Nothing Special   »   [go: up one dir, main page]

Academia.eduAcademia.edu
PAOLO ROSATI I CONFINI DEI POSSESSI DEL MONASTERO SUBLACENSE NEL MEDIOEVO (SECOLI X-XIII) La necessità di definire i limiti della sfera di giurisdizione del monastero Sublacense di S. Scolastica è stata nel tempo variamente sentita.1 G. P. Carosi sciolse il nodo della definizione politica dei possedimenti dell’abate di Subiaco tra X e XIII secolo.2 Dal privilegio di Ottone I del 967,3 i possedimenti del monastero di Subiaco furono infatti considerati immuni 4 dal controllo di qualsiasi potere esterno. L’abbazia territoriale di Subiaco alla pari delle diocesi confinanti, aveva suoi termina interni ed il confine nord del suo territorio corrispondeva alla divisione tra Terra Sancti Petri e territorium Marsicanum. Nel Regesto Sublacense non è presente il termine latino di limes, tanto meno quello tardo di fronteria, quanto invece un loro sinonimo: ter- 1 P. TOUBERT, Feudalesimo Mediterraneo. Il caso del Lazio medievale, Milano 1980, p. 12. Questo studio si inserisce nel solco di studi sulla Valle dell’Aniene promossi da oltre un secolo di proficui dalla Società Romana di storia patria. In particolare la cartografia presentata in questo articolo poggia sulle solide basi degli studi di Morghen e successivamente di Carosi. Lo studio che qui si presenta nasce come frutto dell’applicazione delle nuove tecnologie ai documenti del Regesto Sublacense. È inevitabile l’inserimento di un simile lavoro di analisi nel lungo solco tracciato dagli studi di Jean Coste contemporanei e successivi a Toubert nel Lazio medievale, ricalcati e proseguiti con focus archeologici da F. R. Stasolla e G. M. Annoscia. 2 G. P. CAROSI, I monasteri benedettini di Subiaco, Subiaco 1987, p. 67. 3 L. ALLODI - G. LEVI (a cura di), Il Regesto Sublacense del secolo XI, Roma 1885, doc. 3, p. 4. 4 Per la definizione di questo problema storico legato alla topografia Sublacense dell’XI secolo cfr. P. ROSATI, Le terre immuni del monastero Sublacense: lettura archeologica dei confini, in De Re Monastica III, Le valli dei monaci, Spoleto 2012, pp. 413-440: a p. 413, n. 3. Immunitas all’abbazia Sublacense: ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 3, p. 4, rr. 117-119. Per l’operazione storica connessa allo scioglimento del documento cfr. G. P. C AROSI, I Monasteri cit., p. 67. Archivio della Società romana di storia patria, vol. 135 (2012), pp. 31-62 32 Paolo Rosati mina. La parola è documentata in ogni privilegio papale per la descrizione della linea costituita da innumerevoli punti, su cui tra X e XIII secolo, i movimenti organici di accumulo o cessione di potenza e proprietà dell’abbazia Sublacense giunsero man mano ad attestarsi: «Mox ut infra istorum termina concluduntur, incipiente…».5 Nel caso del Sublacense i limites con i territoria tiburtinum o praenestinum risultano particolarmente labili e continuamente soggetti a cambiamenti repentini, mentre l’attestazione della divisione marsicana si conserva ed è tramandata, seppur con piccoli spostamenti tra i secoli XII e XXI. Dalla lettura dei privilegi pontifici è chiaro che l’espansione o la retrocessione dei termina Sublacensi si attesta di volta in volta lungo confini naturali o artificiali ritenuti immutabili e quindi sicuri (catene montuose, fiumi, torrenti, strade e acquedotti romani). A cerniera dei diversi limiti, venivano trascritti sui documenti medievali alcuni punti strategici naturali o antropici, considerati immutabili e universalmente riconoscibili.6 I termina racchiudevano il territorium.7 Questa linea di confine doveva essere percepita tanto dalle istituzioni ecclesiastiche, pontefici romani, abati di Subiaco e vescovi dei territoria limitrofi, quanto dagli abitanti del Sublacense e dei territoria confinanti.8 Nella mente di molti contadini questi confini si attestarono fino alla contemporaneità su quei stessi limiti naturali che contengono il paesaggio del territorium Sublacensis.9 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 10, p. 22. ROSATI, Le terre immuni cit., p. 414. 7 Vedi documento di papa Benedetto VI del 973 (ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 14, p. 34) e la formazione istituzionale della linea di confine. In questo documento si hanno due linee distinte, sia all’interno del testo che per natura giuridica. Queste due linee racchiudono sia nella scrittura che nel loro scioglimento topografico alcuni fondi; il procedimento è stato volutamente attuato proprio per dare l’immagine del territorium contenuto da due ali di confine (a sud il confine naturale del Fiume Aniene, a nord detti Affines una linea aperta che raccoglie artificialmente una serie di capisaldi). 8 TOUBERT, Feudalesimo Mediterraneo cit., p. 349. 9 È noto come nel XIX secolo, nel paese di Roviano e limitrofi gli abitanti pensassero che il “mondo” finisse “oltre i monti” della Valle dell’Aniene. A Roviano il limite visivo e il confine relativo si attestava sulle cime dei Monti Ruffi indicati più volte nei ricordi degli anziani come limite ultimo della conoscenza geografica dei loro nonni. Questo dato deve necessariamente seguire la logica degli Orizzonti Relativi. Cfr. J. COSTE, Scritti di topografia medievale: problemi di metodo e ricerche sul Lazio, a cura di C. CARBONETTI - S. CAROCCI - S. PASSIGLI - M. VENDITTELLI, Roma 1996 (Nuovi Studi storici 30). 5 6 I confini dei possessi del Monastero Sublacense 33 La tipologia di linea confinaria riconosciuta nei territori sublacensi di questo periodo si divide in tre: una frontiera con la Marsica, una divisione subregionale diocesana interna al Patrimonium Sancti Petri e la suddivisione dei territori castrensi. Approfondendo le ultime due tipologie di confine individuate, alla chiusura progressiva dei confini dei territori castrensi del XII secolo seguì l’assimilazione antropologica degli orizzonti relativi in linee immaginarie con demarcazione stabile, va aggiunto un dato di criticità endemica dei territori incastellati.10 Dispute e lotte per fossati o terreni fertili sono ampiamente attestati negli archivi territoriali.11 Sono fatti storici affermati le continue e lunghe dispute che avvennero sulla linea di demarcazione tra Subiaco e Tivoli, per il possesso di alcuni importanti castelli della Valle Iubenzana 12 e fuori dai confini per la proprietà di castelli nella Valle Empolitana.13 Questo dato ha contribuito alla crescita di un immenso cartulario, molto utile per la ricostruzione territoriale, legato alle cause e alle dispute tra le due opposte entità territoriali. L’estrema criticità dimostrata da Toubert per i confini interni dei singoli castelli ha permesso una continua registrazione dei diritti e dei possessi interni ai termina dei singoli fundi e castra. Si riscontra quindi negli atti di questo periodo un particolarismo minuzioso nella definizione delle pertinenze dei singoli territori, il che rafforza ancor di più la tesi di stabilità duratura di questi confini. Questa situazione di conflittualità endemica deve essere sommata al fatto che se per le frontiere esterne, la linea di demarcazione è stabile e nei territori dei singoli castelli si andava definendo una suddivisione puntuale delle proprietà questo non accadeva per le suddivisioni diocesane. Appare tuttavia molto chiaro come ogni linea confinaria divenne progressivamente più rigida man mano che il Lazio si sviluppò in un territorio totalmente incastellato, il dato di stabilità giunse soprattutto TOUBERT, Feudalesimo Mediterraneo cit., pp. 350-351. Questo dato nel Sublacense aiuta notevolmente la ricerca in quanto ad una descrizione dettagliata del territorio nei privilegi pontificali tra X e XIII corrisponde una conservazione della toponomastica medievale nell’odierno territorio. Una simile conservazione è conseguenza della prossimità dei centri abitati della Valle dell’Aniene con la linea di frontiera molto stabile e sicura tra Marsica e Territorio Sublacense. 12 Soprattutto i castra di Gerano e Cerreto. 13 Dispute avvenute per il controllo dell’intera area ed in particolare il castrum di Empiglione e successivamente per quello di S. Angelo, attuale Castel Madama. 10 11 34 Paolo Rosati a partire dalla definizione di una vera e propria linea di confine di ogni territorio di riferimento ad ogni singolo castello.14 Le prime testimonianze utili ai fini della ricostruzione diacronica dei confini dell’abbazia Sublacense (secoli X-XIII) risultano essere una coppia di documenti: Il primo privilegio è del 18 gennaio 926,15 in questo documento Dominus Iohannes summi pontefici et universali decimi papae,16 dona al monastero una serie di possedimenti, per alcuni dei quali è stato possibile procedere all’identificazione e alla loro collocazione: Vineola,17 Casa Sirilli,18 Fundum Puzali,19 Mandra,20 Planellum Minore e Plano Maiore,21 Prato Maiore,22 San Nicola-FalcoTOUBERT, Feudalesimo Mediterraneo cit., p. 350. ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 9, p. 18. 16 Ibid., doc. 9, p. 19. In questo modo fa firmare il documento Giovanni X alla fine del suo General Privilegio. 17 Borgo che sorgeva attorno all’antica statio romana tardoantica di Ad Vignas, sul tratto che collegava Carseoli a Sublacio. Oggi è ancora posta tra Cervara e Subiaco. 18 Sul Catasto Tranquilli definito nei possedimenti della “Mensa di S. Scolastica” troviamo un fondo Sirilli posto attualmente nei confini di Subiaco presso l’attuale Ponte Murato, toponimo presente sull’IGM lungo la strada che da Subiaco conduce a Rocca S. Stefano. 19 È il fondo su cui vennero costruiti undici dei tredici monasteri protobenedettini. Posto sulla costa nord del corso dell’Aniene tra il confine attuale del Comune di Jenne e il ponte di San Mauro a Subiaco, su questa terra sorgono oggi i cenobi di S. Scolastica e S. Benedetto. 20 Mandra è un toponimo che è molto spesso associato alla diga che formava il lago nerionano di valle prima dell’esondazione dell’inizio del XIV secolo. 21 Plano Maiore o Pianello Maiore è uno dei piccoli borghi, abitati che nell’altomedioevo gravitavano intorno all’antico toponimo di Sublaco: cfr. V. FEDERICI, I Monasteri di Subiaco, II, La Biblioteca e l’Archivio, Roma 1904, pp. 31-47. Ricostruisce gli assetti del popolamento di Subiaco nel VI secolo l’articolo di L. PANI ERMINI, Subiaco all’epoca di S. Benedetto, note di topografia, in Benedictina, 28 (1981), pp. 69-80: nel testo si contrappone alla teoria di Federici una analisi puntuale dei dati topografici e archeologici. Per il toponimo si veda anche la Charta Narsia in ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 28. p. 68 (riconducibile alla seconda metà dell’XI secolo). Quilici recentemente ha svolto una ricerca molto dettagliata e presentato ulteriori spunti su Subiaco in epoca antica e su Pianello. Una bibliografia esaustiva della topografia di Subiaco in L. QUILICI, I Simbruina Stagna di Nerone nell’alta valle dell’Aniene, in Uomo, acqua e paesaggio, Atti dell’Incontro di studio «Irreggimentazione delle acque e trasformazione del paesaggio antico» (S. Maria Capua Vetere, 22-23 Novembre 1996), a cura di L. QUILICI e S. QUILICI GIGLI, Roma 1997 (Atlante Tematico di Topografia Antica. Supplementi, 2), pp. 99-142: a p. 122. 22 Prato Maiore è un toponimo identificato sulla tavoletta IGM e CTR come 14 15 I confini dei possessi del Monastero Sublacense 35 niano,23 Opinianum,24 Sanctus Angelo in desertis sopita,25 Cansano,26 Spatano,27 Marcianum,28 Olivula 29 (Fig. 1). Il secondo documento del 11 gennaio 936 30 è firmato da Le(one) Episcopus di Roma e al suo interno mediante intercessione di Alberico sono reintegrati i beni citati in documenti precedentemente bruciati dai Saraceni. La maggior parte dei beni citati e riconosciuti sono presenti anche nel documento del 926. Rispetto al precedente mancano S. Angelo in desertis posita, Vineole e Planellum Maiore alienati o dati in forme diverse di utilizzo. I toponimi citati e riconosciuti sono i seguenti: Fundum Puzali, Casa Sirilli, Mandra, Planellum Minore, Prato Maiore, San Nicola-Falconiano, Opinianum, Caniano, Spatano, Marcianum, Olivula (Fig. 2). Il terzo documento è del 2 agosto 937 31 con il quale si dà in concessione il Castellum di Subiaco; Segue il privilegio del 9 febbraio 938 32 dona al Prato Maggiore, toponimo che si estende su entrambe le sponde dell’Aniene. Il fiume, superato Subiaco, in quel punto ha formato una prima larga pianura alluvionale alle pendici del Colle Alto. 23 Sui documenti è presentato come Pari Modo cella qui ponitur in loco qui vocatur Falconiano cum ecclesia Sancti Nycolai. I due toponimi sono immediatamente a sud della strada che porta da Cervara a Subiaco nell’odierna località Vignola. Sull’IGM si riconosce chiaramente S. Nicola, agiotoponimo che con il tempo dovette prevalere sul nome del fondo Falconiano. L’estensione del toponimo S. Nycolai è probabilmente afferibile all’antico Falconiano. 24 Opinianum è riconosciuto come il fondo che scende dalla cima dell’attuale Monte Pitigliano oggi a nord di Jenne e Arcinazzo. 25 Uno dei dodici protomonasteri (oltre il primo San Clemente), oggi contrata S. Angelo di Subiaco. 26 Cagnanum è stato individuato sulla carta IGM è un fondo che si trova allo sbocco della gola tra Monte Francolano e Monte della Croce. Vi è anche un Ponte Cagnano lungo la strada che da Subiaco conduce ad Affile. 27 Spatanum individuato sulla cartografia IGM in Colle Spadone, lungo il corso del Rivo della Cona, Al confine tra il Comune di Subiaco e il Comune di Rocca Santo Stefano, nel territorio di Rocca Santo Stefano. 28 Marcianum individuato sulla carta IGM in Marciani, sul confine tra Subiaco e Affile nel territorio di Subiaco lungo la strada che collega i due comuni a nord rispetto il ponte detto “Pertuso”. 29 Olivula, detto poi Olivata oppure Olibata è un toponimo che verrà sciolto durante l’esposizione e viene identificato con la nota località di Livata a nord di Subiaco. 30 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 17, p. 46. 31 Ibid., doc. 16, p. 45. Questa è la prima attestazione storicamente fondata della costruzione di un castellum a Subiaco. 32 Ibid., doc. 24, p. 63. 36 Paolo Rosati Fig. 1. I possessi del monastero sublacense nell’anno 926. Fig. 2. I possessi del monastero sublacense nell’anno 936. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 37 monastero il cenobio di S. Erasmo al Celio, rimasto senza monaci, con ogni bene e documento poi utilizzato nell’opposizione con la cattedra vescovile Tiburtina. infine, nel gruppo abbiamo un documento in cui il 27 maggio 939 33 nel quale viene donata la massa jubenziana et intermurana, latifondo attorno alla sponda destra del Fiume Giovenzano, affluente di sinistra dell’Aniene. Esiste una differenza marcata tra questi privilegi del “corpus di Alberico” e la situazione patrimoniale confermata nel 958 34 da Giovanni XII, al monastero dei SS. Benedetto e Scolastica.35 Il documento in questione è molto interessante soprattutto per i continui riferimenti ad una copiosa presenza di contadini nei beni dell’abbazia.36 Di Giovanni XII è inoltre il primo tentativo di istituire una linea che potesse definire alcuni contorni dei possedimenti del cenobio,37 donò il castello di Subiaco e altri beni documentati. In questo documento è attestato un primo tratto di confine che racchiude i territori sulla sponda nord dell’Aniene.38 I numeri posti davanti ad ogni citazione corrispondono al riferimento dei punti rappresentati nella Fig. 3: «Una cum 0) flumine sicut incipit a 1) petra imperatoris,39 recte 2) in ponte terraneo 40 3) per Ibid., doc. 19, p. 52. Ibid., doc. 11, p. 27. 35 Ibid., doc. 11, p. 27, rr. 33-34: Cenobi S. Benedicti. 36 Nel passo il pontefice, dona assieme il Castello di Subiaco ed i coloni. 37 La linea in questione è unica e descrive un singolo segmento non chiuso il quale ricalca il corso del Torrente Simbrivio dalla fonte al Fiume Aniene. La descrizione inizia da Petra Imperatoris (Tagliata della SS. Trinità) e giunge fino alla foce del Torrente dell’Acqua Timida (odierno Rivo Bagnatore nella pianura di Arsoli), fino al territorio di S. Cosma. 38 Il pontefice dice: confirmamus et robolabiter stabilimus detinendum sine aliqua datione, ovvero segnala che il nucleo incluso fa parte di beni originari del monastero e non ottenuti dall’accumulo di donazioni. Da Petra imperatoris fino a Aqua Timida. 39 Petra Imperatoris: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., pp. 425-428. 40 Il ponte terraneo, ponte naturale posto nei pressi dell’attuale laghetto di S. Benedetto in cui l’Aniene s’incunea in una fessura di calcare. Scotoni nello stesso punto fa coincidere in questo punto il Pons marmoreo, L. SCOTONI, Il territorio soggetto al monastero Sublacense nel 1051, 1996, pp. 181-210. In quanto in questo stesso documento Giovanni XII parla di un pons marmoreo diverso da quello di Subiaco ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 11, p. 28, rr. 34-35. Questo ponte dell’Empolitana, costruito sul fosso dell’Empiglione presso gli Arci di Tivoli, è stato restaurato e ricostruito tra XIX e XX secolo, ma abbiamo tuttavia una testimo33 34 38 Paolo Rosati Fig. 3. I possessi del monastero sublacense nell’anno 958. venas 41 incedendo usque 4) in lacum 42 que est sub ipso monasterio, cum aquimolis suis et deinde recte per 5) silicella 43 per alaneto et saliceto sicut nianza in alcune vedute del grand tour: il ponte è posto sullo sfondo di COLE, Arch of Nero, 1846. Esempio mirabile di ciò che s’intende per pons marmoreus nel Regesto Sublacense. 41 Venas è un toponimo che indica un corso d’acqua in alveo molto stretto, o in un acquedotto. In questo passo vena d’acqua naturale, in altri documenti del Regesto (ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., docc. 10, 15, 21, alle pp. 22, 38, 55) è segnalata una vena d’acqua artificiale, l’Acquedotto Claudio vettore del confine nel 1005, 1015 e 1051. 42 Uno dei Simbruina Stagna, TACITO, Ann., liber XIV, 22, Roma 2001, pp. 640641, ricordati in numero di tre secondo Plinio il Vecchio, S. SCONOCCHIA (a cura di), Naturalis Historia di Plinio il Vecchio, III, Pisa 1984, p. 309 è descritto da GREGORIO MAGNO, Vita di San Benedetto e la Regola, a cura dei PP. Benedettini di Subiaco, Roma 2009, pp. 7-9. Il lago in questione viene inserito in molteplici documenti del Regesto Sublacense e nel Chronicon Sacri Monasteri Sublaci (1573) di Guglielmo Capisacchi da Narni, a cura di L. BRANCIANI, Subiaco 2005, p. 1553; ed in particolare nell’anno 1260, CAROSI, I monasteri cit., p. 91; per la scomparsa dei laghi Sublacensi cfr. P. D. C. MIRZIO, Cronaca Sublacense, Roma 1885, pp. 363-364. 43 Detto anche Sorricella nel Catasto Tranquilli: cfr. F. TRANQUILLI, Registro dei beni, diritti e proventi dell’Abbazia Sublacense, Subiaco 1785, p. 839. Fondo sulla riva destra dell’Aniene che in questa citazione nel Regesto doveva essere più ristretto rispetto a quanto mostrato dal Catasto Tranquilli. Dopo il crollo della diga I confini dei possessi del Monastero Sublacense 39 dividitur per partes recte in castris et per 6) locum ubi mandra 44 vocatur cum aquimolis ibidem habentes et deinde per 7) pontes 45 descendente in 8) sancto angelo 46 iterum in sancto petro et deinde in prata de aiano similiter et alia aqua que 9) cona 47 vocatur mittens in ipso flumine et deinde per 10) aqua que flumicello 48 vocatur, una cum agusta 49 et bullica 50 atque timida 51 omnes decurrentes in suprascripto fluvio et usque in territorio sancti cosme» 52. del lacus inferior l’alveo del lago divenne terra fertile e coltivabile presso l’Aniene e venne annessa al monastero: cfr. MIRZIO Cronaca Sublacense cit., pp. 363-364. 44 Mandra, quartiere produttivo dotato di mole ad acqua, corrispondente alla zona di Subiaco nota nel XIX-XX secolo come quartiere degli opifici, in prossimità della cartiera. Il qartiere dei mulini venne spazzato via durante le inondazioni che seguirono il crollo delle diche neroniane all’inizio del XIV secolo. MIRZIO, Cronaca Sublacense cit., pp. 363-364. 45 Il ponte Terellus, ricordato da molti documenti del Regesto e del Chronicon e spazzato via dal crollo delle dighe neroniane, ibid., pp. 363-364. Al suo posto fu costruito il ponte di Sant’Antonio distrutto dai bombardamenti alleati nella seconda guerra mondiale. 46 Sancto Angelo, detta anche S. Angelo in desertis posita, uno dei 12 monasteri di S. Benedetto è situato all’entrata del paese, lungo la Sublacense nel quartiere ancora oggi chiamato S. Angelo. 47 Fa riferimento a Cona il bacino idrico di riferimento del torrente ancora oggi detto Cona. Affluente di destra di questo torrente è il Rivo de valneoum, nel medioevo detto anche alia Cona con sorgenti sul Monte della Croce tra Subiaco e Affile. Questa seconda Cona è oggi chiamato Torrente del Bagno. Il nome deriverebbe dalla presenza di alcune immagini, Icone porte alla confluenza delle acque dei torrenti di cui si ha testimonianza presso alcuni dipinti del XVIII-XIX secolo: FRIES, Paysage italien à Subiaco, 1830. 48 Flumicello odierno corso d’acqua Fioggio tra Anticoli e Marano Equo, segnalato sulla mappa pubblicata con informazioni su base IGM con il suo nome medievale: cfr. SCOTONI, Il territorio soggetto cit., pp. 181-210. 49 L’acqua Augusta è riferibile ad alcune fonti d’acqua nei pressi di Agosta. Tra queste la maggiore è la Fonte d’Agosto, oggi nel territorio del comune di Agosta. Dall’acqua di questa e delle altre sorgive, raccolta in una grande piscina limaria, doveva partire una captazione dell’acquedotto Claudio. 50 Bullica è stata individuata nei pressi delle Fonti Serene prospicienti Marano Equo, sulla riva destra dell’Aniene, su base IGM. Da queste sorgenti con ogni probabilità partiva uno dei rami dell’acquedotto Claudio dato che un ponte di Acquedotto Claudio nei pressi di Gallicano viene detto tutt’oggi «Ponte della bullica». La collimazione tra i due toponimi individua le sorgenti dalle quali veniva captata l’acqua che veniva trasportata dalla Valle dell’Aniene, tramite il ponte fino a Roma. 51 L’aqua timida come già menzionato odierno Torrente Bagnatore. 52 Oggi convento francescano di San Cosimato, nel 958 era un’abbazia benedettina con un proprio territorio e proprie pertinenze in aperta concorrenza con 40 Paolo Rosati In questa descrizione è interessante notare come non siano presenti le menzioni dei possedimenti parte del nucleo principale di territori accatastati nel 926 che nel 936, in quanto sine aliqua datione. Questi fondi furono inclusi assieme, all’interno dei limiti del menzionato Castello di Subiaco già nel X secolo. Vengono citati nel documento anche alcuni fondi che formano un ampio corollario di beni attorno al Castello di Subiaco. La maggior parte di questi sono posizionati nella Valle sulla sponda destra dell’Aniene: 11) Fundum S. Felicitae,53 12) fundum Augusta,54 13) fundum Arpellum,55 14) fundum Aprunio,56 15) fundum canteranum,57 16) fundum Maranum,58 17) fundum Seminario,59 18) fundum Arsula,60 19) l’abbazia di Subiaco: ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 11, p. 27, r. 35 p. 28, r. 5 53 Il fondo è stato individuato recentemente da numerose ricognizioni sulla sponda sinistra dell’Aniene prospiciente al paese di Agosta e alla fonte d’Agosto. Superato uno stretto ponticello in muratura si prosegue per la strada asfaltata fino a giungere nei pressi di un maneggio. Alcuni resti antichi già segnalati da G. PANIMOLLE, Gli Acquedotti di Roma, Roma 1984. I resti di quella che doveva essere un’antichissima chiesa rurale, consistono in murature dirute a cui oggi si poggiano alcune recinzioni per il bestiame. Oggi nel territorio di Agosta, nei documenti cambia spesso castello di riferimento. Si riconoscono ancora le murature di un abside in opera cementizia, spogliato totalmente della cortina laterizia tranne qualche minuscolo frammento. Dal sito provengono numerosi frammenti ceramici. 54 Castello sommitale del paese di Agosta. 55 Arpello detto anche dente de monte Arpellum e viene citato anche dal ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 21, p. 57: …insuper confirmamus vobis casale in integro qui vocatur gruttule, seu malicano, loco qui vocatur dante de arpello, pratalia, castello vocatur cerbaria, valle de puza… Il punto in questione sarà usato in documenti successivi come caposaldo di confine. Il suo posizionamento nei pressi del castello di Cervara pare abbastanza assodato, ma si cercherà di capire dove si trova questo caposaldo quando si tratterà di ricostruire il suo confine di riferimento nell’anno 973. 56 Fondo localizzato sulle pendici Sud Est del monte su cui fu costruita poi la Rocca diruta chiamata, Prugna o Torrone. 57 Riconosciuto come il fondo su cui poi fu costruito il Castello di Canterano ed in cui oggi insistono abitazioni private sulla parte sommitale dell’omonimo paese. 58 Oggi comune di Marano, pochi decenni dopo questa citazione fu costruito un castello sulla collina di Marano di cui non rimane traccia visibile. 59 Seminarium individuato tramite vari riscontri documentari tra Marano, Roviano, Arsoli. Localizzazione sulla sponda sinistra dell’Aniene nella grande pianura tra Anticoli e Marano. Sull’opposta riva il fondo di Pantano oggi come nel medioevo in territorio di Roviano. 60 Oggi comune di Arsoli, sull’apice della collina in cui vi era il fundum fu successivamente costruito il Castello di Arsoli. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 41 fundum Auricola,61 20) fundum Paterno e 21) fundum Lenano,62 22) fundum Testine,63 23) Monasterellum,64 24) Montes vocatur Gemini,65 25) fundum falconiano cum 26) ecclesia sancti nycolai,66 27) fundum Toccanellu,67 28) fundum Oraro,68 29) fundum Caprola.69 Con il suo privilegio, Ottone I nel 967 concede l’immunità all’abbazia Sublacense. In tale maniera concede fondi e beni all’entità politica dell’abbazia Sublacense: 1) Casalem ide monasterium collocatur,70 2) Specum,71 3) Lacus 72 et Lacus,73 4) Castello de Sublaco,74 5) Augusta,75 Similmente ad altri fondi sopra citati sulla collina del fondo Auricola fu costruito, dopo pochi decenni tra X e XI secolo, il Castello di Oricola. 62 Paternum individuato nel territorio del Comune di Cervara, è un fondo confinante a Sud Ovest, poco più basso lungo le pendici del monte con il Fundum Lenanum. Individuato in base alla cartografia IGM. 63 Testine, in successione con Paterno e Lenanum, si trova alle pendici del monte su cui sorge la rocca di Cervara, in località Tostini. Individuato su base cartografica IGM si trova lungo il corso destro del Fiume Aniene. 64 Monasterellum è stato trovato su base IGM, nei pressi della Fonte Monasterillo, nel Comune di Cervara. 65 I monti Gemini, sono stati individuati sulle cime all’estremo sud della catena dei Monti Ruffi. 66 fundum falconianum cum ecclesia sancti nycolai (cfr. nota 24). 67 Fondo sulle cui terre verrà poi costruito il castello di Toccianello, individuabile su base IGM a Nord-Ovest di Subiaco con nome di Toccianello. 68 Viene qui indicato sulla riva sinistra dell’Aniene vicino al fondo Toccanellu e Caprola. 69 Caprola, sulla riva sinsistra dell’Aniene nella località detta oggi Contrada Caprola, individuabile ancora una volta in base alla cartografia IGM a Sud di Subiaco. 70 Si riferisce indirettamente al fondo Valle puza o puzeia che è comunemente riconosciuto come il fondo cui è costruito il monastero. 71 Lo specum, ovvero la grotta dove dimorò S. Benedetto su cui venne costruito a partire dall’XI il secondo grande cenobio della Valle, il Sacro Speco. 72 Il lacus a cui si riferisce Ottone è il bacino idrico artificiale sulle cui sponde furono costruiti i monasteri. 73 Lacus inferior con chiusa costruita presso l’attuale Cartiera e sicuramente tra il pons terellus e la chiusa del lacus superior. La chiusa neroniana viene collocata in questo punto da molti ricercatori, la storiografia contemporanea è concorde nel ritenere giusta tale collocazione. 74 Viene nuovamente citato come possesso unico il Castello di Subiaco con le sue proprietà probabilmente ancora afferenti al nucleo principale di beni descritto nei privilegi di Alberico nel 926 e nel 936. 75 Odierno centro abitato e Comune di Agosta. 61 42 Paolo Rosati 6) Canteranum,76 7) Cervarium,77 8) Cortem Sala et Carsioli,78 9) Mutroniano,79 10) Cisternule,80 11) Cellam Ad Aquam Altam ecclesia S. Laurenti,81 12) Ponza,82 13) Afile,83 14) Olevano,84 15) Roiate,85 16) Civitella,86 17) Porclarium.87 La concessione delle acque del Fiume Aniene Odierno centro abitato e Comune di Canterano. Fondo su cui poi verrà costruita la Rocca di Cervara e intorno alla quale oggi gravita il paese di Cervara. 78 Ottone nel 962 dona al monastero di Subiaco la Corte Sala Carsioli. Carsoli non viene detta Civita ma Corte. Curtis, al centro della quale vi era l’edificio padronale e magazzini Sala, luogo dove i contadini dovevano raccogliere la terza parte del loro raccolto come da tributo M. C. SOMMA, Siti fortificati e territorio, castra castella e turres nella regione marsicana tra X e XII, Roma 2000, pp. 37-38. Curtem Sala et Carsoli, Carsoli è qui il centro del sistema di produzione agricola e artigianale, Carsoli è la Curtis centrale del territorio della antica Civita. 79 Mutronianum individuato su base IGM, toponimo tramutato tra X e XI secolo in Madignano e oggi presente con il nome di Matignano nei pressi A nord ovest del Comune di Agosta. Nel Catasto Tranquilli, TRANQUILLI, Registro dei beni cit., p. 909. 80 Individuato su base IGM nel luogo oggi chiamato Casale Cisterna a Nord Est del comune di Subiaco. Nel documento è inserito all’interno del nucleo di possedimenti del Castello di Subiaco. 81 La chiesa di San Lorenzo di Subiaco viene detta Ad Aquas Altas, poichè dalla sua posizione dominava il vasto lacus inferior. Sono molti i documenti nel Regesto e nelle Cronache che citano questo luogo. In questo documento di Ottone I viene definita cellam. Nella Charta Narsia del 369, ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 28, pp. 68-69. Detta ad Catacumbas ibid., doc. 14, p. 35, r. 45. Per la catacomba PANI ERMINI, Subiaco all’epoca cit. Per l’esondazione del lago di Subiaco, MIRZIO, Cronaca Sublacense cit., pp. 363-364. Nel Catasto Tranquilli, TRANQUILLI, Registro dei beni cit., p. 43. 82 Fondo su cui venne costruito il Castello di Ponza nel luogo dove sorge l’odierno paese di Arcinazzo Romano. 83 Afile, Enfide nel VI secolo. GREGORIO MAGNO, Vita di San Benedetto cit., pp. 7-9. 84 Fondo su cui venne successivamente costruito il castello del borgo di Olevano Romano. 85 Sul fondo di Roiate venne poi costruito il castello dell’odierno borgo di Roiate. 86 Sulle pendici di questo fondo fu costruito il castello dell’odierno borgo di Bellegra. 87 Porclarium viene identificato con i resti della fortezza abaziale a ovest di Jenne sul Monte Porcario su base IGM, oggi a Nord-Ovest rispetto al Comune di Jenne. Il Catasto Tranquilli segnala la presenza nei possedimenti dell’abbazia di Santa Scolastica di una tenuta di Monte Porcario segnalando le rovine del castello oltre a diversi vocaboli al suo interno tra cui: Frassignu, Pietra Nuova e Vita eterna, 76 77 I confini dei possessi del Monastero Sublacense 43 giunge, come nel precedente privilegio di Giovanni XII,88 fino al luogo detto Seminarium 89 (Fig. 4). Da questo momento in poi al monastero di Subiaco viene direttamente riconosciuta l’immunità pontificia e viene scalzata la precedente autorità imperiale. Benedetto VI utilizzò la vecchia formula usata da Giovanni XII per definire le proprietà Sublacensi e ricollegò così il potere monastico Sublacense all’autorità della cattedra papale: 90 «…Una cum 0) flumine sicut incipit a 1) petra imperatoris, recte in 3) ponte terraneo 91 per 2) benas incedendo, usque in 4) lacum que est sub ipso monasterio cum aquimolis suis et deinde recte in 5) serricelle per alaneto et saliceto sicut dividitur per partes recte in castris et per locum ubi 6) mandra vocatur cum aquimolis ibidem ibidem habentes et deinde per pontes descendente in 7) sancto angelo et da sancto angelo iterum in sancto petro, et deinde in prato de aiano, similiter in aqua 8) cona vocatur mittens in ipso flumine et deinde aqua que 9) flumicello vocatur, una cum agusta et bullica atque timida omnes decurrentes in suprascripto fluvio et usque in territorio sancti cosme et damiani…». In questo documento si hanno due linee confinarie distinte per natura giuridica, ma divise anche all’interno del testo da un paragrafo che contiene l’accatastamento di alcuni fondi. Queste due linee racchiudono nella scrittura e nel loro scioglimento topografico le parti che andranno a costituire il territorium Sublacense così come è strutturato nell’XI secolo. A sud il confine naturale ricalcato lungo le sponde del Simbrivio e del Fiume Aniene; a nord gli affines raccolgono artificialmente una serie di capisaldi legati da un segmento limitaneo aperto. È evidente come all’interno del primo segmento vi sia un patchwork di fondi di TRANQUILLI, Registro dei beni cit., p. 112-113. I confini di questa tenuta ricalcano la riva destra dell’Aniene poco dopo il tratto riferibile a Jenne e le pendici dei monti intorno al Monte Porcario. Per questo motivo sono facilmente ricostruibili e segnano anche verso Nord Ovest il limite massimo di quello che doveva essere il fundum di puza dove sorgeva il monastero. 88 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 11, p. 27. 89 Seminarium, oggi Seminario, pianura alluvionale sulla sponda sinistra dell’Aniene tra Anticoli e Marano. 90 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 14, pp. 34-35. 91 Il ponte terraneo è il ponte naturale che l’Aniene (flumine) scava nel calacare della forra (benas). Il posizionamento è a sud del Sacro Speco nella gola della valle santa ad est rispetto al laghetto di San Benedetto. 44 Paolo Rosati Fig. 4. I possessi del monastero sublacensi nell’anno 967. varia origine oltre a quelli propri dell’abbazia definiti territorium Sublacense. Sono soprattutto territori che prima del 973, facevano parte della Massa Iubenzana et Termorana e del territorio Tiburtino. L’innovazione portata dall’abate Pietro di S.S. Benedetto e Scolastica alla cancelleria di Benedetto VI, fu quella di aver trasformato una entità naturale, come il Fiume Aniene, circondato da una miriade di particelle di possesso, in vettore sorretto da capisaldi. In tal maniera venne tracciata una linea continua, al fine di racchiudere i territori posti sotto il controllo dell’abate e quindi sotto la protezione del pontefice: 92 «…Et inter affines incipiente a 10) rivo de finilge 93 recte per 92 Questo procedimento non solo migliora la definizione delle proprietà ma aumenta la loro percezione in base al territorio incluso o escluso. Inoltre definisce gli ambiti territoriali in maniera netta limitando gli appelli a controversie. 93 Il rivo di Finlinge può essere individuato con facilità seguendo l’etimo della parola e ricostruendo la sua provenienza. Non vi è alcuna alterazione e il nome nella sua originalità indica, fiume sassoso, fiume di sassi. Il termine finlinge è germanico e si traduce normalmente anche nel tedesco contemporaneo. Per assonanza e per le caratteristiche dettate dal toponimo possiamo far collimare il Rivo de Finlinge con in Torrente Fioio. Questo torrente infatti è in secca per la maggior parte dell’anno e il suo alveo è incredibilmente pieno di massi e pietre calcaree di ogni dimensione e forma. Chilometri di pietrisco e roccia bianca che altro non sono che I confini dei possessi del Monastero Sublacense 45 11) via antiqua 94 qui ascendit in 12) monte qui appellatur arpello,95 deinde venit 13) serra sancti pauli 96 et exinde in 14) stafile 97 qui stat in 15) auricola 98 et exinde in 16) via romana 99 reverente in 17) flauntino 100 18) in arco de ferrata,101 ab ipso arco de ferrata in pede de monte qui un “Fiume di sassi” o “Fiume sassoso”. Un toponimo importante, il primo vettore che Subiaco utilizza per segnare gli affines che dividevano i suoi territorio da quelli della Marsica. 94 Il tracciato di una via antiqua (romana), sulle creste dei Monti Simbruini doveva certamente collegare Carseoli e Subiaco. L’esistenza di questo tracciato è riportato dalla tabula peutingeriana. Dal Municipium di Carseoli la strada doveva giungere in linea retta li dove oggi c’è il paese di Rocca di Botte e raggiungere appunto la prossimità del torrente Fioio presso Camerata Nuova, per poi inerpicarsi sopra le montagne per guadagnare il passo che consenta di raggiungere Cervara, Vignola (ad Vignas) e Subiaco (Sublacio). 95 Monte de Arpello, il limite risale la via antiqua e guadagna il passo in questo modo dovette avvicinarsi molto allo sperone di roccia su cui venne poi costruita la Rocca di Cervara. …insuper confirmamus vobis casale in integro qui vocatur gruttule, seu malicano, loco qui vocatur dente de arpello, pratalia, castello vocatur cerbaria, valle de puza… ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 21, p. 57; da questa citazione possiamo estrapolare l’evidente vicinanza del nome di questo luogo con altri più conosciuti come Cervara e Prataglia. Ma l’elemento che interessa è la parola dente. Formazione rocciosa, sperone solitario isolato rispetto al resto dello skyline. Così si può ipotizzare come dente de arpello la formazione rocciosa ad est di Cervara che spicca solitaria sullo scenario delle cime di Prataglia chiamato Morra. Toccato questo punto con ogni probabilità la via antiqua Carseoli-Sublacum giungeva nei pressi di Cervara per poi planare lentamente verso Subiaco. 96 Per Serra Sancti Pauli non abbiamo alcun altro elemento per poter incrociare i dati, tuttavia supponendo il loro posizionamento tra dente de Arpello (Cervara) e Oricola che si tratti di una serie di cime che si estendono ad est di Rocca di Botte, un vettore confinario che viene toccato anche nel 1180 quando la diocesi dei Marsi pone i suoi limiti sulla Serra de Cervaja: cfr. A. F. SANTELLOCCO, Marsi: storia e leggenda, Luco Dei Marsi 2004, pp. 138-139. 97 Staffile, origine del toponimo SOMMA, Siti fortificati cit., p. 37. 98 Auricola viene identificato con l’odierno castello del borgo di Oricola. 99 Corrisponde con la Marsicanam Viam in integram: cfr. Il Regesto della Chiesa di Tivoli, a cura di L. BRUZZA, Tivoli 1886. doc. XI, p. 29. Sembra essere ricalcata con decisione in ogni documento di possesso del monastero Sublacense senza mai includerla. La strada a cui ci si riferisce è il tracciato della Valeria, Vetu, come la definisce Mari in Il Lazio tra antichità e Medioevo, studi in memoria di Jean Coste, a cura di Z. MARI, M. T. SPETRARA, B. SPERANDIO, Roma 1999, a p. 603. 100 Odierna S. Maria Dei Fiorentini di Riofreddo: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., 438-440. 101 Ibid., 415-416; MARI, Il Lazio tra antichità cit., p. 603. 46 Paolo Rosati vocatur 19) crofu 102 et per ipso pede de monte recte in 20) forma de anticulu…» 103. (p. 35, r. 8). Siamo di fronte alla prima menzione storica di una linea stabilita dall’autorità ecclesiastica per poter racchiudere i possessi Sublacensi.104 Questo procedimento non avviene per alcun’altra autorità confinante con Subiaco fino al 1180, quando la diocesi della Marsica si dota di una propria linea di demarcazione territoriale 105 (Fig. 5). Il privilegio del 997 106 emesso dalla cancelleria di papa Gregorio V raccoglie beni che nel 993 il Conte Rainaldo dei Marsi, suo figlio Berardo e suo fratello Vescovo Gualtiero avevano donato all’abate Pietro III, consistenti in innumerevoli possedimenti intorno a Carsoli. Sono dunque testimoniati rapporti di scambio vicendevole di beni e appoggi politici tra i Conti e l’abbazia. 102 Il confine passava poi sui Monti Ruffi giungendo ai piedi del monte crofu, montagna che dà il nome al complesso a quota 1126 m slm. 103 Detto Rivo de Anticulo è assimilabile al Flumicellu. Abbiamo infatti uno stesso tratto d’acqua con due toponimi. L’ipotesi di assimiliazione nasce dalla sintassi del documento, dal riconoscimento del Flumicello con il Rivo Fioggio (SCOTONI, Il territorio soggetto cit.) e dal fatto che questo torrente prende le proprie acque proprio dal Monte Ruffo. L’ipotesi implica il motivo di questa divisione, il quale è identificativo dell’utilizzo delle acque: Il rivo de Anticulo doveva azionare le acque della mola di Anticoli il resto delle acque che sfociava placidamente in pianura nel fiume era definito flumicello. 104 Il tracciato è diviso in due tratti: il primo dalla Tagliata della SS. Trinità giunge fino a Flumicello seguendo il Fiume Aniene, il secondo dalle sorgenti del Fioio giunge alla foce del Rivo de Anticulo. La chiusura delle linee di confine presso la foce del Flumicello è dovuta ad un motivo di sintassi. Nella prima descrizione del tracciato dei possedimenti Sublacensi lungo l’Aniene, abbiamo la conclusione della descrizione del corso con il toponimo Flumicello. Dopo di questo inizia un elenco di torrenti introdotto tramite Una cum che inevitabilmente sembrano di natura differente, non limitanea bensì interna a territori. Sponde ed acque dei torrenti Augusta, bullica e timida sono totalmente dell’abbazia mentre del flumicello e della cona non si parla che della foce. Il secondo tratto confinario viene introdotto con la parola di affines. I termina Sublacensi sono composti da una pluralità di segmenti di cui un’unica linea di confine è composta. Questa linea è chiusa, inizia e finisce sempre nello stesso luogo. Sono detti affines una pluralità di segmenti, di cui un’unica linea è composta, ma rimane aperta. Ovvero parte e si chiude in due luoghi distinti e lontani. 105 Questo procedimento non è certamente stato inventato a Subiaco ne fu stato utilizzato esclusivamente a Subiaco nella storia del Lazio Medievale; guardare esempi simili presso Sora, Marsica o Alto Lazio. 106 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 13, pp. 31-33. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 47 Fig. 5. I confini del monastero sublacense nell’anno 973. In questo momento il monastero sta per raggiungere l’apice della sua potenza in questi tre secoli di storia. La gestione delle risorse territoriali è capillare su tutto il territorio, il monastero di Subiaco tende alla stabilizzazione dei confini sub-regionali con un notevole impulso nell’espansione economica nei territori esterni e confinanti. Se da una parte S. Benedetto incamera i beni donati dalla Signoria vescovile dei Conti dei Marsi nel carseolano,107 includendoli nei propri confini politici, dall’altra stende le proprie attività economiche in altre sfere di influenza del tutto interne al patrimonium Sancti Petri. La rinuncia alla gestione economica delle risorse fucensi vale bene un’alleanza con i Conti.108 L’espansione delle produzioni economiche Sublacensi sembra essere tutta imperniata sul raggiungimento dei mercati romani, alla preminenza politica all’interno del patrimonium S. Petri.109 Ibid., doc. 210, p. 249. Questa alleanza è eminentemente politica ed ha come merce di scambio l’appoggio vicendevole in termini di politica e la non ingerenza economica interna ai rispettivi territori e viene scritta tra le righe dallo scambio testimoniato dai documenti in ibid., doc. 185, p. 225; doc. 184, pp. 224-225. 109 Per la crescita e l’imponenza raggiunta dalle ricchezze monastiche Sublacensi, R. MORGHEN, Le relazioni del monastero Sublacense col papato, la feudalità e il comune nell’alto medioevo, in Archivio della Società romana di storia patria, 51 (1928), pp. 188-211. 107 108 48 Paolo Rosati All’interno del documento viene quindi donata la Sala Civita di Carseoli con queste parole: (p. 33, r. 9): «…Immo sala civitas qui vocatur carsoli, cum ecclesiis domibus infra se in integro et de foris cum diversis vocabulis villis vineis fundis et casalibus rivis cum aquimolis cum omnibus suis pertinentiis vel adiacentiis sicuti vestre antiquarum privilegia constat posito infra territorio reatino ciculano et marsicano territorio…» (p. 33, r. 13). Carseoli è qui detta Civita anche se non è ben chiaro quali furono le dimensioni del territorio Carseolano nel tardoantico, possiamo però affermare che sono notevolmente variate nel tempo.110 Nel 993 sappiamo che il Conte dei Marsi Rainaldo vive a Carseoli insieme ai suoi figli.111 Guardando ai dati documentari, possiamo ipotizzare una sussidiarietà di poteri in cui gli organi del governo monastico di Subiaco detenevano nella città Carseoli giurisdizione, controllo economico, spirituale e produttivo.112 A Rainaldo dei Marsi val bene aver residenza in una Civita con statuto immune, su cui a parte l’alleato Sublacense alcun altro vescovo poteva avere ingerenza. Il territorium Sublacense nel 993, viene descritto nel Regesto con queste parole: «...Mox ut per termina designatur atque demonstrantur incipiente a 1) petra imperatori 113 unde ipso flume 114 redunda,115 deinde veniente in 2) monte que vocatur romani 116 et recte in 3) campo longu 117 recte tramite pergente in 4) pereto 118 ubi est ecclesia 110 G. ALESSANDRI, Toponomastica Sacra nel Territorio di Riofreddo (Lazio), 1989, p. 37. 111 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 210, p. 249. 112 Nella donazione sono presenti, chiese, fondi e mole ad acqua. 113 Petra imperatori, oggi «Tagliata della S.S. Trinità» in Vallepietra (Rm). 114 Il corso del Simbrivio è sempre considerato Fiume Aniene dalla fonte presso il santuario della SS. Trinità fino a Comunacque. 115 Redunda o anche inundat, questa disposizione affida alla responsabilità del monastero l’eventuale copertura di danni causati dalle frequenti inondazioni dell’Aniene. 116 Monte Romani, l’attuale Monte Morbano: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., p. 429, nn. 31-32. 117 Campolongo, è stato individuato sulla base della cartografia IGM tra Pereto e Tagliacozzo. Citando questo fundum il confine comprende la cresta montana a nord delle Appacine di Campolongo. Campolongo rientra assieme a Campo catino nel territorio chiamato Fundi. 118 Pereto (Aq), non viene qui definito l’ambito giuridico in cui viene posto questo toponimo. Nei privilegi posteriori dell’XI secolo il luogo viene detto petra de pereta. Lla viabilità secondaria dell’intera Piana del cavaliere, ogni strada esistente o in traccia nei campi di grano, ha come perno principale Pereto. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 49 sancti petri 119 inde veniente in 5) staffile 120 qui astat in 6) campo sacro 121 inde inter agendo et pervenit in arco 7) sancti georgii 122 sic pervenit in monte de 8) flaontino 123 de ipso descendente monte pervenit in aqua qui et ferrata vocatur 124 ascendente in monte qui 9) vocatur crofeo qui proprio de tuo est monasterio inde per cacumen montium per concam ballium per cavernis petrarum 125 devenit in montibus qui cognominatur 10) gemini 126 et sic descendentem in 11) fenestelle 127 et inde perveniente in 12) rivo qui vocatur trave 128 et per eodem rivo descedentem in alio 13) rivo de cona ubi 14) dicitur cruce,129 ipsaque cona ascendentem in 15) locum vocatur oraru 130 inde iterati ascendentem in 16) montem qui et aqua viba 131 dicitur, recte in 17) ponte terraneo 132 et per ipsum flummen descendente in petra impratori 133 et inde in monte romano…» (cfr. pp. Ecclesia S. Petri, chiesa presso Pereto. Staffile, oltre ad essere ricollegabile con un univoco toponimo con funzione di perno per il confine Sublacense nel carseolano ovvero Fonte Staffari, è anche riferibile alla palizzata che marcava questo limes: L. TRAVAINI, Rocche, castelli, fortificazioni e viabilità tra Subiaco e Tivoli intorno ai confini territoriali dell’abbazia Sublacense (X-XII secolo), in AsTib, 1979. 121 Campo Sacro: cfr. SCOTONI, Il territorio soggetto cit. 122 Arco Sancti Georgii, ponte costruito sotto l’imperatore Nerva con cui la diramazione della Valeria Nova supera le acque del fosso Bagnatore presso Riofreddo. Il ponte di S. Giorgio prende il nome dalla Chiesa che domina il suo valico da Nord ovvero la Chiesa di S. Giorgio ed è posto come caposaldo di confine quando la frontiera si attestava sul torrente e non direttamente sulla strada Valeria Vetus adiacente. La variazione in questo caso era di poche centinaia di metri ma escludeva alcune mole ad acqua lungo la riva Nord del torrente dell’Acqua Timida. 123 Flaontino: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., p. 438. 124 Aqua Ferrata: torrente che corre presso Cineto Romano, antica Scarpa, viene detta Ferrata perché presso l’attuale bivio di Cineto, incontra sorgenti di acqua ricca di ferro; così ricche da colorare di rosso le pietre lungo il loro breve alveo fino all’Aniene. 125 Crofeo: ROSATI, Le terre immuni cit., pp. 417-418, n. 9. 126 Monti Gemini: ibid., pp. 418, n. 11. 127 Finestella: ibid., pp. 419-420, n. 14. 128 Cona: ibid., pp. 421, n. 115. 129 Cona: il documento riporta dicitur cruce perché le sue sorgenti sono sul versante Sud dell’odierno Monte della Crocetta. 130 Monte Oraro: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., p. 421. 131 Il monte sul quale vi sono le sorgenti del Torrente Acquaviva ovvero il Francolano. 132 Dal Monte Francolano il confine si dirigeva direttamente presso il ponte terraneo. 133 Il confine ritorna al punto di partenza ovvero la petra imperatoris. 119 120 50 Paolo Rosati Fig. 6. I confini del monastero sublacense nell’anno 997. 31, r. 38 ss. e 32, r. 9 ss.). Rispetto al precedente privilegio papale del 973 vennero incamerati diversi territori i quali risultano far parte delle terre immuni, anche se non risultano nell’elenco delle proprietà dirette del monastero 134 (Fig. 6). Nella prima metà dell’XI secolo vennero trascritti i privilegi che testimoniano della massima espansione, potere e stabilità politica del 134 Con questo documento del 997 vengono introdotte porzioni di territorio presso il carseolano tra Pereto e Riofreddo, includendo Rocca di Botte con il confine che passa in Campo sacro. Vengono inclusi i territori di Marano, con i Monti Ruffi. Inoltre il confine si allarga a sud del castello di Subiaco includendo i raggruppamenti fondiari di San. Lorenzo, Oraro e Aquaviva. Viene introdotto, il luogo poi definito nel 1005 con il nome di Fundi. Territorio caratterizzato da altopiani carsici e creste montane, ogni appezzamento di terra era destinato al fruttuoso pascolo intensivo di bestiame grosso e sfruttamento boschivo. I suoi limiti sono detti Petra imperatoris, pionica, monte romani, campolongo, campocatino e il Fiume Fioio. Il dato principale è legato al rivo (Fioio) che si pone ora da confine interno di una espansione in blocco dei territori Sublacensi. Questo rafforza ancora di più l’ipotesi di poter identificare il rivus finlinge con il torrente fioio. Siccome il vasto territorio incluso originariamente non comprendeva alcun abitato, non poteva avere un nome legato ad un eventuale centro abitato di riferimento. Essendo così unicamente una somma dei territori di alcuni fondi, si è probabilmente pensato di chiamare tutta l’area annessa nel 997 con il nome generico di Fundi. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 51 monastero Sublacense. Il confine delineato in questo periodo è così descritto da testi assolutamente sinottici se non per alcune lettere o lacune.135 I documenti del Regesto con testo standard di cui si parlerà sono in ordine cronologico il documento di papa Giovanni XVIII, emesso nel 1005,136 il documento di papa Benedetto VIII, emesso nel 1015,137 il documento di papa Leone IX, emesso nel 1051.138 Si citerà il testo del più antico tra questi documenti: «…Mox infra istorum termina concluduntur. Incipiente ab 1) arco de ferrata et transmeante fluvum recte ascendente in monte 2) crofo et veniente in 3) valle frigida 139 deinde in 4) fenestella et exinde in 5) rivo de trave et ferente in 6) cona ubi dicitur cruce et per eadam 7) cona evenit in loco qui vocatur 8) oraro in monte ubi dicitur 9) aqua viba. Inde … et pervenit in loco qui appellatur 10) vene 140 et descendente in 11) ponte terello, inde in 12) ponte marmoreo transeunte iam 13) dicto fluvio et pervenit in loco qui vocatur 14) petra imperatoris ubique ipso fluvio inundat, deinde da suprascripta petra pergente per 15) monte qui vocatur de pionica 141 usque dum venerit in 16) campo de faruli.142 in 17) fonte qui vocatur loncula 143 in 18) monte qui vocatur romani. Inde recte tramitante in 19) campo longo 144 et veniente in 20) campo catino.145 Inde in 21) petra de pereta et inde 135 Per un ampio discorso completo sulla ricostruzione topografica di questi documenti si veda ROSATI, Le terre immuni cit., 413-440. 136 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense, doc. 10, p. 22. 137 Ibid., doc. 15, p. 38. 138 Ibid., doc. 21, p. 55. 139 Valle Frigida: cfr. ROSATI, Le terre immuni cit., p. 418, n. 10. 140 Ibid., p. 423, n. 19: Vena. 141 Ibid., p. 429: Pionica. 142 Ibid., p. 429: Campo De Foruli. 143 Ibid., p. 429: Fonte Loncula. 144 Ibid., p. 432: Campolongo. 145 Campo Catino, un vasto altopiano carsico nel territorio del Comune di Pereto ad est del Monte La Difesa. Queste zone non erano affatto prive di controllo, una rete di torri collegava in linea ottica questi fondi a Morbano a Pereto e Camerata. In particolare è individuata in zona una fortezza intorno alla quale crebbe un piccolo villaggio, Cacume. A Est dall’attuale Monte Cacume e ad Ovest rispetto a Morbano a una quota di 1558 m. Cacume è stata raggiunta da una ricognizione nell’estate del 2011 con documentazione fotogafica e schede dei paramenti. I resti consistono alcuni filari rimanenti di una torre che doveva controllare un passo montano tra le Appacine di Campolongo nella vallata dove scorre il fosso di S. Mauro e Campo Catino. 52 Paolo Rosati 22) in petra 146 sicuti dividitur inter territorio marsicano et territorio ceculano et reatino et tiburtino et sublaciano. Denhinc tramitante donec venit in 23) ecclesia sancti georgii,147 inde per 24) monte de flaontino et descendit in 25) monte qui vocatur vite 148 et sic remeante in suprascripto arco de ferrata….» 149. A confronto con il territorio del 997 si ha la cessione di una sottile striscia di terra a sud di Subiaco che viene alienata dal territorio Sublacese: la chiesa di San Lorenzo e sue pertinenze. In questo periodo viene definitivamente inglobata all’interno dei termina la Civita di Carseoli, il confine con perno su Pereto si sposta da Staffile e giunge a toccare la petra. inoltre viene donata una ulteriore porzione di terra, un sottile triangolo a nord della tagliata della SS. Trinità con capisaldi il monte romani, il monte pionica e la fonte loncula. L’accumulo di possedimenti nel carseolano fino all’inclusione dell’intera città all’interno dei confini Sublacensi, è stata certamente favorita dalle continue donazioni di Rainaldo Conte dei Marsi 150 (Fig. 7). Avvenne tra 1050 e 1051 una visita ufficiale di papa Leone IX,151 cui conseguì un vuoto di potere causato dalla fuga dell’abate Ottone all’arrivo del pontefice riformatore. La seguente elezione di un nuovo abate da parte di papa Leone IX e un periodo di riforma all’interno del monastero portarono un periodo di crisi tra le mura del cenobio. Scorgiamo nella descrizione dei territori inclusi all’interno dell’epigrafe un Petra: ROSATI, Le terre immuni cit., pp. 332-337. Ibid., pp. 337-338: Ecclesia Sancti Georgii. 148 Monte Vite, Ultime ricerche hanno portato alla luce tra il Comune di Roviano e il Comune di Cineto romano un centro di produzione vinicolo romano. Una villa con resti di torni e vasche per la raccolta di vino e mosto oltre a pavimenti in opus spicatum. Il complesso, molto esteso si trova sull’apice di una collinetta all’interno di quelli che erano i territori dell’abbazia Sublacense a ridosso della via Valeria Vetus che sanciva la divisione territoriale tra Subiaco e Tivoli nell’XI secolo. La destinazione d’uso del complesso ha lasciato impressa nel territorio il ricordo della presenza dell’antica villa tardoantica. 149 Ogni confine della prima metà dell’XI secolo si apre e si chiude con l’Arco de Ferrata. 150 In particolare nella donazione del 1000 (ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 185 p. 225) viene donata al monastero una porzione di terre con limite est posto lungo l’ultimo staffile (ovvero quello del 997) e che quindi si pone come allargamento contiguo del territorio dei SS. Benedetto e Scolastica. Allargamento incamerato e confermato dai papi nel corso dell’XI secolo. 151 Ibid., doc. 21, p. 55. 146 147 I confini dei possessi del Monastero Sublacense 53 Fig. 7. I confini del monastero sublacense nella prima metà dell’Xi secolo, tra il 1005 e il 1051. tracollo del potere abbaziale nella Valle dell’Aniene con perdita di importati fondi, rocche e castelli: «_CRUX_ IN NOMINE D(OMI)NI N(OST)RI I(ES)U / XPI(STI) ANNO IIII PONTIFICATUS DOM(I)NI LEONIS NONI PAPE / HU(M)B(ER)TUS VENERABILIS AB /BAS EDIFICAVIT HOC OPUS /EGREGI E TURRIS AD ONOR(EM) /XPI(STI) C(ON)FESSORIS BEN(EDI)C(TI) EIUSQ(UE) /SORORIS S(AN)C(TA)E SCOLASTICE /VI(R)G(INIS) UBI BREVIT(ATE) ANNOTAVIT /EAQUE C(ON)TINENT(IS) IN P(RAE)CEPTIS HUIVS /VEN_ER(ABILIS) MONASTERI IN PRIMIS SPECUS II /LACUS FLUMINI DECURSUM CUM /MOLIS ET PISCARIIS SUIS GENN_A(M) /PUCEIUM OPINIANU(M) AUGUSTA(M) CER /VARIAM MARANU(M) ANTICULU(M) RUVI /ANU(M) ARSULA(M) AURICOLA(M) CARSOLU(M) /CANTORANU(M) ROCCA CONOCLA(M) /T_RELANU(M) CERRETU(M) ROCCA SARRA /CENISCU(M) SAMBUCULU(M) BICILIANU(M) MA/SSA(M) SANCTI VALERII ROCCA(M) /DE ILICE ROCCA(M) IUVENCIANU(M) A(M)POLLONIV(M) COLLE M_ALU(M).152 (Fig. 8) … 1) Specus, 2) Genna, 3) Toccianellum, 4) 152 L’estensione del territorio Sublacense qui descritto è saldamente legato alla somma di singoli possedimenti riportati dal testo. Sono dunque elencati su pietra tutti i principali possessi del monastero di Subiaco. Da questo momento in poi non è più citata in alcun documento posteriore al 1051 la presenza di termina Sublacensi, a modalità di descrizione torna ad essere quella semplice per accatastamento di beni e rendite immobiliari. Dobbiamo tuttavia riconoscere l’estrema vicinanza tem- 54 Paolo Rosati Fig. 8. Epigrafe dell’Abate Umberto anno 1052. porale di questa epigrafe, con il privilegio di Leone IX del 1051. Per questo motivo si persiste nella descrizione di un confine nella sostanza non diverso da quello precedente. Si riconosce l’assenza di alcuni luoghi e la descrizione testimonia un repentino e veloce disgregamento del territorio Sublacense. Questo avvenne a causa della disputa che portò la fuga dell’abate Ottone e l’elezione dell’abate Umberto. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 55 Augusta, 5) Cervaria, 6) Maranum, 7) Anticuli, 8) Ruvianum, 9) Arsula, 10) Auricolam, 11) Carsioli, 12) Roccam Saracinescum, 13) Cantoranum, 14) Cerretum, 15) Rocca Conocla, 16) Trellanum, 17) Sambuculum, 18) Roccam de Ilice, 19) Roccam Iuvencianum, 20) Ampollonio, 21) Colle malum». Pochi anni più tardi, nel 1060 troviamo molti dei beni assenti nell’epigrafe Sublacense in mano alla Contessa Adalgrima dei Marsi.153 I territori della massa iubenzana e ampollonia sebbene fortificati non possono essere ascritti all’interno del territorio Sublacense proprio perché nel documento del 1051 il dato non è riportato. L’estrema semplificazione della descrizione, con la menzione del solo nucleo fortificato, fa emergere l’immagine di un territorio in cui l’incastellamento ha profondamente segnato il paesaggio della Valle. La costruzione dei castelli semplificò la gestione dei singoli nuclei di possedimenti includendo all’interno dei propri tutti i fondi minori. La somma dei beni contigui e dei confini esterni dei castelli periferici davano la dimensione del territorio Sublacense. Le terre e i confini di un castello vennero a costituire l’elemento base per la costituzione di signorie territoriali laiche o monastiche (Fig. 9). Il privilegio di Pasquale II tra 1114 e 1115.154 Il testo attestato da Capisacchi nel suo Chronicon del monastero Sublacense, evoca una lenta ripresa dal punto di vista territoriale del monastero Sublacense, mentre tutta una serie di privilegia precedenti a questo testimoniano un’intensa attività di mediazione con i Conti dei Marsi per poter riacquistare i castelli e le rocche perdute nella debacle politica di metà XI secolo. Umberto riesce ad incamerare parzialmente nel 1060 alcuni dei beni precedentemente perduti ed in particolare Camerata che in questo momento risulta fortificata,155 ma nello stesso tempo è il Conte Rainaldo che ne detiene l’usufrutto.156 Tuttavia l’accordo non sembra Subiaco perse quindi in quell’occasione Rocca di botte, Pereto, Fondi, Camerata, la chiesa di San Giorgio e acquisì all’interno dei propri confini la rocca contigua a Canterano ovvero Rocca Conocla. La caduta improvvisa dell’autorità monastica abbia di fatto sancito la scissione dell’alleanza, perpetuata da oltre mezzo secolo con i Conti dei Marsi. 153 E. GATTOLA, Ad historiam Abbatiae Cassinensis accessiones, I, II, Venezia 1734, pp. 212-213. 154 BRANCIANI, Chronicon cit., pp. 517-519. 155 ALLODI - LEVI, Regesto Sublacense cit., doc. 208, p. 248. 156 Ibid., doc. 209, pp. 248-249. 56 Paolo Rosati Fig. 9. I confini del monastero sublacense nell’anno 1052. essere molto duraturo, pochi decenni dopo così nel carseolano avvenne l’inserimento del monastero di Montecassino nella gestione dei castelli, delle rocche tornati ormai sotto il pieno controllo dei Conti. La contessa Adalgrima nel 1096 effettuò una ricca donazione di beni carseolani al monastero di Montecassino,157 tra cui Camerata, Pereto, Rocca di Botte, Oricola e Fossacieca. E come se non bastasse vennero successivamente confermati da un privilegio papale del 1097 in cui papa Urbano II conferma al monastero di Montecassino quegli stessi beni indicati dalla Contessa Adalgrima.158 A cerniera tra il 1051 e il successivo documento di Pasquale II, vi è una complessa attività diplomatica militare e politica. Nella Cronaca di Capisacchi è incredibile notare l’altissimo grado di conflittualità per ottenere la sola Rocca di Camerata.159 Segno particolare nella donazione fatta da Pasquale II al monastero Sublacense è la mancata citazione del castello di Roviano. Tra 1114 e 1115 una probabile espansione Sublacense avvenne ad Ovest del territorio di Cante- GATTOLA, Ad historiam Abbatiae Cassinensis cit., pp. 212-213. Privilegio di papa Urbano II al monastero di Montecassino: «…In Marsi territorio Carseolano castellum, quod dicitur Auricola, Piretum, rocca, qui dicitur Camerata et Fossacieca…»: cfr. GATTOLA, Ad historiam Abbatiae Cassinensis cit., p. 213. 159 BRANCIANI, Chronicon cit., pp. 411-417. 157 158 I confini dei possessi del Monastero Sublacense 57 rano 160 con la costruzione della Rocca S. Stefano: 1) Specum, 2) Arco de Ferrata, 3) Fundum canali,161 4) fundum Jenne,162 5) undum frassinum,163 6) fundi,164 7) fundum seminario, 8) castellum augustam, 9) ecclesia s. felicitam, 10) roccam cervariae, 11) rocca de mesu,165 12) rocca martini,166 13) castellum cerretum, 14) castellum giranum, 15) tuccianellum, 16) fundum orarum, 17) rocca sancti stephani, 18) fundum aquae vivae, 19) castellum pontiae,167 20) castrum afilae, 21) auricola, 22) rocca de botte,168 23) rocca in camerata,169 24) arsuli,170 25) aliud rubianum,171 26) anticulum, 27) saraciniscum, 28) rocca de surrici,172 29) Tra l’altro non presente nella descrizione dei beni. Canali, detto fundum è stato individuato su cartografia IGM. Sulla base dell’indicazione fornita da Branciani che posizioniamo sia Canali che Frassineto in quanto il territorio sopra quello del Monte porcario è detto fondi data la presenza del corso d’acqua Rivo dei Fondi a nord del Monte Fallascoso. La presenza del toponimo frassineto a sud del rivo dei fondi fa pensare che sulla sponda nord di tale rivo ci fosse il fondo detto canali. L’organizzazione in tale maniera di questo territorio a nord di Jenne viene localizzato in quella posizione anche da MORGHEN, Le relazioni cit. 162 Jenne: attuale Comune di Jenne (Roma). 163 Frassinum: fondo individuato proprio per l’esistenza del toponimo Frassineto a sud del Monte Faliscoso oggi nei pressi del Monte Porcaro di Jenne. 164 Fundi: toponimo che doveva raccogliere la vasta porzione settentrionale del territorio montano dei Simbruini, il toponimo conteneva campo catino, campo longo. 165 Rocca de mesu: possiamo identificare rocca de mesu con Rocca di Mezzo l’odierna frazione di Rocca Canterano. 166 Rocca martini: identificabile li dove oggi è la Fonte di Rocca Martini sull’IGM presso la Rocca di Mezzo, vi sono strutture in muratura che possono essere ricondotte ad una torre. È rappresentata in lontananza assieme ad una seconda rocca in un quadro del XIX secolo: J. W. SCHIRMER, Rocca Canterano, 1839. 167 Castellum pontiae: toponimo localizzato presso l’odierno centro abitato di Arcinazzo. 168 Rocca de butte: toponimo localizzato presso l’odierno centro abitato del Comune di Rocca di Botte, li dove sorgono i ruderi della rocca medievale. 169 Rocca in camerata: toponimo localizzato sull’IGM con il topomino “Rovine di Camerata Vecchia” oggi Comune di Camerata Nuova. 170 Arsuli (cfr. nota 61). 171 Aliud Rubianum, Rovianello: situato ad ovest dell’odierno comune di Roviano, del castrum rubianelli rimangono evidentissimi resti della rocca delle case e delle mura di cinta. 172 Rocca surrici: “Rocca Sorci” sulla cartografia IGM sul luogo vi è presenza di ruderi: cfr. BRANCIANI, Chronicon cit., pp. 387-389. La fortificazione e il sottostante abitato furono abitati fino al tardo medioevo. La localizzazione è stata effettuata sulla base del toponimo “Rocca Sorci” tra Anticoli e Saracinesco. 160 161 58 Paolo Rosati rocca de muri,173 30) sicilianum,174 31) medias de ilice,175 32) civitellam,176 33) olibanum,177 34) Sancto Petro in Camerata178 35) sambuculum,179 36) ecclesiam sancti georgii, 37) petra imperatoris, 38) mons pionica, 39) montem romanum, 40) campum longum, 41) campum catinum, 42) Castrum Ampollonii, 43) castellum maranum, 44) sala civitas carzoli, serram,180 45) fundum canianum.181 Questo documento appena citato viene trascritto due volte da Capisacchi all’interno della sua cronaca (la prima in 71 v., la seconda 140 v.) e Luchina Branciani legge in entrambi in maniera identica l’assenza del castello di Roviano il quale attorno al 1115 non apparteneva quindi all’abbazia Sublacense. Tuttavia per contropartita sembra essere menzionato come baluardo Sublacense nella zona aliud Rubianum ovvero Rovianello. La fortezza in se è in prima menzione e non sfuggirà affatto l’importanza del dato raccolto dal Chronicon se la doppia lettura della Branciani e la sua profonda trascrizione critica dei testi del Capisacchi di questa citazione, dovesse risultare esatta. Rovianello si trova a dover supplire alle funzioni visive di Roviano, controllare gli stessi fondi ma soprattutto è deputato all’esclusivo controllo ottico dei tratti della Valeria e del loro punto di 173 Rocca de muri: menzionata qui nella bolla di Pasquale II del 1115, è da identificare tra Anticoli e Marano a sud di sulla cima dei Ruffi detta Mandrilli. Recenti ricognizioni hanno portato a confermare la presenza di una torre con probabile vicina cisterna. 174 Sicilianum: Ciciliano, comune che con il suo castello domina visivamente l’intera Valle dell’Empiglione e la Valle del Giovenzano. 175 Ilice: raggiunta in ricognizione nella primavera del 2011, la Rocca di Ilice si trova a sud del comune di Ciciliano, li dove nella cartografia IGM troviamo una collinetta con segnati sopra dei ruderi. Il complesso fortificato è senza dubbio tra i più conservati della Valle del Giovenzano. Da segnalare è al sua vicinanza alla cittadina romana di Trebula Suffenas. Per giungere infatti sulla rocca bisogna percorrere la strada che dal passo della fortuna portava a Trebula. Una cinta muraria racchiude l’apice della rupe su cui fu costruita la rocca de Ilice. 176 Civitellam: toponimo posizionato nell’odierno centro abitato di Bellegra. 177 Olibanum: toponimo posizionato nell’odierno centro abitato del Comune di Olevano. 178 Sancto petro de Castuino: fu probabilmente l’intitolazione della prima chiesa presente a Camerata Vecchia. 179 Sambuculum: odierno comune di Sambuci il cui abitato è stato costruito attorno all’omonimo castello Teodoli. 180 Serram: serie di cime montane tra la petra imperatori e il monte romano. 181 Fundum canianum (cfr. nota 26). I confini dei possessi del Monastero Sublacense 59 entrata nel territorio Sublacense ovvero presso l’Arco de Ferrata. Parlare di una unica linea di confine in questo periodo non ha più senso 182 (Fig. 10). L’analisi delle aree di intersezione create da varie linee confinarie cronologicamente diverse, sarebbe stato di difficilissima comprensione senza l’utilizzo dei più moderni software GIS. Questo tipo di ricerca innovativa, effettuato mediante la ricostruzione e l’analisi delle intersezioni dei confini storici ricostruiti, è chiamato “metodo di sovrapposizione territoriale” e arricchisce enormemente la mole dei toponimi ritrovati e posizionati nel territorio medievale del monastero Sublacense. È possibile approfondire la ricerca oltre i limiti qui mostrati. Sottopartizioni territoriali, possedimenti castrensi e singole particelle afferenti a castella, roccae, monasteria, ecclesiae, fundi sono totalmente e rigorosamente ricostruiti nella cartografia qui presentata in Tav. 1, attraverso la sovrapposizione diacronica dei vari limiti confinari. La conquista o la cessione di territorio dilazionata nella storia del monastero, mostra l’effettiva estenzione dei singoli territori componenti il Sublacense tra X e XIII secolo. Metodo regressivo, toponomastica, lettura di catasti contemporanei, moderni, di fonti storiche inedite e fonti inerenti dispute confinarie, contribuiscono ad affinare questo innovativo strumento di ricerca. Utili spunti poverranno dall’analisi di altri documenti redatti all’infuori del territorium Sublacensis nel periodo medievale. Il ritrovamento di molti limes interni al Sublacense sono determinati dall’espansione Marsicana verso la Valle dell’Aniene nell’anno 1180: …qui videlicet fines […]; inde per Petra Imperatoris; per Serram de Cervaja; 183 inde ad S. Britium; 184 per furca de Auricola inde ad arcum S. Georgii; per flumen siserae 185…186 Oltre a questo documento in cui Clemente III dona alla diocesi dei Marsi i territori oltre linee confinarie definite fines, vi sono altri scritti che potrebbero aiutare ad incrementare le conoscenze sul territorio Sublacense. TOUBERT, Feudalesimo Mediterraneo cit., p. 350. Per serra de cervaja si intende la serie di cime che dividono Cervara dal Monte S. Brizio, odierno S. Fabrizio presso Rocca di Botte. 184 S. Britium è il Monte San Fabrizio presso Rocca di Botte. 185 Flumen Siserae: riconosciuto con il torrente Sesera che scorre attraverso il bosco di Sesera ad ovest della Civita di Carseoli affluente di sinistra del Fiume Turano. 186 SANTELLOCCO, Marsi: storia e leggenda cit., pp. 138-139. 182 183 60 Paolo Rosati Fig. 10. I possessi del monastero sublacense nell’anno 1014. Ad esempio le seguenti liste di toponimi sono state riconosciute da documenti raccolti nello Specilegium Liberianum in cui Onorio III papa nel 1217 conferma i seguenti beni: 1) Specum, 2) lacum, 3) arcum ferrata, 4) alium rubianum, 5) castellum subiacus, 6) fundum canalis, 7) fundum frassinetum, 8) fundum gennae, 9) petra imperatoris 10) montem pionica, 11) montem romani, 12) campum longum, 13) fundi, 14) seminarium, 15) collem altum, 16) castellum augustae, 17) casale sanctae felicitatis cum ecclesia sua, 18) roccam cervariam, 19) roccam in cameratae, 20) castellum maranum, 21) roccam martini, 22) roccam de meso, 23) castrum gennae, 24) castrum porcarii, 25) castrum cantoranum, 26) roccam canteranum 27) mons grufo 28) vallem frigida 29) finistellae 30) monte de meso 31) castellum cerretum 32) castrum giranum, 33) castello ampolloni, 34) castrum s. angeli, 35) roccam santi stephani, 36) tuccianellum, 37) fundum horarum, 38) fundum canianum, 39) fundum aquaevivae, 40) castrum afilae, 41) castrum pontiae, 42) castrum roiate, 43) sala civitas carseolum, 44) auricola, 45) roccam de butte, 46) roccam aprunii, 47) arsule, 48) rubianum 49) anticulum 50) saracinescum, 51) rocca de muri, 52) rocca de surici, 53) sambuci, 54) cicilianum, 55) ilice, 56) sancti valerii,187 57) piscianum, 58) civitellam, 59) oli187 F. LIVERANI (a cura di), Specilegium Liberanorum, Firenze, 1836, pp. 659-661. I confini dei possessi del Monastero Sublacense 61 Tav. 1. I possessi del monastero sublacense tra il 1217 e il 1232. In nero i termina interni del territorium sublacensis riferibili ai singoli castelli, rocche, monasteri, chiese, fondi indicati con numerazione indicata all'interno del testo. L’esatta partizione è datata tra l’XI e il XII secolo stata possibile tramite il metodo topografico di “sovrapposizione territoriale”, spiegato all'interno dell’articolo. 62 Paolo Rosati vanum, 60) sancti georgii 61), sancti laurentiis in aqua altas,188 62) campum catinum. Mentre Gregorio IX nel 1230 dona gli stessi identici fondi allargati con l’annessione del fundum arcinacii.189 Tramite le potenzialità topografiche di questo genere di ricerca comparata, sono stati rintracciati su mappa la totalità dei fondi e dei luoghi citati nel 1217 e nel 1230, con una distribuzione univoca che lascia intravedere come nel XIII secolo l’abbazia abbia ripreso le redini del controllo territoriale attorno alla Valle dell’Aniene e il Carseolano anche se con diverse vicissitudini. Nel documento del 1217 abbiamo come citazione diretta lo scioglimento del toponimo vene che nell’X-XI secolo nonostante le basi solide poteva non essere posizionato correttamente.190 (Tav. 1) LIVERANI, Specilegium cit., pp. 712-714. Fundum Arcinacii: corrisponde al grande altopiano di Arcinazzo, li dove sorgeva al villa dell’imperatore Traiano. 190 Infatti si riconosce che dal lago sottostante il monastero di San Benedetto una «forma antica portava l’acqua fino sotto alla pieve di San Lorenzo», questa non può essere altro che la citazione di un tratto di acquedotto Claudio che questi documenti dicono funzionante fino ad Agosta. 188 189