STUDI
DI
MEMOFONTE
Rivista on-line semestrale
Numero speciale 2017
FONDAZIONE MEMOFONTE
Studio per l’elaborazione informatica delle fonti storico-artistiche
www.memofonte.it
COMITATO REDAZIONALE
Proprietario
Fondazione Memofonte onlus
Fondatrice
Paola Barocchi
Direzione scientifica
Donata Levi
Comitato scientifico
Francesco Caglioti, Flavio Fergonzi,
Donata Levi, Nicoletta Maraschio, Carmelo Occhipinti
Cura scientifica
Marco Mozzo
Cura redazionale
Elena Miraglio, Martina Nastasi
Segreteria di redazione
Fondazione Memofonte onlus, Lungarno Guicciardini 9r, 50125 Firenze
info@memofonte.it
ISSN 2038-0488
LE MATRICI DELLA GALLERIA ESTENSE.
ALLA RISCOPERTA DI UN PATRIMONIO NASCOSTO
Responsabili scientifici
Maria Goldoni
Donata Levi
Marco Mozzo
Comitato scientifico
Giorgio Bacci, Francesco Caglioti, Maria Antonella Fusco, Maria Goldoni, David
Landau, Alberto Milano, Manuela Rossi
Comitato organizzativo
Martina Bagnoli, Donata Levi, Marco Mozzo, Martina Nastasi
Schedatura e ricerca
Maria Ludovica Piazzi
Chiara Travisonni
Assistenza tecnica
Adalgisa Geremia
Restauri
Martina Freschi per le xilografie
Giovanni e Lorenzo Morigi restauratori per i clichés di metallo
Sabrina Borsetti snc per gli involucri di carta
Campagna fotografica
Cecilia Araldi, Chiara Lupo, Enrico Moretti
Sviluppo informatico del sito
Chiara Mannari
Database
Intersezione srl
Il progetto è consultabile sul sito http://xilografiemodenesi.beniculturali.it/
Con la pubblicazione di questo volume si completa un progetto scientifico durato tre
anni frutto di una felice e proficua collaborazione tra la Fondazione Memofonte e il museo
autonomo Gallerie Estensi. Il progetto ha consentito di catalogare, informatizzare e restaurare
la ricca collezione di matrici della Galleria Estense, portando a termine un lavoro avviato
ancora più di trent’anni fa dalla ex Soprintendenza per i beni storici e artistici di Modena e
Reggio Emilia, ma mai completato. Adesso siamo finalmente in grado di avere una più chiara
fisionomia della sua poliedrica consistenza che consta di oltre 6000 matrici in legno e metallo,
giunte al museo in due nuclei principali. Il primo appartiene alla produzione dell’Antica
Stamperia Soliani, attiva a Modena tra Seicento e Ottocento, confluita nelle raccolte estensi nel
1887, grazie all’intermediazione di un celebre storico dell’arte modenese Adolfo Venturi. Il
secondo, di oltre 3000 esemplari, acquistato dallo Stato nel 1993, proviene dalla tipografia
Mucchi che subentrò a quella dei Soliani e ne proseguì l'attività fino ai primi decenni del
Novecento. Seppure strettamente radicata nella città di Modena, la collezione vanta un
repertorio considerevole di matrici lignee pregiate di provenienza non solo locale, ma anche
bolognese, veneziana e tedesca. Per questi motivi la collezione della Galleria Estense è una
finestra importante per studiare la storia della stampa, quella della conservazione, della
circolazione delle immagini, del collezionismo pubblico e privato, dell’editoria popolare e delle
tecniche artistiche. I saggi di questo volume affrontano questi argomenti in maniera nuova e
originale, gettando luce su aspetti fino ad oggi poco conosciuti e aprendo il campo a nuovi
percorsi di studio. Gli autori, direttamente coinvolti a più livelli nel progetto, sono sia studiosi
affermati che giovani emergenti. I loro contributi dimostrano come il lungo progetto di
restauro e di catalogazione sia stato una ‘palestra’, un vero e proprio laboratorio di
apprendimento e formazione per una nuova generazione di studiosi, un esempio virtuoso di
cosa significhi fare ricerca in un museo d’arte. Celebriamo dunque questo volume anche come
auspicio di nuovi e numerosi progetti futuri.
Martina Bagnoli
Direttrice delle Gallerie Estensi
INDICE
Le matrici della Galleria Estense.
Alla riscoperta di un patrimonio nascosto
M. GOLDONI, D. LEVI, M. MOZZO, Editoriale
p. 1
M. GOLDONI, Commiato da Alberto Milano
p. 5
N. SERIO, Bibliografia degli scritti di Alberto Milano
p. 17
M. MOZZO, La raccolta di matrici della Galleria Estense di Modena:
un progetto di riordino e valorizzazione
p. 28
M. GOLDONI, ‘Legni Soliani’ o ‘legni Cassiani’?
p. 55
C. TRAVISONNI, Tra stampa a larga diffusione e accademia.
La xilografia emilana tra Seicento e Settecento nelle raccolte di matrici lignee
della Galleria Estense
p. 90
M.L. PIAZZI, Manipolazioni e falsificazioni nelle matrici xilografiche
Soliani-Barelli e Mucchi
p. 134
C. ARALDI, La Società Tipografica Modenese. Artisti tra Otto e Novecento
nella raccolta Mucchi
p. 162
G. BACCI, «Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e
1941
p. 200
M. MOZZO, Luci e ombre di una collezione. Vicende conservative e
museografiche da Adolfo Venturi a Giulio Carlo Argan
p. 222
SCHEDE TECNICHE
M. FRESCHI, Le matrici lignee della collezione estense: riordino,
manutenzione e restauro
p. 258
L. MORIGI, Intervento conservativo di alcune matrici metalliche del fondo
Mucchi
p. 275
S. BORSETTI, Il restauro degli involucri del fondo calcografico Mucchi
p. 283
M.A. LABELLARTE, C. ROSSI, Il catalogo storico delle matrici xilografiche
Bartolomeo Soliani (1864). Il restauro al servizio della fruizione
p. 292
In ricordo di Alberto Milano
Giorgio Bacci
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«IL RISORGIMENTO GRAFICO»:
UN «GRAN PERIODICO TECNICO» TRA 1902 E 1941
«Dotare il mondo tipografico italiano di un gran periodico tecnico, non inferiore alle più belle
pubblicazioni inglesi ed americane, di un periodico destinato a vivere esclusivamente per le arti
grafiche e delle arti grafiche»1.
È con queste parole che la redazione presenta gli obiettivi dell’appena fondato «Il
Risorgimento Grafico», cercando di delineare immediatamente un orizzonte di attese e di
ambizioni che portassero la rivista fuori dagli stretti e angusti confini italiani, in un momento in
cui, a livello europeo e internazionale, il dibattito inerente la qualità editoriale e la strumentazione
tecnica era invece in pieno fermento. Bertieri, affascinante figura di tipografo, letterato,
umanista, ammiratore di William Morris, che assumerà formalmente la direzione solo nel 1904,
riesce effettivamente a sviluppare un’operazione di aggiornamento culturale che porta sulle
pagine de «Il Risorgimento Grafico» (Fig. 1) discussioni teoriche riguardanti la fotografia (sia da
un punto di vista tecnico-tipografico, sia da uno ‘artistico’); l’illustrazione (con la rubrica «Gli
artisti del libro» (Fig. 2) dove compaiono artisti come Mussino, Cambellotti, Sinòpico, presentati
da specialisti quali Antonio Rubino, anch’egli grande illustratore, o Alfredo Melani)2; la
pubblicità (Cesare Ratta è tra i primi a mettere a fuoco la pubblicità come nuova dimensione
sociale e visiva del paesaggio urbano); i progressi nel campo della tipografia e della restituzione
grafica dell’impaginato (vengono pubblicizzati macchinari inglesi e americani). Il panorama
concettuale di riferimento porta invece a William Morris e alla Kelmscott Press (Figg. 3-4), come
dimostrano tra l’altro i numerosi concorsi che si succedono sulle pagine della rivista, ben 48, e
che riguardano le tematiche più varie, dai biglietti da visita agli ex-libris, dalle copertine ai
manifesti pubblicitari3.
Il presente articolo, ben lungi dal voler esaurire la tematica in questione, e facendo
affidamento su recenti e importanti risultati, presenterà piuttosto una panoramica generale
indicativamente dei primi due decenni di attività del periodico, in consonanza con la gravitazione
cronologica di una parte del progetto presentato in questa sede, soffermandosi su alcuni snodi,
passaggi e approfondimenti utili a capire il dibattito storico-critico (ma anche artistico) che
faceva da cornice all’attività editoriale descritta con precisione e accuratezza negli altri interventi
dell’attuale numero di «Studi di Memofonte».
1
REDAZIONE DE IL RISORGIMENTO GRAFICO 1902, p. 1. Sulla rivista cfr. NOVA EX ANTIQUIS 2011. La rivista è
stata completamente schedata e digitalizzata nell’ambito del progetto FIR 2012 Diffondere la cultura visiva: l’arte
contemporanea tra riviste, archivi e illustrazioni, ed è interamente consultabile online all’indirizzo
http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=1&id=32&lang=IT <29/12/2016>. Sul progetto Diffondere la cultura
visiva consulta il sito www.capti.it, i numeri monografici di ANNALI 2016; di MARIO NOVARO 2014
(http://www.memofonte.it/contenuti-rivista-n.13/numero-13-2014.html <29/12/2016>), oltre a BACCI 2013.
2 Sulla rubrica «Gli artisti del libro» cfr. PALLOTTINO 2011 e PALLOTTINO 2016. Gli artisti presentati nell’ambito
della rubrica, tra 1907 e 1921, sono Attilio Mussino, Adolfo De Carolis (nell’articolo compare come De-Karolis),
Aleardo Terzi, Achille L. Mauzan, Alfredo Baruffi, Dard Hunter, Guido Marussig, Primo Sinopico (con il quale la
rubrica cambia nome in «Gli artisti italiani del libro»). Sull’illustrazione nel periodo in esame cfr. PALLOTTINO 2010
(edizione che amplia e sostituisce la prima edizione del 1988).
3 Su William Morris e sull’editoria anglosassone del periodo cfr. almeno THOMPSON 1996; TWYMAN 1998; per le
riviste COOKE 2010.
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«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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Modernizzare la forma del libro
Il Concorso internazionale: Progetto per un Libro moderno, forse più di ogni altro articolo,
testimonia la volontà di Bertieri di porsi al livello delle sperimentazioni inglesi. Obiettivo del
concorso è infatti
rendere il Libro oggetto di studio e ricerche dirette a modernizzare la sua forma […]. I concorrenti
possono valersi di qualunque forma decorativa ed usare due colori. […] Non è obbligatorio che
tutte le righe delle pagine di testo siano disegnate; tale obbligo è fatto però per tutte le altre pagine.
È indispensabile che dall’insieme del disegno risulti chiara la disposizione dei caratteri, la forma della pagina ed il
formato della carta […]4.
Funzionale all’orientamento della rivista è dunque l’articolo L’Estetica Ruskiniana, in cui
Cesare Ratta, dopo aver presentato brevemente Ruskin, Morris e Burne-Jones, entra nel merito
del «“preraffaellismo” in tipografia», notando che
a una organizzazione nuova della Società corrispondono bisogni nuovi e la necessità di modificare
talune forme più in rapporto a tali bisogni. […] di qui al così detto stile nuovo, o piuttosto lo stile
“principio XX secolo” definizione più logica e che meglio si coordina e risponde all’evolversi del
gusto e della tendenza dell’età presente5.
È ancora Cesare Ratta a dedicare un articolo intero proprio a William Morris,
ripercorrendone le tappe biografiche e stilistiche, fino al raggiungimento di un ideale al tempo
stesso filosofico, tecnico e politico:
Fare che l’artista si avvicini all’operaio, fare che in quest’ultimo penetri un soffio di arte
rinnovatrice e che il primo cessi dal considerare l’arte come un privilegio di pochi eletti; fare
insomma che l’arte si socializzi: ecco la vera massima della modernità concepita dal Morris, e sulla
base della quale può fondarsi il regno della Bellezza che è la sorgente di ogni bene […]6.
Qualche fascicolo dopo, anche Antonio Rubino fa riferimento a una vasta cultura grafica
internazionale e, partendo dall’assunto che per «il bimbo un libro non illustrato è un assurdo»,
cita come massimo esempio di illustrazione «le edizioni inglesi illustrate da artisti quali il Crane,
la Greenaway e recentemente il fantasioso Rackam [sic] […]»7.
Riferimenti all’ambito inglese permeano anche Libri pei nostri ragazzi, di Alfredo Melani, in
cui la cattiva architettura grafica e illustrativa dei libri italiani, salvo poche eccezioni (tra cui
l’opera di Attilio Mussino e Aleardo Terzi), viene paragonata a quella di una casa «malsicura»,
sottolineando come «il nutrimento estetico serva nella vita quanto la sicurezza di vivere». Come
termine di paragone positivo viene invece portato Walter Crane, «illustratore forbito di libri da
ragazzi (il Baby’s Opera, 1877, il First of May, 1881), decoratore nell’anima. Io non salirò se volete,
gli alti baluardi della “Kelmscott House”, ma non discendo sino alle miserie dei nostri libri da
ragazzi»8.
A guidare Melani è un ideale che unisca qualità tipografica e diffusione editoriale a largo
raggio, princìpi che segnano in controluce la recensione dedicata al libro L’Arte di Giambattista
Bodoni, studio di Raffaello Bertieri, con una notizia biografica a cura di Giuseppe Fumagalli, uscito in
4
QUINTO CONCORSO INTERNAZIONALE 1909, p. 21.
RATTA 1907, p. 68.
6 RATTA 1909, p. 162.
7 RUBINO 1907b, p. 193. Su Rubino cfr. almeno INNAMORATO DELLA LUNA 2012; ALLIGO 2008.
8 MELANI 1910.
5
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
Giorgio Bacci
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occasione delle celebrazioni per il centenario bodoniano del 1912-19139. Dopo aver
riconosciuto al volume il pregio di essere riuscito ad evitare «l’iperbole», procedendo «sulla via
dell’attenuazione sovrattutto quando l’espressione gli vince il pensiero», l’articolo sviluppa una
serie di notazioni critiche, unendo piano artistico e piano tipografico (a dimostrazione
dell’indissolubilità del legame tra l’uno e l’altro). Da un lato l’arte bodoniana è contraddistinta
da «freddezza» e «da un senso di monotonia greve e accademico, non creato alla libera bellezza
che sta molto a cuore all’Autore». Dall’altro, ed è probabilmente l’accusa più grave, dal momento
che viene scritta su un periodico votato alla diffusione delle arti (tipo)grafiche, viene sottolineato
che non «compose libri il Bodoni, non stampò fogli volanti per la collettività anelante e
sospingente, compose libri e stampò fogli volanti ad un limitato numero di lettori», e se questo
limite poteva anche essere giustificato da «i tempi e i luoghi», comportò che «essa [l’arte di
Bodoni] non fu seme gagliardo, fu fioritura piacevole senza facile prolungamento; poiché i
tipografi d’allora e tipografi di poi, anche contemporanei, dovevano fare i conti colla vita
materiale e col pubblico, sconosciuto al Bodoni prodigo di elogi, cortigiano anziché no […]»10.
L’apertura internazionale de «Il Risorgimento Grafico» va però ben oltre i più comuni
riferimenti all’Inghilterra: vengono infatti pubblicati saggi grafici di vari artisti europei, ad
esempio traendo dalla rivista «“L’Arte Decorativa Ungherese” “Magyar Iparmüvészet” di
Budapest […] alcune illustrazioni per un libro da ragazzi disegnate dalla signora A. Nagy di cui
non stiamo a lodare la forbita eleganza, la suggestiva nobiltà che deriva da meditata
semplificazione di mezzi» (Figg. 5-6-7)11. È invece Melani, in “Leit Motif”, a offrire un’efficace
rassegna sulla situazione dell’illustrazione in Spagna, presentando alcuni casi esemplificativi con
immagini tratte dalla collana «Biblioteca Patufet» (tra cui Pera Cors Joves, Senyor Ruch, mestre d’estudi,
Veusaqui que una vegada) e approfondendo artisti come Junceda, Apa, Opisso12. Spetta inoltre a
Cesare Ratta, autore anche di una storia dell’illustrazione grafica suddivisa in due numeri13, il
merito di aver scritto una serie di articoli dedicati alla tipografia in vari paesi europei (Belgio,
Francia, Svezia, Inghilterra), confermando la volontà di apertura internazionale e di
aggiornamento da parte del periodico milanese14.
La verve polemica: apprezzamenti e critiche
All’interno di una cornice metodologica e progettuale così precisa, non possono mancare
le polemiche indirizzate contro alcuni periodici italiani, nella fattispecie «Arte Decorativa
Moderna» e «Emporium»15, accusati di trascurare la cura dell’impaginato grafico,
compromettendo di conseguenza un equilibrato rapporto tra testo e immagine:
9
Giambattista Bodoni è protagonista indiscusso, in questo giro di anni, delle pagine de «Il Risorgimento Grafico»,
che gli dedica uno dei suoi concorsi internazionali
(<http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=10&IDFascicolo=195&artgal=32&key=1831&lang=IT>) e vari
articoli (<http://www.capti.it/search.php?s=bodoni&kindofasearch=1&lang=IT>).
10 Le citazioni sono tratte da MELANI 1914, pp. 34-35. Melani, tra l’altro, si fece anche propugnatore di un Patto
della Bellezza in cui «disegnatori, pittori, litografi, incisori, tipografi, legatori, cesellatori, argentieri si uniscano
nell’idea dell’arte destinata al Libro moderno» (MELANI 1906, p. 18). Su questo aspetto, e sulla recensione al «Bianco
e Nero» cfr. FILETI MAZZA 2016.
11 LIBRI ILLUSTRATI 1911, pp. 25-27.
12 Cfr. MELANI 1911.
13 Cfr. RATTA 1910 e RATTA 1911.
14 Cfr. RATTA 1906; RATTA 1916a; RATTA 1916b; RATTA 1917.
15 Su «Emporium» cfr. EMPORIUM 2009 e EMPORIUM II 2014. La rivista è stata completamente schedata e
digitalizzata e è liberamente consultabile all’indirizzo http://www.artivisive.sns.it/progetto_emporium.html
<29/12/2016>.
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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Esistono in Italia, tra le tante, due riviste delle quali sono magna pars due dei nostri critici d’arte
più noti: parlo dell’«Emporium», di cui il Pica è l’anima ed il principale redattore, e dell’«Arte
Decorativa Moderna» che si pubblica in Torino con redattore capo il Thovez. Orbene, manco a
farlo apposta queste due riviste sono, tipograficamente, quanto di più comune e grossolano si
possa immaginare, e dimostrano fino all’evidenza in qual piccolo conto sia tenuta dai compilatori
di esse la parte puramente tipografica. […] L’«Emporium» sembra preoccuparsi solo del numero
e della qualità delle riproduzioni: tra l’una e l’altra delle incisioni, distribuite con senso estetico
discutibilissimo, il testo tira innanzi come può, ora cacciato a destra, ora a sinistra, quasi sempre
spezzettato minutamente e sacrificato, i bianchi distribuiti a casaccio, in modo che tutto il lavoro
dà la sensazione di un insieme non omogeneo e privo di ogni eleganza16.
Il durissimo giudizio viene tuttavia in parte mitigato, per quanto riguarda in realtà soltanto
la rivista di Thovez, da un intervento successivo di Antonio Rubino:
Ad ogni modo è giusto distinguere: l’«Emporium» appartiene a mio avviso a quelle pubblicazioni
che si preoccupano poco o nulla della forma tipografica, e ciò è reso anche più evidente dal fatto
che, mentre il testo assume fra una illustrazione e l’altra una disposizione quasi affatto casuale, le
illustrazioni stesse, i cui zinchi vengono pur tuttavia incisi nella medesima officina, hanno le
dimensioni più disparate, tanto che non sembra influire su di esse alcun determinato schema di
impaginatura, né criterio alcuno di rapporto o di simmetria. L’«Arte Decorativa Moderna» invece
rivela un tentativo se vogliamo anche audace, come dimostrano i titoli portati sulla sinistra e
l’applicazione dei piccoli fregi. Il difetto vero di tale rivista è piuttosto quello di essersi arrestata a
quel tipo fisso senza pensare caso per caso a rimediare agli inconvenienti derivanti dalla
applicazione automatica di un sistema che per quanto originale non è certo senza difetti17.
Se «Emporium» e «Arte Decorativa Moderna» vengono indicate come exempla negativi,
non può essere che «L’Eroica» a rappresentare un caso positivo. Ne parla, nell’articolo La
Xilografia in Italia, il suo stesso fondatore, Ettore Cozzani18. Il tono è apertamente agiografico,
puntato tutto sull’esaltazione e abnegazione di Cozzani medesimo, che si riconosce il merito di
«aver ciecamente, direi quasi fanaticamente, creduto nella possibilità d’una rinascita» e aver
condotto la rivista a farsi «bella dei legni incisi, come una magnifica matrona di gioielli unici» e
a diventare fucina di ottimi artisti:
nacquero dal nulla artisti originali e spontanei come il Mantelli, sbucarono chi sa di dove, raffinati
e studiati disegnatori come il Disertori e il Sensani; si moltiplicarono per essere degni della nobile
missione altri giovani come il Barbieri, il Moroni, il Di Giorgio, il Guarnieri, i quali più d’ogni altro
il De Carolis aveva avuti cari19.
Coerentemente con le linee guida de «Il Risorgimento Grafico», viene inoltre sottolineato
come il rinnovato vigore della xilografia abbia permeato ogni settore della vita artistica, passando
dalla decorazione del libro («più gustosa e succosa, più originale e consentanea, più seria ed
efficace») all’ex libris e al biglietto da visita, «avendo trovato nel legno la materia più adatta alla
manifestazione della loro natura, alla necessità di eleganza e di concettosità, di brevità e
raffinatezza»20.
16
BERTIERI 1908, pp. 3-4.
RUBINO 1908, p. 55.
18 COZZANI 1914. Su «L’Eroica» e sulla xilografia in Italia intorno agli anni Dieci del Novecento cfr. almeno
«L’EROICA» E LA XILOGRAFIA 1981 e LA XILOGRAFIA ITALIANA 2012.
19 COZZANI 1914, p. 24.
20 Ivi, p. 26.
17
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Giorgio Bacci
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Tornando invece alle critiche, una severa ދstroncatura ތè riservata alle illustrazioni di
Chiostri per Pinocchio (Fig. 8)21, chiamato in causa ancora una volta da Bertieri nel 1907: «Un
esempio pratico: chi non conosce quel gioiello di libro per ragazzi che è il Pinocchio del Collodi
edito dal Paggi e dopo, per successione, dal Bemporad di Firenze? Noi crediamo che pochi libri
siano stati e si mantengano veramente fortunati come quello». Dopo questa affermazione, l’autore
prosegue lamentandosi delle illustrazioni che compaiono a corredo dei libri scolastici, alcuni dei
quali sono perfino «affronti al buon gusto ed al buon senso». A paradigma di una tale situazione,
Bertieri eleva appunto Pinocchio (interessante che venga classificato tra i libri scolastici): manca
infatti, spiega, «una edizione artistica, completamente artistica», non esistendo altro che la prima
edizione illustrata da Mazzanti e «la più recente con le figurine del Chiostri, che ha dato prova
di non essere adatto ad illustrare questo genere di libri». Se infatti il primo illustratore era stato
in grado di restituire «nei suoi disegni una figura sbarazzina e simpatica di burattino e seppe
trovare motivi illustrativi geniali», il secondo «ha reso la fisionomia del ligneo protagonista
antipatica e insipida»22.
Basterà però aspettare pochi mesi, e Antonio Rubino potrà quasi rivendicare la paternità
di una delle imprese editoriali-illustrative più famose (Fig. 9):
Ora il Mussino lavora per conto della Casa Bemporad di Firenze a un’opera di vasta mole: egli sta
illustrando con oltre quattrocento fra vignettine e tavole a colori «Le Avventure di Pinocchio», e
noi non possiamo che rallegrarcene non essendo forse estraneo alla scelta dell’artista quanto il
«Risorgimento Grafico» ebbe ad osservare, qualche fascicolo indietro, a proposito delle edizioni
illustrate del leggendario libro del Collodi. Io auguro al Mussino di poter condurre a termine
questo lavoro assecondando con amore la sua bella vena gioconda e tenendosi lontano da qualsiasi
considerazione commerciale, poiché questa prova presenta forse difficoltà maggiori di quanto il
Mussino stesso si pensi, e queste difficoltà egli può brillantemente vincere al solo patto di
trasfondere in ogni figura, in ogni minimo segno un’impronta geniale ed arguta, e di essere ad ogni
costo personale e soprattutto semplice23.
Mussino, che tra l’altro tradisce il testo collodiano, ambientando le avventure del burattino
nel suo amato Piemonte, doveva certamente riuscire gradito a un periodico come «Il
Risorgimento Grafico», sempre volto alle innovazioni e alle sperimentazioni: l’artista utilizza
infatti una grande varietà di tecniche, passando dall’acquerello alla tempera, al carboncino,
trasportando letteralmente nel colore Pinocchio per la prima volta. Dalla semplicità grafica
lineare di Chiostri e Mazzanti, si passa a ricchi quadri visivi, capaci di restituire la vitalità e le
sfumature stilistiche della scrittura di Collodi (assecondandone l’ironia e il dramma, la caricatura
e il raccoglimento emotivo).
Questioni estetiche e tecniche: dalla fotografia all’incisione fino alla pubblicità
Nell’ambito delle discussioni concernenti l’aspetto grafico non potevano mancare
naturalmente le riflessioni riguardanti l’utilizzo della fotografia, analizzata secondo aspetti e
Per un’ampia ricostruzione della vicenda si rimanda a BACCI 2014. Su Mussino cfr. ALLIGO 2009 (seconda
edizione riveduta e ampliata), con bibliografia precedente. Sulle illustrazioni di Pinocchio oltre a BACCI 2014 e
BACCI 2017 cfr. almeno PINOCCHIO 2006, con bibliografia precedente.
22 Citazioni da BERTIERI 1907, pp. 3-5. Le illustrazioni originali fatte per le diverse edizioni di Pinocchio da Mazzanti,
Chiostri e Mussino sono liberamente consultabili ai seguenti indirizzi del database Capti:
http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=8&id=3&volume=70006&lang=IT<29/12/2016>;
http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=8&id=1&volume=70004&lang=IT<29/12/2016>;
http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=8&id=1&volume=70012&lang=IT <29/12/2016>.
23 RUBINO 1907b, p. 198.
21
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«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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approcci diversi: sia come aiuto prezioso per la tipografia, sia come mezzo riproduttivo che ha
messo in crisi l’antica arte della xilografia, sia come arte a tutti gli effetti24.
Espressione della prima posizione è La fotografia nell’illustrazione del libro e in tutte le arti
grafiche, in cui Mattarelli enfatizza l’aspetto di progresso tecnologico, ciò che ha permesso di
«riprodurre l’immagine di qualsiasi soggetto su una lastra, chimicamente preparata, di vetro, di
zinco, di rame, o sulla pietra. Solo con essa ci è concesso riprodurre con tre tinte fondamentali,
tutta la tavolozza di un pittore, tutti gli smaglianti colori di un mazzo di fiori»25.
Proprio i fiori, a loro discapito, diventano nel contributo di Bompard il discrimine tra un
bravo pittore, «che studia e finisce uno splendido quadro e il pittorucolo che dipinge fiori su
una cartolina, copiandoli da un modello», così come può esserci un fotografo dilettante che si
limita a «far scattare una molla per impressionare la pellicola» e un fotografo-artista che invece
è in grado di «esprimere un’idea» e,
innamorato della sua Arte, sceglie il soggetto, sia un paesaggio o un ritratto, sceglie la luce più
favorevole ad esso […]; alla luce della lampada rossa continua a infondere la sua volontà al
negativo […]. Col ritocco attenua poi certe luci, corregge, con la stampa fa il resto. Adatta la tinta
del pigmento […] e quando la fotografia si presenta con leggeri colpi di pennello cerca e riesce di
dare ad essa l’effetto ch’ei giudica migliore26.
Maggiormente diffidente è invece la posizione di Melani27, che riconduce all’impiego delle
moderne tecniche fotografiche l’utilizzo di carte di minore qualità, ma soprattutto il prevalere
delle immagini che «restringendo il testo oltre misura, anziché fecondare la mente e
incoraggiarla, la inaridiscono»28, riecheggiando un dibattito critico concernente anche l’impiego
dei fumetti nell’editoria per ragazzi.
Rivolto a indagare specificamente il rapporto tra incisione e fotografia nell’ambito
illustrativo è Incisione e incisori, ancora di Melani, in cui confluiscono alcuni degli stereotipi tipici
del tempo, volti a identificare la fotografia (e la riproduzione fotomeccanica) con una tecnica
meccanica priva di ogni carattere di artisticità. Inizia infatti il critico lamentandosi del fatto che
le
riproduzioni fotomeccaniche hanno surrogato, si presume, la vera incisione, i rami, i legni a
illustrazione dei libri; né aggiungo le acqueforti per non umiliar l’arte di Alberto [sic] Dürer e di
Paolo [sic] Rembrandt. Meno male, che tale è presunzione, non realtà vivente se non nel pensiero
di chi confonde l’arte coll’artificio, la mano guidata da un intelletto colla macchina governata da
un congegno29.
Anche il pregio principale riconosciuto alle riproduzioni fotomeccaniche, ovvero la
possibilità di stampare un maggior numero di immagini abbinando rapidità e contenimento dei
costi («Oggi un volume si empie di vignette senza aggravare l’editore; il quale dovrebbe ridurre
estremamente il materiale illustrativo se ricorresse al bulino […]»30), viene ribaltato svelando la
controparte negativa, legata a una preoccupante inconsistenza letteraria pedagogico-educativa,
coniugando una volta di più decadenza culturale e tipografica, in cui le immagini, soverchianti
24
Sul rapporto tra fotografia e letteratura cfr. almeno EDWARDS 2008. Sulla fotografia in «Il Risorgimento Grafico»
cfr. SERENA/STROBINO 2016.
25 MATTARELLI 1903, p. 317.
26 BOMPARD 1906, pp. 29-30.
27 Su Melani cfr. NASTASI 2014.
28 MELANI 1916, p. 15.
29 MELANI 1913b, p. 273.
30 Ibidem.
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sul testo scritto, confermano una loro valenza negativa, in consonanza con l’articolo
precedentemente citato:
Ebbene i volumi e le riviste piene e ricolme di vignette lasciano meno spazio alla trattazione
letteraria e disabituano alla lettura. Molti, la massa, sfogliano le pagine stampate, guardano le
vignette e trascurano il testo, insensibili al violento contrasto del nero sul bianco, le riproduzioni
fotomeccaniche nere in larghe superficie [sic] e il bianco della carta raramente bilanciato al nero
della incisione, anzi mai bilanciato per la impossibilità di equilibrare, in una pagina, due tinte che
si urtano31.
L’auspicio formulato da Melani non può che essere un ritorno alla manualità,
all’artigianalità e anche alla genialità del fare arte: «la rapidità raramente convince e noi crediamo
al progresso del libro moderno nel ritorno all’incisione e agli incisori a mano»32.
Il «ritorno all’incisione e agli incisori a mano» non è tuttavia da identificarsi con una sorta
di nostalgia del ‘buon tempo antico’, quanto piuttosto con un ripensamento e un rilancio delle
arti grafiche tradizionali (in particolare la xilografia), in sintonia con i coevi esperimenti
professionali (la prima scuola italiana d’incisione a Firenze ad esempio, oppure la successiva
Scuola del libro a Urbino) ed editoriali (la rivista «L’Eroica», su cui si tornerà). Una rivalutazione
che mette in guardia dal cadere in facili accademismi o vaghe simpatie dannunziane, apertamente
denunciate in Tipografia “futurista” del 1913. Melani, nell’articolo, pur con i necessari distinguo
(«non potemmo seguire la dottrina futurista totalmente, […] piacendoci la discussione e la
battaglia in modo men clamoroso e violento»), arriva perfino a rivendicare una precedenza di
idee e di intuizioni grafiche («[…] il pensiero futurista precorremmo in tutto, fuorché nel
nazionalismo, nella guerra e nella violenza.»), tanto da affermare che
la loro prosa sovversiva contro il “libro passatista” e contro l’arcaismo dannunziano, ci troverà
fervorosi e devoti, disdegnosi, come siamo, d’ogni contatto che non vive alle contingenze dell’ora
e maschera colle eleganze passate i desideri fluenti dell’anima attuale, meravigliosa nelle sue
aspirazioni33.
Al bersaglio polemico dichiarato (D’Annunzio), ne corrisponde un altro sottaciuto ma
altrettanto evidente, da identificarsi in un modo di fare illustrazione che Melani avverte come
falsamente storicizzante, vuota nel suo riferirsi a modelli letterari inquinanti la prova grafica. In
sintesi: Adolfo De Carolis, attaccato da Melani già nel 1908, dopo che l’artista era stato
presentato da Antonio Rubino nell’ambito della rubrica «Gli artisti del libro»34. Il critico muove
due tipi di obiezioni all’arte di De Carolis (pur riconoscendo che si tratta di un talento
promettente): la prima è di ordine qualitativo, «la falsità quattrocentesca» che promana dalle sue
illustrazioni, la seconda, e forse più interessante, è invece di ordine teorico, e pertiene la
particolarità delle diverse arti, riallacciandosi al consueto dibattito sul ruolo dell’illustrazione, se
ancillare o autonoma rispetto al testo:
Né difenda [si riferisce a Antonio Rubino] l’artista marchigiano sostenendo che il contenuto
poetico del D’Annunzio ispira le forme che il De-Karolis adotta, perché Ella verrebbe a difendere
un’idea storta – scusi il mio aspro linguaggio – in ciò che l’artista, un artista, dovrebbe adattare, la
propria natura all’arte d’un altro. L’artista non si può confrontare a una sveglia che si scarica ad
31
Ivi, p. 274.
Ivi, p. 273.
33 Citazioni tratte da MELANI 1913a, pp. 417-419. Nonostante queste aperture di Melani, varrà la pena ricordare
che la fortuna de «Il Risorgimento Grafico» risentirà dell’affermazione di «Campo Grafico», rivista analoga come
taglio tematico ma innovativa dal punto di vista contenutistico, che tuttavia avrà vita breve (dal 1933 al 1939, mentre
«Il Risorgimento Grafico» arriverà al 1941).
34 Cfr. MELANI 1908. Mentre per l’articolo di Rubino cfr. RUBINO 1907c.
32
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ora fissa; l’artista è quello che la Natura volle che fosse, e nulla in arte offende la ragione più
dell’eclettismo. Ma, ahimè, il De-Karolis soggiace all’eclettismo; e ciò costituisce un’impurità la
quale estremamente sconsola35.
Un settore contiguo a quello dell’illustrazione editoriale e che parimenti implica una serie
di discussioni teoriche è quello della pubblicità. Rimandando a recenti studi per ulteriori
approfondimenti riguardanti ad esempio un’analisi di articoli fondamentali come quelli sul
cartellone murale o sugli artisti coinvolti36, in questa occasione preme tuttavia sottolineare come
«Il Risorgimento Grafico» riconosca in tempo reale e velocemente le novità teoriche e tecniche
implicate dallo sviluppo dei meccanismi pubblicitari, leggendoli in continuità concettuale con il
proposito di una bellezza alla portata di tutti e come mezzo di propagazione di una sorta di
educazione al ‘bello’. Già nel 1903, ad esempio, nell’articolo L’arte nella pubblicità, si afferma che
«l’arte, avendo il compito di comunicare alla massa del pubblico dati sentimenti e date emozioni,
non vien per nulla pregiudicata nella sua funzione se anche fatta con la pubblicità; anzi con
questa si allarga sempre più la funzione dell’arte»37. Nel 1911 è Niestlé a confermare e asseverare
il ruolo dell’arte nell’ambito pubblicitario, sottolineando che il «valore artistico è la qualità
essenziale della réclame. Senza la nota personale, che è l’originalità, un annuncio non attirerà
l’attenzione. […] Per questo è necessaria la cooperazione di un artista […]»38.
È ancora una volta tuttavia Cesare Ratta a dimostrarsi lettore acuto delle trasformazioni
in atto, arrivando ad argomentare nell’articolo L’arte nella strada, con una lucidità che sembra per
certi versi perfino anticipare il pensiero di Walter Benjamin, che
oggi si fanno moltissimi manifesti […]. Fra poco se ne serviranno – nei periodi elettorali – anche
i candidati alle diverse deputazioni, e le associazioni politiche per mettere in caricatura l’effigie dei
candidati avversari e rendere più belli e simpatici i propri. […] L’arte ha abbandonato i santuari
chiusi per discendere nella strada, che si trasforma così in una esposizione permanente […] È
quello il museo del povero39 (Figg. 10-11).
La riflessione di Ratta, coniugando osservazioni estetiche e notazioni sociali, si presta
anche da ideale conclusione del presente articolo, con il quale si è cercato di restituire almeno in
parte il vasto respiro e l’innovazione metodologica de «Il Risorgimento Grafico» che, come
visto, voleva funzionare da ponte di collegamento con le più avanzate riviste internazionali.
Ancora molto, naturalmente, ci sarebbe da dire, a partire dall’interazione diretta con gli editori
contemporanei o con altri periodici coevi (oltre a «Emporium» e «Arte Decorativa Moderna»,
di cui si è detto). Tali polemiche, come visto, non sono mai volte soltanto a colpire un
concorrente, oppure a screditare una rivista o un periodico, ma sono sempre funzionali alla lotta
culturale per far sì che anche l’Italia si aprisse a moduli tipografici, visivi e figurativi che avessero
realmente un respiro europeo. «Il Risorgimento Grafico» assolverà tale compito magistralmente
almeno fino agli anni Venti, presentando artisti, illustratori, ma anche tecniche innovative,
dimostrando di poter agire da protagonista sul palcoscenico internazionale.
MELANI 1908, p. 11. Esattamente di un anno prima è l’importante articolo di Benedetto Croce, Illustrazioni grafiche
ad opere poetiche (CROCE 1907), per il quale si rimanda a BACCI 2014.
36 Il riferimento è ad articoli quali RUGGERI 1902 e RUBINO 1907a. Sulla storia della pubblicità in Italia cfr. almeno
MANIFESTI 2010; FALABRINO 2001; specificamente sul periodo in questione IL MANIFESTO 1994.
37 L’ARTE NELLA PUBBLICITÀ 1903, p. 257. Per uno studio della pubblicità in «Il Risorgimento Grafico», cfr.
MIRAGLIO 2014.
38 NIESTLE 1911, pp. 277-278.
39 RATTA 1905, pp. 9-10.
35
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Giorgio Bacci
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Fig. 1: «Il Risorgimento Grafico», I, 1, Luglio
1902, copertina. Biblioteca Nazionale
Centrale, Firenze
Fig. 2: A. Rubino, Gli Artisti del Libro: Attilio
Mussino, «Il Risorgimento Grafico», V, 11,
Novembre 1907 (ma stampato nell’Aprile
1908), p. 195. Biblioteca Nazionale
Centrale, Firenze
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«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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Fig. 3: Il libro moderno, «Il Risorgimento Grafico», VI, 11, Maggio 1909, p. 2. Biblioteca Nazionale
Centrale, Firenze
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
Giorgio Bacci
_______________________________________________________________________________
Fig. 4: Il libro moderno, «Il Risorgimento Grafico», VI, 11, Maggio 1909, p. 6. Biblioteca Nazionale
Centrale, Firenze
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«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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Figg. 5-7: Libri illustrati, «Il Risorgimento Grafico», VIII, 2, Febbraio 1911, pp. 25-27. Biblioteca
Nazionale Centrale, Firenze
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Giorgio Bacci
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Fig. 8: C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, Firenze, Bemporad, 1901. Copertina.
Illustrazioni di C. Chiostri. Archivio Storico Giunti Editore, Firenze
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Fig. 9: A. Mussino, illustrazione per C. Collodi, Le avventure di Pinocchio. Storia di un burattino, illustrazioni
di A. Mussino, Firenze, Bemporad, 1911. Biacca, acquerello, matite, tempera su carta, 40,5x28 cm.
Archivio Storico Giunti Editore, Firenze
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
Giorgio Bacci
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Fig. 10: «Il Risorgimento Grafico», III, 1,
Gennaio-Aprile 1905, copertina. Biblioteca
Nazionale Centrale, Firenze
Fig. 11: «Il Risorgimento Grafico», V, 10, Ottobre 1907, pubblicità. Biblioteca Nazionale Centrale,
Firenze
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
Giorgio Bacci
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Studi di Memofonte numero speciale 2017
«Il Risorgimento Grafico»: un «gran periodico tecnico» tra 1902 e 1941
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ABSTRACT
Il presente articolo, ben lungi dal voler esaurire la tematica in questione, e facendo
affidamento su recenti e importanti risultati, presenta una panoramica generale della rivista
tecnica (dedicata alle arti grafiche e editoriali) «Il Risorgimento Grafico» (1902-1941). In
particolare sono approfonditi, indicativamente, i primi due decenni di attività del periodico, in
consonanza con la gravitazione cronologica di una parte del progetto presentato in questa sede,
soffermandosi su alcuni snodi, passaggi e approfondimenti utili a capire il dibattito storicocritico (ma anche artistico) che faceva da cornice all’attività editoriale descritta attentamente
negli altri interventi dell’attuale numero di «Studi di Memofonte». La rivista è completamente
digitalizzata e disponibile online all’indirizzo
http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=1&id=32&lang=IT.
This article, far from exhausting the topic, is based on recent and important research,
and will present a general overview of the technical periodical «Il Risorgimento grafico»,
founded in 1902 and which ceased to be printed in 1941. It is fully digitized and available online
at http://www.capti.it/index.php?ParamCatID=1&id=32&lang=EN. In particular, the essay
will focus on the first two decades of the 20th century, with a chronological leaning to part of
the project presented here. It will examine some key points, passages and investigation to shed
light on historical-critical (as well as artistic) debate revolving around publishing that have been
carefully addressed in other contributions to the current issue of «Studi di Memofonte».
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Studi di Memofonte numero speciale 2017