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Le versioni aramaiche di Gen 2,7 sono oggetto dello studio di Robert
Hayward, Adam, Dust, and the Breath of Life according to the Targumim of
Gen 2:7 (pp. 154-171). Il Targum Onqelos, Neofiti e Pseudo-Gionata insistono sul fatto che Dio ha creato Adamo e ha insufflato in lui il suo respiro, sì
da renderlo non solo un essere vivente, come gli altri animali, ma un essere
parlante. Questa sottolineatura, che serve a mettere in luce la natura di Adamo, composto sia di un elemento materiale che celeste, è una presa di distanza da nozioni gnostiche, manichee o di altri dualisti che insistevano sulla
qualità di basso grado di Adamo. In particolare, conclude lo studioso, l’interpretazione del Targum Pseudo-Gionata è in totale contrasto con l’immagine dell’essere umano presentata nelle Hodayot di Qumran, in cui le caratteristiche fisiche dell’umanità sono associate a qualità negative come la vergogna, l’iniquità, il peccato.
Gli undici contributi di questo volume, in conclusione, forniscono un quadro complessivo dell’interpretazione di Gen 2,7 in un arco di tempo abbastanza lungo e in opere di origine diversa, testimoniando altresì, fatta salva
qualche eccezione rilevata, una visione unitaria e non dualistica dell’uomo.
Forse proprio questa varietà di contributi e di opere analizzate avrebbe richiesto una sintesi conclusiva che ponesse in luce le costanti interpretative ma
anche le sfumature e, cosa altrettanto utile, accennasse ai prodromi e alla matrice di una visione dualistica che, con tonalità diverse e a volte sottili, ha avuto un ruolo all’interno della storia del cristianesimo. Lo scopo della ricerca
non lo richiedeva, ma sarebbe stato un complemento utile. [Francesco De Feo]
P. ROCCA, Gesù, messaggero del Signore. Il cammino di Dio dall’Esodo al
Vangelo di Marco (Analecta Biblica 213), Gregorian & Biblical Press, Roma
2016, pp. 731, € 45,00.
Il biblista Paolo Rocca è presbitero della diocesi di Como e insegna nel
seminario della medesima diocesi. Questo suo corposo volume ripropone sostanzialmente la tesi di dottorato, discussa il 28 giugno 2014 nella Facoltà di
Teologia della Pontificia Università Gregoriana. Moderatore della stessa fu il
professor Jean-Pierre Sonnet, coadiuvato come secondo relatore dal professor Ermenegildo Manicardi.
Il lavoro intende analizzare il tema o l’immagine del cammino in due delle sue varianti o coniugazioni maggiori all’interno dei due Testamenti: quello del popolo d’Israele narrato nel Pentateuco e quello di Gesù di Nazaret
descritto nel Vangelo di Marco. Il punto di partenza della ricerca – come afferma l’autore nell’introduzione (p. 7) – è il riferimento alla «via del Signore»
che apre il Secondo Vangelo (cf. Mc 1,3). Tale immagine e il suo chiaro riferimento al tragitto che Dio compie insieme al suo popolo dall’Egitto alla terra
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della promessa lungo la Torah, motiva tutta la prima parte del lavoro (pp. 15484). L’attenzione si volge poi al Nuovo Testamento e in particolare al Vangelo di Marco, che utilizza la figura del viaggio come sfondo per il racconto
della vita e dell’opera di Gesù. L’obiettivo di tutta la ricerca è far emergere
come il cammino di Dio narrato nel Pentateuco e quello di Gesù raccontato
nel Vangelo marciano non solo si sovrappongano, ma s’illuminino e si interpretino a vicenda.
Il percorso attraverso cui l’autore giunge a tale conclusione è lineare e facilmente individuabile ripercorrendo i singoli capitoli. Dopo un’Introduzione (pp. 7-13) che espone il tema del lavoro, i suoi presupposti, le tappe e la
metodologia utilizzata, segue una prima parte composta di quattro capitoli, il
cui fine è quello di sondare il tema del cammino all’interno del Pentateuco.
Il primo capitolo (pp. 15-85) si sofferma sulla prima tappa del tragitto esodale (narrata in Es 13-18), inserendovi al suo interno la trattazione dell’episodio
del roveto ardente di Es 3-4. Il secondo capitolo (pp. 87-143) tratta la prima
sezione della lunga pericope del Sinai (Es 19-24) e il terzo capitolo (145-290)
la seconda parte dello stesso (Es 32-34). Il quarto capitolo (pp. 291-407) prende le mosse da Es 40 e si sofferma sulla seconda tappa del cammino narrato
nei libri di Numeri, dal Sinai fino alle steppe di Moab. Un quinto capitolo
(pp. 409-467) tira le somme del percorso fatto, delineando gli elementi più
rilevanti del tema oggetto della ricerca e la configurazione, lungo lo stesso,
del personaggio “Dio”. Il capitolo successivo, definito Intermezzo (pp. 469484), coglie alcuni spunti sul tema presenti nel libro del Deuteronomio, concentrandosi sulla configurazione del personaggio Giosuè in Dt 31. Il corposo sesto capitolo (pp. 485-625) segna il passaggio al secondo volet del lavoro e
si concentra sul tema del viaggio così come configurato nel Vangelo di Marco.
L’analisi è limitata ad alcune pericopi e mira a tracciare alcuni punti di contatto tra la «via del Signore» narrata nel Pentateuco e il cammino di Gesù nel
Secondo Vangelo. Una Conclusione (pp. 627-641) tira le somme della ricerca
effettuata, mettendone in risalto alcuni risultati maggiori.
Si tratta di un libro d’innegabile valore sia per il tema scelto, centrale per i
due Testamenti, sia per la serietà dell’indagine che esso offre. La metodologia
utilizzata, che l’autore definisce «lettura intertestuale e tipologica» (p. 12), è
prevalentemente sincronica. Il volume delle pagine è rilevante, ma non rappresenta, a nostro avviso, un limite se si considerano la vastità del tema che
si è scelto di trattare e il tipo di ricerca offerto (tesi dottorale). L’analisi delle
pericopi relative al tema del cammino lungo l’Esodo appare accurata e ricca
di spunti interessanti, non solo sul tema specifico, ma anche sull’insieme del
libro e sulla caratterizzazione al suo interno del personaggio “Dio”. Il volume risulta particolarmente utile per chi vorrà approfondire esegeticamente
pericopi come Es 3-4; 13-18; 19-24; 32-34; 40; Nm 9,15-23; 10,11-36; 13-14,
per le quali si offre un’analisi stimolante e attenta ai dinamismi narrativi del
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testo. Un elemento rilevante di novità è l’accostamento del racconto marciano ai cinque libri del Pentateuco invece che al libro d’Isaia (come fanno J. MARCUS, The Way of the Lord. Christological Exegesis of the Old Testament in the Gospel of Mark, Louisville 1992; R. E. WATTS, Isaiah’s New Exodus and Mark, Tübingen 1997, 9-52): l’autore attira giustamente l’attenzione su come la trattazione isaiana del tema non sia che la ripresa di un prototipo che appare dapprima nel Pentateuco. La cura e l’approfondimento della ricerca emergono dall’abbondante bibliografia citata alla fine del volume
(pp. 651-678).
Oltre a questi e altri innegabili pregi, qualche nota può esser sollevata su
alcuni punti e scelte operate da Rocca. L’attenzione e le pagine dedicate al tema del cammino nel Pentateuco, se da un lato rappresentano uno specifico
punto forte della ricerca, dall’altro appaiono eccessive nell’economia d’insieme del lavoro e soprattutto alla luce della funzione ausiliare o comparativa
che esse vogliono rivestire nel confronto del cammino di Gesù (vedi titolo
del volume «Gesù, messaggero del Signore»). Il lettore deve percorrere ben
469 pagine di analisi esegetica di pericopi veterotestamentarie (pp. 15-484)
prima di accedere a 150 pagine (pp. 485-625) dedicate al Secondo Vangelo.
Qualche sezione di questa lunga prima parte poteva forse esser tralasciata o
abbreviata. Sebbene ci sia un’attinenza con il tema, l’analisi di alcune pericopi non appare essenziale per la tesi che l’autore svolge, soprattutto nella sezione dedicata alla “sosta al Sinai” (pp. 87-290).
La sezione dedicata al Nuovo Testamento, dall’altro lato, dà l’impressione di una certa genericità. Se il segmento di Mc 1,1-4 è analizzato nel dettaglio (pp. 485-525), le pagine seguenti si limitano ad alcuni veloci sondaggi sul
tema del “messaggero” e del “precedere”, sulla base di alcune pericopi
(6,45-53; 10,32-34; 14,26-31; 16,1-8) la cui analisi, curiosamente, risulta meno accurata rispetto a quella dei testi veterotestamentari. Il tema marciano
del cammino non è approfondito adeguatamente e la sezione “della strada”
(8,22-10,52: cf. B. M. F. VAN IERSEL, Locality, Structure, and Meaning in Mark,
in Linguistica Biblica 53 [1983] 45-54) è non presa in considerazione nella
sua interezza. Non si dà, ad esempio, il giusto risalto al sintagma ojdov" (“via”,
“strada”) che rappresenta l’indizio lessicale specifico di tale tema nel Secondo Vangelo. Questi aspetti creano un certo disorientamento nel lettore, che
fatica a distinguere se l’ampia sezione dedicata all’Antico Testamento prepari la trattazione del tema in Marco o quest’ultima sia solo un’aggiunta di
completamento all’analisi veterotestamentaria. Se la ricerca si fosse chiusa alla p. 484, trovando nel capitoletto definito Intermezzo la sua conclusione, ci
saremmo trovati davanti a una ricerca di tutto rispetto sul tema del cammino
nel Pentateuco.
Questi elementi non sminuiscono, tuttavia, il valore del lavoro che, come ogni tesi dottorale, rappresenta solo l’inizio di un percorso di ricerca
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destinato a maturare col tempo. Il volume rappresenta un ottimo serbatoio
d’informazioni e di accurate indagini esegetiche per chiunque s’interessi al
tema del cammino nelle altre declinazioni canoniche. Le pagine finali offrono degli spunti interessanti sul legame tra il tema veterotestamentario
del “messaggero” e la strategia narrativa tipica del Secondo Vangelo. Anche
il progetto di sondare il tema del cammino a cavallo tra i due Testamenti,
sulla scorta di una fondamentale intuizione di Paul Beauchamp che riceve
sempre più consensi in campo esegetico (L’un et l’autre Testament, 2 voll.,
Parigi 1976-1990), appare quanto mai interessante. Tutti questi aspetti ci
inducono a consigliare la lettura del volume a chiunque fosse interessato al
tema del “cammino-viaggio” e/o ad alcune sezioni testuali che lo concernono. [Lorenzo Gasparro]
LUCIFERO DI CAGLIARI, Su Atanasio, a cura di R. Schembra (Testi patristici 252), Città Nuova, Roma 2017, pp. 239, € 25,00.
Compare per la prima volta in traduzione italiana l’opera di Lucifero di
Cagliari De Athanasio o, secondo il titolo completo, Quia absentem nemo debet
iudicare nec damnare sive de Athanasio. Questo volume di traduzione, studio
e commento è stato curato dal professor Rocco Schembra, docente di Letteratura cristiana antica nello Studio Teologico San Paolo di Catania e di Latino e Greco nei Licei.
Lucifero vescovo di Cagliari, probabilmente di origini sarde, fu una delle
personalità del mondo latino a far sentire di più la propria voce durante la
crisi ariana che lacerò il tessuto ecclesiale del IV secolo. Della sua vita non si
hanno molte notizie: fa, infatti, direttamente il suo ingresso “sulla scena” con
la presa di posizione contro l’imperatore Costanzo al Sinodo di Milano del
355, che gli costò l’esilio in Oriente. Morì al rientro nella sua sede episcopale nel 370 circa, come riferisce Girolamo nel De viris illustribus 95, sotto l’imperatore Valentiniano.
Lucifero si schierò con determinazione in difesa di Atanasio distinguendosi all’interno di quella che divenne una vera e propria questione atanasiana. Il
vescovo di Alessandria, estremo difensore della fede nicena, aveva visto accanirsi contro di lui, in più occasioni, i seguaci di Ario, coalizzati attorno a
Eusebio di Nicomedia, e perciò detti eusebiani. Questi ottennero più volte
l’esilio di Atanasio, avvalendosi di alleanze con altri gruppi ostili al vescovo,
come i meliziani, che causarono il suo primo esilio al Sinodo di Tiro del 335 e,
poi, con pressioni sull’imperatore, dapprima Costantino, cercatore di equilibri, e poi Costanzo, apertamente schierato verso le soluzioni più semplici, certamente non nicene, al problema teologico circa il Figlio di Dio. Soprattutto,
però, i nemici di Atanasio sollevarono più volte contro di lui accuse di ogni
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