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La natura eminentemente filosofica della ratio medica nel Medioevo e la diffusa produzione accademica e militante di trattatistica amorosa hanno favorito il ruolo della cultura medica nella formazione delle poetiche del XIII e XIV secolo, non solo e non tanto dal punto di vista tematico (fisiologia e patologia dell’amore e delle passioni, malinconia e ira, desiderio e paura), ma anche e particolarmente dal punto di vista della progressiva elaborazione del linguaggio metaforico della poesia: dai Siciliani all’ambiente guittoniano e, attraverso lo snodo decisivo di Cavalcani e Dante, a Petrarca e Boccaccio. Una volta appurata l’effettiva circolazione e diffusione delle conoscenze mediche, è possibile guardare alla nostra tradizione poetica cogliendo nei testi elementi linguistici, contenutistici e metaforici nati e ancor ben radicati in un contesto non originariamente letterario. Imprevedibili fonti scientifiche consigliano o impongono una diversa, più concreta e, se si vuole, ‘materialistica’ lettura anche delle più celebri liriche d’amore dello Stilnovo, poi fino al Decameron di Boccaccio.
La natura eminentemente filosofica della ratio medica nel Medioevo e la diffusa produzione accademica e militante di trattatistica amorosa hanno favorito il ruolo della cultura medica nella formazione delle poetiche del XIII e XIV secolo, non solo e non tanto dal punto di vista tematico (fisiologia e patologia dell’amore e delle passioni, malinconia e ira, desiderio e paura), ma anche e particolarmente dal punto di vista della progressiva elaborazione del linguaggio metaforico della poesia: dai Siciliani all’ambiente guittoniano e, attraverso lo snodo decisivo di Cavalcani e Dante, a Petrarca e Boccaccio. Una volta appurata l’effettiva circolazione e diffusione delle conoscenze mediche, è possibile guardare alla nostra tradizione poetica cogliendo nei testi elementi linguistici, contenutistici e metaforici nati e ancor ben radicati in un contesto non originariamente letterario. Imprevedibili fonti scientifiche consigliano o impongono una diversa, più concreta e, se si vuole, ‘materialistica’ lettura anche delle più celebri liriche d’amore dello Stilnovo, poi fino al Decameron di Boccaccio.
Edizione critica a cura di Luca Cadioli. Il ritrovamento fortuito di cinquantasei fogli di pergamena dimenticati nella soffitta di una villa signorile consente oggi di leggere il Lancellotto, l'unica traduzione in antico italiano a noi pervenuta del Lancelot propre. Il ciclo della Vulgata ebbe diffusione vastissima nella Francia dei secoli XIII e XIV, ma la storia dell'amore di Lancillotto e Ginevra e della ricerca del Santo Graal travalicò ben presto le Alpi per giungere in Italia, e qui diffondersi in maniera capillare, sia in lingua originale sia in traduzione: possediamo infatti le versioni dell'Estoire del Saint Graal, della Queste del Saint Graal e della Mort Artu. Mancava però, fino ad oggi, una traduzione italiana del nucleo fondativo del ciclo. Il lungo frammento ritrovato (ora conservato nella Biblioteca della Fondazione Ezio Franceschini) è tratto da un codice allestito a Firenze alla fine del sec. XIV; è composto da otto quaderni non rilegati, e tutti i fogli risultano palinsesti, provenienti da almeno quattro diversi manoscritti di ambito giuridico- notarile. Il testo tramanda una parte delle Suites de la Charrette e una dell'Agravain, secondo la versione lunga del romanzo. La traduzione dal francese procede in maniera letterale, e la lingua abbonda di gallicismi e calchi dal francese. L'edizione critica del romanzo, inquadrata dallo studio delle fonti francesi e delle modalità di traduzione e copia del testo, apre così un importante nuovo capitolo nella storia della tradizione arturiana in Italia.
Edizione critica a cura di Beatrice Fedi 🔗 https://bit.ly/2y4g0Mk. Sulla genesi e la ricezione dell’ampio progetto di divulgazione metrico-retorica e grammaticale elaborato attorno alla metà del XIV secolo a Toulouse dai membri del Concistori votati alla diffusione della Gaya Sciensa e tràdito con il titolo di Leys d’Amors o Flors del Gay Saber restano ancora molti interrogativi. Il corpus consta di tre versioni, di cui due in prosa ed una metrica per un totale di quattro manoscritti ed un frammento. La presente edizione critica, che ha per oggetto la redazione lunga in prosa, è la prima basata su di una recensio completa e concepita per documentare le diverse fasi elaborative dell’opera: il manoscritto base si caratterizza infatti come opus in fieri dalle numerose ed articolate riscritture. La scelta di un’edizione genetica è inoltre motivata dalla volontà di offrire uno strumento che permetta di indagare sui rapporti con le altre redazioni e con i dottrinari coevi o che dalle Leys d’Amors hanno preso ispirazione, nell'intento di contribuire a incrementare la conoscenza della tradizione e della cultura trobadorica che caratterizza il Trecento occitano-catalano.
in Dante visualizzato. Carte ridenti I: XIV secolo, a cura di R. Arqués Corominas e Marcello Ciccuto, Firenze, Cesati, 2017, pp. 127-142
Sommario, abstracts degli articoli, cronache e recensioni
A cura di Davide Checchi 🔗 https://bit.ly/2VxVjR0 Il Libro della natura degli animali (noto anche come Bestiario toscano) è il primo bestiario moralizzato in prosa della letteratura italiana. Composto nell’ultimo quarto del XIII impiegando fonti latine e francesi, questo testo fu copiato fino alla fine del XV secolo ed ebbe una notevole diffusione nell’area toscana, nell’Italia settentrionale e in Catalogna, dove fu tradotto in catalano nella prima metà del XLV secolo. Il presente volume ne offre un’edizione critica, per la prima volta fondata su un’analisi completa della tradizione diretta e indiretta.
«Diverse voci fanno dolci note». L’Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, a cura di Pär Larson, Paolo Squillacioti e Giulio Vaccaro, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013, 2013
Morfologie e funzioni degli apparati critici , 2018
«Diverse voci fanno dolci note». L’Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, a cura di Pär Larson, Paolo Squillacioti e Giulio Vaccaro, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013
«Diverse voci fanno dolci note». L'Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, a cura di Pär Larson, Paolo Squillacioti e Giulio Vaccaro, Alessandria, Edizioni dell'Orso, 2013,, pp. 129-136.
«Diverse voci fanno dolci note». L’Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, a cura di P. LARSON – P. SQUILLACIOTI – G. VACCARO, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013, pp. 85-96
«Diverse voci fanno dolci note». L’Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, a cura di P. LARSON – P. SQUILLACIOTI – G. VACCARO, Alessandria, Edizioni dell’Orso, 2013, pp. 59-70
«Diverse voci fanno dolci note» L’Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, 2013
«Diverse voci fanno dolci note». L'Opera del Vocabolario Italiano per Pietro G. Beltrami, 2013
Sulle tracce del Dante minore II. Prospettive di ricerca per lo studio delle fonti dantesche., 2019
in "Tra lo stil de’ moderni e ’l sermon prisco". Studi di allievi e amici offerti a Giuseppe Frasso, a cura di Edoardo R. Barbieri, Marco Giola, Daniele Piccini, Pisa, ETS, pp. 573-593, 2019