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2011, Giuliana Nuvoli (a cura di), Lezioni su Dante, Bologna, Archetipolibri, pp. 1-277
"Lezioni su Dante" è volume pensato per una conoscenza alta, ma diffusa della Commedia. raccoglie le lezioni organizzate dal Comitato Dantesco per la Lombardia nel triennio 2008-2010, e tenute da un significativo e autorevole gruppo di dantisti. Il volume è articolato in sei sezioni (I personaggi, La visione, La lingua, Dante e le arti figurative, Altri percorsi, Dante fra musica, Danza e teatro) ognuna delle quali prevede saggi ritagliati dalla curatrice sulla misura di una lezione. Il volume è adatto sia a studenti universitari che a studenti delle scuole secondarie.
L'intervento è focalizzato in particolare sulla presenza dei miti derivanti da Ovidio nel primo e nel dodicesimo canto del 'Paradiso'.
A partire da un celebre saggio di Fiorenzo Forti, la transumptio si è introdotta negli studi danteschi, senza però essere stata oggetto di un’indagine completa né aver ricevuto una chiara definizione. Come mostrano i lavori di Gilbert Dahan e Benoît Grévin, il dossier su questa importante nozione medievale deve essere riaperto, così da portare anche a una migliore comprensione del suo impiego nell’opera dantesca, sia sul versante teorico che su quello pratico. In questo intervento mi propongo di ripercorrere le fasi principali della densa riflessione medievale sulla transumptio, che appartengono a diverse discipline in costante dialogo tra loro: sviluppato dapprima nell’ambito dell’esegesi e del discorso teologico sulla possibilità di dire Dio, il concetto è stato recepito dai trattati di ars poetriae e, sulla scia di questi ultimi, da quelli di dictamen. Dall’analisi di queste diverse tradizioni emergono alcune questioni fondamentali per il pensiero linguistico di Dante, che sembra averle formulate, ancorché in maniera per lo più implicita, in diversi passaggi delle sue opere: a partire dal più semplice livello della proprietas grammaticale, passando per la dottrina degli stili del De vulgari eloquentia e per la teoria dei quattro sensi delle Scritture nel Convivio e nell’Epistola a Cangrande, per arrivare infine alla giustificazione del linguaggio figurato nel IV canto del Paradiso.
Maria Maślanka-Soro: La Tebe di Stazio come figura della "civitas diaboli" nella "Commedia"
La funzione Dante e i paradigmi della modernità Atti del XVI Convegno Internazionale della MOD Lumsa Roma, 10-13 giugno 2014, 2015