News by Roberta Loreti
, 2019
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
R. Loreti, L.D. Simeone, Il reimpiego delle strutture edilizie nell'area del Sepolcro degli Scipioni (III-XX secolo), in Il reimpiego in architettura. Recupero, trasformazione, uso, a cura di J.F. Bernard, P. Bernardi, D. Esposito, Atti del convegno, Rome, École française de Rome, 2008, pp. 263-272. Il sepolcro della famiglia dei Corneli Scipioni sulla via Appia, fondato nel III sec. a. C. e def... more Il sepolcro della famiglia dei Corneli Scipioni sulla via Appia, fondato nel III sec. a. C. e definitivamente abbandonato nel I sec. d. C., costituisce un esempio di come l’antico possa essere reimpiegato per costruire una nuova fabbrica, fin dal momento in cui sopra di esso fu costruita un’insula a tre piani. In questo periodo l’area interessata dall’illustre sepolcro, in seguito all’espansione di Roma durante l’Impero, vide soppiantare la necropoli dalle residenze. Fu così che le fondazioni di un’abitazione, insediandosi nella galleria SW, realizzata in occasione dell’ampliamento del primitivo ipogeo avvenuto nel II sec. a. C., tagliarono parzialmente il banco di tufo e si appoggiarono in parte su coevi muri di sostruzione, serviti a consolidare tutta la fascia frontale interna dell’ipogeo. È questo un singolare esempio di recupero secondo una pratica a Roma molto diffusa.
Dalla costruzione dell’insula si succedettero nel tempo varie forme di reimpiego, prima fra tutte e presumibilmente in epoca medievale, la riutilizzazione dell’insula, forse in rovina, per la costruzione di un rustico casino a più piani con l’annessione di una torre.
Cronologicamente seguono ad attestare il fenomeno del recupero: una fornace per la cottura della pietra e la fabbricazione della calce, ricavata nell’angolo NE del sepolcro (quale miglior testimone di riciclo di materiali?); il restauro del sepolcro eseguito nel 1780-83, durante il quale furono reimpiegati i tufelli dei muri di sostegno del III secolo; ed infine il restauro del 1926-29 che riutilizzò parte delle murature settecentesche per il consolidamento dell’ipogeo.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Progetti di restauro by Roberta Loreti
L'intervento riguarda la torre duecentesca posta nell'angolo sud ovest del monastero benedettino,... more L'intervento riguarda la torre duecentesca posta nell'angolo sud ovest del monastero benedettino, sorto nel medioevo presso la basilica dei SS. Quattro Coronati a Roma, ed è stato attuato in un'ottica multidisciplinare, in particolare a sostegno della conoscenza storica.
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Conference Presentations by Roberta Loreti
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Nel corso dell'incontro si presentano i risultati delle indagini di scavo archeologico degli anni... more Nel corso dell'incontro si presentano i risultati delle indagini di scavo archeologico degli anni 2014 e 2015 e lo stato di avanzamento delle ricerche portate avanti dall'équipe internazionale: studio architettonico del complesso, indagini antropologiche, geologiche, epigrafiche, restauri.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
News by Roberta Loreti
Dalla costruzione dell’insula si succedettero nel tempo varie forme di reimpiego, prima fra tutte e presumibilmente in epoca medievale, la riutilizzazione dell’insula, forse in rovina, per la costruzione di un rustico casino a più piani con l’annessione di una torre.
Cronologicamente seguono ad attestare il fenomeno del recupero: una fornace per la cottura della pietra e la fabbricazione della calce, ricavata nell’angolo NE del sepolcro (quale miglior testimone di riciclo di materiali?); il restauro del sepolcro eseguito nel 1780-83, durante il quale furono reimpiegati i tufelli dei muri di sostegno del III secolo; ed infine il restauro del 1926-29 che riutilizzò parte delle murature settecentesche per il consolidamento dell’ipogeo.
Progetti di restauro by Roberta Loreti
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.
Conference Presentations by Roberta Loreti
Dalla costruzione dell’insula si succedettero nel tempo varie forme di reimpiego, prima fra tutte e presumibilmente in epoca medievale, la riutilizzazione dell’insula, forse in rovina, per la costruzione di un rustico casino a più piani con l’annessione di una torre.
Cronologicamente seguono ad attestare il fenomeno del recupero: una fornace per la cottura della pietra e la fabbricazione della calce, ricavata nell’angolo NE del sepolcro (quale miglior testimone di riciclo di materiali?); il restauro del sepolcro eseguito nel 1780-83, durante il quale furono reimpiegati i tufelli dei muri di sostegno del III secolo; ed infine il restauro del 1926-29 che riutilizzò parte delle murature settecentesche per il consolidamento dell’ipogeo.
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.