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La lettura dei versi di E. Praga ci consente, ancora una volta, di impostare una riflessione generale
sul modo con cui gli Scapigliati, come Baudelaire, reagiscono alla modernità dirompente, al mutato
scenario storico-sociale che relega ai margini chi, come l’artista e il poeta, non produce un bene
utile ma coltiva soltanto la bellezza inutile dell’arte e della poesia senza piegarla al gusto mediocre
del pubblico borghese.
a) In primo luogo ridefiniscono il proprio ruolo in polemica con la tradizione dei poeti romantici,
in primis A. Manzoni, simbolo di una letteratura impegnata, fondata sulla rappresentazione del
vero, cioè della realtà e finalizzata a un utile morale e pedagogico (nel caso di Manzoni gli ideali
religiosi ma anche tutte le aspirazioni e gli ideali di cui si era nutrita la generazione dei poeti
risorgimentali): nella civiltà moderna, ogni valore, ogni tradizione del passato ha perso il suo
significato (Cristo è rimorto);
b) in secondo luogo ridefiniscono la funzione della poesia: 1) cantare la noia, cioè l’angoscia
esistenziale e la tensione verso l’ideale, l’aspirazione frustrata verso l’azzurro (l’ideale); 2) cantare
la degradazione, la discesa nel male (i sette peccati capitali) ma anche l’aspirazione all’ideale, la
capacità del poeta di elevarsi al di sopra delle miserie della vita moderna; 3) cantare il vero, non
quello di Manzoni (il vero dal quale si può, anzi si deve trarre un insegnamento, una morale o
comunque un sistema di valori di riferimento, religiosi e non solo), ma il vero della vita moderna,
senza mistificarlo, senza comunicare false certezze consolanti (gli ideali e i valori dei romantici per
es.) mascherate da verità (per es. la visione provvidenziale che permea la storia dei Promessi
sposi); rappresentare il vero significa parlare della vita squallida e misera dei sobborghi proletari
nella città, della frenesia della vita moderna, di un’arte sempre più asservita all’utile e ai gusti
mediocri della borghesia.
c) LA DIFFERENZA RISPETTO A BAUDELAIRE.
Rispetto a Baudelaire, tuttavia, gli Scapigliati, dal punto di vista formale, rimangono ancora
saldamente ancorati alle modalità espressive e stilistiche della poesia romantica (lessico, struttura
sono tradizionali: Pascoli e D’Annunzio iniziano invece a scardinare l’impianto ottocentesco della
poesia italiana, seguendo la lezione di Baudelaire e dei poeti simbolisti francesi); anche dal punto
di vista dei contenuti, essi non fanno altro che portare alle estreme conseguenze il conflitto tra
l’artista e la società tipico del Romanticismo, senza elaborare, di fatto, una poetica originale e
innovativa come quello delle Corrispondenze di Baudelaire.
Il Dadaismo sotto questi aspetti è un’avanguardia compiuta, perché il rifiuto categorico della
cultura e dell’arte tradizionali si configura come rottura netta con il passato, senza possibilità di
conciliazione o di “sopravvivenze” del passato stesso nell’arte e nella poesia moderna: queste
vengono negate, destrutturate, svuotate e dissacrate in nome della totale anarchia espressiva. In
una poesia dadaista non troviamo né metrica, né rime, né tantomeno un linguaggio codificato
dalla tradizione, come accade invece nelle poesie di E. Praga che abbiamo letto e nelle opere degli
Scapigliati in generale. La Scapigliatura è dunque, a tutti gli effetti, un’avanguardia mancata,
perché, pur rifiutando il passato, di fatto resta ancorata ad esso nelle forme espressive e non è in
grado di elaborare un linguaggio autenticamente nuovo, capace di far “saltare” la tradizione (come
invece faranno le avanguardie storiche del primo Novecento, di cui abbiamo avuto un primo
assaggio con il Dadaismo).
Più precisamente, la Scapigliatura può definirsi un’avanguardia mancata, perché, pur avendo tutte
le potenzialità di rottura con il passato proprie dei movimenti artistico-culturali che rispondono a
tale definizione (avanguardia è propriamente un termine militare che indica il gruppo di soldati
che deve “sfondare” le linee nemiche aprendo il varco al resto dell’esercito), tuttavia non porta a
pieno compimento la sua azione dirompente: per es., pur distaccandosi polemicamente dalla
tradizione poetica italiana, non elaborano una lingua poetica originale e nuova come faranno
invece i poeti del Decadentismo (in primis Pascoli) o ancor meglio i Futuristi; la parola poetica degli
Scapigliati è ancora alle forme linguistiche e metriche del Romanticismo più “trito” (vale a dire più
usurato, più comune: si pensi ancora una volta alla lingua poetica di E. Praga), non si spinge oltre
come fa invece Baudelaire nei Fiori del male, rompendo il legame razionale tra la parola e il
significato codificato (es. profumi freschi come carne di bimbo: attribuire ai profumi la freschezza
della “carne” dei bimbi significa andare oltre le convenzioni linguistiche).