Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Capitolo 6 - I Fallimenti Microeconomici Del Mercato Il Potere Di Mercato

Scarica in formato docx, pdf o txt
Scarica in formato docx, pdf o txt
Sei sulla pagina 1di 4

CAPITOLO 6 – I FALLIMENTI MICROECONOMICI DEL MERCATO: IL POTERE DI MERCATO

Perché esistono i monopoli?

Si definisce monopolio quel mercato in cui la produzione di un bene viene effettuata da un’unica impresa. Per questo,
il monopolista detiene il cosiddetto potere di mercato, ovvero quella situazione nella quale un individuo attraverso il
suo comportamento, può modificare il prezzo di un bene in quel mercato (price-maker).

Inoltre, è possibile distinguere tre tipologie di monopoli, ovvero:

a) Monopoli di natura storica, ovvero monopoli caratterizzati da interventi legislativi che determinano la
presenza di barriere all’entrata per le imprese che vogliono iniziare a produrre su quel mercato.
b) Monopoli di natura economica, ovvero monopoli caratterizzati dai comportamenti di un’impresa, la quale
ostacola e impedisce l’entrata di nuove imprese e per questo, le legislazioni antimonopolistiche intendono
contrastarle.
c) Monopoli naturali, ovvero monopoli caratterizzati dalla configurazione oggettiva del mercato, vale a dire
dalla dimensione della domanda e dei costi di produzione, la quale rende impossibile la possibilità che più
di un’impresa possa ottenere profitti positivi.

Per questo, i monopoli causano un’allocazione inefficiente delle risorse rispetto ai regimi di concorrenza perfetta, in
quanto non garantiscono un’equa distribuzione dal punto di vista del benessere sociale . Infatti, questa inefficienza
allocativa può essere considerata secondo due punti di vista differenti, ovvero dinamica e statistica.

L’inefficienza allocativa dinamica del monopolio

Per quanto riguarda l’inefficienza allocativa del monopolio dal punto di vista dinamico, si è sviluppato un famoso
conflitto tra due importanti economisti, ovvero l'economista statunitense Kenneth Arrow e l'economista austriaco
Joseph Schumpeter, i quali sostenevano tesi sostanzialmente opposte.

Infatti, secondo Arrow, il monopolio è inefficiente in senso dinamico, mentre, la concorrenza perfetta garantisce sia
l’efficienza statistica sia un tasso di crescita economica più elevato rispetto a quello associato al monopolio, in quanto
chi gode di rendite monopolistiche non è incentivato a compiere ricerca e sviluppo e le informazioni sulla tecnologia
usata dal monopolista sono protette da brevetti e per questo, circolano in modo difficoltoso e rallentano il processo di
crescita.

Mentre, secondo Schumpeter, il monopolio è inefficiente in senso dinamico, in quanto può garantire una crescita
economica più rapida rispetto alla concorrenza perfetta. Infatti, secondo Schumpeter, la concorrenza perfetta
consente alla generazioni attuali di stare meglio rispetto ad una situazione di monopolio, mentre, le generazioni
future potrebbero stare peggio, in quanto la crescita economica associata ai regimi di monopolio è più forte rispetto
alla crescita economica associata a situazioni di concorrenza perfetta . Per questo, la presenza di monopoli è
importante per la crescita di lungo periodo, in quanto spinge le imprese a investire in ricerca e anche perché consente
di poter contare su adeguate risorse.

L’inefficienza allocativa statistica del monopolio

Considerando un mercato in cui un solo bene è offerto da un'unica impresa monopolista, la quale mira a
massimizzare il profitto, affinché il monopolio sia effettivamente valido è necessario che siano soddisfatte quattro
condizioni, ovvero:

a) L’impresa percepisca come dato il comportamento dei consumatori.


b) L’impresa assuma come data la tecnologia di produzione a sua disposizione .
c) L’impresa presente sul mercato non tenga conto del comportamento di altre persone estranee al mercato .
d) La quantità prodotta dalla singola impresa coincide con la quantità complessivamente immessa sul
mercato.

Infatti, in questo caso, la funzione obiettivo dell’impresa monopolista si esprimerà come la differenza tra il ricavo
totale e il costo totale. Quindi, il profitto sarà la differenza tra il ricavo e i costi totali di produzione.
Invece, per massimizzare il profitto, il monopolista dovrà produrre una quantità di bene tale da rendere il ricavo
marginale uguale al costo marginale, ovvero rappresentando il punto ottimale per il monopolista. Tuttavia, però, il
punto ottimale per l’impresa monopolista non garantirà l’efficienza allocativa dal punto di vista statico delle risorse
all’interno del mercato, in quanto la quantità prodotta non eguaglierà il prezzo al costo marginale.

Per questo, la presenza di inefficienza allocativa statistica nel punto ottimale per l’impresa monopolista sarà
considerata come una perdita netta o secca di monopolio, ovvero il decremento di benessere sociale che si ha in
monopolio rispetto al benessere che si avrebbe in condizioni di concorrenza perfetta, quindi la differenza tra il
benessere sociale massimo in concorrenza perfetta e il benessere sociale in monopolio . Infatti, il benessere sociale
risulterà maggiore in concorrenza perfetta, in quanto passando dal punto ottimale dell’impresa monopolista al punto
di benessere sociale comporterà due fattori, ovvero:

a) Per i consumatori un incremento del surplus.


b) Per l’impresa sia una perdita sia un incremento del surplus.

Le possibili vie d’uscita dall’inefficienza statistica di monopolio

In caso di monopolio le Autorità di politica economica devono decidere se tollerare o meno la presenza del
monopolio.

Per questo, se il policy-maker non tollera il monopolio, si avvierà una politica di liberalizzazione del mercato
attraverso un’azione di politica economica di tipo istituzionale, la quale mirerà a favorire l’ingresso di nuove imprese
in mercati poco concorrenziali. Infatti, tutto ciò potrà essere realizzato attraverso due diverse azioni da parte dei
policy-maker, ovvero:

1. L’attuazione di politiche di tipo istituzionale.


Esempio: La normativa antitrust.
2. La concessione di sussidi per la produzione di beni per le imprese entranti sul mercato.

Mentre, se il policy-maker tollera il monopolio, sarà necessario controllare la struttura del monopolio e influenzarne
il comportamento per evitare inefficienze allocative. Infatti, tutto ciò potrà essere realizzato attraverso quattro
diverse azioni da parte dei policy-maker, ovvero:

1. La statalizzazione dell’impresa, ovvero l’acquisto di imprese private da parte di soggetti pubblici.


Infatti, se l’impresa monopolista guadagna profitti positivi, si può ritenere che sia più giusto che i profitti
vadano alla collettività, ovvero ad un’impresa pubblica che li verserà allo Stato, il quale li utilizzerà con finalità
sociali.
2. L’attuazione di una Regolamentazione, ovvero un disegno di regole nelle quali le imprese di un mercato
devono sottostare, in modo tale da cercare di influenzare i comportamenti dell’impresa monopolista
privata.
Infatti, esistono due tipi di regolamentazione, ovvero:
a) La Regolamentazione della quantità, la quale si attua imponendo una quantità minima da produrre,
oppure, obbligando a servire tutti i consumatori che fanno richiesta.
b) La Regolamentazione del prezzo, la quale si attua imponendo un limite alla stabilizzazione del prezzo da
parte dell’impresa monopolista.
Per questo, la Regolamentazione del prezzo può essere attuata attraverso l’applicazione di tre tipologie
di regole, ovvero:
A. La Regola del second best, la quale impone la condizione in cui il prezzo è uguale al costo medio.
Infatti, questa regola rende massimo il benessere sociale.
B. La Regola del price-cap dinamico, ovvero la regola che riguarda la variazione del prezzo.
Infatti, questa regola consente all’impresa di aumentare il prezzo da un anno all’altro, però non
oltre l’ammontare prestabilito, ovvero l’aumento del prezzo sarà in misura minore al tasso
d’inflazione, in quanto si cercherà di spingere l’impresa all’efficienza.
C. La Regola del limite superiore al tasso di rendimento del capitale, ovvero l’imposizione di un tetto
sul rendimento del capitale d’impresa.
Infatti, questa regola consente di fissare qualunque prezzo che sia compatibile con un tasso di
rendimento del capitale non superiore ad una certa soglia.
3. La generazione di una concorrenza per il monopolio, ovvero l’assegnazione della posizione di monopolista
su un certo mercato ad un’impresa sulla base della cosiddetta asta di Demsetz .
Infatti, l'autorità di politica economica, al fine di spingere le imprese a competere per ottenere una
posizione privilegiata di monopolio, avvierà un'asta. Per questo, in questo modo, le imprese che aspireranno
a diventare monopoliste di quel mercato potranno fare delle offerte, e l'asta sarà vinta dall'impresa che
presenterà l'offerta più alta, e il ricavato ottenuto dall'asta potrà poi essere utilizzato dal policy-maker per
risarcire i consumatori delle inefficienze del mercato.
4. La Teoria dei mercati contendibili, ovvero dare la possibilità alle imprese di entrare e di uscire da un mercato
di monopolio senza sostenere costi irrecuperabili.

La Teoria dei mercati contestabili o contendibili (contestable markets)

Un aspetto fondamentale nella valutazione di un monopolio è la contestabilità o contendibilità del mercato. Infatti,
un monopolio potrebbe non richiedere interventi o regolamentazioni da parte dei policy-maker se il mercato è
facilmente contestabile, ovvero quando sono presenti barriere all’ingresso molto basse o addirittura inesistenti,
come nel caso di un mercato perfettamente contendibile.

Per questo, questa situazione è descritta dalla Teoria dei mercati contestabili o contendibili (contestable markets),
secondo la quale, la semplice minaccia di concorrenza all'interno di un mercato influenza inevitabilmente il
comportamento dell’impresa monopolista. Infatti, se i policy-maker garantissero la contestabilità o la contendibilità
del mercato, permetterebbe ad altre imprese di entrare e uscire senza sostenere costi irrecuperabili e per questo,
costringerebbe il monopolista a non fissare un prezzo superiore al costo medio , in quanto se lo facesse
consentirebbe ai potenziali nuovi entranti di realizzare profitti vendendo a un prezzo inferiore .

Altri casi di potere di potere

In tutti i casi in cui un’impresa goda del potere di mercato, l’allocazione che massimizza il profitto non è efficiente in
senso allocativo. Per questo, è possibile distinguere due tipologie di oligopolio, ovvero:

a) L’oligopolio alla Cournot, nel quale le imprese competono in termini di quantità, determinando la propria
quantità di produzione che massimizza i propri profitti prendendo in considerazione le altre imprese. Per
questo, il Modello di Cournot è caratterizzato da poche imprese che vendono un bene omogeneo e da una
forte interdipendenza strategica.
Inoltre, l’oligopolio di Cournot è molto importante, in quanto genera un’efficienza statistica, ovvero il prezzo
ottimale per ciascuna impresa è diverso dal costo marginale di produzione.
b) L’oligopolio alla Bertrand, nel quale le imprese competono in termini di prezzi, stabilendo il prezzo per il suo
prodotto prendendo in considerazione il prezzo fissato dalle altre imprese. Per questo, il Modello di Bertrand
prevede l’abbassamento del prezzo da parte delle imprese per conquistare quote di mercato, fino a
raggiungere il punto in cui il prezzo è uguale al costo marginale.
Infatti, l’oligopolio di Bertrand determina un equilibrio che replica la perfetta concorrenza nel caso in cui le
imprese producessero beni omogenei ed abbiano la stessa struttura dei costi. Mentre, se le imprese
producessero beni omogenei, ma, non abbiano la stessa struttura dei prezzi, l’intero mercato sarà acquisito
dall’impresa con costi più bassi.

Il cartello

Il cartello si configura come un’intesa tra diverse imprese con l’obiettivo di modificare l’allocazione del mercato a
loro favore e a danno dei consumatori. Infatti, questi accordi prevedono una diminuzione delle quantità immesse sul
mercato, determinando così un aumento dei prezzi e provocando una situazione di inefficienza allocativa.

Tuttavia, però, i cartelli tendono a essere instabili, poiché, una volta raggiunto l’accordo, ogni impresa è incentivata a
tradirlo.

La concorrenzialità

Per valutare il grado di concentrazione di un mercato bisogna definire i confini di tale mercato, in modo tale da
valutare la sostituibilità tra i beni prodotti dalle diverse imprese. Per questo, aumentare la sostituibilità tra i prodotti
rappresenta un’azione di politica economica pro-concorrenziale, la quale può avvenire secondo quattro diversi modi,
ovvero:

a) Favorendo la diffusione degli standard tecnologici.


b) Evitando che le imprese impongano standard tecnologici che escludano i concorrenti incapaci di adottarli .
c) Cercando di modificare i gusti dei consumatori.
d) Riducendo i costi di trasporto o transazione, in modo tale da rendere efficace la concorrenza di imprese
localizzate lontane dal mercato di riferimento.

Tuttavia, una volta definiti i confini del mercato, è necessario stabilire i criteri per misurare il grado di
concorrenzialità, i quali possono essere rappresentati da quattro criteri, ovvero:

a) Il numero delle imprese esistenti.


b) Il grado di concentrazione.
c) Le barriere all’entrata.
d) La valutazione della struttura dei mercati a monte o a valle.

Potrebbero piacerti anche