Papers by Giovanni Carbonara
Between 1912 and 1916 the Superintendence of Monuments, under the direction of Antonio Muñoz, car... more Between 1912 and 1916 the Superintendence of Monuments, under the direction of Antonio Muñoz, carried out restoration work on the Cosmatesque cloister of Ss. Quattro Coronati, which dates back to the thirteenth century. The objective was that of returning the cloister as closely as possible to its original third century state, and yet still maintain the principal structural modifications that transformed it in the sixteenth century with the addition of an upper floor loggia. In order to achieve this, the small arches of the cloister that had collapsed in the past were rebuilt, and the pictorial decoration on the undersides of the arches was completely reproduced based on two surviving strips of original fresco. The intonaco surfaces belonging to the transformation phases of the modern era were replaced and the present colour scheme was applied to all the surfaces, and then covered by a light wash to tone down the contrast between modern and ancient. It was not Muñoz's intention to adopt a dogmatic approach to restoration, but rather to create a new architectural balance that adhered to the principles of restoration being formulated in those years. This is, for example, evident from the treatment of the perimeter walls, making them a dark colour that was not original, but justified by the necessity of enhancing the decorative archaeological fragments positioned on them. The restoration works carried out by Muñoz still today represent the last works capable of providing an integral and organic vision of the cloister, as well as constituting an important document for the history and theory of restoration. Consequently, the restoration in progress since 2002, proposes to maintain and enhance the cloister in the general appearance bestowed on it by Muñoz's intervention, treating the changes made during the recently concluded century with due respect and consideration. Cloister Restoration Roma Tra il 1912 e il 1916 Antonio Muñoz, prima in qualità di ispettore della Regia Soprintendenza per la Conservazione dei Monumenti delle provincie di Roma e Aquila, poi di sovrintendente, restaurò il chiostro cosmatesco del complesso dei Ss. Quattro Coronati conferendogli quell'immagine riferita in gran parte all'originaria facies duecentesca, che tuttora lo caratterizza. Il chiostro era stato costruito con una pianta rettangolare formata da quattro corridori ad un solo piano coperto a tetto, che una parete traforata da arcatelle su colonnine binate e pilastri di marmo separava da un giardino centrale; l'attacco con il tetto era impreziosito da una cornice a denti di sega e mensole marmoree alternate a formelle di mosaico cosmatesco. Quando Muñoz iniziò i lavori di restauro, il chiostro si presentava sopraelevato da un piano loggiato sostenuto da volte a botte e la uniforme successione delle arcatelle era stata sostituita da un diverso ritmo di ampie arcate su pilastri ottenuti murando a intervalli lo spazio tra due coppie di colonnine, trasformazioni queste risalenti al tardo XVI secolo. Usi degradanti, inoltre, nel corso del XVIII secolo avevano determinato la realizzazione di una serie di ambienti negli ambulacri del piano terra ottenuti con tramezzi posticci e la tamponatura parziale delle arcatelle. I lavori di restauro di Muñoz si concretizzarono in un ripristino ragionato, per quanto storicamente possibile, della configurazione medievale del chiostro. I corridori furono liberati dalle tramezzature e il ritmo delle arcatelle su colonnine binate fu ricostituito: alcuni elementi lapidei furono ritrovati intatti all'interno dei pilastri, quelli mancanti furono integrati con elementi simili di nuova fattura. Le decorazioni ad intonaco dipinto dei sottarchi furono realizzate a imitazione di due frammenti rinvenuti in situ; gli intonaci e la tinteggiatura di epoca moderna delle pareti e delle volte furono
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il restauro del grattacielo 'Pirelli' a Milano è il motivo di una più ampia riflessione sul tema ... more Il restauro del grattacielo 'Pirelli' a Milano è il motivo di una più ampia riflessione sul tema del restauro del nuovo.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
G. Carbonara, L. Barelli, E. Giorgi, A. Guiglia Guidobaldi, F. Matera, M. Morbidelli, M.L. Santarelli, Il restauro della fontana del chiostro dei SS. Quattro Coronati a Roma, in Le fontane storiche: eredità di un passato recente [...], a cura di M. Pretelli e A. Ugolini, Firenze 2011, pp. 32-39
Bookmarks Related papers MentionsView impact
progetti di restauro by Giovanni Carbonara
L'intervento riguarda la torre duecentesca posta nell'angolo sud ovest del monastero benedettino,... more L'intervento riguarda la torre duecentesca posta nell'angolo sud ovest del monastero benedettino, sorto nel medioevo presso la basilica dei SS. Quattro Coronati a Roma, ed è stato attuato in un'ottica multidisciplinare, in particolare a sostegno della conoscenza storica.
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Teaching Documents by Giovanni Carbonara
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Papers by Giovanni Carbonara
progetti di restauro by Giovanni Carbonara
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.
Teaching Documents by Giovanni Carbonara
La torre, probabile residenza del priore, di pianta trapezoidale, divisa in tre piani e fondata su strutture romane, si eleva per 24 m. Il succedersi di funzioni non consone al suo significato storico e architettonico ha provocato danni ingenti soprattutto alle superfici storiche a causa del passaggio caotico di impianti eseguiti in assoluta ignoranza dei significati documentali del manufatto.
Occasione dell'intervento è stata l'urgenza di rifare i bagni situati al I piano, poggiati su di un solaio fatiscente. Per ragioni economiche e distributive non era possibile destinare a usi congrui tutti i livelli della torre, come sarebbe auspicabile, e in attesa di un restauro che interessi l'intero monastero, si è operato un "intervento di transizione", che non pregiudicasse successive scelte più adeguate, anticipandole ove possibile. Il piano terra, deposito abbandonato a ogni forma di degrado, è stato oggetto di scavo archeologico e poi interamente restaurato destinandolo a cappella; al I piano si sono risanate tutte le superfici grazie al completo smantellamento dei bagni esistenti, e i nuovi componenti funzionali sono stati eseguiti in modo reversibile, in particolare ponendo tutti gli impianti in intercapedini. Il II piano, ora utilizzato come luogo di preghiera e privo di rischi dal punto di vista conservativo, è rimasto immutato. In previsione di un intervento globale futuro si è operato anche sul prospetto est della torre: si sono rimosse le superfetazioni, ripristinate le aperture originarie ove possibile; reintegrate le cortine con murature realizzate interamente in materiale di recupero proveniente dagli scavi archeologici, ma distinguibili e in leggero sottosquadro.