In questo numero:
R A S S E G N A
Saggi
Beni Culturali
Il contratto di appalto per la realizzazione della Fontana di Sant’Andrea (1758)
di Antonio Amatruda
La stauroteca di Urbano II: tradizione monastica ed evidenze stilistiche
di Dario Cantarella
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali
abbandonati in Costiera Amalfitana. Il contributo dell’archeologia
di Alfonso Mammato
Note e osservazioni
Nota sul secondo vescovo di Amalfi
di Pasquale Natella
Amalfi nella medievistica polacca
di Wojciech Jędrzejewski
Il poeta Galante in Costiera Amalfitana
di Antonio Porpora Anastasio
DEL CENTRO
DI CULTURA E STORIA
AMALFITANA
RASSEGNA DEL CENTRO DI CULTURA E STORIA AMALFITANA
L’eredità dei Baroni de Rosa: un’inedita testimonianza sulla
consistenza edilizia e territoriale di Amalfi e dintorni nel XVII secolo
di Maria Russo
Nuovi equilibri di potere nel Regno di Sicilia: il caso dei tarì
amalfitani a nome di Enrico VI di Svevia
di Raffaele Iula
Marino Sebaste di Amalfi e Sebasto Marino di Napoli
di Stavros G. Georgiou
Elementi topografici della Costa d’Amalfi
nelle mappe aragonesi di Giovanni Pontano
di Giuseppe Gargano
Ricordi
Dicembre 2018
Nuova Serie
Saverio Gambardella: un esemplare uomo di cultura
di Francesco Criscuolo
Recensioni e segnalazioni bibliografiche
Biblioteca e catalogo delle pubblicazioni
55/56
ISSN 1974-692X
2018
N. S. Anno XXVIII (XXXVIII dell’intera serie)
Pubblicazione periodica del Centro di Cultura e Storia Amalfitana, stampata con il contributo
del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e della Regione Campania
Direzione e Amministrazione: Via Annunziatella, 44 – 84011 Amalfi (SA)
Tel. 089-871170 – Fax 089-873143
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Comitato di Redazione: Domenico Camardo, Aldo Cinque, Crescenzo P. Di Martino, Salvatore Ferraro, Alfredo Franco, Amalia Galdi, Olimpia Gargano, Antonio Milone, Pasquale
Natella, Maria Russo
Segretario di Redazione: Michele Cobalto
In copertina: Amalfi, tarì anonimo della seconda metà dell'XI secolo (g. 0,96). Ex Artemide
Aste L, n. 529, ora presso il Centro di Cultura e Storia Amalfitana.
ISSN 1974-692X
Proprietà letteraria privata
Registrazione Tribunale di Salerno n. 533 del 09 marzo 1981
Stampa Tipolitografia Giammarioli – Via Enrico Fermi, 10 – 00044 Frascati (Roma)
R A S S E G N A
DEL CENTRO
DI CULTURA E STORIA
AMALFITANA
55-56
Gennaio-Dicembre 2018
Nuova Serie
XXVIII (XXXVIII dell’intera serie)
INDICE
Saggi
9
L'eredità dei Baroni de Rosa: un'inedita testimonianza sulla
consistenza edilizia e territoriale di Amalfi e dintorni nel XVII secolo
di Maria Russo
105
Nuovi equilibri di potere nel Regno di Sicilia: il caso dei tarì
amalfitani a nome di Enrico VI di Svevia
di Raffaele Iula
121
Marino Sebaste di Amalfi e Sebasto Marino di Napoli
di Stavros G. Georgiou
133
Elementi topografici della Costa d'Amalfi nelle mappe aragonesi
di Giovanni Pontano
di Giuseppe Gargano
Beni Culturali
165
Il contratto di appalto per la realizzazione della Fontana
di Sant'Andrea (1758)
di Antonio Amatruda
177
La stauroteca di Urbano II: tradizione monastica ed evidenze
stilistiche
di Dario Cantarella
211
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali
abbandonati in Costiera Amalfitana. Il contributo dell'archeologia
di Alfonso Mammato
Note e osservazioni
231
Nota sul secondo vescovo di Amalfi
di Pasquale Natella
239
Amalfi nella medievistica polacca
di Wojciech Jędrzejewski
271
Il poeta Galante in Costiera Amalfitana
di Antonio Porpora Anastasio
Ricordi
277
Saverio Gambardella: un esemplare uomo di cultura
di Francesco Criscuolo
Recensioni e segnalazioni bibliografiche
283
Angelo Nazareno AMATO, Novelle Amalfitane (Giuseppe Gargano); Amedeo FENIELLO, Francesco Coppola: un modello di ascesa
sociale nel Mezzogiorno tardomedievale, in La mobilità sociale nel
Medioevo italiano. Competenze, conoscenze e saperi tra professioni
e ruoli sociali (secc. XII-XV) a cura di L. TANZINI e S. TOGNETTI
(Antonio Milone); Amalia GALDI, Amalfi
fi (Raffaele Iula - Benigno
Casale); Giuseppe GARGANO - Danilo RIPONTI, Le origini dell'Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Gerusalemme tra Outremer e
Occidente latino (Alfredo Franco); Mario RESTA, Un'ipotesi storicoagiografica per il “ballo di san Vito”: la Passio Sancti Viti e le “danze”
degli indemoniati (Pasquale Natella); Annamaria ROBOTTI, Dimore
a Leuca nel paesaggio di due mari. Armonie di forme, colori e immagini (Pasquale Natella); Flavio RUSSO, Come funzionava il Medioevo.
Mille anni di rivoluzioni tecnologiche. Invenzioni e marchingegni che
hanno cambiato la storia (Giuseppe Gargano); Maria RUSSO, I piani
ottocenteschi di illuminazione costiera. I fari della Campania (Pasquale Petillo); Antonio VANACORE, Il territorio di Sorrentum in età
romana: status quaestionis e problemi aperti (Salvatore Ferraro); Giuliana VITALE, Percorsi urbani nel Mezzogiorno medievale (Alfredo
Franco).
333
Biblioteca
335
Catalogo delle pubblicazioni
S. NICOLA IN CARBONARA E SUBARANO: DUE
INSEDIAMENTI MEDIEVALI ABBANDONATI IN COSTIERA
AMALFITANA. IL CONTRIBUTO DELL’ARCHEOLOGIA
A
M
Le ricognizioni archeologiche
Nell’area ad ovest del comprensorio di Cetara in Costiera Amalfitana,
si sono concentrate le ricognizioni archeologiche dell’autore, presso le località ancora oggi denominate Subarano e S. Nicola in Carbonara. Intorno
al X secolo il casale di Subarano, era sottoposto alla proprietà del monastero di S. Maria e S. Benedetto di Erchie. Le dinamiche insediative di questo
comprensorio, a quest’altezza cronologica, prevedevano la costruzione di
case definite dalle fonti: fabrite e lignitiae, elevate calce et petre e ricoperte
di scandole di legno1. A livello topografico invece, il casale di S. Nicola
in Carbonara sorge in una posizione molto scomoda, seppur strategica; su
di un grosso sperone roccioso ad un’altezza ancora maggiore del casale
di Subarano. Il sito si affaccia su un vallone, dove ancora oggi scorre il
torrente omonimo; la definizione di “carbonara”, trova riscontri già in età
medievale, infatti la tradizionale produzione dei carboni, mantenutasi fino
a pochi decenni fa in tutta l’area, fiorì grazie alla ricca boscaglia che ne
ricopriva i dintorni2 (fig. 1).
1
M. B
, I centri precostieri di Amalfi: territorio e patrimonializzazione tra
vicende demiche e monastiche medievali e moderne, Salerno 1984, pp. 34-36.
2
A. M
- N. A
, La “Grotta dell’affresco”: il fenomeno del monachesimo sul
confine tra il Ducato di Amalfi e il Principato di Salerno, in Hortus Artium Medievalium 24,
Zagreb-Motovun 2018, pp. 199-208.
211
Alfonso Mammato
Il Benincasa riteneva che il cenobio della SS. Trinità di Cava, possedesse in questa zona, due celle monastiche, quella di S. Nicola in Carbonara
e di S. Maria de’Olearia3. In effetti, una prima comparsa nelle fonti del
monasterium S. Nicolai de carbonaria, si data al 11044, è possibile che già
in questo periodo gravitasse nei suoi dintorni un discreto nucleo abitativo.
Il luogo di culto dedicato a S. Nicola, doveva essere legato al casale, o
posto nelle sue immediate vicinanze, tuttavia per entrambi i siti ricogniti,
non si hanno testimonianze materiali databili al periodo in questione. Le
testimonianze archeologiche riscontrate sul campo, hanno segnalato un’occupazione, o rioccupazione dei due siti, e soprattutto per S. Nicola almeno
dalla fine del XIII secolo. Alla quota di circa 300 m sul livello del mare, ad
un centinaio di metri dal cosiddetto casale di S. Nicola, è stata analizzata
una grande struttura, realizzata mediante bozze e bozzette disomogenee di
pietre calcaree, messe in opera in filari irregolari e abbondante malta. La
regolarizzazione è presente soltanto in alcuni casi, come nel muro nord
dell’edificio, con l’apposizione di giornate di lavoro piuttosto basse, comunemente definita tecnica “a cantiere”5 (fig. 2).
L’edificio è di difficile lettura, in quanto si presenta parzialmente infestato dalla vegetazione. È composto almeno da due, forse tre ambienti, posti a quote diverse, in quanto la roccia su cui si imposta la struttura digrada
verso sud e si è dovuto quindi procedere ad un’opera di regolarizzazione
della stessa. Gli spessori murari sono di circa 0.50 m, e l’altezza dei muri,
nel punto meglio conservato è di 4 m. L’ambiente A è posto sul piano
terrazzato superiore, ha forma rettangolare, con i muri orientati ovest-est
che misurano 9 m e quelli nord-sud 5.50 m. Nel muro est dell’ambiente si
apre quella che doveva essere l’ingresso principale alla struttura, culminante con un arco a tutto sesto. All’interno dell’ambiente A, nel muro nord,
M. B
, Cetara e Fonti, aspetti di economia mercantile e marinara IX-XI sec.,
Salerno 1970, p. 30.
4
C. C
, Repertorio delle pergamene dell’Archivio cavense: periodo normanno
1077-1194, Cava de’Tirreni 2007, XVII, 119.
5
F. M
, Atlante delle tecniche costruttive di Terra di Lavoro: murature in tufo
, Murature angioinogrigio (XIII-XV), Marina di Minturno 2012, pp. 31-41; M. D’A
aragonesi in Terra di Lavoro, Napoli 2007; L. G
, Note sugli apparecchi murari
della costiera amalfitana: il caso di Pontone, in Scala nel Medioevo, Atti delle Giornate
Internazionali di Studio, Scala 1995, Amalfi 1996, pp. 231-249; è possibile che la giornata di
lavoro, sia stata realizzata per pareggiare la distanza mancante, con livello di posa del solaio
del piano superiore.
3
212
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
si aprono 4 nicchie ad arco a distanza regolare l’una dall’altra; misurano
un’altezza di 1.20 m e una larghezza di 0.80 m. Queste nicchie hanno funzione di armadi e dispense, per la deposizione di suppellettile varia, inoltre
ogni nicchia presenta un alloggiamento per tavole in legno, le quali dividevano la nicchia stessa in due partizioni, dalla capienza simile6 (fig. 3).
È possibile che l’ambiente A, fosse sovrastato da un solaio ligneo e
quindi avesse un piano superiore, sia per la presenza di alcuni buchi nei
muri, probabilmente per l’alloggio di travi, ma anche per la presenza di un
netto marcapiano posto a circa 1.70 m dall’interro. L’ambiente B si trova
ad una quota di calpestio più bassa rispetto all’ambiente A; ha una forma
quasi quadrata, con i due muri orientati nord-sud che misurano 5.50 m. Il
muro sud, orientato ovest-est misura 4.50 m, mentre il muro nord dell’ambiente è lo stesso muro sud dell’ambiente A, in condivisione per un tratto
appunto di 4.50 m. Il muro ovest, si trova a filo con il muro ovest dell’ambiente A, e ne è la sua naturale continuazione, i due muri però sono divisi
dal passaggio del muro condiviso dai due ambienti. Il muro est dell’ambiente B, è perpendicolare al muro sud dell’ambiente A, che come detto
è lo stesso muro nord dell’ambiente B. Nell’ambiente B si riconoscono
almeno quattro nicchie, che conservano tracce di intonaco: una incassata
nel muro est, due nel muro ovest, di cui solo una si conserva integra, misurano 0.50 m di altezza e 0.60 m di larghezza. Queste tre nicchie sono tutte
terminanti ad arco, nel muro nord invece, un’altra nicchia è a copertura
piana e terminava con una trave lignea di sostegno nella parte alta, leggibile dall’incasso ancora conservato. La misura di questa ultima nicchia è di
circa 0.80 m di altezza e 0.70 m di larghezza (fig. 4).
La presenza di numerosi alloggi per travature nell’ambiente B, testimonia la sicura presenza di un piano superiore con pavimento ligneo, che forse
era posta sulla stessa quota del piano di calpestio dell’ambiente A. A poca
distanza dal muro ovest dell’ambiente B, esternamente si conserva per pochi metri un muro ad esso parallelo, forse un relitto di un terzo ambiente.
Un’altra traccia muraria lunga 3.10 m e alta 0.60 m si conserva a sud, a 3 m
dall’ambiente B, ma non è possibile darne una corretta interpretazione. Infine
è ipotizzabile che ad est dell’ambiente B, esistesse un altro ambiente ad esso
F. R et alii, L’abitazione nel castello. Esempi e problematiche dal territorio aquilano, in V Congresso Nazionale di Archeologia Medievale, Foggia-Manfredonia 30 settembre
- P. F
(a cura di), Firenze 2009, pp. 367-372.
- 3 ottobre, G. V
6
213
Alfonso Mammato
speculare, tuttavia la vegetazione e gli interri non consentono la lettura di
eventuali murature. Sulla base di diversi confronti, è possibile attribuire alla
struttura in oggetto un uso abitativo, si riscontrano infatti analogie tecniche
e planimetriche puntuali sia in territorio campano, come nei borghi incastellati di Mercato S. Severino (Sa)7, Nocera Inferiore (Sa)8, Mondragone (Ce)9,
S. Angelo d’Alife (Ce)10, sia in altre regioni italiane come la Toscana11 e
l’Abruzzo12. Seppur il modello costruttivo, si è cristallizzato nel tempo fino
all’età moderna, in quanto funzionale, è possibile orientarsi per l’edificio in
oggetto, verso un orizzonte cronologico di XIII-XIV secolo. La zona con
funzione residenziale delle unità abitative, di solito si sviluppava ai piani superiori, i piani inferiori erano utilizzati come ambienti di servizio di vario genere: riparo per gli animali13, cisterna privata con attiguo lavatoio (balneum),
cantina (buctaria) con vasche per la pigiatura dell’uva, fermentazione del
mosto ((palmentum), raccolta del vino (labellum) e cucina con forno14.
7
A. C
et alii, Prime indagini di scavo nel castello di Mercato S. Severino (Salerno), in III Congresso nazionale di Archeologia Medievale, Salerno, 2-5 ottobre 2003, R.
- P. P
(a cura di), Firenze 2003, pp. 376-392; S. L P
, Osservazioni
F
sull’organizzazione dell’abitato “infra moenia”, in Mercato San Severino nel Medioevo. Il
castello e il suo territorio, P. P
(a cura di), Firenze 2008, pp. 143-152.
8
A. C
, Per una datazione dell’area nord del castello: topografia degli spazi interni e analisi stratigrafica degli elevati, in A. C
- R. F
(a cura di), Nocera. Il
castello dello Scisma d’Occidente, evoluzione storica, architettonica e ambientale, Firenze
2010, pp. 23-38; M. R
- A. S
, Schede murarie, in Nocera. Il castello dello
Scisma cit., pp. 39-45.
9
F. S
, La rocca Montis Dragonis: le indagini archeologiche 2001-2005 nell’insediamento fortificato, in La rocca Montis Dragonis nella Terra di Mezzo. La ricerca archeologica nel bacino tra Volturno e Garigliano dalla protostoria al Medioevo, L. C
- F.
S
(a cura di), Mondragone 2012, pp. 159-190.
10
A. F
et alii, Il castello di Rupecanina e il cantiere didattico di Archeologia
Medioevale. Stato della ricerca e proposte per lo studio delle fasi post-antiche della Media
Valle del Volturno, in Annali 2011-2012. Archeologia. Studi e ricerche sul campo (Università
degli Studi Suor Orsola Benincasa), Napoli 2012, pp. 281-327.
11
G. B
, Castello di Donoratico. I risultati delle prime campagne di scavo (20002002), Firenze 2004, pp. 52-75/93-99; F. C
, Il castello di Montarrenti. Lo scavo archeologico (1982-1987). Per la storia della formazione del villaggio medievale in Toscana
(secc. VII-XV), Firenze 2003.
12
R , L’abitazione nel castello cit., (n. 5).
13
C
, Il castello di Montarrenti cit., (n. 10), pp. 227-245.
14
G. F
- G. A
, Case a volta della Costa di Amalfi, Amalfi 2001, pp. 68-69;
questi annessi sono già stati registrati come si è visto in precedenza soprattutto nelle fonti
214
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
A poche centinaia di metri di distanza dalla struttura descritta, si trovano una serie di edifici e resti di strutture murarie, interpretabili come il nucleo principale del casale di S. Nicola in Carbonara. L’intero insediamento
si imposta su una grande terrazza artificiale (340 m slm), realizzata tramite
muri di sostruzione, direttamente impostati sulla roccia calcarea e nei pressi di una importante riserva idrica, rappresentata dal torrente S. Nicola.
Alcuni edifici sono ancora in buono stato di conservazione, per via del
riutilizzo che se ne è fatto fino all’età moderna, tuttavia spesso importanti
interventi postumi non rendono possibile una lettura delle evidenze archeologiche. Tra gli elementi strutturali più importanti che è stato possibile
osservare va citata una probabile cisterna, realizzata tramite il taglio della
roccia e l’apposizione di malta idraulica. Questi resti sono appena visibili, all’interno di un edificio ricostruito in età moderna e utilizzato ancora
oggi per il ricovero degli animali. Poco distante si conserva un’interessante
struttura, orientata ovest-est, di cui si distinguono almeno due ambienti a
forma rettangolare. La sua realizzazione è stata effettuata con una tecnica leggermente più accurata, con la presenza di conci calcarei più grandi,
rari blocchi di travertino e sporadiche tegole o laterizi nella muratura. Nel
muro sud e ovest della struttura, sono presenti due archi a terzo acuto, con
conci sagomati stretti e lunghi, intervallati da laterizi. I resti dell’aggetto di
un terzo arco sono stati rinvenuti in asse con l’arco del muro sud, come a
tracciarne la sua naturale continuazione verso ovest, diviso però dal muro
ovest della struttura, con l’altro arco (fig. 5).
La tecnica costruttiva in questo caso rimanda ad un orizzonte cronologico di XIII-XIV secolo, con numerosi confronti per questo tipo di archi in
tutta l’area amalfitana15. L'accuratezza riservata alla realizzazione di questo
edificio, può far protendere per una sua funzione a carattere pubblico; non è
escluso che possa trattarsi della chiesa dell’insediamento. I materiali rinvenuti sul posto, supportano le datazioni sopra indicate per le architetture, in
particolare quattro frammenti ceramici invetriati del tipo spiral ware; sono
presenti inoltre anche un piccolo frammento di brocchetta invetriata R. M.
di XI secolo.
15
G. F
- A. M
, Ruderi medievali della Costiera amalfitana. Diffusione e
-A
, Case a volta cit., (n. 13).
caratterizzazione del paesaggio, Amalfi 2014; F
215
Alfonso Mammato
R. (ramina, manganese, rosso) e un frammento di olla da fuoco invetriata
all’interno e sull’orlo, entrambi databili tra XIII e XV secolo16 (fig. 6).
Tuttavia sono presenti anche ceramiche postmedievali databili tra la
fine del XIX e gli inizi del XX secolo17, a riprova di una occasionale occupazione del sito in età moderna e contemporanea. Abbondante è anche la
presenza di tegole, a testimonianza del tipo di coperture degli edifici. La
fabbrica religiosa di S. Nicola, insieme al suo casale, doveva essere ancora
esistente nel 1595, il luogo di culto è definito in questo periodo ecclesia
e non più monasterium, forse per una sua mutata funzione18. Tornando ai
materiali rinvenuti in loco, è interessante segnalare la presenza di resti ossei animali, si tratta di due scapole e due vertebre, forse pertinenti allo stesso esemplare, osservate tutte insieme in una sezione del terreno, associate
a materiale ceramico precedentemente citato, di XIII-XIV secolo. Le due
vertebre sono pertinenti ad un ovicaprino e presentano tracce di taglio sia
trasversale, che longitudinale, tipici della macellazione e divisione dell’animale in due mezzane, dopo l’asportazione della testa19. Ancora oggi l’a-
D. C
- M. N
, I reperti archeologici dallo scavo dell’abitato di Lettere, in D. C
- M. N
(a cura di), Alle origini di Lettere. La cattedrale ed il
borgo medievale nell’area del castello, Castellammare di Stabia 2008, pp. 53-65; A. C
- R. F
, La ceramica da cucina, dispensa e mensa (secc. X-XIV), in M. R
(a cura di), Salerno. Un castello per la sua città, Salerno 2009, pp. 37-48; R. F
, La
ceramica invetriata dell’Italia meridionale, in P. P
(a cura di), Materiali per l’archeologia medievale, Salerno 2003, pp. 155-172; A. D C
et alii, Ceramiche invetriate
e smaltate del castello di Salerno tra il XII e il XV secolo, Napoli 1992, pp. 39-49; Si nota
comunque che la Spiral Ware non è associata a protomaioliche lasciando ipotizzare una scarsa frequentazione già alla fine del XIII secolo e la ricomparsa rara di materiale attribuibile
alla fine del medioevo e soprattutto in epoca più tarda.
17
A. D C
- I. P
, Primi dati sull’evidenza archeologica della produzione post-medievale in Campania, in La ceramica postmedievale in Italia. Il contributo
dell’archeologia, Atti del XXVII Convegno Internazionale della ceramica 199, Firenze 1997,
pp. 135-151.
18
C. C
, Repertorio delle pergamene dell’Archivio cavense: dal Viceregno spagnolo ai Borbone, 1516-1834, Cava de' Tirreni 2015, CII, 24.
19
J. D G
M
- G. D V
, L’economia produttiva animale: i risultati
delle analisi archeozoologiche, in P. A
et alii (a cura di), Apigliano, un villaggio bizantino e medievale in Terra d’Otranto. I reperti, Galatina 2015, pp. 23-27; R. F
,I
resti ossei animali, in La tavola dei d’Angiò, analisi archeologica di una spazzatura reale.
Castello di Lagopesole (1266-1315), Firenze 2005, pp. 77-78.
16
216
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
rea è frequentata da pastori e viene sfruttata anche per i rifornimenti idrici.
Data la natura e il carattere stagionale delle fonti d’acqua di questo territorio, era indispensabile anche la presenza di cisterne private e/o condivise,
per l’approvvigionamento idrico durante l’estate.
La seconda ricognizione, ha avuto come oggetto un piccolo altopiano
lungo e stretto, orientato nord-sud, a meno di 200 m sul livello del mare e
sporgente verso esso. Il sito si trova ad est dell’abitato di Erchie e ad ovest
di quello di Cetara, nei pressi del torrente Sovrano. Ancora oggi la zona è
identificata col toponimo di “Suarano”, dove le fonti indicano la presenza
del casale medievale di Subarano. L’abitato si trovava verosimilmente alla
sommità della collina indagata, mentre le pendici est ed ovest erano ricoperte da terrazzamenti ad uso agricolo e visibili in parte ancora oggi tra la
vegetazione. Anche in questo caso, il sito identificato alla sommità della
collina, ha subito diverse rioccupazioni postmedievali, come attestano sia i
reperti ceramici, che alcune strutture abitative presenti in loco. Da una prima analisi, pare che la rioccupazione di età moderna abbia interessato solo
una parte dell’abitato, riutilizzando parte dei ruderi precedenti. È il caso di
un fabbricato con volta a crociera, realizzato tramite la parziale regolarizzazione della roccia affiorante, su cui si poggiano le murature. Similmente
venne realizzato il pavimento, dopo il livellamento della roccia è stata stesa
una gittata di malta. Non è possibile nè ipotizzare una funzione originaria
dell’ambiente, nè una datazione, considerando i numerosissimi rimaneggiamenti, ma soprattutto per via di una tecnica costruttiva, che come si diceva in precedenza, in quest’area si è cristallizzata nel tempo, fino a pochi
decenni fa20. Un altro grande complesso probabilmente abitativo, si trova
alle spalle di questa prima struttura ed è stato possibile solo visionarlo dall’
esterno. Quest’ultimo si imposta su una grande cisterna voltata a botte, ricoperta totalmente da intonaco idraulico e ancora oggi funzionante21. In un
angolo della cisterna, è ancora visibile il canale di captazione delle acque
meteoriche, inoltre presenta una piccola apertura nel muro ovest, forse per
l’attingimento dall’esterno dell’acqua, da dove è stata possibile l’osservazione (fig. 7).
F
-A
, Le case a volta cit., (n. 13), pp. 38-73.
F
et alii, Il castello di Rupecanina cit., (n. 9), pp. 281-327; F. S
, La
rocca Montis Dragonis cit., (n. 8), pp. 159-190; L. G
, Il sistema delle acque, in
C
-F
(a cura di), Nocera. Il castello dello Scisma d’Occidente cit., pp. 65-76.
20
21
217
Alfonso Mammato
Nonostante le monumentali strutture rifatte in età postmedievale che
insistono sulla collina, la ricognizione ha evidenziato un’estensione maggiore dell’abitato in precedenza. Sono diffusi resti di crolli, soprattutto
nella parte meridionale della collina, dove la visibilità è maggiore, per la
minore presenza di vegetazione. Per questo motivo è stato possibile, in
questo punto ma non solo, rinvenire materiale ceramico, sia acromo che
rivestito. I materiali ceramici più antichi, possono essere attribuiti, come
per il casale di S. Nicola, al primo periodo angioino, secc. XIII-XIV. Buona parte dei frammenti rinvenuti, è però ascrivibile ad un’occupazione del
sito di età moderna, specie tra XVI e XVII secolo22, a cui pare si debba ricondurre il grosso impianto abitativo impostato sulla cisterna, con la forma
di alcune finestre tipiche di questo periodo. Tuttavia i manufatti ceramici
ad una prima analisi, sembrano coprire senza soluzione di continuità tutta
l’epoca moderna, non mancano infatti ceramiche ottocentesche e di inizio
Novecento23 (fig. 8).
Note conclusive
In definitiva sembra delinearsi per questi casali un quadro ben preciso:
l’occupazione nel Medioevo delle aree rurali è tesa allo sfruttamento delle
risorse locali, soprattutto per la produzione di colture specializzate, come
ad esempio la vite già dal periodo ducale amalfitano. I casali della Costiera
Amalfitana erano unità stabili ed autosufficienti, come dimostra ad esempio la loro vicinanza ai corsi d’acqua, e/o la presenza di cisterne con la
funzione di accumulo delle acque piovane per diversi scopi, soprattutto per
affrontare la stagione estiva. Inoltre almeno dal X-XI secolo, questi nuclei
abitativi, si configuravano come delle vere e proprie aziende agricole, con
funzione di lavorazione delle materie prime, si vedano le numerose citazioni nelle fonti di palmenti (luogo con vasche atto alla pigiatura dell’uva,
per la realizzazione del mosto), ma anche luoghi di immagazzinamento e
conservazione dei prodotti finiti come la cervinaria (cella vinarie), in attesa
22
D C
-P
, Primi dati sull’evidenza cit., (n. 16), p. 149; M. R
, Archeologia postclassica a Torella dei Lombardi. Ricerche nel castello Candriano (1993-97),
Napoli 1997, p. 126. Tutti i reperti rinvenuti in fase di ricognizione presso i due siti rurali
sono stati documentati e lasciati in loco.
23
D C
-P
, Primi dati sull’evidenza cit. (n. 16), p. 147.
218
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
del trasporto anche via mare, come per l’area di Fonti24 (odierna frazione
di Fuenti). Ovviamente non tutti i casali avevano la stessa importanza, funzioni ed estensione, tuttavia le fonti sono molto chiare in merito. Il legame
tra i commerci marittimi degli amalfitani in età ducale e la produttività dei
loro possedimenti terrieri, è imprescindibile. Al volgere del millennio si
strutturò un sistema economico circolare autoalimentato, per cui i ricavi
del commercio, venivano investiti per l’acquisto e messa a coltura di nuovi
appezzamenti di terra; i quali a loro volta fornivano risorse per continuare
la famosa espansione marittima commerciale di Amalfi, come è stato messo in evidenza da importanti studiosi25. Dopo la perdita dell’indipendenza nel XII secolo, per mano dei Normanni, Amalfi pur ridimensionandosi
sotto alcuni aspetti, riuscì a mantenere una importante posizione di rilievo
per lungo tempo; tuttavia dalla metà del XIV secolo iniziò il suo declino;
acuitosi tra la fine dello stesso secolo e gli inizi di quello successivo, coincidenti con la progressiva infeudazione del suo territorio, una volta sotto il
diretto controllo della corona angioina26. Credo quindi che gli insediamenti
rurali dell’ex ducato costiero, veri motori propulsivi di tutto il sistema economico legato ai possedimenti fondiari, abbiano come è logico, risentito
B. F
, Gli amalfitani a Cetara: vicende patrimoniali e attività economiche
(Secc. X-XI), in “Annali dell’istituto di studi storici”, VI, 1979-1980, Napoli 1983, pp. 3181; S. D’A
, Un monastero amalfitano in età prenormanna. SS. Cirico e Giulitta, in
“Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana” X, n. 19/20, Amalfi 1990, pp. 171-201.
25
J. M. M
, La politica commerciale del ducato di Amalfi. Stutture, mercati e mercanti, in B. F
- P. F. S
(a cura di), Interscambi socio culturali ed economici
fra le città marinare d’Italia e l’Occidente dagli osservatori mediterranei. Atti del Convegno Internazionale di Studi in memoria di Ezio Falcone (1938-2011), Amalfi 14-16 maggio
, La società marinara nel Medioevo amalfitano,
2011, Amalfi 2014, pp. 15-31; G. G
in La Rosa e il Magnete. La marineria amalfitana e la sua storia, Atti del Convegno di Studi
per il 50° Anniversario della costituzione del gruppo ANMI “Domenico Cassone” di Amalfi
, Les caracteres originaux de l’a(Amalfi 11-12 ottobre 1996), Atrani 2001; J. M. M
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età medievale e moderna, Atti delle giornate di studio in memoria di Jole Mazzoleni (Amalfi
, Amalfi. Un grande centro
10-12 dicembre 1993), Amalfi 1995, pp. 305-324; U. S
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n. s., 4 (dicembre 1992), Amalfi 1994, pp. 33-42; A. O. C
, Il commercio di Amalfi
nell’alto Medioevo, Salerno 1977.
26
A. G
, Amalfi, Spoleto 2018, pp. 41-56.
24
219
Alfonso Mammato
di queste contingenze storiche27. In qualche caso questi siti riuscirono a
sopravvivere fino ad oggi, dando vita a frazioni o piccoli comuni, altri invece come quelli oggetto delle ricognizioni, furono frequentati anche per
lungo tempo, con modalità insediative a carattere sporadico/stagionale, o
comunque in un’ottica di naturale decrescita e delocalizzazione, verso le
più proficue posizioni a valle prossime al mare.
G. G
, L’economia di Amalfi al tempo degli Angiò da Carlo I a Roberto
(1266-1343), in A. G
et alii (a cura di), Amalfi, il Mezzogiorno e il Mediterraneo. Studi
offerti a Gerardo Sangermano, Amalfi 2017, pp. 145-194.
27
220
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
Fig. 1 - I siti medievali dell’area indagata (da M
p. 203).
221
-A
, La “Grotta dell’affresco” cit.,
Alfonso Mammato
Fig. 2 - A: tecnica “a cantiere” nel muro nord dell’edificio; B: dettaglio della “giornata di lavoro”.
222
S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
Fig. 3 - A: ingresso principale alla struttura e all’ambiente a; B: nicchie nel muro nord dell’ambiente a.
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Alfonso Mammato
Fig. 4 - A: Una delle nicchie ad arco nel muro est dell’ambiente b; B: nicchia con alloggio di trave
sovrastante nel muro nord dell’ambiente b.
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S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
Fig. 5 - A: vegetazione che ricopre i ruderi del casale di S. Nicola in Carbonara; B: archi acuti della
struttura orientata ovest-est; C: resti dell’aggetto di un terzo arco della stessa struttura.
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Alfonso Mammato
Fig. 6 - A: in alto a sinistra, frammento di bacino invetriato con decorazione ‘spiral ware’ (secc.
XIII-XIV), in alto a destra, piccolo frammento di brocchetta invetriata R.M.R. (secc. XIII-XV), in
basso a sinistra, frammento di ceramica comune acroma, in basso a destra, frammento di olla da
fuoco invetriata all’interno e sull’orlo (secc. XIV-XV); B: due frammenti di ceramica invetriata
con decorazione ‘spiral ware’ (XIII-XIV).
Fig. 7 - A: ubicazione del casale di Subarano;
B: edificio con volta a crociera; C: cisterna
ipogea voltata a botte pertinente ad un edificio
abitativo.
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S. Nicola in Carbonara e Subarano: due insediamenti medievali abbandonati
Fig. 8 - A: in alto a sinistra, ansa a cannone di tegame (secc. XVI-XVII), in alto a destra e in basso
a sinistra, parete e due anse acrome pertinenti forse a brocche (secc. XIII-XIV); B: frammenti
ceramici postmedievali (secc. XVII-XX), fanno eccezione alcuni frammenti attribuibili al tardo
Medioevo.
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