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LA MATURITÀ ECCLESIALE DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO di Matteo Calisi

"Frutti Maturi di Comunione ed Impegno", un Appello del Santo Padre Giovanni Paolo II

“La Maturità Ecclesiale: Frutti Maturi di Comunione ed Impegno” un Appello del Santo Padre Giovanni Paolo II di Matteo Calisi1 Nel maggio del 1998 il Santo Padre Giovanni Paolo II rivolgendosi alla Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships affermò che: “Un’analisi dei trenta anni di storia del Rinnovamento Carismatico Cattolico dimostra che avete aiutato molte persone a riscoprire la presenza e il potere dello Spirito Santo nella propria vita, nella vita della Chiesa e nella vita del mondo un riscoperta che in molte di loro ha condotto ad una fede in Cristo ripiena di gioia e di entusiasmo, ad un amore grande per la chiesa e ad una dedicazione generosa alla sua missione. Di conseguenza, durante questo anno speciale mi unisco a voi nel rendimento di grazie per questi preziosi frutti dello Spirito che Dio ha voluto fare per maturare nelle vostre Comunità e, attraverso loro, nella Chiesa. Cari fratelli e sorelle, siamo molto onorati e grati a Dio di far parte di questo movimento carismatico cattolico che sta sperimentando ai giorni nostri questa stupefacente azione dello Spirito Santo e dei suoi frutti. Siamo, altresì, molto incoraggiati per le parole di apprezzamento e di stima che il Santo Padre ha riservato per questo Rinnovamento Carismatico. Naturalmente, tutto ciò comporta un impegno ed una responsabilità da parte dei dirigenti del Rinnovamento Carismatico, perché questi "preziosi frutti del lo Spirito che Dio ha voluto fare maturare" siano secondo i disegni di Dio e non secondo le attese umane. Il Papa rivolse questo incoraggiante messaggio alla Catholic Fraternity durante la sua Conferenza Generale che si tenne a Roma all’indomani della Pentecoste del 1998. Alla Vigilia di questa solennità il Papa convocò a Roma tutti i movimenti ecclesiali e le nuove comunità e lanciò quel famoso appello che divenne d’allora in poi il programma di vita per tutti i movimenti ecclesiali e le Nuove Comunità, e quindi anche del Rinnovamento Carismatico Cattolico: <<Oggi dinanzi a voi si apre una tappa nuova: quella della maturità ecclesiale. La Chiesa si aspetta da voi frutti “maturi” di comunione e di impegno>>. 1 Presidente della Catholic Fraternity of Charismatic Covenant Communities and Fellowships e Membro del Pontificio Consiglio per I Laici. Frutti di comunione Già a partire dal 1988 il Santo Padre, con l’Esortazione Apostolica Christifideles Laici, aveva richiamato le nuove forme di aggregazioni laicali alla verifica del loro apostolato alla luce di alcuni criteri di ecclesialità. Uno di questi fu “La testimonianza di una comunione salda e convinta, in relazione filiale con il Papa, perpetuo e visibile centro dell'unità della Chiesa universale, e con il Vescovo “principio visibile e fondamento dell'unità della Chiesa particolare, e nella “stima vicendevole fra tutte le forme di apostolato nella Chiesa”. Secondo la stessa esortazione apostolica, la comunione con il Papa e con il Vescovo diocesano è chiamata ad esprimersi nella leale disponibilità ad accogliere i loro insegnamenti dottrinali e orientamenti pastorali. Con umiltà e gratitudine a Dio dobbiamo constatare che questo tipo di disponibilità da parte dei membri Rinnovamento Carismatico è cresciuta progressivamente negli anni. L'esperienza del Rinnovamento Carismatico e la stessa Chiesa Cattolica uscita dal Concilio Vaticano II hanno dimostrato un fatto che il mondo è divenuto un "piccolo villaggio" in cui i cattolici sono stimolati a valorizzare contemporaneamente la dimensione particolare, e la dimensione universale presenti nell'una, santa, cattolica e apostolica Chiesa di Cristo. Dice il Santo Padre: “Per un'adeguata partecipazione alla vita ecclesiale è del tutto urgente che i fedeli laici abbiano una visione chiara e precisa della Chiesa particolare nel suo originale legame con la Chiesa universale… Lo stesso Concilio stimola con forza i fedeli laici a vivere operosamente la loro appartenenza alla Chiesa particolare, assumendo nello stesso tempo un respiro sempre più “cattolico”: “Coltivino costantemente - leggiamo nel Decreto sull'apostolato dei laici - il senso della diocesi, di cui la parrocchia è come una cellula, sempre pronti, all'invito del loro Pastori, ad unire anche le proprie forze alle iniziative diocesane. Anzi, per venire incontro alle necessità delle città e delle zone rurali, non limitino la loro propria cooperazione entro i confini della parrocchia o della diocesi, ma procurino di allargarla all'ambito interparrocchiale, interdiocesano, nazionale o internazionale, tanto più che il crescente spostamento delle popolazioni, lo sviluppo delle mutue relazioni e la facilità delle comunicazioni non consentono più ad alcuna parte della società di rimanere chiusa in se stessa. Così abbiano a cuore le necessità del Popolo di Dio sparso su tutta la terra” (ibid 25). Il Rinnovamento Carismatico ha fatto proprie tali istanze comunionali volute dal Concilio. Da una parte abbiamo la dimensione particolare: la comunità carismatica che vive ed opera in una determinata area geografica, culturale e sociale, con tradizioni ed abitudini proprie e che risponde alla esigenza vitale di una chiesa particolare 'la diocesi’ di appartenenza, perché annunci più capillarmente Cristo all'uomo la dove egli vive. Dall'altra parte, grazie alla diffusione universale del Rinnovamento Carismatico, lo Spirito Santo ha suscitato urgenze missionarie che permettono il contatto e lo scambio con cristiani di differenti culture, estrazioni geografiche, che pur mantenendo ciascuno la propria coscienza originaria, si fanno carico delle universali sfide ecclesiali comune a tutti, come: la nuova evangelizzazione, l'ecumenismo, il dialogo interreligioso, la formazione spirituale e dottrinale, le vocazioni sacerdotali, la formazione dei giovani, la famiglia cristiana, l’uso dei mass-media, ecc... Possiamo parlare di una vera e propria globalizzazione dello Spirito Santo! Ciò é stato facilitato se non addirittura stimolato dai riconoscimenti Pontifici alla Catholic Fraternity nel 1990 e all’ICCRS nel 1993, dalle continue esortazioni, parole di stima ed incoraggiamento del Santo Padre al Rinnovamento Carismatico stesso. Ciò è anche frutto della dimensione ‘cattolica e planetaria' della missione della chiesa che ha facilitato l'interscambio tra persone e comunità di aree culturali assai diverse. Quindi, provvidenzialmente gli aspetti universale e particolare divengono più che mai nel Rinnovamento Carismatico Cattolico espressione comune dell'autentico respiro ecclesiale, segno del sentire cum ecclesiae. La natura internazionale dell’esperienza carismatica viene dunque a richiamare l'urgenza che i cattolici, pur impegnandosi nelle chiese particolari (parrocchia, diocesi...), in piena comunione e in obbedienza ai Vescovi locali, vivano anche il senso della dimensione universale della Chiesa Cattolica in comunione con Pietro, in un modo concreto e non solo ideale. Tutto ciò era impensabile fino a qualche decennio fa. Comunione nella pluralità dei doni dello Spirito Questo concetto della Chiesa-Comunione come deve essere correttamente interpretato e tradotto nella vita interna del Rinnovamento Carismatico? Che cosa significa la complessa parola "comunione" vissuta nella diversità delle espressioni? Secondo la Dottrina Conciliare, che attinge alla fonte dalla Sacra Scrittura e dalla Tradizione, e richiamata dall’esortazione apostolica: “La comunione ecclesiale esige, inoltre, il riconoscimento della legittima pluralità delle forme aggregative dei fedeli laici nella Chiesa e, nello stesso tempo, la disponibilità alla loro reciproca collaborazione (ibid. 30). Il Santo Padre afferma che nell’accoglienza della diversità e della pluralità delle varie forme associative si concretizza la comunione ecclesiale: <<La comunione ecclesiale si configura, più precisamente, come una comunione “organica”, analoga a quella di un corpo vivo e operante: essa, infatti, è caratterizzata dalla compresenza della diversità e della complementarietà delle vocazioni e condizioni di vita, dei ministeri, dei carismi e delle responsabilità. Grazie a questa diversità e complementarietà ogni fedele laico si trova in relazione con tutto il corpo e ad esso offre il suo proprio contributo…>> Tale dottrina della “comunione” ha trovato un’applicazione concreta anche fra le diverse espressioni del Rinnovamento Carismatico. Gli Statuti dell’ICCRS, approvati dalla Santa Sede, recitano così: “Il Rinnovamento Carismatico Cattolico (Rcc) non è un movimento singolo, unificato a livello mondiale. Non ha un singolo fondatore o gruppo di fondatori come molti altri movimenti. Non ha liste di iscritti. È un insieme profondamente variegato di individui, gruppi, e attività, spesso del tutto indipendenti gli uni dagli altri, che si trovano in differenti stadi e modi di sviluppo con importanza diversa, che tuttavia condividono la stessa esperienza fondamentale e sposano le stesse finalità. Questa struttura di rapporti elastici si trova a livello diocesano e nazionale come anche a livello internazionale. Questi rapporti sono spesso caratterizzati da libera associazione, dialogo e collaborazione, piuttosto che da integrazione in una struttura ordinata. La guida (leadership) di questa realtà è caratterizzata dal servizio offerto a quelli che lo chiedono più che dal governo in senso stretto… Nel perseguire le sue finalità e i suoi obiettivi l'ICCRS cerca di offrire un utile servizio al Rinnovamento a livello mondiale. L'ICCRS cerca di raccogliere saggezza, intuito ed esperienza da tutto il mondo e a sua volta lo rende disponibile a livello mondiale. Quando l'ICCRS presenta insegnamenti, consigli pastorali, promuove linee di condotta od offre addestramento (tirocinio, pratica), lo fa come un servo che offre aiuto, non come un'autorità che richiede sottomissione” (Preambolo). Nel contesto della ‘comunione nella diversità’, viene precisato anche il ruolo dell’ICCRS: “L'ICCRS è a servizio del RCC mondiale come centro di unità, comunicazione e cooperazione per realizzare il desiderio di Cristo: “Che tutti siano una cosa sola” (Gv 17,21) e per conservare il corpo di Cristo senza divisioni. Questa unità la si deve intendere nel contesto della diversità, dal momento che all'interno del RCC possono essere presenti e, di fatto lo sono, diverse forme e manifestazioni” (Art.8). La comunione non è sinonimo di uniformità! La comunione ecclesiale sottende l’accoglienza delle diversità, vissuta con cuore puro, umile e riconciliato. Tuttavia, il principio cardine della comunione per qualunque forma associativa risiede nell’autorità ecclesiale, il Vescovo, e non semplicemente nella leadership della singola aggregazione, poiché la Chiesa è Apostolica e non delega ad alcuno tale peculiarità: “ Fra questi doni viene al primo posto la grazia degli Apostoli, alla cui autorità lo stesso Spirito sottomette anche i carismatici (cf. 1 Cor 14)… Così, i carismi, i ministeri, gli incarichi ed i servizi del Fedele Laico esistono nella comunione e per la comunione. Sono ricchezze complementari a favore di tutti, sotto la saggia guida dei Pastori” (Ibid. 20)… Per questo nessun carisma dispensa dal riferimento e dalla sottomissione ai Pastori della Chiesa. Con chiare parole il Concilio scrive: “Il giudizio sulla loro (dei carismi) genuinità e sul loro esercizio ordinato appartiene a quelli che presiedono nella Chiesa, ai quali spetta specialmente, non di estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cf. 1 Tess 5, 12 e 19-21)”, affinché tutti i carismi cooperino, nella loro diversità e complementarietà, al bene comune (ibid 24). Frutti d’impegno Nella grande enciclica missionaria Redemptoris Missio il Santo Padre scrive a proposito dell’impegno dei movimenti ecclesiali: <<All’interno della Chiesa si presentano vari tipi di servizi, funzioni, ministeri e forme di animazione della vita cristiana. Ricordo, quale novità emersa in non poche chiese nei tempi recenti, il grande sviluppo dei “movimenti ecclesiali”, dotati di forte dinamismo missionario. Quando s’inseriscono con umiltà nella vita delle chiese locali e sono accolti cordialmente da vescovi e sacerdoti nelle strutture diocesane e parrocchiali, i movimenti rappresentano un vero dono di Dio per la nuova evangelizzazione e per l’attività missionaria propriamente detta. Raccomando, quindi, di diffonderli e di avvalersene per ridare vigore, soprattutto fra i giovani, alla vita cristiana e all’evangelizzazione, in una visione pluralistica dei modi di associarsi e di esprimersi>> (n. 72). Ma qual’è l’obiettivo di tale impellente richiesta d’impegno da parte dei movimenti ecclesiali. Scorrendo il Messaggio del Santo Padre nella Pentecoste del ’98 appare evidente che ci troviamo davanti ad una situazione allarmante. Il mondo scristianizzato ha bisogno della testimonianza della comunione e dell’impegno dei figli della Chiesa, ossia di una nuova evangelizzazione! Le "sfide" della maturità nel Rinnovamento Carismatico Cattolico Nel settembre scorso i leaders del Rcc, provenienti da 73 paesi, si sono ritrovati per riflettere sullo stato attuale del ‘movimento’ e sulle sfide per il futuro. "Dodici giorni di benedizioni": è il titolo che i carismatici hanno voluto dare al convegno di Castelgandolfo. Il RCC, come è noto, non è un solo raggruppamento di “associati”, non si identifica in un preciso fondatore, e che si configura piuttosto come un insieme profondamente variegato di individui, gruppi ed attività, spesso del tutto indipendenti gli uni dagli altri. Ma che, tuttavia, condividono la stessa esperienza fondamentale. Molti leader carismatici preferiscono infatti parlare di "corrente spirituale", che tocca cattolici dei più vari ambienti, laici e religiosi. Una "corrente" che si è innescata quasi in sordina nel 1967, allorché ad un gruppo di studenti di una sconosciuta università della Pennsylvania, riuniti in ritiro spirituale, è stato dato di sperimentare una rinnovata effusione dello Spirito, e che da allora ha fatto il giro del mondo, raggiungendo 120 milioni di persone. Per padre Raniero Cantalamessa,uno dei principali oratori, il RCC “è una grazia per tutta la chiesa. È un'opera dello Spirito Santo che poi si concretizza - e direi anche s'istituzionalizza - in diverse associazioni, organizzazioni e comunità, che però di per sé non definiscono completamente quella che è la grazia del Rinnovamento". E sulle "sfide" di un mondo che sempre più va perdendo punti di riferimento si sono consultati a lungo, mettendo a confronto le esperienze fiorite nei più disparati contesti sociali, religiosi, culturali. In primo luogo quella della "maturità" ecclesiale, nel timore diffuso che una certa istituzionalizzazione del Rinnovamento faccia spegnere o ridimensionare il carisma originario. Comunione ed impegno, dunque, sono alla base delle sfide e dei frutti della "maturità". Senza dubbio, dalla maturità ecclesiale emergerà ancor più forte uno rinnovato slancio sul fronte della "nuova evangelizzazione", il grande orizzonte che Giovanni Paolo II ha spalancato ai cristiani del Terzo millennio.