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2015-12-30

Cestino di pane all'orzo e semi di lino con insalata di mare e terra

Ed è arrivato pure Capodanno...Natale sembrava andato bene, vigilia e pranzo in pompa magna ma poi quel virus intestinale che mi ha colpita nel pomeriggio di Natale davvero non me lo sarei mai aspettato. Abbiamo superato anche questa e più carichi che mai ci diamo da fare per la cena più succulenta dell'anno: il cenone di San Silvestro. Sapete quanto io adori mangiare fuori ma a Capodanno proprio cerco di evitare la pazza folla, mi piace di più uscire per un dopocena anziché ritrovarmi ad un banchetto stile matrimonio a trascorrere ore e ore insieme a sconosciuti.
Le idee per le pietanze da portare in tavola come al solito non mancano, nulla di complicato ovviamente perché nessun senso avrebbe stare troppe ore sepolti in cucina arrivando poi distrutti alla sera senza neppure la forza di godersi la propria fatica.
Vi propongo un antipasto in cestino ma invece dei classici cestini di parmigiano ripieni delle scodelle di pane con farina di orzo e semi di lino in cui servire una fresca insalata di pesce con fagioli piattelli, rucola, pomodoro e scorza di limone. Non cercate pesci particolari o di esotiche provenienze, comprate quello che trovate sempre dal vostro pescivendolo di fiducia, niente gamberoni ma gamberetti del mediterraneo, qualche cozza e dei calamari che si trovano di stagione e a buon mercato ecco quello che ho utilizzato io. 
Cestino di pane all'orzo e semi di lino con insalata di mare e terra
Ingredienti per 8 persone
Per il pane:
200 g di farina di orzo*
200 g di farina di frumento 0
250 ml di acqua
1 cucchiaio colmo di lievito madre secco
2 cucchiai di semi di lino
1 cucchiaio di olio
1 cucchiaino di sale
Per l'insalata:
1 Kg di cozze fresche
1 Kg di calamari
1 Kg di gamberetti
1 tazza di fagioli piattelli lessati
5 pomodori o 8 pomodorini
1 mazzetto di rucola
1 limone non trattato
olio extravergine d'oliva
sale e pepe bianco
Preparare l'impasto del pane mescolando le farine, i semi, il sale, il lievito e aggiungendo olio e acqua. Lasciar lievitare l'impasto al raddoppio e poi dividerlo in otto porzioni. Stenderlo sottile e rivestirvi otto ciotoline capovolte e coperte di carta forno. infornare in forno caldissimo fino a che prenderanno colore. Lasciar raffreddare e capovolgere le scodelle togliendo la carta forno.
Intanto pulire ed aprire le cozze sul fuoco, levare i gusci e tenerle da parte, sgusciare i gamberi e pulire i calamari. Cuocere entrambi a vapore. Aggiungere al pesce, i fagioli, i pomodori privati della pelle e ridotti a cubetti e la rucola spezzettata. Condire con la scorza grattugiata del limone, il succo di mezzo limone, olio, sale e pepe. Servire l'insalata nelle scodelle di pane.
*Farina di orzo e farina 0 sono quelle di Plurimix-Point

Cestino di pane all'orzo e semi di lino con insalata di mare e terra

Ed è arrivato pure Capodanno...Natale sembrava andato bene, vigilia e pranzo in pompa magna ma poi quel virus intestinale che mi ha colpita nel pomeriggio di Natale davvero non me lo sarei mai aspettato. Abbiamo superato anche questa e più carichi che mai ci diamo da fare per la cena più succulenta dell'anno: il cenone di San Silvestro. Sapete quanto io adori mangiare fuori ma a Capodanno proprio cerco di evitare la pazza folla, mi piace di più uscire per un dopocena anziché ritrovarmi ad un banchetto stile matrimonio a trascorrere ore e ore insieme a sconosciuti.
Le idee per le pietanze da portare in tavola come al solito non mancano, nulla di complicato ovviamente perché nessun senso avrebbe stare troppe ore sepolti in cucina arrivando poi distrutti alla sera senza neppure la forza di godersi la propria fatica.
Vi propongo un antipasto in cestino ma invece dei classici cestini di parmigiano ripieni delle scodelle di pane con farina di orzo e semi di lino in cui servire una fresca insalata di pesce con fagioli piattelli, rucola, pomodoro e scorza di limone. Non cercate pesci particolari o di esotiche provenienze, comprate quello che trovate sempre dal vostro pescivendolo di fiducia, niente gamberoni ma gamberetti del mediterraneo, qualche cozza e dei calamari che si trovano di stagione e a buon mercato ecco quello che ho utilizzato io. 
Cestino di pane all'orzo e semi di lino con insalata di mare e terra
Ingredienti per 8 persone
Per il pane:
200 g di farina di orzo*
200 g di farina di frumento 0
250 ml di acqua
1 cucchiaio colmo di lievito madre secco
2 cucchiai di semi di lino
1 cucchiaio di olio
1 cucchiaino di sale
Per l'insalata:
1 Kg di cozze fresche
1 Kg di calamari
1 Kg di gamberetti
1 tazza di fagioli piattelli lessati
5 pomodori o 8 pomodorini
1 mazzetto di rucola
1 limone non trattato
olio extravergine d'oliva
sale e pepe bianco
Preparare l'impasto del pane mescolando le farine, i semi, il sale, il lievito e aggiungendo olio e acqua. Lasciar lievitare l'impasto al raddoppio e poi dividerlo in otto porzioni. Stenderlo sottile e rivestirvi otto ciotoline capovolte e coperte di carta forno. infornare in forno caldissimo fino a che prenderanno colore. Lasciar raffreddare e capovolgere le scodelle togliendo la carta forno.
Intanto pulire ed aprire le cozze sul fuoco, levare i gusci e tenerle da parte, sgusciare i gamberi e pulire i calamari. Cuocere entrambi a vapore. Aggiungere al pesce, i fagioli, i pomodori privati della pelle e ridotti a cubetti e la rucola spezzettata. Condire con la scorza grattugiata del limone, il succo di mezzo limone, olio, sale e pepe. Servire l'insalata nelle scodelle di pane.
*Farina di orzo e farina 0 sono quelle di Plurimix-Point

2015-12-29

Ristorante Da Lucrezia a Trebisacce (CS), il nuovo nella tradizione

Eccoci con l'ultimo percorso del gusto di questo 2015 potete leggere la mia recensione  anche su Diritto di Cronaca.
Il ristorante Da Lucrezia a Trebisacce è li da un ventennio e tutti sanno che si mangia bene il pesce anzi che si tratta di un punto fermo della ristorazione nella fascia dell’alto Jonio cosentino, ma allora perché parlarne? Perché da quando  alla gestione del locale concorrono Giuseppe e suo fratello, i figli della sig.ra Lucrezia, in cucina si respira aria fresca e, se la materia prima rimane d’altissima qualità come sempre, sulla tavola alla fine si porta il nuovo e oltre ai piatti tradizionali l’offerta di piatti innovativi è sempre più vasta. 
Forse a voler siglare il nuovo che avanza recentemente il locale è stato rinnovato anche negli arredi, con un risultato fresco e pulito in linea con le proposte della cucina. Sia la sala interna che quella esterna chiusa da vetrate scorrevoli ispirano ordine e pulizia. Non manca una fornita cantina (anche climatizzata) con una vasta selezione di etichette regionali e qualcuna nazionale con predilezione per i vini naturali, altra particolarità la vetrina dei distillati dove poter scegliere come concludere magari la serata.
Giuseppe ti accoglie con un sorriso e una competenza che non hanno eguali e quando ti parla di quello che fa capisci che altro non poteva fare altrettanto bene. L’antipasto della casa è ricchissimo se completo e fa pranzo già da solo. Si compone di piatti crudi, freddi, caldi, della tradizione e volendo anche di gratinati.

Noi, dopo avere stappato una bottiglia di Bianco Margherita delle Cantine Viola, abbiamo assaggiato tra i crudi un tonno rosso con cipollotto, peperoncino e salsa worcester, il carpaccio di salmone disidratato con rucola e semi di papavero, il pesce spada marinato con sale nero e pepe rosa servito con riccia e una emulsione di olio e limone, poi freschissimi gamberi rossi e scampi appoggiati su ghiaccio e conditi anch’essi con olio e limone, tutti piatti in cui il rispetto della materia prima suscita ammirazione. 

Nei piatti freddi una profumatissima insalata di polpo cotto a bassa temperatura e patate con pomodori secchi e basilico, un piatto dai profumi avvolgenti. È poi  la volta di sgombro in court bouillon con cipolla, squisite alici marinate con pomodorino idroponico e meravigliosa sardella al peperone, davvero il nostro mare in un piatto. 

Passando ai caldi assaggiamo calamaro ripieno e in insalata con peperone e poi moscardino in umido.
Tra i tradizionali piatti trebisaccesi non mancano mai le seppie al nero e quelle scattiate, due preparazioni riscoperte e offerte a beneficio dei palati più esigenti.
Il primo è una poesia, il piatto della domenica dei pescatori reinterpretato in veste moderna: raschiatelli di semola e zucca con ragù di mare e mollicata.
Nei secondi preferiscono cotture semplici per esaltare tutto il gusto del mare e così le cotture a bassa temperatura la fanno da padroni, assaggiamo il luccio di mare  con scorza di limone e sale rosa e la spigola con pomodorini, piatti che sorprendono per i profumi, ma meritano una nota anche le mazzancolle che ci vengono servite con una emulsione a base di confettura al peperoncino preparata su ricetta del grande chef Mazzei dall’azienda del fratello. 
Dopo aver rinfrescato il palato con un sorbetto di zenzero e basilico che ci viene offerto, non possiamo rinunciare ad uno dei dolci e optiamo, senza alcun postumo pentimento, per un millefoglie chantilly con salsa ai frutti rossi e limone.
RISTORANTE DA LUCREZIA
Via XXV Aprile- 87075 Trebisacce (CS) 
Tel. 347 992 9234
https://www.facebook.com/Ristorante-Da-Lucrezia-306069856157778/

Ristorante Da Lucrezia a Trebisacce (CS), il nuovo nella tradizione

Eccoci con l'ultimo percorso del gusto di questo 2015 potete leggere la mia recensione  anche su Diritto di Cronaca.
Il ristorante Da Lucrezia a Trebisacce è li da un ventennio e tutti sanno che si mangia bene il pesce anzi che si tratta di un punto fermo della ristorazione nella fascia dell’alto Jonio cosentino, ma allora perché parlarne? Perché da quando  alla gestione del locale concorrono Giuseppe e suo fratello, i figli della sig.ra Lucrezia, in cucina si respira aria fresca e, se la materia prima rimane d’altissima qualità come sempre, sulla tavola alla fine si porta il nuovo e oltre ai piatti tradizionali l’offerta di piatti innovativi è sempre più vasta. 
Forse a voler siglare il nuovo che avanza recentemente il locale è stato rinnovato anche negli arredi, con un risultato fresco e pulito in linea con le proposte della cucina. Sia la sala interna che quella esterna chiusa da vetrate scorrevoli ispirano ordine e pulizia. Non manca una fornita cantina (anche climatizzata) con una vasta selezione di etichette regionali e qualcuna nazionale con predilezione per i vini naturali, altra particolarità la vetrina dei distillati dove poter scegliere come concludere magari la serata.
Giuseppe ti accoglie con un sorriso e una competenza che non hanno eguali e quando ti parla di quello che fa capisci che altro non poteva fare altrettanto bene. L’antipasto della casa è ricchissimo se completo e fa pranzo già da solo. Si compone di piatti crudi, freddi, caldi, della tradizione e volendo anche di gratinati.

Noi, dopo avere stappato una bottiglia di Bianco Margherita delle Cantine Viola, abbiamo assaggiato tra i crudi un tonno rosso con cipollotto, peperoncino e salsa worcester, il carpaccio di salmone disidratato con rucola e semi di papavero, il pesce spada marinato con sale nero e pepe rosa servito con riccia e una emulsione di olio e limone, poi freschissimi gamberi rossi e scampi appoggiati su ghiaccio e conditi anch’essi con olio e limone, tutti piatti in cui il rispetto della materia prima suscita ammirazione. 

Nei piatti freddi una profumatissima insalata di polpo cotto a bassa temperatura e patate con pomodori secchi e basilico, un piatto dai profumi avvolgenti. È poi  la volta di sgombro in court bouillon con cipolla, squisite alici marinate con pomodorino idroponico e meravigliosa sardella al peperone, davvero il nostro mare in un piatto. 

Passando ai caldi assaggiamo calamaro ripieno e in insalata con peperone e poi moscardino in umido.
Tra i tradizionali piatti trebisaccesi non mancano mai le seppie al nero e quelle scattiate, due preparazioni riscoperte e offerte a beneficio dei palati più esigenti.
Il primo è una poesia, il piatto della domenica dei pescatori reinterpretato in veste moderna: raschiatelli di semola e zucca con ragù di mare e mollicata.
Nei secondi preferiscono cotture semplici per esaltare tutto il gusto del mare e così le cotture a bassa temperatura la fanno da padroni, assaggiamo il luccio di mare  con scorza di limone e sale rosa e la spigola con pomodorini, piatti che sorprendono per i profumi, ma meritano una nota anche le mazzancolle che ci vengono servite con una emulsione a base di confettura al peperoncino preparata su ricetta del grande chef Mazzei dall’azienda del fratello. 
Dopo aver rinfrescato il palato con un sorbetto di zenzero e basilico che ci viene offerto, non possiamo rinunciare ad uno dei dolci e optiamo, senza alcun postumo pentimento, per un millefoglie chantilly con salsa ai frutti rossi e limone.
RISTORANTE DA LUCREZIA
Via XXV Aprile- 87075 Trebisacce (CS) 
Tel. 347 992 9234
https://www.facebook.com/Ristorante-Da-Lucrezia-306069856157778/

2015-12-22

Le tavole olandesi e la mia tavola per il Natale

Amo i libri d'arte anche se non ve ne ho mai parlato trattandosi di argomento non attinente al blog. Stavolta però devo fare un'eccezione con LA PITTURA OLANDESE DEL SECOLO D’ORO di Claudio Pescio edito da Giunti. Un libro fotografico, un racconto interamente dedicato alla pittura olandese del Secolo d’oro, un’arte fatta di altissima maestria tecnica messa al servizio esclusivo della realtà. Si legge nel comunicato: "I pittori del Secolo d'oro olandese, il Seicento, non le chiamavano nature morte ma direttamente "tavole imbandite" o "colazioni". Ed erano un trionfo della globalizzazione in arrivo: tacchini americani, pepe dall'India, spezie turche, limoni di Sicilia, olive toscane, uva spagnola, formaggi di Gouda, peltro milanese, porcellane cinesi, aringhe del Mare del Nord, cristalli di Boemia, vino del Reno, "roemer" da vino (tipici bicchieri olandesi) con la base resa ruvida per una presa migliore. Un manifesto della gioia di vivere, della festa, del desiderio di condividere con i commensali i piaceri di una bella tavola. E per chi a quel tavolo non c'era, un bel quadro che fissi per sempre e per tutti l'immagine di quel banchetto: quasi un anticipo della condivisione sui social della pizza sotto casa." Un’arte diversa dal Barocco sontuoso e artificioso che nel Seicento regnava sull’Europa intera.Una pittura realistica che suscita emozioni in quanto differente e a suo modo “moderna”, che ritrae le "piccole cose" del quotidiano. 
Un regalo perfetto sia per chi ma l'arte che per chi adora la tavola. 
E dalle tavole olandesi passiamo finalmente alla mia tavola di Natale. Poteva secondo voi mancare nel 2015 la mia tavola natalizia? Stavolta ho scelto il bianco e l'oro con qualche tocco di rosso per una mise en place elegante ma non eccessiva con qualche pennellata di natura nei rami di pino e abete veri che ho scelto per il mio centrotavola. Voi che ne dite?
Su questa tavola piatti della tradizione e magari qualche innovazione come amo fare io. 
Ispirata dalla forma di una zucca perfettamente cilindrica ho ricavato un contorno gustoso, facile facile ma estremamente scenico.
Zucca arrosto farcita
Ingredienti per 4 persone:
4 fette di zucca spesse 10-12 mm
olio extravergine d'oliva
4 fette di pancetta tesa 
4 pezzetti di fontina
1/2 cipolla bionda
1 rametto di rosmarino fresco
sale
Disporre la zucca in una teglia oleata, oleare anche la superficie delle fette e salare appena. Infornare a 190° fino a quando inizierà a dorare. 
Intanto tritare insieme cipolla, pancetta e rosmarino, suddividere il trito sulle fette di zucca e infornare ancora quando la doratura diventa intensa mettere al centro di ogni fetta un pezzo di fontina, tenere un po' nel forno spento ma caldo e servire quando la fontina si scioglie.

Le tavole olandesi e la mia tavola per il Natale

Amo i libri d'arte anche se non ve ne ho mai parlato trattandosi di argomento non attinente al blog. Stavolta però devo fare un'eccezione con LA PITTURA OLANDESE DEL SECOLO D’ORO di Claudio Pescio edito da Giunti. Un libro fotografico, un racconto interamente dedicato alla pittura olandese del Secolo d’oro, un’arte fatta di altissima maestria tecnica messa al servizio esclusivo della realtà. Si legge nel comunicato: "I pittori del Secolo d'oro olandese, il Seicento, non le chiamavano nature morte ma direttamente "tavole imbandite" o "colazioni". Ed erano un trionfo della globalizzazione in arrivo: tacchini americani, pepe dall'India, spezie turche, limoni di Sicilia, olive toscane, uva spagnola, formaggi di Gouda, peltro milanese, porcellane cinesi, aringhe del Mare del Nord, cristalli di Boemia, vino del Reno, "roemer" da vino (tipici bicchieri olandesi) con la base resa ruvida per una presa migliore. Un manifesto della gioia di vivere, della festa, del desiderio di condividere con i commensali i piaceri di una bella tavola. E per chi a quel tavolo non c'era, un bel quadro che fissi per sempre e per tutti l'immagine di quel banchetto: quasi un anticipo della condivisione sui social della pizza sotto casa." Un’arte diversa dal Barocco sontuoso e artificioso che nel Seicento regnava sull’Europa intera.Una pittura realistica che suscita emozioni in quanto differente e a suo modo “moderna”, che ritrae le "piccole cose" del quotidiano. 
Un regalo perfetto sia per chi ma l'arte che per chi adora la tavola. 
E dalle tavole olandesi passiamo finalmente alla mia tavola di Natale. Poteva secondo voi mancare nel 2015 la mia tavola natalizia? Stavolta ho scelto il bianco e l'oro con qualche tocco di rosso per una mise en place elegante ma non eccessiva con qualche pennellata di natura nei rami di pino e abete veri che ho scelto per il mio centrotavola. Voi che ne dite?
Su questa tavola piatti della tradizione e magari qualche innovazione come amo fare io. 
Ispirata dalla forma di una zucca perfettamente cilindrica ho ricavato un contorno gustoso, facile facile ma estremamente scenico.
Zucca arrosto farcita
Ingredienti per 4 persone:
4 fette di zucca spesse 10-12 mm
olio extravergine d'oliva
4 fette di pancetta tesa 
4 pezzetti di fontina
1/2 cipolla bionda
1 rametto di rosmarino fresco
sale
Disporre la zucca in una teglia oleata, oleare anche la superficie delle fette e salare appena. Infornare a 190° fino a quando inizierà a dorare. 
Intanto tritare insieme cipolla, pancetta e rosmarino, suddividere il trito sulle fette di zucca e infornare ancora quando la doratura diventa intensa mettere al centro di ogni fetta un pezzo di fontina, tenere un po' nel forno spento ma caldo e servire quando la fontina si scioglie.

2015-12-20

Nodini al miele

Eccomi  con l'appuntamento di dicembre del Progetto Calabria Piemonte in collaborazione con Shop-Piemonte, vi presento una nuova ricetta calabrese preparata con un prodotto piemontese.  Nel post precedente preannunciavo che vi avrei parlato di dolci natalizi di tradizione di cui ho recentemente scoperto golose varianti nella dodicesima uscita di Le ricette di Unti e Bisunti dedicata ai fritti dolci. Qui da noi i dolci tipici natalizi sono tutti rigorosamente fritti. Quelli di cui vi parlo oggi si chiamano turdilli e nella forma tradizionale sono come una spirale schiacciata e bordata da un bastoncino tutt'intorno, ne ho trovato una versione a forma di semplice spirale, quasi come un ricciolo e mi è venuta così voglia di dare un nuovo aspetto ai turdilli. Ho ricavato dall'impasto dei bastoncini li ho annodati e li ho fritti come consuetudine, al momento di avvolgerli nel miele ho deciso di utilizzare del miele piemontese il Miele Flora Alpina dell'azienda Ponteballerine raccolto dalla fioritura dei prati montani.
Nodini (turdilli) al miele
Ingredienti
5 uova
2 mezzi gusci di zucchero
2 mezzi gusci di olio extravergine d’oliva
Farina quanto basta
1 vasetto di miele
Impastare le uova con lo zucchero e l’olio, unire la farina, tanta quanta occorre a formare un impasto sodo. Formare dei bastoncini sottili (di 10/12 cm di lunghezza) e annodarli.  Friggere in olio bollente. Scaldare in un tegame il miele e passarvi i dolci un po' alla volta raccogliendoli con un mestolo forato.

Nodini al miele

Eccomi  con l'appuntamento di dicembre del Progetto Calabria Piemonte in collaborazione con Shop-Piemonte, vi presento una nuova ricetta calabrese preparata con un prodotto piemontese.  Nel post precedente preannunciavo che vi avrei parlato di dolci natalizi di tradizione di cui ho recentemente scoperto golose varianti nella dodicesima uscita di Le ricette di Unti e Bisunti dedicata ai fritti dolci. Qui da noi i dolci tipici natalizi sono tutti rigorosamente fritti. Quelli di cui vi parlo oggi si chiamano turdilli e nella forma tradizionale sono come una spirale schiacciata e bordata da un bastoncino tutt'intorno, ne ho trovato una versione a forma di semplice spirale, quasi come un ricciolo e mi è venuta così voglia di dare un nuovo aspetto ai turdilli. Ho ricavato dall'impasto dei bastoncini li ho annodati e li ho fritti come consuetudine, al momento di avvolgerli nel miele ho deciso di utilizzare del miele piemontese il Miele Flora Alpina dell'azienda Ponteballerine raccolto dalla fioritura dei prati montani.
Nodini (turdilli) al miele
Ingredienti
5 uova
2 mezzi gusci di zucchero
2 mezzi gusci di olio extravergine d’oliva
Farina quanto basta
1 vasetto di miele
Impastare le uova con lo zucchero e l’olio, unire la farina, tanta quanta occorre a formare un impasto sodo. Formare dei bastoncini sottili (di 10/12 cm di lunghezza) e annodarli.  Friggere in olio bollente. Scaldare in un tegame il miele e passarvi i dolci un po' alla volta raccogliendoli con un mestolo forato.

2015-12-17

Mostaccioli Arbëreshë versione natalizia

Inizio questo post in modo anomalo ringraziando e me ne corre l'obbligo visto il valore che ha per me questa ricetta di cui la mia carissima amica Monica mi ha fatto generosamente dono. Grazie Monica non avevo mai osato chiederla a nessuno, quasi temendo di ricevere un no in risposta. I mostaccioli sono biscotti tradizionali a base di miele, sono tipici di alcuni paesi di tradizione Arbëreshë, come Spezzano Albanese (il paese della mia amica) dove sono considerati i dolci da matrimonio per eccellenza. Io li adoro letteralmente e ogni tanto avevo pure provato a farli attingendo qua e là e aggiungendo un pizzico di fantasia. Questa vi assicuro è la ricetta giusta (forse andrebbero un tantino più spessi) e nella versione fiocco di neve sono perfetti come regalo di Natale, basta confezionarli in fantasiose scatole bomboniere, aggiungere qualche nastro a tema ed il gioco è fatto. 
Prima della ricetta dei mostaccioli voglio preannunciarvi che nel prossimo post vi parlerò di dolci natalizi di tradizione di cui ho recentemente scoperto golose varianti per merito di Chef Rubio e della collana Le ricette di Unti e Bisunti la cui dodicesima uscita è dedicata proprio ai fritti dolci e in cui non potevano certo mancare ricette calabresi visto che da noi i dolci tipici natalizi sono tutti rigorosamente fritti.
Mostaccioli Arbëreshë
Ingredienti:
700 g di farina 0 biscotto*
500 g di miele
2 tuorli e 1 uovo
5 cucchiai di olio
zucchero a velo, albume e succo di limone per la glassa
confettini per decorare
Impastare farina, miele olio e uova. Stendere 'impasto aiutandosi eventualmente con ancora un po' di farina e ricavarne le formine. Cuocere a 160° finché prenderanno un colore biscottato. Mescolare un albume con zucchero a velo e qualche goccia di succo di limone. Versare la glassa in un conetto e decorare i biscotti, aggiungere confettini a piacere e lasciar asciugare.

Mostaccioli Arbëreshë versione natalizia

Inizio questo post in modo anomalo ringraziando e me ne corre l'obbligo visto il valore che ha per me questa ricetta di cui la mia carissima amica Monica mi ha fatto generosamente dono. Grazie Monica non avevo mai osato chiederla a nessuno, quasi temendo di ricevere un no in risposta. I mostaccioli sono biscotti tradizionali a base di miele, sono tipici di alcuni paesi di tradizione Arbëreshë, come Spezzano Albanese (il paese della mia amica) dove sono considerati i dolci da matrimonio per eccellenza. Io li adoro letteralmente e ogni tanto avevo pure provato a farli attingendo qua e là e aggiungendo un pizzico di fantasia. Questa vi assicuro è la ricetta giusta (forse andrebbero un tantino più spessi) e nella versione fiocco di neve sono perfetti come regalo di Natale, basta confezionarli in fantasiose scatole bomboniere, aggiungere qualche nastro a tema ed il gioco è fatto. 
Prima della ricetta dei mostaccioli voglio preannunciarvi che nel prossimo post vi parlerò di dolci natalizi di tradizione di cui ho recentemente scoperto golose varianti per merito di Chef Rubio e della collana Le ricette di Unti e Bisunti la cui dodicesima uscita è dedicata proprio ai fritti dolci e in cui non potevano certo mancare ricette calabresi visto che da noi i dolci tipici natalizi sono tutti rigorosamente fritti.
Mostaccioli Arbëreshë
Ingredienti:
700 g di farina 0 biscotto*
500 g di miele
2 tuorli e 1 uovo
5 cucchiai di olio
zucchero a velo, albume e succo di limone per la glassa
confettini per decorare
Impastare farina, miele olio e uova. Stendere 'impasto aiutandosi eventualmente con ancora un po' di farina e ricavarne le formine. Cuocere a 160° finché prenderanno un colore biscottato. Mescolare un albume con zucchero a velo e qualche goccia di succo di limone. Versare la glassa in un conetto e decorare i biscotti, aggiungere confettini a piacere e lasciar asciugare.