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Biblioteca della Comunità Israelitica

Coordinate: 41°53′31.57″N 12°28′40.81″E
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Biblioteca della Comunità Israelitica
Ubicazione
StatoItalia (bandiera) Italia
RegioneLazio
CittàRoma
Caratteristiche
AperturaXX secolo

La Biblioteca della Comunità Israelitica era la biblioteca della comunità ebraica di Roma. Fondata all'inizio del XX secolo, conteneva circa 7.000 libri e manoscritti rari o unici, risalenti almeno al XVI secolo. Secondo il Registro centrale delle opere d'arte depredate, era la biblioteca ebraica più importante d'Italia e una delle più importanti al mondo. I volumi della biblioteca furono saccheggiati dai nazisti poco dopo il rastrellamento del ghetto di Roma nell'ottobre 1943 e non furono mai recuperati. Due mesi dopo fu saccheggiata la biblioteca del Collegio Rabbinico Italiano, solo una parte dei volumi di quest'ultima biblioteca sono stati recuperati.

La biblioteca

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La Biblioteca della Comunità Israelitica fu allestita nei primi del Novecento nei locali sopra il Tempio Maggiore di Roma in Lungotevere De' Cenci. I suoi volumi consistevano in pubblicazioni che erano state precedentemente conservate in una delle cinque sinagoghe del Ghetto di Roma o in altri luoghi legati alla comunità ebraica di Roma.[1] La biblioteca del Collegio Rabbinico Italiano era una biblioteca didattica di quasi 10.000 volumi ed era stata trasferita da Firenze a Roma negli anni Trenta,[2] mentre la biblioteca della Comunità Israelitica conteneva molti libri e manoscritti rari e anche unici, risalenti almeno al XVI secolo.

Non esiste un catalogo completo delle opere, ma gli studiosi compilarono alcuni elenchi durante le visite precedenti alla guerra.[3] Si stima che la biblioteca contenesse un quarto di tutta l'opera dei Soncino, stampatori ebrei italiani del XVI secolo che successivamente operarono a Salonicco e a Costantinopoli, nonché opere del XVI secolo di Daniel Bomberg, Alvise Bragadin e Nicollet: la biblioteca conteneva in tutto circa 7.000 volumi.[3] Un catalogo parziale è stato compilato dallo storico ebreo italiano Isaiah Sonne nel 1935, che classificò il contenuto dei testi stampati dai Soncino: manoscritti, incunaboli, copie orientali cinquecentesche stampate a Costantinopoli ed esemplari speciali.[1] Sonne, tuttavia, si lamentò del fatto che gli fosse permesso di vedere solo gli oggetti di seconda qualità della biblioteca.[2] La mancanza di un catalogo adeguato potrebbe essere stata in parte voluta dal desiderio di proteggere i contenuti dalla distruzione da parte della chiesa cattolica che, storicamente, aveva fatto alle pubblicazioni ebraiche.[2]

Il Registro centrale delle opere d'arte depredate citava un esperto, Attilio Milano, il quale afferma in una lettera che "nessun'altra biblioteca ebraica italiana aveva tanti libri di valore inestimabile e pochissime fuori d'Italia la superavano".[3]

Con la resa dell'Italia dell'8 settembre 1943, la Germania occupò l'Italia settentrionale e centrale. Le biblioteche della comunità ebraica di Roma attirarono presto l'attenzione tedesca. Secondo un testimone oculare, il 30 settembre e il 1º ottobre 1943 due uomini in divisa visitarono la Biblioteca della Comunità Israelitica e quella del Collegio Rabbinico Italiano, situate nello stesso edificio. Uno dei due si presentò come insegnante di ebraico di un istituto di Berlino, molto probabilmente fu Johannes Pohl dell'Istituto per lo studio della questione ebraica, che aveva già svolto un ruolo simile presso le biblioteche ebraiche di Amsterdam.[4] Furono fatti dei tentativi per ricevere il sostegno del governo fascista italiano per conservare il contenuto delle biblioteche in Italia, ma senza successo.[4]

Il 14 ottobre 1943, due giorni prima dell'irruzione nazista nel Ghetto di Roma, fur portato via il contenuto della biblioteca della Comunità Israelitica e parte del contenuto della biblioteca del Collegio Rabbinico. Il resto del contenuto della biblioteca fu sottratto il 23 e 24 dicembre 1943.[3] Alcuni libri e stampe sopravvissero al saccheggio perché nascosti dai membri della comunità o considerati di poca importanza dai tedeschi.[2]

Sotto il controllo dell'amministrazione militare tedesca, il contenuto della biblioteca fu caricato su due vagoni ferroviari da una società italiana e inviato in Germania attraverso la Svizzera. Una lettera dell'Einsatzstab Reichsleiter Rosenberg (ERR) del 21 gennaio 1944, molto probabilmente riferita al secondo carico di bottino, affermò che era stato consegnato a un istituto di Francoforte sul Meno.[3] I volumi inestimabili della biblioteca furono di particolare interesse per l'organizzazione Rosenberg,[5] tanto da istituire un'organizzazione speciale, il Sonderkommando Italien, per le loro attività nel paese.[6]

Le registrazioni della corrispondenza dell'ERR furono distrutte da un bombardamento su Berlino nel novembre 1943. La commissione italiana che cercava di localizzare il contenuto della biblioteca giunse alla conclusione che il primo treno di ottobre non si diresse a Francoforte ma a Berlino, il che spiegherebbe perché parte del contenuto del secondo treno è stato ritrovato dopo la guerra. Nessuno dei volumi del primo treno è mai stato recuperato.[7]

Ricerca dei volumi

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Solo una parte dei volumi della biblioteca del Collegio Rabbinico fu recuperata nel 1947, costituita da 20 incunaboli. Del materiale prelevato dalla biblioteca della Comunità Israelitica non è mai stato recuperato nulla.[3]

La teoria più probabile sul destino dei volumi della biblioteca è che siano stati immagazzinati durante la guerra in un'area che divenne parte della zona di occupazione postbellica dell'Unione Sovietica, e poi trasportati in Unione Sovietica dove sarebbero poi rimasti.[3] Le teorie secondo cui i volumi della biblioteca sarebbero stati distrutti durante un bombardamento sul treno che li trasportava in Germania, o nella stessa Germania, sono state considerate poco probabili.[2]

Nel 2002 il governo italiano ha istituito un'apposita commissione per perseguire il recupero dei volumi della biblioteca, svolgendo le ricerche in diversi paesi europei. La commissione ha esaminato la possibilità che i contenuti mancanti fossero rimasti a Francoforte o Berlino. L'opzione di Francoforte fu considerata come la meno probabile poiché gran parte dei libri saccheggiati che erano stati conservati nel deposito di Hungen erano caduti nelle mani delle forze americane dopo la guerra ed erano stati restituiti, comprese le stampe dal Collegio Rabbinico.[1] Si stima che la Germania nazista abbia saccheggiato fino a 3 milioni di libri durante la seconda guerra mondiale, di cui 1,2 milioni sono stati trovati a Hungen solo alla fine della guerra.[2] L'opzione più probabile era che il contenuto fosse a Berlino o fosse stato portato a Ratibor, dove alla fine sarebbero poi passati sotto il controllo dell'Unione Sovietica.[1]

La ricerca della commissione fu complicata dal fatto che nella Germania nazista esistevano due organizzazioni concorrenti che acquisirono le pubblicazioni ebraiche saccheggiate con lo scopo di creare una biblioteca, l'Amt Rosenberg (l'ERR) e il Reichssicherheitshauptamt (le SS), quest'ultimo con lo scopo di usarlo come fonte di informazioni. Poiché non è nota alcuna registrazione del primo trasporto del bottino, non è certo quale delle due organizzazioni abbia ricevuto i due vagoni ferroviari dall'ottobre 1943 in più le ricerche della commissione in Russia sono state ostacolate anche dal fatto che alcuni archivi sono stati chiusi, come nel caso dell'archivio del Servizio di sicurezza federale russo.[1]

La mancanza di un vero e proprio catalogo ha fortemente ostacolato il recupero dei volumi, in quanto è quasi impossibile sapere cosa effettivamente contenesse la biblioteca.[2] Nel 1965, due manoscritti ebraici con il timbro della biblioteca furono acquisiti dalla Jewish Theological Seminary di New York, entrambi elencati nel catalogo Sonne compilato negli anni '30. Non è chiaro come i manoscritti abbiano raggiunto gli Stati Uniti e a che punto dopo la loro catalogazione da parte di Sonne nel 1935 siano stati rimossi dalla biblioteca.[2] Non è stato possibile stabilire altri dettagli sulla storia dei manoscritti tra il 1935 e il 1965.[1]

Il destino dei volumi della biblioteca rimane tuttavia un mistero, poiché tutte le indagini, compresa quella della commissione governativa italiana, sono state inconcludenti.[1][8]

La biblioteca della Comunità Israelitica nella cultura di massa

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La biblioteca della Comunità Israelitica occupa un posto di rilievo nel romanzo Il testamento di Elias, di W. S. Mahler (2023).

  1. ^ a b c d e f g Activity Report on the activities of the commission for the recovery of the bibliographic patrimony of the Jewish community in Rome stolen in 1943 (PDF), Governo della Repubblica ItalianaPresidenza del Consiglio dei ministri. URL consultato il 3 ottobre 2018.
  2. ^ a b c d e f g h Michael Frank, The Mystery of the Missing Jewish Books of Rome, su tabletmag.com, Tablet. URL consultato il 3 ottobre 2018 (archiviato dall'url originale il 3 ottobre 2018).
  3. ^ a b c d e f g Activity Report of the Commission for the Recovery of the Bibliographic Heritage of the Jewish Community in Rome, looted in 1943, su lootedart.com, The Central Register of Information on Looted Cultural Property. URL consultato il 30 settembre 2018.
  4. ^ a b Rydell, p. 168.
  5. ^ (DE) Ghetto Rom, su gedenkorte-europa.eu, Gedenkorte Europa 1939–1945. URL consultato il 30 settembre 2018.
  6. ^ Rydell, p. 167.
  7. ^ Rydell, p. 171.
  8. ^ Rydell, p. 172.

Approfondimenti

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