Books by Gustavo Mola di Nomaglio
Il mare dei Piemontesi. Tra spiagge e colline: immagini popolari da anni lontani. Bandierine e scudetti turistici. [per la serie] «Piccole Mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi», 21 giugno – 28 settembre 2023, Torino, Centro Studi Piemontesi, Giugno 2023, pp. 26., 2023
Plaquette della serie “Le piccole mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi” in cui sono ripro... more Plaquette della serie “Le piccole mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi” in cui sono riprodotte alcune delle Bandierine “Vespa” in mostra, vale a dire dei suggestivi gagliardetti risalenti agli anni ’50 e ‘60 del Novecento, destinati a scandire, garrendo su scooter e motociclette in particolare, le tappe di un viaggio o di un itinerario turistico. Con raffigurazioni, in genere, alquanto naïf e fascinose. Le bandierine raffigurate in questa plaquette, selezionate in seno a una vasta raccolta infantile, restituiscono i panorami di località turistiche della Liguria e della Costa Azzurra. Si evoca un «mare dei piemontesi» in una duplice accezione: non solo in considerazione dei molti che dal Piemonte frequentarono e frequentano tutti le città e i paesi celebrati nella piccola mostra, ma anche perché queste località, tutte comprese del Regno di Sardegna, non furono in passato separate da un “confine di Stato” (oggi, specialmente in quest’area, tutt’altro che stemperato, nonostante il processo unitario europeo).
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Le Montagne dei Savoia. Bandierine e scudetti turistici. Dalle raccolte “curiose” dell’Archivio Mola di Nomaglio, [per la serie] «Piccole Mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi», 13 dicembre – 18 gennaio 2023, Torino, Centro Studi Piemontesi, Dicembre 2022, pp. 12, 2022
In questa Plaquette della serie “Le piccole mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi” sono ri... more In questa Plaquette della serie “Le piccole mostre [in sede] del Centro Studi Piemontesi” sono riunite alcune delle bandierine “souvenir” turistiche esposte, scelte in seno a una raccolta vasta e inconsueta nella quale è rappresentata in particolare l’Italia intera e, in misura minore, l’Europa. Le bandierine sono, in genere - ma non necessariamente -, di forma triangolare. Se ne è diffuso l’uso in tempi relativamente recenti, prodotte in special modo e indicativamente, dai tardi anni quaranta e sino agli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Sono in qualche misura il pacifico retaggio di usi e tempi lontani, ben conosciute e usate sin dal medioevo nei tornei, nell’araldica, in campo militare. In Italia sono spesso ricordate col nome di “Bandierine vespa” (o anche, un po’ meno frequentemente, Lambretta), giacché nei tempi più gloriosi di quel leggendario scooter, sinonimo di libertà e di viaggio, venivano legate a un’asticella sul manubrio, dalla quale sventolavano in ricordo e testimonianza di un percorso compiuto, di un raduno, di un luogo amato, di una ricorrenza a esso legata (ad esempio si conservano parecchie diverse bandierine dedicate a Torino nel 1961 per commemorare il centenario dell’unità d’Italia). Moltissime città e paesi d’Europa sono stati celebrati e pubblicizzati anche per mezzo di bandierine, gagliardetti, scudetti, in particolare numerosi per le località turistiche di montagna, di mare e per le città e luoghi d’arte. Le bandierine e gli scudetti che oggi possono essere definiti - relativamente - “antichi” (diciamo che abbiano ormai superato il mezzo secolo e più frequentemente i sessanta / settant’anni di vita) sono stati prodotti a migliaia di soggetti e milioni di esemplari in tutto il mondo da diverse manifatture, tra le quali è particolarmente nota la Fratelli Lorioli di Milano. Questa minuta esposizione, di oggetti, come si legge nella conclusione della plaquette, riuniti da un interesse collezionistico infantile, presenta alcuni esempi del materiale esposto, lungo un tracciato per così dire ucronico e con la storia sul remoto sfondo, scandito da alcune suggestive immagini o citazioni delle “Montagne dei Savoia” e delle loro genti: Piemonte, Valle d’Aosta, Savoia per un attimo riunificate fianco a fianco e rinsaldate tra loro.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Re Umberto II a quarant’anni dalla morte. Ricordi di vita pubblica e privata presso l’esposizione permanente della Libreria della Regina Margherita, Biblioteca Nazionale Universitaria, Torino marzo - aprile 2023, Torino, Centro Studi Piemontesi – Biblioteca Nazionale Universitaria, 2023, 2023
Minuscola plaquette, commemorativa di Re Umberto II nel 40° della morte, in cui sono raffigurati ... more Minuscola plaquette, commemorativa di Re Umberto II nel 40° della morte, in cui sono raffigurati alcuni dei materiali, provenienti principalmente da una raccolta privata, presentati nella piccola mostra la cui apertura, per grande successo di pubblico riscosso, è stata prorogata sino alla fine del mese di giugno. Nel sintetico panorama tracciato nella mostra si susseguono e intrec-ciano evocazioni dei ruoli di Umberto in diversi momenti di una vita in cui ebbe ruoli forse più autonomi e determinanti, talora, più di quanto una certa vulgata intenda accordargli.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Memorie ed attualità dell'assedio di Torino del 1706, 2007
Volume 2°
Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internaz... more Volume 2°
Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internazionale che si tenne nel 2006 per celebrare il terzo centenario della liberazione dall’assedio francese di Torino nel quadro della Guerra di Successione spagnola. Oggetto delle relazioni furono temi di storia politica, militare, diplomatica, artistica, sociale, religiosa e biografica. Ancora una volta fu un Duca di Savoia a ostacolare l'espansionismo francese in Italia. Con la vittoria del 1706 il ruolo e i poteri dei Savoia si rafforzarono sia in Italia sia sullo scacchiere geopolitico europeo mentre si preparava il terreno per successive espansioni.
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Memorie ed attualità dell'assedio di Torino del 1706 - vol. 1, 2007
Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internazionale che... more Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internazionale che si tenne nel 2006 per celebrare il terzo centenario della liberazione dall’assedio francese di Torino nel quadro della Guerra di Successione spagnola. Oggetto delle relazioni furono temi di storia politica, militare, diplomatica, artistica, sociale, religiosa e biografica. Ancora una volta fu un Duca di Savoia a ostacolare l'espansionismo francese in Italia. Con la vittoria del 1706 il ruolo e i poteri dei Savoia si rafforzarono sia in Italia sia sullo scacchiere geopolitico europeo mentre si preparava il terreno per successive espansioni.
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in: Henri Le Lieure maestro fotografo dell'Ottocento; Turin ancien et moderne, a cura di Michele Falzone del Barbarò, Milano, Fabbri, volume riproduzione anastatica dell'album del Le Lieure, con interventi storici, critici e bibliografici di vari studiosi, pp. 163-167 , 1987
L'idea di scrivere un libro a più mani su Torino per illustrarne la bellezza e la ricchezza di st... more L'idea di scrivere un libro a più mani su Torino per illustrarne la bellezza e la ricchezza di storia nacque in seno ad un gruppo di appartenenti ai ceti dirigenti della città nel momento in cui questa aveva da breve tempo perso - non senza sussulti - il ruolo di capitale d'Italia. Il volume uscì del 1867, illustrato, con splendide fotografie realizzate da uno dei più grandi fotografi europei del tempo, Henri Le Lieure. Sappiamo che più d'uno degli autori aveva considerato il trasferimento della capitale a Firenze un tradimento nei confronti di una città che non solo era all’origine dell’unificazione del paese ma che si era rivelata, se si vuole essere concreti, la fucina avanzata della Penisola in campo scientifico, tecnologico, industriale. Una fucina in cui uomini dalle forti tensioni intellettuali e morali avevano saputo forgiare un principio unificator, a un tempo diffondendolo e difendendolo virilmente. Se si analizza il volume in questa luce la scelta della lingua francese da parte di studiosi usi a pubblicare le loro opere in italiano può sembrare non casuale.
Nell'ambito della società torinese un sottile filo conduttore (oltre alla trasparente fierezza d'essere piemontesi) lega tra loro gli autori che sono quasi tutti personaggi di prima grandezza, non soltanto a livello 1ocale. Quasi tutti sono membri della Società Promotrice delle Belle Arti, diversi di loro siedono nel Consiglio Comunale di Torino e contribuiscono in prima persona all'amministrazione della città, quasi tutti possono vantare qualche benemerenza per avere fondato o animato sodalizi culturali, scuole, musei o per essere stati autori di opere fondamentali per lo studio di varie discipline. Con le schede biografiche che seguono si è inteso offrire un'informazione su di loro una sintetica informazione bio-bibliografica su Pio Agodino, Giuseppe F. Baruffi, Vittorio Bersezio, Carlo Felice Biscarra, Luigi Cibrario, Giacinto Corsi di Bosnasco, Giuseppe A. Garberoglio, Michele Lessona, Emanuele Morozzo della Rocca, Luigi Rocca, Irene Verasis Asinari di Castiglione, Federico Paolo Sclopis di Salerano, Stefano Zecchini.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Cavour e i Gentlemen's Clubs Dal tempo dei giochi a quello della diplomazia e della guerra, 2012
Indagine - nel quadro di un volume dedicato alla storia della Società del Whist (oggi, dopo la fu... more Indagine - nel quadro di un volume dedicato alla storia della Società del Whist (oggi, dopo la fusione tra i due circoli Accademia Filarmonica – Circolo del Whist) e a rendere omaggio alla memoria di Camillo Benso di Cavour, che ebbe un ruolo trainante in seno alla compagine dei 40 gentiluomini che ne furono i fondatori – più in generale sulla sociabilità, e la sociabilità aristocratica in special modo, nel Regno di Sardegna, soffermandosi sia sulle radici del Whist e sulle realtà che ne possono essere considerate le antenate (quali i “casini” nobiliari) sia su esperienze analoghe attraverso i centri “periferici” del Piemonte o nelle “capitali” storiche in cui fiorirono analoghe esperienze. Lo sguardo è perciò concentrato sulle realtà che furono attive in Piemonte, Valle d’Aosta, Savoia, Nizza, Liguria. Il saggio include in una seconda parte un’«Appendice bibliografica sulle Società del Casino in Italia, al di fuori degli Stati sabaudi» nella quale figurano, dal Veneto alla Sicilia, i circoli di 35 città italiane. Occorre dire che la semplice uguaglianza o assonanza delle denominazioni di molti circoli non consente di associarli in blocco a un ben determinato, omogeneo o rigido modello. L’esistenza di affinità o di scopi sociali comuni è tuttavia (esclusi a priori, salvo alcune motivate eccezioni, dalla catalogazione che segue i Casini e le esperienze dichiaratamente di matrice eminentemente “politica” o massonica) diffusa e piuttosto evidente. L’indice dei nomi e luoghi aggiunto all’estratto del saggio ne agevola la consultazione e fruibilità.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
«Chiunque griderà viva il Re sarà punito di morte». [...] dagli eccidi di Acqui e Strevi alla vittoria austro-russa, (7 marzo - 26 maggio 1799), in L'insorgenza di Strevi del 1799 [...], a cura di Gian Luigi Bovio Rapetti della Torre, Acqui Terme, Ed. Impressioni Grafiche , 2000
Le leggi, gli editti, gli atti ufficiali emanati in Piemonte sul finire del Settecento dal govern... more Le leggi, gli editti, gli atti ufficiali emanati in Piemonte sul finire del Settecento dal governo francese rivoluzionario costituiscono un insostituibile punto di osservazione della politica e dell'operato degli occupanti e contengono non rare indicazioni sulle difficoltà che le autorità repubblicane incontrarono a causa della pervasiva resistenza - attiva o passiva, organizzata o spontanea - opposta dai Piemontesi. La costante abitudine delle autorità repubblicane a presentare nei proclami qualunque fatto od evento da un'angolazione settaria e a falsare sia i dettagli sia i complessivi scenari non compromette, a ben vedere, la validità di questo tipo di fonti, dalle quali emergono con chiarezza, anche se la realtà è sempre camuffata ad uso del potere vigente, informazioni oggettive e di innegabile interesse. Nonostante una sorta di “collaborazionismo” storiografico tenti di raccontare una storia diversa, in Piemonte l’avversione per gli invasori restò forte. Era ben motivata da dure repressioni, rappresaglie, incendi di interi paesi, saccheggi ed esosa pressione fiscale. Tra i principali centri che subirono molte vittime e distruzioni, anche Carmagnola e Strevi-. Non per caso fu agevole la – pur effimera – riconquista austro-russa sotto il comando, per quanto riguarda le forze armate regolari, del feldmaresciallo Aleksandr Vasil'evič Suvorov e, per quanto riguarda la formazione militare spontanea e popolare che fu denominata “Massa Cristiana”, sotto la guida del maggiore Branda de Lucioni. Altri reparti spontanei combatterono gli invasori in tutte le province piemontesi Novara, Alessandria, Asti, Vercelli forse con speciale intensità nel Cuneese.
The laws, edicts, official acts issued in Piedmont at the end of the eighteenth century by the French revolutionary government constitute an irreplaceable point of observation of the politics and work of the occupiers and contain not rare information on the difficulties encountered by the republican authorities for the pervasive resistance - active or passive, organized or spontaneous - implemented by the Piedmontese. The constant habit of the republican authorities to present in the proclamations every fact or event from a sectarian point of view and to distort both the details and the overall scenarios does not compromise, on closer inspection, the validity of this type of sources, from which they clearly emerge, even if reality is always masked by the use of existing power, objective information characterized by an undeniable interest. Despite a sort of historiographical "collaborationism" that attempts to tell a different story, Piedmont still had a strong aversion to invaders. He was well motivated by harsh repression, reprisals, fires of entire countries, looting and exorbitant tax burden. Among the main centers that have suffered many victims and destructions, also Carmagnola and Strevi -. It is no coincidence that the Austro-Russian reconquest was easy - albeit ephemeral - under the command, as far as the regular armed forces are concerned, of Field Marshal Aleksandr Vasil'evič Suvorov and, as regards the spontaneous and popular military formations that were called "Massa Cristiana" (= Christian Crowd), under the leadership of Major Branda de Lucioni other spontaneous units fought the invaders in all the Piedmontese provinces: Novara, Alessandria, Asti, Vercelli, and also, with particular intensity and legitimate ferocity, in the Cuneo area.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Una dimora per due famiglie celebri piemontesi, in: LA PALAZZINA MARONE CINZANO Sede del Centro Congressi dell'Unione lndustriale di Torino . Via Vela 17 [Torino], Maffei di Boglio e Marone Cinzano]7, 2017
Tra le migliaia e migliaia di persone che ogni anno varcano la soglia della Palazzina di via Vela... more Tra le migliaia e migliaia di persone che ogni anno varcano la soglia della Palazzina di via Vela 17 a Torino
(in origine via Assietta 47) per partecipare alle attività istituzionali dell'Unione Industriali o agli eventi congressuali e culturali promossi dal suo prestigioso Centro Congressi, non raramente vi è chi si interroga sul passato dell'edificio, che la stessa elegante forma architettonica evoca. Qui, infatti hanno vissuto uomini meritevoli di essere ricordati e celebrati. Nel corso di una vita poco più che secolare, si sono infatti intrecciate c succedute tra questi muri le presenze e le vicende di due celebri e diversamente importanti famiglie piemontesi: i Maffei di Boglio, che ne furono i committenti, per circa un ventennio, i Marone Cinzano, per mezzo secolo, poi di un sodalizio che ha avuto parte fondamentale nel progresso economico e sociale della Torino contemporanea. Qui è “passata”, si potrebbe dire, la «grande» storia della città, i suoi sviluppi, crescite, contrazioni. Qui sono passati momenti aulici e spensierati di feste e di gioia, ma anche dolorosi tempi di guerra: a fine Ottocento le guerre coloniali rubarono la vita, come si narra in queste pagine a un cugino del primo proprietario, Ferdinando Maffei di Boglio, al quale questo era affezionato come a un fratello e al più caro degli amici; più avanti nel tempo, durante il secondo conflitto mondiale, fu la stessa trama muraria a essere ferita dalle bombe, al pari, del resto, di gran parte di Torino, vittima come tante altre città italiane di bombardamenti terroristici che non risparmiavano, forse più ancora “cercavano” gli obiettivi civili.
Per narrare o anche riassumere compiutamente la storia dei Maffei di Boglio, occorrerebbero non alcune pagine ma un grosso volume. Le poche righe a essi ora dedicate, servono solo a sollevare sulla loro storia un lembo di sipario, dietro il quale appena s'intravedono le origini e qualche istantanea di alcuni dei personaggi più significativi di una stirpe che ha dato al Piemonte, a un tempo, grandi militari e grandi diplomatici.
Sui Marone si sa molto soprattutto a partire dal momento in cui divengono proprietari della Cinzano, nel saggio si accenna tuttavia alle loro vicende più antiche e poi, a quelle più recenti, scandite, tra altri fatti di grande rilievo, dall’alleanza matrimoniale tra il conte Marone Cinzano e la Principessa Maria Cristina di Borbone, Infanta di Spagna, figlia di Re Alfonso XIII.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Un primato piemontese in Europa. Venaria e la Cavalleria sabauda alla vigilia del Risorgimento,Torino, Torino, Omega Edizioni; Vivant, 2009
Volume dedicato alla cavalleria, all'equitazione - equitazione militare in particolare - e alle s... more Volume dedicato alla cavalleria, all'equitazione - equitazione militare in particolare - e alle scuole create negli Stati sabaudi per formare ottimi cavalieri, combattenti a cavallo, in tempi in cui, ancora in pieno Ottocento, l'efficienza della cavalleria conservava in seno alla complessiva macchina bellica un ruolo fondamentale.
Le affermazioni in battaglia e la stessa sopravvivenza dei combattenti erano in gran parte affidate non solo al coraggio dei singoli militari, ma alla forza, velocità, addestramento e complessiva capacità dei destrieri che essi montavano, congiuntamente alle tecniche di manovra collettive. Lo studio della cavalleria nel Piemonte della Restaurazione si presta così a mettere a fuoco l’impegno profuso in questi campi, tra i risultati del quale possono essere annoverati il miglioramento e l'accrescimento delle razze indigene (anche finalizzato a limitare la parziale dipendenza da paesi esteri) e la creazione di scuole e cattedre di veterinaria - precoci sotto il profilo cronologico e, ben presto, di prestigio europeo - per la conservazione, l’allevamento e lo sviluppo delle “razze” dei cavalli.
Non meno rilevante appare lo studio, la razionalizzazione e l'adozione nello Stato sabaudo di nuovi più efficaci sistemi di equitazione, riguardo ai quali si evince, da un acceso dibattito svoltosi nella prima metà del secolo tra piemontesi e francesi, che ai primi spettassero, con argomentato fondamento, diversi importanti "primati" a livello mondiale, comunemente attribuiti ai secondi o da essi stessi attribuitisi. Nel volume si accenna alla questione in modo puntuale e dettagliato consentendo ai lettori e agli studiosi, attraverso una consistente e idonea documentazione edita e inedita, di farsi una propria idea e consolidare una visione complessiva circa primazia e precedenza tra i metodi di equitazione militare ideati e, o posti in atto dal francese François Baucher e dal prussiano Otto Wagner (la cui opera fu proseguita e perfezionata dal torinese Carlo Le Maire, suo allievo e successore quale direttore «dell’Equitazione» presso la scuola di Venaria). In Piemonte si faceva in quegli anni anche innovazione e progettazione di metodi di combattimento, di armamento, di affardellamento e di bardatura, con risultati destinati a portare i cavalieri piemontesi a ottenere quello che oggi si potrebbe definire, per estensione, come un “vantaggio competitivo”. Un vantaggio che, pur registrabile a livello europeo, si rivelava assai significativo anche in rapporto agli altri Stati italiani, onde determinare a 360°, quindi anche attraverso gli specifici primati in un settore tanto sensibile e determinante come la cavalleria, la più generale leadership del Piemonte, nel quadro del progetto e processo di unificazione politica della penisola attorno al trono di Casa Savoia.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Studioso di fama internazionale, storico del diritto, docente universitario, pubblico amministrat... more Studioso di fama internazionale, storico del diritto, docente universitario, pubblico amministratore, instancabile ed efficace promotore di iniziative culturali, di tutela del patrimonio culturale e storico del Piemonte, del Cuneese. Giorgio Lombardi fu Presidente dell’Istituto per le Regioni, membro del Consiglio Superiore della Magistratura italiana, della Commissione Tributaria Centrale, del Consiglio di Presidenza della Corte dei Conti e Sindaco di Montaldo di Mondovì. Tra tanti incarichi che rivestì con scrupolo ed efficacia si può ancora ricordare quello di componente e Presidente del giudice costituzionale della Repubblica di San Marino. Lombardi resta una figura eccezionale nel panorama giuridico italiano. Il ricordo di colleghi e amici traccia qui il suo percorso nella carriera giuridica, nell’opera di storico, nell’amore per la sua terra d’origine, il Cuneese, nell’attenzione per i rapporti personali.
Giorgio Lombardi come studioso dei sistemi latino americani, Giorgio Lombardi storico delle origini comunali, Un raffinato studioso della storia nobiliare e sociale dell’antico Piemonte, Giorgio Lombardi quale pubblico amministratore
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Filippo Juvarra regista di Corti e Capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa,Indici analitici, 2020
Il file è costituto dall'Indice, indici dei nomi, enti, istituzioni e luoghi citati nel volum... more Il file è costituto dall'Indice, indici dei nomi, enti, istituzioni e luoghi citati nel volume
Filippo Juvarra regista di Corti e Capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa.
a cura di Franca Porticelli, Costanza Roggero, Chiara Devoti, Gustavo Mola di Nomaglio.
Torino, Centro Studi Piemontesi, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (ABNUT), il DIST-Politecnico di Torino, 2020, pp. XVII-490, ISBN 978-88-8262-298-5 – DOI 10.26344/JUV20.
E' edito solo in formato digitale (pdf)
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Bibliografia delle famiglie Subalpine Nobiltà, borghesia e cittadinanze attraverso studi di storia e storia sociale, genealogia, feudalità e diritto, arte e architettura, araldica e onomastica, , 2008
Con il termine "famiglie subalpine" si intendono le famiglie presenti (all'interno degli Stati co... more Con il termine "famiglie subalpine" si intendono le famiglie presenti (all'interno degli Stati continentali dell'antico Regno di Sardegna, governati dalla dinastia sabauda) nella storia e nelle vicende di Piemonte, Valle d'Aosta, Nizza, Nizzardo, Lomellina, Vigevanasco (Vigevano) regioni che, fino alla seconda metà dell'Ottocento, costituirono il nucleo coeso sul versante italiano dei potenti domini di Casa Savoia). La Bibliografia delle famiglie subalpine costituisce un percorso bibliografico, in cui i contenuti di poco meno di 10.000 oggetti bibliografici, volumi, saggi e studi prodotti nell'ambito di numerose discipline sono stati vagliati, analizzati criticamente e talvolta indicizzati, altre volte collegati tra loro, in vari modi e a vari livelli, rilevanti per indagare storia, impegno sociale, eventi, valori, committenze artistiche e architettoniche, genealogie, stemmi, cognomi, personaggi di decine di migliaia di famiglie appartenenti ai suddetti territori subalpini. Numerosi sono però i riferimenti a famiglie anche di altre zone appartenenti agli Stati sabaudi, come la regione della Savoia e la Liguria piemontese. Ma sono frequenti anche le notizie riguardanti famiglie genovesi, liguri in genere e altre di cui si ricorda la presenza nella storia subalpina. In questa versione dell'opera i primi 5 volumi pubblicati sono stati riuniti in un unico file pdf, facilmente consultabile, che presenta solo modeste variazioni rispetto ai volumi a stampa che sono stati ancora oggetto di un certo numero di correzioni.
The term "subalpine families" refers to the families present (within the continental States of the ancient Kingdom of Sardinia, ruled by the Savoy dynasty) in the history and events of Piedmont, Valle d'Aosta, Nice, Nizzardo, Lomellina, Vigevanasco (Vigevano) regions which, up to the second half of the nineteenth century, formed the cohesive nucleus on the Italian side of the powerful dominions of the House of Savoy). The Bibliography of subalpine families constitutes a bibliographic path, in which the contents of just under 10,000 bibliographic objects, volumes, essays and studies produced in the context of numerous disciplines have been screened, critically analyzed and sometimes indexed, other times linked together, in various ways and at various levels, relevant for investigating history, social commitment, events, values, artistic and architectural commissions, genealogies, coats of arms, surnames, characters of tens of thousands of families belonging to the aforementioned subalpine territories. However, there are numerous references to families also from other areas belonging to the Savoy states, such as the Savoy region and Piedmontese Liguria. But there are also frequent news regarding Genoese families, Ligurians in general and others whose presence in subalpine history is remembered. In this version of the work, the first 5 volumes published have been brought together in a single pdf file, which can be easily consulted, which presents only modest variations compared to the printed volumes which have still been subject to a certain number of corrections.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L’applicazione dei Trattati di Utrecht del 1713 determinò in Europa nuovi equilibri e assestament... more L’applicazione dei Trattati di Utrecht del 1713 determinò in Europa nuovi equilibri e assestamenti geopolitici. Per i Savoia il loro esito creò basi e presupposti utili a dare concretezza a obiettivi o progetti di espansione accarezzati sin da antica data. Dopo la sostanziale abdicazione ai diritti su Ginevra, dopo il forzato precedente arretramento nel Vallese e nel Vaud, dopo alcuni mancati accrescimenti territoriali sul versante italiano (talora legittimamente spettanti, anche in via ereditaria, ma elusi, prevalendo la “legge del più forte” sul “diritto”) i risultati di Utrecht determinarono un solido rafforzamento sabaudo, anche se non ancora in linea con le aspettative della potente dinastia alpina, già in quel momento una tra le più antiche regnanti in Europa. Il mancato ottenimento contestuale dello Stato di Milano, fu controbilanciato dall’incorporazione immediata - o già indirizzata a breve termine - di aree ad esso precedentemente afferenti, quali Alessandria, la Lomellina e la Valsesia, che si prestavano, quanto meno in termini prospettici, a predisporre e indirizzare ulteriori espansioni lungo le direttrici lombarde. L’acquisizione, inoltre, delle Valli di Pragelato, dell’alta Valle di Susa e, in rapida successione, dei feudi imperiali delle Langhe, non solo garantì un rafforzamento delle aree di confine, ma consentì anche, in breve arco di tempo, alle regioni subalpine - e specificatamente al Piemonte “geografico” - di configurarsi come uno Stato regione compatto e ben difendibile. L’attribuzione a Vittorio Amedeo II del Regno di Sicilia, pur con le incalzanti evoluzioni successive ne consolidò in ogni caso la forza, consentendo - pur dopo la pausa perniciosa dell’occupazione napoleonica, che fu però gettata alle spalle con ulteriori ampliamenti degli Stati sabaudi - la futura azione unificatrice dell’Italia.
---
The application of the Utrecht Treaties of 1713 led to new geopolitical balances and agreements in Europe. Their outcome created the foundations and conditions so that the House of Savoy could give substance to the objectives or expansion projects prefigured for centuries. After the substantial abdication to the rights over Geneva, after the previous forced retreat in Valais and Vaud, after a certain lack of territorial growth in Italy (sometimes legitimately due for inheritance rights, but circumvented, as on the "right" prevailed the "law of the strongest" ) the results of Utrecht determined a solid strengthening of the Savoy, even if not yet in line with the expectations of the powerful Alpine dynasty, already at the time one of the oldest sovereigns in Europe. The simultaneous failure to obtain the State of Milan was counterbalanced by the immediate incorporation - or already foreseeable in the short term - of areas previously attributable to it, such as Alessandria, Lomellina and Valsesia, which lent themselves, at least in perspective, to prepare and manage further expansions along the Lombard lines. Furthermore, the acquisition of the Pragelato Valleys, the Alta Val di Susa and, in rapid succession, the imperial fiefs of the Langhe, not only guaranteed a strengthening of the border areas, but also allowed to the subalpine regions - and specifically to Piedmont "geographic”- to be configured as a compact and well defensible regional state. The attribution of the Kingdom of Sicily to Vittorio Amedeo II, despite the pressing successive evolutions, nevertheless consolidates its strength, allowing - even after the pernicious pause of the Napoleonic occupation, left behind with further enlargements of the Savoy states - the future action unifying of Italy.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L’uso di arme gentilizie fu negli Stati dei Savoia regolamentato sin da tempi remoti. Negli Statu... more L’uso di arme gentilizie fu negli Stati dei Savoia regolamentato sin da tempi remoti. Negli Statuti emanati da Amedeo VIII nel 1430 varie disposizioni sono presenti nel § «De Insignis et armis». Emanuele Filiberto con editto 21 giugno 1579 vietò a chiunque non fosse nobile di sangue o nobilitato dal sovrano, di portare o far uso di stemmi. Un primo “consegnamento” (registrazione e riconoscimento) delle armi gentilizie utilizzate si fece nel 1580 in alcune tra le principali città dello Stato. Altri “consegnamenti” generali si fecero nel 1614 e nel 1687-1688. Di tutti vi è, nel presente volume, analitica notizia, compatibilmente con alcune dispersioni di documenti durante l’occupazione rivoluzionaria del Piemonte. L'interesse dei consegnamenti travalica i limiti dell'araldica: essi sono infatti fonte di preziose notizie per i genealogisti, storici, giuristi, glottologi, sociologi, semiologi ed altre categorie di studiosi.
------
The use of noble arms has been regulated in the Savoy states since the Middle Ages. In the Statutes issued by Amedeo VIII in 1430 various provisions are present in the § «De Insignis et armis». Emanuele Filiberto with an edict of 21 June 1579 forbade anyone who was not a noble by blood or ennobled by the sovereign from raising coats of arms. A first "Consegnamento" (registration, admission, recognition) of the noble weapons used was made in 1580 in some of the main cities of the state. Other general "Consegnamenti" (registrations, admissions, recognitions) were made in 1614 and 1687-1688. In this volume there is analytical information on all the cited records, despite some loss or destruction of documents during the revolutionary occupation of Piedmont. The interest in "deliveries" goes beyond the limits of heraldry: they are in fact a source of precious information for genealogists, historians, jurists, linguists, sociologists, semiologists and other categories of scholars.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in Il Castello di Moncalieri. Una presenza sabauda fra Corte e Città, a cura di Albina Malerba, Andrea Merlotti, Gustavo Mola di Nomaglio, Torino, Centro Studi Piemontesi, pp. 313-326, 2019
Il Piemonte del XVIII secolo poteva vantare a fianco dell’Università di Torino (che nel primo Ott... more Il Piemonte del XVIII secolo poteva vantare a fianco dell’Università di Torino (che nel primo Ottocento divenne l’esempio sul quale fedelmente si modellò l’Università francese per volontà di Napoleone Bonaparte, come documentò analiticamente, tra altri, Ambroise Rendu nel 1816), altre istituzioni formative eccellenti: guardando alla sola capitale del Regno di Sardegna si possono enumerare il Collegio delle Province fondato nel 1729 da Vittorio Amedeo II, un'istituzione universitaria per borsisti che fu capace tra Sette e Ottocento di infondere il seme di un saldo comun denominatore culturale negli allievi provenienti da ogni parte dello Stato. Altre istituzioni di formazione superiore o universitaria che godevano di un prestigio che valicava i confini sabaudi furono l'Accademia Reale frequentata principalmente da allievi appartenenti alla nobiltà feudale titolata, destinati alla carriera delle armi, il Collegio dei Nobili e la Scuola d'Artiglieria, creata per formare nuove generazioni di militari, ingegneri e architetti destinati a costituire uno dei punti di forza degli eserciti sabaudi. Nell’Ottocento nacquero in Piemonte nuovi istituti formativi di alto livello, tra i quali spetta al Real Collegio Carlo Alberto un posto di primo piano, con l’obiettivo di dare, guardando ancora ai tempi e ai valori dell’Antico Regime, la migliore formazione morale in primis e poi, ovviamente, una solida preparazione intellettuale, culturale, tecnica e fisica, a uomini destinati a costituire la spina dorsale di un paese in costante crescita, il cui carattere veniva temprato con regole severe e grande impegno.
----
Piedmont in the 18th century could boast alongside the University of Turin (which in the early 19th century became the example on which the French University was faithfully modeled by the will of Napoleon Bonaparte, as analytically documented, among others, by Ambroise Rendu in 1816) , other excellent educational institutions: looking only at the capital of the Kingdom of Sardinia we can enumerate the College of Provinces founded in 1729 by Vittorio Amedeo II, a university institution for fellows who was able between the eighteenth and nineteenth centuries to instill the seed of a solid community cultural denominator in pupils from all over the state. Other higher education or university institutions that enjoyed a prestige that crossed the Savoy borders were the Royal Academy attended mainly by students belonging to the titled feudal nobility, destined for a career in arms, the Collegio dei Nobili and the School of Artillery, created to train new generations of soldiers, engineers and architects destined to constitute one of the strengths of the Savoy armies. In the nineteenth century, new high-level training institutes were born in Piedmont, among which the Real Collegio Carlo Alberto has a prominent place, with the aim of giving, still looking at the times and values of the Ancient Regime, the best training moral first and then, obviously, a solid intellectual, cultural, technical and physical preparation, for men destined to constitute the backbone of a country in constant growth, whose character was tempered with strict rules and great commitment.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
"Palazzo Birago di Borgaro. Una dimora juvarriana per la Camera di Commercio di Torino", a cura d... more "Palazzo Birago di Borgaro. Una dimora juvarriana per la Camera di Commercio di Torino", a cura di Elena Gianasso, Albina Malerba, Gustavo Mola di Nomaglio, Torino, Centro Studi Piemontesi Camera di Commercio industria artigianato di Torino, 2019. ISBN: 9788882622893
DOI 10.26344/CSP.CC19.
(curatela)
Bookmarks Related papers MentionsView impact
L’edificio realizzato da Filippo Juvarra nel 1716/1717 per Augusto Renato Birago di Borgaro, gene... more L’edificio realizzato da Filippo Juvarra nel 1716/1717 per Augusto Renato Birago di Borgaro, generalissimo delle armate del Regno di Sardegna e cavaliere della Santissima Annunziata, è oggi sede istituzionale della Camera di commercio di Torino. Sin dalla sua costruzione fu considerato a livello internazionale uno tra i più eleganti e importanti palazzi privati torinesi, dove non mancavano numerosi altri palazzi prestigiosi come quelli, tra tanti altri esempi che si potrebbero citare, dei Lascaris di Ventimiglia, Valperga, Galleani di Barbaresco, Vallesa di Martiniana, Saluzzo di Paesana, Saluzzo di Cardè, Capris di Cigliè, Turinetti di Pertengo, Turinetti di Priero, Martini di Cigala, Asinari di San Marzano, Isnardi di Caraglio, Provana di Collegno, del Carretto di Gorzegno, Coardi di Carpenetto, Dal Pozzo della Cisterna, Birago di Vische e via dicendo. In questo volume il Palazzo è studiato sotto ogni profilo, architettonico, artistico, storico, con un saggio sulla storia della Camera di Commercio e un altro sulla famiglia dei suoi committenti.
---
The palace built by Filippo Juvarra in 1716/1717 for Augusto Renato Birago di Borgaro, generalissimo of the armies of the Kingdom of Sardinia and knight of the Santissima Annunziata, is today the institutional seat of the Turin Chamber of Commerce. Since its construction it was considered one of the most elegant and important private buildings in Turin on an international level, a city in which there were numerous other prestigious buildings such as those, among many other examples that could be cited, of the Lascaris of Ventimiglia, Valperga, Galleani of Barbaresco, Vallesa di Martiniana, Saluzzo di Paesana, Saluzzo di Cardè, Capris di Cigliè, Turinetti di Pertengo, Turinetti di Priero, Martini di Cigala, Asinari di San Marzano, Isnardi di Caraglio, Provana di Collegno, del Carretto di Gorzegno, Coardi di Carpenetto, Dal Pozzo della Cisterna, Birago di Vische and so on. In this volume the Palace is studied under every aspect, architectural, artistic, historical, with an essay on the history of the Chamber of Commerce and another on the family of its owners.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
in : Palazzo Birago di Borgaro. Una dimora juvarriana per la Camera di Commercio di Torino, Torino, Centro Studi Piemontesi, pp. 103-170, 2019
I Birago di Vische e di Borgaro, come documenta questo saggio, ebbero sin dal medioevo grande imp... more I Birago di Vische e di Borgaro, come documenta questo saggio, ebbero sin dal medioevo grande importanza nella storia di Milano e della Lombardia dove possedettero ruoli di rilievo, nonché poteri e domini signorili e feudali ampi. Dal XV secolo- e specialmente nel XVI - un ramo della famiglia primeggiò anche in Francia. Alcuni suoi rappresentanti guidarono in nome del Re francese l’occupazione del Piemonte. Comparve così nella Torino cinquecentesca Renato Birago (il cui nome fu anche francesizzato nella forma René de Birague) destinato a divenire in Piemonte il massimo rappresentante della monarchia francese nelle terre subalpine. Oggi in città ne è ancora vivo il ricordo anche per essere stato il primo proprietario del castello del Valentino. In seguito fu cardinale e Gran Cancelliere di Francia. Altri Birago, suoi cugini, si stabilirono nello stesso periodo in Piemonte divenendo ben presto una delle principali famiglie degli Stati sabaudi e tra le più strettamente legate a Casa Savoia. Nella storia degli Stati sabaudi - politica, diplomatica, religiosa, nobiliare e anche benefica il nome dei Birago grandeggia. Anche la storia architettonica torinese è da antica data scandita da diverse significative presenze che si affiancano a quella, che su tutte emerge, di Palazzo Birago di Borgaro; tuttavia sono di grande interesse anche i Palazzi dei Birago di Vische: quello più antico, in via Garibaldi, e quello “moderno di via Vanchiglia. Da quest’ultimo, congiunto con alcuni altri edifici contigui appartenenti alla casata, partiva un lunghissimo passaggio sotterraneo attraverso il quale si potevano raggiungere sia il Po, sia Palazzo Madama, quindi Palazzo Reale. Circa l’uso ne fu fatto si sono fatte diverse ipotesi ma esso resta ancora oggi avvolto perlopiù nel mistero.
----
The noble House of Birago spells grand events, grand architecture and charitable largesse.
Recognized by many historians as one of the most prominent
Italian lineages, the origins of the family go far back in history. They
have been known since at least the year 942 AD, and their documented
genealogy begins in the first half of the 12th century. In the early
Middle Ages, they were prominent landowners and feudal lords, who
bound their destinies to the rulers of Milan through political as well as
marital alliances. Exiled from Milan in the fifteen hundreds because of
their ties to the French crown and their enmity with the Sforzas, they
settled in France, where they heavily influenced the political scene.
On a few occasions, some family members were even appointed to
important positions, such as Cardinal Renato Birago (Birague, for the
French), Grand Chancellor of France, the first in a series of ministers
chosen from among the clergy, most notable among them Richelieu
and Mazarin. During the French occupation of Piedmont in the 16th
century, one branch of the family settled there, committing their allegiance
to the Savoys and giving rise to the many Birago di Vische
lineages, which held many fiefs and castles. Numerous personalities
are worth remembering: army officers, men of letters, architects, men
of faith. Their palaces in Torino were splendid and renowned, including
the Juvarran building in via Carlo Alberto (now the official seat
of the Chamber of commerce, and an edifice many consider the most
elegant and refined palazzo in all of Turin) and those in via Vanchiglia.
The family left many deep marks in Piedmontese history, while their
charitable initiatives, in the form of bequeathals and inheritances, were
far-reaching. This and much more is reported in the following pages, not without a look at a real mystery linked to some of the family palaces.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Il volumetto Elenco dei Nobili caduti, decorati o promossi per merito nella IV guerra d’indipende... more Il volumetto Elenco dei Nobili caduti, decorati o promossi per merito nella IV guerra d’indipendenza italiana, vale a dire nella prima guerra mondiale è estremamente raro. Quasi inspiegabilmente raro. In Italia solo una biblioteca aperta al pubblico ne possedeva una copia schedata, mentre nel resto del mondo forse non ve ne sono altre. Alla Commissione Piemontese del Corpo della Nobiltà Italaiana è parso perciò opportuno riportare in luce, con la presente edizione in facsimile, i nomi che esso contiene. Nel contempo, siccome già l’anonimo autore si riprometteva di proseguire l’elencazione dei nobili caduti in guerra o decorati al Valor Militare, ancora fortemente incompleta, i curatori stanno ora raccogliendo i molti nomi che possono essere aggiunti: anche solo con riferimento al Piemonte, al quale saranno dedicati specifici approfondimenti, quelli già individuati – e altri lo saranno - sono molte decine.
The small volume List of Nobles who fell, decorated or promoted for merit in the IV Italian War of Independence, that is, in the First World War, is extremely rare. Almost inexplicably rare. In Italy only a library open to the public had a registered copy, while in the rest of the world there are perhaps no others. It therefore seemed appropriate to the Piedmontese Commission of the Corps of Italian Nobility to bring to light, with this facsimile edition, the names it contains. At the same time, since the anonymous author already promised to continue the still highly incomplete list of the nobles who died in war or decorated with Military Valor, the curators are now collecting the many names that can be added: even only with reference to Piedmont , to which specific in-depth studies will be dedicated, those already identified - and others will be - are many dozen.
Bookmarks Related papers MentionsView impact
Uploads
Books by Gustavo Mola di Nomaglio
Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internazionale che si tenne nel 2006 per celebrare il terzo centenario della liberazione dall’assedio francese di Torino nel quadro della Guerra di Successione spagnola. Oggetto delle relazioni furono temi di storia politica, militare, diplomatica, artistica, sociale, religiosa e biografica. Ancora una volta fu un Duca di Savoia a ostacolare l'espansionismo francese in Italia. Con la vittoria del 1706 il ruolo e i poteri dei Savoia si rafforzarono sia in Italia sia sullo scacchiere geopolitico europeo mentre si preparava il terreno per successive espansioni.
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
Nell'ambito della società torinese un sottile filo conduttore (oltre alla trasparente fierezza d'essere piemontesi) lega tra loro gli autori che sono quasi tutti personaggi di prima grandezza, non soltanto a livello 1ocale. Quasi tutti sono membri della Società Promotrice delle Belle Arti, diversi di loro siedono nel Consiglio Comunale di Torino e contribuiscono in prima persona all'amministrazione della città, quasi tutti possono vantare qualche benemerenza per avere fondato o animato sodalizi culturali, scuole, musei o per essere stati autori di opere fondamentali per lo studio di varie discipline. Con le schede biografiche che seguono si è inteso offrire un'informazione su di loro una sintetica informazione bio-bibliografica su Pio Agodino, Giuseppe F. Baruffi, Vittorio Bersezio, Carlo Felice Biscarra, Luigi Cibrario, Giacinto Corsi di Bosnasco, Giuseppe A. Garberoglio, Michele Lessona, Emanuele Morozzo della Rocca, Luigi Rocca, Irene Verasis Asinari di Castiglione, Federico Paolo Sclopis di Salerano, Stefano Zecchini.
The laws, edicts, official acts issued in Piedmont at the end of the eighteenth century by the French revolutionary government constitute an irreplaceable point of observation of the politics and work of the occupiers and contain not rare information on the difficulties encountered by the republican authorities for the pervasive resistance - active or passive, organized or spontaneous - implemented by the Piedmontese. The constant habit of the republican authorities to present in the proclamations every fact or event from a sectarian point of view and to distort both the details and the overall scenarios does not compromise, on closer inspection, the validity of this type of sources, from which they clearly emerge, even if reality is always masked by the use of existing power, objective information characterized by an undeniable interest. Despite a sort of historiographical "collaborationism" that attempts to tell a different story, Piedmont still had a strong aversion to invaders. He was well motivated by harsh repression, reprisals, fires of entire countries, looting and exorbitant tax burden. Among the main centers that have suffered many victims and destructions, also Carmagnola and Strevi -. It is no coincidence that the Austro-Russian reconquest was easy - albeit ephemeral - under the command, as far as the regular armed forces are concerned, of Field Marshal Aleksandr Vasil'evič Suvorov and, as regards the spontaneous and popular military formations that were called "Massa Cristiana" (= Christian Crowd), under the leadership of Major Branda de Lucioni other spontaneous units fought the invaders in all the Piedmontese provinces: Novara, Alessandria, Asti, Vercelli, and also, with particular intensity and legitimate ferocity, in the Cuneo area.
(in origine via Assietta 47) per partecipare alle attività istituzionali dell'Unione Industriali o agli eventi congressuali e culturali promossi dal suo prestigioso Centro Congressi, non raramente vi è chi si interroga sul passato dell'edificio, che la stessa elegante forma architettonica evoca. Qui, infatti hanno vissuto uomini meritevoli di essere ricordati e celebrati. Nel corso di una vita poco più che secolare, si sono infatti intrecciate c succedute tra questi muri le presenze e le vicende di due celebri e diversamente importanti famiglie piemontesi: i Maffei di Boglio, che ne furono i committenti, per circa un ventennio, i Marone Cinzano, per mezzo secolo, poi di un sodalizio che ha avuto parte fondamentale nel progresso economico e sociale della Torino contemporanea. Qui è “passata”, si potrebbe dire, la «grande» storia della città, i suoi sviluppi, crescite, contrazioni. Qui sono passati momenti aulici e spensierati di feste e di gioia, ma anche dolorosi tempi di guerra: a fine Ottocento le guerre coloniali rubarono la vita, come si narra in queste pagine a un cugino del primo proprietario, Ferdinando Maffei di Boglio, al quale questo era affezionato come a un fratello e al più caro degli amici; più avanti nel tempo, durante il secondo conflitto mondiale, fu la stessa trama muraria a essere ferita dalle bombe, al pari, del resto, di gran parte di Torino, vittima come tante altre città italiane di bombardamenti terroristici che non risparmiavano, forse più ancora “cercavano” gli obiettivi civili.
Per narrare o anche riassumere compiutamente la storia dei Maffei di Boglio, occorrerebbero non alcune pagine ma un grosso volume. Le poche righe a essi ora dedicate, servono solo a sollevare sulla loro storia un lembo di sipario, dietro il quale appena s'intravedono le origini e qualche istantanea di alcuni dei personaggi più significativi di una stirpe che ha dato al Piemonte, a un tempo, grandi militari e grandi diplomatici.
Sui Marone si sa molto soprattutto a partire dal momento in cui divengono proprietari della Cinzano, nel saggio si accenna tuttavia alle loro vicende più antiche e poi, a quelle più recenti, scandite, tra altri fatti di grande rilievo, dall’alleanza matrimoniale tra il conte Marone Cinzano e la Principessa Maria Cristina di Borbone, Infanta di Spagna, figlia di Re Alfonso XIII.
Le affermazioni in battaglia e la stessa sopravvivenza dei combattenti erano in gran parte affidate non solo al coraggio dei singoli militari, ma alla forza, velocità, addestramento e complessiva capacità dei destrieri che essi montavano, congiuntamente alle tecniche di manovra collettive. Lo studio della cavalleria nel Piemonte della Restaurazione si presta così a mettere a fuoco l’impegno profuso in questi campi, tra i risultati del quale possono essere annoverati il miglioramento e l'accrescimento delle razze indigene (anche finalizzato a limitare la parziale dipendenza da paesi esteri) e la creazione di scuole e cattedre di veterinaria - precoci sotto il profilo cronologico e, ben presto, di prestigio europeo - per la conservazione, l’allevamento e lo sviluppo delle “razze” dei cavalli.
Non meno rilevante appare lo studio, la razionalizzazione e l'adozione nello Stato sabaudo di nuovi più efficaci sistemi di equitazione, riguardo ai quali si evince, da un acceso dibattito svoltosi nella prima metà del secolo tra piemontesi e francesi, che ai primi spettassero, con argomentato fondamento, diversi importanti "primati" a livello mondiale, comunemente attribuiti ai secondi o da essi stessi attribuitisi. Nel volume si accenna alla questione in modo puntuale e dettagliato consentendo ai lettori e agli studiosi, attraverso una consistente e idonea documentazione edita e inedita, di farsi una propria idea e consolidare una visione complessiva circa primazia e precedenza tra i metodi di equitazione militare ideati e, o posti in atto dal francese François Baucher e dal prussiano Otto Wagner (la cui opera fu proseguita e perfezionata dal torinese Carlo Le Maire, suo allievo e successore quale direttore «dell’Equitazione» presso la scuola di Venaria). In Piemonte si faceva in quegli anni anche innovazione e progettazione di metodi di combattimento, di armamento, di affardellamento e di bardatura, con risultati destinati a portare i cavalieri piemontesi a ottenere quello che oggi si potrebbe definire, per estensione, come un “vantaggio competitivo”. Un vantaggio che, pur registrabile a livello europeo, si rivelava assai significativo anche in rapporto agli altri Stati italiani, onde determinare a 360°, quindi anche attraverso gli specifici primati in un settore tanto sensibile e determinante come la cavalleria, la più generale leadership del Piemonte, nel quadro del progetto e processo di unificazione politica della penisola attorno al trono di Casa Savoia.
Giorgio Lombardi come studioso dei sistemi latino americani, Giorgio Lombardi storico delle origini comunali, Un raffinato studioso della storia nobiliare e sociale dell’antico Piemonte, Giorgio Lombardi quale pubblico amministratore
Filippo Juvarra regista di Corti e Capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa.
a cura di Franca Porticelli, Costanza Roggero, Chiara Devoti, Gustavo Mola di Nomaglio.
Torino, Centro Studi Piemontesi, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (ABNUT), il DIST-Politecnico di Torino, 2020, pp. XVII-490, ISBN 978-88-8262-298-5 – DOI 10.26344/JUV20.
E' edito solo in formato digitale (pdf)
The term "subalpine families" refers to the families present (within the continental States of the ancient Kingdom of Sardinia, ruled by the Savoy dynasty) in the history and events of Piedmont, Valle d'Aosta, Nice, Nizzardo, Lomellina, Vigevanasco (Vigevano) regions which, up to the second half of the nineteenth century, formed the cohesive nucleus on the Italian side of the powerful dominions of the House of Savoy). The Bibliography of subalpine families constitutes a bibliographic path, in which the contents of just under 10,000 bibliographic objects, volumes, essays and studies produced in the context of numerous disciplines have been screened, critically analyzed and sometimes indexed, other times linked together, in various ways and at various levels, relevant for investigating history, social commitment, events, values, artistic and architectural commissions, genealogies, coats of arms, surnames, characters of tens of thousands of families belonging to the aforementioned subalpine territories. However, there are numerous references to families also from other areas belonging to the Savoy states, such as the Savoy region and Piedmontese Liguria. But there are also frequent news regarding Genoese families, Ligurians in general and others whose presence in subalpine history is remembered. In this version of the work, the first 5 volumes published have been brought together in a single pdf file, which can be easily consulted, which presents only modest variations compared to the printed volumes which have still been subject to a certain number of corrections.
---
The application of the Utrecht Treaties of 1713 led to new geopolitical balances and agreements in Europe. Their outcome created the foundations and conditions so that the House of Savoy could give substance to the objectives or expansion projects prefigured for centuries. After the substantial abdication to the rights over Geneva, after the previous forced retreat in Valais and Vaud, after a certain lack of territorial growth in Italy (sometimes legitimately due for inheritance rights, but circumvented, as on the "right" prevailed the "law of the strongest" ) the results of Utrecht determined a solid strengthening of the Savoy, even if not yet in line with the expectations of the powerful Alpine dynasty, already at the time one of the oldest sovereigns in Europe. The simultaneous failure to obtain the State of Milan was counterbalanced by the immediate incorporation - or already foreseeable in the short term - of areas previously attributable to it, such as Alessandria, Lomellina and Valsesia, which lent themselves, at least in perspective, to prepare and manage further expansions along the Lombard lines. Furthermore, the acquisition of the Pragelato Valleys, the Alta Val di Susa and, in rapid succession, the imperial fiefs of the Langhe, not only guaranteed a strengthening of the border areas, but also allowed to the subalpine regions - and specifically to Piedmont "geographic”- to be configured as a compact and well defensible regional state. The attribution of the Kingdom of Sicily to Vittorio Amedeo II, despite the pressing successive evolutions, nevertheless consolidates its strength, allowing - even after the pernicious pause of the Napoleonic occupation, left behind with further enlargements of the Savoy states - the future action unifying of Italy.
------
The use of noble arms has been regulated in the Savoy states since the Middle Ages. In the Statutes issued by Amedeo VIII in 1430 various provisions are present in the § «De Insignis et armis». Emanuele Filiberto with an edict of 21 June 1579 forbade anyone who was not a noble by blood or ennobled by the sovereign from raising coats of arms. A first "Consegnamento" (registration, admission, recognition) of the noble weapons used was made in 1580 in some of the main cities of the state. Other general "Consegnamenti" (registrations, admissions, recognitions) were made in 1614 and 1687-1688. In this volume there is analytical information on all the cited records, despite some loss or destruction of documents during the revolutionary occupation of Piedmont. The interest in "deliveries" goes beyond the limits of heraldry: they are in fact a source of precious information for genealogists, historians, jurists, linguists, sociologists, semiologists and other categories of scholars.
----
Piedmont in the 18th century could boast alongside the University of Turin (which in the early 19th century became the example on which the French University was faithfully modeled by the will of Napoleon Bonaparte, as analytically documented, among others, by Ambroise Rendu in 1816) , other excellent educational institutions: looking only at the capital of the Kingdom of Sardinia we can enumerate the College of Provinces founded in 1729 by Vittorio Amedeo II, a university institution for fellows who was able between the eighteenth and nineteenth centuries to instill the seed of a solid community cultural denominator in pupils from all over the state. Other higher education or university institutions that enjoyed a prestige that crossed the Savoy borders were the Royal Academy attended mainly by students belonging to the titled feudal nobility, destined for a career in arms, the Collegio dei Nobili and the School of Artillery, created to train new generations of soldiers, engineers and architects destined to constitute one of the strengths of the Savoy armies. In the nineteenth century, new high-level training institutes were born in Piedmont, among which the Real Collegio Carlo Alberto has a prominent place, with the aim of giving, still looking at the times and values of the Ancient Regime, the best training moral first and then, obviously, a solid intellectual, cultural, technical and physical preparation, for men destined to constitute the backbone of a country in constant growth, whose character was tempered with strict rules and great commitment.
DOI 10.26344/CSP.CC19.
(curatela)
---
The palace built by Filippo Juvarra in 1716/1717 for Augusto Renato Birago di Borgaro, generalissimo of the armies of the Kingdom of Sardinia and knight of the Santissima Annunziata, is today the institutional seat of the Turin Chamber of Commerce. Since its construction it was considered one of the most elegant and important private buildings in Turin on an international level, a city in which there were numerous other prestigious buildings such as those, among many other examples that could be cited, of the Lascaris of Ventimiglia, Valperga, Galleani of Barbaresco, Vallesa di Martiniana, Saluzzo di Paesana, Saluzzo di Cardè, Capris di Cigliè, Turinetti di Pertengo, Turinetti di Priero, Martini di Cigala, Asinari di San Marzano, Isnardi di Caraglio, Provana di Collegno, del Carretto di Gorzegno, Coardi di Carpenetto, Dal Pozzo della Cisterna, Birago di Vische and so on. In this volume the Palace is studied under every aspect, architectural, artistic, historical, with an essay on the history of the Chamber of Commerce and another on the family of its owners.
----
The noble House of Birago spells grand events, grand architecture and charitable largesse.
Recognized by many historians as one of the most prominent
Italian lineages, the origins of the family go far back in history. They
have been known since at least the year 942 AD, and their documented
genealogy begins in the first half of the 12th century. In the early
Middle Ages, they were prominent landowners and feudal lords, who
bound their destinies to the rulers of Milan through political as well as
marital alliances. Exiled from Milan in the fifteen hundreds because of
their ties to the French crown and their enmity with the Sforzas, they
settled in France, where they heavily influenced the political scene.
On a few occasions, some family members were even appointed to
important positions, such as Cardinal Renato Birago (Birague, for the
French), Grand Chancellor of France, the first in a series of ministers
chosen from among the clergy, most notable among them Richelieu
and Mazarin. During the French occupation of Piedmont in the 16th
century, one branch of the family settled there, committing their allegiance
to the Savoys and giving rise to the many Birago di Vische
lineages, which held many fiefs and castles. Numerous personalities
are worth remembering: army officers, men of letters, architects, men
of faith. Their palaces in Torino were splendid and renowned, including
the Juvarran building in via Carlo Alberto (now the official seat
of the Chamber of commerce, and an edifice many consider the most
elegant and refined palazzo in all of Turin) and those in via Vanchiglia.
The family left many deep marks in Piedmontese history, while their
charitable initiatives, in the form of bequeathals and inheritances, were
far-reaching. This and much more is reported in the following pages, not without a look at a real mystery linked to some of the family palaces.
The small volume List of Nobles who fell, decorated or promoted for merit in the IV Italian War of Independence, that is, in the First World War, is extremely rare. Almost inexplicably rare. In Italy only a library open to the public had a registered copy, while in the rest of the world there are perhaps no others. It therefore seemed appropriate to the Piedmontese Commission of the Corps of Italian Nobility to bring to light, with this facsimile edition, the names it contains. At the same time, since the anonymous author already promised to continue the still highly incomplete list of the nobles who died in war or decorated with Military Valor, the curators are now collecting the many names that can be added: even only with reference to Piedmont , to which specific in-depth studies will be dedicated, those already identified - and others will be - are many dozen.
Nei due volumi sono pubblicati gli interventi presentati in un grande convegno internazionale che si tenne nel 2006 per celebrare il terzo centenario della liberazione dall’assedio francese di Torino nel quadro della Guerra di Successione spagnola. Oggetto delle relazioni furono temi di storia politica, militare, diplomatica, artistica, sociale, religiosa e biografica. Ancora una volta fu un Duca di Savoia a ostacolare l'espansionismo francese in Italia. Con la vittoria del 1706 il ruolo e i poteri dei Savoia si rafforzarono sia in Italia sia sullo scacchiere geopolitico europeo mentre si preparava il terreno per successive espansioni.
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
autori:
Marco Albera, 359-362, Fiorenzo Alfieri, XVII-XVIII, Guido Amoretti, XXV-XXVI, Marco Anibaldi Ranco, 279-284, 285-289,Fabrizio Antonielli d'Oulx, 253-271, 911-924, Giuseppe Balbiano d'Aramengo, 677-678, Silvio Bertotto, 363-387, Paolo Bevilacqua, 291-336, Adriana Bevione, 941-944, Claudia Bocca, 931-936, Massimo Boccaletti, 909-910, Daniele Bolognini, 887-907, Giovami Bonino, 273-278, Davide Bosso, 425-442, Nadia Calascibetta, 879-885, Carmelitane Scalze di Moncalieri, 861-878, Alberto Casirati, 7-16, Gianguido Castagno, 607-614, Piero Cazzola,161-166, Giovanni Cerino Badone, 125-141, Tiziana Chiara, 937-939, Arabella Cifani, 801-830, Elvio Ciferri, 887-907, Alfonso Cipolla, 549-557, Mario Coda, 487-425, Francesco Corni, 291-336, Fabrizio Corrado, 831-838, Claudio di Lascio, 713-732, Cornelia Diekamp, 741-799, Emanuele Filiberto di Savoia, XXIII-XXIV, Alessandro Gaido, 559-564, Enrico Genta Ternavasio, 23-25, Nicola Ghietti, 473-478, Bruno Guglielmotto Ravet, 143-159, Paul Guichonnet, 27-35, Guglielmo Guidobono Cavalchini, 389-398, Giancarlo Libert, 337-348, Alberico Lo Faso di Serradifalco, 615-664, Giorgio M. Lombardi, 3-5, Damiano Lombardo, 589-591, Alberto Lupano, 411-424, Maurizio Lupo, 235-251, Albina Malerba, XXI-XXII, Alessandra Marcellan, 945-948, Vittorio Marchis, 99-110, Gian Giorgio Massara, 349-358, Peter John Mazzoglio, 285-289, Giancarlo Melano, XXVII-XXXI, Piergiuseppe Menietti, 527-548, Nuccio Messina, XIX, Aldo A. Mola, 181-185, Gustavo Mola di Nomaglio, XXXIII-XLV, Maria Luisa Moncassoli Tibone, 479-483, Franco Monetti, 801-830, Giovami Moretti, 549-557, Roberto Nasi, 399-410, Mario Ogliaro, 37-91, Gianni Oliva, XII, Col. Matteo Paesano, 111-124, Giovanna Pentenero, XV, Patrizia Petitti, 595-606, Maria Luisa Reviglio della Veneria, 253-271, 911-924, Maria Teresa Reineri, 17-21, Enrico Ricchiardi, 189-233, Mauro Ronco, 93-97, Roberto Sandri-Giachino, 679-711, Simonetta Satragni Petruzzi, 585-587, Mons. Renzo Savarino, 841-859, Maria Teresa Serra, 467-472, Andrea Signorelli, 167-180, Bruno Signorelli, 665-675, Rabb. Alberto Moshe Somekh, 925-928, Franz zu Stolberg-Stolberg, 733-737, Pompeo Vagliani, 565-583, Camillo Vaj, 443-466, Fabrizio Zannoni, 291-336
Nell'ambito della società torinese un sottile filo conduttore (oltre alla trasparente fierezza d'essere piemontesi) lega tra loro gli autori che sono quasi tutti personaggi di prima grandezza, non soltanto a livello 1ocale. Quasi tutti sono membri della Società Promotrice delle Belle Arti, diversi di loro siedono nel Consiglio Comunale di Torino e contribuiscono in prima persona all'amministrazione della città, quasi tutti possono vantare qualche benemerenza per avere fondato o animato sodalizi culturali, scuole, musei o per essere stati autori di opere fondamentali per lo studio di varie discipline. Con le schede biografiche che seguono si è inteso offrire un'informazione su di loro una sintetica informazione bio-bibliografica su Pio Agodino, Giuseppe F. Baruffi, Vittorio Bersezio, Carlo Felice Biscarra, Luigi Cibrario, Giacinto Corsi di Bosnasco, Giuseppe A. Garberoglio, Michele Lessona, Emanuele Morozzo della Rocca, Luigi Rocca, Irene Verasis Asinari di Castiglione, Federico Paolo Sclopis di Salerano, Stefano Zecchini.
The laws, edicts, official acts issued in Piedmont at the end of the eighteenth century by the French revolutionary government constitute an irreplaceable point of observation of the politics and work of the occupiers and contain not rare information on the difficulties encountered by the republican authorities for the pervasive resistance - active or passive, organized or spontaneous - implemented by the Piedmontese. The constant habit of the republican authorities to present in the proclamations every fact or event from a sectarian point of view and to distort both the details and the overall scenarios does not compromise, on closer inspection, the validity of this type of sources, from which they clearly emerge, even if reality is always masked by the use of existing power, objective information characterized by an undeniable interest. Despite a sort of historiographical "collaborationism" that attempts to tell a different story, Piedmont still had a strong aversion to invaders. He was well motivated by harsh repression, reprisals, fires of entire countries, looting and exorbitant tax burden. Among the main centers that have suffered many victims and destructions, also Carmagnola and Strevi -. It is no coincidence that the Austro-Russian reconquest was easy - albeit ephemeral - under the command, as far as the regular armed forces are concerned, of Field Marshal Aleksandr Vasil'evič Suvorov and, as regards the spontaneous and popular military formations that were called "Massa Cristiana" (= Christian Crowd), under the leadership of Major Branda de Lucioni other spontaneous units fought the invaders in all the Piedmontese provinces: Novara, Alessandria, Asti, Vercelli, and also, with particular intensity and legitimate ferocity, in the Cuneo area.
(in origine via Assietta 47) per partecipare alle attività istituzionali dell'Unione Industriali o agli eventi congressuali e culturali promossi dal suo prestigioso Centro Congressi, non raramente vi è chi si interroga sul passato dell'edificio, che la stessa elegante forma architettonica evoca. Qui, infatti hanno vissuto uomini meritevoli di essere ricordati e celebrati. Nel corso di una vita poco più che secolare, si sono infatti intrecciate c succedute tra questi muri le presenze e le vicende di due celebri e diversamente importanti famiglie piemontesi: i Maffei di Boglio, che ne furono i committenti, per circa un ventennio, i Marone Cinzano, per mezzo secolo, poi di un sodalizio che ha avuto parte fondamentale nel progresso economico e sociale della Torino contemporanea. Qui è “passata”, si potrebbe dire, la «grande» storia della città, i suoi sviluppi, crescite, contrazioni. Qui sono passati momenti aulici e spensierati di feste e di gioia, ma anche dolorosi tempi di guerra: a fine Ottocento le guerre coloniali rubarono la vita, come si narra in queste pagine a un cugino del primo proprietario, Ferdinando Maffei di Boglio, al quale questo era affezionato come a un fratello e al più caro degli amici; più avanti nel tempo, durante il secondo conflitto mondiale, fu la stessa trama muraria a essere ferita dalle bombe, al pari, del resto, di gran parte di Torino, vittima come tante altre città italiane di bombardamenti terroristici che non risparmiavano, forse più ancora “cercavano” gli obiettivi civili.
Per narrare o anche riassumere compiutamente la storia dei Maffei di Boglio, occorrerebbero non alcune pagine ma un grosso volume. Le poche righe a essi ora dedicate, servono solo a sollevare sulla loro storia un lembo di sipario, dietro il quale appena s'intravedono le origini e qualche istantanea di alcuni dei personaggi più significativi di una stirpe che ha dato al Piemonte, a un tempo, grandi militari e grandi diplomatici.
Sui Marone si sa molto soprattutto a partire dal momento in cui divengono proprietari della Cinzano, nel saggio si accenna tuttavia alle loro vicende più antiche e poi, a quelle più recenti, scandite, tra altri fatti di grande rilievo, dall’alleanza matrimoniale tra il conte Marone Cinzano e la Principessa Maria Cristina di Borbone, Infanta di Spagna, figlia di Re Alfonso XIII.
Le affermazioni in battaglia e la stessa sopravvivenza dei combattenti erano in gran parte affidate non solo al coraggio dei singoli militari, ma alla forza, velocità, addestramento e complessiva capacità dei destrieri che essi montavano, congiuntamente alle tecniche di manovra collettive. Lo studio della cavalleria nel Piemonte della Restaurazione si presta così a mettere a fuoco l’impegno profuso in questi campi, tra i risultati del quale possono essere annoverati il miglioramento e l'accrescimento delle razze indigene (anche finalizzato a limitare la parziale dipendenza da paesi esteri) e la creazione di scuole e cattedre di veterinaria - precoci sotto il profilo cronologico e, ben presto, di prestigio europeo - per la conservazione, l’allevamento e lo sviluppo delle “razze” dei cavalli.
Non meno rilevante appare lo studio, la razionalizzazione e l'adozione nello Stato sabaudo di nuovi più efficaci sistemi di equitazione, riguardo ai quali si evince, da un acceso dibattito svoltosi nella prima metà del secolo tra piemontesi e francesi, che ai primi spettassero, con argomentato fondamento, diversi importanti "primati" a livello mondiale, comunemente attribuiti ai secondi o da essi stessi attribuitisi. Nel volume si accenna alla questione in modo puntuale e dettagliato consentendo ai lettori e agli studiosi, attraverso una consistente e idonea documentazione edita e inedita, di farsi una propria idea e consolidare una visione complessiva circa primazia e precedenza tra i metodi di equitazione militare ideati e, o posti in atto dal francese François Baucher e dal prussiano Otto Wagner (la cui opera fu proseguita e perfezionata dal torinese Carlo Le Maire, suo allievo e successore quale direttore «dell’Equitazione» presso la scuola di Venaria). In Piemonte si faceva in quegli anni anche innovazione e progettazione di metodi di combattimento, di armamento, di affardellamento e di bardatura, con risultati destinati a portare i cavalieri piemontesi a ottenere quello che oggi si potrebbe definire, per estensione, come un “vantaggio competitivo”. Un vantaggio che, pur registrabile a livello europeo, si rivelava assai significativo anche in rapporto agli altri Stati italiani, onde determinare a 360°, quindi anche attraverso gli specifici primati in un settore tanto sensibile e determinante come la cavalleria, la più generale leadership del Piemonte, nel quadro del progetto e processo di unificazione politica della penisola attorno al trono di Casa Savoia.
Giorgio Lombardi come studioso dei sistemi latino americani, Giorgio Lombardi storico delle origini comunali, Un raffinato studioso della storia nobiliare e sociale dell’antico Piemonte, Giorgio Lombardi quale pubblico amministratore
Filippo Juvarra regista di Corti e Capitali dalla Sicilia al Piemonte all’Europa.
a cura di Franca Porticelli, Costanza Roggero, Chiara Devoti, Gustavo Mola di Nomaglio.
Torino, Centro Studi Piemontesi, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (ABNUT), il DIST-Politecnico di Torino, 2020, pp. XVII-490, ISBN 978-88-8262-298-5 – DOI 10.26344/JUV20.
E' edito solo in formato digitale (pdf)
The term "subalpine families" refers to the families present (within the continental States of the ancient Kingdom of Sardinia, ruled by the Savoy dynasty) in the history and events of Piedmont, Valle d'Aosta, Nice, Nizzardo, Lomellina, Vigevanasco (Vigevano) regions which, up to the second half of the nineteenth century, formed the cohesive nucleus on the Italian side of the powerful dominions of the House of Savoy). The Bibliography of subalpine families constitutes a bibliographic path, in which the contents of just under 10,000 bibliographic objects, volumes, essays and studies produced in the context of numerous disciplines have been screened, critically analyzed and sometimes indexed, other times linked together, in various ways and at various levels, relevant for investigating history, social commitment, events, values, artistic and architectural commissions, genealogies, coats of arms, surnames, characters of tens of thousands of families belonging to the aforementioned subalpine territories. However, there are numerous references to families also from other areas belonging to the Savoy states, such as the Savoy region and Piedmontese Liguria. But there are also frequent news regarding Genoese families, Ligurians in general and others whose presence in subalpine history is remembered. In this version of the work, the first 5 volumes published have been brought together in a single pdf file, which can be easily consulted, which presents only modest variations compared to the printed volumes which have still been subject to a certain number of corrections.
---
The application of the Utrecht Treaties of 1713 led to new geopolitical balances and agreements in Europe. Their outcome created the foundations and conditions so that the House of Savoy could give substance to the objectives or expansion projects prefigured for centuries. After the substantial abdication to the rights over Geneva, after the previous forced retreat in Valais and Vaud, after a certain lack of territorial growth in Italy (sometimes legitimately due for inheritance rights, but circumvented, as on the "right" prevailed the "law of the strongest" ) the results of Utrecht determined a solid strengthening of the Savoy, even if not yet in line with the expectations of the powerful Alpine dynasty, already at the time one of the oldest sovereigns in Europe. The simultaneous failure to obtain the State of Milan was counterbalanced by the immediate incorporation - or already foreseeable in the short term - of areas previously attributable to it, such as Alessandria, Lomellina and Valsesia, which lent themselves, at least in perspective, to prepare and manage further expansions along the Lombard lines. Furthermore, the acquisition of the Pragelato Valleys, the Alta Val di Susa and, in rapid succession, the imperial fiefs of the Langhe, not only guaranteed a strengthening of the border areas, but also allowed to the subalpine regions - and specifically to Piedmont "geographic”- to be configured as a compact and well defensible regional state. The attribution of the Kingdom of Sicily to Vittorio Amedeo II, despite the pressing successive evolutions, nevertheless consolidates its strength, allowing - even after the pernicious pause of the Napoleonic occupation, left behind with further enlargements of the Savoy states - the future action unifying of Italy.
------
The use of noble arms has been regulated in the Savoy states since the Middle Ages. In the Statutes issued by Amedeo VIII in 1430 various provisions are present in the § «De Insignis et armis». Emanuele Filiberto with an edict of 21 June 1579 forbade anyone who was not a noble by blood or ennobled by the sovereign from raising coats of arms. A first "Consegnamento" (registration, admission, recognition) of the noble weapons used was made in 1580 in some of the main cities of the state. Other general "Consegnamenti" (registrations, admissions, recognitions) were made in 1614 and 1687-1688. In this volume there is analytical information on all the cited records, despite some loss or destruction of documents during the revolutionary occupation of Piedmont. The interest in "deliveries" goes beyond the limits of heraldry: they are in fact a source of precious information for genealogists, historians, jurists, linguists, sociologists, semiologists and other categories of scholars.
----
Piedmont in the 18th century could boast alongside the University of Turin (which in the early 19th century became the example on which the French University was faithfully modeled by the will of Napoleon Bonaparte, as analytically documented, among others, by Ambroise Rendu in 1816) , other excellent educational institutions: looking only at the capital of the Kingdom of Sardinia we can enumerate the College of Provinces founded in 1729 by Vittorio Amedeo II, a university institution for fellows who was able between the eighteenth and nineteenth centuries to instill the seed of a solid community cultural denominator in pupils from all over the state. Other higher education or university institutions that enjoyed a prestige that crossed the Savoy borders were the Royal Academy attended mainly by students belonging to the titled feudal nobility, destined for a career in arms, the Collegio dei Nobili and the School of Artillery, created to train new generations of soldiers, engineers and architects destined to constitute one of the strengths of the Savoy armies. In the nineteenth century, new high-level training institutes were born in Piedmont, among which the Real Collegio Carlo Alberto has a prominent place, with the aim of giving, still looking at the times and values of the Ancient Regime, the best training moral first and then, obviously, a solid intellectual, cultural, technical and physical preparation, for men destined to constitute the backbone of a country in constant growth, whose character was tempered with strict rules and great commitment.
DOI 10.26344/CSP.CC19.
(curatela)
---
The palace built by Filippo Juvarra in 1716/1717 for Augusto Renato Birago di Borgaro, generalissimo of the armies of the Kingdom of Sardinia and knight of the Santissima Annunziata, is today the institutional seat of the Turin Chamber of Commerce. Since its construction it was considered one of the most elegant and important private buildings in Turin on an international level, a city in which there were numerous other prestigious buildings such as those, among many other examples that could be cited, of the Lascaris of Ventimiglia, Valperga, Galleani of Barbaresco, Vallesa di Martiniana, Saluzzo di Paesana, Saluzzo di Cardè, Capris di Cigliè, Turinetti di Pertengo, Turinetti di Priero, Martini di Cigala, Asinari di San Marzano, Isnardi di Caraglio, Provana di Collegno, del Carretto di Gorzegno, Coardi di Carpenetto, Dal Pozzo della Cisterna, Birago di Vische and so on. In this volume the Palace is studied under every aspect, architectural, artistic, historical, with an essay on the history of the Chamber of Commerce and another on the family of its owners.
----
The noble House of Birago spells grand events, grand architecture and charitable largesse.
Recognized by many historians as one of the most prominent
Italian lineages, the origins of the family go far back in history. They
have been known since at least the year 942 AD, and their documented
genealogy begins in the first half of the 12th century. In the early
Middle Ages, they were prominent landowners and feudal lords, who
bound their destinies to the rulers of Milan through political as well as
marital alliances. Exiled from Milan in the fifteen hundreds because of
their ties to the French crown and their enmity with the Sforzas, they
settled in France, where they heavily influenced the political scene.
On a few occasions, some family members were even appointed to
important positions, such as Cardinal Renato Birago (Birague, for the
French), Grand Chancellor of France, the first in a series of ministers
chosen from among the clergy, most notable among them Richelieu
and Mazarin. During the French occupation of Piedmont in the 16th
century, one branch of the family settled there, committing their allegiance
to the Savoys and giving rise to the many Birago di Vische
lineages, which held many fiefs and castles. Numerous personalities
are worth remembering: army officers, men of letters, architects, men
of faith. Their palaces in Torino were splendid and renowned, including
the Juvarran building in via Carlo Alberto (now the official seat
of the Chamber of commerce, and an edifice many consider the most
elegant and refined palazzo in all of Turin) and those in via Vanchiglia.
The family left many deep marks in Piedmontese history, while their
charitable initiatives, in the form of bequeathals and inheritances, were
far-reaching. This and much more is reported in the following pages, not without a look at a real mystery linked to some of the family palaces.
The small volume List of Nobles who fell, decorated or promoted for merit in the IV Italian War of Independence, that is, in the First World War, is extremely rare. Almost inexplicably rare. In Italy only a library open to the public had a registered copy, while in the rest of the world there are perhaps no others. It therefore seemed appropriate to the Piedmontese Commission of the Corps of Italian Nobility to bring to light, with this facsimile edition, the names it contains. At the same time, since the anonymous author already promised to continue the still highly incomplete list of the nobles who died in war or decorated with Military Valor, the curators are now collecting the many names that can be added: even only with reference to Piedmont , to which specific in-depth studies will be dedicated, those already identified - and others will be - are many dozen.
I sepolcri dei Savoia, difficile affermare se per precisa e sistematica volontà, se per caso o per semplice spirito pratico e realismo (in relazione ai luoghi di morte) sono sparsi attraverso i loro vasti e geopoliticamente peculiari domini, tra Piemonte, Valle d’Aosta, Savoia e proiettati in profondità nelle attuali Francia e Svizzera. Quasi, attraverso le molteplici presenze, i luoghi di culto dinastici si moltiplicano e si potenziano. Quasi essi possono apparire - sempre comunque onorati e glorificati negli edifici di culto più rappresentativi di ciascuna regione - un presidio di molteplici memorie attraverso i diversi Stati, o Patrie, componenti il dominio, la cui dispersione potrebbe, in realtà, semplicemente testimoniare quella costante volontà di espansione, di fronte alla quale, a lungo, i tempi per un radicamento territorialmente e politicamente esclusivo non possono essere considerati maturi.
In queste pagine lo sguardo si limita ad abbracciare a volo d’uccello alcuni dei più noti sepolcri savoini, con qualche maggiore dettaglio riguardo al Piemonte.
maschile. Originaria di Carignano, la famiglia fu rappresentata da numerosi personaggi di grande spessore biografico. I1 principale loro esponente fu forse il quarto conte di San Sebastiano (e primo marchese di Spigno), Paolo Federico, la cui memoria è legata al vittorioso combattimento dell'Assietta. Come è noto, il merito della vittoria piemontese, nella celebre battaglia è ufficialmente attribuito al comandante supremo delle truppe sabaude in campo, Giovanni Battista Cacherano
di Bricherasio, cui la vittoria fruttò benefici immediati e la gratitudine dei posteri (gratitudine che a Torino è testimoniata, ad esempio, da una via a lui intitolata). Contemporanei, storici e storici militari tuttavia affermano che si tratta di gloria usurpata e che il vero vincitore fu il luogotenente colonnello Paolo Novarina di San Sebastiano, che comandava l'avamposto dell'Assietta e che nelle relazioni ufficiali non è neppure nominato. Non solo, ma la vittoria sarebbe frutto dell'insubordinazione del Novarina al Bricherasio (teoria che non è da tutti gli studiosi condivisa). Paolo era il figlio primogenito di Anna Carlotta Canalis di Cumiana, moglie in seconde nozze di Vittorio Amedeo II, negli ultimi anni dell'esistenza del re, in prossimità della sua abdicazione. Nata a Torino nel 1680 Carlotta fu, nella società torinese del suo tempo, figura controversa e chiacchierata. Ebbe tra gli storici autorevoli difensori e non meno autorevoli critici e detrattori.
In queste pagine si tenta di metterne a fuoco la figura senza cedere all’influenza dei pregiudizi che la circondano.
I Ferrero di Cocconato (utile individuarli col predicato anche con riferimento alle generazioni anteriori e successive all’acquisizione di porzioni di questo feudo) ebbero un ruolo peculiare nella storia torinese, poiché detennero la gestione delle finanze della città per un periodo lungo, circa mezzo secolo, a cavallo tra Sei e Settecento, che incluse momenti estremamente difficili in termini generali, compresi gli anni del conflitto franco-sabaudo con sullo sfondo la Guerra di successione spagnola e l’assedio del 1706.
Il cognome Ferrero è tra i più diffusi in Piemonte; lo portavano famiglie verosimilmente del tutto diverse tra loro già nei secoli XV e XVI; esso, del resto, può derivare dalla professione di fabbro o simili e anche per questo il fatto che possa essere esistito un solo capostipite per tutti i rami non pare per nulla probabile (e, se anche ciò mai corrispondesse alla realtà storica, sarebbe praticamente impossibile, in relazione alla enorme diffusione, individuarlo). La linea che ebbe la signoria di Cocconato - a partire dal 1697 - era originaria del Carignanese (anche se parecchi studiosi hanno espresso, erroneamente, pareri diversi) e apparteneva alla locale nobiltà. Si deve annotare che la regione carignanese e quelle ad essa contigue furono tra quelle in cui le famiglie Ferrero furono più prolifiche e ramificate.
I Ferrero del Carignanese espressero, nel corso dei secoli, un gran numero di amministratori della città di Carignano – per vari aspetti importante e anche per la presenza di un castello in cui i Savoia risiedevano di tanto in tanto con la propria corte –. La famiglia diede i natali a parecchi militari, uomini di legge, sacerdoti oltre a diversi personaggi di maggiore rilievo come, ad esempio, Giovanni Michele, che fu, nei primi anni del Seicento, gabelliere generale di Savoia e Giovanni Battista, che fu procuratore generale dell'Ordine Agostiniano in Roma.
Il primo dei Ferrero carignanesi che venne a stabilirsi a Torino, approssimativamente tra il 1605 e il
1615, fu Aymo (o Aymone), il quale acquistò un nobile palazzo in città, nell'isolato di San Vincenzo (che dovrebbe corrispondere pressappoco a quello attualmente compreso tra le vie Bertola, Monte di Pietà, Viotti e Roma). Egli esercitava l'attività di “fondichiere”, gestiva, vale a dire, un commercio all'ingrosso di droghe (la mercatura al minuto era vietata ai nobili, pena la derogazione - perdita del proprio "status" - ma non lo erano le attività “in grosso”, purché non direttamente esercitate).
Amministrando al meglio le attività mercantili che faceva esercitare e mettendo a segno alcune proficue operazioni, Aymo riuscì ad arricchire notevolmente il suo patrimonio, di modo che lasciò basi finanziarie più che solide ai figli, svolgendo un ruolo determinante ai fini dell'affermazione della famiglia nell'ambito della società torinese e piemontese.
Nell'interpretazione della figura della duchessa non è infondato distinguere, anche se in termini alquanto approssimativi, quattro periodi, nel corso dei quali il personaggio è stato "letto" (di fatto, come si è già accennato, alla luce di "pregi" e "difetti" da tutti ricordati in modo abbastanza allineato) ora in termini più favorevoli, ora in modo molto negativo. Per quanto riguarda i giudizi negativi si ha la sensazione che traggano spunto principalmente da valutazioni politiche piuttosto che, più obiettivamente, dagli atti concreti del governo di Madama Reale, dalle sue realizzazioni e innovazioni. Ma i veri punti di riferimento di molti storici sembrano essere i luoghi comuni, ripresi spesso senza approfondimenti o apporti critici.
Travalicherebbe i limiti di questi appunti il tentativo di riformulare il complessivo giudizio su un personaggio e un'epoca -in particolare durante il periodo della reggenza- sui quali resta molto da indagare ed approfondire; basti dire che, malgrado sembri essere già stato detto e scritto tutto quanto era possibile, non mancano gli spunti idonei ad indirizzare un' articolata rilettura delle vicende politiche e del profilo della sovrana, mentre certi preconcetti (come le equazioni amicizia con la Francia=errore/giudizio negativo; conservazione del potere=colpa) meriterebbero di essere ridiscussi.
All'impresa a fianco delle marine militari parteciparono in forze quelle di alcuni Ordini cavallereschi e tra esse anche una squadra dell'appena rifondata flotta sabauda composta da tre galere e costituente un'anticipazione, a un tempo, della marina dello Stato e di quella dell'Ordine dei Santi Maurizio e Lazzaro, nato dalla fusione di due Ordini legati a Casa Savoia e singolarmente dedicati ai due santi. L’articolo è corredato da una fitta elencazione cronologica delle battaglie islamo-cristiane combattute nell’arco di ben oltre mille anni, dal 629 al 1827, e da un embrionale catalogo dei cavalieri sabaudi e piemontesi che nel corso dei secoli a esse parteciparono.
La battaglia di Cosseria - che costituì, come sottolinea Clausewitz, una delle prove più dure per gli invasori - e i suoi protagonisti hanno suscitato l'interesse, la commozione, gli approfondimenti di una molteplicità di studiosi. Se storici e scrittori ci hanno
lasciato pagine in vari modi avvincenti e documentate, come quelle di Anton Giulio Barrili, Marziano Bernardi, Angiolo Biancotti, Giovanni Merla, Leonello 0liveri, gli storici dell'arte militare hanno prodotto studi non meno significativi, con puntuali relazioni e giudizi da un punto di vista tecnico sullo svolgimento delle operazioni. Anche in forma di poesia troviamo qui rievocazioni dell'epopea di Cosseria e uno sguardo biografico dedicato al suo indiscusso eroe, il marchese Filippo Del Carretto di Camerano.
2) Pamparato: Cenno storico su uno dei più imponenti castelli del Piemonte, quello di Verzuolo e sulle famiglie che lo possedettero nel corso dei secoli, i marchesi di Saluzzo in primo luogo e poi i conti Mola di Larissé. L’autore accenna altresì, a volo d’uccello, a diversi altri castelli e palazzi appartenuti alle due famiglie. Revello, Saluzzo, Manta, Castellar, Cardè, Monesiglio, Monterosso e altri per i Saluzzo; Mango, Fiorano, Carignano, Canelli per i Larissé.
restava solo più l’apparenza.
[…] L’araldica napoleonica tramontò non appena sorta, seguendo l’eclissi del suo
creatore, anche se poté essere tramandata grazie a una tempestiva e intensa pubblicistica di Stato.
Non appena superata, si ritornò da un giorno all’altro all’antico e, quasi a voler mettere al sicuro le produzioni araldiche dei secoli precedenti da nuovi rischi, si registrò per l’araldica e per la genealogia (anche se non mancò chi ne stigmatizzò la ripresa frequentemente in rapporto a
interpretazioni classiste) un’intensa stagione di studi e di pubblicazioni.
Della “rinascita” ottocentesca dell’araldica e dell’affermarsi in seno ai variegati soggetti fruitori, di nuovi costumi, utilizzi e significati, furono protagonisti numerosi pittori, miniatori e disegnatori (una specifica attenzione meriterebbero anche i tanti esecutori di pergamene e diplomi, così in voga nel secondo Ottocento e primo Novecento e così spesso connotate da fregi araldici e stemmi, ma la loro opera, di cui restano numerosissime testimonianze, richiede uno studio specifico, litografi,
incisori, anche altamente specializzati, autori di una grande molteplicità di manufatti: dalle
chevalières stemmate agli “argenti” armoriati e via dicendo.
Nell’Ottocento, e in particolare nella seconda metà del secolo, per l’araldica si aprirono, in parallelo con quelli usuali, nuovi inattesi percorsi. Mentre le famiglie riprendevano a commissionare oggetti stemmati di ogni tipo, nonché biglietti di visita, ex-libris, carte intestate, menù, cartoni cerimoniali, ricami, dipinti e via dicendo, mentre cardinali, arcivescovi, vescovi e prelati riprendevano l’uso di insegne araldiche, l’araldica fece, in diversi modi, la sua comparsa anche nel mondo delle aziende commerciali e industriali. L’araldica in generale e le esigenze di raffigurazione dell’arma reale in particolare furono così propellente non solo diretto ma anche indiretto della rifioritura e delle attività economiche e posti di lavoro connessi. Le imprese che per la tipologia dei loro prodotti potevano ambire alla qualifica di “fornitori della Real Casa” (o delle Reali Case) facevano a gara per ottenerla e per fregiarsene. In forza della concessione ai fabbricanti di tutt’Italia di raffigurarla sui loro prodotti, confezioni, carte intestate, fatture, pubblicità (non esisteva migliore garanzia di qualità, un po’ come, nelle aule dei tribunali dell’antico regime o sulle monete, lo stemma o il ritratto dei sovrani lo era di una equa applicazione della giustizia o di autenticità) si assiste a una vasta proliferazione di riproduzioni dell’arma sabauda, sia di quella inalberata dal Re, sia delle varianti usate dai diversi rami (Aosta e Genova in modo particolare), sia unita a quelle dei o delle consorti..
La corona francese e quella spagnola si disputarono la sua amicizia e, una volta divenuto cardinale, la sua “protezione” presso la corte pontificia: entrambe, in tempi successivi poterono prevalersene. I Savoia non avevano mai avuto, al contrario di altre dinastie, molto interesse a esprimere direttamente dei porporati: “da sempre” potevano contare sul sostegno indiretto, tra i principi della Chiesa, sia di loro sudditi, sia di altri ad essi variamente legati e fedeli. Tuttavia nel primo Seicento parve opportuno un momentaneo mutamento di rotta. Anche se nessuno lo afferma o lo ammette, non è escluso che si accarezzasse la prospettiva di fare ascendere un Savoia al soglio pontificio. Tra i figli maschi di Carlo Emanuele la scelta cadde su Maurizio. Al momento in cui egli vestì la porpora, Tommaso, destinato a divenire uno dei maggiori condottieri di tutti i tempi, era troppo giovane per farlo. Tra gli altri fratelli Vittorio Amedeo era destinato al trono dopo la morte del primogenito Filippo Emanuele, mentre Emanuele Filiberto era atteso da una sfolgorante carriera politico-militare a fianco dei Re di Spagna, Filippo II prima e Filippo III poi, rispettivamente suo nonno (come si è appena visto) e suo cugino. Fu comandante supremo della marina e porti dell’Impero spagnolo, poi viceré di Sicilia e, nel contempo, Gran Priore di Castiglia e León. Solo la morte precoce ne interruppe la corsa verso mete ancora più rilevanti, anche se, per correttezza nei confronti dei propri parenti sul trono di Spagna, rifiutò la corona di Re di Sicilia offertagli dal Parlamento siciliano.
Maurizio che non prendendo i voti, restò libero di abbandonare l’abito in qualunque momento, col semplice - e scontato - beneplacito papale, non si recò subito a Roma; completò la propria formazione sotto la guida di Giacomo Goria e Giovanni Botero, fu posto a capo di potenti abbazie e portò a termine diverse delicate missioni, mantenendo la propria sede e corte a Torino. Quando decise di recarsi a Roma per la prima volta, stabilì la propria corte in uno dei più vasti e sontuosi palazzi romani, quello di Montegiordano, degli Orsini. Questo, ampiamente da lui fatto rimaneggiare, era uno tra i pochi in Roma idoneo «a contenere la sua numerosissima corte», il primo nucleo della quale (poi crebbe ancora, e molto) era composto da 350 servitori e 150 cavalli (lecito dire gentiluomini e militari). Si sa che durante la vacanza che precedette l’elezione di Urbano VIII, durata quasi un mese, in una Roma turbolenta e violenta, la guardia del principe cardinale era formata da 200 archibugieri e da numerosi alabardieri un piccolo esercito in piena efficienza. È noto che, pur giovanissimo e quale cardinale “alle prime armi”, egli ebbe un ruolo determinante sia nella scelta sia nell’elezione di Papa Urbano VIII. Parecchi contemporanei e storici definirono Maurizio «il primo cardinale d’Italia» e si legge di lui che, «principe splendidissimo, fu veduto nelle pubbliche funzioni col seguito di duecento carrozze, ed un corteggio d’innumerabili cavalieri». Per trattamenti e riconoscimenti onorifici e formali primeggiava tra i cardinali e continuò a primeggiare anche dopo il tentativo del pontefice di livellare il prestigio dei porporati. In Roma fondò l’accademia letteraria dei Desiosi, notevole per i molti suoi membri o frequentatori illustri, e fu committente di opere d’arte di gran valore e significato, molte delle quali si conservano oggi a Torino.
Nonostante quanto sin qui detto, non sono mancati storici, circa la competenza dei quali non merita esprimersi, che hanno definito Maurizio, quale cardinale e in Roma, come “l’ultimo arrivato” (e non in termini cronologici…) e simili. Il convegno internazionale sopra citato, del quale gli atti sono stati ora pubblicati da Carocci [Il Cardinale. Maurizio di Savoia, mecenate, diplomatico e politico (1593-1657), Atti […], a cura di Jorge Morales, Cristina Santarelli, Franca Varallo, Roma Carocci, 2023] ha ora, dopo gravi errori interpretativi al suo riguardo, pienamente giustizia sulla figura di Maurizio consegnandone alla storia la figura di prelato, politico, diplomatico uomo di cultura e committente in campo artistico, musicale, letterario di primaria e straordinaria grandezza. Un grande passo avanti nonostante la censura imposta in seno a un volume pur del tutto consenziente con quanto appena affermato in ordine alla grandezza del personaggio, abbia vietato di mettere a fuoco alcuni anteriori gravi, non confutabili e inconciliabili spropositi storiografici, salvaguardandone di fatto, pur in palese e aperto contrasto con il tenore dell’opera stessa appena editata e “firmata”, il dettato.
Abbandonato l’abito cardinalizio per sposarsi, dopo la “guerra tra i cognati” il principe prese per qualche tempo sede in Nizza, della quale fu governatore. Passò poi gli ultimi anni della propria vita a Torino, privilegiando quale residenza l’amata Villa oggi detta della Regina, da lui fatta edificare sin dal 1615, dove, attivamente affiancato dalla moglie, proseguirono le attività di mecenate e le committenze artistiche che ne resero indelebile la memoria. Qui morì nell’ottobre 1657. Quando aveva “restituito” l’abito Gregorio Leti aveva supposto, che i Savoia stimassero «la grandezza del Capello inferiore à quella della lor Casa» e che Maurizio avrebbe comunque voluto «morir Prencipe in sua Casa, non Prete in Roma».
La breve relazione dedicata alla storia dei Savonesi e dei Piemontesi è formulata col semplice intento di esaminare e riferire – senza sposare - le differenti posizioni storiografiche dei principali autori, del passato o contemporanei, cogliendo però l’occasione per qualche annotazione storico-genealogica, specialmente sui Della Rovere del Piemonte che, nonostante l’oggettiva rilevanza della famiglia non hanno sino ad oggi costituito un oggetto storiografico frequentato come avrebbero meritato, al punto che la stessa genealogia della casata risulta per alcune generazioni incompleta e per altre addirittura quasi inesplorata.
Algunos estudiosos han segnalado la existencia de antiguas relaciones entre los Della Rovere de Savona y los Colombo di Cuccaro. Sobre los origenes màs remotos del gran linaje de los de Savona, del que a partir del s. XV proceden papas, cardenales, príncipes, soberanos, hombres de estado y de guerra, los historiadores "desde siempre" han mantenido opiniones discordantes. Se separaron de los Della Rovere turineses, de sangre ilustre y nobleza inmemorial, para decaer después de algunas generaciones al trasladarse a Savona, o eran en realidad una familia autóctona y completamente ajena a sus homónimos piemonteses?
En esta breve ponencia dedicada a la historia de los Della Rovere de Savona y del Piamonte Solo se pretende examinar y reseñar las diferentes posiciones historiogràficas – sin abrazar ninguna – de los principales autores antiguos y contemporáneos, aprovechando no obstante la ocasión para realizar algunas consideraciones histórico-genealógicas, en particular sobre los Della Rovere del Piamonte, quienes, pese a su objetiva importancia, no han sido objeto del minucioso estudio historiogràfico que se merece; es más, la genealogia misma del linaje es incompleta durante algunas generaciones y, durante otras, incluso casi inexplorada.
Some scholars have reported the existence of ancient ties between the Della Rovere of Savona and the Colombo di Cuccaro. As for the most remote origins of the great Savonese family from which popes, cardinals, sovereign princes, men of state and war had risen since the 15th century, historians have, "always", professed discordant opinions. Apparently, they broke away from the Della Rovere of Turin, of illustrious blood and immemorial nobility, who then declined, ending in Savona, in the span of some generations. Or were they in fact a native family completely foreign to the Piedmontese homonyms?
This brief report dedicated to the history of the Savonese and the Piedmontese is fomulated with the simple intent of examining and reporting-though not embracing them - the different historiographical positions of the main authors, of yesteryears as well as of today, yet taking the opportunity for some genealogical historical annotation, especially on the Della Rovere of Piedmont who, despite the objective relevance of the family, have not so far been a historiographic focus of study, as they should have been, to the point that the same genealogy of the family is incomplete for some generations and even almost unexplored for others.
Gustavo Mola di Nomaglio, I Della Rovere e gli storici: opportunismo, conformismo, ricerca della verità. Un percorso antologico e bibliografico, in Cristoforo Colombo: Piemonte, Liguria e Penisola iberica verso il nuovo mondo: atti del III Congresso internazionale colombiano nel 525° anniversario della scoperta dell'America, Torino, 12 e 13 ottobre 2017, a cura di Giorgio Casartelli Colombo di Cuccaro, Peter J. Mazzoglio, Gianfranco Ribaldone, Carlo Tibaldeschi, Angelica Valentinetti Mendi
Premessa un’indagine sulle origini e più remote vicende della famiglia, è indagato il suo ruolo nella storia non solo di Villastellone, luogo che plasmarono nel corso dei secoli, ma anche di Chieri, del Chierese e dell'intero Piemonte, anche con riferimento a multiformi committenze artistiche di grande valore che si devono ad alcuni esponenti del casato, soprattutto nel corso del Quattrocento, ora possedute da diversi musei d’Europa che in qualche caso, sottolineandone la rilevanza, se le sono contese: si conservano non solo nella Galleria Sabauda, in Palazzo Madama e nella Biblioteca Reale a Torino, contenitori di straordinari tesori, ma anche al Louvre, al Wallraf-Richartz Museum di Colonia, alla Fondazione Abegg di Riggisberg, presso Berna e altrove. Si vuole che siano stati i De Villa a fondare la chiesa di San Giorgio di Chieri, le cui più antiche memorie risalgono alla seconda metà del XII secolo. Di certo si devono a essa successivi ampliamenti, restauri e la dotazione con prestigiose opere d’arte. Studio di storia sociale, artistica, architettonica, feudale, giuridica e araldica, fornisce un'analitica genealogia della famiglia attraverso sei secoli, a partire dal XIV secolo fino alla fine dell'Ottocento, quando essa si estinse nei Morra di Lavriano. Per ogni rappresentante di De (o Della) Villa è fornito un cenno biografico, con particolari approfondimenti per i personaggi più noti, le cui vicende sono ricostruite attraverso ampie ricerche bibliografiche e d’archivio. Tra essi il Conte Ercole Tommaso, che fu Cavaliere del «Supremo Ordine della Santissima Annunziata [massimo ordine cavalleresco concesso da Casa Savoia], Generale di Cavalleria, Mastro d’Artiglieria di Sua Maestà il Re di Sardegna». Di generazione in generazione prende forma un vero e proprio dizionario biografico di protagonisti della storia militare, civile e religiosa del Piemonte sabaudo. Correda lo studio un inquadramento della feudalità comunale ed ecclesiastica in Piemonte.
Per potere inquadrare opportunamente le vicende religiose della città di Carignano in età moderna, in particolare tra Seicento e Settecento, la conoscenza quanto più possibile puntuale e approfondita della storia locale in termini complessivi, anche con riferimento ai secoli precedenti, costituisce un requisito non eludibile.
Infatti, le vicende e le controversie in campo ecclesiastico nel Carignanese, come si è detto, sono connotate da conflittualità le cui radici e fondamenti risalgono molto indietro nel tempo. Per così dire le cause di taluni contrasti sono “originarie” e i loro effetti di lungo termine perdurano quasi senza soluzione di continuità, dal medioevo alla fine dell’antico regime. Si può legittimamente supporre che esse già siano virtualmente intrinseche nella contrastata dipendenza della locale Parrocchia dall’Abbazia di San Michele della Chiusa, che fu a più riprese oggetto di contestazioni da parte di alcuni Vescovi di Torino, in contrasto con una remota concessione fatta da un loro predecessore (cfr. la parte II).
Sull’orizzonte di un complesso contesto di sovrapposizioni di competenze e di concorrenza di diritti sembra delinearsi una sfaccettatura di un antagonismo, in materia di giurisdizione ecclesiastica, tra “Stato” e Chiesa.
Forse sono state fatte da taluni storici valutazioni un po’ troppo estensive circa l’esistenza di una concorrenza tra quei fenomeni religiosi che recentemente sono stati definiti come “religione civica” e “religione ducale”, tuttavia è indubbio che quello religioso sia un terreno, non direi di veri “scontri”, come qualcuno vorrebbe, bensì certamente di dibattito, di antagonismi, di ricerca di supremazia e di prestigio, capaci di dare origine a liti che, per accese che potessero essere, meritano di essere sdrammatizzate e non troppo sopravvalutate, dato che generalmente una ricomposizione pacifica, seppure giudiziale, poteva essere raggiunta agevolmente, anche se ciascuno dei contendenti giocava il proprio ruolo e rivendicava con la maggiore possibile determinazione i propri diritti e prerogative, veri o presunti.
La città di Carignano deve la sua notorietà soprattutto all’essere stata appannaggio e, di tanto in tanto la sede, nel locale castello e del ramo più celebre della dinastia sabauda, quello dei Savoia Carignano, giustappunto. Altro elemento che connota molti secoli della storia di Carignano è l’essere stata la sede principale di due grandi casate nobiliari piemontesi, quella dei Provana e quella dei Romagnano. In progresso di tempo vi si installarono anche altre importanti famiglie. A tutte si accenna in appendice dato che tra loro troviamo i protagonisti di più d’una delle controversie su cui questa tesi si sofferma, sia per diretti e privati interessi, sia in quanto rappresentanti di enti religiosi, monastici, di confraternite o della potente prevostura carignanese, a lungo impegnata per fare prevalere i dettami tridentini in ordine alla supremazia della Parrocchia.
In queste pagine, affascinanti e illustratissime, due autori d’eccezione ripercorrono in un viaggio a ritroso nel tempo mille anni di storia europea, scanditi dalle alleanze matrimoniali tra la dinastia sabauda e le case reali di Francia, geneticamente fuse in modo inestricabile. Per loro quella che si usa definire la “grande storia”, vale a dire le principali vicende e sviluppi storici e geopolitici del continente, non sono altro che “ricordi di famiglia”: tra vita pubblica e intima, tra amori e competizioni, tra incontri e scontri.
«La storia di Casa Savoia s’intreccia con quella dell’Europa intera sin dal cuore del Medioevo. Nel corso dei secoli i Savoia hanno contratto alleanze matrimoniali con le dinastie imperiali d’Occidente e d’Oriente e con quelle a capo dei principali Regni. Tra queste ultime spiccano, in particolare per il loro numero, quelle con le case reali di Francia, quindi con i Capetingi e le loro ramificazioni: i Valois, i Valois Orléans, i Valois-Angoulême e poi, segnatamente, i Borbone […]» (dall’introduzione di S.A.R. la Principessa Maria Pia di Savoia). «Può un album di famiglia apparire quasi come un atlante di storia europea? Certamente può, se nell’album sono effigiate due dinastie – i Savoia e i Borbone - fra le più antiche e importanti del continente, le cui relazioni, alleanze, legami e talora conflitti hanno segnato tanta parte delle sue vicende nell’ultimo millennio. Attraverso la particolare lente d’osservazione rappresentata dai matrimoni fra gli esponenti delle due casate, questo volume consente di ripercorrere, grazie a figure di prima grandezza e a personaggi meno noti, luoghi, date ed eventi di cui è intessuta la storia d’Italia e di Francia tanto sul piano politico-diplomatico quanto su quello delle relazioni culturali e artistiche, come acutamente osservano Enrica Pagella e Andrea Merlotti nei loro puntuali interventi […]» (dall’intervento di Stefano Benedetto, Direttore dell’Archivio di Stato di Torino)
Se l’araldica gentilizia guarda specialmente al passato, alla genealogia, alla storia dell’arte (e se ne hanno qui interessanti esempi), quella civica conserva, inoltre, caratteri e finalità pienamente attuali, per così dire, del tutto correnti. Le due branche di questa scienza che è, a un tempo, definita un “linguaggio” simbolico civico e feudale, in queste pagine si contaminano vicendevolmente. Infatti, ancora oggi gli stemmi civici e i gonfaloni di cui si tratta e attorno ai quali le popolazioni di molti paesi e città possono declinare la propria identità e, per così dire, “fare quadrato”, evidenziano non solo connessioni gentilizie ma, con notevole frequenza, anche precise evocazioni dei legami della dinastia sabauda, con la quale il Piemonte ha, per molti secoli, marciato fianco a fianco.
+++++++++
Les Savoies, princes et vicaires perpétuels du Saint-Empire romain germanique bien avant le XVe siècle, lorsqu'ils prirent officiellement le titre de ducs de Savoie, ne s'étaient jamais souciés d'être reconnus ni d'accomplir même sur leurs domaines principaux (les yeux tournés vers la substance des pouvoirs effectivement exercés bien plus que sur les aspects formels) titre avec lequel ils détenaient déjà, depuis un Moyen Age plus lointain, la souveraineté sur le Chiablese et la Vallée d'Aoste (territoires érigés en duché depuis 1238). Même dans ces années lointaines, l'attribution du titre ducal aux deux régions avait une pertinence plus honorifique que concrète. Rappelons, entre autres, que déjà douze ans plus tôt l'empereur Frédéric II avait conféré à Thomas Ier de Savoie «comes Sabaudiae et marchio in Italia » la qualification de vicaire impérial «[…] totius Italiae et Marchae Trivigianae» et aussi de «legatus per totam Italiam». Cependant, il convient de rappeler que la même dépendance savoyarde vis-à-vis de l'Empire était substantiellement nominale: les pouvoirs exercés par les Savoie étaient fondamentalement inconditionnels, du côté italien comme du côté français et suisse où ils étaient souverains de vastes regions, comme de la Savoie elle-même. A cette époque les princes de Savoie avaient - même sans tenir compte des alliances matrimoniales qu'ils contractaient exclusivement avec les principales maisons royales et impériales d'Occident et d'Orient - également d'autres prérogatives et pouvoirs étendus dans toute l'Europe, sans exclure l'Angleterre. Le titre ducal assumé en 1416 méritait d'être célébré en tout cas, au tournant six fois centenaire, car il avait une importance géopolitique incontestable (regroupant de nombreux territoires sous la dénomination unique de "Savoie") et honorifique, à une époque où certaines formalités tendaient à supposer une importance même presque égale ou supérieure à la signification matérielle. C'est pourquoi il a été rappelé à Turin en 2016 lors d'une grande conférence internationale. Ces volumes rassemblent les études pluridisciplinaires présentées à cette occasion et quelques autres qui se sont ajoutées par la suite.
++++
Con scritti e saggi di:
Aldo Actis Caporale, pp. 319-322; Antonella Amatuzzi, 675-695; Claudio Anselmo, 195-205; Maura Baima, 139-176; Guglielmo Bartoletti, V-VI; Silvio Bertotto, 3-41; Daniele Bolognini, 1267-1302; Juri Bossuto, 527-560; Carlo Alfonso Maria Burdet, 1445-1488; Paola Caretta, 1345-1408; Walter Cesana, 561-596; Giancarlo Chiarle, 57-99; Arabella Cifani, 953-963; Mario Coda, 101-137; Paolo Cozzo, 1211-1230; Franco Cravarezza, V-VI; 625-671; Daniele D’Alessandro, 1231-1251; Annalisa Dameri, 1035-1058; Mara de Candido, 207-265; Davide De Franco, 357-367; Elisabetta Deriu, 517-526; Cornelia Diekamp, 965-1001; Giovanni Donato, 871-951; Carlo Emanuele Gallo, 397-409; Claudia Ghiraldello, 1003-1020; Angelo Giaccaria, 1427-1441; Elena Gianasso, 1021-1034; Diego Maria Lanzardo, 323-330; Andrea Longhi, 813-841; Alberto Lupano, 1175-1210; Elisabetta Lurgo, 1253-1266; Enrico Lusso, 783-811; Albina Malerba, VII-IX; Gustavo Mola di Nomaglio, XI-XXV; Franco Monetti, 953-963; Viviana Moretti, 843-870; Elena Papa, 745-780; Pietro Passerin d’Entrèves, 501-515; Paolo Patrito, 411-457; Fulvio Peirone, 139-176; Andrea Pennini, 383-395; Marco Piccat, 709-743; Giuseppe Pichetto, VII-IX; Franca Porticelli, 1409-1426; Michele Maria Rabà, 331-355; Laura Ramello, 697-708; Mario Riberi, 459-488; Enrico Ricchiardi, 1059-1172; Giuseppe G. Rivolin, 43-56; Alda Rossebastiano, 745-780; Claudio Rosso, 489-500; Paolo Rosso, 1305-1344; Cecilia Russo, 1489-1515; Giorgio Federico Siboni, 597-624; Bruno Signorelli, 267-318; Cesare Silva, 369-381; Fabrizio Spegis, 177-193; Carlotta Venegoni, 953-963.
Quanto alle amplissime fonti documentali, manoscritti, materiali inediti, si rinvia ai singoli contributi, ai quali pure si rimanda, generalmente, con riferimento alle consultazioni effettuate attraverso il web.
This bibliography, which refers, with some exceptions, only to published works and to the degree and doctoral theses discussed in Italian and foreign universities, constitutes a consultation tool to some extent complementary and supplementary to the work 1416: Savoie Bonnes Nouvelles. Studi di storia sabauda nel 600° anniversario del Ducato di Savoia, as numerous have been citations of general interest added, even if not present in the individual essays. In other cases, some citations have been completed or refined.
As regards the vast documentary sources, manuscripts, unpublished materials, please refer to the individual contributions, to which reference is also made, in general, with reference to the consultations carried out through the web.
dalla Sicilia al Piemonte all’Europa
a cura di
FRANCA PORTICELLI, COSTANZA ROGGERO, CHIARA DEVOTI, GUSTAVO MOLA DI NOMAGLIO
Torino, Centro Studi Piemontesi, in collaborazione con la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino, l’Associazione Amici della Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino (ABNUT), il DIST-Politecnico di Torino, 2020.
Pagg. XVII-490, ill.
ISBN 978-88-8262-298-5 - DOI 10.26344/JUV20
Nel terzo centenario della sua istituzione, la Biblioteca Nazionale Universitaria di Torino dedica una mostra al grande architetto messinese, permettendo al pubblico di fruire ‒ nella sala espositiva che sarà intitolata allo stesso Filippo Juvarra ‒ del Corpus Juvarrianum nel suo complesso e in duplice forma, quella statica, ma affascinante, dei volumi originali esposti, e quella animata, con lo sfoglio digitale di tutti gli album “sfogliabili” come se fossero tra le mani del visitatore, grazie all’allestimento digitale di Tomaso Cravarezza e Marzia Gallo.
Il volume che accompagna la mostra porta all’attenzione del pubblico, da quello più vasto agli specialisti, l’eccezionalità del "Corpus Juvarrianum", presentandolo per la prima volta nella sua compiutezza offerto con aggiornamenti critici. Al centro del volume, come valore assoluto, la pubblicazione del complesso degli album del Corpus Juvarrianum che ha richiesto un lungo e laborioso lavoro di revisione delle schede cartacee che lo accompagnavano, trascritte e uniformate da Giulia Bergamo, tutte aggiornate e riverificate sui disegni originali da Maria Vittoria Cattaneo e Elena Gianasso, con il supporto tecnico di Fabio Uliana, fino alla organizzazione grafica del repertorio finale, curata da Luisa Montobbio.
Alla pubblicazione dell’intero repertorio degli album si associa una selezionata serie di saggi, che mettono in luce la ricchezza non soltanto della figura di Juvarra, ma innanzitutto del milieu culturale juvarriano con le sue ricadute evidenti sul panorama torinese ed europeo. Contributi di: CLELIA ARNALDI DI BALME, NICOLA BADOLATO, GIULIA BERGAMO, PAOLA BIANCHI, GIOSUÈ BRONZINO, MARIA VITTORIA CATTANEO, PAOLO CORNAGLIA, ANNARITA COLTURATO, CHIARA DEVOTI, ENRICO GENTA TERNAVASIO, ELENA GIANASSO, ANDREA MERLOTTI, GUSTAVO MOLA DI NOMAGLIO, FRANCA PORTICELLI, GIUSEPPINA RAGGI, COSTANZA ROGGERO, JOSÉ LUIS SANCHO GASPAR, CRISTINA SCALON, FABIO ULIANA, FRANCA VARALLO.
Abstract in inglese dei testi
Nel 550° anniversario della morte del beato Amedeo IX duca di Savoia
Auditorium Vivaldi
Piazza Carlo Alberto 3 - Torino