Chapter Text
8. SCOGLI DA SUPERARE
Non aveva trovato le parole giuste, probabilmente dipendeva dal fatto che non aveva pienamente interiorizzato il reale motivo per cui se ne stava andando per un anno.
Theo aveva immaginato che fosse iniziata come un bisogno di cambiare qualcosa in sé stesso e che fosse passato per diversi tentativi ed ipotesi, finendo poi per decidere di concentrarsi sulla sua carriera.
“Che poi mi sa tanto di consiglio da parte di qualcuno. Uno che ci è passato. Sei in crisi e non sai perché? Concentrati sul calcio! Quello poi risolverà tutto! Solo un fanatico di calcio darebbe un consiglio simile, ho in mente un paio di nomi ma il primo della lista inizia con Zlatan e finisce con Ibrahimovic!”
Suo malgrado non ce l’aveva con lui, probabilmente aveva ragione nella sua teoria, sempre che fosse così come pensava.
Ad ogni modo non sarebbe di sicuro andato da lui a verificare.
Il risultato era che Daniel aveva capito di avere problemi con suo padre, molto più di quelli che pensava.
“Che poi non penso siano problemi direttamente con lui, so che il loro rapporto è fantastico e li invidio... penso sia più una cosa profonda di Daniel. Paolo è comunque uno degli Dèi del calcio, un mostro sacro nel Milan oltre che in generale per chiunque ami questo sport. So che il sogno di Daniel è diventare lui, o meglio essere per il Milan quello che a suo tempo fu lui, solo che sono ambizioni molto complicate e di sicuro non facili. Se vuole farlo davvero è giusto che inizi da ora a vedere di questo, però credo che in qualche modo c’entro anche io. Può dirmi quello che vuole, come che il confronto con lui non riesce a reggerlo e deve diventare più forte a calcio per poterci riuscire, ma finché sta qua sotto di lui che guarda e controlla non ci riuscirà mai, ma so che in qualche modo c’entra anche il fatto che io ho questa adorazione per lui e l’avrò sempre, però questo non toglie che è lui che amo. Sicuramente Daniel lo sa, però inconsciamente non ha superato questo scoglio. È insicuro. È questo il suo problema. Dovrà diventare sicuro di sé ed in effetti usare il calcio per questo scopo è un’ottima terapia.”
Alla fine era giunto alla stessa conclusione a cui era arrivato Daniel tramite Zlatan.
Si erano lasciati partendo ognuno per le proprie vacanze dicendo di aspettare a fare qualsiasi cosa fra loro, volendo fare una fuga romantica nel mezzo di quel mese di pausa prima del nuovo inizio.
Il piano era abbastanza semplice di base: ad un certo punto sia Theo che Daniel sarebbero scappati dalle rispettive famiglie/comitive e si sarebbero visti.
I dettagli Theo li aveva lasciati ancora una volta a Daniel.
Rasserenato più o meno sulla questione fidanzato, il francese aveva deciso di concentrarsi sulla questione amico. O meglio, fratello. Perché tale era ormai Brahim per lui.
Anche Samuel lo era, ma con Brahim c’era un legame un po’ più forte dettato forse dal fatto che giocavano più insieme di quanto non facesse ormai con Samuel e certe emozioni che condividevi con i tuoi compagni in campo rafforzavano un rapporto già presente.
Ci teneva molto a lui e consapevole di quello che era successo con Sandro, voleva capire ciò che sapeva Brahim e come erano andate esattamente le cose.
Sapeva di piacere a Sandro ed era anche abbastanza di suor che Sandro ne era consapevole. Ora rimaneva da capire cosa sapeva Brahim. Non era di certo intenzionato a mettersi in mezzo, né ora né mai, specie perché amava Daniel e stava bene con lui, fra alti e bassi.
A prescindere da questo, anche se un giorno si fossero lasciati o avesse avuto bisogno di uno svago fisico, non sarebbe mai andato con Sandro in quanto ex di suo fratello.
Tuttavia se i due si erano lasciati consapevolmente per causa sua, doveva saperlo perché sarebbe dovuto stare molto più attento negli approcci con il suo fan.
Alla fine Brahim, con appresso la propria ragazza di turno, aveva ridotto la vacanza insieme a Theo ad un giorno sullo yacht seguito da un altro al concerto insieme. La verità era che aveva bisogno di staccare la spina da tutti, anche da Theo, ma sapeva che era importante fare quella chiacchierata. Era meglio farla prima di rischiare un rapporto a cui anche lui teneva molto.
“In realtà tengo più a Theo che a Sandro, di conseguenza è normale che sia finita. Spero però che le cose fra me e lui non si rovinino invece...”
Brahim aveva il dubbio sulla questione, ma l’avrebbe presto chiarito.
Con lui non aveva segreti, perciò era ora di parlarne apertamente.
La giornata sullo yacht di Theo e Zoe era stata bellissima e divertente, sicuramente nessun problema fra loro, niente che potesse minare la loro amicizia.
Avevano dato il cambio a Zoe col bambino che dormiva nel ponte principale coperto parzialmente da una tettoia che assicurava ombra.
Decidendo così di fare da padre e zio mentre sorseggiavano un cocktail di cui ormai erano esperti, le avevano così permesso di andare a prendere il sole a prua, sulla zona migliore per stendersi a crogiolarsi.
Seduti in comode sedie e davanti ad un tavolino e a distanza di sicurezza, in ascolto di un po’ di musica e del rumore del mare calmo, Theo aveva finalmente introdotto il discorso mentre Theo Junior dormiva.
- Quindi tu e Sandro?
Brahim ricordò la frase con cui si erano lasciati al telefono.
- Com’è che era? Mi racconterai davanti ad un cocktail al sole? Sei un uomo di parola, eh?
Theo ridacchiò ma non partì con qualche scherzo, si fece serio togliendosi gli occhiali da sole poiché all’ombra in quel tratto del ponte non servivano.
Brahim non tolse i suoi, sospirò e fissò il bicchiere pieno di ghiaccio che condensava il vetro. Il liquido dentro era giallastro.
- Beh, era nell’aria. Ultimamente faticavamo tanto non solo a stare soli, ma anche a trombare. Era diventato più un dovere perché eravamo una coppia, ma non era più spontaneo. Veniva sempre con tanta difficoltà e quando il sesso non è più facile come prima, c’è poco da tentare.
Theo non lo interruppe facendosi ancor più serio, la sua bocca non era piegata in un comodo sorrisino per alleggerire la situazione pesante. Non voleva alleggerirla e Brahim gliene fu grato. Continuò dopo aver tirato dalla cannuccia la Pina Colada che si erano fatti stile associazione a delinquere.
Brahim mandò giù il sapore dolciastro di cocco ed ananas e riprese. Mentre parlava si rese conto d’aver un sacco di cose da dire, molte più di quelle che aveva pensato di essere disposto a condividere.
- Oltretutto non si è mai evoluta. È rimasta così come è partita. Era partita bene, con entusiasmo e divertimento, ma poi non è diventata seria. Non è mai scattato il sentimento. Dopo tanto tempo, un anno in pratica, era inutile continuare a tentare.
Theo annuì concordando.
- Se dopo un anno non ci sono cambiamenti in quel senso o meglio, miglioramenti, ma solo peggioramenti, cosa dovresti fare?
Brahim si strinse nelle spalle sentendosi colpevole di non essere stato capace di entrare nel cuore di Sandro.
Rimase col nodo in gola pronto ad esplodere e bevve ancora. Un po’ quel nodo migliorò. Arrivò una folata di vento che però non fu troppo forte. Theo guardò suo figlio per vedere come dormiva, poi tornò a lui.
- Cosa vi siete detti?
Brahim trovò sospetto tutto quel suo interesse per i dettagli, ma gli rispose sempre rimanendo con gli occhiali scuri che dovevano coprire gli occhi lucidi fissi sul cocktail fra le dita.
- Che semplicemente non si è evoluta, non è andata e non è colpa di nessuno. Ma in ogni caso eravamo entrambi concordi nel dire che non funzionava più ed era inutile tentare e rimanere insieme. - disse la verità, si erano ufficialmente lasciati per quello.
- E basta? - insistette Theo. A questo Brahim capì che non era un impressione. Anche lui aveva percepito che c’era dell’altro.
Si tolse infatti gli occhiali e finalmente puntò gli occhi scuri in quelli simili del suo amico, seduto davanti.
- Cos’altro pensavi?
Theo si sentì sotto torchio ed in un attimo davanti ai suoi occhi inquisitori che mai si erano rivolti così a lui, capì di dover scoprire le carte ed essere estremamente sincero. Per il bene della loro amicizia a cui teneva sicuramente più che ad ogni altra cosa.
- Credevo che si fosse preso da qualcun altro.
Brahim assottigliò lo sguardo facendolo ancor più inquietante. Theo si irrigidì nella sedia sentendosi scomodo, ma non si alzò.
- Qualcuno in particolare?
Era quasi come parlare di un tradimento senza farlo in modo diretto, per spingere l’altro a farlo per primo.
- Davvero non ve ne siete accorti? Né tu né lui? Non ne avete proprio parlato?
Ormai era chiaro di cosa si parlava e Theo era stufo di aspettare e fingere, non era capace.
Brahim sospirò e scosse il capo lasciando perdere l’aria seria da detective.
- Non ne abbiamo parlato, non so se ne è consapevole. Trattandosi di lui potrebbe non saperlo ancora.
Theo si sentì sollevato nel realizzare che anche Brahim se ne era accorto.
- Se ce ne siamo accorti noi, vuoi che lui non lo sappia?
In realtà Theo sapeva che Sandro sapeva, non era scemo, riconosceva certe sue espressioni perché era molto esplicito, specie con gli occhi, ma non voleva essere troppo crudo con Brahim.
L’amico inarcò le sopracciglia pensieroso e distolse lo sguardo bevendo ancora, Theo fece altrettanto per poi tornare sull’argomento.
- Non so, forse se ne è accorto ma non voleva parlarmene per non ferirmi.
- Ma tu... tu sai, vero, per chi ha un debole... - perché era meglio togliere proprio ogni dubbio.
- Sei tu, idiota! Lo so bene che sei tu e so che anche tu lo sai, smettiamola di giocare ai detective e facciamo gli amici!
La schiettezza di Brahim fece ridere Theo in uno scoppio liberatorio che contagiò l’altro davanti a lui. Sentendoglielo dire chiaramente si sentì meglio.
- Va bene, dai... - fece quindi per concludere. - mi dispiace che sia andata così. Non volevo mettermi in mezzo nemmeno in modo indiretto. Sai che io amo Daniel e sono consacrato a lui...
Brahim alzò le spalle e si appoggiò allo schienale rilassandosi, si portò il cocktail, o quel che rimaneva, sullo stomaco che scattò per il freddo a contatto con la pelle, succhiò ancora la cannuccia e lo scrutò. Theo si sentì a disagio in quel lasso di tempo, sembrava relativamente tranquillo, ma pareva ancora studiarlo.
- Ma certo che non mi ruberesti mai il ragazzo corteggiandolo fino a conquistarlo. E so anche quanto sei preso da Daniel. Però ti conosco bene, stronzo che non sei altro. - Brahim calò infine il resto della maschera e decise per una totale sincerità che Theo apprezzò sebbene per un momento ne fu terrorizzato. Poteva essere il colpo di grazia.
- In che senso? - chiese teso spalancando gli occhi.
Brahim non si protese verso di lui, rimase tranquillo e scosse il capo con aria ovvia.
- Ti piace piacere. Hai il radar per quelli a cui piaci e li stuzzichi perché è più forte di te. Poi non ci vuoi fare nulla, ma ti piace lanciare ogni tanto un amo per tenere vivo il loro interesse. Sei fatto così, non sei cattivo, ma hai un ego grande e lo nutri così.
Non era particolarmente carino quello che gli aveva detto e per un momento Theo pensò di offendersi, ma poi decise che non valeva la pena rovinare né la giornata né l’amicizia.
- Sai che non ci avrei mai realmente provato.
- Realmente o no, l’hai stuzzicato, non negarlo.
Theo voleva farlo, invece, ma a che pro? Alla fine aveva ragione.
- Ma non per attirarlo verso di me...
- No, perché non è una cosa che controlli. Se piaci ad uno tu lo stuzzichi. Punto. Non c’è un motivo dietro, non hai uno scopo. È così che fai, è come un riflesso incondizionato. In tanti fanno così. Anche Rafa, per esempio, in questo è identico a te. Olivier... tanti sono fatti così.
Theo ascoltò con attenzione condividendo quel che diceva, sebbene non si fosse mai fermato a rifletterci né avesse mai realizzato di essere così.
- È solo un lato caratteriale. Come chi è vanitoso, chi è provocante, chi è sensuale... insomma, sono lati particolari di una personalità molto forte e dominante.
Brahim l’aveva analizzato bene e l’aveva spiegato ancora meglio.
Theo fece il broncio sentendosi ora pieno di orribili difetti e fissò la propria Pina Colada che era ancora a metà ed ormai annacquata, mentre quella di Brahim era finita.
- Non volevo rovinare il vostro rapporto. - mormorò imbronciato.
- Se fosse decollata per bene, niente e nessuno si sarebbe potuto mettere in mezzo. Non c’è mai stato amore, è questo il problema. Sono sicuro che se lui ora ti corteggiasse...
- Non lo farà mai... - si affrettò a dire Theo quasi con paura che invece lo facesse e complicasse tutto.
- Lo so, ma dico SE. Se lo facesse con te, tu non ci staresti, non avrebbe presa, non lasceresti Daniel per Sandro.
A questo rispose con impeto e accendendosi di nuovo da moscio che era.
- Certo che no! - era davvero convinto di Daniel, nonostante le cose fossero sempre complicate in un modo o nell’altro. Brahim fece un sorrisino rimettendosi gli occhiali ed alzandosi pigramente. Si stiracchiò ed andò in coperta verso la cucina per preparare altro beverone. Prese anche il bicchiere di Theo per riempirglielo.
- Per questo dico. Se il rapporto fosse stato più stretto e forte, niente e nessuno avrebbe potuto rovinarci. Perciò non è colpa tua, è semplicemente che fra noi non è andata. - disse da dentro senza gridare. Theo era sufficientemente vicino per sentirlo, non rispose e non fece cenni, ma comprese che aveva ragione.
Quando tornò con entrambi i bicchieri pieni, gliene mise uno davanti, Theo era rimasto nella stessa posa di prima, pensieroso a fissare il vuoto ora riempito dal drink.
Lo prese fra le mani senza rendersene conto.
- Pensi che ne sia consapevole che gli piaccio? - chiese di nuovo per niente convinto che non lo sapesse.
Brahim si sedette e bevve un po’ piegando le labbra all’ingiù incerto su quella risposta.
- Dovrei chiederglielo, allora lo capirei perché non sa mentire. Però se non ne è consapevole e glielo chiedo poi lo diventa e lì magari si complica tutto. Non per me, potete fare ciò che volete. È che Sandro e Daniel sono amici e siamo tutti compagni di squadra...
- Non per molto... - disse a fior di labbra, liberando la propria depressione a riguardo. Sentendolo Brahim spalancò gli occhi e lo fissò sconvolto.
- COSA?! - Theo si allungò in fretta mettendogli la mano sulla bocca.
- Non urlare! - sibilò minaccioso.
- Dani se ne va? - aggiunse più piano.
- Un anno in prestito, ancora non sa dove. Vuole lanciare la sua carriera e di sicuro non può farlo dalla panchina...
Brahim annuì concordando, aveva sicuramente ragione. Tutti quelli che venivano a saperlo erano d’accordo e anche lui alla fine lo era, sebbene la prima cosa che aveva pensato fosse stata che scappava.
Da lì si spostarono a parlare di Daniel, di loro due, di calcio, di carriere e qualunque altra cosa.
Parlarono bevendo diversi altri cocktail fino a tuffarsi in acqua al risveglio di Zoe e della ragazza di Brahim che li avevano raggiunti dando loro il cambio.
Avevano nuotato facendo una gara assurda di tuffi e quando erano quasi annegati per il troppo alcool in corpo, asciugato fortunatamente dal sole e dal caldo, si erano stesi in punta al posto delle ragazze.
Una volta lì non ne avevano più parlato.
Nessun accenno a quel ‘per me potete fare quello che volete’.
Theo avrebbe voluto sapere qualcosa di più in merito, ma aveva paura che approfondire troppo quell’argomento sarebbe potuto essere pericoloso.
“Oltretutto sono felice con Daniel e finché sto con lui di sicuro non ho in mente di tradirlo o andare con altri!”
Finché fosse stato con lui.
Non contemplava uno scenario in cui si lasciavano, o per lo meno lo pensava.
Forse avrebbe fatto meglio a chiarire quel piccolo punto, ma Theo lì per lì decise che bastava così.
In quel momento la loro amicizia era salva, il resto non contava più.
“Con Daniel andrà tutto bene, con Brahim pure. Ho un figlio meraviglioso, una ragazza di copertura perfetta e a calcio mi va personalmente tutto alla grande, con un bello scudetto a mio carico. Che potrei desiderare di più?”
Nel giro di qualche mese l’avrebbe scoperto.
Il sole riscaldava i loro corpi stesi su una sabbia bianca paradisiaca.
Era una spiaggia poco turistica, ma ugualmente bella, in una località vicino ad una delle più gettonate.
Famosa per essere frequentata prevalentemente da gender, di conseguenza nessuno avrebbe mai pensato di trovarsi due calciatori famosi amoreggiare per tre giorni.
In primo luogo perché chi mai crede che i personaggi famosi, calciatori per giunta, siano gay?
In secondo luogo, nessun gay segue il calcio, di conseguenza non riconoscerebbe un calciatore nemmeno ad un palmo dal naso.
Diverso discorso per le donne lesbiche che avevano più la tendenza ad essere esperte di calcio.
Era pura statistica, non uno stereotipare categorie di persone.
Questi erano stati precisamente i discorsi fra Theo e Daniel quando avevano scelto la meta del loro weekend lontano da amici e famiglia.
Theo aveva chiaramente detto a Zoe che aveva un uscita con una persona, lei aveva chiesto se la conosceva, lui aveva detto di no, mentendo.
Alla fine si era solo raccomandata di non farsi beccare e riconoscere, lui le aveva assicurato che avrebbe usato le solite precauzioni e di fatto in quello era sempre stato bravo, per quanto non fossero mai stati consacrati uno all’altra, nessuno li aveva mai visti girare con altri e tutti li consideravano una coppia solida e molto affiatata.
Per quanto si fidasse di lei, Theo voleva evitare di dirle che stava con un ragazzo, per di più compagno di squadra, per di più figlio di Paolo Maldini.
Sicuramente anche lei avrebbe sindacato sulla ‘scelta’ del ragazzo in quanto si era sempre sorbita i suoi discorsi su Paolo il meraviglioso.
Perciò avevano scelto una zona di spiaggia senza tette al vento, né grosse né piatte. Avevano accuratamente individuato uno spiazzo abbastanza deserto, confinante solo con qualche coppia o gruppo di ragazzi.
- Ma ti sembra normale doversi ghettizzare per essere lasciati in pace in vacanza? - sindacò Daniel il quale aveva una cultura più alta della media e spesso si interessava a questioni serie. Theo, molto più spensierato e disinteressato dai problemi di massa, alzò le spalle girandosi a pancia in giù, sollevando il costumino aderente fin sopra le chiappe in modo da prendere sole meglio possibile.
Daniel gli lanciò un’occhiata indispettita, più che a lui la lanciò al gruppo di ragazzi ad ore 10 che li fissavano da quando erano arrivati e non perché sapevano chi erano.
“Ovviamente l’hanno puntato subito. Un gay così gnocco ci credo che ci sbavano dietro... ma è mio, è chiaramente il mio ragazzo!”
In risposta alla sua frase da discorso acculturato, alzò il volume della mini cassa JBL connessa al suo telefono. Se avesse mancato la carriera di calciatore sarebbe diventato un DJ, l’aveva sempre detto. La musica era parte di lui e a seconda delle necessità e delle occasioni tirava fuori una cassa, ne aveva sempre almeno una dietro.
- Che te ne frega? È comodo che lo facciano, no? Se non lo facessero noi ora saremmo ad arrampicarci sugli scogli in cerca di privacy per poter stare al mare!
Daniel sospirò sconfitto, sapeva che tanto non l’avrebbe spuntata. Il suo pensiero era semplicistico ed egoista, non era sbagliato dal suo punto di vista, ma in generale lo era.
Se uno cercava privacy perché famoso era un conto, ma se la cercava perché gay non era giusto. Non sarebbe dovuto esserci bisogno di privacy per quel motivo.
Suo malgrado non prosegui in quel discorso e si mise a sua volta a pancia in giù baciandogli la spalla, i cappellini con visiera e gli occhiali scuri coprivano sufficientemente sia dal sole che dagli sguardi che tanto sapeva erano tutti per Theo e per il suo culo sodo e perfetto, nonché per la sua schiena tatuata da urlo.
- Sei troppo appariscente, quasi quasi ti copro di sabbia e ti nascondo!
Theo rise spontaneo alla sua sparata, adorava quando faceva il geloso ed ultimamente lo era più di quanto non lo fosse mai stato in un anno.
Questo lo rilassava enormemente, gelosia era segno di interesse ed era ormai sicuro di piacere a Daniel almeno quanto gli piaceva lui.
- Coprimi di crema, invece. Così avrò un’abbronzatura perfetta... Zoe si raccomanda sempre di proteggere bene i tatuaggi perché altrimenti si sbiadiscono col sole...
Zoe era una tatuatrice che gli aveva fatto la maggior parte dei tatuaggi. Daniel inarcò un sopracciglio perplesso, poi lanciando un’occhiata al gruppo di guardoni e vedendo che ancora li fissavano con curiosità morbosa nonché sbavanti, Daniel ebbe un guizzo maligno e con un ‘ok’ un po’ troppo deciso, si alzò mettendosi a cavalcioni sul suo sedere, prendendo la crema solare.
Bene. Se l’era cercata.