Chiesa e Storia
Rivista dell’Associazione Italiana
dei Professori di Storia della Chiesa
X
(2020)
Chiesa e Storia
Rivista dell’Associazione Italiana dei Professori di Storia della Chiesa
Pubblicazione Annuale
Anno X (2020) n. 10
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non tocca solo le ricerche sul santo suo conterraneo, ma mostra interessanti
aspetti biografici del Franceschini studioso e rettore, talune sue reti di rapporti
sociali, la stessa vita dell’ateneo, con i suoi problemi, che, seppur in modo
collaterale, appare più volte in questo contributo.
Il secondo studio su Lazzati (il primo è la voce del Dizionario Biografico
degli Italiani) è oltremodo interessante (p. 641-662): verte infatti sul rinvigorimento che egli operò, come rettore, delle riviste culturali dell’università;
in particolare della Rivista del clero italiano – tradizionale strumento di raccordo
tra l’ateneo e il clero e la gerarchia – e Vita e Pensiero. Raponi ripercorre
l’impegno di Lazzati per fare in modo che le menzionate pubblicazioni contribuissero a colmare il solco che, dal 1967, si stava aprendo tra l’Università
Cattolica e la Chiesa italiana, intesa quest’ultima sia come gerarchia, sia
come clero, sia come insieme dei fedeli.
L’ultima parte del libro – “Alcune figure rappresentative” – offre al lettore
tre studi su mons. Francesco Olgiati, principale collaboratore di Gemelli sin
dagl’inizi del progetto dell’università e che sopravvisse al francescano qualche
anno; uno sul professore di storia moderna Mario Enrico Viora; uno su
Ettore Passerin d’Entrèves, che presenta non pochi accenni autobiografici
dello stesso Raponi.
Per concludere, questa raccolta di studi del compianto professore marchigiano, riuniti e introdotti da Luciano Pazzaglia, costituisce un’opera
davvero importante per gli studiosi di storia culturale e di storia religiosa
dell’Italia contemporanea.
Carlo Pioppi
Ricerca storica su Gesù. Bilanci e prospettive, a cura di Nicola Ciola –
Antonio Pitta – Giuseppe Pulcinelli, Bologna, EDB, 2017, 224 p. (Studi
Biblici, 81).
La ricerca sul Gesù storico – a più di duecento anni dalla formulazione
del problema e dalle sue prime soluzioni – sembra ancor oggi essere uno dei
principali ambiti di riflessione per ciò che concerne la teologia e, in particolar
modo, la cristologia anche se i risultati sono ben lungi dal potersi dire
raggiunti e condivisi, pur essendo comune il metodo storico che viene
applicato dagli studiosi per la lettura delle fonti.
Non mancano, infatti, gli studi monografici – talora di estensione quasi
enciclopedica – sull’argomento, e nemmeno i più o meno ampi articoli su
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aspetti specifici dello stesso. Tuttavia, se si pongono a confronto i risultati a
cui essi giungono, non si può fare a meno di notare la divaricazione, a volte
notevolissima, di questi ultimi così d’avere l’impressione di trovarsi dinnanzi
non al medesimo oggetto della trattazione – il Gesù storico – ma a soggetti
diversi, sia per storia (per quanto di questa si possa acclarare), sia per
intenzionalità ed esiti circa il pensiero e la vita. Pertanto, un confronto dei
risultati di questi lavori rende alquanto difficile il compito allo studioso – sia
esso uno storico oppure un teologo – nel cogliere un possibile filo rosso che
congiunga tra loro gli aspetti perlomeno condivisi intorno alla figura storica
di Gesù. La qual cosa si risolve, perciò, nell’impossibilità non tanto di delineare
un ritratto complessivo del soggetto della ricerca, quanto di poter avere
almeno una visione d’insieme che sia in grado di mettere a confronto e contemperare i dati della storia con quelli della fede là dove questo sia richiesto.
Dinanzi a questo panorama così diversificato e, talora, assai problematico,
si pone il saggio che intendiamo qui presentare e del quale desideriamo evidenziare le peculiarità rispetto a quanto fin qui detto. Frutto della collaborazione
di alcuni docenti della Pontificia Università Lateranense e di altri provenienti
da prestigiose istituzioni accademiche internazionali, esso è il risultato di
due giornate di studio dal titolo Gesù Cristo il Signore. Stato della ricerca e
prospettive teologiche, tenute nella Facoltà di Teologia della stessa università
Lateranense nell’autunno del 2016.
In esso un primo elemento che va notato per la sua peculiarità rispetto ai
molti altri saggi sul tema è quello che concerne gli obiettivi convergenti delle
riflessioni dei singoli autori. Infatti, ciò che qui è decisivo è l’idea per cui,
pur partendo «dalla situazione attuale della ricerca sul Gesù storico, ma non
per iniziare sempre daccapo» (p. 5), ciò che ci si propone di evidenziare è lo
stretto rapporto tra ricerca sul Gesù storico e cristologia per arrivare a mostrare
come i risultati della prima possano influenzare la seconda, ma anche come
la cristologia possa essere fondamentale per illuminare e dare coerenza alla
“gesuologia” stessa.
In altri termini, vi è la convinzione, condivisa dagli autori del volume,
che storia di Gesù e fede in Cristo non siano ambiti da collocare su piani
distinti se non addirittura separati e contrapposti, quanto, piuttosto, siano
realtà in continuità tra di loro poiché è «la fede di chi è stato testimone
[che] ci consegna il Gesù appartenuto alla storia» (ibidem). A partire da questa
prospettiva rilevante per l’intero saggio, risultano evidenti i temi che sono
stati privilegiati dai singoli autori: «il messianismo del tutto particolare di
Gesù, la giudaicità “sui generis” della sua persona e della sua causa, la
peculiarità del metodo parabolico, il destino assolutamente paradossale nel
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contesto del suo popolo e la confessione di fede in lui che non è solo il frutto
di un’interpretazione cristiana posteriore, ma già interiore al personaggio e alla
sua vicenda terrena» (p. 6).
Inoltre, decisivo è stato anche il metodo che ha guidato tutta la preparazione
del Convegno, ed ha quindi determinato il contenuto dei saggi proposti
pur lasciando ciascun autore libero nell’interpretazione dell’argomento a lui
affidato. Infatti, se l’orizzonte complessivo è stato quello di ribadire la «sincera
affidabilità della ricerca effettuata con il metodo storico-critico» (ibidem), si è
anche sottolineata l’importanza di dover ribadire che «critica storica e interpretazione teologica non si pongono affatto in alternativa» (p. 7) come già
sostenuto dal compianto mons. Vittorio Fusco, già professore di Esegesi
presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale e Vescovo di
Nardò - Gallipoli.
A partire da qui, perciò, importante è sottolineare l’interazione che si è
venuta a creare tra biblisti e teologi speculativi con particolare riferimento
alla Teologia fondamentale e alla Cristologia e alle ricadute che su queste
due discipline ha avuto la ricerca sul Gesù storico. Infatti, l’interrogativo di
fondo a cui i saggi dei due teologi speculativi hanno inteso rispondere è
quello per cui gli apporti di queste specifiche discipline «devono, forse, stare
solo ad osservare i risultati della ricerca che avviene altrove, o esercitano
una funzione di stimolo propulsore per una saggia ermeneutica nel corso
della medesima ricerca?» (p. 7).
Delineati così i presupposti fondamentali che hanno guidato, sia i lavori
del Convegno, sia il testo che qui presentiamo e che è la sintesi degli stessi
Atti, non resta che illustrare il contenuto dei singoli saggi per poter giungere
poi a formulare una riflessione conclusiva in merito al lavoro che è stato
svolto.
Già il contributo di Romano Penna (Il Gesù storico e la riformulazione del messianismo, p. 9-27) pone in evidenza, con un intento storico e teologico insieme,
il tema del messianismo a partire dalle sue radici nel giudaismo, successivamente
attuato dal Gesù storico come punto mediano di una evoluzione verso la sua
definitiva comprensione da parte delle prime comunità cristiane. Una progressione
questa caratterizzata dall’interpretazione storico-teologica, nella quale alla
speranza futura dell’avvento di un Messia si sostituisce la fede nella persona e
nella vicenda di Gesù culminata nell’evento pasquale che ha le radici nel
passato del Gesù storico, ma giunge a connotare il presente.
A sua volta John Paul Meier (Questioni controverse sulle parabole sinottiche:
riflessioni sul quinto volume di Un Ebreo marginale, p. 29-46) illustra le tesi di
fondo del volume tradotto e pubblicato dall’editrice Queriniana nel 2017.
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In esso, come nel saggio di sintesi qui proposto, l’autore si sofferma sul linguaggio parabolico di Gesù individuando, attraverso una serrata interpretazione
storico-critica del materiale evangelico, un numero relativamente ridotto di
parabole sinottiche certamente dovute al Gesù storico (cf p. 40). Sempre di
Meier, il volume contiene anche un secondo saggio dal carattere prevalentemente metodologico e divulgativo (La distinzione tra cristologia e ricerca sul
Gesù storico, p. 199-216), frutto della conferenza pubblica, tenuta la sera del
19 ottobre 2016 nell’aula magna dell’Università Lateranense, e volto a
illustrare l’importanza della ricerca per ciò che concerne la questione del
Gesù storico per le ricadute pastorali che essa viene ad avere.
Giuseppe Pulcinelli (L’autenticità gesuana delle parabole evangeliche e la loro
rilevanza per la cristologia: da A. Jülicher (1886-1889) a J. P. Meier (2016), p. 47-78)
si propone di entrare in dialogo con il primo contributo di Meier. Riprendendo
infatti gli studi compiuti negli ultimi cento anni e soprattutto valorizzando i
contributi di Vittorio Fusco e Gerd Theissen, egli compie una rivisitazione
delle tesi di Meier e una loro revisione e ridimensionamento critico.
La riflessione teologico-fondamentale di Giuseppe Lorizio (Logos, Parola,
Parabola: un’istanza metafisica per la teologia, p. 79-106), quale primo contributo
speculativo intorno ai temi del Convegno, intende dare risalto al rapporto
fede e storia, Vangelo e vita a partire proprio dall’esame del metodo parabolico
del Gesù della storia. E tutto questo in vista della necessità di poter ribadire
che «fondata storicamente […], la fede cristiana esprime la capacità di far sì
che il Cristo sia nostro contemporaneo» (p. 106).
Daniel Marguerat (Giudaicità e singolarità di Gesù di Nazaret, p. 107-125),
riprendendo i dati della terza ricerca sul Gesù storico, riflette sulla questione
della sua giudaicità, fornendo al lettore alcuni criteri fondamentali per non
cadere nell’errore di una radicalizzazione di questa prospettiva. Per lui,
infatti, «se vogliamo prendere in considerazione la totalità del “fenomeno
di Gesù di Nazaret”, è assolutamente necessario pensare insieme giudaicità e
singolarità del Nazareno» (p. 125), evitando in questo modo di accentuare
storicamente una prospettiva a discapito dell’altra come spesso è accaduto
nelle singole fasi della ricerca storica su Gesù.
Lo storico Giorgio Jossa (Due svolte decisive nella vita di Gesù. Dalla minaccia
del giudizio all’annuncio del regno; dall’annuncio del regno al rinnovo dell’alleanza,
p. 127-141) mette a tema i diversi momenti della predicazione di Gesù e individua quali sono state, a suo dire, le svolte decisive che hanno mutato il
percorso di questa predicazione con le conseguenti ricadute sul versante
della sua storia. Esse, infatti, aiutano «a comprendere meglio non soltanto
la predicazione di Gesù, ma anche le origini della successiva cristologia e la
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nascita stessa del cristianesimo» (p. 141) con le sue distinzioni e divaricazioni
fin dagli inizi.
Antonio Pitta (I frammenti cristologici prepaolini: bilanci e prospettive di ricerca,
p. 143-163) illustra e valorizza tutti quei frammenti di carattere cristologico
disseminati nelle lettere di Paolo, ma precedenti a Paolo stesso. Essi, infatti,
consentono di riscoprire non solo la piattaforma comune a partire dalla
quale l’Apostolo ha affrontato le questioni delle sue comunità, ma anche di
superare il pregiudizio che attribuisce a Paolo la fondazione del movimento
cristiano (cf p. 162).
Infine, di notevole rilievo è il secondo contributo teologico di tutto il
Convegno proposto da Nicola Ciola (La rilevanza del nesso storia-fede per la
cristologia sistematica. Alcuni punti fermi, p. 165-198). L’autore, infatti, muovendo
dalla ricognizione dei vari trattati di cristologia che sono apparsi dopo il Concilio
Vaticano II e fino ad oggi, si propone di mostrare come la ricerca sul Gesù
storico e la cristologia sono due realtà che, seppur distinte, risultano inscindibili
per comprendere il mistero di Cristo. Infatti, nel caso contrario di una perdurante
scissione, la storia di Gesù senza la chiave di lettura della fede pasquale non
avrebbe un senso vero e definitivo e rischierebbe di cadere nell’oblio del passato
in merito alla sua interpretazione. E così, a sua volta, la fede cristologica senza
la storia finirebbe per essere un’ideologia che si sostiene sulla base di un fideismo
senza alcun aggancio con la realtà concreta di un evento del passato che è
ancora in grado di parlare all’uomo contemporaneo (cf p. 198).
In conclusione, pur privilegiando alcune tematiche come il metodo parabolico di Gesù, ma rimanendo ancorato a tutte le principali questioni che
animano tanto il tema della ricerca sul Gesù storico, quanto la riflessione
cristologica contemporanea, il volume riesce a fornire un quadro aggiornato
dei problemi di fondo che animano e vedono unite le due prospettive ora
accennate.
Si tratta, in definitiva, di un interessante contributo che, nel concreto,
vede al lavoro la metodologia storica con i suoi risultati sempre perfettibili,
ma rigorosamente documentati, e contemporaneamente la metodologia teologica con il suo costante tentativo di coniugare la dimensione speculativa
del discorso cristologico con la dimensione più propriamente storica. In
questo senso, pertanto, non si può che valutare positivamente il contributo
da esso dato alla ricerca storica e teologica insieme, anche con riferimento
alla possibilità di vedere posta in atto la collaborazione tra i due diversi
metodi di ricerca.
Pierluigi Sguazzardo
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