L’OFFICINA
DELLO SGUARDO
scritti in onore di
Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani
I LUOGHI DELL’ARTE
IMMAGINE, MEMORIA, MATERIA
I volumi sono stati pubblicati grazie ai contributi di
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI, UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA
FONDAZIONE CASSA DI RISPARMIO DI VITERBO
DIPARTIMENTO DI LETTERE ARTI E SCIENZE SOCIALI,
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI G. “D’ANNUNZIO” DI CHIETI
DIPARTIMENTO DI STUDI UMANISTICI,
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE
ASSEMBLEA REGIONALE DELLA SICILIA
TECNO-ART, ASCOLI PICENO
redazione scientifica
Simone Piazza
con
Michele Benucci
Chiara Bordino
Ivana Bruno
Daniela Sgherri
Elaborazione delle immagini
Domenico Ventura
©
Proprietà letteraria riservata
Gangemi Editore spa
Piazza San Pantaleo 4, Roma
w w w. g a n g e m i e d i t o r e . i t
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pubblicazione può essere
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Le nostre edizioni sono disponibili
in Italia e all’estero anche in
versione ebook.
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and ebooks, are available in Italy
and abroad.
ISBN 978-88-492-2753-6
In copertina: Pittura, architettura, paesaggio. Contaminazioni, abrasioni, innesti. Immagini, 2014 (particolare).
L’OFFICINA DELLO SGUARDO
Scritti in onore di Maria Andaloro
a cura di
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani
Volume 1
I LUOGHI DELL’ARTE
Quando abbiamo pensato di dedicare una raccolta di studi a
Maria Andaloro eravamo consapevoli che ci saremmo dovute
misurare con la varietà dei suoi interessi e degli incontri che li hanno
accompagnati. Ora che gli scritti vedono finalmente la luce possiamo
dire che essi si lasciano leggere anche come il racconto indiretto di
un lungo cammino tra diverse dimensioni del fare arte: i luoghi e le
storie, la tutela e il restauro, la riflessione estetica e la restituzione
filologica, le attività di cantiere e le imprese editoriali, tutte le tessere
del discorso sull’arte che Maria Andaloro ha disegnato e continua a
comporre figurano negli scritti che allievi, amici e colleghi le hanno
voluto dedicare.
Abbiamo deciso di siglare questa molteplicità di apporti con le
due cifre che ci appaiono dominanti nella sua attività: lo ‘sguardo’,
che indaga, ricostruisce, riporta alla luce la materia e il senso
dell’opera – ma anche lo sguardo che ogni tempo ha riservato
all’opera –, e l’‘officina’, che è il laboratorio in cui prende vita
l’esperienza dello sguardo. Chi conosce Maria Andaloro sa quanto
il suo lavoro di storica dell’arte abbia sempre previsto un risvolto
operativo forte, sa che ha avviato numerosi cantieri nei quali si sono
formati non solo studiosi ma anche tecnici e operatori dei beni
culturali. L’‘officina’ del titolo lo richiama con forza.
Fedeli a questo spirito amiamo quindi presentare questo lavoro
come il frutto di un cantiere, di un’organizzazione concorde di
diverse competenze. Il nostro progetto è stato subito sostenuto da
Marco Mancini, all’epoca rettore dell’Università della Tuscia, e
confermato con convinzione dal suo successore Alessandro Ruggieri
e dal Dipartimento di Scienze dei Beni Culturali. Organizzare la
vasta mole di contributi così eterogenei sarebbe stato arduo senza
l’appoggio di una squadra di redattori di alto rango, mista di studenti,
colleghi e amici. Tra loro rivolgiamo un grazie particolare a
Giuseppe Romagnoli, Stefano Marson e alle giovani laureate Yvonne
Mazurek e Simona Rinaldi. Durante il corso dei lavori abbiamo
sempre potuto contare sull’amichevole presenza e sui preziosi
consigli di Maria Ida Catalano: a lei va tutta la nostra affettuosa
gratitudine. Importante per la realizzazione dei volumi è stato il
contributo della casa editrice, in particolare di Emilia e Fabio
Gangemi, che hanno sempre creduto nel nostro progetto, e di
Salvatore Rusciani, che con infinita pazienza ha limato la veste
grafica e editoriale dell’opera.
Offriamo quindi con affetto il risultato del lavoro di questa
‘officina’ a Maria Andaloro, al suo ‘sguardo’ lucido, esigente e
appassionato.
Giulia Bordi, Iole Carlettini, Maria Luigia Fobelli,
Maria Raffaella Menna, Paola Pogliani
Indice
Presentazione
ALESSANDRO RUGGIERI
13
Maria Andaloro Sovrintendente della Fabbriceria del Palazzo Reale di Palermo
GIOVANNI TOMASELLO
15
«Si, viaggiare ...»
GABRIELLA CIAMPI
17
Maria Andaloro e la lunga durata delle ‘figure’ tra Occidente e Oriente
ARTURO CARLO QUINTAVALLE
21
I. DALLA SICILIA AL MEDITERRAEO
The Normans in the Italian South from Melfi to Palermo
WILLIAM TRONZO
57
Gli inserti figurativi nel mosaico pavimentale della Martorana come indicatori culturali
XAVIER BARRAL I ALTET
63
Alexander in the Cappella Palatina
JEREMY JOHNS
69
Il mantello di re Ruggero
CORRADO BOLOGNA
77
Bāb al-abnā’, Sant’Andrea in Kemonia e l’ingresso normanno del Palazzo Reale di Palermo
RUGGERO LONGO
91
Torre Pisana, sede di al-malik Rugâr a Palermo
VLADIMIR ZORIÇ
97
Lo Scibene di Palermo: una perla dimenticata
PIERO LONGO
109
Il Portale normanno della Cattedrale di Cefalù
FEDERICO C. GALUSSIO
115
The Norman Cathedral of Sant’Agata in Catania
CAROLINE BRUZELIUS
121
Sulle orme di Riccardo da Lentini, «prepositus novorum hedificiorum» di Federico II
di Svevia
PIO FRANCESCO PISTILLI
127
Gli Hodigoi in Sicilia
MICHELE BACCI
137
Per la pittura del Trecento nella Sicilia orientale
PIERLUIGI LEONE DE CASTRIS
145
Una fibbia barbarica decorata ad alveoli dal mercato antiquario della Sardegna
RENATA SERRA
153
Prime segnalazioni per la conoscenza e la conservazione delle cripte salentine
REGINA POSO
Puglia e Mediterraneo. Artefici, manufatti e modelli dal mondo islamico nei cantieri
e negli ateliers di età svevo-angioina
MARIA STELLA CALÒ MARIANI
Romualdo Grisone e la cappella di San Giovanni Evangelista nella cattedrale di Bari
GIOIA BERTELLI
Precisazioni documentarie e nuove proposte sulla commissione e l’allestimento
delle tombe reali angioine nella cattedrale di Napoli
VINNI LUCHERINI
159
167
175
185
Un autoritratto di Cristoforo Orimina? Postille alla Bibbia angioina di Lovanio
ALESSANDRA PERRICCIOLI SAGGESE
193
Il viaggio di Benedetto Croce nella penisola iberica
PAOLO D’ANGELO
201
Hércules, Sansón y Constantino: el Tapiz de la Creación de Girona como speculum principis
MANUEL CASTIÑEIRAS
209
Il portale della cattedrale di Maguelone e il classicismo ‘mediterraneo’ intorno al 1200
FULVIO CERVINI
215
II. ROMA E BISAZIO
«Anima naturaliter christiana»: la transizione dal mondo antico al Medioevo cristiano
a Roma negli scritti di Pavel Muratov
XENIA MURATOVA
L’abside piena, l’abside vuota. Arredi e decorazioni al tempo dei Costantinidi
FABRIZIO BISCONTI
225
229
Sul caso di un ipotetico ritratto pittorico incluso nella decorazione del Cubicolo
degli Atleti nelle catacombe dei Santi Marcellino e Pietro
CLAUDIA CORNELI
237
La memoria dell’oculus romano nelle cupole di Santa Costanza, della Rotonda di San
Giorgio e del Battistero degli Ortodossi
SIMONE PIAZZA
243
L’invenzione della nuvola
PAOLO LIVERANI
249
Il tempo e le sue immagini a San Paolo fuori le mura
GIUSEPPA Z. ZANICHELLI
257
Incensum et odor suavitatis: l’arte aromatica nel Liber Pontificalis
ANTONELLA BALLARDINI
263
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui
restauri dei fratelli Fossati
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
Santa Maria Antiqua. Prima di Maria Regina
GIULIA BORDI
271
285
I cicli cristologici del presbiterio di Santa Maria Antiqua
MANUELA VISCONTINI
291
Le chiavi di Roma. Un Leitmotiv narrativo in Procopio di Cesarea
PAOLO CESARETTI
297
Il monachesimo greco nel Lazio medievale
VERA VON FALKENHAUSEN
305
Le «nuove immagini» nel tempio di Bel a Palmira
MARIA RAFFAELLA MENNA
315
Tra Oriente e Occidente: dei, uomini e santi sulle colonne
RAFFAELLA PIEROBON BENOIT
323
Rome and Constantinople about the year 700: the significance of the recently uncovered
mural in the narthex of Santa Sabina
JOHN OSBORNE
Politica delle immagini al tempo di papa Costantino (708-715): Roma versus Bisanzio
MANUELA GIANANDREA
Le visioni dei profeti e le immagini sacre. Areta di Cesarea fra l’iconoclasmo bizantino
e le pitture della Cappadocia
CHIARA BORDINO
329
335
343
Della luna, della percezione e delle immagini a Santa Prassede
CARLES MANCHO
351
L’altra Madonna di Trastevere. La tavola della Vergine di San Cosimato
ROBERTO SCOGNAMIGLIO, LUCINIA SPECIALE
359
Una nuova tavola romana dell’XI secolo. Il Salvatore benedicente tra un angelo
e un santo militare di Aix-en-Provence
DANIELA SGHERRI
Le storie dell’Apocalisse a Roma: mito storiografico o realtà?
FRANCESCA ROMANA MORETTI
365
371
Sull’origine, e la funzione ‘politica’, dell’immagine del battesimo di Costantino
nel portico della basilica lateranense
MARINA FALLA CASTELFRANCHI
375
Il santo, l’icona e l’anatema. A margine di alcune raffigurazioni di Santo Stefano Iuniore
nella pittura monumentale bizantina
MANUELA DE GIORGI
383
La Santa Sofia di Costantinopoli come riflesso di un ‘regno delle ombre’
MAURO DELLA VALLE
389
Un nuovo manoscritto miniato appartenuto a Manuele Angelo: l’Athous Dionys. 588μ
FRANCESCO D’AIUTO
397
Bernardo Daddi in Rome and other travellers
JULIAN GARDNER
411
L’immagine del beato Carlo di Blois nel Palazzo Caetani a Fondi
MARIO D’ONOFRIO
419
Medioevo fatto in casa. Tracce di decorazione laica privata a Roma tra XIII e XV secolo
WALTER ANGELELLI
433
Cola di Rienzo e l'Italia. Parole immagini simboli di un progetto politico
ANNA MODIGLIANI
441
III. TERRE D’ITALIA
La chiesa di San Giovanni a Vigolo Marchese, alcune aggiunte
ANNA SEGAGNI MALACART
Intorno alla ‘torre nolare’ di San Fruttuoso in Capodimonte: tre serie di quesiti in
attesa di risposta
COLETTE DUFOUR BOZZO
449
457
Un cavaliere per Genova
ANNA ROSA CALDERONI MASETTI
469
Lapicidi «lombardi» nella Tuscia: riflessioni e spunti di ricerca
LAURA PACE BONELLI, MASSIMO GIUSEPPE BONELLI
475
La breve rinascita del mosaico a Ravenna nel XII secolo
CRISTINA MORIGI
483
Ancora qualche notazione sulla Croce di Santa Giulia a Lucca, e la pittura in Toscana
fra il secolo XII e il XIII
ALESSIO MONCIATTI
487
Accanto a frate Francesco: i sacri tumuli della Basilica inferiore
LUIGI PELLEGRINI
493
Dai frammenti al documento: lavori in corso a Fossanova
MARINA RIGHETTI
501
L’antico altare del Duomo di Spoleto
BRUNO TOSCANO
509
Federico II e il battistero di Parma
ARTURO CALZONA
521
Sovrane devozioni. Per la committenza della croce-reliquiario mosana della Cattedrale
di Savona
CLARIO DI FABIO
529
I domenicani a Vercelli. L’articolazione duecentesca della chiesa di San Paolo
LUIGI CARLO SCHIAVI
535
Affreschi medievali in Santa Maria del Pertuso, presso Morino (L’Aquila)
ALESSANDRO TOMEI
541
Le travi dipinte della chiesa cistercense di Badia a Settimo
ENRICA NERI LUSANNA
547
Il canto VI dell’Inferno: Firenze e i disvalori della politica
ROBERTO MERCURI
555
Occhi lombardi su Roma
SERENA ROMANO
559
Una nota per Altichiero a Padova
TIZIANA FRANCO
Sui Crocifissi lignei attribuiti a ‘Giovanni Tedesco’: considerazioni e integrazioni
per l’Italia centrale
GAETANO CURZI
565
571
IV. PER ALTRI MODI
Le pitture murali del palazzo Tardo Calcolitico di Arslantepe-Malatya (Turchia)
MARCELLA FRANGIPANE, GIUSEPPINA FAZIO
Terre di caccia e paesaggi agricoli. Natura e simboli nelle più antiche comunità
contadine del Vicino Oriente
GIAN MARIA DI NOCERA
581
593
I quattro canopi del capo dell'anticamera Horiraa al Museo del Louvre
ROBERTO BUONGARZONE
601
La Cappadocia al tempo degli Ittiti
CLELIA MORA
605
Ninfee in Cappadocia
LORENZO D’ALFONSO
611
Sobesos Ancient City
MURAT E. GÜLYAZ
619
Un frammento di rilievo arcaico da Iasos
MARCELLO SPANU
623
Una valva di matrice per bottiglia cefalomorfa in vetro da Iasos
DANIELA BALDONI
629
La necropoli sud-est ‘Dört Yıldız’ di Kyme eolica (Turchia)
ANTONIO LA MARCA
635
Kýrie boéthe tòn doûlon. I cristiani a Tyana in Cappadocia
GUIDO ROSADA, MARIA TERESA LACHIN
643
Note sul primo cristianesimo in Cina
MARGHERITA CECCHELLI
649
Pittura sul pavimento. I due tableaux omayyadi da Qasr al-Hayr al Gharbi
nel deserto siriano
GERALDINE LEARDI
659
Ögödei, khaqan dei Mongoli (1229-1241)
ALFIO CORTONESI
665
Chirurgia per il sultano: le illustrazioni del Paris. Suppl. turc 693 (Amasya, 1465-1466)
GIULIA OROFINO
673
Le valli di luce: taccuino di viaggio in Baltistan
GIUSEPPE MORGANTI
679
ALCUNE RIFLESSIONI SULLE TRAVI LIGNEE SCOLPITE
DELLA SANTA SOFIA A COSTANTINOPOLI E SUI RESTAURI
DEI FRATELLI FOSSATI
Claudia Barsanti, Alessandra Guiglia
Per chiunque si sia accostato alla Grande
Chiesa di Costantinopoli, e qualunque sia stato
l’oggetto del suo studio, quasi inevitabile sarà
stato il contatto con le opere realizzate dai fratelli Gaspare e Giuseppe Fossati nell’intenso
biennio 1847-1849 che li vide impegnati nel
restauro dello storico monumento.
Assai vasta è la letteratura su questo straordinario intervento, che è stato analizzato sotto
molteplici punti di vista, da quello del consolidamento della struttura architettonica a quello
del restauro della decorazione musiva, che
portò alla scoperta dei celebri mosaici figurati
poi celati nuovamente da campiture ornamentali1.
In realtà la documentazione scritta relativa ai
lavori è abbastanza scarna ed è sintetizzata
nelle troppo brevi relazioni redatte dagli stessi
Fossati, quasi certamente di mano di Gaspare
e oggi conservate presso l’Archivio di Stato di
Bellinzona2. Viene descritta nei tratti generali
e con tono ufficiale l’opera compiuta, che,
alcuni decenni più tardi, è anche narrata, con
fare più discorsivo e con notazioni più personali,
dal fratello Giuseppe nelle pagine di un saggio
sull’architettura bizantina3. Ben più ricca e
dettagliata è invece, fortunatamente, la preziosa
documentazione visiva offerta sia dalle venticinque eleganti cromolitografie pubblicate a
Londra nel 18524, sia dai numerosissimi rilievi,
disegni, schizzi e acquerelli conservati anch’essi,
come è noto, presso l’Archivio di Stato di Bellinzona5.
È proprio questa cospicua raccolta di materiale che permette in più casi di integrare le succinte relazioni e dunque di mettere meglio a
fuoco l’entità degli interventi estesi alle varie
componenti della decorazione dell’edificio tra
cui quella dell’arredo marmoreo. Significativa
è, a tal proposito, la testimonianza offerta da uno
schizzo che mostra, insieme ad alcune basi di
colonne, parte di un pluteo delle gallerie sul quale è scolpito lo schema ternario con rombo e croci laterali (fig. 1)6: la croce riprodotta, tuttavia,
appare mutila del braccio orizzontale e della parte superiore di quello verticale, così come oggi
accade nella maggior parte delle lastre in opera,
che con tale intervento di abrasione sono state
deprivate della loro identità cristiana. Questo
dettaglio ha suggerito che potesse trattarsi di uno
schizzo preparatorio per la realizzazione di una
nuova lastra destinata a sostituirne una danneggiata. E in effetti un esame più attento dei marmi
delle gallerie ha permesso di individuare almeno
tre lastre di nuova fattura, perfettamente mimetizzate tra quelle giustinianee che le affiancano,
e di riconoscervi un intervento diversamente
non noto ma coerente con le linee guida del restauro ottocentesco7.
Il medesimo disegno si rivela assai prezioso
anche per un’altra importante componente della
decorazione dell’edificio giustinianeo, vale a
dire le cornici in stucco che correvano lungo le
Fig. 1 Istanbul, Santa Sofia, dettagli di sculture in un disegno di
Gaspare Fossati (Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati,
Album rosso, p. 22, n. 35, Foto Archivio di Stato di Bellinzona)
27
Fig. 2 Istanbul, Santa Sofia, la parete sud della galleria occidentale in
un disegno di Gaspare Fossati (Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo
Fossati, scatola VII, n. 590, da C. MANGO, Materials, fig. 43)
pareti, sia al pianterreno che nelle gallerie, a separare i rivestimenti marmorei dalle stesure musive. Nella parte sinistra del foglio, in basso, è
delineata con grande precisione una formella
che mostra un inconsueto motivo con un doppio
nodo piano i cui quattro capi si concludono in
alto con foglie sfrangiate e in basso con mezze
foglie lisce rivolte simmetricamente all’insù; la
parte superiore è conclusa da un bordo perlinato
mentre quella inferiore è definita da un listello
liscio appena aggettante. Si tratta con tutta evidenza di un dettaglio del fregio in stucco che
percorre ancora oggi i muri perimetrali della
galleria occidentale, che, nella sua forma attuale, viene generalmente considerato, come del
resto le altre cornici nelle gallerie, nel nartece e
nelle navate laterali, un’opera moderna, risalente proprio al restauro dei fratelli Fossati8. Tale
assunto deriva da quanto si era potuto accertare
in occasione dei lavori condotti alla fine degli
anni Cinquanta dal Byzantine Institute of America di Istanbul: in due casi infatti il distacco di
alcuni segmenti dei fregi in stucco nella navata
meridionale e nella galleria settentrionale aveva
rivelato sia il nome di uno degli artefici, sia soprattutto la data 18499. D’altronde è lo stesso
Gaspare a precisare che «J’ai refaits plusieurs
corniches en stuc ornées qui avaient été replatrées…»10; il termine adottato per definire l’entità dell’intervento lascia però spazio all’ipotesi
che all’epoca dovessero esserci ancora in situ
consistenti resti della decorazione originaria11.
Così, un disegno e un acquerello dei Fossati che
illustrano il mosaico dell’imperatore Alessandro nella galleria settentrionale documentano la
presenza, tra il mosaico stesso e i rivestimenti
marmorei, di una «cornice piana di foglie in
stucco»12. Questa cornice a larghe foglie di vite
decora attualmente le gallerie nord e sud, ma,
stando proprio alla testimonianza di altri disegni di Giuseppe e di Gaspare, essa si estendeva
Fig. 3 Istanbul, Santa Sofia, la parete finestrata della galleria occidentale in un disegno di Charles Texier (Londra, Royal Institute of British
Architects, SC58/TEX[29]47, Foto RIBA)
272
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
forse anche sulle pareti nord e sud della galleria
occidentale, ma fu sostituita con quella che vediamo oggi, vale a dire il fregio con doppi nodi,
che era certamente presente sulle altre due pareti a pilastri est e ovest; soluzione adottata forse per uniformare, nel restauro, il decoro del
vasto e luminoso spazio. Due dei disegni in
questione riproducono la parete sud decorata
dal mosaico con una grande croce gemmata, al
di sotto della quale viene appena accennata una
cornice che mostra appunto le stesse foglie di
vite campite sotto il mosaico di Alessandro; le
annotazioni a margine specificano che si tratta
di «foglie a rilievo» e «cornice a foglie di stucco» (fig. 2). Un terzo disegno riproduce invece
il mosaico con la croce gemmata che decorava
la lunetta della parete nord; anche in questo caso vengono riprodotte in modo sommario due
foglie accompagnate dall’annotazione «foglia
in gesso»13.
La sopravvivenza del fregio in stucco della
galleria ovest in un’epoca di poco precedente
ai restauri dei Fossati è testimoniata in modo
inequivocabile da Charles Texier, il quale, durante il suo sopralluogo nella Santa Sofia del
1834, disegnò appunto un tratto della cornice
con doppi nodi a destra di una delle grandi finestre e la riprodusse in scala maggiore al margine destro del foglio (fig. 3)14. Entrambe le
cornici delle gallerie erano state comunque già
disegnate nei primi anni del XVIII secolo dallo
svedese Cornelius Loos nelle sue grandi tavole
che illustrano gli interni della Santa Sofia fin
nei minimi dettagli (fig. 4), una testimonianza
questa non trascurata dagli studiosi15 e che costituisce, insieme al disegno di Texier, una solida prova dell’accuratezza quasi filologica del
restauro dei fratelli Fossati. È più che legittimo
dunque indagarne gli stilemi e il lessico ornamentale16 nel quadro della produzione in stucco
nell’area mediterranea, indagine che, almeno
per quanto riguarda i fregi delle gallerie, non
sembra finora aver destato particolare interesse17, ma che ci proponiamo di affrontare in altra
occasione.
Se la documentazione e le testimonianze
visive lasciateci dai Fossati a riguardo dei fregi
in stucco della Santa Sofia sono piuttosto esigue18, ancor più sfuggenti sono quelle relative
Fig. 4 Istanbul, Santa Sofia, veduta della galleria occidentale in un
disegno di Cornelius Loos (da C. MANGO, Materials, fig. 40,
particolare)
al complesso delle travi lignee scolpite, in opera nei due piani dell’edificio.
Generalmente considerate opera del VI secolo – eccettuate le tre travi al centro della galleria ovest di epoca medio bizantina – esse
sono state talora chiamate in causa per le peculiarità del loro repertorio decorativo19, ma
non è stato mai condotto uno studio d’insieme
che ne evidenziasse le caratteristiche tecniche
e le differenziate scelte ornamentali.
Le quarantacinque travi oggi in opera sono
distribuite in modo non omogeneo tra il pianterreno e le gallerie (fig. 5a, b)20: in particolare
se ne contano dieci nella navata nord, sette nella navata sud, otto nella galleria nord, undici
nella galleria sud e, infine, otto nella galleria
ovest, di cui tre nelle arcate della cosiddetta
Loggia Imperiale. A queste si può aggiungere
la trave sovrapposta alla grande porta marmorea nella galleria meridionale, che tuttavia, in
tale posizione, sembrerebbe piuttosto parte di
un seriore assemblaggio.
Di dimensioni anche molto diverse tra loro,
le travi sono situate, con funzione di tiranti, sia
nelle arcate che collegano le colonne e i pilastri
con le pareti perimetrali, sia in quelle tra le
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
273
Fig. 5 Pianta di Santa Sofia: a) pianterreno, b) piano delle gallerie
(da R.L. VAN NICE, Saint Sophia, tavv. 1-2 con aggiunte)
Fig. 6 Istanbul, Santa Sofia, trave GN. 2 nella galleria settentrionale
coppie di colonne alle spalle dei colonnati principali, sia nelle grandi arcate che danno accesso alla galleria ovest, sia infine nelle tre arcate
della Loggia Imperiale. Esse dunque fanno parte del complesso sistema voltato dell’edificio,
modulandosi e adattandosi alla differenziata articolazione degli spazi laterali e angolari21.
274
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
Tutte le travi sono rivestite da tre pannelli
lignei scolpiti che ne avvolgono le facce laterali e quella inferiore, lasciando scoperta quella
superiore, come era già apparso chiaro per le
travi centrali della Loggia Imperiale22 e come
accade in un altro celebre caso di conservazione di legni antichi quale quello della basilica
giustinianea del monastero del Monte Sinai23.
Da una preliminare ricognizione24 è stato
innanzitutto possibile verificare la presenza di
sei motivi decorativi i cui abbinamenti appaiono distribuiti con rigore e omogeneità, e dunque con precise strategie, nelle diverse parti
dell’edificio. Il fregio utilizzato più largamente,
sia al pianterreno, sia nelle gallerie nord e sud,
dove ricorre uniformemente su tutte le travi per
rivestire i due lati opposti, presenta una sequenza composta da due motivi vegetali che si alternano con studiata ritmica (fig. 6): il primo è
costituito da una palmetta che si erge tra due
foglie aperte simmetricamente ad ali; il secondo è formato da uno stelo con una foglia a tre
lobi arrotondati e da due steli più sottili desinenti in foglie a cuore e rivolti verso il basso.
Si differenzia invece, nei due piani dell’edificio, il decoro del pannello inferiore. Al piano
delle gallerie è scolpita una griglia di rombi
concatenati alternati a rombi minori; i primi sono campiti da pseudocorolle multipetali con
piccolo rombo mediano, e i secondi da un bottoncino; la composizione è completata da coppie di palmette aperte che si distendono sul
piano di fondo. Al pianterreno invece è scolpita
una sequenza di circoli contenenti una piccola
croce equilatera le cui estremità patenti si coordinano con quattro ornati vegetali a tre lobi; ornati analoghi campiscono ordinatamente il
piano di fondo (fig. 7)25.
I pannelli delle cinque travi disposte nelle
arcate che si aprono verso la galleria ovest sono
decorati sui lati opposti da un medesimo motivo (fig. 8): una sequenza di trofei di cornucopie, dalle cui bocche emergono sottili steli che
si congiungono al centro in una corolla floreale; una foglia a tre lobi trova posto tra ciascuna
coppia di cornucopie. I pannelli inferiori presentano una analoga sequenza di circoli campiti, e circondati, da ornati vegetali, che
appaiono tuttavia diversificati nella realizza-
zione del motivo e nella loro morfologia. Sui
tre pannelli a Nord i circoli contengono sottili
listelli disposti a croce e desinenti in piccole
sfere da cui si distaccano petali solcati disposti simmetricamente; all’incrocio dei listelli è
posto un piccolo disco; dall’esterno dei circoli, infine, emergono corolle tripetali alternate
ad elementi ovoidali. Nei due pannelli a Sud
(fig. 9), invece, i circoli contengono fiori a
quattro petali lanceolati cui corrispondono
all’esterno elementi gigliati alternati ad elementi ovoidali; negli spazi di risulta trovano
posto altre figure vegetali formate da una
grande foglia mediana lanceolata che si erge
tra due più sottili foglie inarcate.
Questo straordinario complesso di manufatti lignei, davvero unico nel suo insieme, non
sembra aver finora destato particolare interesse, neanche in rapporto al rinnovamento della
facies decorativa dell’edificio realizzato dai
Fossati in concomitanza con i consolidamenti
strutturali. Del resto, nelle relazioni sul restauro non vi è alcun cenno che possa riferirsi ad
interventi di qualche genere che abbiano coinvolto le travi, come pure mancano significative
testimonianze grafiche ad esse relative26. Dunque l’opinione corrente che tali elementi siano
da ricondurre, nella maggioranza27, alla prima
fase giustinianea28 sembra non incontrare ostacoli. Sotto tale prospettiva, quella dello studio
dell’arredo scultoreo della chiesa del VI secolo,
ma anche in margine alle problematiche del restauro imitativo dei Fossati, ci è sembrato opportuno soffermare maggiormente la nostra
attenzione su questi manufatti.
Luogo, potremmo dire, ideale per un esame
autoptico delle travi è stata la Loggia del Sultano, situata al termine orientale della navata
nord, alla quale è stato possibile accedere grazie
alla disponibilità della Direzione dell’Ayasofya
Müzesi. Sono stati esaminati e misurati i pannelli che rivestono due delle tre travi29 collocate
all’interno del corridoio rettilineo sopraelevato
(figg.10-12); si è potuto così constatare che la
superficie scolpita dei pannelli presenta uno
strato di pittura di color bruno scuro dall’aspetto
liscio e rifinito, mentre la resa del modellato ad
alto rilievo delle figure vegetali appare estremamente regolare e quasi ‘meccanica’. Dal mo-
Fig. 7 Istanbul, Santa Sofia, trave NS.7 nella navata meridionale,
particolare del pannello inferiore (foto Kerim Altuğ)
Fig. 9 Istanbul, Santa Sofia, trave GO.7 nella galleria occidentale,
particolare del pannello inferiore
Fig. 8 Istanbul, Santa Sofia, trave GO.3 nella galleria occidentale
Fig. 10 Istanbul, Santa Sofia, trave NN.1 nella navata settentrionale
all’interno della Loggia del Sultano
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
275
Fig. 11 Istanbul, Santa Sofia, trave NN.1 nella navata settentrionale
all’interno della Loggia del Sultano, particolare del pannello
inferiore
Fig. 12 Istanbul, Santa Sofia, trave NN. 2 nella navata settentrionale
all’interno della Loggia del Sultano, particolare del pannello sud
mento che le travi in questione si trovano all’interno dell’elegante struttura progettata, come è noto, dai fratelli Fossati per il Sultano
Abdülmecid alla conclusione dei lavori, sembra plausibile ritenere che il loro aspetto possa
essere stato, in quell’occasione, opportunamente adeguato al raffinato arredo circostante. Il
sospetto che tale rinnovamento non si fosse limitato alla ridipintura esterna ma avesse comportato il rifacimento vero e proprio dei
pannelli scolpiti non sembrerebbe in disaccordo con le linee guida dell’intervento ottocentesco. Ed è proprio la Loggia che offre
l’esempio più significativo al riguardo, con la
studiata mimesi che caratterizza l’insieme delle
transenne del parapetto: arduo è infatti distinguere, tra le altre, le due transenne del VI secolo30 che i Fossati inserirono in posizione
centrale e che utilizzarono come modello per
tutta la serie, con perizia tale da trarre per lungo
tempo in inganno – forse involontariamente –
l’occhio del visitatore e dello studioso.
I dubbi emersi dall’analisi diretta e dalle
276
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
considerazioni di carattere formale necessitavano però di un riscontro il più possibile oggettivo raggiungibile con l’ausilio di indagini
di carattere scientifico. Fin dagli anni Sessanta,
in effetti, alcune travi con i relativi pannelli sono state oggetto di analisi sia dendrocronologiche sia al radiocarbonio: se le prime non
sembra abbiano offerto dati soddisfacenti31, le
seconde meritano invece una certa attenzione
poiché in più di un caso hanno segnalato, proprio per i pannelli di rivestimento, cronologie
anche di molto successive al VI secolo32. Non
è sempre facile interpretare i dati, che talora riguardano il legno della trave grezza collegata
alla muratura, talaltra i pannelli scolpiti che la
racchiudono, i quali sono appunto oggetto della
nostra attenzione. È questo il caso della piccola
trave della galleria meridionale in opera nella
finestrella ricavata nel setto murario tra il colonnato sotto il timpano e la corrispondente
coppia di colonne, per la quale, in base alle
analisi condotte sulla trave interna, sono state
avanzate tre diverse ipotesi cronologiche: al restauro dell’86933, ad un restauro post 74034 ed
infine all’intervento di Isidoro il Giovane dopo
il crollo della cupola del 55835. È evidente che
il sistema di datazione con il radiocarbonio non
è di grande aiuto per discriminare tra epoche
così ravvicinate, ma può invece essere risolutivo per evidenziare ambiti cronologici lontani
tra loro molti secoli, come può essere quello
del restauro ottocentesco rispetto all’età giustinianea. In proposito va altresì osservato che un
campione proveniente dai pannelli che rivestono la trave in questione è stato assegnato al
XVIII secolo e ha fatto supporre l’eventuale
utilizzo di legni stagionati per il restauro dei
Fossati36. Anche per i segmenti di legni scolpiti
che rivestono la sottile trave collocata al di sopra della finta porta marmorea nella galleria
sud le analisi hanno fornito risultati che oltrepassano l’ambito cronologico del restauro dei
Fossati37.
I risvolti contraddittori che emergono da
questo insieme di dati, sui quali forse non si è
riflettuto abbastanza, hanno suggerito di approfondire l’indagine, rivolta non tanto alla
cronologia antica del monumento quanto piuttosto alla questione dell’autenticità dei pannelli
decorati delle travi e del rapporto di essi con il
cantiere ottocentesco.
Grazie ad un contatto con Peter Ian Kuniholm, il quale nel passato aveva eseguito
un’ampia campionatura dei rivestimenti delle
travi lignee della Santa Sofia per analizzarli
con il metodo dendrocronologico38, è stato possibile ottenere, per due di quei campioni39, una
specifica analisi al radiocarbonio che ha fornito
come risultato una datazione ben lontana dall’arco cronologico della vita bizantina del monumento. I grafici (fig. 13) rappresentano il
risultato ottenuto calibrando con il programma
OxCal, versione 4.1.7, la data radiocarbonio.
La data convenzionale, in anni dal presente,
fornisce un’età di 217±34 e di 203±34, dunque
con un minimo scarto cronologico tra i due
campioni. L’età calibrata, espressa in anni calendario, risulta compresa, rispettivamente, tra
il 1729 e il 1810 e tra il 1728 e il 1812 con una
probabilità del 46,2 % e del 50,5 %; con una
probabilità ancora maggiore del 95,4 % i carboni risultano avere un’età compresa, rispettivamente, tra il 1637 e il 1955 e tra il 1643 e il
1955. Il che suggerisce una datazione dei reperti lignei riferibile con maggiore probabilità
al XVIII-XIX secolo.
Le travi in questione si trovano, la prima,
nella campata occidentale della navata nord, tra
la colonna nord-ovest e la parete settentrionale
(cfr. fig. 5a NN.8), la seconda invece nella
campata occidentale della galleria sud, tra la
colonna sud-est e la parete meridionale (cfr.
fig. 5b GS.8). Per la prima delle due è stato
possibile effettuare anche un esame molto rav-
Fig. 14 Istanbul, Santa Sofia, trave NN.8 nella navata settentrionale,
particolare del pannello est
Fig. 13 Istanbul, Santa Sofia, grafici delle analisi al radiocarbonio
eseguite sulle travi NN.8 e GS.7
vicinato (figg. 14-15) che ci ha permesso di
constatare come la resa e la forma degli ornati
scolpiti sui tre pannelli che la rivestono siano
strettamente comparabili a quelle delle due travi all’interno della Loggia del Sultano, di cui
si è detto in precedenza40. È evidente inoltre come l’estremità settentrionale della trave si innesti nella parete a contatto con un tratto della
cornice in stucco e del sottostante fregio in
opus sectile simulato in pittura, entrambi di fattura decisamente moderna.
L’osservazione ravvicinata della seconda
trave (fig. 16), situata a destra della falsa por-
Fig. 15 Istanbul, Santa Sofia, trave NN.8 nella navata settentrionale,
particolare del pannello inferiore
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
277
Fig. 16 Istanbul, Santa Sofia, trave GS.8 nella galleria meridionale
ta marmorea nella galleria sud, ha evidenziato come il medesimo tema decorativo vegetale ibridato – palmette alternate a steli con
foglia trilobata e appendici laterali con foglie
a cuore – appaia alquanto diverso nella resa
del modellato, con lobi appiattiti e incavati,
anziché rigonfi e tondeggianti, e con sottile
nervatura a rilievo; inoltre i lobi delle foglie
Fig. 17 Istanbul, Santa Sofia, veduta della galleria occidentale in un
disegno di Cornelius Loos (da C. MANGO, A. ERTUĞ, Hagia
Sophia, p. 112, particolare)
278
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
laterali delle palmette sono compatti e rivolti
tutti e tre verso l’alto, mentre nelle travi del
pianterreno appena menzionate essi mostrano
un andamento più libero e sinuoso con i tre
lobi profondamente solcati e separati tra loro;
solo le fogliette a cuore sembrerebbero del
tutto identiche.
Queste peculiarità sembrano ripetersi, con
poche varianti, nel gruppo di travi in opera in
entrambe le gallerie; più difficile, invece, è
la verifica dell’eventuale omogeneità esecutiva tra le travi situate al pianterreno: qui infatti le condizioni di visibilità sono alquanto
precarie, considerate la notevole altezza e la
scarsa illuminazione, e solo per poche di esse
– quelle nella Loggia del Sultano, la NN.8 e
la NN.10 – è stato, al momento, possibile ravvisare una palese somiglianza. Va comunque
osservato che entrambe le versioni del decoro
sono testimoniate da almeno un manufatto di
epoca ottomana e che la diversità tra loro non
sembrerebbe pertanto collegabile a un divario
temporale.
Questi segnali suggeriscono dunque di riconsiderare la cronologia del complesso delle
travi lignee in questione e di dare un peso finora insospettato a questo settore del restauro
dei Fossati41. Anche nel caso specifico delle
travi possiamo però ritenere motivatamente
che essi abbiano agito in coerenza con tutti gli
altri interventi realizzati nell’edificio e che
dunque fosse sopravvissuta almeno una parte
dei modelli antichi da replicare, come sembre-
rebbe confermare, appunto, quanto meno uno
dei campioni analizzati nel 197242.
Del resto è ancora una volta il Loos con i
suoi splendidi disegni a confermare la presenza
dei legni scolpiti, almeno quelli situati nella galleria occidentale43. I disegni in questione sono
due e illustrano la galleria vista da Nord verso
Sud, ma in modo piuttosto diverso, soprattutto
per quel che riguarda la decorazione musiva della volta e quella marmorea del pavimento. Nel
disegno più dettagliato (cfr. fig. 4) il Loos riproduce le prime due travi da Nord, la GO.1 e la
GO.2, mostrandone il decoro della fronte: si distingue abbastanza chiaramente su entrambe il
motivo con orbicoli annodati tra loro e si arriva
anche a riconoscere, almeno nella prima delle
due, l’identità di alcuni degli ornati, come i fiori
multipetali e la figura con palmette disposte in
croce; oggi tuttavia entrambe queste travi esibiscono sulla fronte un fregio di cornucopie. Nel
secondo disegno (fig. 17) la trave GO.1 è priva
di decoro, come pure la GO.3, mentre sulla
GO.2 il Loos ha riprodotto con sorprendente accuratezza i due elementi vegetali che si alternano sui pannelli laterali di tutte le travi in opera
al pianterreno e nelle gallerie nord e sud, ma che
sono assenti proprio in quella ovest.
La testimonianza del Loos riveste per noi
particolare importanza, non tanto per il motivo
ad orbicoli, che vediamo ancor oggi sulle travi
della Loggia centrale, peraltro a suo tempo
sottoposte all’analisi al radiocarbonio che ne
ha orientato la datazione all’età medio bizantina44, quanto piuttosto per l’altro motivo che,
pur se apparentemente in posizione erronea,
era comunque presente nell’edificio prima del
restauro dei Fossati. Ma quale dei due disegni
riflette la realtà dell’inizio del XVIII secolo?
Si potrebbe da un lato supporre che tutte le
otto travi della galleria ovest mostrassero un
motivo ad orbicoli, come lascerebbe intendere
il primo disegno, oppure che accanto alle travi
con gli orbicoli ve ne fossero altre decorate
dai due ornati vegetali alternati, come attesterebbe il secondo; non si può escludere infine
che il Loos abbia disposto i motivi ad arte,
senza necessariamente far riferimento all’aspetto
reale dei legni, che potevano forse essere in
cattivo stato di conservazione, o che magari
abbia annotato sul posto i partiti decorativi,
ma solo in seguito li abbia collocati, a memoria,
all’interno dei disegni. In ogni caso non sembra
esservi traccia del fregio di trofei di cornucopie
che oggi vediamo in opera. Questi ultimi, del
resto, non compaiono neanche nella tavola,
pubblicata nel 1854, in cui il Salzenberg riproduce alcuni dettagli decorativi dei manufatti
lignei45, il che potrebbe far pensare, insieme ai
loro caratteri formali, non lontani da quelli
che connotano le travi del pianterreno prima
esaminate, che possa trattarsi di intagli non
antichi, forse tutti o in parte creati nel cantiere
ottocentesco per uniformare l’arredo della galleria occidentale46. Purtroppo però mancano
riscontri oggettivi a favore o a sfavore di questa
ipotesi, che dunque è destinata per ora a
rimanere tale47.
Nella tavola del Salzenberg (fig. 18) lo studioso offre una piccola ma interessante campionatura degli ornati dei pannelli lignei, tra i quali
si riconoscono i cerchi allacciati della trave centrale della Loggia Imperiale48, quelli di una delle
due travi ai lati di quest’ultima49 e quello che ricorre sui pannelli laterali di tutte le altre travi
dell’edificio, formato dall’alternanza dei due
Fig. 18 Istanbul, Santa Sofia, dettagli decorativi (da W.
SALZENBERG, Alt-christliche Baudenkmale, tav. XX, particolare)
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
27
Fig. 19 Istanbul, Santa Sofia, la navata settentrionale in una
cromolitografia di Gaspare Fossati (da Aya Sofia Constantinople,
tav. 5, particolare)
motivi vegetali50; quest’ultimo viene però abbinato alla sequenza di circoli contenenti fiori a
quattro petali51, che nella realtà attuale compare
soltanto, come si è detto, sulle due travi delle arcate meridionali della galleria ovest, dove però
è accostato al problematico fregio con cornucopie52. Se da un lato, dunque, Salzenberg non
sembra avere interesse per una riproduzione oggettiva dei manufatti in questione ma piuttosto
per la varietà del lessico decorativo, dall’altro
segnala in dettaglio la collocazione nell’edificio
degli ornati illustrati. A tal proposito non va dimenticato che al tempo del sopralluogo di Salzenberg nella Santa Sofia, nei primi mesi del
1848, i lavori di ridecorazione dei Fossati potevano non essere ancora iniziati e pertanto ciò
che fu visto allora poteva essere in qualche modo diverso e comunque non era stato ancora sottoposto a restauri e rifacimenti. Del resto sembra
280
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
plausibile pensare che ormai nel Settecento e
nell’Ottocento la sopravvivenza e lo stato di
conservazione dei pannelli delle travi non fossero più ottimali e che dunque fosse disponibile
soltanto un quadro parziale di questo particolare
aspetto del primitivo arredo dell’edificio.
Di scarso aiuto, anzi talora fonte di maggiore confusione, sono le cromolitografie pubblicate da Gaspare Fossati nel 1852, dunque dopo
la fine dei restauri53, nelle quali sono riconoscibili alcune delle travi lignee in opera nel pianterreno e nelle gallerie. In particolare, nella
tavola 5 che illustra la navata settentrionale si
distinguono chiaramente tre travi il cui decoro
però – una sorta di fregio di cornucopie sui lati
e una griglia di rombi nel pannello inferiore
(fig. 19) – non corrisponde affatto alla situazione attuale. Nel caso invece della veduta della
galleria occidentale, nella tavola 10, che mostra
in primo piano le travi in opera nel secondo e
nel terzo varco da Nord, si può facilmente riconoscere il fregio di cornucopie che le decora, il
quale fa dunque qui la sua prima apparizione54.
Solo un ulteriore approfondimento, condotto da un lato con un’indagine mirata sulla documentazione grafica precedente i restauri
ottocenteschi55 e dall’altro con analisi scientifiche più estese, potrà forse portare maggior luce su tali manufatti.
Nelle nostre intenzioni lo studio delle
travi era nato come approfondimento del repertorio e del gusto decorativo di questi manufatti lignei al fine di inserirli nel più ampio
quadro della scultura di età giustinianea. Ma
un’osservazione più capillare e il contatto
prolungato con essi hanno suscitato considerazioni totalmente diverse sulla loro identità
e sulla loro reale cronologia nel contesto del
monumento. Abbiamo così intrapreso un percorso parallelo, che è ancora all’inizio, ma
che ci auguriamo possa condurre ad una migliore conoscenza di questa componente così
importante, ma sorprendentemente trascurata,
della Grande Chiesa costantinopolitana.
1
Sull’argomento si vedano soprattutto: il volume di C.
MANGO, Materials for the Study of the Mosaics of St.
Sophia at Istanbul, Washington D.C. 1962 (Dumbarton
Oaks Studies, 8), i saggi di N.B. TETERIATNIKOV,
Mosaics of Hagia Sophia, Istanbul: The Fossati Restoration
and the Work of Byzantine Institute, Washington D.C.
1998, e di S. SCHLÜTER, Gaspare Fossatis Restaurierung
der Hagia Sophia in Istanbul 1847-49, Bern 1999 (Neue
Berner Schriften zur Kunst, 6), il denso contributo di M.
DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi dei marmi e una
prima affermazione del gusto neo-bizantino, in A. GUIGLIA
GUIDOBALDI, C. BARSANTI, Santa Sofia di Costantinopoli. L’arredo marmoreo della Grande Chiesa giustinianea,
Città del Vaticano 2004, pp. 737-792 (Studi di Antichità
Cristiana pubblicati a cura del Pontificio Istituto di Archeologia Cristiana, 60) e i più recenti interventi di M.L.
FOBELLI, Santa Sofia di Costantinopoli, Gaspare Fossati
e i due committenti, in Medioevo: i committenti, Atti del
Convegno internazionale di studi, Parma 21-26 settembre
2010, a cura di A.C. Quintavalle, Milano 2011, pp. 730740 (I convegni di Parma, 13); EAD., I fratelli Fossati tra
modernizzazione e orientalismo, in Forme e storia. Scritti
di arte medievale e moderna per Francesco Gandolfo, a
cura di W. Angelelli e F. Pomarici, Roma 2011, pp. 573586, e di S. DOĞAN, Ayasofya ve Fossati Kardeşler
(1847-1858), Istanbul 2011. Al restauro dei Fossati sono
stati inoltre dedicati un seminario (Die Hagia Sophia in
Istanbul, Akten des Berner Kolloquiums vom 21. Oktober
1994, a cura di V. Hoffmann, Bern 1997) e una mostra, allestita prima a Mantova (Santa Sofia ad Istanbul. Sei secoli
di immagini e il lavoro di restauro di Gaspare Fossati
(1847-49). Catalogo dell’esposizione, Casa del Mantegna,
Mantova 14 novembre-31 dicembre 1999, a cura di V.
Hoffmann, Berna 1999) poi a Istanbul (600 Yıllık Ayasofya
Görünümleri ve 1847-49 Fossati Restorasyonu, Istanbul
2000). Per la documentazione d’archivio ottomana cfr. A.
AKGÜNDÜZ, S. ÖZTÜRK, Y. BAŞ, Kiliseden Müzeye
Ayasofya Camii, Istanbul 2006, pp. 247-300. Si veda inoltre
il contributo alquanto polemico di H.F. DİKER, Fossati
Onarımları Öncesi ve Sonrası Ayasofya (Hagia Sophia
before and after Fossati Restorations), in «Anadolu ve
Çevresinde Ortaçağ», 4 (2010), pp. 169-186, che considera
il restauro dei Fossati lesivo della facies ottomana del monumento.
2
Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati, scatola
XXII, interno 1339 e interno 1291. Entrambe sono state
pubblicate da T. LACCHIA, I Fossati architetti del Sultano
di Turchia, Roma 1943, pp. 86-98; C. MANGO, Materials,
cit., pp. 107-116; S. SCHLÜTER, Gaspare Fossatis, cit.,
pp. 177-191; la prima relazione è stata riprodotta fotograficamente in Santa Sofia ad Istanbul, cit., n. 57, pp. 212213; 600 Yıllık, cit., n. 66, p. 137.
3
Rilievi storico-artistici sulla architettura bizantina dal
IV al XV e fino al XIX secolo ovvero notizie intorno alle
scoperte fatte in Santa Sofia a Costantinopoli dagli
architetti Giuseppe e Gaspare Fossati durante i lavori di
restauro al grandioso monumento da essi compiuti dal
maggio 1847 al luglio 1849, Milano 1890, in part. pp. 3738, ove l’Autore pone l’attenzione anche sugli interventi
dedicati agli aspetti decorativi: «…oltre ai rafforzamenti e
consolidamenti, dovevamo restaurare, con massima cura,
diligenza, e devozione artistica, le molteplici ornature, decorazioni, sciupate dal tempo ed anche, in buona parte,
rovinate dai terremoti».
4
Aya Sofia Constantinople, as Recently Restored by
Order of H. M. the Sultan Abdul Medjid. From the Original
Drawings by Chevalier Gaspard Fossati. Litographed by
Louis Haghe Esq., London 1952. Cfr. U. PESCHLOW,
Caspare Fossati. Die Hagia Sophia. Nach dem Tafelwerk
von 1852, Dortmund 1980; da ultima S. DOĞAN, Ayasofya
ve Fossati, cit., pp. 99-154.
5
La massima parte dei disegni e degli acquerelli relativi
ai mosaici è stata pubblicata, anche più volte (cfr. la bibliografia citata alla nota 1), mentre molti dei rilievi, delle
vedute e dei particolari decorativi restano ancora inediti.
6
Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati, Album
rosso, p. 22, n. 35: M. DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi, cit., p. 770, fig. 455; lo studioso lo identifica, in
base all’ornato vegetale all’interno del rombo, con il
pluteo GS.02 nella galleria meridionale.
7
Si tratta della lastra GS.08 nella galleria meridionale (C.
BARSANTI, I plutei degli intercolumni delle gallerie, in A.
GUIGLIA GUIDOBALDI, C. BARSANTI, Santa Sofia,
cit., pp. 380-381; M. DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi,
cit., pp. 768-772, fig. 454); della lastra FO.14 posta al centro
del finestrato della galleria ovest, là dove doveva aprirsi il
varco verso l’interno del campanile, rimosso nel corso del
XVIII secolo (A. GUIGLIA GUIDOBALDI, I plutei delle
finestre, in A. GUIGLIA GUIDOBALDI, C. BARSANTI,
Santa Sofia, cit., pp. 174-175; M. DELLA VALLE, I restauri
ottocenteschi, cit., pp. 772-773, fig. 456); della lastra GN.01
in opera nel vano ricavato all’interno del pilastro nord-est,
che imita esattamente la lastra corrispondente, ma del VI
secolo, nel vano nel pilastro sud-est. Essa probabilmente fu
collocata a colmare il vuoto creatosi con la rimozione di una
loggetta settecentesca nel momento in cui fu realizzata la
nuova Loggia sultanale al piano terreno. Per completare
l’effetto di simmetria con il vano del pilastro di fronte fu
inoltre creato un singolare assemblaggio comprendente una
transenna del VI secolo e due segmenti di pseudo transenna
di nuova fattura (C. BARSANTI, I plutei degli intercolumni,
cit., pp. 322-323; M. DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi,
cit., pp. 752-768, figg. 438-442).
8
P.A. UNDERWOOD, E.J.W. HAWKINS, The Mosaics
of Hagia Sophia at Istanbul. The Portrait of the Emperor
Alexander, in «Dumbarton Oaks Papers», 15 (1961), pp.
187-217, in part. p. 200, nota 35; C. MANGO, Materials,
cit., p. 15, nota 40 e p. 40; R.J. MAINSTONE, Hagia
Sophia. Architecture, Structure, and Liturgy of Justinian’s
Great Church, London 1988, p. 115 (= ed. italiana ID.,
Santa Sofia, Milano 2009, p. 137); E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il Giovane per S. Sofia di Costantinopoli,
Roma 2011, pp. 51-52, 107, 115.
9
E.J.W. HAWKINS, Plaster and Stucco Cornices in
Hagia Sophia, Istanbul, in Actes du XIIe Congrès International d’Études Byzantines, Ochrid 10-15 septembre
1961, Beograd 1964, vol. III, pp. 131-135. L’artefice ha
lasciato il suo nome e la sua provenienza incisi sulla superficie fresca dello stucco: «Francesco Baldoffo/Civita
Castellana d’in[torno] Roma/che si trova a Costantino[poli]».
10
Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati, scatola
XXII, interno 1339, p. 6, inserto scritto in margine a
matita: T. LACCHIA, I Fossati architetti, cit., p. 87, con
una trascrizione non del tutto corretta (ad esempio «fait»
anziché «refait» oppure «deplatries» anziché «replatrées»);
S. SCHLÜTER, Gaspare Fossatis, cit., p. 186, con una
trascrizione incompleta che omette proprio la parola
relativa al materiale delle cornici in questione: «j’ai refaits
plusieurs corniches en… (?) ornies qui avait eté replatries
avec des arabesques et des frises incrustés en marbre de
plusieurs couleurs». Non trascrive il passo a matita C.
MANGO, Materials, cit., p. 113.
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
28
11
In specifico riferimento alle cornici delle navate il
Salzenberg (W. SALZENBERG, Alt-christliche Baudenkmale von Constantinopel vom 5. bis 12. Jahrhundert,
Berlin 1854, p. 24, tav. XVI, 9) osservava che esse erano:
«ursprünglich von weissem Marmor, aber an vielen Stellen
in Gypsstuck ergänzt». Se prescindiamo dalla problematica
interpretazione avanzata dall’architetto tedesco, relativa
anche ad un possibile – quanto fantasioso – reimpiego da
un edificio precedente (per la quale cfr. A. GUIGLIA
GUIDOBALDI, C. BARSANTI, Santa Sofia, cit., p. 20 e
nota 64; E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il Giovane,
cit., p. 52), questa testimonianza resta comunque una
valida conferma della sopravvivenza di una parte delle
cornici anche al pianterreno proprio nel corso del primo
anno dei restauri dei Fossati (il soggiorno di Salzenberg
nella Santa Sofia si svolse infatti nei primi mesi del 1848:
C. MANGO, Materials, cit., p. 20). Per una breve descrizione
di queste cornici, nel loro stato attuale, si veda anche A.
GUIGLIA, C. BARSANTI, Aspetti meno noti della decorazione della Santa Sofia di Costantinopoli, in Turchia e
Italia. Orizzonti archeologici, «Arkeoloji ve Sanat», 2012,
n. 139, pp. 191-201, in part. pp. 195-196, figg. 1-2.
12
Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati, scatola
VI, n. 372r (disegno), Album rosso, p. 7 (acquerello): C.
MANGO, Materials, cit., pp. 46-47, figg. 51-52; Santa
Sofia ad Istanbul, cit., nn. 42-43, pp. 199-201; 600 Yıllık,
cit., nn. 47-48, pp. 117-118.
13
Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo Fossati, scatola
VI, nn. 354-355, scatola VII, n. 590. I disegni sono stati
pubblicati in C. MANGO, Materials, cit., pp. 41-42, figg.
42-43, 45, insieme all’acquerello che riproduce la parete
sud (ibid., fig. 44), considerato tuttavia dallo studioso una
sorta di pastiche opera di Giuseppe. Ad avviso del Mango,
tuttavia, la presenza nei citati disegni del fregio di foglie
anziché del motivo a doppio nodo è certo un errore dei
Fossati poiché il primo motivo compare solo nelle gallerie
nord e sud e in nessuna altra parte della Santa Sofia. Questa
affermazione non ci sembra in realtà condivisibile, in quanto
si tratterebbe di un errore più volte reiterato, forse anche in
momenti diversi, e dunque difficilmente spiegabile.
14
Il disegno è conservato a Londra al Royal Institute of
British Architects con la segnatura SC58/TEX[29]47. Cfr.
S. PEDONE, «Souvenirs d’une grandeur qui ne s’efface
pas». La Santa Sofia di Giustiniano in alcuni disegni di
Charles Texier, in Vie per Bisanzio. Atti dell’VIII Congresso
Nazionale dell’Associazione Italiana di Studi Bizantini,
Venezia 25-28 novembre 2009, a cura di A. Rigo, A.
Babuin, M. Trizio, Bari 2012, pp. 939-955, in part. pp.
951-952 e figg. 15, 18.
15
C. MANGO, Materials, cit., p. 40, figg. 22 (galleria
meridionale), 29 (galleria meridionale), 40-41 (galleria
occidentale), 49 e 55 (galleria settentrionale); E. RUSSO,
Le decorazioni di Isidoro il Giovane, cit., pp. 107, 115.
Per le tavole di Loos cfr. A. WESTHOLM, Cornelius
Loos. Teckningar från en expedition till Främre Orienten
1710-1711, Stockholm 1985 (Nationalmuseums Skriftserie,
N.S., 6), nn. 8j, 8h, 8k, 8i, pp. 51-56.
16
Per brevi osservazioni sul fregio di grandi foglie si
rinvia a A. GUIGLIA GUIDOBALDI, Da Costantinopoli
a Genova e a Varese: insolito itinerario di una scultura
bizantina del VI secolo, in Alle gentili arti ammaestra.
Studi in onore di Alkistis Proiou, a cura di A. Armati, M.
Cerasoli, C. Luciani, Roma 2010, pp. 97-124 (Testi e
studi bizantino-neoellenici, 18).
17
Pur dedicando ampio spazio all’aspetto cronologico e
funzionale delle cornici, sia al pianterreno sia nelle gallerie,
282
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
il Russo (E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il Giovane,
cit., pp. 51-56, 107-108) non si sofferma sul repertorio ornamentale; nulla in proposito si trova nel volume di L.
PASQUINI, La decorazione a stucco in Italia fra Tardo
Antico e Alto Medioevo, Ravenna 2002 (solo una laconica
citazione a p. 39, fig. 48, del fregio a girali di vite del
pianterreno). Maggiore attenzione è stata piuttosto rivolta
al monumentale fregio a girali d’acanto in opera sulle
pareti del vestibolo sud-ovest (E.J.W. HAWKINS, Plaster
and Stucco Cornices, cit., pp. 133-134, fig. 6; L. PASQUINI,
La decorazione a stucco, cit., pp. 29, 43, figg. 17-18) che
non sembra essere stato oggetto del restauro ottocentesco
e che risale dunque al VI secolo.
18
Si può segnalare anche un disegno a matita che
riproduce un dettaglio della cornice in stucco delle navate
laterali con girali di vite racchiusi tra due file di perle e
ovoli; accanto è delineato anche un tratto del sottostante
fregio in opus sectile marmoreo: Bellinzona, Archivio di
Stato, Fondo Fossati, Album rosso, p. 23, n. 37.
19
C.D. SHEPPARD, A Radiocarbon Date for the Wooden
Tie Beams in the West Gallery of St. Sophia, Istanbul, in
«Dumbarton Oaks Papers», 19 (1965), pp. 237-240, in part.
p. 240; A. GUIGLIA GUIDOBALDI, Scultura costantinopolitana del VI secolo: i capitelli reimpiegati nella medresa
della moschea di Davut Pasha, in Storia dell’Arte e della
Cultura Artistica Bizantina. Atti della Giornata di Studio,
Roma 4 dicembre 1986, a cura di C. Barsanti, A. Guiglia
Guidobaldi, A. Iacobini, Roma 1988, pp. 231-244, in part. p.
242, tav. XI,1 (Milion, Studi e ricerche di arte bizantina, 1);
E. RUSSO, La scultura di S. Polieucto e la presenza della
Persia nella cultura artistica di Costantinopoli nel VI secolo,
in La Persia e Bisanzio. Atti del Convegno internazionale,
Roma 14-18 ottobre 2002, Roma 2004, pp. 737-826, in part.
p. 783 (Atti dei Convegni Lincei, 201).
20
La collocazione delle travi nella navata destra e nella
galleria meridionale è indicata nelle piante di W.R.
LETHABY, E.H. SWAINSON, The Church of Sancta
Sophia Constantinople. A Study of Byzantine Building,
London-New York 1894, figg. 5-6; brevi cenni alle travi
nelle pp. 161-162, 168, 228, 230, fig. 45c. Le due piante
sono state utilizzate da R.P. WILCOX, Timber and Iron
Reinforcement in Early Buildings, London 1981, p. 56,
figg. 37-38 (The Society of Antiquaries of London. Occasional Papers, N.S., 2). Le piante qui riprodotte sono
invece tratte da R.L. VAN NICE, Saint Sophia in Istanbul.
An Architectural Survey, Washington 1965-1986, vol. I,
tavv. 1-2.
21
Sulla funzione delle travi nel contesto architettonico
del monumento si vedano, in particolare, R.P. WILCOX,
Timber and Iron Reinforcement, cit., p. 56, figg. 37-38;
inoltre, da ultimo, E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il
Giovane, cit., pp. 57, 107-108, con cenni bibliografici.
Per il sistema dei tiranti in ferro, distribuiti anch’essi al
pianterreno e nelle gallerie, si vedano specificamente R.J.
MAINSTONE, Hagia Sophia, cit., p. 83; G. TANYELI,
U. TANYELI, Ayasofya’da strüktürel demir kullanımı, in
Metin Ahunbay’a Armağan, Bizans Mimarisi Üzerine
Yazılar, Istanbul 2004, pp. 23-58 (= «Sanat Tarihi Defterleri»,
n. 8); E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il Giovane,
cit., pp. 81-83.
22
C.D. SHEPPARD, A Radiocarbon Date, cit., p. 237,
fig. 2.
23
G.H. FORSYTH, K. WEITZMANN, The Monastery
of St. Catherine at Mount Sinai. The Church and Fortress
of Justinian, Ann Arbor 1965, pp. 8-10, tavv. LXVILXXXIII; L.J. DREWER, The Carved Wood Beams of
the Church of Justinian, Monastery of St. Catherine,
Mount Sinai, University of Michigan Ph.D. Diss. Fine
Arts 1971, Ann Arbor 1972; J. GALEY, Das Katharinenkloster auf dem Sinai, Stuttgart 1979, figg. 27, 30-35; per
una nuova e approfondita analisi del sistema costruttivo
del tetto della basilica si veda P. GROSSMANN, Zu Decke
und Dach der Theotokoskirche des Katherinenklosters im
Sinai, in «Eastern Christian Art», 6 (2009), pp. 39-49.
Ben diverso da quello della Santa Sofia è comunque il repertorio utilizzato per decorare i pannelli, che rinvia
piuttosto a sperimentate tradizioni dell’area egiziana.
Proprio al Cairo, nella chiesa di Der Abu Saifain, si trova
un interessante esempio di travi lignee affiancate e rivestite
su due lati da pannelli scolpiti: E. ENß, Holzschnitzereien
der spätantiken bis frühislamischen Zeit aus Ägypten,
Wiesbaden 2005, pp. 33-35, n. 134, p. 143, tavv. 79-82
(Spätantike-Frühes Christentum-Byzanz. Kunst im ersten
Jahrtausend, Reihe A: Grundlagen und Monumente, 13).
Ancora da definire compiutamente è infine l’identità del
complesso delle trabeazioni lignee in opera nella basilica
della Natività di Betlemme, un vero e proprio unicum, le
cui coordinate stilistiche appaiono di taglio decisamente
classicistico: H. VINCENT, F.-M. ABEL O.P., Bethléem.
Le sanctuaire de la Nativité, Paris 1914, pp. 86-87, fig.
33, tavv. XI,2, XIII; R.W. HAMILTON, The Church of
the Nativity, Bethlehem, Jerusalem 1947, p. 51; A. WEILAND, Die Kapitelle der Geburtskirche in Bethlehem, in
Acta XIII Congressus Internationalis Archaeologiae Christianae, Split-Poreč 25 settembre-1 ottobre 1994, Città del
Vaticano 1998, pp. 813-823, in part. p. 820, con ulteriori
indicazioni bibliografiche (Studi di Antichità Cristiana
pubblicati a cura del Pontificio Istituto di Archeologia
Cristiana, 54); E. ENß, Holzschnitzereien, cit., p. 34. I
restauri ancora in corso nella Natività hanno permesso di
effettuare una serie di indagini dendrocronologiche e di
analisi al radiocarbonio che hanno indirizzato verso una
cronologia all’anno 605±60, cioè tra il 545 e il 665: M.
BERNABEI, J. BONTADI, Dendrochronological analysis
of the timber structure of the Church of the Nativity of
Bethlehem, in «Journal of Cultural Heritage», 13 (2012),
pp. 54-60.
24
Le prime riflessioni sulle travi lignee sono state
presentate da chi scrive in occasione della 3° Edizione del
Convegno sul Contributo italiano a scavi, ricerche e studi
nelle missioni archeologiche in Turchia, organizzato dall’Istituto Italiano di Cultura in Istanbul, 23-24 marzo
2012, al quale era presente anche la collega ed amica
Maria Andaloro, festeggiata con questo volume. È dunque
con grande piacere che Le dedichiamo queste pagine nelle
quali sono illustrati gli sviluppi e le novità delle nostre ricerche. Una breve anticipazione anche in A. GUIGLIA,
C. BARSANTI, Aspetti meno noti della decorazione, cit.
25
Desideriamo rivolgere un amichevole ringraziamento
per la sempre sollecita collaborazione al dr. Kerim Altuğ,
al quale si deve anche la foto qui riprodotta alla fig. 7.
26
Si può segnalare soltanto un piccolo disegno a matita
che riproduce, insieme ad altri soggetti, un segmento della
trave centrale della Loggia Imperiale, riconoscibile per la
presenza di una croce entro orbicolo e per la corretta
sequenza degli ornati: Bellinzona, Archivio di Stato, Fondo
Fossati, Album rosso, p. 22, n. 33.
27
Farebbe eccezione una trave della galleria meridionale,
attribuita al restauro dell’edificio dopo il terremoto del
740 da U. PESCHLOW, Die Hagia Sophia und das Erdbeben des Jahres 740, in Hagia Sophia in Istanbul, Akten
des Berner Kolloquiums vom 21. Oktober 1994, Heraus-
gegeben von Volker Hoffmann, Bern – Berlin – Frankfurt
a.M. – New York – Paris – Wien 1998, pp. 89-102, in part.
p. 100, fig. 8. In proposito vedi infra.
28
Così si esprime da ultimo E. RUSSO, Le decorazioni di
Isidoro il Giovane, cit., p. 57. Lo studioso ne rinvia la trattazione a un suo prossimo saggio sulla chiesa del 532-537.
29
Si tratta della NN.1 e della NN.2 (cfr. fig. 5,a), così
denominate in analogia con il sistema adottato per il
catalogo delle lastre e dei soffitti in opera nell’edificio: A.
GUIGLIA GUIDOBALDI, C. BARSANTI, Santa Sofia
di Costantinopoli, cit., tavv. IV, VI, VII. Si forniscono qui
le misure rilevate per i pannelli di entrambe le travi:
NN.1: h 18,5 cm; l 234,5 cm; prof 26,5 cm; spessore dei
pannelli laterali 2/2,5 cm; campo decorato dei pannelli
laterali h 15 cm; listelli h 1,7 cm; campo decorato del pannello inferiore 21 cm; listelli 2/2,35 cm; diametro dei
circoli 14 cm; NN.2: h 18,5 cm; l 234,5 cm; prof 25 cm;
spessore dei pannelli laterali 2/2,5 cm; campo decorato
dei pannelli laterali h 15 cm; listelli h 1,7 cm; campo
decorato del pannello inferiore 20,5 cm; listelli 2,5 cm;
diametro dei circoli 13,5 cm. Tutti i pannelli presentano
evidenti segni del lavoro dei tarli. Le ricognizioni alle travi
all’interno dell’edificio sono state effettuate, con l’autorizzazione del Ministero della Cultura e del Turismo della Repubblica di Turchia, nel maggio 2012 e nel maggio 2013 da
chi scrive, insieme a Andrea Paribeni, Silvia Pedone e
Alessandro Taddei (2012), membri della missione di ricerca
della Sapienza Università di Roma, Dipartimento di Storia
dell’arte e Spettacolo, che da tempo opera nell’Ayasofya
Müzesi (PRIN 2006 e 2008, coordinatore nazionale Eugenio
Russo, Università degli Studi di Bologna).
30
Sul progetto e sui materiali della Loggia del Sultano si
veda M. DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi, cit.,
pp. 779-792; per le transenne giustinianee (oltre alle due
del corridoio se ne conta una terza, collocata al sommo
della scala d’accesso) cfr. C. BARSANTI, Le transenne,
in A. GUIGLIA GUIDOBALDI, C. BARSANTI, Santa
Sofia di Costantinopoli, cit., pp. 491-529. Va posta l’attenzione sul fatto che la stessa decorazione a traforo delle
transenne è stata riprodotta anche sulla superficie della
porta lignea d’accesso al corridoio: M. DELLA VALLE, I
restauri ottocenteschi, cit., p. 788, fig. 478.
31
Non è stato infatti possibile collegare i dati dei
campioni con curve note: P.I. KUNIHOLM, C.L. STRIKER,
Dendrochronological Investigations at St. Sophia in
Istanbul: a Preliminary Report, in «Ayasofya Müzesi Yıllığı», 10 (1985), pp. 41-45, in part. pp. 42-43. Più positiva
si è invece rivelata l’indagine condotta su alcuni resti di
travi lignee della vicina chiesa di Santa Irene, collocabili
tra la fine del VI e la metà dell’VIII secolo: P.I. KUNIHOLM,
C.L. STRIKER, The Tie-Beam System in the Nave Arcade
of St. Eirene: Structure and Dendrocronology, in U. PESCHLOW, Die Irenenkirche in Istanbul. Untersuchungen
zur Architektur, Tübingen 1977, pp. 229-240 (Istanbuler
Mitteilungen. Beiheft, 18).
32
Alcuni risultati delle analisi al radiocarbonio sono
stati segnalati da R.J. MAINSTONE, Hagia Sophia, cit.,
nota 3 del capitolo 4 a p. 264. I campioni sono stati
prelevati in più campagne successive condotte dalle Università della California e del Michigan e dallo Smithsonian
di Washington; essi provengono da diversi punti della
galleria meridionale, della galleria occidentale e dal pianterreno: R. BERGER, J.G. FERGUSON, W.F. LIBBY,
UCLA Radiocarbon Dates IV, in «Radiocarbon», 7 (1965),
pp. 336-371, in part. p. 351; H.R. CRANE, J.B. RIFFIN,
University of Michigan Radiocarbon Dates XII, in «Ra-
Alcune riflessioni sulle travi lignee scolpite della Santa Sofia a Costantinopoli e sui restauri dei fratelli Fossati
283
diocarbon», 10 (1968), pp. 61-114, in part. p. 109; R.
STUCKENRATH, J.E. MIELKE, Smithsonian Institution
Radiocarbon Measurements VIII, in «Radiocarbon», 15
(1973), n. 2, pp. 388-424, in part. p. 399, ove viene
suggerita la possibilità, per due campioni, di un rinnovamento
realizzato in occasione del restauro del 1847-1849.
33
R.J. MAINSTONE, The Reconstruction of the Tympana
of St. Sophia at Istanbul, in «Dumbarton Oaks Papers»,
23-24 (1969-70), pp. 354-368, in part. pp. 366-368.
34
U. PESCHLOW, Die Hagia Sophia und das Erdbeben,
cit., pp. 95-96, 100.
35
E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro il Giovane, cit.,
pp. 21-22, 71-72.
36
R. STUCKENRATH, J.E. MIELKE, Smithsonian Institution, cit., p. 399: «SI-779. Wood from decorated box
surrounding built-in strut in arch spanning small opening
above secondary columns, S gallery. 195±50 A.D. 1755».
37
Ibidem, «SI-778. SW pier. Wood from decorated box
surrounding timber in partition joining SW pier and buttress
in S gallery. 85±55 A.D. 1865».
38
Come si è già accennato, e come recentemente lo
stesso prof. Kuniholm ci ha comunicato, non sembra al
momento attuale possibile datare con quel metodo i
pannelli decorati delle travi della Santa Sofia.
39
I campioni sono contrassegnati rispettivamente dalle
sigle C-TU-SOF-29A e C-TU-SOF-61A; il legno utilizzato
è la quercia. Al prof. Kuniholm va tutta la nostra gratitudine
per la sua estrema disponibilità e la sua amichevole collaborazione.
40
Anche i dati dimensionali in linea di massima corrispondono: h 18,5 cm, prof 25 cm, spessore dei pannelli
laterali 2,5 cm, campo decorato dei pannelli laterali h 15
cm, campo decorato del pannello inferiore 20 cm. La superficie scolpita è in parte ricoperta dal guano dei piccioni
che hanno eletto a dimora la maggior parte delle travi, imbrattandole e consumandone i bordi superiori.
41
Va ricordato che nel restauro furono rinnovate anche
tutte le balaustre lignee al piano delle gallerie, al livello dei
timpani finestrati e alla base della cupola (peraltro con tre
diversi disegni del traforo); per un cenno a questi manufatti
cfr. S. SCHLÜTER, Gaspare Fossatis, cit., p. 76.
42
R. STUCKENRATH, J.E. MIELKE, Smithsonian Institution, cit., p. 399: «SI-781. SW secondary pier. Decorated
box surrounding timber connecting SW secondary pier
and coupled columns, W side, N end. 1545±85 A.D. 405».
Nel commento si conclude che i pannelli di rivestimento
della trave potrebbero costituire un testimone della originaria
fase giustinianea. L’esame ravvicinato e la documentazione
del manufatto in questione, che non è stato possibile
realizzare nelle prime campagne di lavoro, saranno ovviamente gli obiettivi del prossimo sopralluogo.
43
C. MANGO, Materials, cit., p. 40, figg. 40-41; A.
WESTHOLM, Cornelius Loos, cit., nn. 8h, 8k, pp. 51-52,
55-56; C. MANGO, A. ERTUĞ, Hagia Sophia. A Vision for
Empires, Istanbul 1997, pp. 112-113. Nei due disegni si
notano chiaramente anche i tiranti di ferro che attraversano
la galleria lungo l’asse est-ovest, come vediamo ancora oggi,
ma è stato ipotizzato (G. TANYELI, U. TANYELI, Ayasofya’da, cit., pp. 31-33, figg. 5-6) che questi abbiano
284
CLAUDIA BARSANTI, ALESSANDRA GUIGLIA
sostituito, in un’epoca non meglio precisata, le travi lignee
originarie di età giustinianea; testimonianza di un precedente
utilizzo di travi lignee di maggiore spessore sarebbero i
tasselli di pietra inseriti negli alloggiamenti delle travi stesse
al fine di restringere il foro di inserimento (se ne veda un
dettaglio in C. MANGO, Materials, cit., fig. 39). Un altro
disegno del Loos (C. MANGO, Materials, cit., fig. 7) illustra
il nartece, nel quale era a quel tempo in opera una serie di
travi lignee, prive però di decorazione, che scomparvero
dopo il restauro dei Fossati (G. TANYELI, U. TANYELI,
Ayasofya’da, cit., p. 31).
44
C.D. SHEPPARD, A Radiocarbon Date, cit., p. 238. Su
queste travi e sulla loro decorazione si tornerà in altra sede.
45
W. SALZENBERG, Alt-christliche Baudenkmale, cit.,
tav. XX.
46
Un intento di regolarità e simmetria è individuabile, ad
esempio, nella tavola di Fossati che illustra la galleria meridionale verso Ovest (S. DOĞAN, Ayasofya ve Fossati, cit.,
tav. 12, pp. 128-129) in cui le arcate che conducono alla
galleria occidentale sono tutte e tre provviste di travi lignee,
mentre allo stato attuale, ma già dall’epoca dei Fossati,
l’arcata sud ne è priva (E. RUSSO, Le decorazioni di Isidoro
il Giovane, cit., p. 115).
47
Non meno problematico è l’aspetto dei pannelli inferiori
delle tre travi nelle arcate settentrionali, già descritti, i quali
includono nel loro lessico ornamentale un motivo che difficilmente può essere identificato con altro che non sia una
croce.
48
W. SALZENBERG, Alt-christliche Baudenkmale, cit.,
p. 84, tav. XX, 12.
49
Ibidem, tav. XX, 13-14. Lo studioso specifica che gli
ornati «kommen im nördlichen Frauenchor vor».
50
Un esempio di trave con questo motivo, in opera nella
galleria meridionale, vicino ad una finestra, è mostrato nella
tav. XVII, 2.
51
Ibid., tav. XX, 15-16: «Fig. 15. ist die Seiten– und Fig.
16 die untere Ansicht eines in der mittleren Abtheilung des
südlichen Frauenchores liegenden Spannbalkens».
52
Questa anomalia non è l’unica che emerge nella documentazione di Salzenberg, poiché anche i cinque ornati della
fronte della trave centrale vengono disposti con una certa
libertà, evidentemente per offrirne una sorta di campionario,
e sono quindi raggruppati ai lati della croce centrale in un
breve segmento del pannello invece di essere distribuiti simmetricamente a coppie lungo l’intera superficie.
53
Aya Sofia Constantinople, cit., in part. tavv. 5, 10, 11, 12,
14 (cfr. S. DOĞAN, Ayasofya ve Fossati, cit., pp. 114-115,
124-129, 132-133).
54
Un piccolo dettaglio del fregio con le cornucopie viene
riprodotto da E.M. ANTONIADES, Ekphrasis tes Agias
Sophias, Athenai 1908, vol. II, p. 288, fig. 358 (ristampa
Athenai 1983).
55
Un esempio significativo, ma circoscritto alla trave
centrale della Loggia Imperiale della galleria ovest, è
quello offerto dalla bella incisione di William H. Bartlett,
degli anni Trenta del XIX secolo, assai più scenografica
che realistica: M. DELLA VALLE, I restauri ottocenteschi,
cit., p. 762, fig. 449; S. DOĞAN, Ayasofya ve Fossati,
cit., p. 170, fig. 84.