Italiano a scuola, 2 (2020), pp. 405-412
https://italianoascuola.unibo.it
ISSN 2704-8128
https://doi.org/10.6092/issn.2704-8128/10918
Recensione di Daniela Notarbartolo, Padronanza linguistica e grammatica. Perché e cosa insegnare, Loreto, Academia Universa Press, 2019
ILARIA BONOMI
ILARIA BONOMI (ilaria.bonomi@unimi.it), già professore ordinario di Linguistica italiana all’Università degli Studi di Milano, vi insegna ora Lingua italiana e testi per
musica. Ha insegnato nei percorsi di formazione per l’insegnamento (SSIS e TFA, con
ruolo di coordinamento). Socia dell’Accademia della Crusca, dell’Accademia di Arcadia, dell’Istituto Lombardo Accademia di Scienze e Lettere, si è occupata principalmente di grammatica italiana, di linguistica dei media, di italiano lingua per musica
(tra i suoi ultimi volumi Lingua italiana e televisione, Roma, Carocci, 2012; La lingua
dell’opera lirica, Bologna, il Mulino, 2017, e la raccolta di saggi La lingua che fa scena,
Firenze, Cesati, 2018).
Un libro molto importante, e coraggioso, Padronanza linguistica e grammatica. Perché e cosa insegnare di Daniela Notarbartolo, diretto agli insegnanti e a tutti coloro che, non digiuni di linguistica, desiderano approfondire e riflettere sui vari aspetti e sulle molte ragioni per cui è opportuno, anzi necessario, insegnare grammatica nella scuola italiana.
Il volume ha un taglio nuovo prima di tutto perché coniuga una riflessione, teoricamente motivata, sull’insegnamento della grammatica e sulle sue
ragioni, con una descrizione soprattutto grammaticale dell’italiano, che in
parte riprende, ampliandola e approfondendola, la descrizione fatta nel manuale Grammatica e pratica dell’italiano, che l’autrice ha scritto con Daniela
Graffigna e Giuseppe Branciforti (2018).
Riflessione teoricamente motivata, dicevo: l’orizzonte teorico a cui
l’autrice si rivolge è particolarmente ampio, e questo è sicuramente un primo
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pregio per un’opera che non intende apportare una visione originale della
grammatica, ma soprattutto guidare a insegnarla in modo consapevole. Gli
approcci e gli autori a cui Notarbartolo guarda, nella direzione di una innovazione mai tanto accentuata da cancellare del tutto la tradizione, sono diversi,
e chiamati in causa secondo la loro funzionalità alla descrizione delle diverse
partizioni e dei singoli aspetti. Alla innovatività di metodo concorrono in una
pregevole sintesi principi del funzionalismo con forte attenzione alla semantica, della grammatica valenziale, della linguistica testuale, della linguistica
pragmatica, della grammatica generativo-trasformazionale. Particolarmente
insistita è l’interazione tra funzioni sintattiche semantiche e testuali.
L’approccio testuale, riferimento d’obbligo per il capitolo sulla sintassi
del testo (cap. 18), è in diversi punti affermato, come nel capitolo iniziale
programmatico sul metodo:
i rapporti tra grammatica e testualità sono considerati oggi molto più stretti
che un tempo. L’analisi testuale è stata a lungo intesa come un ramo del tutto
indipendente della grammatica, ma oggi è condivisa l’idea che alcuni fenomeni
linguistici come per esempio i coesivi e i connettivi (tradizionalmente ristretti
ai pronomi e alle congiunzioni) possano essere compresi solo all’interno della
dimensione testuale. […]
Anche la materia grammaticale può quindi essere osservata riguardo ai suoi
effetti interpretativi all’interno del testo, non cioè in ottica di catalogazione di
oggetti grammaticali, ma osservando come le strutture linguistiche sono funzionali all’atto comunicativo e alla sua misura fondamentale che è il testo (p.
28),
e richiamato nel corso della descrizione grammaticale, per esempio nel pronome (distinzione tra deittico e coreferente), nel gruppo del nome, con il riferimento alla funzione di rema svolta dai modificatori; nell’importante paragrafo Ordine della frase e focalizzazione (§ 16.3, pp. 229-231) del capitolo sulla subordinazione il legame tra testualità e sintassi è particolarmente evidenziato nei concetti di focalizzazione debole e forte e di impliciti della comunicazione: la struttura gerarchica delle informazioni è chiaramente riflessa
nell’ordine sintattico.
Ma, nel superamento della descrizione grammaticale tradizionale un
ruolo primario è svolto dal concetto di lingua come sistema multi-multivoco
(cap. 2: il termine è attinto dal linguista russo Mel’čuk), fondato sulla stretta
connessione tra lessico e morfologia, e tra semantica e sintassi: un principio
particolarmente importante e produttivo nella pratica didattica della grammatica, che coinvolge l’analisi logica nella sua implicazione semantica, e la
classificazione dei complementi. L’autrice definisce l’analisi logica come «un
esercizio fondamentale, specialmente nel segmento della scuola secondaria
di I grado, di ricostruzione del contesto di senso, come invito al ragionamento
sulle circostanze di realtà attraverso il linguaggio» (p. 43).
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Lo studio grammaticale, sottolinea Daniela Notarbartolo, comporta di
necessità una “sana astrazione”: «studiare grammatica è accedere agli aspetti
formali del linguaggio, superando progressivamente quelli più intuitivi legati
alla semantica» (p. 23). La progressiva acquisizione di competenze grammaticali basate su categorie interpretative astratte (astrazione e non astrattezza, sottolinea l’autrice) è ben presente nella descrizione dei diversi gradi
di abilità degli studenti delle prove INVALSI: «In un crescendo di difficoltà dei
compiti, corrispondenti ai diversi gradi di abilità degli studenti, si passa dalla
semplice competenza implicita del parlante, nel primo livello, fino alla consapevolezza e al controllo analitico nel quinto» (p. 24).
La grande esperienza maturata dall’autrice nel gruppo di lavoro INVALSI,
oltre che naturalmente la sua lunga e intensa attività didattica, sono un bagaglio ricchissimo a cui attinge e ricorre continuamente nella sua descrizione
della grammatica. Sui tanti punti deboli dell’acquisizione della competenza
grammaticale Notarbartolo insiste con particolare convinzione, sicurezza e
innovatività di metodo descrittivo, superando la rigidità e la scarsa funzionalità della grammatica tradizionale: ne sono un esempio le parole che appartengono a più classi e hanno più funzioni, come dopo, che, per la descrizione
delle quali è fondamentale partire dalla sintassi.
In alcuni casi l’adesione a un riferimento teorico è in parte modificata
dall’esperienza didattica: per esempio, per i modelli sintattici di frase, seguendo di base il modello dei gruppi sintattici, l’autrice dichiara di ibridarlo
con il modello valenziale «in maniera un po’ eclettica e orientata alla didattica» (p. 65).
Gli imput che vengono dalla pratica didattica sono fondamentali anche
nella bellissima parte dedicata dalla Notarbartolo alla sintassi del testo, il cui
riferimento primario è Angela Ferrari, con continui riferimenti alle criticità
nella comprensione e nella strutturazione dei testi che emergono dalle prove
INVALSI e dai dati OCSE-PISA.
Taglio strettamente didattico hanno invece le due appendici, dedicate rispettivamente al lessico e alla punteggiatura (per la quale si sente la mancanza di un approccio più legato alla sintassi del periodo).
Per concludere queste note iniziali dedicate ai riferimenti teorici, penso
sia utile sottolineare che alcuni nomi di linguisti ricorrono con particolare
frequenza e rilevanza nel volume: Michele Prandi, Christoph Schwarze, Giulio
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Lepschy, Francesco Sabatini1, Angela Ferrari, Igor A. Mel’čuk, Raphael Kühner
e Bernhard Gerth2 per la sintassi.
Un ultimo accenno alla presenza limitata della prospettiva sociolinguistica3, soprattutto nel capitolo Le regole del testo (§ 6.5 Il peso del contesto).
Quanto, poi, al riferimento alla variazione sociolinguistica per i fenomeni
grammaticali innovativi nell’italiano di oggi, questo non emerge molto nel volume, mentre in Grammatica e pratica dell’italiano (Notarbartolo, Graffigna,
Branciforti 2018) si notano da un lato indicazioni nette verso l’italiano standard, come per esempio il congiuntivo obbligatorio dopo i verbi di opinione,
dall’altro aperture rilevanti come per i pronomi soggetto egli/ella («suona
arcaico» p. 212), esso («suona artificioso» p. 212). Ma nel manuale appare
fondamentale nel confronto tra usi innovativi e usi tradizionali il riferimento
alla categoria di “italiano adulto”4, che in Padronanza linguistica e grammatica trova più rara presenza, ricorrendo in particolare nell’appendice sul lessico. Nella descrizione dei fenomeni grammaticali, al taglio didattico e pratico
del manuale per la scuola (Notarbartolo, Graffigna, Branciforti 2018) fa riscontro nel volume del 2019 un’analisi precisa e approfondita del fenomeno
sotto il profilo funzionale: valga ad esempio la trattazione dell’estensione
dell’atono gli al plurale e al femminile, a cui in Padronanza linguistica e grammatica è dedicata un’ampia e analitica trattazione nel paragrafo dei pronomi
personali (§ 12.5).
Passo ora a mettere in evidenza alcuni dei punti che mostrano l’innovatività del metodo seguito dall’autrice nella descrizione delle strutture della
lingua, metodo che trova nel manuale scolastico Grammatica e pratica una significativa applicazione, naturalmente in prospettiva squisitamente didattica
(e su questa non mi fermerò).
È la frase ad aprire la parte di analisi e descrizione delle strutture grammaticali (Parte II La frase e i suoi pilastri: la frase, il soggetto, la predicazione).
La frase (a cui è dedicato il cap. 7), «un vero e piccolo testo costituito da una
sola unità di “senso compiuto” capace di realizzare il compito del linguaggio,
cioè elaborare il pensiero e comunicare qualcosa ad altri» (p. 104), è contemporaneamente una struttura predicativa, una struttura intenzionale e comunicativa, una struttura sintattica. Così, la descrizione procede analizzando in
profondità la predicazione e il rapporto tra soggetto e predicato (uno dei
punti dolenti, come ben noto, nella didattica scolastica), oggetto dei due capiMa non sono pochi i punti in cui dal modello valenziale elaborato da Sabatini l’autrice si distanzia (per esempio non accogliendo il concetto di “circostanti del nucleo” per i determinanti e modificatori del nome, o nell’accennare ad alcune criticità del modello nella pratica didattica (p. 62).
2 Filologi classici: Kühner è autore di una Ausführliche Grammatik der griechischen Sprache
(1834-35), rielaborata da Gerth a cavallo tra ’800 e ’900.
3 Ben presente invece nel manuale nel volume B.
4 Ricordo a questo proposito l’importante volume di Coletti (2015).
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toli successivi (cap. 8 Il soggetto, cap. 9 La predicazione); i diversi tipi di frase
in rapporto all’azione compiuta dalla frase stessa (frase enunciativa, frase interrogativa, frase imperativa) e dalla sua “direzione” (frase attiva, frase passiva, frase riflessiva). La descrizione prosegue con l’ordine delle parole, attraverso il quale si evidenziano le funzioni informative della frase e il rapporto
tra tema e rema (frasi marcate), e con la frase come struttura sintattica.
Segue la terza parte, Le parti e la loro composizione. Alla problematicità
della individuazione delle parti del discorso nella grammatica tradizionale,
che muove dalla pluralità di criteri con cui sono state definite e dalla predominanza del criterio nozionale, l’autrice contrappone la centralità delle funzioni da esse svolte nella frase (frasi prototipiche, frasi non prototipiche), e
quindi la necessità di muovere dalla sintassi.
Al modello della verbo-dipendenza, che come visto l’autrice sceglie di
ibridare al modello dei gruppi sintattici, si deve com’è ben noto la centralità
del verbo, e quindi il suo primo posto nella trattazione delle classi di parole.
La trattazione del verbo è svolta con attenzione specifica al significato e alla
trasformazione delle forme (un principio molto funzionale dal punto di vista
didattico, più sviluppato nel manuale scolastico che nel volume Padronanza
linguistica: trasformazione secondo la persona, da tempo semplice a composto, da attivo a passivo, ecc.), con ottimo effetto sul piano della chiarezza e
della semplicità. Enucleando da questo ampio capitolo alcuni punti particolarmente interessanti e innovativi rispetto alla grammatica tradizionale, debitori a vari modelli teorici, sceglierei la distinzione tra tempi deittici e tempi
anaforici (che stabiliscono un «valore di relazione rispetto ad un altro evento
della frase» p. 135), il riferimento all’aspetto, la trattazione del modo5, il collegamento tra i concetti di transitività / intransitività e di diatesi attiva / passiva alla coppia soggetto / complemento.
La trattazione dei complementi, uno dei punti maggiormente critici nella
grammatica tradizionale, trova nel volume di Daniela Notarbartolo una elaborazione innovativa e originale, che ha la sua base nel modello della centralità del verbo. Nel gruppo del nome e dei suoi modificatori si ha un primo accenno ai complementi del nome, retti dal nome (il vestito di seta), e
dall’aggettivo (diverso da tutti). Segue il capitolo sulle preposizioni e i complementi, in cui questi vengono introdotti e classificati sulla base di criteri
semantici (ruolo determinante della parola piena, principio della polisemia
delle preposizioni) e soprattutto sintattici: i complementi fondamentali nella
frase minima sono gli argomenti retti dal verbo nella predicazione (senza
preposizione il complemento oggetto e il complemento di misura, con preposizione il complemento di termine e il complemento di agente e causa efficiente); i complementi retti da verbi specifici (complemento di luogo, comPer il concetto di modalità Notarbartolo si rifà a Schwarze; l’accenno alla funzione di “atto
linguistico” dell’imperativo riporta naturalmente alla linguistica pragmatica.
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plemento di colpa e pena o di stima o prezzo, complemento di argomento); i
complementi retti da aggettivi (complemento di paragone, complemento partitivo), i complementi retti da un nome (complemento di specificazione, complemento di materia, complemento di qualità e di età, complemento di fine,
complemento di limitazione); i complementi circostanziali, al di fuori della
frase minima (complemento di tempo, complemento di mezzo, modo, compagnia, complemento di causa, fine e concessivo). Per finire, un accenno ai complementi costituiti da avverbi o pronomi e a quei particolari complementi che
sono definiti piuttosto «costrutti dipendenti dal lessico»: «Ogni lingua […] ha i
suoi costrutti in cui la preposizione utilizzata è obbligatoria per ragioni lessicali e non si tratta di una categoria generale di significato (complemento): per
esempio in italiano si dice avere bisogno di qualcosa (nelle lingue germaniche
questo verbo è transitivo: I need anything) ma di qualcosa non è un complemento» (p. 215); appartengono a questa categoria i costrutti (non veri complementi, dunque) di abbondanza e privazione, eccettuativo, di sostituzione,
distributivo. Un ottimo esempio, questo, di collegamento stretto tra grammatica e lessico (si veda la teoria della lingua come sistema multi-multivoco).
Ne esce un quadro molto diverso dei complementi rispetto a quello tradizionale, molto ben fondato sul piano teorico, che, pur nella sua complessità,
può trovare una sua declinazione didattica (adattata e in parte modificata rispetto a quella seguita nel volume del 2019), come mostra l’ampia e chiara
trattazione dei complementi in Grammatica e pratica dell’italiano.
Molto altro ci sarebbe da dire su questo volume così denso e importante.
Chiudo questa nota sottolineandone, oltre ai motivi sostanziali su cui mi sono
fermata, un paio di pregi ulteriori: il frequente riferimento contrastivo ad altre lingue, tra cui il latino, l’inglese, il tedesco, e la ricca bibliografia di supporto, ben collocata nelle note nei punti chiave, oltre che in fondo al volume. Dispiace, invece, la mancanza di un indice analitico.
Un volume importante, e coraggioso, ho scritto in apertura: perché è importante lo si sarà già capito, ma perché coraggioso? Perché regala agli insegnanti uno strumento di altissimo livello, anche di una certa difficoltà in alcune parti, teso ad accrescerne e ad approfondirne le conoscenze linguistiche,
in un contesto in cui la preparazione disciplinare e didattica dei futuri insegnanti è stata sacrificata con l’abolizione dei percorsi formativi post-laurea:
per fortuna, non mancano altri strumenti linguistici di alto livello pensati
proprio per questa finalità, rispetto ai quali comunque questo volume si distingue per ampiezza e completezza della descrizione grammaticale, e per lo
stretto nesso tra analisi teorica e approccio didattico6.
Di Daniela Notarbartolo si ricorda l’utilissimo strumento rappresentato dal sito
www.insegnaregrammatica.it (ultima consultazione: 15.04.2020).
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Riferimenti bibliografici
Coletti, Vittorio (2015), Grammatica dell’italiano adulto, Bologna, il Mulino.
Notarbartolo, Daniela ‒ Graffigna, Daniela ‒ Branciforti, Giuseppe (2018),
Grammatica e pratica dell’italiano. Vol. A Dalla frase minima alla frase
complessa, Vol. B Dalla scelta delle parole al testo, e Libro per il docente,
Firenze, Bulgarini Tagete.
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