La memoria che unisce: Educare alla pace
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Occorre altresì capire le ragioni e le scelte di coloro che non rimanendo indifferenti si opposero e combatterono per porre fine alle tante atrocità, prospettando un futuro di pace e comprensione tra i popoli.
Questo volume vuole appunto mettere in evidenza la necessità di sviluppare percorsi di cittadinanza attiva per affermare il valore universale della pace.
“La memoria che unisce. Educare alla pace” è il titolo della giornata dei lavori svoltesi a Treviso il 16 dicembre 2022 grazie all’organizzazione e alla gestione di ANEI Treviso, titolare del progetto sostenuto dall’Ambasciata della RFG a Roma avente lo stesso titolo del seminario.
La pubblicazione degli interventi della eterogenea presenza di storici, ricercatori, dall’Italia, dalla Polonia e dagli Stati uniti, nonché educatori, rappresentanti di istituzioni, associazioni, giovani studenti e laureandi mette in rilievo l’importanza della Memoria, in particolare la storia degli Internati Militari italiani per sconfiggere il nazifascismo e la necessità di educare alla pace.
Un testo importante per capire la necessità di una comune condivisione di impegno civile per non dimenticare, per dare certezza ad un futuro di pace, libertà, fraternità e solidarietà.
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Anteprima del libro
La memoria che unisce - Silvia Pascale
Tavola dei Contenuti (TOC)
Titolo pagina
Saluto della Console Generale Aggiunta Repubblica Federale Tedesca a Milano
Tatjana Schenke-Olivieri
Riconciliazione
Silvia Pascale
Bibliografia
La Memoria che unisce. Educare alla pace
Orlando Materassi
Patto di amicizia tra Marzabotto e Vegesack Bremen-nord
Patrizia Zanasi
Prendersi cura della Memoria
Alessandro Martini
Il ruolo delle Istituzioni nell’Educazione alla Pace, attraverso la valorizzazione della Memoria culturale.
Eleonora Principe
Citizen Science e Banche Dati Digitali in Germania
Giulio Salvati
Primi passi nella Memoria
Francesca Piaser
Ringraziamenti
Bibliografia
The forced labour in Kreis Lyck (1939-1945)
Stefan Marcinkiewicz Ph.D.
Traduzione
IL PROGETTO ONBOARDING MEMORIES:
Francesca De Rossi
Didattica della Memoria
Doriana Renno
Le memorie
Ettore Bortoletto
POSTFAZIONE
LA MEMORIA CHE UNISCE. EDUCARE ALLA PACE
A PALAZZO BOMBEN DI TREVISO - 16 dicembre 2022
Gabriella Persiani
cover.jpgA cura di:
ORLANDO MATERASSI
SILVIA PASCALE
La memoria che unisce
EDUCARE ALLA PACE
img1.pngISBN versione digitale
978-88-6660-432-7
LA MEMORIA CHE UNISCE
EDUCARE ALLA PACE
A cura di: Orlando Materassi e Silvia Pascale
© CIESSE Edizioni
www.ciesseedizioni.it
info@ciesseedizioni.it - ciessedizioni@pec.it
I Edizione stampata nel mese di aprile 2023
Impostazione grafica e progetto copertina: © CIESSE Edizioni
Immagine di copertina: Licenza Creative Commons CC0
(libero uso commerciale, attribuzione non richiesta)
img2.pngCollana: Le nostre Guerre
Editing a cura di: Orlando Materassi e Silvia Pascale
Direttore di Collana: Silvia Pascale
Coordinatore storico-scientifico di Collana: Orlando Materassi
Editore e Direttore Editoriale: Carlo Santi
PROPRIETÀ LETTERARIA RISERVATA
Tutti i diritti sono riservati.
È vietata ogni riproduzione dell’opera, anche parziale, pertanto nessuno stralcio di questa pubblicazione potrà essere riprodotto, distribuito o trasmesso in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo senza che l'Editore abbia prestato preventivamente il consenso.
Saluto della Console Generale Aggiunta Repubblica Federale Tedesca a Milano
Tatjana Schenke-Olivieri
Gentili rappresentanti dell’ANEI,
gentili docenti,
signore e signori,
innanzitutto, mi dispiace tanto di non poter essere con voi per inaugurare il seminario "La Memoria che unisce. Educare alla pace". Ma sono molto lieta poterVi far pervenire il saluto del Consolato tedesco a Milano e anche dei miei colleghi dell’Ambasciata a Roma.
Costruire una comune cultura di memoria non è soltanto una delle raccomandazioni dalla Commissione storica italo-tedesca, è anche un tema che ci sta molto a cuore.
Alla base di essa, c’è la conoscenza di un passato condiviso, anche e soprattutto nei suoi capitoli più oscuri.
Ancora oggi, per tante persone, permane un vuoto sul periodo della Seconda Guerra Mondiale, in particolare sugli anni dal 1943 al 1945. Si tratta di quei venti mesi, durante i quali la Germania nazista condusse una guerra feroce contro il popolo italiano e contro l’avanzata degli Alleati.
In Germania, per molti anni, questo capitolo della nostra storia è stato tenuto nascosto. Solo a poco a poco le crudeltà perpetrate dai nazionalsocialisti tedeschi contro gli Italiani sono divenute note.
La conoscenza di questi reati è, però, il primo passo per commemorare le vittime e mantenere vivo il ricordo. Allo stesso tempo, ne deriva la responsabilità di tramandare questa conoscenza anche alle generazioni future.
È questa l’essenza della cultura della memoria.
Attraverso gli ultimi anni, il lavoro di memoria compiuto dall’Italia e dalla Germania, grazie anche ai finanziamenti del Fondo italo-tedesco per il futuro, ha prodotto risultati significativi.
Tra cui – per menzionarne solo alcuni - l’Albo degli IMI Caduti online, la mostra itinerante "Vite di IMI", il Memoriale a Berlino-Niederschöneweide.
Il progetto dell’ANEI di Treviso "La memoria che unisce. Educare alla pace" è un altro prezioso contributo a una cultura della memoria comune italo-tedesca.
Ci fa conoscere la storia degli IMI in Italia e in Germania. Ci aiuta a comprendere, conservare e tramandare alle generazioni future ciò che sappiamo sul nostro passato.
Grazie ancora a tutti coloro che hanno partecipato alla realizzazione di questo progetto!
Riconciliazione
Silvia Pascale
Presidente ANEI Treviso
Responsabile del Progetto
Far sì che l’indispensabile memoria del passato diventi non motivo per nuovi scontri, conflitti o vendette, ma occasione per costruire ponti e offrire ricordo e riconciliazione. In questa prospettiva si intreccia la testimonianza di unità e collaborazione che stiamo portando avanti come ANEI Treviso con i progetti di ricerca, con le pubblicazioni e con i convegni e seminari anche nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia e all’estero.
Due scienziati, Squire e Kandel, hanno sottolineato nel loro testo del 1999 che "la memoria è la colla che lega la nostra vita mentale, l’impalcatura che racchiude la nostra storia personale e che consente di crescere e cambiare nel corso della vita."{1}
Non è possibile brevemente ricostruire tutto il percorso che ha portato alla presenza sempre più massiccia della memoria o delle memorie all’interno del panorama delle vicende tragiche del ‘900. Infatti, a partire dal secolo scorso, dalla Prima guerra mondiale, sono convissute memorie opposte e incompatibili, appartenenti a vinti e vincitori, a vittime e carnefici…
David Rieff, scrittore e giornalista americano, esperto di conflitti internazionali, nel 2019 nel suo "Elogio dell’oblio"{2} sfida apertamente l’opinione pubblica svelando, attraverso l’analisi di eventi storici celebri o poco noti e attingendo ampiamente alla letteratura, le insidie e i paradossi nascosti nell’esercizio del ricordare. "La memoria collettiva, scrive Marta Boneschi nella Prefazione del testo, è capace di manipolare i fatti e fomentare l’odio, e perciò occorre domandarsi quanto valga l’oblio come strumento di pacificazione. È questo il tema del libro di Rieff."
img5.jpgBerlino, Topographie des Terrors.
In questo testo ci si chiede perché mai una vittima del genocidio in Ruanda dovrebbe ricordare le vittime del Gulag e perché un giovane venticinquenne del Cairo o di Pechino dovrebbe ricordare entrambi?
La forza dell’imperativo morale di ricordare, in un mondo in cui tutti i valori universali sembrano in crisi e si sono moltiplicate tragedie, sembra in realtà scarsamente praticabile.
Del resto il continuo e spesso ampio flusso migratorio avvenuto negli ultimi trent’anni (nell’epoca dell’ultima e più innovativa globalizzazione) ha portato anche in Europa milioni di persone a cercare e chiedere una cittadinanza europea senza volere, però, in modo più legittimo, giusto e giustificato, abbandonare la propria identità, che è fatta anche di storia, di tragedie collettive passate o vicine, di una memoria diversa, che non significa contrapposta, ma è evidentemente non assimilabile a quella occidentale e neppure a quella dei Paesi che hanno vissuto il comunismo.
Jacques Le Goff riteneva che "la memoria mira a salvare il passato soltanto per servire al presente e al futuro".{3} Ed è da posizioni come queste che, per Rieff, bisogna stare lontani per evitare che, visioni strumentali degli accadimenti del passato, condizionino il presente e il futuro. Naturalmente non tutta la storia va dimentica. L’importante è una buona documentazione sulle fonti, sui dati, sulle testimonianze, sulla neutralità e centralità dei fatti. In generale, gli estremismi e le estremizzazioni non sono mai fonte di saggezza.
Non è solo il troppo oblio quindi a rappresentare un rischio, lo è anche la troppa memoria. E, per Rieff, in questo Ventunesimo secolo, ora che le persone di tutto il mondo, ma soprattutto del Nord del globo, sembrano ossessionate dal culto della memoria, è proprio l’eccesso di memoria che può diventare un rischio. La memoria può essere alleata della giustizia, ma può non esserlo della pace, divenendo al contrario incubatrice di odio e desiderio di vendetta.
L’intenzione proclamata dalla Legge 20 luglio 2000, n. 211 Istituzione Giorno della Memoria
("conservare nel futuro dell’Italia la memoria di un tragico e oscuro periodo della storia nel nostro paese e in Europa, e affinché simili eventi non possano mai più accadere") si sta banalizzando fino a rischiare l’inefficacia proprio nel momento in cui più se ne verifica la necessità.
Le ragioni di questa difficoltà sono molto