Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Un Mondo Ecosostenibile
Specie Funghi

Laetiporus sulphureus

Laetiporus sulphureus

Il fungo del carrubo o fungo dello zolfo (Laetiporus sulphureus (Bull.) Murrill, 1920) è un fungo appartenente alla famiglia delle Polyporaceae.

Sistematica –
Dominio Eukaryota,
Regno Fungi,
Divisione Basidiomycota,
Sottodivisione Agaricomycotina,
Classe Agaricomycetes,
Sottoclasse Incertae sedis,
Ordine Polyporales,
Famiglia Polyporaceae,
Genere Laetiporus,
Specie L. sulphureus.
È basionimo il termine:
– Boletus sulphureus Bull.
Sono sinonimi i termini:
– Agarico-carnis flammula Paulet;
– Agarico-pulpa styptica Paulet;
– Agaricus speciosus Battarra, 1755;
– Boletus amaricans Pers., 1801;
– Boletus caudicinus Scop.;
– Boletus caudicinus Scop. ex Pollini;
– Boletus citrinus J.J.Planer;
– Boletus citrinus Lumn.;
– Boletus coriaceus Huds.;
– Boletus lingua-cervina Schrank;
– Boletus ramosus Bull.;
– Boletus ramosus Bull. ex Merat;
– Boletus sulphureus Mérat, 1821;
– Boletus tenax Bolton;
– Boletus tenax Lightf.;
– Calvatia versispora Lloyd;
– Cerinomyces aurantiacus Pat.;
– Ceriomyces aurantiacus (Pat.) Sacc.;
– Ceriomyces neumanii Bres.;
– Cladomeris casearius (Fr.) Quél.;
– Cladomeris imbricata var. ramosa (Bull.) Gillot & Lucand;
– Cladomeris sulphurea (Bull.) Bigeard & H.Guill.;
– Cladomeris sulphurea var. casearia (Fr.) Bigeard & Guillemin;
– Cladomeris sulphurea var. ramosa (Bull.) Quél.;
– Cladoporus fulvus Chevall.;
– Cladoporus ramosus (Bull.) Pers., 1818;
– Cladoporus sulphureus (Bull.) Teixeira;
– Cladosporus fulvus Chevall.;
– Grifola sulphurea (Bull.) Pilát;
– Grifola sulphurea f. conglobata Pilát;
– Grifola sulphurea f. ramosa (Bull.) Pilát;
– Grifola sulphurea subsp. conglobata Pilát, 1936;
– Laetiporus cincinnatus (Morgan) Burds., Banik & T.J.Volk;
– Laetiporus speciosus Battarra;
– Laetiporus speciosus Battarra ex Murrill;
– Laetiporus sulphureus (Bull.) Bondartsev & Singer;
– Laetiporus sulphureus f. albolabyrinthiporus (Rea) Bondartsev;
– Laetiporus sulphureus f. aurantiacus (Pat.) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus f. imbricatus (Fr.) Bondarzew;
– Laetiporus sulphureus f. imbricatus Domański;
– Laetiporus sulphureus f. ramosus (Bull.) Bondartsev;
– Laetiporus sulphureus f. zerovae Bondartseva;
– Laetiporus sulphureus subsp. albolabyrinthiporus (Rea) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. aporus (Bourdot & Galzin) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. aurantiacus (Pat.) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. conglobatus (Pilát) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. imbricatus (Fr.) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. imbricatus Domanski, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. ramosus (Quél.) Bondartsev, 1953;
– Laetiporus sulphureus subsp. sulphureus;
– Laetiporus sulphureus subsp. zerovae Bondartseva, 1972;
– Laetiporus versisporus (Lloyd) Imazeki;
– Leptoporus casearius (Fr.) Quél.;
– Leptoporus caudicinus (Scop.) Quél.;
– Leptoporus imbricatus var. casearius (Fr.) Quél.;
– Leptoporus ramosus (Bull.) Quél.;
– Leptoporus sulphureus (Bull.) Quél.;
– Leptoporus sulphureus var. ramosus (Bull.) Quél.;
– Merisma sulphureum (Bull.) Gillet;
– Polypilus casearius (Fr.) P.Karst.;
– Polypilus caudicinus (Schaeff. ex J.Schröt.) P.Karst.;
– Polypilus sulphureus (Bull.) P.Karst.;
– Polyporellus caudicinus (Schaeff. ex Scop.) P.Karst., 1905;
– Polyporellus caudicinus (Scop.) P.Karst. ex Sacc. & Trotter;
– Polyporellus rubricus (Berk.) P.Karst.;
– Polyporus candicinus (Scop.) J.Schröt.;
– Polyporus casearius Fr.;
– Polyporus caudicinus (Scop.) Murrill;
– Polyporus caudicinus Schaeff.;
– Polyporus caudicinus Schaeff. ex J.Schröt.;
– Polyporus caudicinus var. todarii (Inzenga) Sacc.;
– Polyporus ceratoniae Risso;
– Polyporus ceratoniae Risso ex Barla, 1859;
– Polyporus cincinnatus Morgan;
– Polyporus cincinnatus var. proliferus Peck;
– Polyporus citrinus Pers., 1825;
– Polyporus imbricatus var. ramosus (Bull.) Duby;
– Polyporus ramosus (Bull.) Gray;
– Polyporus rostafinskii Błoński;
– Polyporus rubricus Berk.;
– Polyporus sulphureus (Bull.) Fr.;
– Polyporus sulphureus f. aporus Bourdot & Galzin;
– Polyporus sulphureus f. ramosus (Bull.) Bourdot & Galzin;
– Polyporus sulphureus subsp. albolabyrinthiporus Rea, 1922;
– Polyporus sulphureus subsp. aporus Bourdot & Galzin;
– Polyporus sulphureus var. albolabyrinthiporus Rea;
– Polyporus sulphureus var. cochlearius Kalchbr.;
– Polyporus sulphureus var. glomeratus Peck;
– Polyporus sulphureus var. overholtsii H.R.Rosen;
– Polyporus todarii Inzenga;
– Ptychogaster aurantiacus Pat.;
– Ptychogaster aureus Lloyd;
– Ptychogaster versisporus (Lloyd) Lloyd;
– Sistotrema sulphureum (Bull.) Rebent.;
– Sistotrema sulphureum var. retigerum Bourdot & Galzin;
– Sporotrichum versisporum (Lloyd) Stalpers;
– Stereum speciosum Fr.;
– Tyromyces sulphureus (Bull.) Donk.

Etimologia –
Il termine Laetiporus proviene dal latino laétus, cioè lieto, gaio, luminoso, e dal greco pórus, cioè poro, per il colore brillante dei pori.
L’epiteto specifico sulphureus proviene dal latino che significa sulfureo, per via del colore giallo-aranciato di tutto il basidioma.

Distribuzione Geografica ed Habitat –
Il Laetiporus sulphureus è un fungo ampiamente distribuito in Europa e Nord America, sebbene il suo areale possa essere limitato alle aree a est delle Montagne Rocciose. Cresce su latifoglie morte o mature ed è stato segnalato da un’ampia varietà di alberi ospiti, come Quercus, Prunus, Pyrus, Populus, Salix, Robinia e Fagus, occasionalmente anche da conifere, da agosto a ottobre o più tardi, a volte già da giugno. Nella regione mediterranea, questa specie si trova solitamente su Ceratonia ed Eucalyptus. Di solito può essere trovato crescere in gruppi.

Riconoscimento –
Il Laetiporus sulphureus è un fungo con un corpo fruttifero sessile, a forma di ventaglio, con più ricettacoli sovrapposti; ogni ricettacolo è di spessore mediocre, con il margine di pochi millimetri di spessore; la superficie superiore di colore giallo-rosa volge al rosso-aranciato, con scanalature e strie irraggianti; sotto color zolfo; 10-40 cm di diametro. È un fungo che si presenta con diversi cappelli sovrapposti, che possono raggiungere nell’insieme dimensioni notevoli fino ai 20 ed eccezionalmente 45 kg di peso.
I tubuli sono di color giallo zolfo, brevissimi, di 1-3 mm.
I pori sono circolari od ovoidali, piccolissimi e di color giallo zolfo.
La carne è succulenta e giallina nel fungo giovane, per divenire bianca e fragile con l’invecchiamento, con odore forte, fungino, gradevole e sapore mite o amarognolo.
Al microscopio si individuano delle spore di 5-7 x 3,5-5 µm, ovoidali, lisce, ialine, bianche in massa.
È facilmente riconoscibile per le colorazioni solforine tipiche che assume.

Coltivazione –
Il Laetiporus sulphureus non è un fungo coltivato.

Usi e Tradizioni –
Il Laetiporus sulphureus è un fungo conosciuto con vari nomi. In Italia viene chiamato fungo del carrubo, fungo dello zolfo; in Spagna: políporo azufrado; in Francia è conosciuto come Polypore soufré; in Germania: schwefel-porling; nel Regno Unito e nei paesi anglosassoni come: chicken of the woods, mushroom chicken, sulphur polypore, sulphur shelf.
Questo fungo fu descritto per la prima volta come Boletus sulphureus dal micologo francese Pierre Bulliard nel 1789. Ha avuto molti sinonimi e gli è stato dato il nome attuale nel 1920 dal micologo americano William Murrill.
È un fungo saprofita e occasionalmente un debole parassita, che causa marciume cubico marrone nel durame degli alberi su cui cresce. Dopo l’infezione, il legno è inizialmente scolorito da giallastro a rosso, ma successivamente diventa rosso-marrone e fragile. Nelle fasi finali del decadimento, il legno può essere strofinato come polvere tra le dita.
A differenza di molti funghi a mensola, è commestibile quando è giovane, sebbene siano state segnalate reazioni avverse.
Le indagini in Nord America hanno dimostrato che ci sono diverse specie simili all’interno di ciò che è stato considerato L. sulphureus e che il vero L. sulphureus potrebbe essere limitato alle regioni a est delle Montagne Rocciose. Le analisi filogenetiche di ITS e sequenze di rDNA della subunità grande nucleare e della subunità piccola mitocondriale provenienti da collezioni nordamericane hanno delineato cinque cladi distinti all’interno del clade centrale di Laetiporus. Il clade I di Sulphureus contiene isolati di L. sulphureus a pori bianchi, mentre il clade II di Sulphureus contiene isolati di L. sulphureus a pori gialli.
Questo fungo è stato in passato ritenuto responsabile, soprattutto negli USA, di occasionali sindromi gastrointestinali. Da visioni più recenti, le intossicazioni da questo fungo sembrano invece essere dovute a specie di Laetiporus molto simili al sulphureus come L. conifericola, che cresce sulle conifere, e L. gilbertsonii, che cresce su eucalipto. Questi ultimi due sono i maggiori responsabili di reazioni tossiche idiosincratiche attribuite a questo genere.
Ricerche recenti hanno stabilito che non vi sia alcuna presenta, a livello biochimico, di sostanze pericolose per la salute. Ciò nonostante, si consiglia comunque, come buona prassi, una cottura completa, in quanto sono stati riportati rari casi di intossicazioni previa consumo del fungo crudo o poco cotto (Appleton & al. (1988) e Jordan (1995).
Ha una consistenza e gusto, simili alla carne di pollo, cosa che gli hanno attribuito il nome volgare di chicken of the woods nei paesi angolsassoni.

Modalità di Preparazione –
Il Laetiporus sulphureus è un fungo che una volta avuta certezza della determinazione può essere consumato previa una cottura completa, in quanto, come detto, sono stati riportati rari casi di intossicazioni nel consumo del fungo crudo o poco cotto.

Guido Bissanti

Fonti
– Wikipedia, l’enciclopedia libera.
– GBIF, the Global Biodiversity Information Facility.
– Cetto B., 2008. I funghi dal vero, Saturnia, Trento.
– Pignatti S., 1982. Flora d’Italia, Edagricole, Bologna.
– Conti F., Abbate G., Alessandrini A., Blasi C. (a cura di), 2005. An annotated checklist of the Italian vascular flora, Palombi Editore.

Fonte foto:
https://inaturalist-open-data.s3.amazonaws.com/photos/351407419/original.jpeg

Attenzione: Le applicazioni farmaceutiche e gli usi alimurgici sono indicati a mero scopo informativo, non rappresentano in alcun modo prescrizione di tipo medico; si declina pertanto ogni responsabilità sul loro utilizzo a scopo curativo, estetico o alimentare.





Statistiche


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *