurent, Florence Millioud-Henriques, Karine Tissot.
Medieval and Early Modern History and Art History by Katharina Holderegger
"Ce livre est étrange, je sais. Ce qui peut sembler être un amalgame de fautes typographiques critiques est en fait un dialogue entre une invasion délicate et un résistance irrésistible, ainsi que quelques coïncidences fortuites. Une bataille entre deux livres qui se transforme en une danse. Et ce n'est que le début." Federica Chiocchetti
in Senegal, war von Anfang an Metamorphose. Ihr einziges
Motiv war zunächst ein Lebensbaum, der auf dunklem Grund in
leuchtenden Farben an der Grenze des Erkennbaren wuchs und
trieb. Nach einer Kooperation in Dakar mit dem Schweizer Maler
Claude Sandoz lockte dieser ihn an die Kunsthochschule in
Genf, doch dort verstand niemand sein Informel. Omar Ba blieb
sich dennoch treu. Er begann, den Hintergrund seines Schaffens
motivisch in die Bilder einzuflechten, um Interpretationsansätze
zu liefern und sein stets gegenwärtiges Hoffnungsbild
weiterzugeben. Nun ist es eine Stärke seiner Kunst, dass in sie
alles einfliessen kann.
This picture is by non means harmless: ..."
Studio #2 Orchestra di Valentina Vetturi (*1979, Bari) è concepito come un elegante montaggio di realtà possibili, condensate tutte nella creazione artistica di un individuo. L'italiana del sud, che ha studiato legge ed è arrivata all'arte collaborando con un collettivo d'arte urbana, prevede nella sceneggiatura della performance che sette direttori d'orchestra appaiano di fronte a una cerchia di leggii e trasferiscano ripetutamente in gesti ed espressioni facciali l'Introduzione e Allegro di Maurice Ravel per arpa, flauto, clarinetto e quartetto d'archi del 1905, come se questi bastassero, a ciascuno dei membri dell'Ensemble, a trasmettere la dimensione sonora associata all'opera. Vedere i direttori d'orchestra in azione da soli, potrebbe essere uno spettacolo insolito per la maggior parte di noi, ma non diverso da come se si stessero preparando per le prove o per un concerto. Da qui il sottotitolo della performance. Per la prima performance del 2012 al Museo d'Arte Contemporanea di Roma/MACRO della durata di due ore, cinque uomini e due donne erano stati suggeriti tra gli allievi italiani del direttore d'orchestra Marco Angius, che per l'occasione aveva consigliato Valentina Vetturi durante i preparativi della performance. Per la seconda esecuzione dell'opera a Ginevra nel 2016, prodotta da Madeleine Amsler e Marie-Ève Knoerle di .perf, l'artista, che nel frattempo ha cominciato ad esporre a livello internazionale, ha selezionato il Casting da sola. Per l'esecuzione, che è durata circa quattro ore e si è tenuta nel tardo pomeriggio del 3 settembre 2016 sotto il mercato coperto di Saint-Jean, si è riunito un gruppo un po' più variegato: quattro direttori e tre direttrici di età compresa tra i trenta e i quaranta anni provenienti da Spagna, Italia, Francia, Germania e persino Giappone. La performance ha avuto inizio in modo così improvviso, da non volersi immergere subito negli affascinanti carismi di ciascun esecutore. Piuttosto si era ansiosi di tenere d'occhio tutti i protagonisti allo stesso tempo. Forse non si è trattato di una coincidenza, che nessuno di questi venisse all'occhio, né che se ne fosse sopraffatti. Sette è un numero culturalmente carico di significato. Nella maggior parte delle tradizioni è legato al materiale, al corpo umano e alla fisica del cosmo. Nelle fiabe, il Sette non si trova soltanto tra i nani dietro le montagne, ma anche tra i fratelli e più recentemente tra i significati più conosciuti legati al numero Sette, c'è quello per cui siamo in grado di memorizzare spontaneamente solo fino a sette cose diverse, mentre con un numero più grande diventerebbe difficile. Chi prenderà il comando nel primo passaggio del brano di Maurice Ravel caratterizzato da diversi tempi e un lungo assolo di arpa? Dove si svolgerà il testa a testa? Chi arriverà alla fine della corsa? Così come dopo l'inizio di una gara automobilistica o di una corsa a ostacoli, ci si pone domande piuttosto banali. Se i sette direttori alla ventottesima battuta, in cui inizia l'assolo di arpa, erano ancora uno dietro l'altro, alla fine del pezzo della durata media di undici minuti la loro disgregazione era così evidente, che più della metà aveva già iniziato il secondo passaggio, quando il conduttore più lento ha eseguito uno stacco per la prima volta. Ma ancora più sorprendente è stata la simultaneità quasi perfetta con cui due dei conduttori hanno completato il primo passaggio. Presto si è persa la visione d'insieme dello schieramento e solo per tali sporadiche coincidenze Orchestra. Studio #2 è stata nelle ore successive similmente drammatica. Nel frattempo anche chiacchierando, mangiando e bevendo, l'attenzione del pubblico veniva sempre attirata quando più di un direttore o una direttrice d'orchestra improvvisamente facevano un movimento più impetuoso. È stata mozzafiato la cesura magica apertasi in prima serata, quando al calar del sole il sottotetto del mercato coperto ha iniziato a brillare di rosso-dorato: i conduttori sono rimasti immobili per pochi secondi, tra l'assolo di arpa e la pausa. Come si poteva ascoltare dai sussurri del pubblico, Orchestra. Studio #2 include referenze a due opere di John Cage, una delle quali ruota attorno al fattore del tempo, l'altra sulla differenza tra il rumore amorfo e il brillante mondo del suono. La performance di Valentina Vetturi ricorda ad esempio Thirty Pieces for Five Orchestras (1981) del compositore americano, in cui cinque orchestre intraprendono lo stesso programma di brevi brani musicali, proprio come spesso fanno i treni alla Stazione Centrale di New York quando in un sol colpo partono per le diverse direzioni. Ma Orchestra. Studio #2 include anche aspetti di 4'33 '(1952), in cui un pianista apre il coperchio del piano e lo richiude dopo la classica durata di un singolo in vinile senza aver suonato nulla.
Quatre ans et demi plus tard, avec 20 expositions en ses murs et plus de 40 dans son orbite, le CACY lui donne magnifiquement raison: il rayonne bien au-delà des frontières municipales et cantonales, sans perdre de vue le territoire dans lequel il est ancré. Sa directrice a mis la barre qualitative très haut, avec le souci constant de bien transmettre et communiquer avec son public. Pas question pour elle de se draper dans un élitisme qui exclurait les non inités: elle n'a de cesse, au contraire, de jouer la carte participative, inclusive, ludique et même festive, multipliant les collaborations fertiles et les invitations à partager des expériences inédites et stimulantes.» [Françoise Jaunin].
Cette publication rétrospective met en lumière le premier chapitre de cette institution dans cette région de la Suisse où l'art contemporain s'est progressivement installé, et avec succès peut-on affirmer aujourd'hui. 16 auteur-e-s portent leur regard éclairé et critique sur les projets d'expositions dont l'univers se révèle à chaque fois sui generis.
Avec les contributions de Françoise Jaunin, Katharina Holderegger, Petra Krausz, Mayte Garcia, Olivier Chow, Christian Rümelin, Raphaël Muriset, Fabienne Xavière Sturm, Céline Yvon, Anna Corda, Samuel Schellenberg, Laurence Schmidlin, Emil J. Sennewald, Hervé Laurent, Florence Millioud-Henriques, Karine Tissot.
"Ce livre est étrange, je sais. Ce qui peut sembler être un amalgame de fautes typographiques critiques est en fait un dialogue entre une invasion délicate et un résistance irrésistible, ainsi que quelques coïncidences fortuites. Une bataille entre deux livres qui se transforme en une danse. Et ce n'est que le début." Federica Chiocchetti
L'oeuvre polymorphe, ludique et festive de John M Armleder ne correspond guère à ce que l'on qualifie d'« art engagé ». Une manifestation du Centre d'Art Contemporain de Genève révèle néanmoins un individu profondément concerné et tourmenté par le sort de notre planète. Cet entretien avec celui qui fête cette année son soixante-dixième anniversaire aborde les convergences et les divergences entre l'art et la politique.