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lunedì 2 gennaio 2017

FIRMA AWARDS 2016: FUMETTO

Sempre più difficile stilare classifiche articolate divise in più sezioni per quel che riguarda la macro categoria fumetto. Il motivo principale è la mole sempre decrescente di materiale letto a causa della mole sempre decrescente di soldi guadagnati, quindi come l'anno scorso tenterò di riunire in tre sole categorie tutti gli albi letti quest'anno (che comunque ancora non sono proprio pochi, pochi).

Le tre categorie saranno dedicate ai fumetti inediti usciti in Italia nel corso del 2016 (e qui siamo sul pezzo), alle ristampe edite sempre nel corso del 2016 (sul pezzo anche qui stranamente) e una a quei volumi o a quelle graphic novel che io ho recuperato nel corso dell'anno, quindi qui ci rientra di tutto, anche roba molto vecchia.

Iniziamo proprio dalla categoria dedicata al materiale più datato, quella dei VOLUMI, GRAPHIC NOVEL e RECUPERI VARI, in quest'ottica prosegue il mio recupero dei Texoni, nei mesi in cui ho lavorato in fumetteria ho avuto modo di mettere mano anche a letture un po' diverse da quelle affrontate di solito. Ma vediamo questo benedetto podio.

Terzo classificato:
Rughe di Paco Roca
Bellissima visione sulla terza età, sulla vita degli anziani spesso abbandonati all'interno di fredde case di cura, una narrazione dal tocco lieve e sensibile, commovente e divertente. È qui, ma anche in vetta al podio non avrebbe sfigurato.

Secondo classificato:
Death Note di Tsugumi Ohba e Takeshi Obata
Ebbene sì, non avevo ancora mai letto l'appassionante Death Note, manga rivoluzionario, forse imperfetto e allungato oltre il naturale finale, quello che più avrebbe amato il pubblico, una vicenda che però ti prende alla grande. Poi c'è l'irresistibile Ryuk.

Primo classificato:
Alack Sinner di Carlos Sampayo e Josè Munoz
Stupendo l'hard boiled di Alack Sinner, aspetto con impazienza la ristampa annunciata dall'Editoriale Cosmo nella speranza che comprenda tutto il materiale dedicato al personaggio. Da recuperare a occhi chiusi.


         



La seconda categoria che vorrei prendere in considerazione è quella dedicata alle RISTAMPE di vecchio materiale pubblicate nel corso del 2016, anche qui un podio del tutto soddisfacente (almeno per me) con tre gradite sorprese, tutti fumetti che non avevo mai avuto occasione di leggere.

Terzo classificato:
I.R.$. di Stephen Desberg e Bernard Vrancken
Ottimo thriller ambientato nel mondo della finanza e soprattutto delle tasse e delle dichiarazioni dei redditi. Potrebbe sembrare noioso ma non lo è. Affatto. Ottima cura negli albi da parte dell'Editoriale Aurea, cura alla quale non ci aveva abituato. Peccato il progetto degli Integrali sembri già arenato dopo la proposta di questa prima serie.

Secondo classificato:
Xenozoic di Marc Schultz
Oltre a una bella serie, divertente e vintage, la scoperta di un grandissimo disegnatore, sarà il cognome ma gli Schultz con il fumetto ci sapevano davvero fare.

Primo classificato:
Blake e Mortimer di Edgar P. Jacobs
Onore e merito ai tipi di Gazzetta dello sport che continuano a portare in edicola capolavori a prezzo più che accessibile. Quest'anno è stata la volta, tra le altre cose, di Blake e Mortimer. Fantastico.


  



Chiudiamo con la categoria dei FUMETTI INEDITI, più che un vero e proprio gotha del fumetto targato 2016, semplicemente qualche buona segnalazione, qualche consiglio per recuperare una o due buone serie per chi fosse interessato a farlo. Mi sembra che nel fumetto mainstream ci sia una flessione qualitativa generale, l'impressione è che le cose davvero interessanti arrivino sempre più da ristampe e materiale datato o che si trovino in volumi costosi che non posso più permettermi. Insomma, il fumetto a prezzi popolari langue un poco, qualcosa di buono c'è sempre, non si parla però quasi mai di capolavori. Rispetto all'anno scorso sono mancati quei progetti degni di nota come Multiversity di Morrison o Sandman ouverture di Gaiman, altre cose come Battaglia e Morgan Lost hanno a mio avviso un po' deluso le aspettative, rimane qualche colpo di Bonelli, qualche outsider e la cara vecchia Marvel (la DC per me è ormai scomparsa, speriamo nel rilancio). Ecco comunque qualche segnalazione (la classifica prendetela pure un po' con le pinze):

Dodicesimo classificato:
The Professor di Andrea Corbetta e AA.VV.
Sulla fiducia e per il coraggio. Una nuova proposta italiana, un editore nuovo per il fumetto, un personaggio potenzialmente interessante con alcune cose ancora da mettere a posto (cliché dai quali allontanarsi, qualche ingenuità nella grafica e anche nel nome), però dai, due storie tutto sommato piacevoli da leggere, poi i soliti frantumapalle criticheranno a manetta, però per la buona volontà è giusto premiare l'iniziativa. I miei migliori auguri. Gli stessi auguri li estendo anche al nuovo Martin Mystère della Bonelli, ho avuto modo di leggere diffidente solo il primo numero, per questo non è in classifica, mi ha sorpreso piacevolmente, se son rose...

Undicesimo classificato:
Astonishing Ant-Man di Nick Spencer e Ramon Rosanas
Una serie fresca, divertente, che non si prende mai sul serio ma che non disdegna di toccare alcune corde che sono molto più vicine all'uomo che non al supereroe. Poteva potenzialmente essere ancora meglio, ma va bene così.

Decimo classificato:
Mighty Thor di Jason Aaron e Russell Dauterman
Largo alle donne! Se i puristi avranno storto il naso con la nuova incarnazione di Thor tutta al femminile, c'è da dire che la serie è piacevole e ha i giusti toni che debbono avere le vicende legate a un Dio del Tuono che si rispetti. In più il tema della malattia, con una Jane Foster ammalata di cancro e che a ogni sua trasformazione nella potentissima Thor vanifica tutte le sue sedute di chemioterapia, essere potentissimo condannato al deperimento. Non male.

Nono classificato:
Deathlock di Nathan Edmonson e Mike Perkins
Serie limitata dedicata a un personaggio minore, rilanciato probabilmente grazie alla sua presenza nello show televisivo Marvel's Agents of S.H.I.E.L.D. e che nelle mani di Edmonson diventa l'ennesima pedina ben manovrata all'interno di trame più vicine alle spy stories complottistiche che non a quelle supereroiche. Niente male.

Ottavo classificato:
Black Widow di Nathan Edmonson e Phil Noto
Ancora Edmonson, ancora spy story e la possibilità di sbirciare un poco nel privato della Vedova Nera, personaggio abbastanza mortificato al cinema quando è in compagnia dei suoi colleghi uomini. A quando un film a solo sulla bella Natasha? Credo che Scarlett sarebbe d'accordo.

Settimo classificato:
Squadron Sinister di Marc Guggenheim e Carlos Pacheco
Legate all'evento Secret Wars ci sono state diverse sorprese, miniserie brevi di quattro o cinque numeri molto divertenti o interessanti, penso a 1872, A-Force o Vecchio Logan e altre... decido però di segnalare la squadra di stronzi dello Squadrone Sinistro, bastardi fino al midollo.

Sesto classificato:
Star Wars di Jason Aaron e Stuart Immonen
Le storie inseriti nell'universo di Star Wars continuano a divertire, sia con questa serie principale sia con gli altri progetti come la serie dedicata a Darth Vader e le mini con protagonisti altri personaggi come Lando o Chewbacca. Intramontabili.

Quinto classificato:
All New Hawkeye di Jeff Lemire e Ramon Perez
Non ha la forza innovative della serie di Occhio di Falco di Fraction e Aja ma anche Lemire ha fatto un ottimo lavoro andando a scavare nel passato dei due Occhio di Falco, Clint e Kate. Uno, anzi due, dei personaggi meglio gestiti dalla Marvel più recente.

Quarto classificato:
Daredevil di Charles Soule e Ron Garney
Devil ritorna alle atmosfere urbane e oscure, quelle che più si confanno al personaggio. Trainato anche dalla splendida serie tv, una nuova rinascita per il diavolo di Hell's Kitchen che per la prima volta si muove in città potendo contare su una valida spalla, il giovane Blindspot.

Terzo classificato:
Doctor Strange di Jason Aaron e Chris Bachalo
Potenza del cinema, un'esposizione del personaggio mai vista prima: ristampe, volumi lussuosi, collane allegate ai quotidiani e questa nuova serie regolare (in Italia accompagnata da Scarlet Witch) che promette una visione diversa sull'universo Marvel e tanto divertimento. Non male caro dottore, non male...

Secondo classificato:
Manifest Destiny di Chris Dingess e Matthew Roberts
La storica spedizione di Lewis e Clarke alla scoperta dell'ovest americano tra autoctoni, zombi vegetali, minotauri e mostri delle specie più disparate, un'esplorazione avventurosa dalle forti tinte horror narrata con il giusto piglio. Altro centro della factory di Kirkman.

Primo classificato:
Ut di Paola Barbato e Corrado Roi
Semplicemente la narrazione più originale che ho avuto modo di leggere quest'anno, un mondo affascinante come pochi, tavole meravigliose per le quali le lodi a Roi non saranno mai troppe. Sei numeri da avere senza se e senza ma nonostante la difficile comprensione della vicenda.


         


         


         


         

sabato 24 ottobre 2015

SKORPIO MAXI

E così, dopo il varo di Lanciostory Maxi di cui parlammo qualche tempo fa, nel mese di Ottobre arriva nelle edicole del belpaese anche la testata gemella Skorpio Maxi, con contenuti diversi ma con più o meno le stesse intenzioni. Ci tengo a precisare che a mio avviso le intenzioni che aleggiano in casa Aurea sono onestamente buone, ma che (purtroppo e ahinoi) pecchino sempre un poco nella messa in opera.

Devo dire che, messi sul piatto della fatidica bilancia, l'esordio dello Skorpio Maxi mi ha soddisfatto nei contenuti ancor più di quello del suo predecessore. Non è comunque privo di difetti neanche questo nuovo arrivato, anzi, un paio di questi mi sembrano realmente di grosse proporzioni. Inspiegabile (e anche di scarsa considerazione verso i lettori) l'inserimento della prima bande dessinée del nuovo mensile pubblicandola a partire dal tomo secondo. Infatti sembra che la prima parte del Mister George di Le Tendre e Labiano sia stata presentata in un numero di Skorpio settimanale, così chi acquista la prima uscita del Maxi si ritrova con una storia che inizia in media res, scelta a mio avviso completamente sballata e incomprensibile (con tutto il materiale poi che Aurea avrebbe da ristampare).

Altra scelta assurda è quella di presentare nelle poche pagine dedicate agli approfondimenti (o che avrebbero potuto essere dedicate agli approfondimenti) la rubrica del tuttologo Roberto Vacca che per quanto possa essere un esperto di fama mondiale qui c'entra come i cavoli a merenda. Già rimpiango lo splendido articolo che precedeva il primo numero de I Partigiani su Lanciostory Maxi n. 1. Qui ci viene offerto un approfondimento sulla mortalità causata da tumore e la situazione in Svizzera in completa controtendenza mondiale. A parte che l'articolo è a mio modestissimo parere del tutto inconcludente, ma se io prendo in mano una rivista a fumetti, principalmente d'avventura, sarà forse perché mi vorrò svagare un attimo? Non so a quanti avrà fatto piacere sorbirsi tra i due racconti brevi presentati in questo numero il pistolotto sul tumore. Assurdo. Occasioni e pagine sprecate.

Discorso copertina. Non saprei che dire, anche qui fuorvianti, forse un pelo meno eroticheggiante di quelle di Lanciostory Maxi, più che altro per lo stile, ma a mio avviso anche più brutta.

Veniamo ora alle note positive. Intanto mi sembra ci sia un po' di cura in più nei testi, nessuno strafalcione macroscopico e iniziano a comparire almeno le date delle prime pubblicazioni su Skorpio delle varie serie presentate. La carta è sempre la stessa e come già avevo detto a me piace, la trovo affascinante questa cartaccia. Il sommario presenta meno liberi rispetto a Lanciostory Maxi (qui solo due), liberi che si stanno rivelando un po' il punto debole della testata gemella, sempre meno interessanti delle storie lunghe che in Skorpio Maxi sono ben quattro.

Di Mister George abbiamo già detto, unico prodotto francese della rivista con protagonista uno smemorato immerso in una spy story, vicenda che non fosse stata tronca sarebbe anche stata piacevole da leggere seppur derivativa (qualcuno ha detto XIII?).

Non male l'ambientazione di Skorpio il vendicatore solitario. In una New York dei '70 troviamo quartieri difficili, gangster, bande di strada, un ispettore di polizia con i baffi a manubrio, un giovane prete dalla sberla facile, bande di motociclisti e il misterioso Skorpio, il vendicatore. Avventura più classica per Continente nero e Wakantanka, ambientato in Africa il primo e in Nord America il secondo. Il sommario si rivela più corposo e di peso, la lettura ne trae beneficio, probabilmente si potrebbe pensare di limitare al massimo i liberi e aumentare il numero di serie lunghe o le pagine a esse dedicate.

Sommario:
- Skorpio il vendicatore solitario, di Collins (t) e Garcia Sejas (d)
- Continente nero, di Grassi (t) e Salinas (d)
- Mister George, di Rodolphe/Le Tendre (t) e Labiano (d)
- Wakantanka, di Oesthereld/Albiac (t) e Zanotto (d)
- Il Dio sconosciuto, di Grassi (t) e Alcatena (d)
- Il maestro, di Barnes (t) e Klacik (d)

lunedì 3 agosto 2015

LANCIOSTORY MAXI

Non so più quanto tempo è passato dall'ultima volta che presi in mano un numero di Lanciostory o di Skorpio. Anni comunque, tantissimi. E in ogni caso non mi è capitato poi così spesso. Il motivo principale è uno solo. In molti potranno pensare che questo sia legato alla qualità del prodotto riferendosi più al contenitore che non al contenuto, magari alla non altissima qualità della carta impiegata o ad altre ragioni di questo genere.

Non è così, nonostante sotto questo aspetto le pubblicazioni Aurea (e all'epoca Eura) esibissero non pochi difetti, diversi dei quali presenti ancora oggi in questo primo numero di Lanciostory Maxi e già ampiamente dibattuti in altre sedi (qui e qui ad esempio).

Il vero motivo invece è che quegli strilloni sbandierati in copertina che promettevano all'interno dell'albo dieci fumetti, dodici, otto, diciotto o quanti ne erano riusciti a infilare nel numero specifico, a me hanno sempre fatto venire l'orticaria. Centellinare le pagine di una storia, poi passare alla successiva leggendone un piccolo assaggio, poi ancora una... no grazie, non fa per me. Si, direte voi, ma è la qualità del fumetto che conta. Certo, però io domani vi porto un succulento piatto di pasta, ottimo, vi faccio assaggiare tre penne e poi ve lo tolgo da sotto al naso.

Non so se ci siamo capiti. No, grazie.

Con questo Lanciostory Maxi sembra che almeno in parte il problema (o quello che per me era un problema) sia stato superato, e proprio questo era uno degli obiettivi che si sono posti in casa Aurea: spezzare meno le storie e catturare i lettori come me allergici agli assaggini. Devo dire che non è andata male, nel numero d'esordio abbiamo infatti due episodi completi di Yor il cacciatore (27 pp.), uno de I partigiani (per 22 pp.) e altre tre storie complete. Non male, davvero non male, diciamo che l'andazzo generale ora mi garba parecchio.

I difetti poi rimangono e sono diversi, per conoscerli più o meno tutti vi rimando ai due link di sopra. Personalmente quelli che mi infastidiscono di più sono la difficile collocazione e conservazione di un albo spillato con la copertina così floscia, le scelte grafiche relative alle cover stesse che non rendono giustizia alla rivista e la mancanza della data di uscita originale delle varie storie (e anche della casa editrice magari, thanks!). Trovo invece affascinante la scelta della cartaccia su cui Aurea stampa queste riviste, scelta che probabilmente un minimo incide anche sulla resa visiva delle storie proposte, però non so... in qualche modo mi piace.

Contenuti: a parte qualche strafalcione linguistico imperdonabile ho trovato gli articoli introduttivi parecchio interessanti, nel caso de I partigiani forse più interessanti della storia stessa con le vicende degli autori in una Jugoslavia degli anni '70 sotto questo punto di vista davvero poco conosciuta (e a me totalmente sconosciuta).

Affascina il miscuglio tra ambientazione neolitica e elementi fantascientifici di Yor, il cacciatore e non delude nemmeno il più convenzionale episodio de I partigiani che tra l'altro sfoggia le buone matite di Jules. Non male almeno due delle tre storie autoconclusive mentre mi sembrano abbastanza trascurabili le strip de Le avventure del legionario Beep Beep relegate in ultima pagina.

C'è da aggiustare il tiro e Voi di Aurea cercate di ascoltare i vostri lettori, che poi son quelli che vi danno i soldi. Per me, penso che darò fiducia a questa iniziativa, cercando di migliorare un passo alla volta potrebbero essere soddisfazioni.

Sommario:
- Yor il cacciatore, di Collins (t) e Zanotto (d)
- Il padrone, di Trillo (t) e Mandrafina (d)
- I partigiani, di Lebovic (t) e Jules (d)
- Il gatto, di Armayor (t) e Roume (d)
- Quando soffia il vento rosso, di Mazzitelli (t) e Alcatena (d)

venerdì 4 gennaio 2013

AWARDS 2012: FUMETTO

Nonostante la fatica notturna per preparare gli awards della categoria fumetto, anche questa volta ce l'abbiamo fatta (plurale majestatis).

Rispetto all'anno scorso ho voluto apportare qualche modifica qua e là, dividendo la voce fumetto in ben cinque sottocategorie e allargando i podi di alcune di esse a più delle tre posizioni canoniche.

Ecco quindi le sottocategorie: Miglior serie regolare, miglior miniserie, miglior volume/graphic novel, miglior ristampa, miglior fumetto in formato bonellide.

Essendo il fumetto l'argomento dove sono più sul pezzo, per questa categoria si parlera di materiale uscito nel 2012 eccezion fatta per la sottocategoria Graphic Novel/Volumi nella quale rientrerà tutto quel che io ho letto nel 2012, anche roba vecchia.

Finiti i preamboli andiamo a incominciare:

Iniziamo con quella che mi sembra essere sempre la sottocategoria più fiacca, quella delle Miniserie. Nonostante i mensili dedicati a eroi Marvel e Dc (soprattutto Marvel) abbondino di miniserie, numeri unici, progetti a termine e nonostante ad alcune di esse vengano dedicati albi appositi, la qualità di questi prodotti sempre più difficilmente risulta esaltante (parere personale ovviamente).

La tanto decantata Fear Itself, evento portante del 2012 in casa Marvel, non solo si è rivelato un polpettone indigesto ma è riuscita ad affossare anche serie ottime come The invincible Iron Man (l'anno scorso sul podio). Flashpoint me lo sono perso e quindi non saprei dire come si sono mossi in casa DC per scatenare il reboot di tutte le testate storiche del loro universo narrativo.

Andiamo a inserire sul podio le cose migliori:

Terzo classificato:
AVX (Marvel) di Jason Aaron e John Romita Jr.
Sulla fiducia. Letti solo i primi due episodi originali, si preannuncia come evento portante 2012/2013 e base del rilancio Marvel. Lo scontro tra X-Men e Vendicatori al momento non sembra nulla di eccezionale, come dicevo, sulla fiducia! Poi mica potrà essere peggio di Fear Itself che mi ha portato ad abbandonare qualsiasi cosa legata all'evento comprese tutte le testate targate Avengers. Comunque io tengo per quegli altri.

Secondo classificato:
Moon Knight (Marvel) di Brian Michael Bendis e Alex Maleev
Nata come potenziale serie regolare il progetto si è trasformato in una mini di 12 numeri. Ne Bendis ne Maleev al loro meglio, però lo scavo nella follia di un personaggio condannato forse a vivacchiare tra le seconde file non è malaccio. Un character destinato alla serie B nonostante sia ora anche un Vendicatore. Però a me Moon Knight è sempre piaciuto e quindi...

Primo classificato:
X-Men: Schism (Marvel) di Jason Aaron e AA.VV.
Finalmente gli uomini X tornano protagonisti assoluti in una mini che inserisce nuovi elementi e direzioni nell'universo mutante. Un nuovo Club Infernale, Kid Omega contro i rappresentanti dei paesi più influenti del mondo e lo scontro di carattere etico tra Ciclope e Wolverine che porterà allo scisma degli X-Men e darà vita alla nuova testata Wolverine & The X-Men. Tra i disegnatori gente come Carlos Pacheco, Frank Cho, Daniel Acuna, Alan Davis e Adam Kubert.




Passiamo alle Serie regolari. Quest'anno abbiamo potuto assistere a diversi fenomeni legati alle ongoing series di Marvel e DC (principalmente). Per la casa editrice di Supes e Bats nuova linfa è stata portata dal reebot delle testate regolari che sono ripartite tutte dal numero 1. In casa Marvel di contro la mania dell'eventone ha appesantito le gesta di parecchi dei personaggi di punta della casa editrice. Comunque c'è in vista un rilancio totale anche per loro, staremo a vedere. Le serie che ho preso in considerazione tra le varie case editrici sono una cinquantina, di alcune ovviamente non ho letto l'intera annata, alcune le ho abbandonate in toto, alcune sono iniziate da poco: ecco quel che ne è venuto fuori:

Sesto classificato:Swamp Thing (DC Comics) di Scott Snyder, Yanick Paquette e Marco Rudy (qui)

Uno degli argomenti fumettistici di fine 2012 è legato al destino della Vertigo, etichetta che ha perso l'editor Karen Berger e personaggi come Constantine, Swamp Thing e Animal Man ormai storicamente appannaggio di questa linea editoriale. Il timore di veder serie come Swamp Thing e Animal Man addomesticate e standardizzate è stato in parte fugato dall'ottimo lavoro svolto sulle serie, tra le cose migliori dell'anno appena passato.

Quinto classificato:
Animal Man (DC Comics) di Jeff Lemire e Travel Foreman (qui)
L'horror/sovrannaturale di qualità torna nel classico universo DC grazie a serie come Animal Man e Swamp Thing, accomunate da tematiche simili e sviluppi narrativi contigui. Instillano curiosità e attesa.

Quarto Classificato:
Aquaman (DC Comics) di Geoff Johns e Ivan Reis
Il team creativo è ormai sinonimo di qualità e affidabilità. E' il rilancio definitivo di un character mai troppo considerato, una nuova serie colma di ironia, ben narrata e disegnata in maniera egregia. Altro che Namor. Un'ottima sorpresa!

Terzo Classificato:
Fantastic Four/Future Foundation (Marvel Comics) di Jonathan Hickman e AA.VV.
Giunge al culmine la saga imbastita da Hickman per il quartetto più celebre dei comics, una lunga run che dà l'impressione di essere stata progettata fin nei minimi dettagli e che riporta la fantastica famiglia alle tematiche epico/cosmiche che gli appartengono. Ancora qualche cartuccia da sparare per l'autore ma ormai l'ottimo giudizio resta definitivo.

Secondo Classificato:
Wolverine & The X-Men (Marvel Comics) di Jason Aaron, Chris Bachalo e Nick Bradshaw
Serie nata dopo lo scisma degli uomini X ripropone Wolverine in veste di preside della rifondata scuola a Westchester intitolata alla compianta Jane Grey. Con lui un'accozzaglia di mutanti giovani e adulti che cercano di crescere e imparare gli uni e difendere e insegnare gli altri. E' la parte ironica del cosmo X e in questo Aaron sta facendo un ottimo lavoro. L'anno scorso lo additai come il più ininfluente degli architetti Marvel, ora mi devo ricredere. Il ragazzo si dimostra meno bollito di gente come Bendis e Fraction. Poi alle matite ha Bachalo, quindi...

Primo classificato:
Batman (DC Comics) di Scott Snyder e Greg Capullo
Batman è Batman. Quando capita nelle mani di un team creativo capace diventa inarrestabile. Il rilancio del pipistrello si tramuta in una serie dalla godibilità perfetta, una narrazione accattivante, un nuovo temibile antagonista, La corte dei gufi, e le matite in stato di grazia di Capullo fanno salire in cima al podio quello che per me è e rimane Il supereroe. E non ha nessuna capacità particolare, lo so.





Menzione particolare per Uncanny X-Force e X-Factor che contribuiscono al buon momento del sottouniverso mutante, c'è ancora da lavorare ma si può fare!



Passiamo alla categoria Ristampe.
Ho inserito qui materiale già pubblicato in precedenza in Italia, sia recentemente che no. Le ristampe sono uscite tutte (o quasi) nel corso del 2012. Devo dire che qui le soddisfazioni non sono mancate, numerose le ristampe di classiche historietas della tradizione argentina, ottimo materiale americano e soprattutto non è mancata la tendenza a ristampare in formati economici cose viste in precedenza in volumi più costosi. Davvero un'ottima categoria. E andiamo:

Sesto classificato: 
Kick-Ass (Marvel/Icon) di Mark Millar e John Romita Jr. (qui)

Un vero calcio in culo, dove le trame e le sparate tanto care a Millar si amalgamano in maniera perfetta al divertimento duro e puro. Non mancano i colpi bassi ma per una volta il tutto non sembra aver nulla di gratuito. Buono anche John Romita Jr. che da tempo non è più quello di una volta.

Quinto classificato:
Pugacioff magie e dintorni (Annexia) di Giorgio Rebuffi (qui)
Tornano le storie del lupo della steppa, una comicità senza tempo, un po' l'outsider di questa classifica ma un'outsider di tutto valore. Da recuperare.

Quarto classificato:
Transmetropolitan (DC Comics/Vertigo) di Warren Ellis e Darick Robertson (qui)
Polemica, dissacrante, sboccata ma di grande intelligenza la serie ideata da questo fantastico team creativo. Ce n'è per tutti, dalle congregazioni religiose ai politici al cittadino comune. Un cult.

Terzo classificato:
Hellblazer (DC Comics/Vertigo) di AAVV
Dopo aver sofferto per la singhiozzante gestione Planeta DeAgostini finalmente un po' di ritrovata serenità in casa Lion. Lasciata alle spalle la gestione Ennis ora è la volta di Jenkins e Philips. Il vecchio Constantine è ancora in ottime mani.

Secondo classificato:
100 bullets (DC Comics/Vertigo) di Brian Azzarello e Eduardo Risso (qui)
Per chi ama il noir, gli intrighi, il crimine e le storie corali 100 bullets è una goduria. Punto.

Primo Classificato:
The Invisibles (DC Comics/Vertigo) di Grant Morrison e AAVV. (qui)
La cospirazione, il viaggio mentale, il delirio. Deve proprio piacere ma se piace... coinvolgente e spiazzante come poche cose in giro. Sperando in un recupero dell'esaurito materiale targato Planeta metto la medaglia d'oro al collo dello scozzese. Disegni sempre all'altezza della posizione.





Veniamo ora alle serie in formato Bonellide. Rientrano qui solo albi usciti nel 2012 comprendenti però sia materiale nuovo che ristampe. Una delle nuove tendenze del mercato per le edicole è stata la riproposta in formato economico di grandi serie della tradizione francese, le bande dessinèe stampate in bianco e nero in formato ridotto. Le proposte sono molto interessanti, della questione formato ne abbiamo discusso in passato.

Sesto classificato:
The Walking Dead (Image) di Robert Kirkman e Tony Moore (qui)
Un primo numero promettente e un secondo ancora da leggere. Un'iniziativa insolita quella di proporre un comic book americano in formato Bonelli da parte della Saldapress. Potrebbe scalare posizioni negli awards del prossimo anno. Della serie Tv dicon tutti un gran bene, il survival horror incentrato sui personaggi più che sugli scontri intriga.

Quinto classificato:
XIII (Dargaud) di Jean Van Hamme e William Vance
Anche qui sulla fiducia, un unico numero letto. L'intrigo dello smemorato trovato sulla scogliera da una coppia di anziani promette bene. Inoltre l'Aurea ha avuto la brillante idea di dare respiro alle tavole aumentando di qualche centimetro il formato. Non male.

Quarto classificato:
Durango (MC Production) di Yves Swolfs (qui)
Lo spaghetti western riportato su tavole. Polvere, sangue e violenza a narrare l'epopea del taciturno Durango, pistolero di poche parole e grande onore. Pubblicato da GP Publishing in Italia, grande lavoro sia ai testi che ai disegni da parte di Swolfs.

Terzo classificato:
Le Storie (Sergio Bonelli Editore) di AA.VV.
Progetto da premiare, ogni mese un numero. Ogni numero un personaggio. Ogni personaggio una storia. Progetto ambizioso che ha sfornato già alcuni numeri davvero interessanti e la curiosità si rinnova mese dopo mese.

Secondo classificato:
Comanche (Dargaud/Lombard) di Greg e Hermann
Western più classico con protagonisti un'assortita compagnia di cowboy al soldo della bella Comanche. Il pistolero Red Dust, il vecchio Ten Gallons e tutti gli altri a creare un bell'affresco nel vecchio west. Ottime le matite di Hermann e del suo sostituto sul finale di serie.

Primo classificato:
Lo sparviero (Dupuis/Soleil) di Patrice Pellerin
La grande sorpresa. Un'avventura marinara tra coste e ponti di grandi navi. Un'accusa ingiusta da raddrizzare ai danni del protagonista, l'abile Sparviero del titolo, una tra le miniserie (3 numeri) migliori di tutta l'annata. Trame e disegni vicini alla perfezione.





Concludiamo con la sottocategoria dei Volumi o Graphic Novel. Essendo in cronico ritardo sulle letture mensili, solitamente i volumoni sono quelli che più facilmente vengono da me letti con colpevole ritardo. Unica sezione questa dove quindi si parlerà di materiale letto nel 2012 ma che potrebbe essere uscito anche dieci anni fa.

Terzo classificato
Una trilogia inglese (Dargaud) di Floc'h e Riviere (qui)
Perdersi tra le linee di Floc'h e tra le suggestioni create da Riviere non ha prezzo. Per tutto il resto c'è la fantastica serie di Graphic Novel messa in porto dalla Coconino per il mercato delle edicole. A distanza d'anni ancora si ringrazia.

Secondo classificato
David Boring e altre storie (Phanteon Books) di Daniel Clowes (qui)
Mi è capitato leggendo quest'anno alcune Graphic Novel che il linguaggio usato, il tipo di storie narrate, spesso si somiglino facendo perdere qualcosa al risultato finale delle singole opere. Con David Boring questo rischio non si corre. Per una narrazione fuori dagli schemi.

Primo Classificato:
Calvin & Hobbes - La vita che stress (Andrew mcMeel Publishing) di Bill Watterson (qui)
Tenerissime strip, all'altezza di cose come i Peanuts, Mafalda e Bradi Pit :)
Da leggere, leggere, leggere e ancora, ancora....


domenica 30 dicembre 2012

SAVARESE

di Robin Wood e Domingo Roberto Mandrafina

A Robin Wood probabilmente piace sterminare le famiglie. La sorte toccata già a uno dei suoi personaggi più celebri, Dago il giannizzero nero, segna anche il destino del giovane Giovanni Savarese. Siamo nel 1920 in un piccolo paese della Sicilia all'imbrunire di un giorno come tanti, uomini seduti al bar, vecchie signore sui balconi, lo scemo del villaggio che porta a spasso un barattolo di latta. Ma l'aria è pesante, ci sono questioni in sospeso e gli uomini di Don Fabio Graziano attendono gli esponenti della famiglia Savarese, gente per bene che non si vuole piegare. L'incontro finisce in tragedia come era prevedibile, il piccolo Giovanni è costretto a fuggire a Palermo, ospite di poco amorevoli zii. La vita è dura, le umiliazioni sono insopportabili e a quei tempi il passo per lasciarsi tutto alle spalle, compreso l'orrore insensato delle famiglie mafiose, è uno solo, unica la meta: l'America.

Non sarà facile per Giovanni, ragazzo mingherlino, sveglio e di buone maniere, entrare nel nuovo continente e iniziare una nuova vita. Dalla sua il ragazzo ha la capacità di farsi ben volere, la voglia di lavorare duro e un senso di giustizia che non mancherà di procurargli pensieri e dolori. Purtroppo l'America offre sì delle opportunita, ma il nuovo John Savarese si troverà continuamente di fronte a violenze e ingiustizia, alle cosche mafiose provenienti dalla sua terra natia come alle bande di delinquenti irlandesi o polacche. La storia americana è giovane ma già immersa in fiumi di sangue e violenza, una realtà alla quale il giovane John cercherà di opporsi con i suoi pochi mezzi.

La narrazione di Robin Wood (argentino nonostante il nome) si può definire semplicemente classica, cadenzata da episodi di una quindicina di pagine l'uno. La successione degli eventi è lineare, la storia di Giovanni procede grazie all'interazione del protagonista con un'enorme galleria di comprimari, alcuni decisamente importanti per la crescita del personaggio altri funzionali alla vicenda sviluppata nel singolo episodio. Come succede anche in Dago e in generale in molte historietas di origine Argentina, i vari tasselli contribuiscono a creare un insieme narrativo coerente tale da permettere al lettore di affezionarsi ai personaggi e appassionarsi alle loro vicende. Vicende ammantate di realismo grazie a situazioni note come il passaggio ad Ellis Island fino all'incontro con personaggi dell'epoca realmente esistiti come Al Capone. Le vicissitudini narrate sono rese ancor più credibili dal tratto di Mandrafina sempre attento e preciso soprattutto nel tratteggiare ambienti d'epoca, veicoli e vie di New York, una resa d'atmosfera eccezionale. Forse la carta usata dall'Aurea per la collana Mastercomix, essendo porosa, impasta un po' i neri a discapito del lavoro del disegnatore, la versione presentata qualche anno fa su carta lucida ne I maestri del fumetto presentava una resa di miglior qualità. La pecca, insieme alla mancanza di qualsiasi articolo o editoriale, è compensata dal fatto di poter ammirare per intero (salvo imprevisti) la saga di questo personaggio nato nel lontano 1977.

Ammetto che questa edizione può dare l'impressione di essere un po' tirata via come si suol dire, però se vi piacciono le storie dove c'è il bene e c'è il male, dove c'è ciò che è giusto e ciò che è sbagliato e nel mezzo solo uomini comuni a decidere da che parte andare, Savarese val bene la spesa. In fondo parliamo di volumazzi da 194 pp. a 6,90 che escono ogni due mesi (se va bene). Fatevi due conti.

giovedì 17 febbraio 2011

DAGO: LO SCHIAVO DI VENEZIA

Questo articolo è stato scritto per il sito fumettidicarta (e relativo blog)

Quando mi sono seduto davanti al computer l’intenzione era quella di parlare della miniserie Sebastian O scritta da Grant Morrison. Una storia di vendetta ambientata in un’epoca vittoriana dai risvolti Steampunk. Un protagonista lascivo, in piena opposizione alla morale dell’epoca tradito da un amico e imprigionato a causa dei suoi comportamenti. Un assassino brutale che evade per compiere la sua vendetta, un dandy che dà poco valore alla vita umana e molto all’estetica.

Le parole però non venivano fuori, non c’era verso. Per distrarmi ho preso in mano il primo numero della collana di ristampe Dago: Tuttocolore. Anche qui, curiosamente, mi trovo davanti a una storia di vendetta, una storia dal respiro molto più ampio e decisamente più epico rispetto alla prima. Ambientazione completamente diversa: siamo a Venezia nel sedicesimo secolo, decisamente distanti dall’ucronia vittoriana descritta da Morrison. Avventura classica invece di una decadente fantascienza (appena accennata a dire il vero).

Man mano che leggevo le avventure di Dago, Sebastian O veniva inesorabilmente cancellato dalla mia mente, il genio visionario di Morrison sbeffeggiato dalla solida scrittura di un Robin Wood in stato di grazia che sembrava dirmi: “Guarda, è così che si scrive una storia”.

“E, tra l’altro, così la si disegna” aggiunge Alberto Salinas, e chi può dire nulla.

Certo il paragone è impari, Dago ha una storia pluriennale alle spalle mentre Sebastian O una miniserie di tre numeri. Però io Dago non l’avevo mai preso in mano prima d’ora e alla fine del terzo capitolo (il volume ne raccoglie ventuno) il protagonista di questa storia è già un personaggio vero, con le sue disgrazie, le sue motivazioni, il suo carattere e con in tasca una vendetta da compiere.

Invece Sebastian O cominciava a sembrarmi un disegnino vuoto, Sebastian O... ma chi è questo Sebastian O. Così ho deciso di scrivere di Dago.

Per fare una citazione di bassa lega potremmo dire: “Com’è dura l’avventura”. Per il protagonista di questa collana è dura davvero.
Cesare Renzi, questo il vero nome di Dago, è il rampollo di una nobile famiglia veneziana ai danni della quale è in atto una congiura. Della stessa fanno parte un aspirante doge, il finanziere Kalandrakis che ha da guadagnarci denaro e prestigio, Ahmed Bey che manovra per fini politici mandato dal Sultano stesso e il migliore amico di Cesare, il conte Barazzutti, che mira a ricchezze e alla mano di Ginetta, l’amata di Cesare.

Le manovre di questi loschi figuri portano allo sterminio della famiglia di Cesare, madre, padre e sorella uccisi senza pietà. Cesare finisce in mare con una daga (da qui il nome Dago) conficcata nella schiena.

Da Venezia al mare, dal mare alla flotta del temuto pirata Barbarossa, da lì ad Algeri fino al deserto, schiavo al remo e nelle paludi di sanguisughe.
Traversie che svuotano l’anima di Cesare che è sempre meno Cesare e sempre più lo schiavo Dago. Consumato dal desiderio di vendetta vive per esso con molto orgoglio, poco amore e grande determinazione.

Avventure calate perfettamente nello scenario storico dell’epoca in un caldo e temibile Nord Africa, tra beduini e tuareg, deserto e mare, schiavitù e amicizie virili, atti d’incoscienza e prove di coraggio. Il coraggio e la determinazione di chi deve riguadagnare la libertà per la vendetta.

Wood scrive una storia di classica avventura, di quelle che non ve n’è mai abbastanza. La curiosità di vedere cosa succede all’ex nobile veneziano è forte e forti sono anche i meriti di Salinas, maestro in grado di rendere al meglio qualsiasi tipo di ambientazione.
Perfetta la ricostruzione di ambienti, costumi d’epoca, animali e personaggi. Non ho mai letto il Dago in bianco e nero ma questa versione a colori soddisfa pienamente.

Sempre più spesso mi capita di apprezzare il ritorno al classico rispetto a opere che vogliono essere innovative e non ci riescono. Per chi può fare a meno di calzamaglie, astronavi volanti, viaggi nel tempo e cose del genere Dago è sicuramente un’ottima lettura.

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