Il Romanzo Novecentesco
Il Romanzo Novecentesco
Il Romanzo Novecentesco
della
storia; la
vita
sono
il monologo
interiore ed
il
suo
derivato,
il flusso
di
fatto che molti intellettuali sono essi stessi malati. questo un tema ricorrente
nelle opere di Proust, Mann, Musil, Kafka, Svevo, Pirandello, ecc.
7) In questa prospettiva anche il tempo, che gioca un ruolo fondamentale, subisce
notevoli trasformazioni. Nel romanzo tradizionale esso era visto oggettivamente,
scandiva il ritmo delle azioni, la sequenza degli avvenimenti, stabiliva i nessi
causali, comportava modifiche nei personaggi e nei fatti.
Nel romanzo del '900 il tempo interiorizzato, non c' evoluzione nell'azione, ma
stasi; non pi quindi il tempo meccanico degli orologi o dei calendari a
interessare l'autore, ma quello soggettivo, vissuto individualmente, messo in primo
piano dalla filosofia di Henri Bergson. Il tempo quindi non pi quantificato
rispetto al suo scorrere oggettivo, ma rispetto alla durata che ha nella coscienza
del singolo, al quale un'ora pu anche sembrare un anno o viceversa. Cos cade il
rapporto di proporzione fra il tempo narrativo (quello che si impiega per leggere il
libro e che richiesto dalla voluminosit del testo) ed il tempo narrato (l'ambito
temporale cio in cui si svolge la vicenda): ad esempio l'Ulisse narra i pensieri di
una sola giornata in 694 pagine!
8) Conseguenza del tempo vissuto soggettivamente un altro aspetto tipico del
romanzo moderno: la simultaneit, cio la registrazione contemporanea di tutti i
contenuti della coscienza, simultaneit che si sostituisce alla successione degli
avvenimenti che caratterizzava il romanzo tradizionale. Sotto questo aspetto il
tempo soggettivo del romanzo moderno viene inteso in modo diverso dalla durata
bergsoniana: questa consiste in un fluire ininterrotto, quello nell'affiancare l'uno
all'altro momenti di tempo svincolati dalla successione cronologica: ad esempio i
ricordi di Proust o il flusso di coscienza di Joyce.
L'annullamento del tempo meccanico si riflette anche sulla struttura sintattica
della frase, che si frantuma nella esposizione disordinata dei momenti della
coscienza, o si estende in misura esasperata per seguire il labirintico svolgersi dei
pensieri. La disgregazione quindi della sintassi e dei modi di rappresentazione del
romanzo moderno riflette il rapporto conflittuale dell'intellettuale con la realt e
la visione caotica, disgregata e incomprensibile che egli ha del mondo esterno.
IL ROMANZO DELLA CRISI . ITALO SVEVO (scrittore e drammaturgo 1861 - 1928 ) - LUIGI
PIRANDELLO ( scrittore e drammaturgo, 1867 Agrigento Roma 1936)
Luigi Pirandello e Italo Svevo costituiscono due autorevoli maestri del romanzo moderno; i due autori
pi rappresentativi per comprendere lo sviluppo del genere narrativo in Italia tra Ottocento e
Novecento; la loro esperienza artistica si colloca nel panorama del grande romanzo europeo
novecentesco ed esprime pienamente la cultura della crisi, la crisi che attraversa lItalia e lEuropa tra
il 1900 e il 1945, un periodo segnato da totalitarismi e guerre mondiali.
Le opere di Svevo Pirandello illustrano le trame essenziali della narrativa italiana del primo
Novecento. Esse si collocano nella traiettoria che procede dallesperienza artistica di G. DAnnunzio IL ROMANZO DECADENTE - e giunge alla NARRATIVA DEL FLUSSO DI COSCIENZA.
Il contesto storico-culturale di riferimento :
LItalia e lEuropa, dalla belle poque alla I Guerra mondiale;
Il primo dopoguerra e laffermazione dei regimi totalitari;
LEuropa verso la catastrofe della II guerra mondiale;
la crisi della cultura positivista; lirrazionalismo (Schopenhauer Nietzsche); la dimitizzazione dei
valori borghesi (libert, patria, progresso);
lemergere delle culture decadenti;
la concezione pessimistica della vita: la problematica dellangoscia esistenziale e
dellincomunicabilit;
la nascita ed affermazione della psicanalisi di S. Freud ( neurologo e psicoanalista austriaco, 18561939)
la teoria della relativit dei fenomeni ( A. Einstein, fisico e filosofo tedesco1879 1955)
IL ROMANZO DEL NOVECENTO si caratterizza per il mutamento radicale dei moduli narrativi in
corrispondenza delle trasformazioni strutturali che si registrano nel tessuto sociale ed economico del
tempo; trasformazioni che hanno dato luogo allaffermarsi, nella realt di un profondo senso di
precariet generale, di sfiducia nella ragione e nel progresso; si impongono gradualmente modelli di
comportamento spersonalizzanti dettati dallespandersi della grande industria e dalluso delle
macchine, dallinstaurarsi del regime monopolistico, dalla creazione di sterminati apparati
burocratici .
Svevo conduce unanalisi attenta sulle ragioni di questo malessere, della profonda inquietudine
delluomo moderno, e ne individua le cause fondamentali nel contesto politico-sociale: in particolare
negli squilibri della societ borghese e nella frenesia produttivistica di un capitalismo selvaggio, spinta
fino alla costruzione di mezzi di distruzione.
Pirandello constata il malessere, ma finisce per considerarlo una componente consustanziale della
condizione umana, dovuta principalmente, come gi aveva rilevato il Verga, al destino dei dolore che
incombe perennemente sulluomo. Se linfelicit legata al destino beffardo e crudele delluomo, al
Caos e allimprevedibilit che governa gli eventi umani, non hanno alcuna responsabilit in ci n le
strutture sociali, n i sistemi politici.
Allinizio del Novecento, dunque, la cultura del Positivismo e i valori tradizionali della borghesia
ottocentesca entrano definitivamente in crisi a causa degli sconvolgimenti economici e dei conflitti
sociali prodotti dall industrializzazione e dallurbanizzazione. Negli stessi anni si affermano teorie che
sanciscono la perdita di riferimenti oggettivi nel rapporto fra lindividuo e la realt: su tutte, per le
ripercussioni in ambito artistico e letterario, la scoperta freudiana dellinconscio che rivoluziona la
concezione della psiche e dellagire umano. Il disorientamento e le contraddizioni di inizio secolo
trovano immediata espressione nel genere letterario che meglio di ogni altro riflette la coscienza
collettiva europea: il romanzo.
Se i protagonisti del romanzo dellOttocento si misurano con un sistema di valori univoco e con modelli
sociali sicuri, i protagonisti dei capolavori del nuovo secolo avvertono, di fronte ad una realt percepita
come molteplice ed estranea, un profondo disagio, che assume le forme dellangoscia,
dellalienazione, dellinettitudine.I motivi di ispirazione riguardano il dramma e la solitudine delluomo
contemporaneo,la sua inettitudine a vivere e a dominare la realt; il senso di frustrazione che ne
deriva. Il romanzo del 900 diviene psicologico, volto allanalisi dei moti interiori dei personaggi, alla
vivisezione della psiche per far emergere gli impulsi dellinconscio.
I romanzi di Pirandello e Svevo mettono in scena con accenti paradossali e umoristici (umorismoironia) il dramma dellindividuo relegato in una condizione di inettitudine dalla propria incapacit di
riconoscersi nei valori e nei modelli imposti dalla societ borghese.
In PIRANDELLO il senso di alienazione dei personaggi, che scaturisce dalla insofferenza verso i ruoli
familiari e sociali, conduce a una grottesca perdita di identit. Mattia Pascal il protagonista del primo
importante romanzo di Pirandello ( Il fu Mattia Pascal, 1904) , con il quale inizia la rivelazione della
sua poetica, si illude di poter cambiare vita e rinascere sotto una nuova identit fittizia, ma finisce per
essere emarginato e privato anche del proprio nome.
In Uno, Nessuno e Centomila (1926), lultimo capolavoro di P, che costituisce lespressione densa e
matura della sua poetica, quasi un romanzo-saggio, il protagonista, Vitangelo Moscarda, inscrivibile
nella categoria dellinetto, mette progressivamente in discussione la propria identit a partire da una
banale osservazione della moglie sul suo naso Credevo ti guardassi da che parte ti pende. Riconosce
successivamente nella convenzionalit e nella ipocrisia della societ lorigine della propria alienazione.
Rifiuta tutte le sue relazioni affettive e familiari, economiche e sociali, giudicandole false e trova
consolazione nellospizio da lui stesso donato alla Chiesa. Vitangelo Moscarda appare vittima di un
processo di straniamento da s e dai propri affetti che lo conduce gradualmente alla follia, condizione
che nel finale si rivela addirittura salvifica rispetto allinsensatezza delle convenzioni sociali: linetto,
infatti, ha pienamente acquisito consapevolezza di s e respinge ogni elemento che gli ricordi la
propria identit precedente. Il romanzo strutturato come un monologo, articolato in brevi
capitoletti, spezzettati e negati come il soggetto parlante.
In ITALO SVEVO linettitudine dei personaggi scaturisce soprattutto dal loro disagio di fronte ai valori
della ricca borghesia commerciale (denaro, successo). Tuttavia se primi romanzi (Una vita,
Senilit, definiti dalla critica ancora legati ad una perdurante lezione naturalistica) tale conflitto
conduce allemarginazione e alla sconfitta esistenziale, nel capolavoro, totalmente innovativo, La
coscienza di Zeno, il protagonista, seppur con molte ambiguit riesce a trionfare sugli antagonisti
borghesi, demistificandone i valori e capovolgendo il tradizionale rapporto tra sanit e malattia,
condizione analizzata nel romanzo in chiave ironica, mediante le teorie della psicanalisi.
Anche le STRUTTURE FORMALI del nuovo romanzo cambiano approdando a risultati decisamente
innovativi. Come nei capolavori di MARCEL PROUST, THOMAS MANN, ROBERT MUSIL, FRANZ KAFKA,
JAMES JOYCE, VIRGINIA WOLF, JOSEPH CONRAD, HENRY JAMES limpianto del romanzo tradizionale
viene stravolto dalle istanze di una narrazione che non n pi progressiva, n pi lineare, n
oggettiva (vedi romanzo naturalistico). Nei due capolavori italiani del 900 La coscienza di Zeno Uno,
nessuno e centomila sono gli stessi protagonisti a raccontare il 1^ persona la loro storia(narratore
omodiegetico), senza per rispettare la sequenza logico-temporale degli accadimenti, che si
intrecciano tra passato- presente e futuro nella dimensione della coscienza o della memoria del
protagonista. Sono presenti continue analessi e prolessi, il discorso narrativo appare frammentato e
sottoposto a continue riflessioni, c il continuo alternarsi dei piani narrativi e del punto di vista ( che
in Pirandello e Svevo risulta variabile e multiplo).
Dunque, lattenzione dello scrittore del 900 non pi rivolta a fatti esterni (costituiscono solo lo
spunto), al documento storico, ambientale o sociale, caro agli scrittori del naturalismo o del
Verismo, ma ai fatti interni, allesplorazione dei labirinti del subconscio, mettendo a nudo ci che si
cela sotto la maschera imposta alluomo dalle convenzioni sociali. Prevale, dunque, la dimensione
interiore e psicologica, il tono autoreferenziale; la dimensione interiore moltiplica i piani della
narrazione, altera la focalizzazione, che non pi fissa, ma variabile o addirittura multipla; altera la
successione logico-temporale degli eventi, mescola i registri linguistici. Nei romanzi di Svevo e
Pirandello prevale una prosa essenziale, antiletteraria, costruita spesso sul linguaggio parlato, ma
anche su termini tecnici che rimandano al gergo impiegatizio (componente triestina, la terminologia
medico psicologia, il gergo commerciale e bancario in Svevo; gergo impiegatizio, componente dialetto
siciliano in Pirandello).
Il nuovo romanzo del primo Novecento apre la narrazione verso esiti surreali e visionari sostenuti da
una lingua che si serve di costruzioni paratattiche, dove laccumulo di dati reali risulta un espediente
efficace per orientare landamento del racconto verso un diverso percorso conoscitivo, verso un pi
profondo contatto con il mondo e con la psiche umana. Evidenzieremo, a tal proposito, le novit
strutturali della narrativa della crisi che riguardano innanzitutto la scarsa credibilit del narratore,
dibattuto tra verit e bugie, tra passato e presente, la riduzione della verosimiglianza, la casualit
dellazione, la mancanza di un messaggio, lindebolimento della fabula a favore di motivi liberi che
sono epifanici, rivelatori dellinteriorit dei singoli personaggi, delle pi profonde angosce esistenziali,
lo scardinamento, infine, delle tradizionali categorie temporali: il passato e presente si intrecciano
nella dimensione della coscienza. Lo stile risulter antiretorico e antiletterario, realistico ed
essenziale.
ITALO SVEVO (scrittore e drammaturgo, 1861 - 1928 )
UNA VITA (1892)
SENILITA(1898)
LA COSCIENZA DI ZENO (1823) Il capolavoro di Svevo, che consacra lautore come uno dei padri del
romanzo moderno, scritto per incoraggiamento di James Joyce, dopo una pausa letteraria di 25 anni.
Nel 1925 in Francia, scoppia il caso Svevo, allorch Joyce riesce a richiamare lattenzione della
critica francese ( soprattutto dei Valery Larbaud e Benjamin Cremieux) sulla carica innovativa della
prosa sveviana. Lo scrittore triestino sar celebrato a Parigi nel 1928 come un autorevole esponente
della narrativa moderna. In Italia fu Eugenio Montale nel 1925 a richiamare lattenzione della critica
sulla narrativa sveviana, in verit senza successo(Svevo veniva accusato di scrivere male). Soltanto a
partire dagli anni Sessanta, parallelamente allimporsi della critica strutturalista grazie anche
allaffermarsi delle teorie psicanalitiche, lo scrittore triestino sar riscoperto e riconosciuto come un
classico del Novecento.
A partire dalla met degli anni Venti, la rinomanza di Svevo cresciuta progressivamente, come
evidente dallinteresse suscitato anche dalla pubblicazione postuma di alcuni racconti inediti:
La Novella del Buon Vecchio e della Bella Fanciulla; Vino generoso; Una burla riuscita; Il Vecchione; Il
Corto viaggi o sentimentale.
POETICA DI SVEVO -TEMI FONDAMENTALI
Inettitudine
Interesse per al sfera dellinconscio . Analisi introspettiva della psiche umana - I conflitti della
coscienza- dissoluzione dellio
Irrazionalismo-visione pessimistica della vita (vita come dura e continua lotta)
anzitutto il panorama messo a fuoco diviene, come detto, la coscienza del personaggio;
tale coscienza non appare per salda e unitaria: la disgregazione della personalit si presenta
come uno dei temi principali;
personaggi nevrotici o inetti sono il risultato di simili personalit disgregate;
il fallimento non riguarda solo i singoli individui: esso si allarga nella crisi di un'intera societ.
Questo un tema particolarmente caro ai narratori mitteleuropei (come Franz Kafka, Robert Musil,
Thomas Mann, ovvero i maggiori interpreti del disfacimento dell'Austria multietnica verificatosi con la
fine della Prima guerra mondiale, nel 1918; ma un po' tutta la narrativa novecentesca mette a tema
l'alienazione, la solitudine, il macerarsi dei personaggi nella loro irrisolta individualit, in una parola il
male di vivere, un motivo esplorato anche dai poeti (Eugenio Montale e Thomas S. Eliot su tutti) di
quest'epoca;
viene nettamente ridimensionato il ruolo dell'autore: accanto alla crisi del personaggio (e
della societ circostante) si pone dunque quest'altro io-in-crisi che l'autore;
infine, sul piano dei linguaggi, il nuovo romanzo europeo si presenta comeantiromanzo:
adottando tecniche narrative sperimentali, sposa un'idea di letteratura nuova e antitradizionale.
in DAnnunzio, specialmente nella sua raccolta Alcyone, del 1903, i versi sembrano ridursi (o
sublimarsi, a seconda dei punti di vista) a puro suono, a fonema, a evocazione sottile e mutevole, nel
canto trionfante del poeta esteta che vuole assaporare ogni aspetto della vita della natura;
Giuseppe Ungaretti (1888-1970), le cui prime raccolte (Il porto sepolto, del 1916, e Allegria di
naufragi, del 1919) inaugurarono pienamente la nuova stagione lirica in Italia e anticiparono
direttamente la stagione dellErmetismo;
Umberto Saba (1883-1957), il cui Canzoniere usc in prima edizione nel 1921, ma la cui
posizione rimase piuttosto defilata, rispetto alle ricerche di poesia pura o ermetica in corso a
quellepoca;
Eugenio Montale (1896-1981), che esord nel 1925 con Ossi di Seppia; ma pi vicini
allErmetismo furono i due libri successivi, Le occasioni (1939) e La bufera e altro (1956).
LErmetismo si svilupp negli anni trenta a Firenze, grazie a Salvatore Quasimodo (1901-68),
Alfonso Gatto (1909-76), Mario Luzi (1914-2005), Vittorio Sereni (1913-83). Anche Sandro Penna (190677) fu vicino allErmetismo per la brevit e lessenzialit delle sue liriche; ma per la musicalit
prosastica del suo linguaggio, Penna pi accostabile a Saba.
La definizione di poesia ermetica fu proposta nel 1936 dal critico Francesco Flora con unintenzione
polemica: Flora voleva evidenziare che il linguaggio di quei giovani poeti era molto difficile, quasi per
iniziati, come le dottrine dellantico sapere magico-filosofico dellErmetismo. Ma in realt leffettiva
difficolt espressiva coincideva con una volont di scavo interiore: lErmetismo parla non di ci che
quotidiano, ma di ci che profondo ed essenziale; siamo vicini ai temi filosofici dellesistenzialismo di
Heidegger, Jaspers, Mounier e alla spiritualit di scrittori francesi come Paul Claudel, Andr Gide,
Charles Peguy. Per rilevare ci che essenziale, lErmetismo adotta un linguaggio allusivo, evocativo,
ricco di simboli e analogie (lanalogia, come la metafora, stabilisce rapporti di identit tra cose
diverse: ma potremmo definirla una metafora intensiva, cio una metafora che esige particolare
concentrazione per essere intesa.
Il simbolismo
Tutte queste esperienze italiane vanno collegate alla stagione europea del Simbolismo e della poesia
pura, due modi diversi per indicare lunica grande fioritura lirica sorta sul solco del Decadentismo
europeo. Queste le sue voci pi note:
nella letteratura tedesca, laustriaco Rainer Maria Rilke (1875-1926) e il tedesco Gottfried Benn
(1886-1956);
nella poesia in inglese, langlo americano Thomas Stearns Eliot (1888-1965) e lo statunitense
Ezra Pound (1885-1972);
Nellinsieme, il ricco panorama che abbiamo riassunto, sia italiano che europeo, configura una nuova
tradizione poetica, quella della modernit.
Caratteri della poesia moderna
Individuiamo i caratteri principali che caratterizzano la tradizione poetica novecentesca,
differenziandola da quella precedente. In sintesi, sono cinque:
1. il superamento delle forme tradizionali: si adottano tecniche diversificazione molto diverse da
quelle ottocentesche: spicca, in particolare, il verso libero e pi in generale una parola poetica carica
di energia, grazie ad accostamenti nuovi e imprevedibili, al ricorso di sinestesie e analogie;
2. la nudit verbale della poesia, come rifiuto di uneleganza o bellezza puramente esteriore e come
scelta per lintensit e lessenzialit espressiva: i poeti novecenteschi abbandonano lo sviluppo del
poema lungo e prediligono forme brevi, dove a frase si scarnifica e i particolari vengono eliminati
anche a costo di oscurit espressiva ( la cosiddetta poetica della parola);
3. il ridimensionamento del ruolo del poeta: lautore si riduce a poetare quasi in sordina, in silenzio
fino a vergognarsi del proprio essere poeta; nellera della societ di massa, il poeta non pu costituire
pi una guida dellopinione pubblica, ma diviene un semplice, solitario testimone del dolore del
mondo.
4. un sentimento tragico dellesistere umano, anche come risultato delle crisi storiche, dei
totalitarismi, delle guerre mondiale ecc.: la poesia contemporanea non ha pi n certezze n (spesso)
messaggi positivi del male di vivere, cos chiamato da Montale;
5. la persistente volont di lanciare un messaggio agli uomini: molti poeti novecenteschi, malgrado
tutto, non si arrendono al buio della storia, e concepiscono la poesia come lultimo luogo in cui
affermare gli autentici valori umani, corrosi dallalienazione o soffocati dai mali del mondo.
I primi due aspetti concernono lo stile; gli ultimi due i contenuti. Quello centrale, il ridimensionamento
del ruolo del poeta, corrisponde alla crisi, tipicamente novecentesca, del ruolo dellintellettuale.
Rivoluzione rispetto al passato
Tutti i cinque aspetti che abbiamo individuato rispondono a una nuova poetica: una visione della poesia
(contenuti e linguaggio) completamente diversa rispetto a quella che aveva ispirato la produzione dei
secoli precedenti.
La poesia tradizionale appariva chiaramente finalizzata al miglioramento civile, morale e religioso del
pubblico. A tale scopo i poeti sceglievano forme belle e, insieme, razionali: le forme cio pi adeguate
Anche se egli continua si a sentirsi un intellettuale, cio un uomo di pensiero e di cultura, desideroso di
trasmettere messaggi e valori ai suoi contemporanei, sa per che la gente non ascolta pi i poeti: nella
societ di massa, altre voci (i giornali, i partiti, gli option makers, i personaggi che fanno tendenza)
hanno soppiantato gli scrittori dal loro tradizionale ruolo di educatori e trasmettitori del vero. Da
Rimbaud in avanti, il poeta si separa dalla gente comune: egli anzitutto e solo poeta; segue una sua
logica e una sua verit, che non sono pi la logica e la verit di tutti.